Gianni Viola Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.a
I responsabili “al di sopra di ogni sospetto”
Se da una parte la prescrizione giudiziaria, che attualmente si intende superare con le nuove proposte di legge, consiste in quella sorta di spada di Damocle che potrebbe essere lasciata cadere sulla testa dell’accusato in tempo anche molto differito rispetto a quello del reato attribuito, esistono però, delle circostanze che esprimono il contrario. Vi sono infatti dei casi che si sono protratti nel tempo soltanto per l’ “inerzia” del tutto ingiustificata di chi ha, invece, il compito di assicurare lo stato di legalità ed in particolare, quando si tratta di questioni di importanza internazionale come il caso in questione.
Molti già conoscono il caso del Dott. Celani, già alla ribalta della cronaca negli anni passati per l’ inverosimile boicottaggio ricevuto all’ interno del suo stesso Istituto.
Il Dott. Celani, Primo Ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Frascati, (INFN) è impegnato nel campo della ricerca dei cosiddetti “fenomeni nucleari a basse energie” privi di radiazioni per obiettivi essenzialmente civili-industriali e domestici.
Qualche anno fà egli ebbe un’intuizione scientifica che superava il tradizionale impiego dei materiali molto costosi necessari a questo tipo di ricerca.
Si trattava dell’attività sperimentale in corso da parte di scienziati degli Stati più industrializzati del mondo, per ottenere energia termica ed in prospettiva elettrica; per cui la novità non sta nel tipo di studio, ma nei risultati raggiunti e raggiungibili industrialmente, per offrire un futuro migliore a tutti i popoli della Terra.
Non fu una questione di costi
Nel caso specifico, il Dott. Celani nel corso delle sue sperimentazioni, sostituì nei suoi test spesso coronati da successo, il prezioso palladio fino allora impiegato, con la costantana che è un semplice composto di rame-nichel con bassa concentrazione di manganese. In questo modo, attraverso una serie di test sempre più raffinati nel proprio laboratorio, riuscì a comprendere che con l’ausilio di alcuni catalizzatori si otteneva una reazione termica qualitativamente significativa nonché la possibilità di generare direttamente energia elettrica. I risultati ottenuti portavano quindi, verso la conclusione finale di produzione di energia nucleare essenzialmente priva di radiazioni ionizzanti ed a bassissimo costo.
Si era così arrivati a concepire la realizzazione di un impianto prototipico per generare, in un futuro non troppo lontano, perfino energia “distribuita”, anche per uso individuale a livello domestico.
Il pericolo del successo
Ma con il crescere della notorietà del Dott. Celani, crescono contro di lui le avversità che arrivano dall’interno dello stesso Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Il periodo più favorevole a questo genere di ostilità è quello delle ferie estive in cui, com’è noto, è difficile reperire il bandolo della matassa quando la maggior parte degli addetti sono in ferie o in procinto di partire e chi resta difficilmente è a conoscenza di ciò che serve sapere. Infatti, nel luglio del 2013 arriva l’ordine del Direttore dei Laboratori Nucleari di Frascati di chiudere, entro settembre dello stesso anno, la sperimentazione del Dott. Celani sulle “energie anomale a bassa energia”.
Si trattava nella sostanza, come si vedrà in seguito, di ostacolare la conclusione della ricerca in Italia di questa nuova fonte di energia: si evince in chiari termini che un atteggiamento di questo genere non può che favorire il mantenimento degli attuali monopoli del mercato mondiale dei carburanti fossili.
Chiusura della sperimentazione LENR
All’esterno dello stesso Istituto il miglioramento dei risultati ottenuti dal Dott. Celani, destano grande interesse nel mondo scientifico, malgrado le avversità tipiche di ogni scoperta di nuove tipologie di energia. Si tratterebbe, in caso di pieno successo, di poter finalmente donare al mondo intero energia a basso costo ed a volontà tanto da considerare il Dott. Celani oltre che uno Scienziato anche un benefattore dell’umanità.
La sua notorietà infatti, supera le frontiere del mondo e giunge in Norvegia, dove nel 2014 in virtù delle sue ricerche, viene proposto (da persone “illustri” che ne avevano la facoltà, cioè provenienti dall’ambito Accademico, Politico, Religioso) per il premio Nobel per la Pace, in considerazione che la sua scoperta avrebbe potuto eliminare gran parte dei continui conflitti per l’accaparramento delle fonti energetiche del mondo. Uno dei punti-chiave che destarono l’interesse di tale prestigiosa istituzione è stato anche la metodologia di ricerca sperimentate denominata “Live Open Science” di cui il Dott. Celani è stato un convinto fautore sin dall’inizio, come proposto dai fondatori (Francia, Inghilterra, USA; Luglio 2012).
Oltre il quasi…
I risultati ottenuti dal Dott. Celani sono già sufficienti a superare le valutazioni preliminari ed entrare nella scelta finale per il più alto gradino del podio.
Si sarebbe trattato quindi del premio Nobel per la Pace che in questa circostanza viene conferito ad Oslo, e non ha Stoccolma, sede riservata alle categorie umanistiche e scientifiche.
A questo punto a casa nostra, ossia in Italia, cominciano i cosiddetti dolori di pancia, per il timore che il Dott. Celani possa conseguire l’ambito premio. La questione ancora più grave è che questo tipo di avversione non è stata determinata dall’ antipatia tra colleghi in quanto il Dott. Celani, persona cordiale e simpatica non era inviso a nessuno, ma dall’alto interesse di impedire che con l’assegnazione del premio Nobel venisse ufficializzato e solennemente annunciato al mondo intero, il riconoscimento di questa nuova fonte di energia, pur se ancora a livello di ricerca di base/prototipale.
Dopo parecchi mesi di altalenanti decisioni presso lo INFN sulla chiusura del laboratorio la Direzione aveva temporeggiato: perfino forze politiche (di opposizione nel 2013-2014) in Parlamento si erano interessate al problema formalizzando il tutto con alcune interrogazioni parlamentari. Fino a settembre 2014 ad Oslo tutto sembrava ormai scontato a favore del nostro candidato, ma pochissimi giorni prima dell’assegnazione, qualcosa improvvisamente cambia l’orientamento dei giudici. Così che il premio Nobel per la Pace 2014 viene attribuito per motivazioni politiche agli attivisti (su argomenti comunque di educazione culturale-scolastica) rispettivamente Pachistani ed Indiani Malala Yousafzay e Kailash Satyarthi. La delusione è tanta poiché la differente scelta dell’ultimo momento è stata ritenuta apparentemente…… inspiegabile.
La seconda finale al Nobel –
Le motivazioni per le quali Dott. Celani potesse ottenere il riconoscimento delle sue scoperte crescono ulteriormente per la candidatura del 2015. Egli presenta pertanto i risultati di ricerca ancora più convincenti dell’anno precedente grazie ad ulteriori affinamenti sperimentali. Infatti nel gennaio dello stesso anno viene subito riproposto dal gruppo di lavoro (i “proponitori”), arricchito anche da membri del Parlamento Italiano, per la medesima candidatura
Questa volta le motivazioni con il progresso dei risultati ottenuti, con un anno in più di sviluppi e convalida sperimentale, erano state meglio sopportate e presentate ad Oslo a corredo dei lavori dello stesso Celani. Difficilmente quindi, sarebbe sfuggito ciò che nell’anno prima ha mancato di un soffio. Ma……, come avviene anche nelle storie più belle, dopo le buone notizie sopravviene sempre qualche impedimento che questa volta non si fa attendere. Infatti appena un mese dopo, nei laboratori di Frascati, avviene il colpo di scena.
Per eccesso di lunghezza l’ articolo si concluderà con la seconda parte nel prossimo.
di Alberto Zei
La costellazione Iridium® NEXT conta ora 50 satelliti per la comunicazione in orbita
Roma, 30 marzo 2018 – Il quinto gruppo di satelliti Iridium NEXT, realizzati da Thales Alenia Space (joint venture tra Thales 67% e Leonardo 33%), è stato lanciato con successo da SpaceX dalla base militare di Vandenberg in California.
Thales Alenia Space è prime contractor per il programma Iridium® NEXT, responsabile della realizzazione, integrazione e validazione in orbita degli 81 satelliti di Iridium Next, oltre che della definizione e validazione dell’intero sistema. I satelliti sono stati integrati in serie da Orbital ATK, sottocontraente di Thales Alenia Space, nel suo stabilimento produttivo di satelliti di Gilbert, in Arizona, sotto la supervisione in loco del team di Thales Alenia Space. Tulle le operazioni di lancio e messa in orbita (LEOP), e di test in orbita ( In Orbit Tests) sono state eseguite nel centro di controllo SNOC (Iridium’s Satellite Network Operation Center) di Leesburgh. Il successo di questo quinto lancio Iridium® NEXT consolida ulteriormente la reputazione dell'azienda per le eccellenti competenze dimostrate in qualità di prime contractor per così sofisticati sistemi di comunicazioni satellitari (SATCOM).
"Due terzi dei nostri satelliti sono ora in orbita e le prestazioni superano le aspettative. I prossimi due gruppi di satelliti Iridium NEXT sono già pronti in previsione del sesto e del settimo lancio - ha dichiarato Denis Allard, Iridium NEXT Vice President per Thales Alenia Space - Tutto procede nella giusta direzione per raggiungere il nostro obiettivo, ovvero lanciare tutti i 75 satelliti Iridium NEXT ad orbita terrestre bassa nel 2018 " .
La costellazione Iridium® NEXT offre connettività globale grazie ai suoi 66 satelliti interconnessi a un’altitudine di 780 km, con nove satelliti di riserva in orbita e sei altri satelliti di riserva a terra. Questo sistema internazionale fornisce capacità senza pari nelle telecomunicazioni in movimento (individui, veicoli di terra, veivoli, navi) e assicura una copertura completa in tutto il mondo, inclusi gli oceani. Grazie alla sua copertura globale e al funzionamento indipendente Iridium NEXT fornisce assistenza indispensabile in condizioni molto difficili, come in aree isolate, durante disastri naturali o durante conflitti, per citarne alcuni. Completamente indipendente da qualsiasi network di terra, offre comunicazioni sicure, protette da intrusioni e hacking.
A proposito di Thales Alenia Space
Da oltre quaranta anni Thales Alenia Space progetta, integra, testa e gestisce sistemi spaziali innovativi ad alta tecnologia per telecomunicazioni, navigazione, osservazione della Terra, gestione ambientale, ricerca scientifica e infrastrutture orbitali. Joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%), Thales Alenia Space insieme a Telespazio forma la partnership strategica "Space Alliance", in grado di offrire un’ insieme completo di servizi e soluzioni per enti governativi, istituzioni, gruppi industriali, aziende private. Forte di un’esperienza unica in materia di satelliti per missioni duali, costellazioni, payload flessibili a banda larga, altimetria e meteorologia, osservazione ottica e radar ad alta definizione ed esplorazione spaziale, Thales Alenia Space ha saputo consolidare la propria competenza e allo stesso tempo perseguire una strategia incentrata sull'innovazione. Con l’immissione di nuovi prodotti e l’estensione dei mercati di riferimento, Thales Alenia Space è oggi un attore imprescindibile dell’avventura spaziale e umana in costante evoluzione. Nel 2017 la società ha realizzato un fatturato consolidato di 2,6 miliardi di euro e ha 7.980 dipendenti in 9 Paesi. www.thalesaleniaspace.com
Il mondo del futuro sarà senza alcun dubbio radicalmente diverso da quello che conosciamo: così come quello attuale è radicalmente diverso da quello nel quale io sono cresciuto. Con la differenza che il ritmo delle innovazioni è sempre più incalzante e spasmodico, alimentato da meccanismi drogati, che inducono bisogni non necessari e rendono artificiosamente obsoleti i nuovi prodotti, spesso inservibili dopo pochi anni (obsolescenza programmata), e portano alla crescente sostituzione dei valori umani e sociali con il possesso di beni materiali o status symbol.
Il mondo del futuro potrà più o meno piacere, ma sembra indubbio che tra le innovazioni ve ne saranno anche di terrificanti ed estremamente pericolose nel campo della guerra e degli armamenti, nonché del controllo sociale sempre più pervasivo. Sono tanti gli interrogativi e gli aspetti inquietanti che riguardano gli sviluppi dell’intelligenza artificiale e dell’automazione e il loro controllo (se questo non è un’illusione), ma tra questi occorre includere anche la guerra e il modo in cui queste tecnologie potrebbero (o potranno, se non verranno arrestati) inserirsi nei conflitti bellici del futuro, affiancandosi, se non addirittura sostituendosi per molte funzioni, agli esseri umani. L’automazione crescente interesserà infatti anche gli armamenti perché si stanno approntando le cosiddette armi autonome (fully autonomous weapons), chiamate a volte “killer robot“, armamenti che possono selezionare e ingaggiare bersagli senza ulteriore intervento di un operatore umano.
L’immaginario corre agli scenari della fantascienza, come Guerre Stellari, ma per quanto la fantascienza cerchi di immaginare il futuro più impensabile questo non è evidentemente prevedibile e potrà essere completamente diverso.
Il dibattito sull’innovazione tecnologica è sempre stato molto vivo (risalendo per lo meno dal tempo dei luddisti): è sempre stata presente, e alla fine prevalente (in modo attivo o, spesso, passivo) una corrente che ha salutato con favore tutte le innovazioni, affermando che il problema non è fermare il “progresso” ma controllarlo. Il mio personale parere è che questa idea di “controllo della tecnologia e delle innovazioni” si è rivelata una copertura ideologica e raramente ha funzionato per evitare le ricadute negative delle innovazioni: porto spesso un esempio, siamo riusciti a controllare l’innovazione dell’automobile che esiste da più di un secolo, a valorizzarne solo gli (indubbi) aspetti positivi? A me sembra che lo sviluppo incontrollato dell’automobile si sia tramutato nel soffocamento delle città, in frequenti paralisi della circolazione, in una fonte micidiale di inquinamento ambientale terribilmente nocivo [penso che tutti conoscano le autorevoli e spaventose valutazioni di 9 milioni di decessi prematuri all’anno: ma questa notizia ha forse indotto una riduzione dell’uso dell’auto privata? D’altra parte le automobili autonome (self-driving cars) sono ormai una realtà in via di inserimento nel mercato commerciale (una volta superate le barriere normative, culturali ed economiche)].
Tanto più micidiale è il rischio di uno sviluppo incontrollato delle armi autonome, soprattutto di un loro utilizzo incontrollabile e irresponsabile (ma è mai esistito uno sviluppo responsabile degli armamenti?). Storicamente è sempre avvenuto che lo sviluppo di armi innovative non sia mai stato arrestato, sia stato adottato (spesso con l’illusione, o il pretesto, di acquisire un vantaggio per molto tempo incolmabile sugli avversari) ed abbia rivoluzionato in modo duraturo la natura stessa della guerra: è avvenuto per il fucile e il cannone, fino alla bomba atomica e i suoi sviluppi successivi (bomba termonucleare, missili, difese antimissile, ecc.): salvo poi chiudere la stalla successivamente, mettendo affannosamente al bando le armi più spaventose (chimiche, biologiche, mine anti-uomo, bombe a grappolo: per le armi nucleari siamo all’inizio).
Le armi autonome cominciano già ora ad essere una realtà e non solo uno scenario potenziale, ma non ancora regolamentato. Esso pone in ogni caso già da ora dei problemi etici e legali fondamentali.
Per fortuna sembra che stia maturando una sana preoccupazione e reazione, che però non trova corrispondenza in un’adeguata informazione e non provoca quella presa di coscienza e quella razione dell’opinione pubblica che ne determinerebbe il radicale ripudio. Una volta aperto questo vaso di Pandora, che darà origine agli sviluppi e applicazioni più impensabili, come si potrà tornare indietro?
Le maggiori autorità mondiali dell’intelligenza artificiale e della robotica – fra cui spiccano i nomi di Elon Musk e Mustafa Suleyman, di Google DeepMind – si sono rivolte alle Nazioni Unite per promuovere il bando delle armi autonome. Essi sottolineano che grazie alle evoluzioni tecnologie degli ultimi anni lo sviluppo di queste armi potrebbe scatenare una terza rivoluzione nelle scienze belliche, dopo quelle legate all’invenzione della polvere da sparo e a quella delle armi nucleari (ovviamente la classificazione delle rivoluzioni militari si presta ad arbitrarietà, ma quello che conta è il concetto):
“Una volta sviluppate le armi autonome permetteranno conflitti armati di scala ben più ampia rispetto ad oggi, e con velocità più superiore a quelle che l’uomo può comprendere …Possono essere armi di terrore, armi che despoti e terroristi utilizzeranno contro le popolazioni innocenti, e armi che possono essere manipolate per comportarsi in modalità poco desiderabili”.
La lettera è firmata da 116 leader di società che si occupano di Intelligenza Artificiale provenienti da 26 nazioni differenti. Il suo obiettivo è di sensibilizzare l’Onu affinché venga avviato un dialogo per proporre un divieto globale sullo sviluppo delle armi autonome. È forse il caso di esprimere qualche perplessità sul fatto che a muoversi siano esponenti di imprese del settore. Ma la necessità di sensibilizzare e mobilitare l’opinione pubblica è senz’altro urgente. I media e le istituzioni mondiali sembrano muti, e comunque incapaci di affrontare le sfide che sorgono alle nuove frontiere di conoscenza, scienza e tecnologia, di governare e integrare in uno sviluppo equilibrato, compatibile e sostenibile i più delicati avanzamenti conoscitivi e le loro potenziali ricadute. Mentre il mondo è dominato dal paradigma (o il mito) della comunicazione e allo stesso tempo orfano di un ordine nel comunicare.
Le principali potenze militari che stanno sviluppando questo tipo di tecnologie sono USA, Cina, Russia e Israele. Alcuni sistemi sono già stati utilizzati sul campo, come le torrette di confine autonome sviluppate dalla sudcoreana Dodaam Systems, che adottano dei mitragliatori capaci di identificare e sparare su bersagli senza alcun intervento umano (necessitano solo dell’ok per sferrare il colpo letale).
Come sempre accade vi sono anche voci opposte, che sostengono che queste tecnologie siano in grado di ridurre le morti sul campo di battaglia, con la possibilità di individuare soldati e combattenti in maniera più precisa rispetto agli esseri umani: come non ricordare che i bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki furono surrettiziamente “giustificati” per risparmiare vittime fra i soldati americani in una invasione del Giappone?
Per gentile concesssione dell'agenzia di stampa Pressenza
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