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MEDITARE AD AUSCHWITZ: LA STRAORDINARIA ESPERIENZA DEGLI ZEN PEACEMAKER

By Roberto Fantini April 26, 2017 10433

Sarò sincero. Anno dopo anno, il sempre più oliato ingranaggio dei “viaggi della memoria”, con visite turistico-didattiche nei campi di concentramento e di sterminio, commemorazioni, celebrazioni, progetti scolastici (con tanto di premiazioni),   “giornate internazionali”, ecc., mi risulta sempre più fastidioso ed irritante …

Mi irritano l’episodicità, la lacrimosa retorica del ricordare, la spettacolarizzazione dell’orrore, le grandi abbuffate dei buoni sentimenti annaffiate da copiose cascate emozionali …

Mi irrita, soprattutto, e mi preoccupa anche, il rischio di banalizzare anche le cose più misteriose, oscure e sconcertanti della natura umana e gli eventi più dolorosi e ignobili della nostra storia, portandoci a naufragare in fiumi di melassa consolatrice, acida e appiccicosa …

Per cui, quando ho sentito parlare di praticanti Zen che vanno organizzando meditazioni di gruppo ad Auschwitz, la cosa mi ha lasciato alquanto perplesso. Reduce, tra l’altro, da una ricerca pluriennale nel campo variegatissimo e affascinante delle pratiche e delle esperienze meditative *, questa nuova scoperta mi ha suscitato, però, accanto ad un certo scetticismo, una discreta dose di curiosità. E la curiosità, ancora una volta, si è rivelata ottima guida, permettendomi di entrare in contatto con lo Zen Peacemaker Order, gruppo fondato da Bernie Glasmann che, dal 1996, si dedica ad organizzare e guidare annualmente il ritiro Portare Testimonianza ad Auschwitz.                 

L’ultimo di questi ritiri si è svolto nel novembre dello scorso anno e, grazie soprattutto all’iniziativa dell’editrice Kathleen Battke, che aveva già avuto modo di partecipare al ritiro del 2011 e a quello del 2014, si è potuto dare vita ad un libro costruito con le testimonianze di coloro che vi hanno preso parte.

Ma, potremmo chiederci, quale può essere il senso, il fine di questa insolita pratica meditativa all’interno di un luogo tanto lugubre, tanto impregnato di dolore? Difficile dare una risposta razionalmente ben definita e convincente … Sembra quasi che gli Zen Peacemacker vogliano cimentarsi in una esoterica operazione di alchimia spirituale, tentando di bonificare, con la forza del pensiero e, soprattutto, con l’irraggiamento di sentimenti di perdono, concordia e armonia, una terra oppressa da un passato oltremodo aberrante ed immondo. Ma, forse, è soprattutto dentro il proprio io che aspirano a compiere una simile operazione. Come se, immergendosi in uno sconfinato baratro di orrore, volessero trovare all’interno della propria anima la capacità di trasformare ogni molecola di odio in pietas e ogni traccia di egoismo in caritas

La pratica degli Zen Peacemacker - leggiamo in un capitolo introduttivo del libro - è di aiutare individui e comunità a riconoscere e realizzare l’unità – l’interconnessione – della vita per arrivare a una riduzione della sofferenza sia individuale che collettiva.”

E i principi fondativi della loro “spiritualità socialmente impegnata” sono:

-          il non sapere, ovvero lo sforzarsi di accantonare tutto quel monumentale insieme di preconcetti sulla nostra realtà interiore e sul mondo intorno a noi che costituisce ciò che ingannevolmente chiamiamo “conoscenza”;

-          portare testimonianza, sia al dolore che alla gioia del mondo”;

-          far diventare il proprio non sapere e il proprio portare testimonianza una forza di pace costruttrice di azioni autenticamente terapeutiche (“La pace e la guarigione infatti non si trovano distogliendo lo sguardo, ma volgendolo proprio lì dove il dolore è più grande.”)

Nella realizzazione del ritiro, un elemento fondamentale è rappresentato dalla condivisione in piccoli gruppi (council) delle proprie emozioni, sempre cercando di arginare la tendenza mentale al giudicare e sempre cercando di dare il massimo spazio e la massima attenzione alle esperienze più sottili e non mediate.

Il libro curato da Kathleen Battke e pubblicato da Sensibili alle foglie (che si conferma come una delle realtà più originali e interessanti del pur ricco mondo editoriale nazionale) raccoglie quanto provato e vissuto, in questa straordinaria avventura dell’anima, dai partecipanti provenienti da ben diciassette nazioni, appartenenti a varie tradizioni religiose come il buddhismo, l’ebraismo, il cristianesimo, ma anche di orientamento sincretistico e agnostico.

A tutti sono state poste due domande come linee guida:

“- Che cosa provate in questo preciso istante se tornate con la mente all’esperienza del portare testimonianza ad Auschwitz-Birkenau?

-          Avete l’impressione che qualcosa sia cambiato dopo il ritiro? In che misura e in che modo il ritiro ha inciso sulla vostra vita?

Ne è uscito fuori un vero piccolo tesoro di esperienze interiori toccantissime e liberatorie, dalla forte componente catartica. In tutte le parole degli autori circola una luce calda fatta di sentimenti empatici, di superamento di ogni ostilità e barriera, di abbandono di ogni pulsione vendicativa e di pretesa di giudizio.

Percepisco con chiarezza - ci dice la statunitense Greg Rice - il messaggio che ci arriva dai morti, dai prati e dagli alberi che crescono dalla cenere, dalla cenere di mia madre e di tutti gli esseri viventi che sono defunti: vivi con il cuore aperto, respira il respiro della vita per tutti quelli che non ci sono più. Trasforma il lutto in dedizione alla vita, in un cammino d’amore, di unità, di diversità.”

E la palestinese Dina Awwad ci rivela che, mentre era assorta nella meditazione, le sono entrate nella testa le seguenti parole:

Non sono morto per la guerra. Sono morto perché potesse esserci la pace. Vi prego, fate in modo che accada.”

Per il prossimo mese di maggio gli Zen Peacemaker promuoveranno un ritiro Portare Testimonianza in terra di Bosnia, a Sarajevo e a Srebrenica, mentre per novembre si prevede il ventunesimo ritiro ad Auschwitz.

L’augurio che gli autori, i curatori e gli editori di Perle di Cenere è che, grazie al loro libro, si possa riuscire a “trasmettere almeno in parte il sapore di queste esperienze: assolutamente uniche per ciascuno dei partecipanti ma anche comuni proprio nella loro interezza.”

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*Roberto Fantini, Cesare Maramici, Esperienze di meditazione – 54 praticanti si raccontano, ed.Efesto, 2017.

KATHLEEN BATTA (a cura di)

PERLE DI CENERE

VENTI ANNI DI RITIRI

PORTARE TESTIMONIANZA AD AUSCHWITZ

Edizioni Sensibili alle Foglie, febbraio 2017

www.sensibiliallefoglie.it

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

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Last modified on Wednesday, 26 April 2017 22:07