La guerra è il massacro di persone che non si conoscono, a vantaggio di persone che si conoscono ma non si massacrano—Paul Valery (poeta)
Viviamo in un mondo carente di empatia e amore. Il giudizio verso gli individui di diversa religione, razza o orientamento sessuale è ormai sotto una lente d’ingrandimento, dove altri si sentono autorizzati a giudicare, odiare, insultare e denigrare. È un mondo dove la diversità viene calpestata e dove i potenti approfittano di questo odio, innescando una spirale che alimenta conflitti, violenza, guerre e ingiustizia.
Non c'è riflessione, né ragione, né consapevolezza, ma solo un istinto primordiale che gli animali stessi sembrano aver superato. Stati accecati dalla rabbia inviano armi di sterminio, alimentando guerre in cui a soccombere è il debole, colui che non può reagire e che arretra stremato. Bambini bruciati, uccisi, torturati, mentre madri tremanti fuggono con i corpicini fra le braccia, inseguendo una parvenza di vita.
Intorno cecità assoluta, ciò che non è vicino non si vede, non si sente. Non ci sono suoni di bombe, di razzi, di spari. Non ci sono le urla, i pianti e i sussurri di morte. Vi è solo il sentito dire, il visto ai tg, il letto sui giornali. E intanto la gente muore per ordine di capi insensati, vigliacchi protetti in castelli lontani dal dolore dove chi se ne frega se una famiglia di disgrega, se arti di uomini e donne si staccano dai corpi, chi se ne frega se mamme muoiono con i bambini in grembo…
La brama di conquistare una terra per il gusto di potenza prevale sul desiderio di respirare la vita e la bellezza di un mondo che l'uomo non ha creato, ma che ha scelto di distruggere in ogni modo possibile. Un universo alla deriva! Ormai, rabbia, cattiveria e infamia sono i fili che muovono ciò che resta della natura umana. Si manifestano violenze inaudite: torture, prevaricazioni, sottomissioni; un odio silente e strisciante ovunque. Intanto, la vita scorre, giorno dopo giorno, lasciando dietro di sé i sentimenti che infondevano speranza, amore e sorriso.
La storia non insegna, non lo ha mai fatto. Nella quasi blasfemia di questo mio concetto, trovo una verità imbarazzante. Non s’impara mai dal dolore; anestetizza nel momento ma poi cade in quel dimenticatoio profondo che è l’indifferenza verso l’atro. Paesi poveri dimenticati e Paesi ricchi assetati di potere di altra ricchezza. I diritti dell’umanità accantonati, dileggiati, dimenticati e ignorati sempre più spesso.
Esseri umani di serie A e altri considerati senza classificazione. Questo è un mondo dove il dialogo si fa sempre più difficile, dove non a tutti viene riconosciuto il diritto di esistere e di essere. Forse la cosa peggiore sono coloro che negano i massacri: i negazionisti dell'orrore, mossi unicamente da fini politici e guerrafondai. Una cosa è certa: non dobbiamo abbassare la guardia. Chi riesce a vedere oltre questa realtà deve continuare a credere nel cambiamento, iniziando a cambiare in prima persona, là dove e come è possibile. Le guerre nascono da dispute territoriali, economiche, ideologiche, religiose, etniche o dal mantenimento/rovesciamento di equilibri di potere, ma sono in primo luogo crimini in cui si assiste troppo spesso a gravi violazioni dei diritti umani. Il dolore e l’indifferenza devono avere fine ma non sarà possibile fino a quando l’essere umano continuerà con la malvagità e l’istinto primordiale senza alcuna coscienza.