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YEMEN, UN ANNO DI CONFLITTO: LE RESPONSABILITA’ ITALIANE

By Roberto Fantini April 08, 2016 11313

Interessante iniziativa di Amnesty International e Archivio Disarmo

Alla vigilia del primo anniversario dell'inizio del conflitto dello Yemen, Amnesty International ha chiesto a tutti gli stati (tra cui Usa, Regno Unito e Italia) di interrompere ogni trasferimento di armi destinate a essere usate nello Yemen, in modo da non alimentare ulteriormente le gravi violazioni dei diritti umani che hanno finora avuto conseguenze devastanti per la popolazione civile.
Drammatico, infatti, il bilancio fino ad oggi: oltre 3000 civili - tra cui 700 bambini - sono stati uccisi e almeno due milioni e mezzo di persone sono state costrette a lasciare le loro case. Almeno l'83 per cento della popolazione ha disperato bisogno di aiuti umanitari.
"Trascorso un anno, la risposta della comunità internazionale al conflitto dello Yemen è stata profondamente cinica e del tutto vergognosa" - ha dichiarato James Lynch, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

Al fine di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su questa guerra, tanto tremenda quanto ignorata, la sezione italiana di Amnesty International e l’Archivio Disarmo, nel pomeriggio del 31 marzo, hanno promosso una tavola rotonda di straordinario interesse, presso la sede del Maxxi di Roma.

Di grosso spessore tutti gli interventi e ricco e quasi interminabile il successivo dibattito, grazie anche ad un pubblico particolarmente numeroso, attento ed informato.

Il direttore dell’ufficio nazionale di Amnesty, Gianni Ruffini, si è soffermato soprattutto su due aspetti di questo conflitto:

-          la partecipazione del nostro Paese in qualità di puntuale e solerte fornitore di ordigni esplosivi all’Arabia Saudita (stato che guida la coalizione che conduce le operazioni belliche in territorio yemenita;

-          l’ interminabile ed osceno elenco di riconoscimenti/apprezzamenti espressi dalle grandi potenze nei confronti della stessa Arabia Saudita (dalla Francia all’India, dall’Inghilterra agli USA, dalla Spagna alla Cina). Fatto questo spiegabile unicamente facendo riferimento ai colossali interessi di carattere economico in gioco.

La parte centrale della serata è stata poi occupata dalla testimonianza di Donatella Rovera, consulente principale della ricerca sulle aree di crisi di Amnesty International, impegnata, nell’arco di 20 anni, in numerosissime ricerche, soprattutto in Africa del Nord e Medio Oriente.

Negli ultimi sei mesi, ha trascorso molto tempo in Siria, anche nelle città sotto assedio, investigando direttamente sul campo la situazione dei diritti umani.

Molte e di grande pregio le informazioni contenute nelle sue parole, informazioni frutto di osservazioni, rilevamenti e riscontri operati sul campo in primissima persona.

Il quadro complessivo dello Yemen – ci ha detto – è particolarmente grave e sconcertante: il Paese più ricco della regione sta attaccando quello più povero. Il risultato più evidente e allarmante è che il fenomeno della malnutrizione si sta progressivamente espandendo, interessando soprattutto l’infanzia.

La situazione attuale viene disegnata in termini più che drammatici:

L’intervento conclusivo è stato quello di Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Archivio Disarmo, il quale ha ben sottolineato come l’Italia si trovi ai primissimi posti nelle classifiche mondiali di esportazioni di armi, soprattutto per quanto concerne le armi piccole e leggere (non certo meno devastanti delle altre). Simoncelli si è poi soffermato a lungo nell’evidenziare come il nostro Paese, benché non potrebbe, secondo le leggi vigenti (185/90, art.1), neppure prendere in considerazione di vendere armi all’Arabia Saudita (trattandosi di nazione coinvolta in conflitto armato e sistematicamente responsabile di numerose quanto gravi violazioni dei diritti umani), abbia operato ripetuti e documentati invii di armi durante l’intero conflitto.

Inoltre, il nostro Governo avrebbe anche consentito il transito di armi (aerei in particolare) vendute da altri Paesi all’Arabia Saudita.

Ma è oltremodo imbarazzante il comportamento dell’intera comunità internazionale, nonostante, qua e là, qualche segnale di speranza.

Il 25 febbraio il Parlamento europeo ha chiesto all'Unione europea d'imporre un embargo nei confronti dell'Arabia Saudita. Il 15 marzo il parlamento olandese ha chiesto al governo di porre fine ai trasferimenti di armi all'Arabia Saudita.

Intanto, in assenza di un embargo decretato dal Consiglio di sicurezza, Amnesty International ha chiesto e continua a chiedere a tutti gli stati di assicurare che nessuna parte coinvolta nel conflitto dello Yemen riceva, direttamente o indirettamente, armi, munizioni, equipaggiamento o tecnologia militare che potrebbero essere usati nel conflitto. Tale assicurazione deve comprendere anche il sostegno logistico e finanziario a tali trasferimenti. 

Per approfondimenti:  
http://www.amnesty.it/mena/Yemen
http://www.amnesty.it/yemen-la-guerra-dimenticata
http://www.amnesty.it/Due-incontri-di-approfondimento-sulla-situazione-in-Yemen
http://appelli.amnesty.it/conflitto-yemen/

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Last modified on Saturday, 09 April 2016 09:29