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Il rimedio specifico da realizzare per il coronavirus sarebbe il vaccino che al momento non esiste mentre i farmaci validi per simili malattie mal si prestano alle cure di questa infezione
Una strada un po’ in salita
Sembra incredibile che le condizioni di conoscenza sviluppate in un contesto tecnologico mondiale d’avanguardia come il nostro, soprattutto nel campo dei farmaci di sintesi preparati quasi per ogni malattia, non siano in grado di approntare proprio nel momento più urgente e necessario, un farmaco di prevenzione o di cura per l’incombente pandemia che il coronavirus sta scatenando.
Dopo che nelle settimane scorse una ricercatrice italiana è riuscita a isolare il virus responsabile di questa malattia, ora si può parlare della produzione del relativo vaccino. Ma quantunque possa essere prodotto a tempo di record, non potrà essere disponibile se non nel giro di alcuni mesi.
Va infatti ricordato che per la sperimentazione del vaccino che nasce quasi dal niente, ossia dalla iniziale individuazione del virus, si rende necessaria una trafila di controlli e verifiche. Si tratta di accertamenti sulla risposta dell’ organismo umano, non solo per l’ efficacia ma anche per gli eventuali effetti collaterali indesiderati. Sono proprio queste fasi preliminari che non si prestano ad essere compresse in un tempo ristretto in quanto è proprio il tempo che garantisce la rispondenza del vaccino o del farmaco di sintesi, allo scopo a cui è destinato.
La prevenzione innanzi tutto
Ritornando all’epidemia attualmente in corso, le caratteristiche di questo virus non sembrano molto differenti da quelle dell’influenza, anche se le conseguenze sono assai più severe. Il settore dell’organismo che appare maggiormente colpito è l’apparato respiratorio. Da qui alla bronchite e alla polmonite il passo è breve, tanto che la pericolosità di queste due malattie insieme è tale da aggravare rapidamente lo stato di salute con una percentuale di mortalità che, a fronte di dati finora divulgati, sta superando percentualmente la soglia dell’allarme sociale.
D’altra parte, oltre ai farmaci disponibili per altri tipi di simili malattie che poco si prestano ad essere utilizzati, non ve ne sono altri di nuova composizione da poter essere approntati se non in avvenire, per realizzare rimedi farmacologici diversi da quello del vaccino.
In ogni caso, qualcosa occorre urgentemente per far fronte ad una crisi transnazionale delle dimensioni che sta assumendo il coronavirus.
L’indisponibilità attuale di un farmaco idoneo non significa doversi arrendere agli eventi senza pensare a che cosa ulteriormente potrebbe essere efficace. Infatti, quando si è tentata ogni via possibile per individuare un rimedio e non si è trovato niente, rimane ancora da fare tutto il resto, se si sapesse che cosa.
L’ aiuto della natura
In questo caso il “resto” è anche quello di ritornare all’ origine e cioè, riferirsi alla natura, la sola in grado di generare autonomamente gli anticorpi improntati sulle necessità di difesa. Questo è già in buona parte avvenuto dopo i primi cinque giorni di vita, in cui la natura ha creato il più efficace rimedio difensivo dell’ organismo, chiamato appunto, “sistema immunitario”.
Il ricorso alla natura non è mai l’ultima spiaggia in quanto, se il genere umano esiste è perché è riuscito a superare in modo vincente, tutte le peripezie attraverso la sua storia da oltre un milione di anni, fino adesso. Ciò significa che la struttura biologica e fisiologica che la natura ha progressivamente predisposto è sufficiente al genere umano per rispondere in modo efficace alle varie malattie ricorrenti, almeno da parte dei più forti che non soccombono neppure di fronte alle aggressioni virali.
La qualcosa accade, a prescindere dalla illusione delle mascherine, non perché certe persone risultino impenetrabili ai virus ma per il fatto ancor più importante che sono in condizione di reagire all’ infezione in modo efficace e vincente,
Questa è l’attuale condizione in cui la maggior parte di noi si trova. In attesa di un farmaco che ancora manca, è il sistema immunitario la migliore garanzia di cui disponiamo di fronte al pericolo di contagio in cui ci troviamo.La stessa natura è in grado di generare la produzione di un numero di anticorpi atto a distruggere ciò che di estraneo è penetrato nell’ organismo; e quindi anche il corona virus.
La “logica” del rimedio
La prima cosa da fare per evitare l’ infezione, così come sta avvenendo, è quella di cercare di ridurre per quanto possibile, i contatti tra le persone a rischio. E’ questa un’ottima prevenzione, pur con le grandi difficoltà annesse e connesse.
In secondo luogo, senza bisogno di alcun ulteriore approfondimento scientifico sul sistema immunitario, il concetto è semplice. Il sistema ha la funzione naturale di contrastare le aggressioni batteriche e virali o di altro genere, che ognuno incontra nel corso della vita.
Ciò significa
che la maggior parte di coloro che vengono coinvolti da un virus non dovrà necessariamente subirne le conseguenze in quanto dovrebbe risultare autosufficiente a fronteggiare e a debellare l’aggressione. Esemplificando, se una epidemia influenzale ad esempio, colpisce 10 persone su 100 nello stesso ambiente, vuol dire che il sistema ha immunizzato dall’infezione le altre 90.
Ecco che anche il problema della attuale indisponibilità della vaccinazione viene superato da queste persone dall’efficienza vincente delle proprie risorse immunitarie. Per quanto detto, facendo di necessità virtù, in caso di contaminazione in assenza di vaccino, la prima difesa dal coronavirus è quella di reagire con le proprie risorse organiche, se non sono eccessivamente indebolite o sbilanciate per altre patologie.
È vero che se le malattie vi sono, nessuno le ha chiamate; né queste potranno essere rinviate a data da destinarsi per rendere interamente disponibile il sistema immunitario.
La scelta della decisione
A questo punto si preferisce lasciar spiegare come è stato possibile ripristinare lo stato di salute, proprio da quelle stesse persone che continuano a riferire ogni giorno in TV che l’alimentazione consigliata dal giornalista Adriano Panzironi ha risolto i loro problemi. Si ricorda che Panzironi ha improntato la sua teoria sul ripristino del corretto funzionamento del sistema immunitario attraverso ciò che lui stesso consiglia di mangiare o di non mangiare.
Ora, malgrado tutte le obiezioni di questo mondo, secondo Panzironi e i suoi iniziali 500.000 sostenitori lo stato di salute se non è eccessivamente compromesso, verrebbe ripristinato senza la somministrazione di farmaci, soltanto attraverso un’alimentazione differente da quella consumata nel cor
so delle malattie. Potremmo pertanto ascoltare su questo tema ciò che ogni giorno questi sostiene in TV per il riportare il livello di difesa del sistema alla sua corretta funzione.
Se Panzironi si sbagliasse? Anche in tal caso, non sembrano finora emerse controindicazioni alla funzionalità del sistema immunitario. Ma se invece avesse ragione? Allora, tentare di ripristinare attraverso i pasti, una sufficiente efficacia di questo sistema, casomai risultasse sbilanciato per qualche malattia, potrebbe rappresentare almeno la speranza di un valido aiuto; quella speranza che ancora la medicina ufficiale sta cercando di dare alla popolazione attraverso la forsennata ricerca del vaccino che al momento tutti vorrebbero, ma che ancora manca.
Alberto Zei
Se crediamo alle profezie dei numeri e diamo loro un valore particolare, premonitore, divinatorio, in questa edizione del Chianti Collection ne troviamo delle coincidenze che hanno prodotto ancora una volta il “successone”. Ci vogliamo credere? Proviamo.
Il comunicato stampa di presentazione recita così:
“Parte con una sfilata di “due” (strane coincidenze) la nuova edizione della Chianti Classico Collection. Siamo nel secondo mese del 2020 (2 volte venti dove il 2 primeggia), due le giornate di apertura e per la seconda volta l’evento apre anche al consumatore finale. Vi partecipano 200 aziende del Gallo Nero e, nell’occasione, si festeggiano i 20 anni della DOP dell’olio Chianti Classico. Per la seconda volta, Giovanni Manetti farà gli onori di casa e darà il benvenuto agli ospiti in qualità di Presidente del Consorzio. Due gli ambasciatori ad honorem del Chianti Classico che verranno nominati nell’ambito dell’evento, due i seminari dedicati agli altri prodotti di eccellenza del territorio chiantigiano, l’olio DOP e il Vin Santo DOC”.
Il mondo della cabala che ci riconduce alla smorfia napoletana legata ad altri numeri, quelli del lotto. Mistero.
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Una cosa è certa; altri numeri hanno caratterizzato la manifestazione. Numeri da capogiro a testimoniare che il Gallo è vivo più che mai. Anzi si è divertito sfoggiando una veste inusuale, colorandosi di varie tinte, i colori del vino, il rosso rubino, il viola dell’uva, il verde delle vigne, ma anche le tonalità dei marroni dei suoli e le sfumature azzurre dei cieli del Chianti.
Ritornando ai numeri, al di là dei giochi e interpretazioni, la potenza del Gallo Nero si è espressa sciorinando 740 etichette in degustazione, circa 10.000 bottiglie aperte e servite dai produttori insieme alla squadra dei sommelier AIS, 56 anteprime da botte per valutare il Chianti Classico che verrà ed infine la Gran Selezione che sta prendendosi la rivincita sugli “esperti scettici” di tal scelta raggiungendo, con le sue annate, l’eccellenza (95 centesimi minimo).
Al Chianti Collection bisogna andare organizzati. Sapere cosa assaggiare, capire il Chianti dei vari terroir, scegliere le visite ai tavoli dei produttori mossi da quelle curiosità che possono nascere dalle degustazioni riservate alla stampa.
E allora chiedere il campione di botte del 2019 anziché della 2018 e magari soffermarsi su quella che uscirà il prossimo anno.
Un applauso va riservato al Consorzio per la perfetta organizzazione. Cartella Stampa espressione del lavoro che c’è stato e di quello attuale, nozioni esplicite sulle
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parte dei campioni in assaggio |
vendemmie di ben otto anni.
Ecco che il degustatore-comunicatore ha a disposizione tutti gli elementi per diffondere pregi e difetti.
Questi gli assaggi che porterò nel tempo all’attenzione dei miei lettori:
- Castelnuovo Berardenga, Canonica a Cerreto;
- Gaiole, Rocca di Montegrossi;
- Radda, Borgo la Stella e Corte Domina;
- Castellina, Castello La Leccia;
- Poggibonsi, Fattoria Le Fonti;
- Barberino Tavernelle, Fattoria Cerbaia;
- Greve, Candialle, Fattoria Le Bocce e Ottomani;
- San Casciano, Luiano e Poggio Borgoni.
Ancora una volta protagonisti i calici, le bottiglie, i vini e i produttori con la loro passione ed entusiasmo. E il Gallo Nero, nella sala della Leopolda, impettito, sembra “cantare”. Chapeau!
Urano Cupisti
Consorzio Vino Chianti Classico
Località Sambuca
Barberino Tavernelle
Tel 055 82285
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www.chianticlassico.com
… “ a universale giudizio non si era mai visto niente di più bello al mondo”
Nei giorni 17-23 Febbraio ha avuto luogo una straordinaria e unica esposizione, che ha fatto rivivere alla Cappella Sistina lo splendore che aveva durante gli anni di Papa Leone X (1513-1521), quando gli arazzi disegnati da Raffaello tra il 1515 e il 1519, da egli concepiti come un grande ciclo monumentale con le storie delle vite di San Pietro e San Paolo, furono tessuti a Bruxelles,nella bottega di Pieter Van Aelst, per essere esposti in occasione delle principali festività liturgiche.
Pochi mesi prima della prematura ed improvvisa scomparsa dell’artista, 26 dicembre 1519, i primi sette arazzi della serie vennero esposti alla presenza del suo illustre committente. Il cerimoniere della Cappella Papale, Paris de Grassis, con grande stupore si trovò ad affermare che: “ a universale giudizio non si era mai visto niente di più bello al mondo”.
E con altrettanto stupore, il Direttore dei Musei Vaticani, Barbara Jatta afferma: “una celebrazione favolosa-500anni- la metà di un millennio, che ha visto Raffaello Sanzio da Urbino protagonista della bellezza, dell’armonia, del gusto e dell’ispirazione creativa di generazioni di pittori,scultori, decoratori, architetti e artisti.
Un artista universale, Raffaello, che ha fornito alla civiltà figurativa occidentale i modelli supremi della Bellezza”.
Per un intera settimana, in onore del grande Raffaello, nel V centenario della sua morte, come speciale omaggio, è stato deciso di proporre nella sua interezza la serie completa di tutti gli arazzi nell’originale posizionamento,compatibilmente con le trasformazioni subite nei secoli dalla Cappella Sistina, a cominciare da quella della parete dell’altare per la realizzazione del Giudizio Universale di Michelangelo.
La Direzione dei Musei Vaticani e Dei Beni Culturali del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, a cura di Alessandra Rodolfo (Curatore dei Reparti Arazzi e Tessuti e Arte dei secoli XVII dei Musei Vaticani), con la preziosa collaborazione del Laboratorio di Restauro Arazzi e Tessuti dei Musei Vaticani e grazie all’intesto sforzo corale di tutti i competenti uffici e servizi impegnati nell’operazione, la ineguagliabile rievocazione dell’antico allestimento viene offerta alla pubblica visione.
I grandi eventi che caratterizzeranno le celebrazioni del maestro, saranno l’omaggio ad un grande papa e ad un grande artista, il “divino” Raffaello, e completare il messaggio religioso di uno dei più significativi luoghi della cristianità:La Cappella Sistina.
“Il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha affermato ieri in tv .. “li abbiamo visti tutti i cinesi mangiare i topi vivi o altre robe del genere ...”.
Ma cosa succede alla nostra classe politica? Come può un esponente di primo piano - di un partito politico che è stato al governo dell’Italia e che aspira a tornarci - ricorrere a espressioni di tal genere? La Cina è un paese-continente e insieme un paese-civiltà: 1,4 miliardi di individui eredi di un percorso millenario di civilizzazione, la cui profondità è di tutta evidenza ignorata da chi si serve di un vocabolario così brutale e mistificatorio nell’affrontare temi complessi. La Cina è certamente una nazione ancora in via di sviluppo sotto certi aspetti, e piena di contraddizioni di natura politico-istituzionali, sociali ed economiche, una nazione tuttavia che merita un lessico attento e rispettoso, specie quando a ricorrervi è un rappresentante politico incaricato di difendere gli interessi del nostro Paese, in un momento per di più di estrema difficoltà per tutti. Il vocabolario offensivo di Zaia (chissà?) è forse il sintomo - certo, non il primo - di un declino culturale della nostra nazione, emblema di una classe politica approssimata, mediatizzata e in possesso di scarsa cultura pubblica. Talvolta per farsi ascoltare occorrerebbe tacere.”.
Alberto Bradanini, presidente del Centro Studi sulla Cina contemporanea ed ex-Ambasciatore d’Italia a Pechino (2013-2015).
Riceviamo dalla Palestina questa ennesima orribile notizia da Gaza. "Oggi due giovani palestinesi sono stati colpiti sul lato della recinzione e uccisi. Un terzo è stato ferito. Se uno è stato ucciso, l'altro non ha potuto essere salvato, probabilmente è stato ucciso sul posto. Gli altri intorno hanno dovuto rinunciare al tentativo di salvarlo quando un buldozer è sopraggiunto e ha raccolto il corpo con la pala e lo ha portato via. Ci scusiamo per la "pesantezza" della notizia e la mancanza di rispetto umano. Le morti quotidiane dei palestinesi, di solito taciute, rimangono nascoste, a menoché non siano VIDEO-registrate e particolarmente raccapriccianti."
E' bene sapere che i "coronaviridae" sono fra i patogeni virali responsabili dei comuni raffreddori. Prima del nuovo Covid 19, erano noti circa 40 diversi tipi di Coronavirus (inclusi quelli responsabili di Sars e Mers). In altre parole, conviviamo con i Coronavirus (così definiti per l'aspetto che hanno al microscopio elettronico) da sempre. Non è nota con precisione, al momento, la durata del periodo di "contagiosità" (notizie dalla Cina refertano casi sieropositivi dopo 27 giorni dal contatto con persone già sieropositive) e non è nota la resistenza del virus una volta depositato (tramite secrezioni umane) su superfici inanimate: banalmente quanto tempo ci mette a morire una volta fuori dal corpo umano? Minuti, ore, giorni? Queste caratteristiche, unite al fatto che i sintomi, quando si manifestano, sono di norma quelli di un comune affreddore rendono pressoché impossibile fermarlo esattamente come non si può fermare la diffusione pandemica dell'influenza annuale. Ci saranno moltissimi pazienti infettanti e completamente asintomatici. Per questo è solo questione di tempo prima che si diffonda. Quello che si può fare è ridurre al massimo il numero dei contagi per evitare di sovraccaricare il sistema sanitario, specialmente per gli acuti ed i critici. Le proporzioni, ad oggi, sono di 8 casi su 10 di pazienti asintomatici o lievemente sintomatici, 2 casi su 10 di pazienti con sintomi severi e sindromi polmonari (polmoniti) virali. Il tasso di letalità è di circa il 2,9%. Non altissimo, ma neanche basso. Se si esamina la popolazione deceduta si osserva una concentrazione su persone over 65 ed affette dalle tipiche patologie croniche che predispongono ad esito infausto anche in caso di altre infezioni (influenza, polmoniti nosocomiali ecc.): diabete, insufficienza cardiaca, obesità, BPCO ecc. ecc.
Non possiamo scaricare tutto sull'autorità pubblica (che ha i suoi doveri e le sue responsabilità): la lotta contro una malattia infettiva riguarda tutti i cittadini. I nostri anziani poi vanno particolarmente protetti e questa è una battaglia che dipende da tutti e da ciascuno di noi. Usiamo quindi guanti usa e getta per il contatto con le superfici "a rischio" (tipicamente nei mezzi pubblici), laviamoci comunque le mani in modo corretto (40/60 secondi con abbondante sapone e poi risciaquo), riduciamo al massimo gli assembramenti non indispensabili (locali, concerti, pub, cinema, teatri ecc.), teniamo con noi della candeggina per detergere le superfici di casa che tocchiamo di solito (le maniglie delle porte in primis) ogni volta che rientramo da fuori, dotiamoci di un saturimetro digitale ed impariamo ad usarlo per capire se siamo di fronte a una
probabile insufficienza respiratoria o meno. Nel caso peggiore utilizziamo il numero indicato dalle autorità (1500) e segnaliamo il valore rilevato correttamente con il saturimetro. Un saturimetro costa online anche meno di venti euro. Averlo in casa può salvarvi la vita o può salvarla ai vostri vecchi anche in casi diversi da infezioni da Covid 19.
E' stata inaugurata a Santa Maria di Leuca il 9 febbraio di quest'anno la nuovissima SPA "Corte di Leuca", che si può già definire il più grande centro benessere del Salento anche grazie all' impegno di uno dei suoi ideatori, Antonio Fantasia, e del direttore commerciale Giulio Caforio. La SPA e' posizionata su tre piani, tra cui due nel sottosuolo lontano da rumori e stress quotidiano cioè quell'incessante ritmo moderno che incide spesso sul nostro umore e sulla nostra fisicita'.
Nella struttura ben areata contornata da pietra leccese ed ampie volte a stella che si liberano nell'ambiente miscelandosi con garbo alle più attuali forme geometriche e materiali di ultimo grido, tramite ascensori od a scelta una scala escargot si comunica tra questi open space dove si distinguono una ampia piscina a vari getti, tre vasche Jacuzzi ad anelli concentrici, bagno turco e sauna, quattro cabine ad uso per varie terapie salutari,una sala meditazione zen con ampia vasca e zona biomassaggi con un duplice letto futon e luci soffuse,docce,bagni e spogliatoi, una sala relax con comodo lettini,una palestra ben attrezzata,una morbida sala relax e sala tisane e tanti svariati angoli multi uso ed invitanti.Inoltre per gli ospiti ci sono delle stanze ai livelli superiori nel caso che volessero prolungare i loro soggiorni.
In questa oasi di pace e d'incanto, in un atmosfera idilliaca,immersi in una saga onirica,circondati dal lusso e da un eleganza architettonica,in un ecosostenibilità inondata da profumi diffusi e speziati con lo scopo di trasmetterti un totale riposo stimolando sicuramente un ringiovanimento non solo a livello cerebrale ma anche epidermico ci affidiamo alle magiche mani di valenti esperte per una rinascita che ridoni freschezza e belta', sicurezza e felicità.
Per informazioni:
www.Cortedileuca.com
Via Virgilio 57 - 73040
Santa Maria di Leuca
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Teresa Bellanova |
18 febbraio 2020 - Grande affluenza di pubblico ieri a Palermo presso l’hotel Addaura di Mondello in occasione della visita del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova.
Più di due ore di ritardo rispetto all’ora prevista ma, comprensibile, siamo al sud!
Alle 20:00 circa il ministro entra in sala con il suo stuolo di cavalier serventi di chiaro stampo renziano e il sipario si apre su quell’ambiguo teatrino della politica sempre nuovo e sempre uguale a se stesso.
Dopo i primi, diretti attacchi al Movimento 5 stelle, al PD, il neo-costituito partito Italia Viva ha rivolto l’invettiva verso il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, tacciato di incompetenza.
Una situazione preoccupante, a sentir loro, quella nazionale che sembrerebbe aver registrato una regressione pari al -4%, per quanto concerne la produzione industriale, e un -12% per il settore auto.
Un “sistema Paese” che non esiste e che scoraggia i potenziali investitori esteri che non trovano condizioni di garanzia sufficienti nella nostra nazione per i loro scopi imprenditoriali.
Si è, inoltre, stimato un aumento del precariato e del part-time volontario per via delle difficoltà, soprattutto della donna, a conciliare lavoro e famiglia.
Ma se le condizioni generali della nazione sono preoccupanti, principalmente per via del fisco che non ha prodotto i risultati promessi dal vecchio e decaduto Governo, quelle siciliane sembrano essere davvero disastrose!
La stessa ministra avrebbe visitato aziende agricole e un istituto agrario e riferisce che le prime segnalano crolli della produzione per via degli enormi disagi legati alla logistica.
La viabilità in Sicilia costituisce un’enorme ferita, una cicatrice mal cucita che attraversa un enorme territorio.
Dappertutto è un dissesto.
E lungo quelle ferite, ogni deviazione del percorso è una questione irrisolta, amara testimonianza dell’incompiuto siciliano.
Così gli autotrasportatori si rifiutano di consegnare il prodotto perché i costi lievitano spropositatamente a causa dei lunghi tempi necessari al trasporto.
Infrastrutture carenti, quindi, e opere pubbliche bloccate.
Pare, infatti, che siano 120 i miliardi di euro di opere pubbliche bloccate.
E la Sicilia, sempre più, si stacca dai tavoli nazionali e il “fattore tempo” che non si riesce a rispettare, sta escludendo la regione dai ricchi mercati dell’Unione Europea.
“Nihil novum sub sole” verrebbe da dire! Dove anche il sole sta prendendo parte a quella non meno spietata guerra che è quella climatica.
E Così i giovani, di cui tanto si parla e che non si fanno parlare, abbandonano la propria terra e le proprie terre che non sono più la primaria fonte di sostentamento dell’economia del Mezzogiorno.
Mentre nelle nuove arene dello scenario politico mondiale, dove il popolo è la nuova bestia da sfamare, il “circenses” è presto garantito dagli usurpatori di turno che si contendono la scena e che, grazie alla loro capacità di mistificazione, riescono a strappare ovazioni e consensi a quei cittadini “cornuti e contenti”che assistono allo spettacolo e che ben si accontentano della miseria ricevuta.
Ma il “panem”… quello NO!
Un accusativo che necessariamente sottende un verbo di elargizione.
Ma il soggetto che elargisce non è certo la classe politica dirigente.
Oggi sono i genitori e i nonni che provvedono ad aiutare questa nuova generazione con serie difficoltà economiche.
E’, ancora una volta, la famiglia, fin dove e, fin quando può, a sopperire ad un sistema carente che fa acqua da tutte le parti.
Ma sarà, forse, l’ultima generazione che potrà permettersi questo lusso!
Ancora una volta, “mutatis mutandis”, la miglior forma di demagogia è addestrare.
Di vero ci è rimasta solo l’ignoranza e la volontà di professarla.
Perché gli argomenti scottanti vengono evitati, seppelliti sotto le macerie.
Neanche lontanamente sfiorato l’argomento “grano”, oggetto di una spietata speculazione al ribasso. 18 centesimi non sono sufficienti neanche a coprire le spese per chi, come si dice da queste parti, “sta sempre con gli occhi al Cielo”.
Per fortuna, però, continuano ad arrivare navi cariche di grano contaminato nel silenzio più assoluto e la Sicilia rimane, sempre e comunque, una terra vessata, popolo di conquista, bacino di voti, ieri come oggi.
Del riformismo tanto auspicato e osannato ancora NESSUNA TRACCIA.
18 FEB 2020 — Il «Budget per il futuro dell’America», presentato dal Governo Usa, mostra quali sono le priorità dell’Amministrazione Trump nel bilancio federale per l’anno fiscale 2021 (che inizia il 1° ottobre di quest’anno).
Anzitutto ridurre le spese sociali: ad esempio, essa taglia del 10% lo stanziamento richiesto per il Dipartimento della Sanità e dei Servizi Umanitari.
Mentre le stesse autorità sanitarie comunicano che la sola influenza ha provocato negli Usa, da ottobre a febbraio, circa 10.000 morti accertati su una popolazione di 330 milioni.
Notizia taciuta dai grandi media, i quali lanciano invece l’allarme globale per i 1.770 morti a causa del coronavirus in Cina, paese con 1,4 miliardi di abitanti che è stato capace di misure eccezionali per limitare i danni dell’epidemia.
Non può non venire il sospetto sulle reali finalità della martellante campagna mediatica, la quale semina terrore su tutto ciò che è cinese, quando, nella motivazione del Budget Usa, si legge che «l’America ha di fronte la sfida proveniente da risorgenti Stati nazionali rivali, in particolare Cina e Russia».
La Cina viene accusata di «condurre una guerra economica con cyber armi contro gli Stati uniti e i loro alleati» e di «voler plasmare a propria somiglianza la regione Indo-Pacifica, critica per la sicurezza e gli interessi economici Usa».
Perché «la regione sia libera dalla malefica influenza cinese», il Governo Usa finanzia con 30 milioni di dollari il «Centro di impegno globale per contrastare la propaganda e disinformazione della Cina».
Nel quadro di «una crescente competizione strategica», il Governo Usa dichiara che «il Budget dà la priorità al finanziamento di programmi che accrescano il nostro vantaggio bellico contro la Cina, la Russia e tutti gli altri avversari».
A tal fine il presidente Trump annuncia che, «per garantire la sicurezza interna e promuovere gli interessi Usa all’estero, il mio Budget richiede 740,5 miliardi di dollari per la Difesa nazionale» (mentre ne richiede 94,5 per il Dipartimento della Sanità e dei Servizi Umanitari).
Lo stanziamento militare comprende 69 miliardi di dollari per le operazioni belliche oltremare, oltre 19 miliardi per 10 navi da guerra e 15 miliardi per 115 caccia F-35 e altri aerei, 11 miliardi per potenziare gli armamenti terrestri.
Per i programmi scientifici e tecnologici del Pentagono vengono richiesti 14 miliardi di dollari, destinati allo sviluppo di armi ipersoniche e a energia diretta, di sistemi spaziali e di reti 5G.
Queste sono solo alcune voci di una lunga lista della spesa (con denaro pubblico), che comprende tutti i più avanzati sistemi d’arma, con colossali profitti per la Lockheed Martin e le altre industrie belliche.
Al budget del Pentagono si aggiungono diverse spese di carattere militare iscritte nei bilanci di altri dipartimenti. Nell’anno fiscale 2021, il Dipartimento dell’Energia riceverà 27 miliardi di dollari per mantenere e ammodernare l’arsenale nucleare. Il Dipartimento per la sicurezza della patria ne avrà 52 anche per il proprio servizio segreto. Il Dipartimento per gli affari dei veterani riceverà 243 miliardi (il 10% in più rispetto al 2020) per i militari a riposo.
Tenendo conto di queste e altre voci, la spesa militare degli Stati uniti supererà , nell’anno fiscale 2021, 1.000 miliardi di dollari.
La spesa militare degli Stati uniti esercita un effetto trainante su quelle degli altri paesi, che restano però a livelli molto più bassi. Anche tenendo conto del solo budget del Pentagono, la spesa militare degli Stati uniti è 3/4 volte superiore a quella della Cina e oltre 10 volte superiore a quella della Russia.
In tal modo «il Budget assicura il dominio militare Usa in tutti i settori bellici: aereo, terrestre, marittimo, spaziale e cyber-spaziale», dichiara la Casa Bianca, annunciando che gli Stati uniti saranno tra non molto in grado di produrre in due impianti 80 nuove testate nucleari all’anno.
«Il futuro dell’America» può significare la fine del mondo.
(il manifesto, 18 febbraio 2020)
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Le Anteprime allo scoperto
Il mese di Febbraio è da sempre il mese delle Anteprime. Verona per l’Amarone, Firenze per i vari Consorzi toscani e per i Chianti, San Gimignano per la Vernaccia, Montepulciano per il Nobile, Montalcino per il suo Brunello e Montefalco per il Sagrantino. E tutti gli anni le solite polemiche vuoi per le organizzazioni che non riescono ad apportare le modifiche richieste, vuoi per (in alcuni casi) vivere sugli allori. Piangere se il Buon Dio non manda il sole o la pioggia nei momenti richiesti, prendersela con Trump e Putin per i dazi ed ora con il coronavirus per le minori esportazioni in Cina. Sabato ero a Firenze e non ho mai visto tanta tristezza all’anteprima dei Consorzi della Toscana. Bolgheri ha abbandonato da alcuni anni, Pitigliano e Sovana hanno dato forfait, Montecarlo ha deciso di non ritornare e quella che è la vetrina sul mondo vinicolo toscano sarà destinata a rivedere il tutto, rendendosi conto che la formula è carente e doveroso sarà cambiare strategia.
Frammento n. 1
Vi.Te. Vignaioli e Territori.
È un’organizzazione dove sono banditi personalismi e verticismi. L’inizio del 2020 è stato scoppiettante. Valpolicella, Maremma, Roma e Abruzzo in attesa del Vinitaly. Quattro incontri in quattro zone diverse d’Italia. Circa settanta vignaioli che si sono confrontati con un pubblico sempre più “bio”, “biodinamico” e “naturalista”, convinto e/o “al passo con i tempi”, meglio dire modaiolo. Allargare l’essere protagonisti, andare oltre l’appuntamento nell’area riservata del Vinitaly, insomma un “VI.TE. in fermento”.
Frammento n. 2
LVMH (gruppo Louis Vuitton) è venuto a fare spese a Montalcino.
“Il nostro modello, basato su una visione a lungo termine, valorizza il patrimonio delle nostre Maison e stimola la creatività e l'eccellenza. È la forza motrice del successo del Gruppo e la garanzia del suo futuro.” Così si è presenta la LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy) multinazionale francese dell’eccellenza, con le sue 75 Maison, € 53,7 milioni di ricavi nel 2019 e 156.000 dipendenti in quel di Montalcino attratta da Castello Banfi. Dopo Biondi-Santi l’altro “idolo ilcinese” rappresentativo di quel territorio patrimonio del Vino Italiano. Si sta parlando di 2.400 ettari di cui 900 a vigneto (173 di questi atti a produrre Brunello). Poi se aggiungiamo seminativo, bosco e uno splendido Relais, la fotografia è pronta. Dimenticavo: Castello Banfi nel 2018 ha registrato € 2,2 milioni di utile netto.
Frammento n. 3
GARDAMI, il nuovo tormentone estivo
Garda spumante Doc e Amaro, Aperitivo Rosato Ramazzotti: nasce il cocktail Gardami (Garda e Milano), patto per l’italian style. Sarà il cocktail che narrerà la dialettica territoriale e lo stile italiano del buon vivere. Così nelle intenzioni dei promotori. Sostituirà l’Aperol Spritz, usato e abusato in centinaia di migliaia di modi. Per niente felice di questo avvicendamento. Anzi, di sicuro, saremo tartassati pesantemente da budget pubblicitari ultramilionari per indurci ad essere “fighi”, “alla moda”. Com’è lontano il tempo quando l’aperitivo era rappresentato da un calice di Vermouth o da un bicchierino di Marsala secco e per darsi un contegno chic uno Sherry Palomino fino. Almeno sapevamo cosa bevevamo.
Frammento n. 4
Sapevate che a Londra esiste un Bancomat del Prosecco?
Che lo spumante Prosecco è il vino italiano più venduto al mondo lo sappiamo. Che il territorio complessivo di produzione comprenda gran parte del Veneto e Friuli (in particolare la Venezia Giulia) lo sappiamo. Che l’Inghilterra è il paese estero che maggiormente consuma Prosecco lo sappiamo. Ma che nel paese di Sua Maestà fossero posizionati nei pressi di alcuni Pub dei “simil-bancomat” distributori di Prosecco Doc alla spina, ai più era ed è sconosciuto. Apriti cielo, spalancati terra. Invocare il Signore affinchè faccia precipitare nell'inferno i reprobi. Attenzione! Il Consorzio di tutela del Prosecco Doc (da non confondere con il Prosecco Docg) è intervenuto chiedendo l’immediata rimozione dei “bancomat gialli” sulla base del disciplinare di produzione che non prevede la mescita con sistemi alternativi al versamento diretto dalla bottiglia al calice. Anche la Ministra Bellanova è intervenuta parlando di “pronto intervento” delle autorità italiane nel ruolo di vigilanza ricordando che si tratta di frode. Reggerà questa accusa o verrà cambiato il disciplinare tornando a degustare per strada, magari in un bicchiere di plastica (riciclabile ovviamente), il tanto amato Prosecco?
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Sarebbe importante per tutti conoscere dove, quando e soprattutto come, dalla “Quarta sponda” alle nostre coste, le Istituzioni collaborano per impedire preventivamente la diffusione dell’ epidemia in Italia
La indifferenza non aiuta
Non si tratta del solito astratto pericolo connesso alla immigrazione; non si tratta neppure di ingressi giustificati o clandestini di coloro che giungono alle nostre coste dal continente africano, ma del possibile, incontrollato e probabile contagio del coronavirus.
Il contagio non riguarda il luogo originario da cui si è diffusa la malattia. Come ormai tutti sanno, la possibilità di contrarre l’infezione del corona virus, è dovuta al contatto con le persone che già ne sono affette e che si spostano in zone diverse con il loro carico virale.
Nell’epoca della globalizzazione, il contagio a cui dovrebbe essere sbarrato il passo, avviene ovunque, Africa compresa, a causa del flusso e del riflusso di una parte dei milioni di cinesi che si muovono in quel continente lungo la cosiddetta nuova “via della seta“ e di circa 100.000 africani che per le medesime ragioni, sono ospitati in istituti cinesi dove apprendono nozioni di economia di scambio.
I controlli in Africa
Gli uni e gli altri non hanno modo di essere tempestivamente individuati tra i portatori di questa malattia. E’ infatti notorio che le condizioni sanitarie per evitare i contatti umani sospetti attualmente operanti in terra d’Africa, lasciano un po’ il tempo che trovano. Il contagio tra la popolazione di quei luoghi è molto probabile che avvenga attraverso coloro che invece della “via della seta” preferiscono unirsi a quella del flusso migratorio destinato alle nostre coste.
Dopodiché Il passo è breve, non solo per il traversamento del Mediterraneo agevolato adesso dall’ attuale governo come non mai, ma per il contagio prima, durante e dopo l’ approdo degli immigrati nei centri di accoglienza del nostro Paese, oppure da quelli che per un motivo o per l’altro, si sottraggono ad ogni controllo, infiltrandosi direttamente tra la popolazione.
Qui non si tratta di solidarietà o di buonismo o di senso civico dell’accoglienza, ma della salute degli italiani per la quale è stato allestito soprattutto nei porti e negli aeroporti nazionali, un apparato sanitario eccezionale con mobilitazione di uomini e mezzi come mai prima di adesso era avvenuto.
È significativo infatti, il comunicato che viene riportato in rete da alcuni giornali in cui si legge che tra la attuale incertezza di nuovi rimedi efficaci contro il coronavirus, secondo il parere di un illustre virologo: “È fondamentale continuare nell’implementazione delle misure di isolamento, le uniche attualmente in grado di controllare la diffusione del virus”.
Quali misure
E allora? Quali rimedi e quali misure la pubblica Autorità sta usando contro la possibilità di contagio da chi arriva in Italia con il quotidiano flusso migratorio africano?
Una soluzione del genere non trova analogia nelle precauzioni adottate in altre circostanze, quando in un modo sicuramente molto più omogeneo, il rimedio era improntato sulla sicurezza generale, ossia, di tutti i cittadini.
In questo caso invece, le condizioni sono assolutamente sbilanciate tanto da far venire in mente una grande rete da pesca con strappi tra le maglie da far passare attraverso, anche le barche. Soltanto che in questo caso si tratta non genericamente di salute, ma della vita di coloro che nel nostro Paese non intendono morire.
Un magico viaggio tra sogni, ricordi e fantasie…
Dopo il debutto in Francia, Italia e Svizzera ritorna a grande richiesta sui palcoscenici europei Arturo Brachetti nel suo coinvolgente one man show SOLO. Un vero e proprio assolo del grande artista, dopo il trionfo dei suoi precedenti spettacoli, L’uomo dai mille volti e Ciak!, applauditi dagli spettatori di tutto il mondo. Un ritorno alle origini per Brachetti che, in questo spettacolo, apre le porte della sua casa, fatta di ricordi e di fantasie; una casa senza luogo e senza tempo dove ognuna delle stanze racconta un aspetto diverso del nostro essere e gli oggetti della vita quotidiana prendono
vita, conducendoci in mondi straordinari dove il solo limite è la fantasia. È una casa segreta, senza presente, passato e futuro, in cui vengono conservati i sogni e i desideri… Brachetti apre la porta di ogni camera, per scoprire la storia che ne è contenuta e che prende vita sul palcoscenico. Reale e surreale, verità e finzione, magia e realtà: tutto è possibile insieme ad Arturo Brachetti, che mette in scena un varietà surrealista e funambolico, in cui immergersi. Protagonista è il trasformismo, con oltre 60 personaggi, molti ideati appositamente per questo show. Ma in SOLO Brachetti propone anche un viaggio nella sua storia artistica, attraverso le altre discipline in cui eccelle: grandi classici come le ombre cinesi, il mimo e la chapeaugraphie, e sorprendenti novità come la poetica sand painting e il magnetico raggio laser. Il mix tra scenografia tradizionale e videomapping, permette di enfatizzare
i particolari e coinvolgere gli spettatori nello show. Dai personaggi dei telefilm celebri a Magritte e alle grandi icone della musica pop, passando per le favole e la lotta con i raggi laser in stile Matrix, Brachetti da vita a 90 minuti di vero spettacolo pensato per tutti. Il Tour prosegue in Italia ed Europa https://brachetti.com/tour-spettacoli/
Per info www.brachetti.com
written by Giovanni Cavaliere
Fin tanto che prevarrà l’ ideologia partitica sui diritti vitali della popolazione non potremo aspettarci cose molto diverse dalle attuali decisioni politiche
Il senno del poi
Quando l’emergenza che riguarda la nostra vita ci preoccupa al punto di adottare tutte le possibili cautele, spesso avviene che lo stato di ansia si presti a considerare soltanto l’immediatezza del pericolo. Questo impedisce però, di cogliere in modo razionale gli aspetti più nascosti, ma ancora più pericolosi perché trascurati.
Esiste per questa ondata di influenza-polmonite del corona virus, una preoccupazione generale tra la gente che traspare dall’ eccessivo movimento delle auto, dalla affluenza dei supermercati in cerca di provviste, dalla carenza di folla di solito molto attiva nei luoghi di raduno di carattere ludico: cinema, teatri e anche ristoranti. Non si è però ridotta ma al contrario, è aumentata la tendenza di evitare in modo decisamente eccessivo e talvolta anche fuori luogo, ogni possibile contatto con ciò che proviene dalla Cina. Attualmente questo sta avvenendo, malgrado le cautele sanitarie che il Governo e le Pubbliche Amministrazioni hanno intrapreso sul controllo sanitario del ponte aereo tra i due Stati che sotto questo punto di vista, dovrebbe aver ridotto al minimo. il pericolo di contagio del coronavirus.
La via della seta
Sotto il profilo delle possibilità di contagio, è statisticamente poco probabile che a fronte dell’ imponenza dell’apparato sanitario che l’Italia ha organizzato sul transito, soprattutto delle persone tra Italia e Cina, l’ infezione del coronavirus, possa penetrare da quella via nel nostro Paese se non per qualche rara eccezione.
Ciò non significa che l’Italia sia pressoché invulnerabile, tant’è che alcuni casi già sono stati individuati e isolati in strutture sanitarie approntate allo scopo. Il problema che ora sussiste è che i contatti con la Cina che sfuggono al controllo sanitario avvengono attraverso vettori estranei alla diretta relazione con le città cinesi colpite; contatti che si verificano magari in percentuali minime ma tra quei milioni e milioni di cinesi che vivano in terra d’Africa soprattutto nelle città e nei luoghi della così detta, “via della seta”.
Oltre questi, vi è anche un numero imponente di africani soprattutto del Gana, della Costa di Avorio, della Nigeria, dello Zambia, del Ruanda, del Kenya e del Sudafrica che studiano in Cina in centri di istruzione la politica di mercato per gli scambi tra i Paesi di appartenenza e la stessa Cina. Molti di questi in occasione delle festività del fine anno cinese, sono rientrati in Africa. Ma sia i cinesi, che questi africani, quantunque ritornino nei propri luoghi di origine o di lavoro soltanto in parte, creano la condizione di contatto con quella stessa gente che si recherà in Italia unendosi soprattutto in Libia, al corpo del flusso migratorio delle decine di migliaia di persone che vengono trasportate con ogni mezzo sulle nostre coste.
Quali controlli
È abbastanza intuitivo senza entrare in dettagli, considerare con quali criteri di carente precauzione sanitaria è accolta questa gente, prima e dopo essere sbarcata in Italia, gran parte della quale fugge dove può, prima ancora di essere identificata. Fugge creando ovunque di continuo, i naturali e inevitabili contatti umani nonché oltre frontiera, unendosi ai flussi clandestini diretti in altri i Paesi, e così via.
Si tratta, come detto, di persone che approdano nelle nostre coste in condizioni igieniche assai più suscettibili di reciproco contagio e che a maggior ragione, dovrebbero essere sottoposte a controllo sanitario come per coloro che provengono dalla Cina. Per questi invece, si trascura il pericolo, senza considerare con il dovuto scrupolo, che con una decina di giorni il corona virus avrebbe possibilità di infettare abbondantemente i super affollati centri di accoglienza, in quanto il contagio di questa epidemia avviene già durante il tempo di incubazione.
Siccome la gente in Africa non è più immune al corona virus di quanto lo sia quella italiana o europea, la possibilità che una parte della popolazione locale africana che si unisce all’ intenso flusso dell’esodo migratorio verso l’Europa, possa essere vettore di contagio dalla terra di provenienza, è sufficientemente plausibile.
Quali risultati
Quindi il controllo meticoloso sanitario nell’aeroporto di Fiumicino o di Milano, oppure il blocco in mare in mare davanti a Civitavecchia di una nave da crociera con il divieto di sbarco per i preventivi controlli sanitari, a nulla serve o a molto poco, di fronte a decine di migliaia di immigranti che arrivano di continuo nelle nostre coste dal continente africano.
È una situazione che rappresenta un’incongruenza tipica di chi da una parte si propone un risultato preciso con misure eccezionali, mentre dall’altra , allarga le maglie del setaccio sanitario, al punto di vanificare i risultati complessivi dell’intera prevenzione.
Ma è ancora più inaccettabile che per una impostazione mentale ideologica basata sull’accoglienza ad oltranza, considerata intoccabile per ragioni di buonismo politico, si corra il rischio di compromettere la salute demografica dell’intera nazione. Questo potrebbe avvenire attraverso i flussi di immigrazione che continuamente arrivano in Italia, le cui frontiere sono divenute un setaccio a maglia così larga che ogni cosa riesce a passare.
Per quanto riguarda i controlli sanitari, tutto sembra rimandato al momento in cui si verificheranno gli eventi, mentre si continua a controllare gli aeroporti come se tutto il rischio di patologia dovesse arrivare direttamente dalla Cina attraverso il cielo e non da altrove.
La cosa migliore sarebbe in questo periodo, di evitare per quanto più possibile l’intensità del flusso dei migranti dall’ Africa verso il nostro Paese con accordi internazionali all’origine anche se a titolo sufficientemente oneroso, ma molto meno oneroso di quanto in caso contrario, le conseguenze potrebbero gravare, in parte anche in modo irreversibile, sulla salute collettiva del popolo italiano.
In riferimento al termine antropocene, con cui si indica l'epoca iniziata con la Seconda rivoluzione industriale e tutt'ora in corso, ci si potrebbe domandare se non sia opportuno, piuttosto, parlare di pantopoliocene, ossia di un'era in cui tutto è reificato e mercificato, in vendita: fenomeni naturali, dinamiche sociali e relazioni internazionali.
A causa della licenza [la democrazia] contiene tutti i generi di costituzione e probabilmente chi vuole costruire una città, come noi facevamo poc'anzi, deve recarsi in una città democratica, scegliere il tipo di Stato che più gli piace, come se fosse arrivato a una fiera delle costituzioni, e, dopo aver scelto in tal modo, fondare la città. (Platone, Repubblica, 557d). Queste parole, pronunciate dal personaggio di Socrate nella Repubblica di Platone in riferimento all'ordinamento democratico, sembrerebbero, oggi, particolarmente adatte a comprendere il principio fondante delle democrazie neo-liberali, nelle quali, tanto in politica interna quanto in politica estera, il piano finanziario si è imposto come fattore dominante nelle scelte compiute dalle classi dirigenti in domini tradizionalmente qualificati come di pubblico interesse, poiché legati ai diritti fondamentali della persona: il lavoro, le politiche abitative, l'istruzione e la cultura, la sanità, il diritto alla pensione. Si tratta di un aspetto che sembra distinguere queste forme di democrazia da quelle del secolo scorso, nelle quali la classe lavoratrice, in quanto anello fondamentale del sistema produttivo, conservava un certo potere di contrattazione. Infatti, se le prime due rivoluzioni industriali, in particolare la seconda, avevano conferito un peso politico notevole ai partiti e alle forze politiche e sindacali che rappresentavano i lavoratori, le maggiori conquiste in termini di diritti sono avvenute dopo il secondo conflitto mondiale, quando il confronto con l'Unione sovietica spingeva a venire incontro alle esigenze di quelle classi che avrebbero potuto rappresentare una solida base di consenso per i partiti e i movimenti di sinistra. In realtà, è piuttosto l'adozione di un certo tipo di sistema economico-produttivo a influenzare (quando non a determinare) le linee politico-culturali della classe dirigente. Valeva tanto nell'Atene del V secolo a.C., in cui l'aristocrazia era la classe dominante nel quadro di un'economia basata sulla schiavitù, quanto nelle società interessate dalla seconda rivoluzione industriale, caratterizzate da un'economia di tipo capitalistico. Contesti, questi ultimi, le cui dinamiche trovano una notevole sintesi nell'arte, nella letteratura e nel cinema a partire dalla seconda metà del XIX secolo.
Pur richiamandosi nella teoria all'imprenditorialità, alla libera iniziativa, all'individualismo e alla competizione per il successo personale, nella pratica, il capitalismo subordina qualsiasi istanza a quella della produttività e della concorrenza nella produzione e nel commercio di beni e servizi. In una parola, al mercato. In tale prospettiva, la libera iniziativa per avere successo deve iscriversi nei meccanismi del mercato, che oggi è un mercato globale. In caso contrario, causa all'individuo che la esercita esclusione ed emarginazione sociali, potenti deterrenti in grado di indurre le masse (nella concorrenza l'ordine quantitativo prevale quasi sempre su quello qualitativo) a prendere liberamente iniziativa solo nella direzione più funzionale al mercato, non considerandone il carattere disfunzionale rispetto allo sviluppo dell'individuo e della sua personalità. Le stesse nozioni di progresso e sviluppo sono elaborate e definite in relazione al successo economico e materiale, senza alcun riguardo, se non qualche cenno di compassione formale, per ciò che favorisce la crescita e il rafforzamento dell'individuo nella sua autentica dimensione esistenziale. Inoltre, per far fronte agli effetti disastrosi delle dinamiche innescate da un simile approccio, non si fa che mettere in piedi palliativi inefficaci a lungo termine (nella migliore delle ipotesi), fino ad arrivare a strategie repressive più o meno sofisticate e più o meno in linea con le leggi positive e morali. Infatti, per ridurre al minimo il disagio psichico individuale di massa, l'unica soluzione sarebbe andare alla radice, ossia all'ossessione della competitività, che induce la percezione dell'altro come nemico/rivale, dissestando il tessuto sociale. Al contrario, nelle società attuali si tende a identificare capri espiatori che non sono necessariamente incarnati in un tipo o categoria sociale: i migranti, i devianti, generiche allusioni a squilibri psichici o al disagio sociale, una scuola non abbastanza inclusiva (anche se le società neo-liberali attuali sono profondamente esclusive) o la mancanza di sovranità nazionale. Persino la lotta alla corruzione finisce sempre per rientrare in questo quadro.
Lo stesso discorso vale per la sensibilità ecologica o per le innovazioni nel campo delle nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale. Potenzialmente, si tratta di istanze positive per un autentico sviluppo sociale, ma che finiscono per essere inquadrate nei circuiti dell'economia di mercato. Così, per combattere il riscaldamento climatico e i disastri ambientali, si aumenta progressivamente il carico di responsabilità che gravano sugli individui, evitando di chiamare in causa l'inquinamento prodotto dalle grandi multinazionali e da altri organismi potenti e competitivi sul mercato, ivi inclusi i produttori di armi. In altri termini, invece di impegnare le grandi industrie a non produrre rifiuti e agenti inquinanti, finora si è rivelato più semplice appellarsi alla sensibilità dei singoli. Nondimeno, un sistema economico che trae la sua linfa vitale dalla crescita e dall'espansione continue e in(de)finite, su un pianeta con spazi e risorse limitati, ostacola la soluzione dei problemi ambientali molto più di piccoli gesti quotidiani, che pur avendo una loro importanza non sono determinanti. Nel caso delle nuove tecnologie e dell'intelligenza artificiale, un settore dominato dagli interessi privati delle grandi multinazionali di Internet, il rischio è che il potenziamento e l'oltrepassamento dell'umano teorizzato dai transumanisti si riduca in realtà a un ulteriore spostamento delle diseguaglianze sociali sul piano delle capacità individuali. Dunque, come è avvenuto nel caso del culto dell'uomo borghese vincente e di successo del secolo scorso, chi potrà sborsare ingenti somme di denaro per migliorare le proprie facoltà lo farà in uno spirito di competizione e concorrenza funzionale agli ingranaggi del mercato. Quindi otterrà maggiori opportunità di successo, a scapito delle classi sociali già svantaggiate dai meccanismi dell'accumulo di capitale. Anche in rapporto all'intelligenza naturale dell'uomo, il concetto di quoziente intellettivo già nel secolo scorso aveva ridotto l'intelligenza a fattori misurabili e quantificabili, difficilmente adatti a un'entità così complessa e indeterminata. In un certo senso, l'intelligenza dell'individuo nato e cresciuto in una società caratterizzata dall'economia di mercato è già tendenzialmente artificiale, in quanto è progressivamente irregimentata nei meccanismi del mercato.
Per riprendere Platone, le innovazioni tecnologiche permetteranno verosimilmente a ciascuno di acquistare capacità il cui significato, rispetto alla personalità, non appare sempre evidente.