Pochi giorni fa - sempre nel mese di ottobre 2025 - si è tenuta l'udienza pubblica in Corte Costituzionale a Roma relativamente ad una specifica legge regionale della Sardegna la quale regolamenta le aree idonee e non idonee ove edificare gli impianti energetici da fonte rinnovabile. La questione al centro del dibattito è sempre l'eolico e quali margini e discrezionalità ha la Regione nel decidere ove edificare sul territorio gli impianti di produzione energetica.
La sentenza sul conflitto di attribuzione e la potestà legislativa è attesa a giorni.
Il 25 settembre scorso durante la presentazione ufficiale in Regione a Trieste della petizione sul parco eolico Pulfar di cui sono promotore, nel breve scambio di battute con il Presidente del Consiglio Mauro Bordin, è emerso appunto quello che vado dicendo da mesi: le Regioni in Italia hanno margini strettissimi in merito alla politica energetica e la governance sulle FER (Fonti da Energie Rinnovabili)
La mia e nostra idea proposta in Regione - oltre ad opporsi al PULFAR con motivazioni in parte analoghe all'altra petizione che ha raccolto migliaia di firme - è di evitare che i crinali montani e collinari di tutto il Friuli diventino terra di conquista in futuro con impianti e parchi eolici dall torri svettanti per centinaia di metri di altezza.
L'idea suggerita è di relegare la quota di produzione energetica da eolico prevista negli impegni futuri, a soli parchi eolici flottanti in mare, lontano dalla costa.
La costruzione di parchi eolici off-shore è già prevista dal PNIEC (già sono in costruzione al largo della Sicilia e uno si trova già dinanzi a Taranto, infelicemente costruito proprio dinanzi alla città) e dagli impegni che l'Italia ha nei confronti dell'Europa per la decarbonizzazione decisa entro l'anno 2050.
Come si vede da una precedente pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza 28/2025, Rif Decreto Draghi) che ha dichiarato illegittima costituzionalmente la meritevole moratoria della Regione Sardegna sui parchi eolici, queste opere sono considerate urgenti e indifferibili e per tutta una serie di ragioni costituzionali e del diritto UE vincolante giuridicamente e prevalente su quello nazionale, le ragioni e la forza della Regione al momento soccombe dinanzi alle decisioni UE e delle normative nazionali statali, per il principio di sussidiarietà verticale e di leale collaborazione fra enti territoriali e Stato
e per gli obblighi di rispetto del diritto eurocomunitario (sancito anche in Costituzione all'articolo 117).
Il Presidente Mauro Bordin mi ha detto durante la consegna ufficiale della petizione e delle 219 firme, che non sa se la proposta sia fattibile, che vi sono state già sentenze della Corte Costituzionale che hanno cassato le ragioni di potestà legislativa regionale.
Nondimeno mi ha assicurato che gli approfondimenti del caso saranno tenuti presso la Commissione competente del Consiglio in merito alla nostra proposta.
Così infatti è stato: la nostra proposta è al vaglio consultivo della IV Commissione permanente del Consiglio Regionale Friuli Venezia Giulia.
Sull'energia ed eventuali soluzioni alternative ho la mia opinione che ho esposto più volte sia in alcuni scritti sia in alcuni audio.
Per poter rinunciare alla produzione da eolico (cosa che mi auguro avvenga il prima possibile, abbandonando questa soluzione tecnologia energetica che impatta negativamente sull'ambiente e la salute umana e animale terrestre e marina, anche se in misura diversa) è necessario un dibattito più aperto, meno soggetto alla sudditanza alla ideologia green, e che recuperi la via della produzione energetica da fusione fredda (a bassa energia) già esplorata dalla ENEA più di venti anni fa (Rif. Rapporto 41), oltre che l'entrata in esercizio nel prossimo futuro (verosimilmente fra un paio di decadi) di centrali a fusione nucleare calda controllata.