L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Theatre and cinema (131)

 

 

Riccardo Massaro
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March 02, 2018

Ottavia Nigris Cosattini, rappresentante legale dell'Associazione Culturale G.G. International, lavora da molti anni come organizzatrice di eventi e collabora come free lance in numerose realtà culturali, come Fattore K, Compagnia LABit, Trasformatorio, IF Animazione.

Con un passato di attrice teatrale e un presente di organizzatrice di eventi, in sinergia con le sue esperienze formative, realizza eventi a sostegno della sostenibilità e della consapevolezza.

Incontriamo Ottavia in occasione della proiezione romana, in programma domenica 4 marzo al Teatro Quirinetta, del suo ultimo lavoro: un docu-film dal titolo “LUPO NERO, LUPO BIANCO”, che mostra i risultati del Permacul-Tour, realizzato nel 2016 dalla stessa Ottavia, con la preziosa collaborazione dei suoi fratelli, Olimpia e Giovanni Nigris Cosattini, allo scopo di raccontare la realtà del Gruppo Permacultura Sicilia.

 

Dal teatro alla permacultura, come è nata l’idea di questo docu-film?

Ho organizzato una residenza per artisti internazionali nel 2012 in Sicilia, sul tema della sostenibilità dell'arte. In quell'occasione sono venuta in contatto con alcuni esponenti del Gruppo Permacultura Sicilia e lì ho scoperto cosa fosse la permacultura. Innamorata dei loro racconti, del loro modo di vivere, ho deciso di trascorrere del tempo per capire meglio come funzionava questo gruppo, questa rete. Dopo svariati anni in cui insistevo con Peppe Arena, che sarebbe stato poi la nostra guida per questo viaggio, che 'qualcuno' avrebbe dovuto raccontare le cose belle che stavano succedendo in Sicilia, Peppe mi rispose: "Ma se aspetti che qualcun altro faccia le cose in cui credi tu, non succederanno mai. Perché non lo fai tu?"... e così è nato il progetto. Nonostante io non sia una documentarista di professione, ho deciso di buttarmi in questa avventura, proprio come un 'atto politico', inteso come lo sforzo di fare qualcosa che possa aiutare a cambiare lo stato di cose attuali. Ho deciso di autoprodurlo con i miei risparmi, di coinvolgere mia sorella Olimpia, come cameraman, e mio fratello Giovanni, come supporto alla logistica. Mi piaceva il fatto che tre fratelli friulani andassero fino in Sicilia a scoprirne le eccellenze. Ho lavorato più di un anno al montaggio, non potendomi permettere un montatore esterno, e poi ho chiesto supporto a Sarah Farmad per l'editing finale e a Michele Saldarella per il montaggio audio.

 

Perché proprio la Sicilia?

Un omaggio prima di tutto ai siciliani che mi hanno fatto scoprire questo meraviglioso mondo della permacultura. E poi perché effettivamente il gruppo permacultura Sicilia è davvero un'eccellenza sotto tutti i punti di vista. Esistono altri gruppi in Italia, ma nessuno è riuscito a creare una rete così unita e produttiva. Non solo parte della loro economia si fonda sul baratto (non solo di beni, ma anche di conoscenze), ma hanno istituito un weekend al mese (l'ultimo weekend del mese) in cui si svolge il mutuo aiuto, ogni volta in un luogo diverso della rete, per supportare e aiutare quel progetto a realizzare strutture, a progettare lo spazio, o fare quei lavori pesanti che da soli sarebbero impossibili. Un senso di collettività assolutamente ammirevole, un vero esempio di reciproco supporto che sarebbe meraviglioso poter replicare in altre regioni.

 

C’è una frase o un incontro che ti ha colpito in modo particolare?

Abbiamo visitato solo alcune delle realtà siciliane che praticano permacultura, per questioni di tempo e di economie. Nel mio docu-film quindi emergono circa 20 realtà, ma ne esistono ad oggi in Sicilia più di 400 e veramente ognuna di queste è meritevole d'attenzione per il lavoro che sta portando avanti. La progettazione sistematica di Saja, a Paternò, il progetto di aridocoltura al Giardino delle Belle a Butera, il progetto della Biotaverna a Montelepre, e il bellissimo progetto di permacultura sociale e con i bambini di A.P.E. (Aula Permanente di Ecologia), sono solo alcuni degli incontri che mi hanno riempito il cuore per la passione e l'amore che mettono nel loro progetto. Direi che è la somma di questi progetti ambiziosi e rispettosi della terra e delle persone che mi ha colpito infinitamente.

Ma se devo scegliere una cosa in particolare, è stato l'incontro con i bambini della rete: i bambini cresciuti in queste realtà (ma anche gli avventori dei corsi e i conoscenti) hanno un approccio alla vita davvero ammirevole: sono bambini molto sicuri di sé, che hanno un rispetto e una predisposizione alle buone pratiche, che non hanno bisogno della televisione per intrattenersi, a cui, come una volta, basta un giardino e la buona compagnia per stare bene.

 

Cosa ti è rimasto più impresso di questo viaggio?

I sorrisi. Il buon umore. La leggerezza con cui tutte queste persone affrontano le problematiche quotidiane. Aspetto che ho cercato di inserire nel film. E che non è da sottovalutare. Nel senso che tutti loro affrontano quotidianamente gli stessi problemi che affrontano tutti gli altri, ma con uno spirito diverso, con una serenità, quella serenità gliela si legge negli occhi, come di qualcuno che ha trovato la sua propria dimensione nel rispetto del mondo che lo circonda, al di là dei problemi che possono sorgere.

Credo che le etiche della permacultura (rispetto e cura della terra, rispetto e cura delle persone e condivisione del surplus) siano le linee guida di un "vivere meglio" che tutti quanti ricerchiamo.

 

Quali sono i messaggi racchiusi nel docu-film?

Il docu-film vuole far vedere che esiste un'alternativa: esiste un modo di vivere diverso dal sistema vigente da cui ci sentiamo schiacciati, esiste un modo di rapportarsi agli altri basato sulla fiducia e sull'etica, esiste un modo di vivere con gli altri che non sia competitivo, ma basato sulla condivisione. E tutto questo volevo farlo vedere, altrimenti si può pensare sia un mondo impossibile o troppo lontano dalla realtà. Invece il mio viaggio serve per far vedere alle persone che non solo è possibile, ma sta già succedendo.

Le tematiche fondamentali sono la consapevolezza personale, il consumo critico/consapevole, la riduzione dei consumi, l'economia positiva e sostenibile, il cibo come rivoluzione sociale. Dal punto di vista più filosofico, il messaggio principale si rifà all'unica legge della permacultura: prenditi la tua responsabilità. Sii cosciente che ogni tua azione ha un peso sul mondo e sulla società. Scegli bene che azioni vuoi intraprendere, perché ognuno di noi ha un ruolo in questo mondo. Più responsabilità ti prenderai nei confronti di te stesso e del mondo che ti circonda, più sarai libero di agire consapevolmente. Il concetto di libertà e di responsabilità sono strettamente connessi.

 

Qual è, secondo te, il primo passo da compiere per andare verso un vero cambiamento?

Il primo passo in assoluto è quello di avere il coraggio di guardarsi dentro. Attualmente viviamo in mondo in cui è molto facile giudicare e criticare l'altro, ma quasi impossibile fare una vera analisi di noi stessi. Siamo troppo abituati a delegare a qualcun altro le sorti della nostra esistenza e non diamo importanza invece a quello

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 Ottavia Nigris Cosattini

che potremmo fare noi per cambiare quello che non ci piace.

La transizione non vuole essere un cambiamento repentino nelle abitudini (i cambiamenti troppo rapidi non sono duraturi), vuole essere un incamminarsi verso una direzione di rispetto e sostenibilità. Credo sia importante cominciare solo osservando le nostre abitudini quotidiane, per capire cosa riusciamo a cambiare subito (lasciare le luci accese inutilmente, sprecare l'acqua, buttare il cibo avanzato), cose semplici che richiedono solo la nostra attenzione. Poi si può passare a gesti più impegnativi, come cambiare le abitudini mentali e pratiche (stare attenti a dove spendiamo i nostri soldi, a dove facciamo la spesa, a quale economia stiamo alimentando con i nostri soldi; fare attenzione a che tipo di comunicazione abbiamo con gli altri: siamo aggressivi, presuntuosi, abbiamo una comunicazione violenta verso il prossimo? non solo di persona, ma anche sui social che ci rappresentano; preferire i mezzi pubblici alla macchina....).

Mi permetto di citare San Francesco senza riferimenti religiosi: "Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile."

 

Avete già fatto un tour di proiezioni in Sicilia, com’è stato accolto?

E' stata un'esperienza incredibile. L'accoglienza che ho ricevuto è stata sorprendente, sono stata accolta come una persona di famiglia.

Le proiezioni sono state fatte nei luoghi più disparati, dal cinema del comune, ad associazioni e anche dentro casa delle persone che mi avevano invitato: in tutte le occasioni è stata una sorpresa, non solo la conoscenza ogni volta di persone nuove, interessate e impegnate e capire quindi che la permacultura si sta diffondendo a macchia d'olio, ma anche lo stupore di molti che una ragazza friulana era riuscita a raccontare la Sicilia, con tanta passione e affetto. In molti mi hanno detto: "Dovevamo aspettare te dal Friuli per conoscere quanto è bella la nostra terra e quanto sono forti i siciliani". Ma forse solo un occhio esterno poteva dare voce a un movimento autogestito e partito dal basso.

 

Dopo Roma, avete in programma altre proiezioni?

Per ora abbiamo confermato il 22 Marzo a Udine, al cinema Visionario. Il 26 Marzo a Milano, alla Cascina Torchiera. Ma in previsione anche Perugia, Napoli, Firenze...

Progetti futuri?

L'anno scorso ho avuto l'occasione di essere coinvolta in un progetto di cooperazione internazionale per gli aiuti al popolo Saharawi, popolo segregato nel deserto dell'Algeria dopo l'invasione del Marocco negli anni '70. Sono più di 40 anni che vivono nei campi per rifugiati senza poter tornare nella propria terra. Il prossimo documentario sarà su di loro.

 

Appuntamento quindi al Teatro Quirinetta di Roma, il 4 marzo, a partire dalle ore 18, per la proiezione del docu-film “LUPO NERO, LUPO BIANCO – Viaggio nel gruppo Permacultura Sicilia”, con l’intervento dei rappresentanti di gruppi e associazioni locali e nazionali, degustazione di prodotti siciliani e non, percorso didattico nell'orto biologico e nel Playground per i più piccoli e, per finire, concerto live del gruppo VERROSPIA. L’ingresso è libero. Non mancate!

March 01, 2018

28059054 2118221158459788 3132799562692953787 nNell’ambito della XIII edizione del FESTIVAL TEATRALE EUROPEO  - XACTOR

"La Pizia profetava a casaccio, vaticinava alla cieca,
e poiché altrettanto ciecamente veniva creduta,
nessuno ci faceva caso se le sue profezie non si avveravano quasi mai,
o solo qualche rara volta…"

Friedrich Dürrenmatt 

 

E’ il mito fondante della psicoanalisi, quello che più di tutti ha condizionato per secoli il nostro immaginario collettivo attraverso trattati, letteratura, pittura e musica. Parliamo del mito di Edipo, lo sfortunato figlio del re Laio e della regina Giocasta, che uccide senza sapere chi sia il vecchio re, e ne impalma la vedova diventando re a sua volta. E questo sarebbe il mito di riferimento cui si ispira lo spettacolo Pannichys. Ma chi è costei? Si tratta di una Pizia, o meglio una portavoce dell’oracolo, e in questo caso anche delle predizioni del famigerato Tiresia, il divinatore privo di vista che il mito vuole fatto accecare da Giunone. I greci credevano ciecamente, è il caso di dirlo, nelle predizioni delle pizie, senza distinzione di ceto: popolo e nobili, sovrani e generali, tutti consultavano l’oracolo prima di un’impresa, per capire il senso di disgrazie naturali, per avere indicazioni e consigli anche sulla vita familiare. Ma questa storia nello spettacolo in questione, mette seriamente in dubbio la veridicità di quanto è stato predetto e poi vaticinato. Pannichys infatti, giunta alla fine della sua vita, come fanno tanti anziani, si libera finalmente dai vincoli formali, e diffonde la sua verità. In realtà ha vaticinato a caso, tanto per dare delle risposte agli angosciati abitanti di Tebe vittime di una terribile pestilenza, e anche per divertirsi alle spalle dei creduloni. Così tutto si ribalta, tutto prende un significato diverso, una diversa prospettiva. E i primi ad essere spiazzati sono i protagonisti della vicenda: Edipo e Giocasta che tornati dall’aldilà, sono i primi ad essere sorpresi. In scena, tanto per complicare le cose c’è anche la Sfinge, che racconta la sua verità, e Tiresia, ingannatore ingannato, che confessa di non essere mai stato cieco.

Geniale la trovata di far parlare i vari personaggi in dialetto: un Edipo napoletano, una Giocasta calabrese, una Pannichys che sciorina in siciliano le sue sagge considerazioni con malcelata ironia. D’altronde si sta parlando di un mito mediterraneo, e non erano queste regioni parte della Magna Grecia?

Ma nella volontà dell’autrice, che si è ispirata a Durrenmatt, il vero protagonista della storia è il dubbio, e questo oltre a spiazzare e divertire gli spettatori, dovrebbe far riflettere sullo smarrimento umano, e quanto mai attuale, dinanzi al crollo di certezze, o ideali che appaiono immutabili. L’incertezza è alla base della vita umana, e una univoca verità non esiste. Inutile perdere la vita a cercarla. Questo ci riconduce al pirandelliano “Così è se vi pare”, parlando di un grande autore mediterraneo, certamente influenzato come molti della sua generazione dalle teorie freudiane.

La regia briosa, l’affiatamento degli attori, tutti “in parte e talentuosi”, è evidente e fa di Pannichys uno spettacolo davvero godibile. Tournèe previste in varie città, tra le prossime date: Malborghetto per la rassegna Teatri di Pietra, e Volterra, ospite del Festival Internazionale del Teatro Romano.

 

con

Annamaria Guzzio Pannichys

Paolo Gatti Tiresia

Clif Imperato Edipo

Camilla Cuparo Giocasta

Valentina Tramontana Sfinge

Davide Campenni ’Militto

Regia di Mariagiovanna Rosati Hansen

Ispirato alla novella di Friedrich Dürrenmatt

February 02, 2018

Cest la vie 1 1E’ in sala dal 1° febbraio, distribuito da Videa, “C’EST LA VIE – Prendila come viene” di Erik Toledano e Olivier Nakache, presentato con successo alla Festa del Cinema di Roma e campione d’incassi in Francia, con più di 4 milioni di spettatori e oltre 20 milioni di euro incassati. Con 180 copie, l’opera, firmata dalla coppia di registi più brillante del cinema francese, definiti “maestri della commedia dolceamara”, Erik Toledano e Olivier Nakache ( “Quasi amici”), è interpretata da un cast di attori straordinario: Jean-Pierre Bacri, Gilles Lellouche, Jean-Paul Rouve, Eye Haidara, Suzanne Clément.

“Se qualcosa può andar male lo farà”, sembra il sottotitolo del film “C’EST LA VIE – Prendila come viene”: il racconto tragicomico e surreale di tutto quello che può andare storto quando si organizza un party di nozze. Dai preparativi alla grande festa finale, l’imprevisto è dietro l’angolo, e tra gaffe e piccoli incidenti, la riuscita della festa è in serio pericolo…

Nulla è più importante per due sposi del giorno del proprio matrimonio. Tutto deve essere magico in ogni momento. E per organizzare la festa perfetta, Max e il suo team sono i migliori in circolazione. Pierre ed Elena hanno deciso di sposarsi in un magnifico castello poco fuori Parigi e hanno scelto di affidarsi a loro per una serata meravigliosa. Tutte le fasi, dall’organizzazione alla festa, viste attraverso gli occhi di quelli che lavorano per renderla speciale: un gruppo di persone, ognuna con le sue manie e nevrosi, che devono cercare di adattarsi l’uno all’altro. Sarà una lunga giornata, ricca di sorprese, colpi di scena e grandi risate, nella speranza che tutto si risolverà per il meglio.

Uno spaccato crudo e tenero al tempo stesso, dove trapela una straordinaria umanità. La trama è nota, ma il modo di affrontarla è assolutamente originale, una pellicola ricca di elementi contrastanti che riescono a fondersi in perfetto equilibrio, tra situazioni comiche, esilaranti e paradossali.

January 04, 2018
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  Isabel Russinova - foto Sergio Battista.

«Uomo, sei capace d’essere giusto? È una donna che ti pone la domanda; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi: chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il creatore nella sua saggezza; scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l’esempio di questo tirannico potere”: Isabel Russinova porta in scena Olympe de Gouges.

Si chiamava Marie Gouze, ma decise del proprio destino e del proprio nome che cambiò in Olympe de Gouges. Un’eroina dimenticata condannata per aver difeso libertà e donne.

L’ultima frase pronunciata, prima di essere ghigliottinata, da Olympe de Gouges fu: “Le donne avranno pur diritto di salire alla tribuna, se hanno quello di salire al patibolo”.

E’ lei la protagonista dell’ultima fatica teatrale di Isabel Russinova, che in quest’occasione è sia protagonista che autrice. La Russinova infatti le ha dedicato un testo: “La viaggiatrice con le ali”, andato in scena in prima nazionale al teatro Flaiano di Roma, che sarà ripreso in tournèe nelle maggiori città italiane.

Nata nel 1748, nella città di Montauban, nel sud ovest della Francia, Olympe de Gouges fu ritenuta colpevole di aver criticato la deriva illiberale che aveva assunto la Rivoluzione Francese degenerata in terrore, e di essersi battuta per i diritti delle donne e di tutti coloro che avevano subito ingiustizie. Una vera e propria martire del libero pensiero.

In vita fu autrice raffinata di testi teatrali, sempre combattiva contro i pregiudizi e la censura della libertà di pensiero, osò proporre alla Francia di scegliere fra tre forme di Governo: Repubblicano, Federale e Monarchico. Per questi motivi fu condannata a morte.

Isabel Russinova le ha dedicato: “La viaggiatrice con le ali”, andato in scena con successo al Teatro Flaiano a Roma. “Quando entri nella storia della sua vita – afferma l’autrice - quando leggi i suoi testi, i suoi documenti, percepisci il battito del suo cuore, un cuore di donna moderna, coraggiosa, volitiva, sensibile e sensuale, senti l’urgenza di raccontarla, di far rivivere la sua energia che è ancora presente, pronta per essere ascoltata e offerta alle nuove generazioni e alle donne del nostro tempo”. Non è la prima volta che la Russinova, da sempre sensibile a tematiche sociali e culturali legate alle problematiche dei diritti umani – tra l’altro è testimonial ufficiale di Amnesty International Italia – propone sulla scena personaggi del genere riconducibili alla storia, ma anche alla contemporaneità. Non è casuale la scelta di voler parlare di Olympe: la sua originalità, la sua indipendenza di spirito, i suoi scritti audaci e la sua onestà intellettuale ne hanno fatto una delle più belle e interessanti figure umaniste della fine del Settecento.

Nel corso della sua vita Olympe firmò 29 romanzi e scritti vari, 71 pièce teatrali, 70 fra libelli rivoluzionari e articoli. È ricordata principalmente come autrice della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791) in relazione alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1789), che scrisse affinché venisse approvata dall’assemblea costituente.
Olympe si dedicò strenuamente al tema dei diritti e della libertà individuale: al riconoscimento dei diritti delle donne, ma anche dei neri, degli orfani, degli anziani, dei disoccupati, dei poveri. Si proclamò a favore della democrazia rappresentativa, respinse il dispotismo e le torture. La sua spiccata vena pubblicistica e comunicativa era congeniale al tempo della Rivoluzione, e carica di novità. Ciò non impedì che nel 1793 venisse ghigliottinata.

Madame de Gouges avrebbe desiderato che la rivoluzione fosse fatta senza spargimenti di sangue, dopo il 25 agosto 1792 scrisse La fierté de l’innocence, ou le silence du véritable patriotisme, in cui si pose come avversaria della ghigliottina. Nell’ottobre 1792 attaccò il manifesto intitolato Pronostic sur Maximilien Robespierre, par un animal amphibie. Per lei egli era “un obbrobrio”, lo considerò distruttivo, vampiresco, lo esortò a «fuggire il grande giorno, che non era fatto per lui». Ma nonostante la grande partecipazione femminile alla rivoluzione, nell’aprile 1793 la convenzione dichiara che le donne non hanno lo statuto di cittadine.
Nel giugno 1793, presagendo il peggio, Olympe rende pubblico il suo Testament politique, fa affiggere il manifesto Le trois urnes ou le salut de la Patrie par un voyageur aérien nel quale propone un referendum popolare per scegliere una forma di governo tra quella repubblicana, federativa e monarchica. Questo scatena le accuse del Tribunale rivoluzionario. La sua casa viene perquisita e sparsi i suoi scritti. Al processo dirà: «Sono donna, temo la morte, ho paura del vostro supplizio, ma non ho confessioni da fare, dall’amore per mio figlio trarrò il mio coraggio».
Nel 1793 vengono ghigliottinati 21 girondini e Maria Antonietta. Olympe viene privata di avvocato, afferma di essere incinta, ma non le si crede. Il Tribunale la ritiene colpevole di aver attentato alla sovranità del popolo. In prigione scrisse al figlio: «Muoio mio caro figlio, vittima della mia idolatria per la Patria e per il popolo…muoio innocente» (il figlio non ricevette la lettera che fu confiscata da Fouquier-Tinville). Il 3 novembre 1793 fu ghigliottinata.

La viaggiatrice con le ali è un racconto per il teatro e un viaggio nell’anima. Intensa e toccante l’interpretazione che la Russinova dà a questa eroina, coadiuvata dalla regia attenta di Rodolfo Martinelli Carraresi. Il testo sarà pubblicato quest’anno, in occasione dell’anniversario della nascita di Olympe, dalla Curcio Editore.

Lo spettacolo è stato presentato in anteprima all’interno della rassegna Quartieri Contemporanei e in prima assoluta lo scorso Dicembre a Roma, al Teatro Flaiano, nell’ambito della rassegna dedicata ai diritti umani, T.E.H.R., patrocinata da Amnesty International Italia e dall’Università Roma Tre. Continuerà il suo percorso nei maggiori teatri nazionali ed internazionali, anche come movie theatre, pubblicato da DNA home video.

December 14, 2017

ljklhWillem Dafoe, attore versatile in grado di spaziare con grande facilità da ruoli comici a drammatici, è stato nominato ai Golden Globe per il film The Florida Project di Sean Baker, stimato regista di Tangerine, in sala il 1° Febbraio con Cinema di Valerio De Paolis, già ricco di riconoscimenti da tutto il mondo.

La pellicola ha appena ricevuto una nomination ai Golden Globe per l’interpretazione di Willem Dafoe, come attore non protagonista. Presentato con grande successo alla Quinzaine des Realisateurs, il film ha iniziato un lungo percorso di Festival - da Toronto a New York, da San Sebastian a Londra, fino a Torino dove è stato il film di chiusura - e moltissimi riconoscimenti: nomination ai British Indipendente Film Awards, agli Spirit Awards ai Gotham e Satellite Awards; film dell’anno all’American Film Institute Awards, ha vinto anche il Toronto Film Critics Associations, il Los Angeles Film Critics Association, il New York Film Critics Circle Awards, San Francisco Film Critics, e molti altri.

La storia è incentrata sul mondo dell’infanzia, la sua innocenza, le scoperte, la spensieratezza, contrapposto all’universo degli adulti, con le loro difficoltà e i loro problemi. Una vivace bambina di sei anni, il suo gruppo di amici e le vacanze estive che si riempiono della sorpresa, dello spirito di possibilità e del senso di avventura tipici di quella fase della vita, mentre gli adulti intorno a loro attraversano tempi difficili. Hanno circa sei anni e riescono ancora a trasformare una realtà fatta di fast food, trash televisivo e quotidiana miseria in un’avventura. Moonee è una piccola canaglia, la sua giovane mamma Halley si muove lungo il confine tra legalità e crimine e l’unico che cerca di tenere insieme le cose è Bobby (Willem Dafoe), il manager del Magic Castel Hotel dove vivono Moonee e Scooty.

Ambientato a Orlando, Florida, la capitale mondiale delle vacanze, un paradiso ricco di sole al quale accorrono, ogni anno, milioni di turisti da tutto il mondo, un regno incantato con una miriade di parchi tematici, spettacoli e resort, il film rivela però che, a pochi passi di distanza, c’è un mondo completamente diverso, in cui vivono personaggi descritti da Baker senza pietismi e con una gran dose di allegria.

November 10, 2017

3336b9fe70bbabc7b65df6710c54dba7c285b27cUn incubo satirico, brillante e implacabile come una luce alogena”, così Peter Bradshaw presenta su The Guardian “Happy End”, il nuovo film scritto e diretto dal pluripremiato Michael Haneke, regista e sceneggiatore austriaco, Palma d’Oro per “Il Nastro Bianco” e “Amour”, quest’ultimo anche vincitore del Premio Oscar come Miglior Film Straniero. Autore di storie scioccanti e senza speranza, Haneke è tra i registi contemporanei che maggiormente dividono pubblico e critica. E dopo cinque anni da “Amour”, torna dietro la macchina da presa con una nuova opera.

Presentata in concorso al Festival di Cannes, la pellicola è ambientata in una cittadina di confine nel Nord della Francia, dove si svolgono le vicende di una grande famiglia altoborghese, i Laurent, che ha ormai smarrito i suoi valori, chiusa nella propria solitudine, nell’incomunicabilità di un mondo cinico, indifferente e asettico.

La storia raccontata contrasta con il titolo scelto per questo film: specchio spietato di una società votata alla falsità, alla rabbia, all’egoismo e all’infelicità, tra vane ambizioni, menzogne, frustrazioni e morbose fantasie. Sullo sfondo, Calais, tra i maggiori centri di transito per i rifugiati d’Europa che invadono le strade della città portuale in attesa di una possibilità di attraversare l'Eurotunnel.

Un film attuale e originale che arriva dritto allo spettatore, al quale rivolge domande senza dare risposte, rigoroso e spiazzante, provocatorio e controverso in pieno “stile Haneke”, acuto e lucido osservatore di un’umanità alla deriva e di una realtà in perenne trasformazione. Il tutto impreziosito dalle interpretazioni di due mostri sacri del cinema francese, Jean-Louis Trintignant e Isabelle Huppert, ormai presenze quasi costanti nei film di Haneke.

Un cast stellare che vede tra gli interpreti anche: Mathieu Kassovitz (Il favoloso mondo di Amélie), Franz Rogowski, Laura Verlinden, Toby Jones (Il Racconto dei racconti).

“Happy End” è prodotto da Les Films du Losange, X Filme Creative Pool e Wega Film e sarà in sala a partire dal 30 novembre distribuito da Cinema di Valerio De Paolis.

October 10, 2017

Una questione privata è il titolo del nuovo film di Paolo e Vittorio Taviani, registi e sceneggiatori cinematografici con oltre 50 anni di carriera e diversi riconoscimenti, tra cui: 9 David di Donatello, un Leone d'Oro alla carriera, un Orso d'Oro, un Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes, 5 Nastri D’Argento e 3 Globi. Autori di un cinema ricco di contaminazioni poetiche e politiche, tra letteratura, storia, cronaca, favola, anche questa nuova opera risente del loro inconfondibile stile.

Il film vede protagonisti Luca Marinelli, vincitore del David di Donatello come migliore attore non protagonista per Lo chiamavano Jeeg Robot, affiancato da Lorenzo Richelmy, interprete principale della serie Marco Polo targata Netflix, e Valentina Bellè, volto noto della serie tv I Medici.

UnaQuestionePrivata ValentinaBellé LucaMarinelli LorenzoRichelmy fotoUmbertoMontiroli 0587 previewLiberamente tratto dal capolavoro di Beppe Fenoglio - considerato da Calvino uno dei più bei romanzi italiani del Novecento - Una questione privata è l’intenso racconto di una storia d’amore, di dolore, di amicizia, di gelosie, di ricerca della verità tra le nebbie delle Langhe, insomma una questione privata che alla fine appartiene a tutti, ai tempi della guerra di Resistenza.

Luca Marinelli è Milton, ragazzo introverso e riservato, mentre Lorenzo Richelmy è Giorgio, allegro e solare: i due amici sono entrambi innamorati di Fulvia (Valentina Bellè). Lei si lascia corteggiare, giocando con i loro sentimenti. I tre ragazzi nell’estate del 43 si incontrano nella villa estiva di Fulvia per ascoltare e riascoltare il loro disco preferito: Over the Rainbow. E nonostante la guerra, sono felici. Un anno dopo tutto è cambiato. Milton e Giorgio sono ora partigiani. È inverno e la nebbia è calata su tutto. Milton si ritrova davanti alla villa dei tempi felici, ormai chiusa e si abbandona al ricordo di Fulvia. La custode lo riconosce e invitandolo ad entrare allude ad una relazione tra la ragazza e il suo migliore amico Giorgio. Per Milton, logorato dal dubbio, si ferma tutto: la lotta partigiana, gli ideali, le amicizie. Ossessionato dalla gelosia, vuole scoprire la verità. E corre attraverso le nebbie delle Langhe per trovare Giorgio, ma Giorgio è stato catturato dai fascisti. L’unica speranza è trovare un prigioniero fascista da scambiare con l’amico, prima che questi venga fucilato…

«Oggi, nel nostro tempo ambiguo – dicono Paolo e Vittorio Taviani - tempo di guerra non guerreggiata, Fenoglio ci ha suggestionato con UnaQuestionePrivata LucaMarinelli fotoUmbertoMontiroli 0157 previewil suo “Una questione privata”: l’impazzimento d’amore, e di gelosia, di Milton, il protagonista, che sa solo a metà e vuole sapere tutto. Da qui siamo partiti per evocare, in una lunga corsa ossessiva, un dramma tutto personale, privato appunto: un dramma d’amore innocente e pur colpevole, perché nei giorni atroci della guerra civile il destino di ciascuno deve confondersi con il destino di tutti».

La pellicola sarà presentata venerdì 27 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, in programma dal 26 ottobre al 5 novembre, e uscirà in sala il 1° novembre, distribuito da 01 Distribution.

“Una questione privata” è una produzione STEMAL ENTERTAINMENT e IPOTESI CINEMA con RAI CINEMA, LES FILMS D’ICI e SAMPEK PRODUCTIONS.

September 26, 2017

image004Dopo il successo all’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia, dove ha vinto la sezione Orizzonti come Miglior Film, “Nico, 1988” si appresta a conquistare l’America.

L’opera è diretta da Susanna Nicchiarelli, che ha scritto e diretto, tra gli altri, “Cosmonauta”, vincitore del premio Controcampo alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e nominato come miglior esordio ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento, “La Scoperta dell’Alba”, presentato alla Festa del Cinema di Roma, inoltre ha realizzato il corto di animazione in stop-motion, “Sputnik 5”, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, vincitore del Nastro d’Argento.

Interpretato dall’attrice e cantante danese Trine Dyrholm (vincitrice dell'Orso d'Argento al Festival di Berlino 2016 e nominata agli EFA come migliore attrice protagonista per La comune di Thomas Vinterberg), il film racconta gli ultimi anni dell’artista-icona Nico. Ambientato tra Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, nella campagna polacca e il litorale romano, “Nico, 1988” è un road-movie dedicato agli ultimi anni di Christa Päffgen, in arte Nico. Musa di Warhol, cantante dei Velvet Underground e donna dalla bellezza leggendaria, Nico vive una seconda vita dopo la storia che tutti conoscono, quando inizia la sua carriera da solista. La pellicola ripercorre gli ultimi tour di Nico, con la band che l’accompagnava in giro per l’Europa negli anni ’80: anni in cui la “sacerdotessa delle tenebre”, come veniva chiamata, ritrova se stessa, liberandosi del peso della sua bellezza e ricostruendo un rapporto con il suo unico figlio dimenticato.

È la storia di una rinascita, di un’artista, di una madre, di una donna oltre la sua icona.

“Nico era una musicista complessa, ma la sua rimane una tra le produzioni più coraggiose del periodo: ha creato uno stile unico nel quale la ricerca di un’espressione personale si coniugava alla provocazione, l’esperimento, l’ironia, e soprattutto il coraggio”, ha dichiarato la regista.

Il film è stato acquistato da Magnolia Pictures, il presidente della Magnolia Eamonn Bowles ha affermato: “Susanna Nicchiarelli ha evocato un momento della vita di Nico che suona più vero di qualsiasi documentario. Questo non sarebbe stato possibile senza la coraggiosa, eccezionale interpretazione di Trine Dyrholm che ha1500471716511 incarnato questa icona riluttante, profondamente imperfetta”.

“Sono così entusiasta che il mio film sarà visto dal pubblico americano e sono davvero orgogliosa che Nico, 1988 sia stato acquisito da una società di distribuzione così raffinata e apprezzata”, ha commentato la Nicchiarelli.

Prodotto da Vivo film con Rai Cinema e Tarantula in co-produzione con VOO e Be TV, il film sarà in sala in Italia dal 12 ottobre distribuito da I Wonder Pictures.

September 25, 2017

ghdrhrDopo essere finalmente riuscito a leggere l’”Inferno” di Dan Brown, mi sono immediatamente dedicato alla visione del film di Ron Howard , curioso di verificare cosa ne fosse stato ricavato. Ora, vi prego, non tiratemi fuori il lagnosissimo ed arcilogoro luogo comune secondo cui tutti i film sarebbero inesorabilmente condannati ad essere nettamente inferiori al libro di origine (“tutta un’altra cosa!”)... Convinzione questa diffusissima, quanto falsa.Perché non mancano davvero lavori cinematografici perfettamente all’altezza di quelli letterari che li hanno resi possibili. Anzi, in non pochi casi i primi risultano essere di un livello artistico forse anche superiore. Basti pensare ai capolavori di Luchino Visconti o ad alcune delle opere di Roberto Faenza.

Ma il problema non è tanto questo. E’ ovvio che un film “tratto da” o “liberamente ispirato a” è cosa che merita di essere esaminata e valutata senza eccessivi confronti o aspettative di fedeltà assoluta ... E’ perfettamente comprensibile, infatti, che un’opera cinematografica adatti, snellisca, ometta, modifichi, elimini il “troppo e il vano”. Il problema, però, è verificare se tra film e libro ci sia almeno qualche fondata pretesa di correlazione.
Nel caso di “Inferno” noi ci ritroviamo di fronte ad un caso limite: da un libro non certamente eccelso, ma pur sempre di una certa godibilità, costruito con furbizia e intelligenza, è stato ricavato un film inguardabile, dove regnano sovrane superficialità ed approssimazione. I non moltissimi pregi dell’opera di Dan Brown finiscono per perdersi totalmente: il prof. Robert Langdon, colto ed ironico, si trasforma dolorosamente in un povero mentecatto travolto dagli eventi; le succulente curiosità storico-artistiche svaniscono quasi del tutto; lo spessore filosofico-scientifico della problematica al centro della vicenda viene mestamente impoverito; la conclusione inquietante ma anche gravida di speranza viene immiserita in chiave goffamente sentimentale ...
Mentre ad essere enfatizzati sono soltanto gli aspetti peggiori, ovvero le non poche oscurità e illogicità della trama e la fragilità dei personaggi. Il risultato è una sorta di frenetica e nevrotizzante “caccia al tesoro” mescolata ad un non ben comprensibile “guardie e ladri”, dove le vicende si susseguono senza sosta, in un groviglio sgangherato di eventi (spesso ingiustificatamente violenti) sgradevolmente ansiogeni, in cui i riferimenti a Dante, Vasari e Botticelli finiscono per apparire del tutto privi di senso.
Insomma, un film irritante e deludente per quanti, soddisfatti o meno, hanno letto il libro, fastidiosamente sfilacciato, disarmonico e strampalato per tutti gli altri.

September 18, 2017

InviaggioconAdele"In viaggio con Adele" è il primo lungometraggio diretto dal giovane regista toscano Alessandro Capitani, vincitore del David di Donatello 2016 per il cortometraggio "Bellissima".

La protagonista è l’attrice Sara Serraiocco, già interprete di “La ragazza del mondo”, “Non è un paese per giovani”, e l’ultimo “Brutti e Cattivi”, la dark comedy con Claudio Santamaria e Marco D’Amore che da Venezia arriverà nelle sale il 19 ottobre. Accanto a lei, Alessandro Haber e la partecipazione di Isabella Ferrari e Patrice Leconte.

Adele è una ragazza di 25 anni con la sindrome di Asperger, un grave disturbo dello sviluppo simile all’autismo, che vive sotto l’ala protettiva della mamma Margherita e che non ha mai conosciuto il padre. Quando la mamma improvvisamente morirà, per Adele cambierà tutto. Abbandonata dai parenti, che non hanno intenzione di prendersene cura, Adele incontrerà Aldo, un vecchio attore sessantacinquenne, convocato in Puglia proprio per un ultimo saluto alla defunta Margherita. Aldo scoprirà di essere il padre di Adele e dovrà accompagnarla dalla nonna materna, ma cosa più importante dovrà trovare il 71068 pplcoraggio di dirle la verità.

La pellicola si girerà per 5 settimane tra Puglia, Lazio e Parigi.

L’opera è tratta da un soggetto di Alessandro Haber, Tonino Zangardi e Nicola Guaglianone (Lo chiamavano Jeeg Robot, Indivisibili e L’ora legale), quest’ultimo firma anche la sceneggiatura. La direzione della fotografia è di Massimiliano Kuveiller, i costumi sono di Catia Dottori, la scenografia di Andrea Castorina e le musiche di Michele Braga.

La pellicola è una coproduzione Italo-francese tra Paco Cinematografica e Denis Friedman Productions, in associazione con Imprebanca e il sostegno di Apulia Film Commission.

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