L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Food & Wine (250)

 
 
 
 
Urano Cupisti
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Strana storia o leggenda quella del Ciliegiolo. Dapprima considerato figlio per alcuni, genitore per altri del Sangiovese, dell’Aglianico ed addirittura del Montepulciano d’Abruzzo.

Una cosa è certa: le sue origini sono spagnole e i primi grappoli in Toscana, provincia di Lucca, furono osservati intorno alla seconda metà del 1800. La sua diffusione dovuta ai pellegrini della via Francigena ha segnato territori come la provincia della Spezia, la già ricordata provincia di Lucca (dove veniva indicato con il nome di Ciliegiolo di Spagna), l’intera Maremma per poi trovare aerali importanti nel ternano (Narni in particolare), fino ad arrivare nel Tavoliere delle Puglie.

Grappolo grosso e lungo dotato di una o due ali ha una buccia molto pruinosa di medio spessore e di colore blu intenso-violaceo.

“Dà origine a un vino dal colore intenso, morbido, con una acidità limitata. I profumi si rifanno alle ciliegie (da cui il nome)” (cit.Vitigni d’Italia, Slow Food Editore).

“Di solito è un vino da consumo immediato, spesso utilizzato come vino da taglio”. Citazione trovata e ripetuta dai soliti “soloni” ben informatii.

Tuttavia esistono versioni in purezza di notevole spessore qualitativo.

È quanto ho potuto appurare e assaggiare nella due giorni trascorsi a Narni (Terni) durante la manifestazione dedicata a questo vitigno: Ciliegiolo d’Italia, giunta alla sua quinta edizione.

Vini provenienti da quattro regioni (2 dalla Liguria, 24 dalla Toscana, 2 dal Lazio e 19 dall’Umbria per un totale di 46 campioni) a confrontarsi tra loro con ben 5 vendemmie diverse. La 2018, la più giovane, la 2014 la meno giovane.

Se la coltivazione più estesa la troviamo in Toscana, un’attenzione particolare è data dai viticoltori della zona di Narni tanto da arrivare ad ottenere la Doc Ciliegiolo di Narni.

Qualcuno lo ha definito “camaleontico” per la diversità di espressione a seconda delle zone di produzione nello stesso territorio comunale. Non sono d’accordo perché camaleontico significa cambiare totalmente espressione di base. Direi molto in sinergia con terreni e microclimi diversi tra loro. E il Ciliegiolo mantiene fede alle sue caratteristiche portanti.

 
 I vini in concorso

Durante gli assaggi è scaturito che la propria qualità espressiva sembrerebbe esaurirsi al quarto anno di affinamento in bottiglia. I successivi assaggi effettuati nelle varie aziende che ci hanno ospitato nella due giorni “narnense”, hanno portato a dilatare i tempi. Vuoi per permanenze in legno, spesso piccolo (barriques), vuoi per attenzioni maggiori in vigna e nelle prime fasi delle fermentazioni. Ciliegioli di maggiore struttura e complessità per una maggiore longevità. E certi assaggi aziendali l’hanno dimostrato.

Questi i miei “dieci ciliegioli” usciti dai 46 presentati. (non in ordine di preferenza ma di annata)

- Leonardo Bussoletti 2018 Narni Umbria

- Sandonna 2018 Giove Umbria

- Tenuta Fabbrucciano 2018 Narni Umbria

- Vallantica 2018 SanGemini Umbria

- Collecapretta 2018 Spoleto Umbria

- Tenuta Cavalier Mazzocchi 2018 Narni Umbria

- Fattoria Mantellassi 2018 Magliano in Toscana

- Montauto 2017 Manciano Toscana

- Sassotondo 2017 Sovana Toscana

 
 presenze marine nel terreno

- La Palazzola 2016 Stroncone Umbria

 
 Uno dei tanti

A seguire i quattro vecchi che hanno nobilitato la rassegna:

- Valdonica 2015 Roccastrada Toscana

- La Selva 2015 Magliano in Toscana

- Podere del Visciolo Piancornello 2015 Montalcino Toscana

- Tenuta Cavalier Mazzocchi 2015 Narni Umbria

La richiesta del mercato per un vino dall’immediatezza e facile beva sembrerebbe cambiare verso dagli assaggi giovani ma dal lungo avvenire.

La quinta edizione di “Ciliegiolo d’Italia” ha (per alcuni timidamente) mostrato questo nuovo corso che, a mio giudizio, porterà questo vitigno ad essere sempre più apprezzato come “produttore” di vini eccellenti. Chapeau!

 
 vigneti nello Ningxia

Perché il titolo in francese? Semplicemente perché è la Francia la nazione di riferimento per i vignaioli cinesi. Sulle etichette primeggiano foto di Chateau alla francese, gli studi in agraria e enologia, ancor prima che nelle loro Università, portati avanti con mirabolante e incredibile successo a Bordeaux, Montpellier, Lyon, i “legni” principalmente importati dal Massif Central francese (anche se adesso utilizzano prodotti provenienti da aree montane vicino al confine con Mongolia e Corea del Nord), beton vetrificati, presse e vasche inox e via, via, via.

Se in un primo tempo (anni ’70, ’80) il Partito Comunista Cinese iniziò a spalancare le porte agli occidentali, oggi, divenuta potenza mondiale nella quantità di vino prodotto (seconda posizione dietro l’Italia), la trasformazione pare sempre di più importante e i vini cinesi, negli ultimi tempi, sono riusciti a collocarsi nella sfera dei pregiati.

 
 MasterClass

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel settembre 2002 quando, trovandomi a Losanna per problemi familiari, partecipai alla presentazione di alcuni vini cinesi da monovitigni. Rimasi allora incredulo e, da quel giorno, l’attenzione ai vini con gli occhi a mandorla fu sempre seguita dal sottoscritto con attente riflessioni se pur prudenti.

E la frequenza in continuità delle biennali di Vinexpo Bordeaux mi ha permesso di seguire l’evoluzione del “fenomeno cinese” toccando con mano questa realtà, conoscendo i modi di vinificare, le scelte fatte nel decidere in quali aree produrre e allevare le viti e assaggiare le linee di produzione partecipando ad incontri, degustazioni, masterclass.

Una cara amica un giorno, nel pour parler sul fenomeno cinese, uscì con questa riflessione: ”Il gap che loro non potranno mai colmare è di natura storica”.

Riformulai la domanda ad un funzionario cinese durante una conferenza stampa al Vinexpo del 2015. Con molta calma sorretta dall’immancabile ed educato sorriso, dopo alcuni attimi di “silenzio meditativo”, la risposta fu: “Ne siamo coscienti. Infatti siamo partiti dove gli europei sono arrivati”. Questi la sanno lunga.

 

 

 
 Marselan

I piani quinquennali.

Non solo riso. Il Partito Comunista Cinese è da molti anni convinto che la parte rurale del paese deve trovare un tipo di coltivazione diversa. “E senza tante storie e lungaggini burocratiche” ha effettuato massicci investimenti in certe aree ritenute vocate per rispondere al sempre più bisogno di vino, dare la possibilità di crescere a popolazioni ancora allo stato feudale, a creare un “movimento del vino” (simile alle nostre Strade del Vino), con tanto di accoglienza e eccellenti destinazioni turistiche.

Se pur il consumo di vino sia sempre un bene di nicchia destinato a circa il 12% della popolazione vi invito a fare due conti e vedere di quali numeri stiamo parlando. Nel 2017 la popolazione ufficiale ammontava a 1.386.000.000 di persone. Il 12% si attesterebbe intorno a 115.000.000 di consumatori .

Le regioni vinicole

Localizzate principalmente in Shandong, Hebei, Jilin, Tianjin, Xingiang, Ningxia, Pechino e Gansu. L’area di maggiore produzione è quella della penisola di Jiaodong nello Shandong che da sola rappresenta circa la metà di produzione vinicola nazionale. Vi sono attive più di 200 aziende con estensioni pro capite di 1.000/ 1.500 ettari vitati con produzioni di centinaia di milioni di bottiglie (numeri spaventosi ). L’estensione vitata nazionale raggiunge 3,8 milioni di ettari!

Il fenomeno Ningxia

Ormai è giustamente ricordata come la regione dell’eccellenza del vino cinese. Posta sotto la catena montuosa Helan, una

Chateau cinese

volta importante tappa lungo la Via della Seta. Nella capitale Yinchuan ha sede una delle più famose Università del Vino: Whine School Ningxia University. È anche la regione delle “contraddizioni” legate alle religioni praticate. Tradizionalmente il Ningxia, con la presenza dell’etnia Hui è a maggioranza musulmana. Ma come possiamo registrare il vino unisce i popoli (sic!).

Situata tra il 30esimo e il 50esimo parallelo risponde in pieno ai canoni “scolastici” che da tempo distinguono la localizzazione delle vigne. Scelta come area da investire dalle multinazionali Pernod Ricard e Moët Hennessy. Quest’ultima con la sua unità di produzione di spumanti Chandon China (vi ricordate gli spumanti Chandon, quelli della formula 1? Autenticamente cinesi).

Attualmente le uve più diffuse nella regione sono Cabernet Sauvignon (la più coltivata), Merlot, Pinot Noir, Syrah, Marselan, Chardonnay , Riesling italico, Gamay e Semillon. Ma non solo.

Udite, udite (mi rivolgo agli amici toscani). Nella regione del Ningxia si sperimentano nuovi vitigni tra cui il Sangiovese. Secondo il Prof. Demei Li, considerato un guru in materia vitivinicola, il sangiovese è un vitigno interessante che qui solitamente raggiunge la maturazione entro la prima settimana di ottobre come in gran parte della toscana. “È una varietà a maturazione tardiva che da vini dal colore rubino, con aroma fruttati e speziati”. Aspettiamoci Chateau Chianti Winery.

Recentemente al Vinexpo Bordeaux ’19 sono stato invitato, come stampa estera, ad una MasterClass “Le vignoble Chinois: Un avenir prometteur” organizzato da Clovitis, un gruppo di enologi consulenti internazionali . Partner per l’occasione Monsieur CHEN Deqi, uno dei più importanti e conosciuti viticoltori dello Ningxia. La sua proprietà, HO-LAN Soul , estesa su 7.000 ettari di vigneti destinati da alcuni anni ad una produzione Biologica. Altezze dei vigneti mediamente sui 2.000 mt. Gli Assaggi:

Helan Goddess 2018. Riesling Italico. Giovane, ancora inespresse le note minerali tipiche dell’italico. Fruttato, albicocche e mele . Al palato bocca dolce e buona sapidità. Ottimo, voto 87/100

 
 Mr Deq CHEN

Helan Goddes 2018. Rosé da Cabernet Franc. Cabernet Franc all’80% e Cabernet Sauvignon al 20%. Colore carico, Lamponi, ciliegie e fragole. Al palato per niente aggressivo come il colore lasciava intendere. Un bel rosé, morbido, leggero e fresco. Ottimo, voto 88/100

Cabernet Sauvignon 2014. Titolo sostenuto: 14,5%. Manto rubino cupo. Naso interessante con un finale bellissimo speziato. Il tannino ben estratto. Ottimo, voto 89/100

Shiraz 2014 Gran vino questo Syrah, dai profumi aristocratici. Al palato l’incedere gustativo si è mostrato elegante trainato da un tannino setoso. Eccellente, voto 90/100

Marselan 2014 Sicuramente il migliore del trittico dei Rossi. Dato quotato anche da Decanter. Profilo olfattivo che porta all’eccellenza. Elegante al palato con struttura avvolgente che richiama uno “stile francese della droite”. Lunga persistenza. Eccellente, voto 92/100

Una MasterClass che ha ricordato la ormai “prepotente ascesa nei tempi” della viticoltura cinese. Sottovalutarla e non seguirla significa essere “fuori“ dalla realtà vinicola mondiale. E se non vi fidate di quanto raccontato vi riporto i consigli di Decanter ai quali aggiungo Ho Lan Soul Winery

CHATEAU HEDONG Chardonnay, annata 2011

CHATEAU YUANGE Cabernet Sauvignon, annata 2012

CHATEAU YUNMO Greatwall Reserve Rose, annata 2013, Greatwall Reserve Merlot, annata 2012

CHÂTEAU NINGXIA SAINT LOUIS DING Farsight Cabernet Sauvignon, annata 2010

DYNASTY Muscat, annata 2011

GAOYUANYUAN Silver Heights The Summit, annata 2011

GREATWALL 5 Star Cabernet Sauvignon, annata 2005 Terroir Superior Selection Chardonnay, annata 2008

 
 La barriccaia Chateau Ho Lan Soul

Chateau Yunmo Reserve Chenin Blanc , annata 2012 Chateau Yunmo Reserve Italian Riesling, annata 2012

Chateau Yunmo Reserve Cabernet Franc, annata 2012

HELAN MOUNTAIN Special Reserve Chardonnay, annata 2011 Special Reserve Merlot, annata 2010

Special Reserve Cabernet Sauvignon, annata 2010

NINGXIA HELANSHAN MANOR WINE Chateau Hedong Cabernet Sauvignon, annata 2012

SKYLINE OF GOBI Cabernet Sauvignon Selection, annata 2012

YINCHUAN CHÂTEAU BACCHUS Château Bacchus, annata 2011

YUHUANG CHATEAU Cabernet Sauvignon, annata 2009

 

La domanda più ovvia che viene fatta al ritorno da una Manifestazione importante è questa: come è andata?

La risposta è nelle parole conclusive di Monsieur Rodolphe Lameyse, nuovo CEO arrivato 30 giorni prima dell’inaugurazione: "C’è bisogno, la necessità di un cambiamento radicale nella strategia per far rivivere Vinexpo Bordeaux e farla sopravvivere in armonia con il nascente Vinexpo Paris (nome ancora non definitivo). Dobbiamo fare affidamento sui nostri punti di forza per reinventarci. Il nuovo respiro passerà attraverso 3 assi chiave: business, contenuti ed esperienza. Nel 2021, per celebrare il 40 ° anniversario, Vinexpo Bordeaux si reinventerà in un nuovo modello, pur mantenendo la sua identità e i suoi valori”.

Nell’edizione appena conclusasi abbiamo respirato decisamente un’aria diversa, come se volutamente l’evento fosse stato irrorato, imperlato di scaglie di naftalina in attesa degli eventi. E per eventi futuri s’intendono quelli in programmazione a Parigi.

Intanto è arrivata la conferma dell’unione d’intenti tra Wine Paris e Vinexpo Paris. La prima reduce dalla sua prima edizione (con lusinghiero successo) nata dalla fusione di Vinisud e Vinovision, la seconda con l’annuncio di un grande Vinexpo da effettuare al Paris Expo Porte de Versailles nel mese di gennaio 2020. Dopo la dichiarata e conclamata unione d’intenti (proprio nei giorni di Bordeaux) ecco la notizia ufficiale: la Manifestazione di Parigi (ancora senza un vero nome che non tarderà ad arrivare con tanto di nuovo logo) si svolgerà dal 10 al 12 febbraio 2020.

Se pur vissuto in una forma di stato d’attesa, il Vinexpo di Bordeaux ha mantenuto le promesse della vigilia: 12 conferenze tematiche, 24 degustazioni

 
 WOW

mirate, varie masterclass organizzate dalle aziende direttamente nei propri stand, vini da tutto il mondo e largo spazio ai superalcolici sia francesi (Armagnac, Cognac e Calvados), sia cinesi, vietnamiti, russi, della Martinica e giapponesi. Quest’ultimi presenti anche con una folta rappresentanza di aziende produttrici di Sake. E partecipare ad una degustazione tipica di questo fermentato è stata un’esperienza unica per un inesperto quale mi ritengo.

Ancora una volta il Vinexpo di Bordeaux ha manifestato il suo DNA assolutamente internazionale. Grande spazio naturalmente alle regioni francesi;

 
 Sake giapponese

dalla Borgogna all’Alsazia attraverso la Loira, la Languedoc-Roussillon ed infine la gauche e la droite del Bordeaux.

Ultimo ma non ultimo “WOW”. Un mondo a se.

Tantissimi visitatori arrivati per incontrare i 150 produttori di vini biologici e biodinamici provenienti da ben 10 paesi diversi. Dopo il successo dell’edizione ultima (2017), WOW (World of Organic Wines) è tornato nuovamente a Bordeaux per riunire un’offerta internazionale di vini di questo settore. Evento nell’Evento, seducente attrattiva sempre più richiesta.

E domani?

Intanto nel 2021, per celebrare il suo 40 ° anniversario, Vinexpo Bordeaux si reinventa in un nuovo modello (tra poco sarà svelato), pur mantenendo la sua identità e i suoi valori.

Quindi appuntamento al 2021 dopo aver conosciuto il neonato Vinexpo Paris o come cavolo si chiamerà.

 
 Sake cinese

Urano Cupisti

KOROLEVA significa Regina in Russo. A Roma è stata presentata la nuova marca di caviale proveniente dall'allevamento sul mare Baltico che pretende di diventare la "regina" delle tavole italiane. Il  packaging accattivante oro-bordò evoca i tempi dello zar, la confezione è dotata anche di un cucchiaino di madreperla in un sacchetto di velluto rosso per la degustazione. Forse il nome più adatto sarebbe Zarina...

Koroleva Caviar è un’azienda leader nella produzione del caviale operativa da molti anni in Russia ed è una realtà ben consolidata in diversi paesi del mondo (Emirati Arabi, Indonesia, Cina, Nord  Europa, Gran Bretagna).

Collabora con Hotel di lusso in Asia e compagnie aeree private e può vantare partner di grande rilievo. Questo grazie alla qualità dell’allevamento biologico situato in un’area decontaminata nel Mar

Baltico. Come dichiarano i rappresentanti dell'azienda: è l’unica al mondo a non contenere conservanti. I pesci si nutrono esclusivamente di alghe e sali minerali, ed ha superato con successo i test microbiologici chimici sanitari di Gran Bretagna e Emirati Arabi che sono i più complessi e rigidi del mondo.

La presentazione ha avuto luogo al Giulia Restaurant che, sotto la guida in Cucina dello Chef Pierluigi Gallo, è un punto di riferimento gourmet a Roma.

In questa particolare occasione il giovane Chef ha preparato per gli ospiti con un menù a base di caviale creato ad hoc. Anche il dessert è stato coronato da questa pregiata leccornia.

La serata ha registrato il pienone, merito ovviamente del talento del giovane Chef, ma anche del crescente interesse degli italiani verso gli alimenti fin'ora considerati esotici. Oramai il caviale comincia a far parte della quotidianità della cucina moderna italiana.

Archiviato lo scudetto, da qualche settimana gli occhi sono puntati sulla serrata lotta per conquistare da una parte una qualificazione alle prossime competizioni europee e dall’altra, per conquistare la salvezza. Per la Champions sono in lizza ci sono e lottano, a parte il Napoli già qualificato, Atalanta, Milan e Inter, per quella Uefa League se la giocheranno fino in fondo Torino, Roma e Lazio. Per il discorso retrocessione invece, per evitare la terz’ultima piazza attualmente occupata dall’Empoli, avranno da sudare Parma, Udinese, Genoa e Bologna.

L’Atalanta fatica contro un Genoa alla disperata caccia di punti salvezza e ottiene la vittoria di misura rischiando sul finire di subire addirittura il pareggio. Reti di Barrow, Castagne e Pandev. Il Cagliari le prova tutte ma in casa contro la Lazio subisce una sconfitta che mette in crisi i sardi, che hanno ancora bisogno di un punto per conquistare la matematica salvezza. Reti di Pavoletti, Luis Alberto e Correa. Vittoria esterna di misura del Milan che batte la Fiorentina (un punto in sei partite) e rimane in corsa per una miracolosa qualificazione in Champions League. Rete di Calhanoglu. Rocambolesca rimonta del Torino che alla fine batte uno spensierato Sassuolo e rimane in corsa per una postazione Uefa League. Reti di Belotti (2), Zaza, e Bourabia. Fra Sampdoria ed Empoli vince la squadra che ha più motivazioni, quindi sono i toscani i quali, con questa vittoria, hanno ancora qualche piccola chance di giocarsi la salvezza fino alla fine. Reti di Quagliarella, Diego Farias e Di Loreto. Vittoria “obbligata” dell’Udinese in casa del già retrocesso Frosinone, tre punti che ridanno spirito e fiducia in casa friulana. Reti di Dionisi, Okaka (2) e Samir. Una Spal già salva prova a mettere in difficoltà anche il Napoli ma i partenopei, nonostante raggiunti sul pari a pochi minuti dal termine, trovano in extremis la vittoria per chiudere al meglio questo campionato. Reti di Petagna, Allan e Mario Rui. In casa contro la Juventus, la Roma aveva l’obbligo della vittoria per non rimanere fuori dalle coppe europee e dopo aver patito un buon avvio dei bianconeri è uscita alla distanza e conquistato una vittoria che la rilancia in chiave europea. Reti di Florenzi e Dzeko. Fra Bologna e Parma c’erano in palio punti pesanti per la salvezza, hanno avuto la meglio i felsinei che conquistano una pesante vittoria che “quasi” li salva, discorso opposto per gli avversari che dovranno ancora sudare fino al termine. Reti di Orsolini, Sepe, Lyanco, Sierralta e Inglese. L’Inter batte il Chievo e riconquista la terza posizione, da adesso in poi i neroazzurri non potranno più sbagliare. Reti di Politano e Perisic.

Risultati

Atalanta-Genoa 2-1; Cagliari-Lazio 1-2; Fiorentina-Milan 0-1; Torino-Sassuolo 2-3; Sampdoria-Empoli 1-2; Frosinone-Udinese 1-3; Spal-Napoli 1-2; Roma-Juventus 2-0; Bologna-Parma 4-1; Inter-Chievo 2-0.

Classifica

Juventus 89; Napoli 76; Inter 66; Atalanta 65; Milan e Roma 62; Torino 60; Lazio 58; Sampdoria 49; Sassuolo 42; Spal 42; Bologna, Cagliari e Fiorentina 40; Parma 38; Udinese 37; Genoa 36; Empoli 35; Frosinone 24; Chievo 15.

Prossimo turno

Udinese-Spal; Genoa-Cagliari; Sassuolo-Roma; Chievo-Sampdoria; Parma-Fiorentina; Empoli-Torino; Milan-Frosinone; Juventus-Atalanta; Napoli-Inter; Lazio-Bologna.

Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

La Riflessione!

Auspicabile un’alleanza Vinitaly – Vinexpo - Prowein

 

Pensiero comune con Angelo Gaja. Il futuro anticipa cosa accadrà. A gennaio 2020 per la prima volta si svolgerà a PARIGI Vinexpo Paris. Un doppione? Perché? Risposta semplice. I francesi hanno capito che Bordeaux non è più in grado di continuare ad offrire “un servizio” adeguato alle sempre più numerose richieste di spazi espositivi e la città è troppo piccola per “gestire” la massa dei visitatori. Parigi sarà lo scenario che porterà la manifestazione a primeggiare in quantità e qualità. L’Asia e l’Africa sono i mercati futuri del vino e l’Europa vitivinicola “deve” presentarsi “unita”. Non più eventi ripetitivi con spreco di risorse e tempo ma un unico Salone congiunto capace di accogliere e divenire espressione di promozione del vino europeo sui mercati internazionali. Utopia? NO, necessità!

 

 

 

Frammento n. 1

Vinexpo Bordeaux 2019

Apre il 13 e si conclude il 16 di questo mese. Vinexpo, il grande evento internazionale dedicato ai vini e agli alcolici di qualità. Quattro giorni per fare il giro del mondo vitivinicolo, incontrare i decision maker leader, fare affari, confrontarsi sulle sfide strategiche della filiera e beneficiare di un’esperienza unica nel cuore di uno dei vigneti più famosi. Il salone di riferimento per i produttori mondiali. Un DNA assolutamente internazionale. Accanto a tutte le regioni francesi trovano la giusta dimensione espositiva paesi come Sud Africa, Austria, Georgia, Portogallo, Germania, Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Libano, Cina, Giappone, la penisola indocinese e i paesi vinicoli del Sud America al completo.Ed infine WOW (World of Organic Wines), l’evento nell’evento per riunire un’offerta internazionale di vini e liquori biologici e biodinamici.

 

Frammento n. 2

I vini sovranisti

Il significato delle parole “di moda”. Ma il vino che c’azzecca? Autoctono è ormai troppo sfruttato, obsoleto. Avanti con sovranista e perché no patriottico e tricolore (attenzione a quest’ultima parola perché usata anche dai cugini francesi). A spingere il successo del vino italiano, secondo una recente indagine di Coldiretti diffusa durante il Vinitaly, sono le etichette sovraniste che occupano i primi dieci posti del maggior incremento dei consumi. Si tratta dell’alta qualità offerta dalla tradizione millenaria della viticoltura tricolore. E allora cosa aspettiamo ad inserire sovranista nelle etichette?

 

 

Frammento n. 3

Forse non è l’Eldorado che credevamo.

East Asia, meglio identificata con Asia orientale. A dirla con l’Onu quella macro-area formata da Mongolia, Cina, Giappone, Corea del Nord e del Sud, Taiwan. L’export del vino italiano da quelle parti funziona? Per niente! Se poi aggiungiamo che in buona parte dei paesi citati non conoscono l’Italia e non sanno dove si trova la situazione diviene sconcertante. Negli anni abbiamo commesso l’ingenuità di ritenere l’Asia orientale come il nuovo Eldorado andando all’assalto della diligenza. La verità è che bisogna non commettere l’errore di fare letture troppo affrettate e seguire le orme di altri paesi che in ottica di medio, lungo periodo consolidano quanto raggiunto.

 

 

Frammento n. 4

Il primo dizionario di Vini e Vitigni in cinese

Secondo alcuni “comunicare in modo corretto è l’unica via per conquistare i mercati”. E per conquistare il mercato cinese, Gambero Rosso e Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano hanno ideato e realizzato il Dizionario dei vini e vitigni d’Italia in formato cartaceo. 1.200 voci.

 

 

 

 

 

Frammento n. 5

I modi alternativi di fare Vino.

Dall’etichetta fatta di fieno che salva gli alberi al vino scomponibile, da quello invecchiato nelle acque del mare e dei laghi a quello che matura in miniera, dai tappi di zucchero a quelli che diventano gioielli. Che cosa si inventa per sopravvivere.

 

 

 

Frammento n. 6

Il vino del contadino fa schifo

È quanto asserito dal noto fotografo e produttore di vino Oliviero Toscani in un’intervista a Repubblica durante il recente Vinitaly. Non risparmia provocazioni e dice sempre quello che pensa. “Il vino del contadino fa schifo a meno che non intoppi l’annata buona”. E ha continuato dicendo: “ Oggi vinificare è affare di tecnici specializzati, enologi, agronomi, tecnici della terra. Gente preparata, insomma”. Parlando poi del suo vino ha precisato:” Non lo faccio in prima persona. Lo guardo fare”. E alla domanda perché il vino prodotto porta il suo nome, la risposta è stata:” Non ho fantasia”.

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. 

Uno dei locali più storici in via di Torre Argentina a Roma è stato trasformato da Igles Corelli, famoso Chef italiano, nella sua lunga carriera premiato da ben 5 stelle Michelin. Igles Corelli è ammirato per il suo concetto di cucina circolare che riassume il detto popolare "non si butta via niente". Lo racconta nel suo programma " IL gusto di Igles" sul canale gastronomico Gambero Rosso. Così "Mercerie",  da negozio di tessuti è diventato un concept di ristorazione che introduce la cucina stellata nel catering e nello street food.

La brillante idea è stata di   proporre la qualità dei piatti stellati in piccoli assaggi per renderli accessibile a tutti. Sono state inventate le famose praline, lasagnette e bottoni, pensati per l’asporto o per uno spuntino durante una passeggiata a Roma. Ovviamente si mangia anche direttamente nel locale. Mercerie è composto da due piccole sale arredate con classe.

Il simpatico bartender Stefano Nicola Fenu è il nuovo volto al bar. La sua professionalità si vede e si sente negli ottimi   signature cocktail, come quello piacevolissimo a base di vodka che addirittura cambia colore mentre va servito. La proposta culinaria si è arricchita con l'arrivo della brigata in cucina tutta al femminile. Elisa Cutellè e Stefania Lanotte sotto la guida della bravissima Viviana Marrocoli sfornano nuovi piatti, eleganti rivisitazioni di tradizione romana, ma anche napoletana. Una delle lasagnette, quella al nero di seppia ripiena di baccalà mantecato è invenzione di Viviana e l’ha dedicata alla sua Napoli.

Polpo abbinato al carciofo con gelato di carciofo è un'altra delle nuove specialità.

Viviana, la giovane lady chef di vasta esperienza sia in Italia che all'estero, è appassionata di panificazione. Giornalmente 5-6 tipi di pane, fatti rigorosamente con la farina macinata a pietra, escono dalla cucina di questo piccolo ristorante. "La cucina é DONNA" - è il motto di Viviana Marrocoli. Anche i migliori Chef hanno imparato la cucina dalla mamma o dalla nonna. “Avete mai sentito dire: ho imparato cucinare dal mio nonno"?, ribatte lei con il suo splendido sorriso. Viviana è fiera della fiducia, pienamente meritata, che ha avuto dal grande Chef per poter dirigere non solo questo locale, ma anche altre attività legate al progetto Mercerie per tutta l'Italia.

Comunque è sempre fiduciosa che le Lady Chef avranno sempre più importanza nella enogastronomia Italiana e anche mondiale. Purtroppo la vita privata delle lady chef spesso risente degli orari sacrificanti. Ma questo succede anche ad altre donne in carriera. La speranza è che in futuro gli uomini possano apprezzare maggiormente gli enormi sforzi delle donne, cioè quella di riuscire nella loro professione senza farglielo pesare.

 

 

Irina Raskina

Nel sud della Francia. Due regioni così diverse tra loro inspiegabilmente e incomprensibilmente da apparire, comparire insieme legate da quel trattino (tratto di unione) che vorrebbe far credere che si tratti di un unico territorio.

Storie, leggende, campanilismi esasperati che le contraddistinguono. E noi, gente italica, di campanilismi ne abbiamo da vendere eppure, per i cosiddetti equilibri politici, ci teniamo i “trattini” del Trentino-Alto Adige, Friuli – Venezia Giulia, Emilia – Romagna e fino a poco tempo fa, Abruzzo – Molise.

Languedoc – Roussillon (in italiano Linguadoca –Rossiglione), meglio identificata dai francesi come Midi, tra l’altro è la zona viticola più grande della Francia sia come superficie vitata che quantità di vino prodotto.

Famosa e ricordata per i suoi Vin de Table (corrispondente al nostro vino da tavola, spesso in damigiana, sfuso), negli ultimi anni, dopo aver “elevato” i vitigni maggiormente presenti localmente al rango di vitigni di pregio, modernizzando contemporaneamente le tecniche di vinificazione, hanno raggiunto lo stato di Vini VDQS (Vin Délimité de Qualité Supérieure, le nostre Doc) e AOC (Appellation d'origine contrôlée, le nostre Docg).

La Côtes du Roussillon

Si estende dai pendii dei Pirenei fino alla periferia della città di Narbonne. È l’ultima parte di territorio francese ad ovest per lo più influenzata dalla cultura catalana anche nei dialetti comunemente e diffusamente parlati, vere e proprie lingue.

Terra di confine con una spiccata volontà di rivendicazione delle proprie origini. È la zona dove maggiormente, nel periodo medievale, si diffuse l’eresia dei Catari, i Puri.

Erroneamente considerati “un popolo” , i Catari erano di fatto tutti coloro caratterizzati da un radicale anticlericalismo che rimetteva in discussione l’esistenza delle strutture e del personale ecclesiastico.

Centro principale di aggregazione la cittadina di Carcassonne ma anche alcune abbazie benedettine sparse nelle Corbières.

La mia visita nel Roussillon ha avuto inizio proprio da Carcassonne, dalla cité medievale e dalla vicina Limoux, famosa per il suo crémant.

In questa cittadina vengono prodotti ottimi vini frizzanti, come il Blanquette (e non la Blanquette). Considerato erroneamente un vitigno, il vino Blanquette è formato da un assemblaggio dove Il vitigno Mauzac, tipico della zona, è predominante nella misura del 90/95%. Il resto è rappresentato da chenin blanc e chardonnay.

Perché Blanquette? I vitigni di Mauzac hanno la caratteristica di avere una “peluria” bianca sulle foglie; quando soffia il vento, le vigne danno l’impressione di essere bianche (da qui il nome Blanquette).

Il Blanquette de Limoux è vino frizzante naturale, fresco e delicato, dai sentori di mela verde, albicocche, fiori d’acacia… ideale per l’aperitivo!

Già cento anni prima di Dom Pérignon e i suoi “esperimenti” nella Champagne, i confratelli benedettini in Limoux producevano vini spumanti con il cosiddetto metodo ancestrale, unica fermentazione in bottiglia.

Da Limoux alle Corbières il passo è stato breve. La più vasta area vitivinicola del Roussillon che racchiude zone con terreni molto diversi tra loro.

Scisto, calcare, arenaria, marna. Queste diversità portano alla distinzione di 11 territori nell'ambito dell'area di denominazione, dove prevalgono i vini rossi corposi con un gusto speziato. Accanto ai Grenache Noir e Carignan sono stati aggiunti relativamente nel periodo recente, vitigni come Mourvédre e Syrah . Spesso è usata la macerazione carbonica e affinamento in barriques nuove.

Il clima assolato e secco è sinonimo di maturazioni ideali per i VDN (Vins Doux Naturel) come quelli assaggiati nella fantastica e sorprendente, al limite dell’irreale, valle di Maury con le distese di damigiane senza rivestimento, esposte alle intemperie per oltre un anno (vedi foto).

Banyuls e Collioure altrettanto famosi. Zone pietrose e brulle di fronte al mare che devono la notorietà a quei marinai di Corinto che qui approdarono e piantarono viti.

Coteaux de Languedoc

Deve la sua fama vitivinicola ad un’antica strada romana costruita dal proconsole Gneo Domizio Enobarbo, primo governatore della Gallia Narbonensis: La Via Domitia.

Costruita principalmente per ragioni militari, successivamente utilizzata per scambi commerciali, aveva come scopo principale il facile raggiungimento delle colonie romane della Gallia meridionale.

La prima area visitata è stata il Minervois, ancora legata al Roussillon per vicinanza e/o continuazione dello stesso, ma con caratteristiche pedo-climatiche diverse. In epoca romana un tale Cicero spediva dal Minervois carichi interi di vino a Roma utilizzando la via Domitia.

Sui terrazzamenti dei pendii che guardano il fiume Aude, le vigne di Grenache Noir, Mourvèdre e Carignan fanno bella mostra di se.

Dal Minervois al Saint-Chinian il passo è stato breve. Ai piedi del monti Cevènne, avamposti del Massiccio Centrale, vi si producono i vins de table, pieni e robusti, ma anche vini molto innovativi di grande interesse come i Màs Champac.

Infine il distretto sconosciuto de La Clape, a sud di Narbonne, vicinissimo al mare. Vini rossi interessanti e i bianchi ottenuti dal vitigno bourbolenc.

Caratterizzato da piccole valli marnose, sinuose, scoscese, che si estendono bruscamente nelle scogliere sul versante mediterraneo, il paesaggio di La Clape è in netto contrasto con le pianure circostanti. Il punto più alto è Pech-Redon, a 214m. Il massiccio è caratterizzato dai suoi canyon e valli coperte di pinete e vigneti. La superficie totale di produzione viticola è di 768 ettari.

Viaggio in Linguadoca – Roussillon ovvero disamina delle diverse aree produttrive, senza concedere priorità a questa o a quella, ma rimarcando le differenze, difformità tra due regioni dai contrasti evidenti eppur tenute insieme da antiche logiche politiche.

La domanda che in conclusione sorge spontanea (il famoso intercalare di Antonio Lubrano):

È sempre valido quel tratto di unione (trattino) tra Languedoc e Roussillon?

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

Dedicati al Vinitaly 2019

 

La Riflessione!

 

Ci rivediamo l’anno prossimo

Si è chiusa una edizione con il raggiungimento di tanti record. Dal numero di buyer a quello degli espositori. “È stato il Vinitaly più grande di sempre e domani saremo già al lavoro per migliorare ancora”. Questo il commento di Maurizio Danese, presidente di Verona Fiere. Bene, anzi benissimo. Ed allora vediamo dove migliorare nella logistica. Padiglione Lombardia. Non si può chiudere il padiglione per troppa affluenza a causa del richiamo della Franciacorta. Si sposta la Franciacorta così come fu deciso a suo tempo per la Fivi perché non si può impedire agli addetti ai lavori di non rispettare impegni presi. Riorganizzare le navette interne da un padiglione all’altro con punti di raccolta (come del resto fanno in altre manifestazioni internazionali ed usufruire di un servizio necessario). Accordi con Trenitalia e Trenord per corse aggiuntive sulla tratta Brescia-Verona-Vicenza e viceversa per evitare di intasare il traffico con l’utilizzo delle auto (ricordiamoci l’etilometro).Altrimenti crescerà il numero di chi crede che Verona non sia più la sede adatta!

 

Frammento n. 1

Il Vino e gli Italiani

Passionale come l’amore, tradizionale come il pranzo della domenica, popolare come il calcio. Un amore da 14,3 miliardi di Euro nel 2018. L’88% degli italiani ha consumato vino nell’ultimo anno. Più volte l’abbiamo scritto: Italia primo paese produttore di vino nel mondo, primo in quantità. A volte certi risultati vanno seriamente approfonditi. Il dato del 2018 è ben al di sotto dei dati di 20 anni fa (26% in meno). Forse si beve in modo più responsabile. Roma beve più bianchi, Napoli più rossi mentre a Milano è il consumo di spumante che vince. Fenomeno Spritz, soprattutto tra i giovani. Qualcuno ha scritto “lo spritz come primo approccio culturale verso un prodotto bandiera (prosecco)”. Ne vogliamo parlare?

 

 

Frammento n. 2

I vincitori del Premio internazionale. Arrivano i cinesi.

Attribuito a personalità, aziende o istituzioni italiane ed estere che si sono distinte per il loro impegno nel campo enologico. Cantina Ornellaia, Leon Liang e Demei Li. Sulla Cantina Ornellaia niente da eccepire. Si gioca in casa con un produttore leader di Bolgheri. Chapeau per il premio. Leon Liang, fondatore di Grapea, la più importante e innovativa scuola cinese di educazione al vino. Demei Li, professore di Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università dell’Agricoltura di Pechino. Uno dei più importanti enologi cinesi. È consulente per svariate cantine che producono vini eccellenti comprese Helan Qingxue, Leirenshou in Ningxia, Tiansai e Zhongfei in Xinjiang. Proprio mentre lavorava per la Helan Qingxue, il vino Jia Bei Lan vinse l’International Trophy del Decanter World Wine Awards nel 2011: grazie a lui, per la prima volta un vino cinese si è aggiudicato l’ambito premio. Demei Li è ormai diventato uno dei più bravi viticoltori della Cina e da tanti è considerato l’equivalente cinese di Michel Rolland. Grazie alla sua attività di consulente, in particolare nelle province di Ningxia e Xinjiang, a Li Demei si deve l’alto standard dei vini cinesi sul mercato globale. Ripeto: ALTO STANDARD. Meditate gente, meditate

 

 

Frammento n. 3

 

La piattaforma Wine to Asia

La nuova piattaforma multicanale di Verona Fiere presentata a Verona e operativa dal 2020. Ci siamo. Sono stati recepiti i continui avvertimenti che per entrare nel mercato cinese, sono le piattaforme multicanale le chiavi di accesso. Cina uguale al Far East. Shenzhen la città di partenza, Pacco Communication Group Ltd il partner. Tanto per capire meglio: saremo in compagnia di Vinexpo Bordeaux, Rhône Valley, Bordeaux Wine School ecc… Siamo in ritardo. Speriamo di recuperare.

 

 

Frammento n. 4

Organic Hall

Il mercato è sempre più attento ai temi ambientali ed etici. È nato Organic Hall nel Padiglione F. Un Vinitaly a se stante? No. Direi integrazione e possibilità di avere una scelta più ampia. Su 18.000 etichette presenti al Vinitaly ben 3.300 sono state posizionate nell’Organic Hall a rappresentare i biologici e biodinamici. Vinitalybio promosso dalla Federbio e la collettiva di produttori artigianali dell’associazione Vi.Te – Vignaioli e Territori. E non dimentichiamo il successo della FiVi, i vignaioli indipendenti che quest’anno si sono presentati alla kermesse veronese in un numero superiore di operatori.

 

 

Frammento n. 5

International Wine Hall

Padiglione ancora sotto tono quello destinato alla presenza dei produttori internazionali. Nato come punto di promozione distintivo ed unico per le produzioni estere, di fatto è marginale sia come disposizione che rappresentanza. Esserci o non esserci è la stessa cosa.

Osservo, scruto, assaggio e…penso.

Urano Cupisti

 
 Stemma della tenuta

“Nel 1994 Fulvio Martini, industriale delle “spugne”, torna a far vivere un luogo abbandonato in una posizione incantevole della costa toscana. Le lande incolte vengono popolate di oliveti, vigneti e macchia mediterranea, mentre una ristrutturazione di gran gusto crea dai resti dell’antico casale un relais di campagna”. Così si legge nella presentazione della Tenuta Fortulla.

 
 Il casale

Ci troviamo a Castiglioncello tra Rosignano Marittimo e Livorno, la costa che precede la rinomata area bolgherese. Ad accogliermi Laura Marzari, l’anima vera della Tenuta.

Avevo promesso a Laura, in un precedente incontro, che sarei venuto “a calpestare le vigne” per consolidare e rafforzare quanto era emerso in quel contesto. Promessa mantenuta. Ed insieme a scoprire…

 

 

LA PITTURA

Luogo da sempre fonte di ispirazione per gli artisti in particolare pittori. Qui alla fine dell’800 nacque il movimento dei pittori Macchiaioli.

La storia racconta che il loro maggiore esponente, il pittore Giovanni Fattori (Livorno, 6 settembre 1825 – Firenze, 30 agosto 1908), abbia soggiornato spesso a Castiglioncello nella tenuta dell’amico e critico d’arte Diego Martelli. Si racconta che il Poggio Pelato sia stato fonte d’ispirazione per molte sue opere.

 

 

 
 Scena del film "Il sorpasso"

IL CINEMA

Sono i luoghi del celeberrimo film Il sorpasso, film del 1962 di Dino Risi. Il regista scelse quel tratto dell’Aurelia, tra Castiglioncello e Calafuria, per girare le scene finali drammatiche di quel sorpasso ormai vero cult della storia cinematografica di quel periodo. E la Tenuta Fortulla ha voluto dedicare uno dei suoi vini prestigiosi, Sorpasso (appunto), alll’evento divenuto ormai patrimonio di quel territorio.

 

 

LA MACCHIA MEDITERRANEA

La macchia mediterranea (lecci, ginepri, eucalipti, rovi, rosmarini) è uno dei principali ecosistemi. Formazione vegetale arbustiva sempreverde. A Castiglioncello e nel suo entroterra si sviluppa sui declivi con suolo poco profondo e soggetto a un rapido drenaggio. Svolge quindi la funzione importantissima di difesa del suolo dall’erosione da parte degli agenti atmosferici, assicurando un'efficace regolamentazione idrogeologica.

Olivi, pini (bosco) e vigneti come patrimonio del Progetto Bioitaly della Direttiva Europea Habitat ovvero sito di interesse Nazionale per la sua preziosa biodiversità.

“La nostra filosofia aziendale abbraccia le pratiche biologiche perché siamo convinti che questa è la strada del nostro futuro. Fin dalla preparazione del terreno, le lavorazioni sono state condotte in maniera biologica e abbiamo piantato le barbatelle a mano. L’essere biologici rispecchia la nostra linea di pensiero, aiuta e amplifica l’identità dei nostri vini e ad essere più unici”

 

 

I NUMERI

La proprietà si estende su 110 ettari di cui circa 7 vitati e 5 ad oliveta. “La scelta dei vitigni è stata dettata dal nostro terroir e dal clima per dar vita a dei vini ottimi, ricchi di frutto, sole ed equilibrati ma sempre rispettando la peculiarità dei nostri vitigni”.

 

 

GLI ASSAGGI

5 i vini prodotti e 1 spumante (metodo charmat).

Serpentino 2018, vermentino 90% e viognier 10%. Ottimo voto 86/100;

Pelagico 2015, petit manseng 100%. Ottimo, voto 89/100;

Epatta rosé 2018, cabernet franc e sauvignon al 50% ciascuno. Ottimo, voto 87/100;

Fortulla 2014, cabernet franc e sauvignon al 50% ciascuno. Ottimo 89/100

Sorpasso 2013, cabernet sauvignon 47%, cabernet franc 47% e merlot 6%. Eccellente 91/100.

Ventaglio eterogeneo di terreni, esposizioni; differenze notevoli nello stesso areale. Peculiare diversificazione come recente eredità della storia di Laura e Fulvio. I vini vividi e gradevoli che hanno dato ottime prove durante la degustazione.

Tenuta Fortulla: nella sua crescita meritevole di molta attenzione. Chapeau!

 

 

Urano Cupisti

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