
L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
E' Margot Wölk, la donna che a novantacinque anni, tedesca, rivelerà cosa è capitato a quindici donne (7 nel film) durante il potere di Adolf Hitler. Lei è stata una di quelle quindici assaggiatrici; lei la rivelatrice della storia che ha ispirato il romanzo di Rosella Postorino, uscito nel 2018; una storia tutta vera che varrà alla scrittrice il Premio Campiello e il Premio Rapallo Carige. Un inesplorato punto di osservazione dal quale guardare e raccontare la guerra, purtroppo non inesplorato rispetto alla violazione del corpo delle donne. Dunque, non una trincea scavata nella terra, bensì l'orrore d'una tavola imbandita dove dovranno pranzare e cenare -giorno dopo giorno- rischiando l'avvelenamento, la morte o una lontanissima possibilità di sopravvivenza.
Quindici donne tedesche, assolutamente, indubbiamente tedesche, studiate e analizzate fino a certificarne il perfetto stato di salute atto ad assaggiare -con assoluta inoppugnabilità- il cibo destinato ad Hitler. Siamo nel Wolfsschanze, primo quartier generale militare del Fronte Orientale, costruito appositamente per l'operazione denominata "Barbarossa" - il cui scopo era quello di invadere l'Unione Sovietica; siamo nel 1941 e stiamo vivendo l'angoscioso, angosciante tormento moltiplicato dai sapienti colori della pellicola, dai costumi e da quei sempre piccoli spazi angusti, sempre privi di orizzonti lontani e men che meno vicini; assisteremo al colmarsi di quegli spazi della rabbia di molti spettatori che vorrebbero abbandonare la visione dell'assurdo pasto e di quegli altrettanto assurdi personaggi maschili, militari tedeschi tanto tronfi quanto buffi, macabri, crudelissimi e miserrimi esecutori dei folli ordini di un Furer che non comparirà mai. Scelta più che mai opportuna, nell'assenza si riesce a misurare verosimilmente la sua follìa e, strano ma vero, anche a misurare la sua ingombrante presenza nella storia dalla quale, come nella pellicola, lo si vorrebbe cancellare.
La miseria d'un omuncolo sopraffatto dalle sue paure, dalle paranoie che riusciva a vincere grazie al velenosissimo sidro del potere assoluto, l'antidoto che funzionava, ma solo parzialmente tant'è che è illuminante il passo con il quale il regista e lo sceneggiatore hanno voluto denunciarlo: un Hitler che ordina di cercare e catturare tutte le rane possibili e disporle negli acquitrini tutt'attorno al suo nascondiglio perchè è solo il loro gracidare che gli consente di prendere sonno, mentre il silenzio lo uccide. L'attentato subìto, infatti, aveva fatto saltare in aria tutto e aveva finanche ucciso tutte le rane. E così, dalle 11 alle 12 di ogni giorno, Margot era prelevata dalla casa dei suoceri, o cognati, dove s'era rifugiata quando aveva lasciato Berlino, e portata nella Tana del Lupo. Mai carne fu loro servita, pare che Hitler fosse vegetariano, benchè vi siano altre tesi che sostengono fosse ghiotto di stufato di piccioni. Una storia a tratti allucinante che, peraltro, non finisce con il film. Nella realtà, infatti, accadrà che tutte le altre assaggiatrici saranno trucidate dai soldati sovietici e Margot, la protagonista del film, catturata a Berlino dai soldati sovietici, sarà violentata ripetutamente per due settimane intere; riporterà ferite tali da non aver mai potuto generare un figlio.
Sebbene i tempi e la narrazione non si armonizzino con il ritmo che la storia merita; la potenza drammatica deve aver schiacciato il regista, provato la sua anima; magnifico è invece il commento musicale che, al contrario, è entrato profondamente nei fatti conferendo pienezza di significato alla storia, esaltandone la potenza e rendendo giustizia all'originale punto di lettura della guerra e del femminile dentro la guerra. Credibilissima l'interpretazione della protagonista, sia nelle scene di solitudine e di assenza del giovane marito, che quando si concede al militare tedesco, anzi meglio: concede a se stessa il rapporto amoroso che ha conosciuto una sola volta con l'amatissimo sposo, che all'epoca dei fatti risultava disperso; si concede alla magnificenza dell'amore dentro una storia di crudezza e disumanità, forse sperando anche di salvare l'alto ufficiale, redimerlo dai peccati che le confessa, aveva ucciso a sangue freddo tanti bambini e ucciderà ancora, anche una delle quindici donne allorchè un'altra delle assaggiatrici, invasata di Hitler, forse anche incaricata di spionaggio, scoprirà che Alfride, in verità, nascondeva un'altra identità, era ebrea, e lo rivelerà ai militari.
Nella vita vera, nel 1946, Margot ritroverà il marito e vivranno insieme, a Berlino; il marito morirà nel 1980. Ancora una volta sono le donne e i loro corpi a pagare le ragioni della vita e della morte decisa dagli uomini, le donne e i loro corpi a pagare le assurde ragioni di tutte le guerre. Storia vieppiù terribile, questa, in cui Hitler non ha scelto donne ebree o zingare o lesbiche, ma donne sane e tedesche! Non che quelle valessero meno, ma per dire quanto valore avesse per lui la vita anche di appartenenti a quella razza che considerava eletta, la più e unica a meritare considerazione. Margot Wölk rivelerà tutto quanto solo al compimento del suo 95esimo compleanno, al giornalista del Berliner Zeitung. Confesserà anche quanto il cibo sia stato per moltissimo tempo solo metafora di paura e morte e che occorreranno decenni per tornare ad essere nuovamente gioia e ritorno alla vita. Inutile chiedersi quanto un regime possa farsi scudo con uomini... quanto con donne le cui vite valgono niente di più che un cucchiaio di minestra... e quanto diritto si sia negato e si neghi alle donne di essere nella storia...ciò pesa come un macigno sull'anima! Penso a quanto debba essere stato assurdo quel primo giorno in cui quelle donne, non conoscendo la ragione per la quale erano state sottratte alla vita familiare, realtà in cui tutti -chi più chi meno- stentavano a poter disporre di pasti, mentre, a loro, senza una ragione plausibile, veniva offerto un ottimo cibo, che avrebbero voluto vomitare appena dopo aver appreso la "ragione".
Il cibo, prezioso per la vita, era la mitragliata destinata alla loro dignità e alla loro vita! Una sola delle quindici donne era invasata, aveva la ragione spenta e mangiava quel cibo con l'avidità di colei che si gloriava tal quale fosse un atto eroico, salvare la vita del suo idolo! Una sola la figura maschile accudente, semplice, gentile, quel cognato o padre presso cui Margot s'era rifugiata. Un film che cade a proposito in questi tempi insanguinati, un film che accende la rabbia e ingigantisce la consapevolezza di quanto, alla fine, tutta la violenza e lo strapotere della storia, anche recente, non abbia insegnato, nè abbia disinnescato la voracità di coloro che ora per un territorio, ora per terre rare, ora per il petrolio o per qualcosa d'altro... schiacciano bambini, donne...uomini inermi che hanno solo la vita e alcun altro interesse ... e distruggono territori sui quali, un giorno dopo l'altro, tanti uomini hanno creato la magnificenza delle opere d'arte e dell'ingegno, hanno creato bellezza sulla quale rovesciare macerie.
A causa di un vecchio litigio mai risolto, ma anche per forti incompatibilità caratteriali fin dall’adolescenza, i fratellastri Lisandro (Alessandro) e Demetrio (Maurizio) non si frequentano più da anni. Ma un giorno il padre morente li convoca perché prima del trapasso vorrebbe rivederli riappacificati. Se i due non troveranno il modo di andare d'accordo, minaccia di dissipare tutto il suo patrimonio lasciandoli senza eredità.
Il testamento prevede che i due debbano vivere insieme e dimostrare di sapersi lasciare alle spalle i conflitti passati e ricongiungersi da buoni fratelli. Per aiutarli, dovranno affrontare delle prove che li obbligheranno a collaborare e ad avere una certa intimità.
Le prove saranno indicate da Elena (Lorenza), un’affascinante notaia incaricata per questo singolare compito. Ai tre personaggi si aggiunge Barbara (Patrizia), la compagna di Demetrio, assai gelosa e possessiva, dal carattere dominante ed autoritario, che schiaccia letteralmente il dolce e remissivo compagno. Le scene dei loro incontri sono esilaranti.
Il titolo “Scioglilingua” della commedia racchiude il succo di questa movimentata e divertente proposta, che oltre ad avere una forte impronta comica, inserisce nella elementi romantici ed una ricca dose di dolcezza. I due intanto saranno videosorvegliati nella casa perché la notaia possa controllarne i progressi e riferirli al padre. Ma mentre il gretto Lisandro è ben disposto a fare questo percorso soprattutto per ottenere la sua parte di eredità, per la sua superficialità non si rende conto della fatica a riallacciare i rapporti da parte di Demetrio, che ha ancora le ferite doloranti per i comportamenti subiti negli anni dal fratello sciatto, facilone e rozzo.
Nonostante la mancanza di tatto di cui è palesemente privo, pian piano riesce però a tirare fuori il suo lato migliore anche grazie a particolari situazioni inserite nella pièce. Situazioni che faranno emergere sia i difetti che le virtù di entrambi. Il testo presenta così diverse occasioni per un continuo crescendo nel rapporto affettivo e la giusta collaborazione per il raggiungimento dell’obiettivo, il tutto attraverso momenti particolarmente ironici, divertenti o esilaranti e alle capacità recitative di tutto il cast.
La scena in cui Lisandro aiuta Demetrio a corteggiare la bella notaia con un escamotage che ricorda Cyrano De Bergerac, quando attraverso Cristiano corteggia l’amata Rossana, ma con l’approccio di Gigi Proietti in quella memorabile scenetta del Conte Duval, quando non conoscendo la parte si ritrova sul palco, prendendo fischi per fiaschi i suggerimenti del collega attore scatena l’ilarità del pubblico. Ecco anche questa scena è particolarmente esilarante.
Godrete poi di altri espedienti divertenti che Lisandro metterà in atto per tenere lontano la minacciosa fidanzata dominatrice del fratello.
Altra divertentissima scena è quella in cui il povero Demetrio viene quasi violentato da Barbara. In tutto lo sketch i due non sono presenti sul palco, ma fanno intuire attraverso rumori fuori scena ed esclamazioni cosa accade nel retroscena, mentre sul palco ci diletteremo con le inequivocabili e spassose espressioni di Lisandro.
Da evidenziare anche la prova di recitazione per accontentare il padre, grande appassionato di Shakespeare… immaginate Maurizio ed Alessandro alle prese con una discutibile quanto esilarante interpretazione di “Romeo e Giulietta”…
Il cast
Maurizio ed Alessandro lavorano insieme da sempre, affiatati e rodati, sono una coppia di artisti che sa come divertire il pubblico e coinvolgerlo. Alessandro, più sfrontato e diretto, veste un personaggio schietto e poco colto che resta comicamente perplesso davanti alle parole forbite del fratello e alle sue esternazioni da uomo di cultura. È uno che si arrangia per tirare a campare. Esuberante e tronfio, si esprime con battute semplici ma dirette ed efficaci.
Maurizio presenta un personaggio docile e remissivo, una vittima della vita e di chi lo circonda. La voce tremolante ed insicura come gli atteggiamenti impacciati cozzano con quelli più sicuri ma poco accorti di Alessandro. Insieme formano una bella coppia sulla scena.
Lorenza è l’affascinante e dolcissima notaia. Sicura di sé e disinvolta, svicola dalle petulanti attenzioni del grande amatore Alessandro con charme, rimanendo ammaliata dalla semplicità e docilità di Maurizio. Dapprima professionale e distaccata, muta il suo approccio con classe inserendosi sempre più tra i due.
Patrizia ha una voce inconfondibile che adoro; è molto personale e la usa per dar vita a un personaggio in bilico tra il grottesco e il comico, ma che mostra anche il suo lato profondo. Rude e rigida, ha un atteggiamento da dominatrice antipatica e prepotente che nel corso della storia, attraverso una ponderata recitazione, svelerà una personalità profonda e gradevole.
Questo è uno dei punti di forza della commedia: saper svelare i retroscena di ogni personaggio rendendolo comico nella sua indiscutibile umanità. Piacevoli ed amabili, tutti si muovono su una trama semplice ma efficace che porta ad un lieto fine ma dai risvolti inaspettati.
Teatro Golden
Lui che bacia lei che non bacia lui che bacia lei
di Massimo Natale e Ennio Speranza
regia di Massimo Natale
Con Maurizio Paniconi, Alessandro Tirocchi, Lorenza Giacometti, Patrizia Casagrande
produzione Goldenstar AM srl
![]() |
Alfredo Savini, Accompagnando le reti, 1904, olio su tela, 121 x 145 cm, Fondazione Cariverona |
Pur condividendo quanto asserito da Benedetto Croce in merito al “giudizio dell’arte” che, pur prendendo le mosse dalla “ingenua impressione”, non dovrebbe mai esaurirsi “nelle cosiddette prime impressioni”, è impossibile negare che, nella contemplazione estetica, siano quest’ultime, di fatto, ad
![]() |
Alfredo Savini, Albori primaverili, s.d., olio su cartone, 69 x 62 cm, collezione privata |
infiammarci, a prenderci per mano, oppure a respingerci con più o meno forte vigore.
E le prime impressioni, a volte, sono quelle che più di ogni altra cosa importano, quelle che, senza mediazioni filtranti (e a volte annebbianti), riescono a farci entrare in subitaneo contatto con l’oggetto del conoscere.
Per quanto mi riguarda, impressioni sorprendentemente belle mi sono cadute addosso nella recente visita al bolognese Museo dell’Ottocento*, grazie alla Mostra dedicata ai tre pittori della cosiddetta Dinastia Savini**, passando dagli ameni paesaggi dell’arcadicheggiante Giacomo (1768-1842) alle scene neo-pompeiane e alle sognanti figure femminili di Alfonso (1838-1908), per approdare, infine, con inaspettata gioia, alle numerose opere ritrattistiche e paesaggistiche di Alfredo (1868-1924).
Di quest’ultimo, nella cui poetica si mescolano influssi molteplici dall’ evidente respiro europeo (da Segantini a Mucha, da Pellizza da Volpedo a Klimt, da Millet a BÖcklin), ho molto apprezzato, sopra ad ogni altra cosa, la delicata attenzione alla quotidianità del vivere, particolarmente tangibile in quadri come Accompagnando le reti del 1904 e Lavandaie di vent’anni dopo.
Davvero felici, soprattutto, le opere in cui bambine e giovani donne si trovano calate in contesti bucolici, abbracciate da una flora agreste gaiamente colorata.
“Ci sono, nelle esperienze degli uomini, - scrive Giovanni Papini - ubriachezze, ebbrezze, pazzie, estasi di più gradi e nature. Tra quelle di origine terrestre – cioè tralasciando i rapimenti dei mistici e le illuminazioni dei beati – nessuna, forse, avvicina l’anima umana all’anima dell’universo quanto l’esaltazione totale che solleva una creatura sensibile in mezzo alla natura in fiore, in alto, vicino al cielo, in un tacito e solitario mattino di primavera.” (G.Papini, Figure umane, Vallecchi, Firenze 1940, p. 200)
![]() |
Alfredo Savini, Bambina con pecore (serie Sole ed ombra), |
Le saviniane creature sensibili non saranno forse immerse in simile condizione di panica osmosi, ma di certo, credo, ben sintonizzate con l’anima dell’universo.
Alfredo, ci rivela la figlia Laura, amava conversare con i pescatori dell’amatissimo lago di Garda, con i genuini figli del popolo, in quanto portatori di una nobile ed austera dignità. “Signorilità e umiltà - ci dice - si fondevano assieme in lui che, schivo di onori, preferì vivere nell’ombra lontano dal fasto e dalla ricchezza, convinto che nella vita semplice consiste il vero valore dell’esistenza.”
Di lui, l’allievo Antonio Nardi, in una lettera scritta dopo la sua morte, ci lascerà un suggestivo quanto toccante ritratto, definendolo “maestro saggio” capace di aprire “l’intima vita degli spiriti”, come “il raggio tiepido, ma senza violenza, del sole, schiude i fiori e li colora delle più graziose sfumature”.
Insomma, la Mostra è un vero piccolo scrigno di scoperte e di gemme rare, curata con intelligenza e con gusto raffinato. Elegante nella veste grafica e ricco di sostanza contenutistica anche l’ottimo Catalogo a cura di Francesca Sinigaglia e Ilaria Chia.
![]() |
Alfredo Savini, Lavandaie, 1924, olio su tela, |
NOTE
Titolo Mostra |
Dinastia Savini Giacomo (1768-1842) Alfonso (1838-1908) Alfredo (1868-1924) |
Città |
|
Sede |
Museo Ottocento Bologna (Piazza San Michele) |
Date |
Dal 18/10/2024 al 05/05/2025 |
Artisti |
|
Curatori |
|
Temi |
L’attualità è piena di belle sorprese. I cronisti che ancora vanno a caccia di notizie sentono la responsabilità di diffonderle. Di recente abbiamo scritto che il web è diventato per gli italiani la fonte di informazione privilegiata e dentro questa macchina complessa e affascinante ci va tutto e il contrario di tutto. Per non venire schiacciati bisogna saper selezionare le notizie, intercettare le curiosità dei lettori e impossessarsene nel migliore dei modi. Il mondo è pieno di guerre e di brutalità compiute in nome di un Dio adorato in modi contrastanti e contorti. Sono notizie che trattiamo ad ogni ora del giorno. La religione aiuta, ma a volte ostacola anche il progresso. Scoprire come le due modalità si mostrano è coinvolgente per chi ama il racconto vero e immediato. Questa sera nella diocesi di Nola, cittadina di origini preistorica pochi chilometri da Napoli, lo psicoanalista Massimo Recalcati e monsignor Francesco Iannone, vicario della diocesi di Nola dialogheranno sul Concilio di Nicea del 325 d.C.. E’ un appuntamento dei “ Dialoghi in Cattedrale a 1700 anni dal Concilio di Nicea”, organizzati nell’anno del Giubileo di Papa Francesco. Cosa intriga il cronista a scriverne e a seguire il confronto? Il dialogo, una conversazione profonda intorno a eventi, date e circostanze che hanno avvicinato o allontanato gli uomini dalla Chiesa. E’ un evento italiano per l’autorevolezza dello psicanalista e per il bisogno che ha la Chiesa di non chiudersi in posizioni dogmatiche. Il pensiero cristiano è segnato da fenomeni di accelerazione e di chiusura e dentro la storia della cristianità ci sono locuzioni, parole, che sono diventate patrimonio di milioni di uomini. Ogni giorno scriviamo o comunichiamo parole in forza delle quali si combattono guerre assurde. A Nicea nacque il termine consustanziale, per esprimere la fede in Gesù Cristo. La Chiesa nei secoli ha reso il termine concreto e intrinseco alla religiosità. Certo, i cristiani che vanno in chiesa e seguono la liturgia non si dichiarano ogni giorno consustanziali a Cristo. Sarebbe anche banalizzare il termine. D’altronde non bisogna indebolire termini generati per sedimentare il magistero di Cristo.
Il confronto di stasera si annuncia suggestivo per tutta la Chiesa cattolica. Recalcati e monsignor Iannone, partiranno dal tema “Fissando lo sguardo su Gesù”. In quel Concilio fu concepita una parola- pietra miliare per la Chiesa. Per la prima volta per esprimere la fede nella divinità di Gesù, i padri usarono un termine che non apparteneva alla Bibbia, ma alla filosofia. Se ne discusse, il Concilio fu un incontro riuscito, un condensato di fede e cultura, valori giunti fino a noi. La cronaca usa le parole per raccontare avvenimenti che lacerano le coscienze ma dentro le quali ci sono anche segnali di pace. Le parole vivono nel tempo e noi “siamo convinti che dall’ascolto reciproco di voci apparentemente così diverse può nascere una nuova passione, un desiderio rinnovato di impegno a favore dell’umano autentico, cui il Vangelo non è estraneo” ha detto monsignor Iannone. Il dialogo è il sistema migliore per capirsi.
Roberta Skerl riesce a scrivere un testo drammatico in cui ricrea magistralmente le stesse dinamiche di una famiglia che sembra presa dall'estrema periferia di Roma e trasportata sul palco.
Propone un dramma intenso, una sorta di versione pasoliniana moderna, che racconta una storia non diversa da quella di molte famiglie nascoste dietro le mura di una casa popolare.
Sfortuna, malattia, difficoltà economiche, incomprensione e solitudine portano allo svilimento questi esseri umani, che abbandonano ogni speranza o sogno e si lasciano andare ad una apatia mentale che finisce per annichilirli, oppressi da una realtà che li priva di ogni iniziativa atta a migliorare la propria esistenza.
Quello che viene portato sul palco, e che funziona così bene, è questa realtà triste, disperata, dura, espressa da un’efficace, continua e monotona tristezza che spegne i protagonisti, che sopravvivono come naufraghi in balia delle proprie sventure, avvelenandosi mentre si cibano di rabbia, dolore e rassegnazione.
Sono anime perse che come mosche imprigionate in una stanza, sbattono contro il vetro dell’indifferente destino.
Serena e Mirko sono due fratelli interpretati da Francesca Bruni Ercole e Gabriel Durastanti. Entrambi hanno sulle spalle il peso di una famiglia al limite e il fardello di un destino avverso. Lei, dopo aver vissuto un’esperienza tremenda, vive abbandonandosi agli eccessi alimentari, apatica e sempre e sdraiata su un divano. Oggi si direbbe che risponde ai canoni di una hikikomori. Non si prende cura di sé, non esce di casa, non parla con i familiari. Tristemente ipnotizzata davanti alla tv, segue il programma di un sedicente medico, il dottor Soltz, una figura più vicina ad un imbonitore televisivo, una sorta di motivatore truffatore interpretato da Pietro Becattini. Nelle sue trasmissioni vorrebbe convincere con il motto ridondante “Belive It!” (Credici!) che basta credere in qualcosa ardentemente perché si concretizzi. In realtà non sarebbe un consiglio erroneo, ma gli atteggiamenti e la personalità dell’uomo lasciano perplessi sul suo vero scopo.
Serena è l’immagine della dolcezza. Seppur non proferisca parola per tutto lo spettacolo, parla con gli occhi e con le sue espressioni tristi. Spenta e apparentemente vuota, sembra un cristallo incrinato pronto a frantumarsi, si direbbe che viva in un mondo parallelo dove niente sembra sfiorarlo, neppure i consigli del dottore.
Anche il fratello, dietro l’atteggiamento scostante e duro, nasconde un trauma che ha rovinato lui ma ha trascinato anche la famiglia in una situazione drammatica. Con il suo migliore amico Tullio (Francesco Stella) tenta di dare una svolta alla sua vita, ma peggiora le cose scivolando con i suoi cari nel baratro.
Tullio si porta dietro una serie di drammi e fallimenti che condizionano lui e chi gli sta intorno. Seppur poco gradito, è diventato quasi un figlio adottivo della famiglia, con cui ha in comune la stessa sorte.
Lorenza Guerrieri è Elvira, una nonna dal cuore grande, amabile, acciaccata dagli anni e dalla vita difficile. Una bella figura, direi stupenda, profonda e sensibile, che cerca inutilmente di essere l’ago della bilancia nelle controversie e dispute familiari e riesce sempre a mettere una buona parola.
Alessandro Salvatori e Veronica Milaneschi sono Elia e Sara, una coppia che vive il peso di un grande senso di colpa. Lui, malato e disoccupato, è ormai mantenuto dalla povera moglie che si distrugge di lavoro. Insieme sono qualcosa di tragicamente sublime, il dramma fatto persona. Le loro dinamiche lasciano ammutoliti, guardandoli si sente un grosso peso sullo stomaco e ci si sente a disagio.
La storia è bella, intensa, pesante e opprimente, e di tanto in tanto si intravede un flebile bagliore, una speranza, forse avvertito più dallo spettatore che dai protagonisti. Si spera che accada qualcosa di positivo a cambiare le sorti di questa sventurata famiglia.
Ad intermittenza riappare la figura del dottor Soltz che spezza e allevia il dramma, o almeno ci prova. Non mancano momenti ironici che strappano qualche risata, come le battute ed esternazioni molto spontanee che sentiremmo nella vita reale e che danno respiro al dramma, fino all’epilogo intelligente, che non so se possa definirsi lieto fine tanto è realistico e vero.
Tirando le somme, “Belive It!” è una tragi-commedia che parla di sogni infranti e irrealizzati, di speranze soffocate, di vita vera ed immaginata.
Il cast
La coppia Veronica Alessandro è straordinaria, per quanto terribilmente drammatica. Sono intensi, dolci, romantici, profondi ed angoscianti. Commuovono e colpiscono.
Bellissima la figura della nonna interpretata da Lorenza, i cui atteggiamenti, movenze e la voce roca fanno venire i brividi, così come l'intensità dei sentimenti che mostra quasi in punta dei piedi. La sua presenza è fondamentale anche quando si pone al margine di una situazione. Dona completezza grazie alla sua forte presenza scenica.
Serena, nonostante possa sembrare un soprammobile, è viva e ricca di espressività. La sua non presenza diviene ingombrante quanto un macigno, così come i suoi non detti, che sembrano riuscire a parlare pur senza proferire parola. Deliziosa.
Gabriel e Francesco interpretano in modo realistico le loro dinamiche accese e penetranti, come i loro toccanti sfoghi.
Pietro sembra un piccolo diavoletto, una figura buffa ma anche perversa e fastidiosa. Spezza le scene con i suoi interventi inducendo la riflessione su quanto alcune figure televisive siano dannose per le menti fragili. Istrionico.
Infine la dolcissima Francesca, che farà un'apparizione fugace sul finale come speaker per dare una notizia che chiuderà la storia, rubando un liberatorio sorriso finale.
Una bella e drammatica storia interpretata da un cast che ha saputo donare la giusta intensità e lasciare lo spettatore sulle spine fino all’ultimo.
Teatro 7 “Belive It!” -Credici-
Di Roberta Skerl Regia di Vanessa Gasbarri
Con Alessandro Salvatori, Veronica Milaneschi Pietro Becattini, Francesca Bruni Ercole, Gabriel Durastanti, Francesco Stella e Lorenza Guerrieri
Aiuto Regia Maria Francesca Galasso, Musiche Momo
VIDEO
Da Mosca, Mark Bernardini. Centodiciannovesimo notiziario settimanale di lunedì 10 marzo 2025 degli italiani di Russia. A Mosca fa inusualmente caldo, più dodici, che, a fronte dei più venti a Roma, è davvero tanto, considerando che siamo più o meno alla latitudine di Copenaghen, o di Edimburgo. Buon ascolto e buona visione.
* Alcuni passaggi tratti dall’intervista della holding mediatica “Krasnaja zvezda” a Sergej Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, 2 marzo 2025.
* Mia intervista al portale 360 del 5 marzo 2025.
* Dall'intervista a Aleksej Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, a Visione TV (3 marzo 2025)
* Dalla Dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa in merito alle affermazioni del Presidente della Francia Emmanuel Macron
* Commento dell'Ambasciata della Federazione Russa in Italia nell'ambito dei piani di Francia e Regno Unito di dispiegare sul territorio ucraino le cosiddette “forze di pace”.
* Dalle risposte di Aleksej Paramonov, Ambasciatore della Federazione Russa in Italia, alle domande del “Corriere della Sera”, 7 marzo 2025
* Mia intervista a Cusano Radio del 5 marzo 2025
* Un po’ in ritardo, ma buon anno, è troppo carina, un inno alla vita!
Per questa settimana è tutto. A risentirci e rivederci, sui miei canali!
https://rutube.ru/video/c3fa9367641921f5b2d64728a71415ae
Data e luogo annunciati in modo entusiasta. Ma non poteva essere diversamente per un beniamino della città e poi dell’Italia. Il 19 marzo in Piazza del Gesù a Napoli ci sarà il grande concerto in onore di Pino Daniele, a dieci anni dalla morte. Un concerto evento che ricorda l’artista, il “mascalzone latino”, dalle mille sfumature musicali, che riunirà nella piazza della sua giovinezza, artisti conosciuti in tutto il mondo. Nomi come Tullio De Piscopo, Mario Biondi, Antonio Annona, Tony Cercola, Enzo Gragnaniello, Michele Zarrillo, 99 Posse si esibiranno per celebrare uno di loro, apprezzato in decine di concerti e autore di 21 Cd. Il concerto è parte del progetto “Je Sto Vicino a Te Forever”, ideato e curato da Nello Daniele, fratello di Pino. La serata è stata presentata dal Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, dal Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi che promuovono l’evento insieme a sponsor tecnici. La Rai riprenderà l’evento e lo trasmetterà successivamente. Pino Daniele evoca passioni, sentimenti, storia, legati fortemente alla sua città.
La sua forza artistica, ancora a dieci anni dalla morte, è richiamo per aziende e sponsor che condividono scelte economiche per la città. E' un bene. La SumUp, per esempio, società attiva nel settore dei pagamenti digitali, è main sponsor del progetto “Je Sto Vicino a Te Forever”. Napoli è sicuramente una piazza dove le opportunità per le piccole industrie hanno bisogno di sostegno. Il panorama è fatto di piccole e grandi attività che si stanno digitalizzando e molte altre si stanno sviluppando. Gli eventi pubblici sono la proiezione di interessi commerciali, apprezzati. “Per noi supportare l’imprenditoria locale significa essere vicini all’identità e ai valori di un territorio – spiega Umberto Zola, Responsabile Online Sales di SumUp”. “L’omaggio musicale a Pino Daniele, uno dei più grandi cantautori partenopei, è utile per consolidare il legame con la comunità locale".
Il concerto è stato presentato come un ritorno simbolico alle radici dell’arte di Pino Daniele. Un’arte ispirata dal quotidiano, dalla ricchezza di una città che anche nei momenti difficili sa trovare dentro le energie per non soggiacere. Pino Daniele l’ha indagata in silenzio per trascriverne luci e ombre in canzoni che hanno conquistato milioni di fan. Una grande parte è già pronta per il 19 marzo. Se lo Aspettavano
Data e luogo annunciati in modo entusiasta. Ma non poteva essere diversamente per un beniamino della città e poi dell’Italia. Il 19 marzo in Piazza del Gesù a Napoli ci sarà il grande concerto in onore di Pino Daniele, a dieci anni dalla morte. Un concerto evento che ricorda l’artista, il “mascalzone latino”, dalle mille sfumature musicali, che riunirà nella piazza della sua giovinezza, artisti conosciuti in tutto il mondo. Nomi come Tullio De Piscopo, Mario Biondi, Antonio Annona, Tony Cercola, Enzo Gragnaniello, Michele Zarrillo, 99 Posse si esibiranno per celebrare uno di loro, apprezzato in decine di concerti e autore di 21 Cd. Il concerto è parte del progetto “Je Sto Vicino a Te Forever”, ideato e curato da Nello Daniele, fratello di Pino. La serata è stata presentata dal Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, dal Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi che promuovono l’evento insieme a sponsor tecnici. La Rai riprenderà l’evento e lo trasmetterà successivamente. Pino Daniele evoca passioni, sentimenti, storia, legati fortemente alla sua città.
La sua forza artistica, ancora a dieci anni dalla morte, è richiamo per aziende e sponsor che condividono scelte economiche per la città. E' un bene. La SumUp, per esempio, società attiva nel settore dei pagamenti digitali, è main sponsor del progetto “Je Sto Vicino a Te Forever”. Napoli è sicuramente una piazza dove le opportunità per le piccole industrie hanno bisogno di sostegno. Il panorama è fatto di piccole e grandi attività che si stanno digitalizzando e molte altre si stanno sviluppando. Gli eventi pubblici sono la proiezione di interessi commerciali, apprezzati. “Per noi supportare l’imprenditoria locale significa essere vicini all’identità e ai valori di un territorio – spiega Umberto Zola, Responsabile Online Sales di SumUp”. “L’omaggio musicale a Pino Daniele, uno dei più grandi cantautori partenopei, è utile per consolidare il legame con la comunità locale".
Il concerto è stato presentato come un ritorno simbolico alle radici dell’arte di Pino Daniele. Un’arte ispirata dal quotidiano, dalla ricchezza di una città che anche nei momenti difficili sa trovare dentro le energie per non soggiacere. Pino Daniele l’ha indagata in silenzio per trascriverne luci e ombre in canzoni che hanno conquistato milioni di fan. Una grande parte è già pronta per il 19 marzo. Se lo Aspettavano
![]() |
Lorraine |
C’era una volta la Regione Champagne, poi accorpata a le Ardenne, trasformata in Champagne-Ardenne. Nel 2016 la Grande riforma regionale francese. La Champagne, le Ardenne, l’Alsazia e la Lorena confluiscono in quella denominata GRAND EST con capoluogo regionale Strasburgo.
I territori vitati che fine hanno fatto?
- Il dipartimento della Champagne (così si chiama adesso) è rimasto nei confini precedenti sempre tutelato dalle leggi che non cambiano dal 2011;
- Il dipartimento dell’Alsazia stessa soluzione con i suoi spumanti classificati Cremant d’Alsace;
e la Lorena dove da diversi anni abbiamo la presenza di viticoltori spumantisti?
![]() |
Perlage lorraine |
Ecco arrivare in soccorso alle legittime richieste di una cantina sociale, alcuni negociant e 44 produttori la Commissione Europea approvando una nuova IGP, l’IGP LORRAINE.
Cinquantuno (51) ettari vitati interamente dedicati alla spumantizzazione così ripartiti:
- 75% spumanti bianchi;
- 5% spumanti rosé;
- 5% spumanti rossi.
Altri dati significativi: 23.500 km², 3 dipartimenti (Meurthe-et-Moselle, della Moselle e della Meuse).
I vitigni ammessi sono in totale 17. Le uve bianche consentite includono chardonnay, pinot bianco, riesling, aubin, auxerrois, müller-thurgau, johanniter, muscaris e solaris. Le uve rosse consentite invece includono pinot noir, gamay, meunier, cabernet cortis, gamaret e pinotin. Altri vitigni ammessi sono il pinot Grigio e il souvignier gris, e l'unica condizione è che il riesling non possa costituire più del 30 per cento del prodotto finale.
Inoltre gli spumanti devono essere prodotti con il metodo tradizionale della rifermentazione in bottiglia con un minimo di nove (9) mesi di permanenza sui lieviti.
![]() |
Marchio IGP Lorraine |
Lo sapevate che nel XIX secolo nella Lorena si producevano già vini spumanti? I produttori si stabilirono nella Mosella nel 1870 per commercializzare vini spumanti per il mercato tedesco. Durante l'Esposizione Universale di Parigi del 1900, diversi produttori presentarono i loro spumanti.
All'inizio del XX secolo i conflitti armati, significativi in questa regione, danneggiarono profondamente i vigneti. Rimasero allora solo pochi nuclei, nei dipartimenti di Meurthe-et-Moselle, Mosa e Mosella.
Il territorio vinicolo è piuttosto sparpagliato e gode di un clima molto rigido. Nondimeno l’assenza di montagne agevola la maturazione delle uve dovuta all’irraggiamento solare e al drenaggio dei terreni.
La situazione viticola presenta alcuni apprezzamenti curiosamente isolati come i vigneti persi nel mezzo della pianura cerealicola.
Non resta che assaggiare i nuovi IGP Lorraine e prometto che lo farò presto. Chapeau!