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Marzia Carocci
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Le relazioni pericolose di Pierre-Ambroise-Francois Choderlos de Laclos a teatro con la regia di Francesco Branchetti
“Nessuno può prevedere fin dove arriverà un desiderio contrastato.” — ( CIT. Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos)
"Le relazioni pericolose" è un romanzo epistolare di ben 175 lettere scritto da de Laclos del 1782, considerato un capolavoro della letteratura francese. Una narrazione sulle avventure libertine di due nobili francesi; la marchesa Merteuil e il visconte di Valmont.
Sabato 18 e domenica 19 novembre al Teatro di Cestello di Firenze, è stato portato in scena questo dramma molto difficile da eseguire in teatro poiché rendere lo scambio delle missive fra i due nobili scena visiva, è possibile solo se gli attori sanno ben interpretare i loro ruoli. In questo caso la rappresentazione è stata superiore alle aspettative. Un Branchetti che ha interpretato magistralmente il visconte di
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Francesco Branchetti e Corinne Clery |
Valmont riuscendo a dare forza, carisma e carattere ad un personaggio difficile e controverso. Il modulare la tonalità di voce, le pause, il respiro, l'empatia attraverso la lettura è quanto di più difficile e complicato ci sia nel lavoro teatrale; Francesco Branchetti ha espresso con energia e maestria un ruolo che va oltre il dicitore riuscendo a convincere per tutto lo spettacolo lo spettatore attento e coinvolto fino alla fine. Una Corinne Clery meravigliosa che grazie al suo accento naturalmente francese, ha reso realistico ancor più il suo ruolo di marchesa Merteuil, maliziosa, induttrice, astuta, insinuante e femminile. Un'attrice di grande spessore e di immane qualità artistiche.
Altre due voci narranti sono quelle della presidentessa Madame de Tourvel e di Cecile Volanges interpretate con grande passione e trasporto da Isabella Giannone e da Claudia Tortora. Una Giannone che non solo, ha doti espressive interpretative vocali ma pur restando immobile nel suo status attoriale di scena, pare ovunque tanta è la sua forza mimica facciale. Una storia fatta di gelosie, rabbie, imposizioni, sotterfugi e tradimenti dove ogni forma d'amore non è mai solo sentimento reale ma manovra infima con una conclusione amara per chiunque.
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Corinne Clery, Marzia Carocci e Francesco Branchetti |
Il teatro è una rappresentazione dei riflessi umani, la difficoltà dell'attore è riuscire a renderli reali spesso soffocando momentaneamente se stessi lasciando entrare nel proprio corpo il personaggio da interpretare. Francesco Branchetti e Corinne Clery per un'ora e mezzo, hanno lasciato parlare un visconte e una marchesa da ricordare con i loro difetti, le loro gelosie, i loro inganni e le loro interminabili lettere al veleno.
"Le relazioni pericolose"con Corinne Clery, Francesco Branchetti, traduzione e adattamento di David Conati con Isabella Giannone e Claudia Tortora e Elisa Carta con Paolo Sangiorgio. Musiche di Pino Cangialosi.
Regia di Francesco Branchetti
“Quando sono in palcoscenico a provare, quando ero in palcoscenico a recitare… è stata tutta una vita di sacrifici. E di gelo. Così si fa il teatro. Così ho fatto!” (Eduardo De Filippo)
Marco Predieri, classe '77 attore, drammaturgo, giornalista, produttore, esperienza in radio e in politica.
Formatosi giovanissimo all’Accademia dei Piccoli con il maestro Dino Paretti
Oltre a lavorare in teatro dal 2007 partecipa alla registrazione di fiction radiofoniche e docu-fiction per Radio Tre Rai e Rai International . Ricopre anche incarichi come dirigente provinciale Acli, Consigliere d'Amministrazione Firenze dei Teatri, Direttore Artistico associazione culturale Altrove e Direttore artistico del Premio Stelle delle Spettacolo.
D-Buongiorno Marco, la tua attività di attore è ormai consolidata da tempo. Il Teatro è una tua grande passione fin dagli esordi.
Vuoi parlarci di questi?
R: Rispondere a questa domanda è semplice in apparenza. Potrei dire che da oltre 25 anni ormai calco il palcoscenico, con alterne vicende all'inizio, come tutti, e come tutti i teatranti sempre in cerca di nuove occasioni. Non so come sia nata in me questa passione, nel senso che, da che ho memoria di me stesso, c'è sempre stata. Io la sento come una vocazione, che poi è quella di raccontare, attraverso le mie possibilità; corpo, voce, sensibilità, la nostra storia umana, il nostro essere animali sociali nel bene e nel male, il nostro scorrere nel tempo. Questo fa sostanzialmente il teatro e infatti è qui che la risposta si complicherebbe. Ma per restare su un binario lineare e più personale posso raccontarvi di quando da bambino facevo la messa in salotto per mia nonna, che non usciva più. Lei pensava forse tipo di vocazione più "canonica", ma io sapevo già che stavo facendo teatro, la mia prima recita. Può apparire blasfemo, anche se è normale che un bambino non distingua, ma a guardare bene non lo è neppure da adulti. Il teatro rappresenta la sacralità della vita; per secoli è stato inteso proprio come un atto religioso collettivo, e anche in epoca cristiana le sacre rappresentazioni, per esempio, hanno svolto un ruolo apicale nella formazione popolare. Oggi mi considero in viaggio, nel senso che ogni nuovo spettacolo è una nuova prima volta, un nuovo tassello nel mio studiare da attore e in questa scuola spero di essere sempre un ripetente.
D Hai lavorato con tanti attori e con numerosi registi. Nonostante la tua giovane età, hai avuto moltissime esperienze teatrali e non solo. Cosa ti ha entusiasmato di più e perché?
R: Grazie per la giovane età ... anche se tanto giovane ormai non sono più. Beh come detto mi entusiasma la possibilità di imparare sempre qualcosa di più, di giocare con me stesso e i miei strumenti, sperimentarli in nuove esperienze, siano nuovi ruoli o nuovi colleghi con i quali condividere la scena o da dirigere da regista, o dai quali farmi dirigere. Una delle cose meravigliose del teatro e dello spettacolo dal vivo è che non esiste una routine che ti invecchia nello svolgere il mestiere e se mai questa dovesse sopraggiungere allora vorrebbe dire che è arrivato il momento di mollare, perché non si potrebbe trasmettere più nulla di vero al pubblico. Mi entusiasmano gli incontri umani che questa vita un po' randagia ti pone di fronte, certo possono non essere sempre positivi, ma anche in quei rari casi offrono elementi di conoscenza e di crescita. Mi entusiasma poi, questo veramente tantissimo, ora che appunto non sono più di primo pelo, incontrare i ragazzi, lavorare con i giovani e giovanissimi e se ne ho modo, diventare io un po' sostegno per le loro gambe all'inizio del cammino. Personalmente non ne ho trovato molto quanto ho cominciato, per questo è per me un egoistico atto di amore, se e quando posso, mettere a disposizione quel poco di esperienza che ho, professionale e umana, per chi sta iniziando a percorrere questo sentiero. Poi dai ragazzi anche noi un po' più agè abbiamo sempre tantissimo da imparare o da ricordare di noi stessi.
D Molti giovani vorrebbero approcciarsi al teatro; tu che consigli gli daresti?
R: Avere pazienza, costanza, nessuna fretta di arrivare, essere curiosi della vita, oltre la scena, e di tutto sulla scena, senza porsi pregiudizi o preclusioni di generi (cosa che spesso le scuole, mediocri, ti inducono a fare). Essere prima di tutto spettatori avidi e attenti, perché il più si impara osservando, carpendo e rubando dalle emozioni, ma anche dalla noia, che può trasmetterci un attore o lo spettacolo che stiamo vivendo dalla platea. Ricercare il passato, i grandi attori che sono scomparsi, anche nel bianco e nero, dove ancora si trovano i maestri da cui poi noi, contemporanei, abbiamo copiato e stiamo copiando tutto. Non farsi scoraggiare né da chi non li capisce, per esempio a scuola dove spesso chi ha interessi e orizzonti diversi dal branco, rischia di trovarsi di fronte a episodi spiacevoli di bullismo, né dalle prime porte sbattute in faccia, perché tante se ne incontrano su questa strada. Il tempo alla fine è galantuomo e quello che non si considera mai da giovani, è che in realtà è il nostro primo alleato, perché davanti se ne ha tantissimo, per imparare, per sbagliare, per correggere il tiro e formarsi, costruire basi solide che sono fondamentali. Ovviamente tentare la strada delle scuole, ma di quelle serie e accreditate, che possono offrire anche possibilità di lavoro. Non ricercare mai il successo last minute o immediato, concetto oggi, nel mondo social assai complicato. La gavetta in sostanza resta il pane più nutriente di questo mestiere. Poi vorrei dire sia ai ragazzi che ai loro genitori di parlarsi apertamente, perché molti genitori vivono la vocazione allo spettacolo con preoccupazione e hanno ragione, è un mestiere instabile, ma se un ragazzo ce l'ha dentro di sé, non ci puoi fare nulla: cercare di impedirgli la strada non lo indurrà a cercare altro, anzi. Oggi tra l'altro la stabilità non esiste spesso neppure tra i lavori "canonici", pertanto, se ci sono i mezzi, il mio consiglio è sostenere sempre, se sincere e fondanti, le aspirazioni artistiche dei figli e a questi dico di parlare sempre molto apertamente con i loro genitori in tale senso, senza timori.
D Quali sono le difficoltà nel portare la gente a teatro? Quali difficoltà si incontrano a livello organizzativo nell'ambiente artistico/teatrale?
R: Ho visto i dati Agis recenti e sinceramente sono molto preoccupanti. Lo spettacolo dal vivo dalla ripresa post pandemica ha perso il 25% del pubblico, un quarto di quella platea, già minoritaria, che andava a teatro. Questo non è preoccupante solo per gli addetti ai lavori, che ovviamente vivono di questo, ma anche per la società in generale. Il teatro è un momento di socialità pulita, una forma di comunicazione che stimola le emozioni, anche collettivamente, oltre che del singolo spettatore, induce a riflessioni, apre la mente e aiuta a consolidare o a formare l'indipendenza del pensiero e delle opinioni in chi ne usufruisce. In teatro ogni spettatore è allo stesso tempo regista di ciò che vede e partecipe di un'azione reale, che avviene lì tra esseri umani. Questo non è sostituibile da Netflix o dalla realtà virtuale, da internet, da quelle forme di intrattenimento che impigriscono e atrofizzano muscoli e mente. Non che siano negative a prescindere, per carità non dico questo, danno lavoro a loro modo, raccontano storie, ma non sono sostitutive e non lo saranno mai. Il covid ha mutato molto la mentalità del pubblico, lo ha reso sedentario, se si esce lo si fa per andare a mangiare, poi si rientra a casa a vedere un film in salotto: Oggi il teatro lotta anche contro questa nuova abitudine. Bisogna anche ammettere che non sempre nelle ultime stagioni la qualità dell'offerta è stata eccelsa, a livello generale, il che non aiuta, ma questo va anche di pari passo a una contrazione delle risorse economiche o a un loro spreco, in certi casi evidente. A livello organizzativo non si sfugge da ciò che che complica ogni libero professionista o esercente di qualsivoglia genere, la burocrazia, a cui vanno aggiunti i costi di esercizio. nel caso di uno spettacolo i costi di tournée che non sono pochi, trasporti, alberghi, facchini. E' tutto aumentato, tranne le paghe degli attori e dei tecnici e, giustamente, per non scoraggiare il pubblico, i prezzi medi dei biglietti, che sono rimasti ai livelli del 2019/2020. Ma non voglio essere pessimista, Albertazzi diceva sempre che il teatro è un eterno moribondo da che è nato ma che non è mai morto perché non può morire. Io la penso come lui.
D Hai interpretato numerosi personaggi, spesso per farlo dobbiamo entrare in simbiosi con chi dobbiamo interpretare. A quale sei più legato? Perché?
R: Quei pochi che mi conoscono hanno già risposto ... Cyrano. Un personaggio in cui mi rispecchio anche come essere umano, nella vita di tutti i giorni. Perché? Io purtroppo sono così, e lo sono da prima di aver letto il libro e poi di aver visto l'opera da ragazzo. La prima volta che l'ho incontrato, ed ero ben lungi dal fare l'attore, ci siamo capiti subito benissimo e siamo diventati ottimi amici, era destino che poi un giorno lo portassi in scena. Ma ogni personaggio ha il suo fascino, permette a chi lo veste di ricercarne dentro di sé gli aspetti più profondi, le pulsioni che lo spingono ad agire. Di un personaggio devi comprenderne il percorso umano per poterlo trasmettere in modo credibile al pubblico e in questo è molto utile il vissuto stesso di chi lo interpreta, per questo penso che ogni età abbia il suo personaggio giusto. Da giovani per esempio non si potrebbe mai interpretare Frate Lorenzo ma Romeo si, per fare un esempio concreto. Poi ci sono i cattivi, che sono forse i ruoli più belli anche se io non ne ho
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Marco Predieri |
interpretato nessuno, non vedo l'ora che accada, magari Iago ...
D Come in tutti gli ambienti artistici vi è spesso una difficoltà nel farsi conoscere, amare, approvare. Hai mai avuto personalmente momenti critici a causa anche di incomprensioni, di ostacoli anche a livello burocratico o organizzativo?
R: Momenti critici? Continuamente. Ultimamente non passa settimana in cui non pensi di smettere, credo sia la prima volta che lo confesso apertamente. Sono sempre molte le delusioni, sia professionali, lavori che saltano o non arrivano, difficoltà a intercettare il pubblico, che delusioni a livello umano, magari con collaboratori o colleghi; non sempre è facile farsi capire o comprendersi a vicenda, forse però è così in ogni ambito, quello che le aggrava in questo è la totale precarietà e incertezza economica e non si può prescindere dalle necessità materiali della sopravvivenza. Però quando il tuo non è un lavoro ma una vocazione diventa difficile, se non impossibile, persino mollare, alla volontà si contrappone una forze più prepotente che ti induce ad andare comunque avanti, ma è una lotta faticosa, che spesso sfianca e serve equilibro in certi momenti per non "dare di matto", per usare un termine colloquiale. Come già detto la burocrazia sì ... ci si mette anche quella. Attenzione però, mi rendo conto che può sembrare mi contraddica, rispetto al consiglio di non ostacolare il percorso di un giovane che vuole fare questo mestiere. Non è così. Quello che racconto fa parte del bagaglio. Sono momenti, e quella forza prepotente che ti spinge è poi anche quella che ti salva e ti fa trovare le soluzioni. Fa tutto parte del gioco, se lo accetti non c'è ragione per non farlo il viaggio. Che poi qui, in questo contesto, rispondo a una domanda sulle delusioni, ma ci sono anche le soddisfazioni e magari sulla bilancia a conti fatti pesano di più e ci sono anche gli angeli che poi incontri e ti ritirano su.
D Qual è il pubblico migliore? sembra una domanda retorica e me ne rendo conto ma in realtà penso che un pubblico non sia mai come un altro...
R: Il pubblico non è mai uguale, non lo è nella stessa città e lo è ancora meno viaggiando. Non esiste però un pubblico migliore e un pubblico peggiore, purché sia un pubblico educato. Lo spettacolo si fa sempre in due, chi sta sopra il palco e chi davanti, è uno scambio simbiotico, l'attore prende molto anche da ciò che gli trasmette la platea e lo usa, lo condiziona, nell'atto di recitare. E' sempre un incontro unico. Poi ovviamente oggi capita, neppure tanto di rado purtroppo, di trovare qualcuno che anziché guardati ti riprende, perché poi vallo a sapere, oppure che durante lo spettacolo risponde ai messaggi WhatsApp mentre l'attore sputa l'anima in scena e parlo anche da spettatore, oltre che da attore in questo caso, poi ci sono quelli che scartano caramelle di continuo... Sono atteggiamenti irrispettosi, sia di chi è in sala, che di chi sta lavorando, non solo disturbano ma sono indicatori di un diffuso malcostume, incapace ormai di distinguere l'uso privato del telecomando nel proprio salotto, dall'assistere un momento unico dal vivo insieme ad altre persone e potendo avere di fronte il professionista che dona se stesso nel fare di tutto per provare a darti emozioni. Che poi, svelo un segreto ... chi sta in scena la luce del cellulare che illumina il muso da ciuco, mi si consenta la battuta, di chi si fa i cavoli suoi col cellulare, lo vede eccome, pure se miope!
D- A cosa stai lavorando in questo momento? Vuoi dircelo?
R: Ho tre spettacoli che si intrecciano. Sto per debuttare in un nuovo lavoro, con musica dal vivo e una compagna di scena formidabile, una grande artista, a livello internazionale, Donatella Alamprese, per la quale ho scritto un copione dove avrò anche l'onore di dirigerla, "E la musica va", la storia di un vecchio locale che sta per chiudere definitivamente, perché il gestore non c'è più e il suo erede, che in scena interpreterò io, è decisamente più interessato a vendere le mura che a proseguire l'attività. Mentre si stanno facendo gli scatoloni e si valutano le offerte, la cantante del nightclub proverà a convincere il nuovo proprietario che non è affatto necessario tagliare i ponti con il passato. Ovviamente non posso raccontare di più, se non che in scena ci sarà un band live e le musiche sono molto molto belle. Poi con Francesca Nunzi, altra straordinaria collega (quest'anno mi sono circondato di dive, ma sopratutto di persone bellissime), sto portando in giro "La governante di Cavour", una brillantissima farsa che racconta un Camillo Benso decisamente inedito, alle prese con il progetto dell'Unità d'Italia, tra stress, vizi e pasticci, dove poi sarà l'intervento di Mena, la sua Tata a sbrogliare le carte e portare a destinazione la nave dell'irredentismo. Uno spettacolo dove si ride moltissimo, con il contributo anche di un giovanissimo artista, a cui tengo molto, che ci ha prestato la voce e ci sostiene in molti modi, Giorgio Andolfatto, con una Nunzi pazzesca e dove però c'è anche tutta la storia, per come poteva andare e per come realmente è andata. Sempre con Francesca, con la sua regia, riprendo "Il Costruttore di valigie", un testo molto più personale che sta andando molto bene, due stagioni a Roma, dove si ritrovano molte tematiche che affronto in questa intervista, raccontando di teatro, aneddoti, di tenacia ma anche di figure delle grandi opere, come lo stesso Cyrano, accostate a me e alla nostra contemporaneità. Ci sono poi piccole cose che sto facendo per la tv ... e altri impegni in via di definizione. Chi vorrà potrà trovarmi in giro per teatri, un po' meno a Firenze quest'anno però, ma è bene non inflazionarsi troppo, altrimenti si rischia di venire a noia, che per un attore è sempre la cosa peggiore.
Lascio sempre uno spazio "bianco" ad ogni mio intervistato; uno spazio dove non vi è una mia domanda ma dove c'è la possibilità di comunicare, spiegare, annunciare tutto ciò che l'artista desidera.
Inizia da qui...
R: Ehhh il futuro di un artista è sempre un libro bianco, mentre il passato una catena di romanzi. Io mi considero un viaggiatore e davanti spero di avere tanti nuovi bagagli da riportare con me. Tanti sono i desideri, uno l'ho detto e lo rilancio come appello: interpretare un grande cattivo in teatro, mentre in cinema o in una fiction, vorrei interpretare il ruolo di una professore, che è la mia carriera mancata, se non avessi tentato la strada dell'arte. Poi mi servirebbero alcune cose si, altro appello, se qualcuno magari può "soccorrermi" ne sarei felice: mi manca un agente, ne avevo uno ma purtroppo non c'è più ... e non è facile trovarne di validi, vorrei mettere a disposizione la mia esperienza per aiutare i più giovani a camminare, se a qualcuno servisse un docente mi chiami, ne sarei molto felice, perché non credo riuscirò mai ad aprire una mia scuola, per altro troppe ce ne sono e non tutte troppo serie, poi non saprei da che parte cominciare anche solo burocraticamente. A molti artisti mancano spesso le figure tecniche di rifermento, commercialisti, organizzatori, chi si occupa di bandi e comunicazione ... produttori, ma anche solo esecutivi, non necessariamente che mettano i soldi, poi ovviamente anche quelli, dei mecenati. Ecco io concluderei con questo appello. Diciamo che i miei desiderati non sono successo, gloria, fama, ma possibilità di lavoro in serenità e sicurezza, il resto è fuffa, per carità se arriva si prende, purché arrivi però con l'amore del pubblico.
“Poesia semplicemente poesia” è un libro dove traspare fortemente la sensibilità dell’anima dell’autore. Enzo Casagni negli ultimi nove anni ha scritto tre libri autobiografici, cinque quaderni poetici e con quest’ ultimo libro è arrivato a cinque libri di poesie. Diverse negli anni sono le sue partecipazioni a concorsi letterari dove ha ricevuto molte menzioni di merito, targhe e medaglie.
Enzo ha sempre mostrato fin da giovane, una predilezione per la poesia, dal momento che amava Catullo, Saffo e D’Annunzio, proprio con “la pioggia nel pineto” apprese la musicalità del verso. Nel libro precedente “il deserto dipinge la mia anima” le poesie risentivano molto di due realtà molto molto aggressive e dolorose: il Covid e la Guerra in Ucraina.. Le strofe di “Poesia semplicemente poesia” invece sono intime e spirituali scritte prima d quelle gravi problematiche e colpiscono come un canto liberatorio. Alcuni prose sono frutto di meditazioni avvenute dopo incontri spirituali, altre sono espressioni esclusive del sentire dell’autore, dal momento che la sua anima aveva necessità di esprimersi. Tutti i versi di “Poesia semplicemente poesia” non sono frutto di una ricerca intellettuale, ma di espressioni spontanee che rivelano immediatezza e spontaneità. Il Poeta in alcuni versi con una semplicità intrinseca, descrive la bellezza del creato e si commuove alla vista di un tramonto e dell’alba..
La prefazione di “Poesia semplicemente poesia” è a cura di Cinzia Baldazzi, critico letterario di fama internazionale, l’edizione grafica è elaborata alla perfezione da Maria Grazia Vai di Immagine ed Arte e la pubblicazione è stata resa possibile grazie alla Iucant Print.
Abbiamo incontrato Enzo Casagni per conoscere le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere il suo nuovo libro.
Cosa provi Enzo dopo l’uscita del tuo libro?
Sento in fondo al mio animo una gioia profonda per essere riuscito a manifestare quello che io realmente sento e provo. Ho partecipato recentemente ad una esposizione di libri alla Prima Book festival una interessante manifestazione che si è svolta a Roma nel quartiere della Bufalotta a Roma .E’ stata grande la mia soddisfazione quando Cinzia Baldazzi ha presentato il mio libro. Quello che mi ha colpito soprattutto è quando ha affermato che la distanza fra l’uomo e Dio per quanto mi riguarda è stata accorciata dalla mia esperienza con Cristina, la mia adorata moglie che ho perso alcuni anni fa. Per me lei è sempre stata la mia musa ispiratrice, senza fare un paragone eccessivo, quello che è stato Beatrice per Dante e quello che è stato Laura per Petrarca.
Cristina è sempre stata un punto fondamentale della tua vita e non la dimenticherai mai.
Si infatti nel libro c’è molto di Cristina. Nella prefazione c’è una lettera che io ho scritto a lei che sta lassù e le dico “ti prego leggi questi versi lassù tra le nuvole e le stelle” e poi nell’epilogo del libro c’è un poesia che io ho scritto nel ricordare il nostro primo incontro avvenuto a Monte Follonico in Toscana. Ricordo anche il giorno ed era il 24 luglio del 1962 quando ci incontrammo per la prima volta in una pensione che si chiamava Anna. Quando entrai e vidi Cristina seduta su una sedia la invitai ballare, era una canzone di Gino Paoli, Sapore di Sale. In quel momento è come se intorno a noi non esisteva più niente, soltanto noi due, poi da quel giorno, non ci siamo più lasciati..
Nelle poesie del tuo ultimo libro traspare ottimismo, sei d’accordo?
Non lo chiamerei ottimismo, piuttosto realismo perché la vita esiste e nessuno può distruggerla. La vita è una forte realtà che si rivela con la venuta di Gesù Cristo che poi con il suo sacrificio si rivolge all’uomo “non vi dovete preoccupare perché la vita è con Voi e vi seguirà sempre”. La morte è solo un riposo temporaneo, perché poi lo spirito e l’anima riprenderà il corpo in cui è vissuta. Dobbiamo sempre tener presente chi è l’autore di questi doni ed io dico che bisogna ringraziare ogni momento che noi respiriamo e bisogna rivalutare quello che noi abbiamo. Oggi siamo abituati a dare tutto per scontato, ma non è assolutamente così.
Sorge spontanea una domanda, ma tu quando stavi con Cristina, già scrivevi?
Io ho sempre avuto un grande amore per le poesia e fin da ragazzo già scrivevo. Mi ricordi di aver scritto un piccolo libro dove c’erano annotate diverse mie poesie ma poi smisi di scriverle quando conobbi Cristina. Quel libricino che poi lo regalai si chiamava “sentieri” perché attraverso questi sentieri io vedevo una piccola luce che era la nostra speranza. Con il tempo continuai a scrivere soltanto qualche meditazione a livello spirituale, perché ho sempre frequentato gruppi spirituali. Quando stavo con Cristina ritenevo di avere tutto e quindi non avevo bisogno di scrivere, nel momento in cui lei se ne è andata alla vigilia dei nostri cinquanta anni di matrimonio, una parte di me si è dissolta e la poesia si è improvvisamente rifatta viva. Ha cercato di aiutare a esprimermi e mi aiuta a manifestare tutto il mio amore nella solitudine. Il mio dolore come scrivo in una poesia non è fine a se stesso è anche calore, perché ha come origine, l’amore.
C’è vita oltre la morte, cosa ti ha spinto a scrivere questa poesia ?
Questa poesia è il frutto di incontri spirituali, perché dobbiamo riflettere al sacrificio che Gesù ha fatto per noi, quando si è incarnato e ha detto all’uomo “guardate che la morte è stata sconfitta da me e quindi oltre la morte c’è la vita”. Questa è una realtà che molti non riconoscono, oltre la morte c’è sempre vita ed è anche una legge fisica perché siamo fonte di una energia che non si può distruggere. Questo è un esempio per chi ci vuole credere: la vita esiste oltre la morte e l’anima non può morire e continua a vivere.
Cosa ci puoi dire del tuo modio di intendere la poesia?
Oggi compio 82 anni e vorrei ringraziare chi ha creduto in me e mi ha concesso di vivere questa realtà che non avrei mai immaginato. La poesia io credo che aspettasse solo l’occasione giusta per manifestarsi. Quando ho un’idea, scrivo di getto la poesia, la lascio in un file e poi la riprendo dopo qualche tempo per vedere la sua musicalità, ma in genere non modifico quasi niente. C’è stato un periodo in cui scrivevo quasi esclusivamente di notte e quando sentivo un’emozione, andavo subito al computer a fissare l’idea. Tu sai che io per abitudine mi porto con me copie delle mie poesie e alcune volte le faccio leggere a persone che incontro occasionalmente, così la gente rimane sorpresa, si commuove e alcune volte mi abbraccia. E’ questo che apprezzo maggiormente, vedere nei loro volti la soddisfazione.
Grazie Enzo Casagni
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Mimmo Castellano |
Ormai è un evento riconosciuto. Il Premio di giornalismo "Mimmo Castellano" si svolge domani 20 ottobre a Pagani in provincia di Salerno.
E' organizzato per la XII volta dell'Assostampa Campania della Valle del Sarno. Mimmo Castellano è stato un autorevole giornalista della carta stampata, scomparso nel 2008. Per lunghi anni è stato Segretario generale aggiunto della Federazione Nazionale della Stampa e Vicepresidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania.
Il 20 ottobre con inizio alle ore 15,30, al Teatro S. Alfonso M. dei Liguori si ritroveranno giornalisti, personalità della cultura e delle istituzioni per ricordare il collega ma anche per riflettere sui mali della professione in Italia.
La libertà di informazione corre rischi molto seri, sia per gli effetti della crisi economica generale, che per errori strategici degli editori.
In questi due estremi si inserisce la qualità dell'informazione sempre più alla ricerca di scoop e con notizie prive di approfondimento.
E' noto che nelle redazioni dei giornali il clima non è sereno se solo si considera il ricorso a cassa integrazione, prepensionamenti, precariato, revisione di contratti di collaborazione. Più della metà dei giornalisti italiani, risulta iscritta all'INPS con l'altra metà stressata da vendite che calano, bilanci in rosso e proteste senza efficacia.
Dove si andrà a finire di questo passo? Si fanno i conti con le storiche battaglie per la libertà e la tutela della professione.
Anche una libera organizzazione come la FLIP contribuisce a difendere il prestigio di una professione fondamentale per la democrazia.
A Pagani si parlerà di tutto questo a partire dal ruolo della stampa locale. Il focus è dedicato a : " Il valore Il valore della stampa locale, attraverso l'etica e la deontologia del giornalismo in un mondo rivoluzionato dalla comunicazione-informazione. Due universi in contrasto".
L’evoluzione dei sistemi di comunicazione e delle tecnologie non può andare a danno della correttezza e della pluralità delle voci.
La stampa locale resta un presidio di civiltà e di cultura per chi vive il territorio.
In Campania ci sono testate giornalistiche regolarmente in edicola o on line da 40 anni.
La loro testimonianza farà da cornice al dibattito tra il tesoriere del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti, Gabriele Dossena, il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, il presidente del Movimento Unitario dei Giornalisti, Mimmo Falco.
“Premio Italia diritti umani 2023” ®
Dedicata alla memoria dell’ ex Vice-presidente della Free Lance International Press Antonio Russo.
via Ulisse Aldovrandi 16 c/o Unar - ROMA
ROMA 14 Ottobre 2023
Il Premio Italia Diritti Umani nasce dall’esigenza da parte delle associazioni coinvolte di voler dare un giusto riconoscimento a coloro che, per la loro attività, si sono distinti nel campo dei diritti umani. In un mondo in cui il profitto sembra essere lo scopo ultimo di ogni intento, bisogna sostenere chi lotta veramente, sacrificando spesso gran parte (o del tutto) la propria esistenza per aiutare il prossimo. I Mass Media spesso non prestano la dovuta attenzione al tema dei diritti umani, se non in maniera superficiale. È giunto quindi il momento, non solo di dare un giusto riconoscimento a chi lotta per la difesa dei più deboli, ma anche di parlare su come possano essere tutelati meglio questi diritti che, anche in paesi come l’Italia oltre che all’estero, sono sistematicamente violati, soprattutto nei confronti dei più deboli.
In collaborazione con -
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Modera e presenta il premio: Neria De Giovanni – Free Lance International Press
Presidente dell’associazione Internazionale Critici Letterari
Saluti del Pres. della Free Lance International Press Virgilio Violo e Antonio Masia Pres. dell’UnAR - Ore 15. 50
Interventi
Massimo Tomaselli –Coord. Resp. coop. “il Futuro Quadrifoglio” ore 16,00
L’assistenza domiciliare integrata nel trattamento delle dipendenze patologiche
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Patrizia Sterpetti – Presidente di Wilpf Italia – ore 16.20
"Diritti umani e militarismo"
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Ornella Mariani Forni – scrittrice - ore 16,40
“Informazione e diritti umani”
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Buffet ore 17.00
I vini offerti
Spumanti Corte Aura |
Vini Bianchi Moncaro Livon Scubla |
Ricasoli Elena Walch Masottina Pievalta La Scolca |
Vini Rossi Casale del Giglio Sannio Consorzio Tutela Vini Fontanavecchia La Guardiense
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Cantina di Solopaca Fattoria La Rivolta Cantine Tora Cantine Iannella 1920 La Miniera del Convento |
Serra degli Ilici Il Poggio Corte Normanna Elena Catalano Torre Varano Viticoltori San Martino |
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Coordinatrice l’attrice Mariella Guarnera, consegnano i premi e leggono le motivazioni gli attori:
Annalena Lombardi, Patrizia Tapparelli, Alessandro Peccolo
PREMIO ITALIA DIRITTI UMANI A MONICA LENTINI
legge la motivazione Alessandro Peccolo
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PREMIO ITALIA DIRITTI UMANI A ANNA SELINI
legge la motivazione Annalena Lombardi
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PREMIO ITALIA DIRITTI UMANI A ARNALDO VITANGELI
legge la motivazione Patrizia Tapparelli
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PREMIO ITALIA ALLA CARRIERA A SERGIO TIBERTI
legge la motivazione Mariella Guarnera
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PREMIO ITALIA ALLA CARRIERA A GIORGIO VITALI
legge la motivazione Virgilio Violo
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Galleria d’arte “Sempione” - Donate opere degli artisti:
Stefania Pinci, Sergio Saviantoni, Stefano Sesti
A sorpresa hanno concluso la serata gli amici della Guarner Bros
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Sabato 7 ottobre inizia la due giorni di manifestazioni e degustazioni enogastronomiche nel borgo di Lollove, che oggi appartiene alla Città di Nuoro, posto ad una ventina di chilometri dal capoluogo barbaricino, scelto quale tappa della rassegna annuale “Autunno in Barbagia”, con il contributo dell’organizzatore Assessorato alle Attività Produttive e Commercio del Comune di Nuoro.
“Carrèras de Lollobe”, in lingua sarda, sono denominate le due giornate di sabato 7 e domenica 8 ottobre che si apriranno ricordando Grazia Deledda. Sarà infatti Neria De Giovanni a raccontare alle ore 10:30 in una lectio magistralis il coinvolgimento narrativo di Lollove, teatro della vicenda narrata nel romanzo “La madre” del 1920. La descrizione delle case e delle strade di Lollove, che nel romanzo la Deledda chiama Aar, sarà preceduto da una apertura istituzionale in cui verrà presentato il pannello turistico-letterario che l’Associazione Salpare, presieduta da Neria De Giovanni stessa, ha realizzato all’interno di un vero e proprio percorso turistico- culturale che coinvolge 19 paesi, uniti nel progetto “Il cammino di Grazia – The path of Grazia” finanziato dal Comitato per le Celebrazioni Deleddiane, a memoria dei 150 anni dalla nascita della scrittrice.
Spazio anche alla musica e alla poesia itinerante lungo le casette e i vicoli in pietra del paese, con i componimenti musicali di Valentino Sedda all’organetto e Marco Mura del Movimento Artistico “Poesie per Strada”, che intratterranno i visitatori tra note e versi tanto il sabato quanto la domenica sino a sera. Intrattenimento anche per piccoli e adulti grazie al laboratorio ludico dei Grandi Giochi di Legno, allestito presso il Giardino Casa Gusai in via Roma, dall’Associazione Culturale Lughené.
Previsto inoltre l’Infopoint attivo mattina e sera presso la Chiesa di Santa Maria Maddalena, monumento storico seicentesco del paese e, sul medesimo sagrato, lo scrittore algherese Massimiliano Fois che presenterà il suo “Breviario per notturni campestri” (Nemapress edizioni), con un concerto poetico accompagnato da radiofrequenze, chitarra armonica e voce di Quirico Solinas e violino di Dario Pinna.
Conclusione del sabato alle ore 20:00 presso la corte di Casa Borra con la videoproiezione del film “I Giorni di Lollove”, dei registi Figus e Piras e la collaborazione dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico e del Consorzio per la Pubblica Lettura Sebastiano Satta che, attraverso le riprese fatte dal vero nel 1989, mostrano una Lollove di ben 34 anni fa, ricreando così una ambientazione agropastorale, la cui vita era scandita dai tempi delle campagne e delle festività religiose.
«Se ne sta seduta tutta dritta sulla poltrona, con il braccio proteso a ricevere la medicazione e, mentre io suono per lei a ripetizione il tema dell'Andante del Trio op. 100 di Schubert, la luce sul suo viso è così intensa da irradiare di un flusso scintillante tutta la stanza, le infermiere e perfino me. All'esterno, anche la quercia dai larghi rami riceve quel luccichio copiosamente. Almeno così mi sembra, quando la saluto per andarmene». Quando Claire Oppert, violoncellista di fama internazionale, non è in giro per il mondo a dare concerti o impegnata con i suoi allievi, suona per i malati terminali, per gli autistici o per gli afflitti da demenza. Con penna delicata e poetica, la musicista racconta gli incontri straordinari che ha avuto. Donne e uomini che il canto del violoncello ha rasserenato, stimolato o confortato.
La musica al capezzale dei pazienti diventa un riparo contro la malattia, contro il dolore. Il momento musicale fa emergere ricordi e tocca quella parte di ognuno di noi che è viva e integra.
Nata a Parigi in una famiglia di medici e artisti, Claire Oppert è diplomata presso il rinomato Conservatorio statale di Mosca “P. I. Tchaikovsky”, laureata in filosofia e ha conseguito il diploma universitario in arteterapia. Riconosciuto e apprezzato nel mondo scientifico, il suo protocollo
medico – la Cura Schubert – allevia il dolore e l’ansia dei malati.
Tradotto in più lingue, La Cura Schubert ha vinto il prestigiosissimo Prix Littéraire des Musiciens.
L’artista al termine della presentazione del suo libro, svoltasi qualche giorno fa presso la “Galleria Sempione” a Roma, ha fatto un piccolo recital riscuotendo successo incondizionato; sono stati eseguiti alcuni brani del repertorio che ha ideato per i suoi pazienti nei quali spicca il tema dell’Andante del Trio per pianoforte n. 2 in mi bemolle maggiore, op. 100, di Franz Schubert.
Su IBS
Ciao Riccardo, ti ringrazio per l'opportunità che mi dai ad intervistarti.
Inizi la tua carriera nel 1979 con gli Extra, nel 1983 ti presenti al Festival di Sanremo, hai inciso diversi album oltre che avere collaborato con Aleandro Baldi e Don Backy. Tanti impegni, tante serate e buona musica. Vivi in un bosco, immerso nella natura dove lavori ai tuoi progetti, ti occupi da anni come volontario a impegni con anziani e disabili ai quali porti musica e canzoni. Un bell'esempio per molti.
D- Come vedi l'attuale panorama musicale?
R- Non vedo positivamente il panorama musicale attuale, trovo che vi sia più una ricerca della spettacolo, della visibilità che dell'attenzione alla musica. Lo dimostra anche il fatto che si vendono più chitarre elettriche che quelle acustiche e questo purtroppo dimostra anche la fine del cantautorato che era tipo del nostro mondo musicale italiano. Adesso con i talent che non amo, si va alla ricerca di qualcosa o qualcuno che a distanza di qualche tempo verrà sicuramente dimenticato. Negli anni 70 mai nessuno si sarebbe messo di fronte a una giuria a farsi dire cosa cantare, come cantare, come muoversi ecc... La musica è ben altro. Anche Sanremo ha perduto il suo antico fascino, tutto adesso è solamente spettacolo da vedere. Mi spiace affermare quanto dico ma confermo che il panorama attuale non è un contenitore di buona musica ma di esibizioni senza anima. Amo Battisti, e fare un confronto mi resta così difficile con quello che vedo in giro.
D- L'ambiente della musica come quello di ogni tipo di spettacolo, ha i suoi pro e i suoi contro:
Vuoi parlarcene?
R- Ho iniziato a "frequentare" la musica a 12 anni con la chitarrina che mi regalò mio padre, ho fatto parte di gruppi durante il mio excursus giovanile fino all'incontro con Foffo Bianchi produttore che mi ha dato diverse possibilità portandomi in quella che adesso è la Sony. L'ambiente della musica è un po' quello che si trova in altri mondi artistici fatti di impresari, di sottobosco, di gelosie, parole non mantenute ecc. Personalmente e fortunatamente io non ho fatto questo tipo di incontri. Anzi, ci tengo a ringraziare fra tanti amici, Carlo Conti che mi ha proposto partecipazioni importanti che ho fatto con piacere. Io sono comunque un solitario, non amo la mondanità. Conosco e frequento forse più attori che cantanti. Comunque, tutto sommato devo dire che io non ho conosciuto quelle brutture che si dicono cattiverie o sgambetti.
D- Quale la più grande gioia e quale la peggiore delusione in ambito artistico?
R- La mia più grande gioia è sicuramente quella che avevo atteso e sognato fin da ragazzino, arrivò a 27 anni; un contratto vero, l'attenzione di un produttore di un'importante casa discografica, la realizzazione del mio primo 45 giri, sentire la mia musica nelle radio, avere le prime interviste, le prime esperienze alle quali ci tenevo veramente tanto e soprattutto essere accettato da chi amava la mia musica. Le delusioni? certo che ci sono; perché non parlarne? ogni anno propongo per esempio a Sanremo due canzoni e non vedere mai alcuna attenzione, non avere risposte e riscontri non è certo un piacere. Forse qualcuno avrebbe potuto aiutarmi ma non è stato così Ho sempre pensato che dovremmo piacere al pubblico, all'ascoltatore e non al produttore, al discografico, alle agenzie, non sono loro che decretano il successo di un brano. Ma come ho già detto sopra, il mondo musicale ha preso una strada diversa, c'è un cliché di base, si sceglie ciò che non è melodia, non escono più quelle canzoni che si possono fischiettare finito il Festival. E' chiaro però che non dobbiamo incasellarci solo ed esclusivamente nella kermesse di Sanremo, ci sono tantissimi altri spettacoli, serate, e incontri musicali- Io ho avuto ultimamente per esempio la collaborazione con il grandissimo Don Backy e cantare con lui una canzone scritta da me dal titolo "Araba fenice". Lui carinamente mi ha regalato un suo brano, molto bello intitolato "Vi lascerò". Io credo che la vita di un artista non deve mai proiettarsi solo sul domani ma sul dopodomani. In attesa di accadimenti e voglia di fare. Questo atteggiamento a me non manca.
D- Cosa nei pensi dei talent?
R- So benissimo che con questa mia risposta verrò "massacrato" dai più giovani perché sono molto negativo nei confronti dei talent- Questi, a mio parere, rovinano i ragazzi, li piegano e li rendono privi di personalità. Non tutti arrivano, non tutti sono all'altezza di una certa bravura. A mio parere i talent sono solo un business, una modalità come un'altra per fare soldi e audience; un contenitore mediatico dove vengono inseriti giovani speranzosi con poco o niente talento per altro giudicati da chi a volte non ha neppure la giusta esperienza e tutto per un ascolto molto alto. Personalmente, per mia esperienza, ho avuto un produttore che non ha mai voluto plasmarmi a suo gradimento, ma anzi, ha cercato la gemma artistica dentro di me senza mai condizionarmi o snaturarmi. Ho cullato per anni un sogno che poi ho finalmente avverato ed è quello di entrare nella scuola di cantautorato a Firenze alla ricerca di talenti senza però doverli cambiare o renderli diversi da ciò che sono. Cerco quella "gemma" di cui ti ho detto prima, quel qualcosa che ci riporti alla melodia, all' armoniosità della musica italiana. I talent sono solamente un mercificare alle spalle di quei giovani che spesso vengono illusi...Siamo un popolo di naviganti, pittori, scrittori, musicisti e artisti e tali dovremmo restare senza condizionamenti e manipolazioni alcune.
D- Tornassi indietro rifaresti tutto daccapo o cambieresti qualcosa?
R- Ho pensato spesso a tutto ciò che ho passato nei miei anni fin dagli esordi, tanto da avere scritto un libro che uscirà a Natale; il libro mi è stato richiesto dall'editore dopo avere partecipato ai Migliori anni di Carlo Conti. Scrivendo il libro nel silenzio del mio bosco, mi sono reso conto di ricordate tutto ciò al quale non avevo più pensato e ho riflettuto che se tornassi indietro nel tempo, rifarei ogni singola cosa. Ho tanti progetti e tante cose belle già in cantiere; la collaborazione con il tenore Stefano Fini, molti progetti con Silvia Papucci un video da presentare e tanti sogni da sviluppare. Tutto quello che ho fatto lo rifarei, tutto quello che ho fatto è il Riccardo che sono.
D- Descrivi il valore della musica
R- Bellissima domanda: cosa è la musica? io devo molto alla musica, la musica mi ha aiutato a sopperire dolori e sofferenze, prima fra tutte la morte di mio padre. Ricordo il mio primo chitarrista, Franco, che mi portava in un paesino vicino a Firenze dove suonando per ore dimenticavo il dolore insieme ad altri musicisti che suonavano con me. E' stato molto importante, in quei momenti la musica, quella musica che sapeva darmi calore e riusciva a staccarmi dalla sofferenza e da ogni pensiero negativo. Questo è accaduto anche per altre forme di dolore che non menzionerò, il dolore legato alle persone che ho perduto nel tempo. Chiaramente il valore della musica non è solo analgesico per i momenti dolorosi: il valore della musica io l'ho scoperto a volte andando a cercare qualcosa che neppure sapevo cosa fosse.
La musicoterapia per esempio che svolgo da tanti anni nelle strutture sanitarie per anziani è un qualcosa di così stupendo che non andrebbe raccontata ma vissuta. Ho avuto esperienze meravigliose in mezzo a quelle persone stupende che a causa di malattie neurologiche e legate alla senilità avevano ormai racchiuso nei cassettini della loro memoria il loro vissuto ma che al sentire una melodia, un suono, una canzone riuscivano per qualche attimo a riaprirli vivendo istanti di scintille di memoria subito richiusi con il finire della canzone. Sono cose che non si dimenticano e ti fanno capire quanto sia importante la musica; ognuno può farla sua, ognuno può sentirla in modo differente ma l'impatto con il suono musicale ha grande empatia con l'essere umano. Un'altra esperienza che mi da molto è quella della condivisione della musica con i ragazzi disabili che seguo. Vedi nei loro occhi tanta felicità che è impossibile da descrivere. Va vista! Nicola che è sulla sedia a rotelle balla a suo modo sulle note delle canzoni di Zucchero; Patrizia napoletana, ama quando le canto una canzone della sua terra e muove il solo arto che può muovere; una mano. La musica è un dono, la musica può dove nient'altro arriva. Non sono un santo né un benefattore ma adoro portare la musica là dove si può assopire il dolore e la tristezza. La sanità dovrebbe inserire in più residenze la possibilità di creare questo tipo di spazi che a mio parere hanno una grande importanza a livello emotivo-emozionale.
D-Hai qualcosa che vuoi tirare "fuori dai denti"?
R- Sembrerà impossibile ma non ho mai avuto situazioni così negative da poter prendere posizioni negative verso qualcuno o qualcosa. Io ho sempre pensato che la gelosia e l'invidia ci siano ma come scelta di vita sono distaccato da questa problematica che non mi tocca assolutamente. Non fa parte di me.
D- Hai sogni nel cassetto? novità in arrivo?
R- Sono un Ariete, e ne rispetto il segno perché amo molto lavorare, lo faccio spesso sradicando l'erbacce e i rovi intorno a casa, sistemare la stalla del mio cavallo, pulire dietro casa e tanti altri lavori. Mi piace farlo. Sogni artistici nel cassetto? ne ho diversi e molti ancora da completare bloccati dal periodo covid. Uno di questi è elaborare la seconda parte di "Amici miei" che realizzai nel 1999. Si tratta di un cd audio dove nella seconda fase c'è fra i tanti amici, Sergio Forconi, Giovanni Lepri, Massimo Antichi e tanti altri. Poi dovrò dare il via a un video ormai finito e che dovrà avere poi il suo excursus. In atto anche un progetto che dovrò andare a discutere con la fondazione Turati, si tratta di un video per un canto popolare; una storia molto bella di un amore durante la guerra, una storia emozionale. La canzone fu molto apprezzata da Francesco Guccini. Sto lavorando inoltre a un mio nuovo cd per il quale ho già scritto le musiche. Nella testa anche un progetto forse ambizioso del quale non voglio ancora esternarne i dettagli
D- Come uomo, cosa ti fa più male e cosa invece ti da energia interiore?
R- Ti rispondo subito: mi fa male vedere come l'uomo distrugge l'ambiente, gli alberi, le foreste, il verde che sono gli elementi naturali che ci servono per la vita e mi fa molto male anche notare come l'essere umano fa del male agli animali, non sopporto vedere il massacro delle balene, il dovere ridurre gli animali della foresta africana a numeri esigui. Che mondo lasceremo ai posteri? Mi chiedo che futuro avranno i nostri figli, nipoti (ne ho uno di sei anni), e poi che dire dei mari? ormai recipienti di plastica, sporco da non possedere più l'ossigenazione giusta per la fauna acquatica.
La spinta positiva invece? sperare che ci siano importanti scoperte nel campo medico, trovare una farmacologia che possa lenire i dolori di quei mali complicati e dolorosi. Ho sempre pensato però che forse, se qualcuno avesse fatto meno breccia sul danaro per arricchirsi, tagliare ciò che invece si doveva ampliare, qualcosa in più si sarebbe potuto fare. Spero di sbagliarmi, lo spero proprio...
Hai qualche riga per te, un piccolo spazio libero dove esprimerti liberamente. Cosa vuoi dirci?
Voglio ringraziare Marzia per questa intervista, ciò mi ha dato la possibilità di raccontarmi e raccontare tutto ciò che mi ha circondato fino ad oggi. Mi reputo una persona felice perché ho potuto coltivare la mia passione senza che nessuno mi abbia mai ostacolato; persino i miei genitori mi hanno in qualche modo aiutato e mai scoraggiato.
La felicità la troviamo anche nei piccoli spazi con i quali possiamo condividere con le persone. Qualcuno ha detto che sono un asociale perché ho deciso di vivere in un bosco a contatto con la natura. Amo invece stare con le persone che non m'impongono però di essere diverso da ciò che sono. Un tempo non amavo i social ma mi sono ricreduto perché ho potuto ritrovare attraverso questa modalità tante persone delle quali avevo perduto il contatto. Anche un saluto, uno scambio, uno ciao da un social è sempre bello.
Grazie di cuore Riccardo, grazie di essere sempre molto disponibile...
Matilde Brandi- Ballerina, attrice di cinema, televisione, teatro e conduttrice.
Empatica con il pubblico, professionale e mai démodé.
Tanti anni di carriera; all'attivo film, serie tv, spettacoli d'intrattenimento, conduzioni televisive e sempre successi meritati.
Facciamo due chiacchiere con lei ringraziandola della sua piena disponibilità.
Intanto grazie Matilde, grazie per avere accettato la mia intervista che vuole essere un deterrente a farti conoscere oltre la pellicola, la carta stampata, oltre l'indubbia e palese bravura che tu da anni dimostri.
D- Vuoi parlarci dei tuoi esordi?
R-Io sono diplomata ballerina classica, mi scelsero per il programma "torno sabato" come prima ballerina e da lì, non ho più smesso di fare i grandi show del sabato sera
D- tante forme artistiche, tanti riflessi diversi nel mondo dello spettacolo, hai dentro di te qualcosa che porti nel cuore che sia una soddisfazione, un sogno realizzato, una vittoria personale?
R- Si, quando Raffaella Carrà mi consacrò e mi disse che avrei avuto una grande carriera studiando ed utilizzando il mio talento. Ciò mi fece un grande piacere e mi regalò un enorme soddisfazione.
D- Hai certamente ricevuto tanti meritati successi ma c'è qualcosa che ti ha deluso?: che cosa?
R- Delusa da niente, mi piacerebbe però come ho spesso detto fare l’insegnante ad Amici oppure condurre uno show tutto mio
D- La tua professionalità va sicuramente oltre al tuo essere portata allo spettacolo, sicuramente è anche frutto di studio e d'impegni costanti. Vuoi dare un consiglio, grazie alla tua esperienza alle ragazze che vogliono seriamente avvicinarsi al mondo dello spettacolo?
R- Il mio primo consiglio è quello di studiare, studiare, studiare e di non basarsi sui social che certo al giorno d’oggi sono importanti, ma rimane fondamentale studiare e coltivare le proprie passioni e i propri talenti
D- So che hai diversi spettacoli teatrali in cantiere: Vuoi dirci di cosa si tratta? altre novità?
R- Si, sarò in scena in tutta Italia con lo spettacolo “Una come me” di Salvatore Buccafusca regia di Francesco Branchetti scritto da Mauro Graiani; rappresenterò una persona che soffre di schizofrenia; si tratta di una commedia divertente, ironica ma che fa anche molto ragionare e riflettere su questa problematica.
Inoltre, debutteremo nel mese di gennaio a Milano con Hairspray il musical, sognavo tantissimo di di fare questo tipo di esperienza che finalmente è arrivata. Sarò una delle protagoniste; Welma, la crudele Welma...
D- fra il cinema e il teatro, definisci il tuo sentire attraverso queste due forme d'arte.
R- il teatro è lo tare a contatto col pubblico, li senti, li vedi e li abbracci con le parole
Il cinema è più distaccato ma arriva forse a più persone.
D- Non tutto è oro che luccica: ogni mestiere ha i suoi pro e i suoi contro. Vuoi dirci della tua esperienza in tanti anni di carriera?
R- Il mondo dello spettacolo? è tanto sacrificio e tante persone che si spintonano per arrivare prime, una giungla diciamo se vogliamo fare un paragone figurato, ma, se ti sai trovare il tuo spazio in maniera onesta e limpida, ci sono solo pro tutto procede come deve.
D- Cara Matilde: hai a disposizione lo spazio per dire ciò che vuoi e a chi vuoi.
Comincia da qui..
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Voglio dire a tutte le persone che mi seguono e che mi vogliono bene, un grande grazie: andate al teatro andate al cinema, facciamo tutti insieme che lo spettacolo italiano e no, non si fermi mai...
Grazie di cuore, grazie per esserti ancora una volta data al tuo pubblico
Buongiorno Francesco, sono molti anni che sentiamo il tuo nome come regista, come attore di teatro, di televisione ecc. Anni nei quali hai sempre messo avanti gli altri, i colleghi, i lavori di squadra e chiunque ti stia accanto.
Questa intervista vuole conoscere meglio te, sapere dei tuoi esordi per esempio. D-Vuoi parlarmene?
R- Io sono cresciuto in una piccola città e sono cresciuto lontano da idee di fare l'attore, facevo sport, andavo a scuola poi a 15 anni ho affrontato come molti ragazzi; una profonda crisi e casualmente mi sono avvicinato ad una compagnia che faceva teatro gestita da uno straordinario personaggio il dottor Fabrizio Rafanelli che piano piano mi ha avvicinato alla passione per il teatro e poi gradualmente sono arrivato al desiderio di farlo come professione; successivamente sono arrivate le scuole da frequentare, lo studio e poi la professione. Sono stato sin da subito molto fortunato a poter lavorare con grandi maestri come Marcel Marceau, Gabriele Ferzetti, Pino Micol, Bruno Ganz, Senta Berger. Sia come attore che come regista ho avuto molta fortuna. All'inizio ho fatto molta televisione; il teatro è diventato preponderante dopo i 30 anni dove ho iniziato ad interpretare e dirigere i miei spettacoli spesso affiancato da grandi star del grande e del piccolo schermo.
D- Quale lavoro di scena o di televisione ha lasciato un segno indelebile? perché?
R- Nel cinema sicuramente "Cronache del terzo millennio" con la regia di Francesco Maselli che andò al festival di Venezia e suscitò molto scalpore ed il motivo è indubbiamente la sua indiscussa grande capacità; un regista che ha saputo tirare fuori da me, davvero il meglio; in teatro senz'altro, le mie regie e gli allestimenti in cui ho lavorato con Barbara De Rossi e quindi Medea, il Bacio, Un grande Grido d'amore ed il motivo è sicuramente ancora una volta la grandezza e la generosità della mia partner, unica per verità, dedizione e soprattutto umiltà. Una donna straordinaria oltre che a un'attrice straordinaria.
D- Hai trovato ostacoli nel tuo mondo lavorativo? se si, quali?
R- Ma sai gli ostacoli ci sono e si affrontano come è normale che sia, la vera difficoltà è quella di non aver avuto la fortuna di trovare, a parte la mia compagna meravigliosa Isabella Giannone, nessun altro compagno di viaggio, questa nel teatro è stata per me e Isabella un'avventura solitaria e quando si viaggia in solitaria gli ostacoli sono più duri da affrontare a volte più paurosi, ci vuole più forza, bisogna diventare tosti per affrontare tanti ostacoli da soli. Sì la solitudine del nostro viaggio è il vero ostacolo che noi abbiamo sempre affrontato insieme nonostante le difficoltà e che tutt'ora affrontiamo.
D- I tuoi successi negli anni sono la riprova della tua tenacia e della tua professionalità, ma a quale costo? quali sacrifici?
R- Ma vedi, i sacrifici sono sempre stati tantissimi a partire dal fare un lavoro dal quale non si stacca mai e che uno porta sempre con sé a casa la sera. I reali sacrifici però che hanno pesato davvero sono stati quelli dei quali non ne valeva davvero la pena mentre i sacrifici realizzati per ciò che ci ha dato soddisfazione li abbiamo fatti senza quasi accorgercene e li rifarei domani senza battere ciglio; è quando non portano ai risultati sperati che è veramente dura, quando gli interlocutori sono delle nullità, quando il livello artistico è inesistente e devi fare miracoli per arrivare a compiere uno spettacolo decoroso e rispettoso del pubblico. I sacrifici per qualcosa che vale non ti pesano, scorrono via in un lampo e non te ne accorgi nemmeno. Il problema reale è che è sempre più raro trovare interlocutori artisti e attori per cui valga davvero la pena darsi fino in fondo.
D- Da fuori, noi semplici spettatori vediamo il teatro, la televisione e il cinema come un mondo fantastico, nella realtà delle cose chi come te ne è al dentro, cosa può raccontarci? E' tutto rose e fiori? Fra compagnie, colleghi, c'è sempre armonia?
R- L'armonia c'è si, ma è un'armonia costruita, falsa, creata da ognuno ad hoc per lavorare insieme; raramente è spontanea, sincera; è un'armonia che nasce dagli interessi di tutti... non è bella tranne che in rarissimi casi in cui si crea la magia e allora è bellissimo, purtroppo sono casi diventati sempre più rari e sono sempre legati a personalità fuori dall'ordinario, a personalità fuori dal comune. Ahimè!
D-Accanto a te hai da molti anni accanto la tua compagna di vita e di lavoro che è Isabella Giannone. Quanto è stata importante la sua presenza? Come vivete insieme l'esperienza lavorativa?
R- Lei è tutto il mio mondo, i miei spettacoli sono quasi tutti ispirati dalla sua personalità, quasi tutte le mie idee nascono dalle mie conversazioni con lei. Stiamo insieme fin da quando eravamo ragazzini e il teatro è sempre stato lì tra noi due; ne abbiamo sempre parlato, il teatro per me è lei: i teatri sono ricordi di lei, gli spettacoli sono ricordi di lei; lei è la mia forza, la mia ispirazione, senza di lei non avrei assolutamente avuto la forza di affrontare tutti i problemi, le difficoltà e i sacrifici che ci sono voluti per arrivare fino a qua.
D- Hai un tuo mentore in particolare?
R- Non amo avere punti di riferimento ma non posso negare di avere i miei maestri in testa quando dirigo uno spettacolo o quando lo interpreto.
D- Tornassi indietro, cosa cambieresti di te stesso? cosa vorresti fare che non hai ancora fatto?
R- Se tornassi indietro farei più o meno quello che ho fatto ma cercherei di farlo meglio, cercherei di essere ancora più generoso, ancora più coraggioso, forse rischierei ancora di più; non mi pento del mio percorso, forse dedicherei un pochino più di attenzione alla televisione come attore che ho sempre messo in secondo piano e ne farei un pochettino di più .
D- Ti senti di ringraziare in particolare qualcuno? se si chi?
R- Beh ringraziare tutte le persone che hanno avuto fiducia in me e colgo l'occasione per farlo qui adesso a partire da Isabella Giannone, mia madre, Barbara De Rossi, Gabriele Ferzetti, Giuseppe Cangialosi, Lorenzo Costa, Salvatore Buccafusca, Francesco Maselli, Raffaella Mutani e Ilaria Patamia, Clara Surro, Alessandro Lorenzini, Riccardo Reim...
E qui credo che l'elenco,salvo mie dimenticanze, sia già finito.
D- Hai spettacoli da portare in scena nel 2024? Quali?
R- In questa stagione porterò in scena il diario di "Adamo ed Eva" e %Le relazioni pericolose" dopo il successo che hanno avuto nella scorsa stagione, accanto a me una meravigliosa Corinne Cléry, Isabella Giannone e altri magnifici attori; poi andranno in scena anche "Cose di ogni giorno" e a fine stagione una vera e propria sorpresa di spettacolo.
D- Ultimamente stai organizzando diversi workshop online sull'attività teatrale? di cosa si tratta?
R- Ho insegnato in tantissime scuole soprattutto regia e recitazione ma ho sempre avvertito la necessità per i ragazzi, per chi inizia, di dare loro la possibilità di conoscere il teatro un po' più in generale anche dal punto di vista organizzativo e produttivo nonché distributivo per cui faccio queste lezioni online molto particolari dove sostanzialmente descrivo come funziona il teatro da un punto di vista tecnico e burocratico; non sono lezioni con un contenuto artistico ma solo di tipo pratico e credo però che siano estremamente importanti per i giovani che si approcciano a questa professione.
D- Definisci TEATRO, definisci Francesco Branchetti, definisci gioie e dolori della tua lunga carriera
R- Ma il teatro per me inizia quando qualcuno inizia a preoccuparsi dei problemi di qualcun altro e allora inizia il teatro quello bello, quello che piace a me; Francesco Branchetti è un uomo che vive come un ragazzo accanto a una donna che vive come una ragazza con un sentimento molto forte di avventura e di romanticismo e che nel 2023 trova ben poche entità con cui dialogare; le belle gioie sono gli spettacoli riusciti che hanno avuto successo, le gioie sono i viaggi con Isabella, gli allestimenti, le prove, anche i sacrifici rappresentano alle volte delle strane forme di gioia, le gioie sono state le amicizie che tuttora resistono con i direttori dei teatri, soprattutto i piccoli teatri della provincia italiana che hanno direttori meravigliosi molto più competenti alle volte dei direttori dei grandi teatri magari dal grande blasone; i dolori ti ripeto si riassumono in uno solo ed è di aver fatto questo viaggio con Isabella senza nessun altro compagno di viaggio al nostro fianco, è stato un percorso in solitaria bellissimo ma comunque in solitaria...
D- Francesco, lasciaci qui qualche riga di te, togliendoti magari quel sassolino nella scarpa che spesso fa male e teniamo comunque, vuoi per timore, per educazione, per evitare noie...
R- Ma sai .. un sassolino nella scarpa fino ad un certo punto... a volte mi amareggia il fatto che tutti in teatro, sappiamo quali sono i migliori attori in circolazione ma molto spesso, arrivano al successo vent'anni più tardi rispetto ad altri attori che tutti in teatro, sanno che sono attori di una mediocrità imbarazzante ...
Credo in realtà di dire una banalità di cui ormai tutti, ma proprio tutti, compreso il pubblico che segue, si siano accorti ampiamente.
Elisabetta Strickland “Le madri di idee. Le donne scienziate e il premio Nobel” e Neria De Giovanni “Amalasunta , regina barbara”: scienziate e regine protagoniste della sera finale delle “Letture d’estate a Villa Edera”.
Mercoledì 30 agosto alle ore 19,30, si è conclusa la XII Rassegna delle “Letture d’estate a Villa Edera”, presentazione degli autori Nemapress con la direzione artistica di Neria De Giovanni, organizzata dalla Associazione Salpare con la Fidapa sez. di Alghero e La Rete delle Donne in collaborazione con l’Associazione Orion e Ivan Perella.
E’ stata inserita in “Alghero Experience-un anno così” Cartellone ufficiale degli eventi estivi del Comune di Alghero, Assessorato alla Cultura e Turismo e Fondazione Alghero
Protagoniste della serata conclusiva saranno le donne, Scienziate e Regine.
La professoressa Elisabetta Strickland matematica ed accademica italiana, già ordinaria di algebra presso il Dipartimento di matematica dell’Università di Roma Tor Vergata, con “Le Madri di idee” ha presento in questo interessante volume il profilo biografico e professionale delle donne scienziate cui è stato attribuito il Premio Nobel. Come la stessa Strickland ha sottolineato nella introduzione, “il divario di genere è particolarmente marcato nelle scienze: infatti sono tante le donne che hanno dato lustro alla conoscenza umana, vincitrici o meno di Premio Nobel per le discipline scientifiche”. L’Autrice si era già occupata di questa tematica che le sta particolarmente a cuore, essendo co-fondatrice del Gender University Observatory delle tre università romane attivo dal 2009. Nel 2013 è stata insignita dall’amministrazione capitolina del Premio donne eccellenti di Roma.
Neria De Giovanni, autrice di oltre 40 volumi di saggistica, presidente dell’Associazione Internazionale Critici letterari, ha scandagliato dalla profondità della storia, un delitto ancora irrisolto: Amalasunta, la figlia prediletta di Teodorico, regina dei Goti, la quale fu strangolata "in balneo" nell’isola Martana sul lago di Bolsena. Sicari e movente sconosciuti. Per vendicarne la morte, l'imperatore Giustiniano scatenò la guerra gotico-bizantina che portò alla fine dell'impero gotico in Italia. In questo libro la scrittrice ha ricostruito la vicenda storica e umana della regina Amalasunta, alternando capitoli in terza persona con i quali rigorosamente viene ricostruito il periodo storico tra i più difficili e contorti dell'alto Medioevo, a capitoli in prima persona dove immagina sia proprio Amalusunta a motivare le proprie azioni e i propri rapporti sia familiari sia politici. Particolarmente efficace è stata la descrizione dello scontro con Teodora, la moglie di Giustiniano, che incarnò un modo opposto di arrivare al potere rispetto a quello di Amalasunta. Su di lei Neria De Giovanni ha realizzato anche un docufilm messo in onda da RAI3 girato a Ravenna.
Il Flauto traverso di Elisa Ceravola ha accompagnato la serata.
A concludere un buffet con brindisi con l’Autore offerto dalle Cantine di Santa Maria La Palma con i suoi spumanti Akenta rosè e Akenta extra dry.
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I presentatori |
Si è svolta sabato 12 e domenica 13 agosto scorso presso i giardini di Vigna la Corte a San Felice Circeo (LT) la seconda edizione di "Bellezza e musica sotto le stelle".
L’evento era composto da due fantastiche serate: la prima con discoteca all’aperto ha visto coinvolti circa 1500 giovani che hanno ballato con la musica offerta dagli OFF LIMITS. E’ stato uno spettacolo mozzafiato che ha offerto, un palco sputa fuoco, spara coriandoli e lancia fumo e musica a manetta.
Nella seconda serata si è svolta una selezione ufficiale del Concorso Nazionale progetto di inclusione sociale, bellezza e talento "Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo" IV° edizione 2023 (concorso diretto a bambini fino ai 13 anni, ragazze e ragazzi dai 14 ai 30 anni, over donne e uomini dai 31 ai 60 anni, curvi e soprattutto persone con disabilità varie). La a conduzione dell’evento è stata affidata al bravissimo show man Antonio Delle Donne affiancato dalla bellissima e bravissima modella e fotomodella Martina Di Prospero.
Il Concorso Nazionale di integrazione sociale, bellezza e talento “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” è un concorso nel suo settore che offre realmente ai concorrenti opportunità di crescita professionale nei vari settori dello spettacolo. Grazie alle collaborazioni che si stanno stringendo in ambito del mondo dello spettacolo, il concorso concretizza le ambizioni di tutti i partecipanti.
“ Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” - Concorso Nazionale di inclusione sociale, si differenzia da ogni altro Concorso perché è uno dei pochissimi concorsi che nasce, come appunto dice il nome, con lo scopo di includere socialmente tutte le persone che vogliono avvicinarsi a questo mondo ed in particolare a tutte quelle persone con problemi di handicap fisici e/o psico fisici che vorrebbero
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la modella Eddy |
mettersi in gioco ma invece sono sempre esclusi dagli altri contest.
Questo contest non punta alla ricerca esclusiva della bellezza dei concorrenti, ma tende ad individuare attraverso le numerose selezioni, elementi nuovi dotati di talento e personalità. Una serie di precise caratteristiche professionali che poi devono essere proposte nel mondo dello Spettacolo, della Moda, del Cinema, della Pubblicità e della Televisione.
Alla luce di quanto sopra il Sindaco Monia Di Cosimo e l'amministrazione comunale, hanno fortemente voluto lo svolgimento del concorso e con grande sensibilità hanno inteso evidenziare che proprio la disabilità ed il sociale dovevano essere al centro della serata. Proprio per questa ragione è stata creata una fascia speciale, ovvero la fascia di Ragazza Solidale San Felice Circeo.
Prima di iniziare le varie fasi del concorso, sono state effettuate delle riprese video da parte del regista Michele Conidi, a cui hanno partecipato tutti i concorrenti che desiderano essere inserito nella sua parodia musicale di prossima uscita.
i giurati della serata presenti erano: il cantautore neomelodico Nello Fiorillo, l'Hair Stylis Giorgia Calisi, l'imprenditrice titolare del negozio “Il Baule di Circe” Antonella Meo, l’imprenditrice titolare dell'Agenzia Immobiliare Express Antonella Legge, il fotografo Maurizio Perria, il cantautore Giorgio Spinelli in arte Shard, il giornalista Rino Sortino. e per chiudere il Presidente di giuria Marco Di Prospero ovvero il Presidente del Consiglio Comunale di San Felice Circeo. Questi ha portato a tutti i presenti, i saluti del Sindaco Monia Di Cosimo, il Vice Sindaco Luigi Di Somma e dell'amministrazione comunale tutta.
Così, dopo i dovuti ringraziamenti si sono svolte le tre uscite dei concorrenti, in abito casual elegante e costume.
Durante i vari cambi si sono esibiti vari ospiti tra cui il cantautore Shard, il cantautore neomelodico Nello Fiorillo, la cantante Azzurra Egidi prima da sola e poi in duetto con il cantante Alessio Lizzino (in arte Confuso), l’atleta Michel Zanoboli con una esibizione di bodybuilding e per concludere l'esibizione dello stesso Antonio Delle Donne. Quest’ultimo ha esaltato il pubblico presente con la sua grande impronta comica.
Si è poi proceduto alla premiazione finale, non prima di aver distribuito alcuni omaggi (da parte dell'organizzazione), a tutti i partecipanti tra i quali un attestato di partecipazione ed un peluche a loro scelta.
Per quanto riguarda la categoria Ragazze le 4 fasce di accesso alla finale regionale Lazio di “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” (offerte dalla Profumeria Lucci, dalla ditta T.D.F. Costruzioni, dal beach restaurant Il Veliero e dalla Mttm Events) sono andate a Viola Palombo, Aurora Subiaco, Jasmine Favoriti ed Aurora Rossi, quella di “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” - LADY (offerta dall negozio Cogli l’Attimo) è andata a Luana Gentili,
quella di “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” – OVER (offerta dalla farmacia Litoranea) è andata ad Adele Petronio, quella di “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” – SPECIAL (offerta dalla Mtm Events) è andata ad Aurora Gavillucci, quella di “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” – CURVY offerta dalla Circeo Music School) è andata a Luana Gentili, quella di Ragazza Assicurazioni Martina Di Prospero (offerta dalla stessa Martina Di Prospero) è andata a Martina Amelia Lucente,
quella di Ragazza Frenesia Rock (offerta dal pub che ha anche omaggiato la vincitrice della fascia di una cena gratuita presso il pub stesso) è andata a Chiara Corbanese, quella di ragazza Cafagna Prodotti Ittici (offerta dalla ditta stessa) è andata a Chiara Stasi e quella di ragazza Solidale San Felice Circeo (voluta dal Comune di San Felice Circeo) insieme alla coroncina è andata a Sofia Trifella ovvero la ragazza più votata della serata, a cui è andato anche uno shooting fotografico gratuito offerto dai fotografi Maurizio Perria, Luca Blasco e Marco Di Trocchio.
Per quanto riguarda i ragazzi la fascia di accesso alla finale regionale Lazio di “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” (offerta dalla Mtm Events) è andata a Cristiano Fedeli, quella di Ragazzo Si' Rent Point (offerta dalla ditta stessa) è andata ad Angelo Vastola e quella di Ragazzo Itop Officine Ortopediche (offerta dalla ditta stessa) a Nicolo’ Perticone.
Per quanto riguarda invece i bambini, le 5 fasce di accesso alla finale regionale Lazio di “Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo” (offerte dalla gelateria Casa del Dolce, dalla Pizzeria L’Arte del Pane, dalla pasticceria Peccati di Gola e 2 dalla Mtm Events) sono andate a Davide Zordan, Alessandro Mattei, Aurora Zordan, Sofia Ruggiero e Alessandro Lucci, quella da Bambina Over Sea Risto Pub e pizzeria (offerta dalla ditta stessa che ha anche offerto da mangiare gratuitamente a tutti i concorrenti ed ai membri della giuria)
a Rebecca Congiu, quella di Bambino Pro Loco di San Felice Circeo (offerta dalla Pro Loco stessa) a Mattia Georgian Lucente, quella di Bambina Agenzia Immobiliare Express (offerta dalla ditta stessa) ad Aurora Marrocco, quella di Bambina Il Baule di Circe (offerta dalla ditta stessa) a Penelope Serrapiglio, quella di Bambina Accademia L’Arte nel cuore (offerta dall’accademia stessa) a Cecilia Monacelli e quella di Bambina 3B Production Film (offerta dalla ditta stessa) a Dalila Izzo.
La regia audio è stata affidata alla Off Limits ed il suo staff, fotografo ufficiale della serata Ramon Carusi insieme agli altri fotografi ospiti della serata Marco Di Trocchio e Luca Blasco, riprese video a cura di Ramon Carusi, coordinamento e regia dei concorrenti Michele Conidi, la supervisione ovviamente affidata al Patron Massimo Meschino.
"I nostri ringraziamenti personali vanno in primis all'Amministrazione Comunale di San Felice Circeo, al Sindaco Monia Di Cosimo, al Vice Sindaco Luigi Di Somma, al Presidente del Consiglio Comunale Marco Di Prospero, al Presidente della Pro Loco di San Felice Circeo Manuel Attardo, a tutti i concorrenti della serata, ai loro genitori ed accompagnatori, ai cantanti Nello Fiorillo, Shard, Azzurra Egidi e Alessio Lizzino, all’atleta Michel Zanoboli, al presentatore Antonio Delle Donne, al folto pubblico presente, a tutti i giurati, a tutti i partner regionali, a tutti gli sponsor ed a tutte quelle persone che hanno permesso l'enorme successo dell’evento”
queste le parole finali degli organizzatori Massimo Meschino e Martina Di Prospero, a cui si sono aggiunte quelle del solo Patron del concorso Massimo Meschino “vorrei ringraziare particolarmente la persona che per il secondo anno consecutivo ha veramente creduto tanto nell'evento e si è data da fare notte e giorno instancabilmente per circa 2 mesi, ed è la persona che più di tutte ha il merito di questo grande successo, ovvero Martina Di Prospero".
In conclusione ricordiamo che si cercano Agenti regionali e/o territoriali per tante aree ancora scoperte sul territorio italiano.
Chi volesse partecipare alle prossime selezioni o volesse altre informazioni, può rivolgersi al Patron Massimo Meschino al numero 328/8954226, visitare il sito internet www.agenziamtmevents.it dove troverete tutte le info sia dell'Agenzia che del concorso stesso oppure visitare la pagina Facebook Una Ragazza, un Ragazzo e un Bambino per lo Spettacolo.
La mostra “Ritratti Africani” dei fotografi Seydou Keïta, Malick Sidibé, Samuel Fosso a cura di Filippo Maggia in corso al Magazzino delle idee di Trieste chiuderà fra pochi giorni, dopo aver riscontrato un ottimo successo. I tre artisti fotografi sono stati presentati nei più grandi musei del mondo, nel 1997, per celebrare il cinquantesimo anniversario dalla fondazione degli empori Tati di Parigi, Seydou Keïta, Malick Sidibé e Samuel Fosso vennero invitati dalla direzione del grande magazzino a realizzare ritratti e autoritratti replicando il tipico studio fotografico africano, con l’auspicio di incontrare il favore e l’interesse del pubblico multietnico del quartiere. La mostra di Trieste riunisce le opere dei tre fotografi presentando un’importante selezione delle stesse per ognuno di loro, evidenziando e ragionando sulle differenze stilistiche e di approccio al mezzo fotografico: ritratti classici in bianco e nero per Keïta e Sidibé, autoritratti in bianco e nero e a colori per Fosso, questi ultimi proprio dalla serie realizzata per Tati. Il ritratto, appunto, caratteristica peculiare della fotografia africana. Come la “street photography” è riconducibile alla fotografia americana e la fotografia di paesaggio è indissolubilmente legata alla tradizione italiana, il ritratto è certamente stato per tutto il secolo scorso e, evolvendosi nel suo significato, in buona parte anche in quello attuale, il genere prediletto da molti fotografi africani. Ragioni storiche, politiche, sociali e religiose sono alla base di questa pratica perseguita con costante assiduità da nord a sud, da ovest a est del terzo continente per
estensione del nostro pianeta. (Filippo Maggia, dal catalogo di mostra) Seydou Keïta nasce a Bamako, capitale del Mali, fra il 1921 e il 1923; discendente del clan Soudyata Keïta che ha dato origine all’Impero del Mali nel XII e alla dinastia Touré, fondatrice della città di Bamako; ha iniziato a fotografare in modo professionale nel 1948, durante il periodo coloniale. I suoi ritratti si caratterizzano per l’utilizzo della luce naturale, dei fondali monocromi o geometrici, che lui stesso crea.
I soggetti si fanno ritrarre nei loro abiti tradizionali, famiglie al completo, vestiti a festa, adornati da gioielli e con acconciature curate. Nel 1962, due anni dopo l’indipendenza del Mali, inizia a lavorare come fotografo ufficiale del governo maliano dedicandosi alla documentazione di incontri diplomatici, culturali e politici. Si ritira dall’attività fotografica nel 1977. Il successo internazionale arriva nel 1991 quando i suoi scatti vengono portati alla luce da Andrè Magnin, curatore esperto di Arte africana, che rimane colpito da tre fotografie esposte all’interno della mostra “Africa explores: 20th Century African Arts” presentata a New York e decide di recarsi in Mali portando con sé le fotocopie delle fotografie per rintracciare l’autore di quelle immagini. Nell’arco di pochi anni seguono esposizioni alla Fondation Cartier di Parigi e alle gallerie di New York. Sceglie di fotografare in bianco e nero per tutta la sua carriera.
Muore a Parigi nel novembre 2001. Malick Sidibé, nato in una famiglia Fulani (Peul in francese), dopo gli studi alla Maison des Artisans Soudanais di Bamako, apprende i primi rudimenti di fotografia come garzone di bottega presso Gérard Guillat (detto Gégé la Pellicule). Nel 1962 apre il suo studio a a Bamako e ritrae la “Dolce vita” della Bamako anni ’60 e ’70. Vive appieno l’euforia dell’indipendenza del Mali dei primi anni Sessanta, registrando con la sua macchina fotografica la spensieratezza e la libertà dei giovani, ormai privi dei tabù che hanno influenzato i loro genitori. Racconta la gioventù ribelle e sognatrice, protagonista di feste che si protraevano fino all’alba sulle sponde del fiume Niger. Volti, pose, notti di musica, giradischi, balli, moda pop e afro-beat. Nei suoi ritratti le persone, libere di utilizzare costumi e oggetti a disposizione (occhiali, radio, fiori, e quant’altro) appaiono in tutta la loro espressività e intensità. Le sue opere, a partire dal 1994, vengono esposte in Europa e negli Stati Uniti, culminando con due importanti riconoscimenti: il premio Hasselblad, uno dei massimi riconoscimenti alla carriera per un fotografo, ricevuto nel 2003, e il Leone d’oro alla Biennale d’Arte di Venezia nel 2007 (primo fotografo a ricevere questo premio). Muore a Bamako nel 2016.
Samuel Fosso nasce in Camerun e trascorre la maggior parte della sua infanzia in Nigeria, tra la sua gente, gli Igbo. Nel 1967 in Nigeria scoppia la guerra civile del Biafra, quindi Fosso si sposta a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana per lavorare nella fabbrica di scarpe dello zio. Qui nel 1975, a soli 13 anni, apre il suo primo studio fotografico “Studio Photo
National”. Il successo riscosso tra la popolazione locale, gli permette di dedicarsi ai suoi progetti personali come l’autoritratto. Una passione iniziata come modo per terminare i rullini e spedire foto di se stesso alla nonna rimasta in Nigeria, diventa una ricerca sull’auto-rappresentazione correlata alle tematiche sociali, culturali e politiche contemporanee. Rispetto a Seydou Keïta e Malick Sidibé, le sue fotografie hanno uno spiccato senso teatrale. Nelle sue serie fotografiche rievoca e rende omaggio a importanti figure politiche e culturali (African Spirits), riflette sul rapporto post coloniale tra Francia e le sue ex-colonie (Allonzenfans), e si interroga sulle contraddizioni della religione Cristiana (Black Pope). Le sue opere sono esposte nei più importanti musei internazionali come la Tate Modern di Londra e il MoMA di New York. Dal 2014, in seguito alla scoppio della guerra civile, vive tra la Francia e la Nigeria.
Magazzino delle Idee Corso Cavour, 2 Trieste www.magazzinodelleidee.it 18.02.2023-11.06.2023 Catalogo pubblicato da Electa.
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Fioralba Focardi |
Buongiorno Fioralba, abbiamo da poco assistito a un bell'incontro teatrale dove tu e Maurizio Speciale ci avete regalato due ore d'intensità emotiva.
Il teatro era pieno e l'attenzione ci ha catturato. Quindi che avete già portato la vostra performance in altri luoghi e che intendete continuare il vostro spettacolo in altre location . Ti ringrazio per le risposte che ci fornirai spiegandoci un po' di cosa si tratta nello specifico.
D-indubbiamente il testo a cui abbiamo assistito era fortemente una protesta in difesa delle donne. Chi ha scritto il monologo?
R- Ciao Marzia, il testo è di Fabrizio Salsi, è un poeta e regista che ha da sempre scelto una poetica sulle difficoltà femminili, che nell'arco dei secoli hanno accompagnato e accompagnano le donne. Dico difficoltà perché nel contesto c'è anche il difficile imporsi delle donne nel mondo lavorativo, che le relega a ruoli spesso subalterni. Il titolo originale del testo è La Ballade de la Fille Perdue.
D- Tu sei entrata più volte con abiti diversi impersonando alcune dee della mitologia. Chi erano e quale è il significato del loro evocare?
R- Le Dee sono Artemide emblematica figura nata da una relazione di Zeus con Leto, che all'età di tre anni chiese al padre di rimanere vergine per sempre.
Atalanta disconosciuta e abbandonata dal padre in quanto femmina, e dedita al culto di Artemide è la donna forte cacciatrice e atletica (imbattibile nella corsa) che avrebbe perso i suoi poteri se si fosse maritata.
Ovviamente si tratta di figure mitologiche che hanno nella leggenda lasciato un segno.
Quando Fabrizio mi diede il testo che non fa parte della Ballade de la Fille Perdue, mi colpì subito come i due testi si poteva amalgamare e creare una sorta di ponte immaginario tra donne leggenda e donne reali.
D- So che all'interno di questo bel lavoro teatrale, hai volutamente inserito qualche tua poesia.
In questo vi è un motivo particolare?
R- Sì, trasmettere il disagio interiore che può provare una donna ad essere considerata un oggetto sessuale.
D- vuoi farci conoscere il testo della tua poesia?
RI testi che ho scritto per il monologo sono quattro uno dei quali chiude lo spettacolo, che è simbolo di rinascita interiore.
QUANDO SCENDE LA NOTTE
E il buio ammanta il mondo
Lascio vagare il pensiero
Abbracciato all'anima
E riesco ad intrecciare sogni
A cui durante il giorno
Non così osare forme.
È lì che trovo la mia dimensione
Mentre spoglio la pelle delle vesti comprate
E l'aria si coperta
Lasciando piccoli segni del suo passaggio.
Così nuda
Al cospetto del mio silenzio
Cullo la vera me.
D- È stato particolarmente bello il connubio fra la musica di Maurizio Speciale e i tuoi monologhi.Come è nato il tutto. Vuoi raccontarcelo?
R-Siamo un gruppo di amici che si ritrova almeno una volta a settimana per andare ad eventi o solo per il gusto di stare insieme. Una sera parlando di musica scattò l’idea di fare qualcosa insieme, così gli propositi di suonare nello spettacolo che volevo riproporre dopo tanto tempo. Maurizio accettò subito, e iniziammo a progettare il nuovo Nuances, da lì abbiamo fatto prove e dopo un anno abbiamo portato lo spettacolo a maggio del 2022 al Gran Caffè san Marco a Firenze, anche lì andò bene, ma volevamo qualcosa di più, sentivamo che era giunto il momento di provare a fare un salto di qualità.
Abbiamo di comune accordo aggiunto anche l’Handpans, uno strumento che fonda ritmo, melodia e armonia, in un flusso emotivo che cattura l’anima.
Poi grazie a Maria Carocci abbiamo avuto la possibilità di calcare le tavole di un teatro.
D- Visto il successo ottenuto, hai intenzione di riproporre il testo? se sì, pensate di modificare qualcosa o mantenere l'originale?
R-Vogliamo continuare a proporlo, perché crediamo fortemente nel messaggio che cerchiamo di trasmettere. Dovremmo portarlo a maggio o giugno al caffè letterario delle Murate. Ci piacerebbe continuare a portare Nuances nei teatri, impresa quasi impossibile, visto i costi che comporta fare uno spettacolo, siamo un duo che è nato da poco, sconosciuto e farsi conoscere è difficile. Abbiamo già aggiunto nelle ultime settimane prima del debutto teatrale, una prima parte per solidarietà con le donne iraniane, cercando di amalgamare le nostre realtà che sono poi sotto certi punti di vista identiche.
D- Perché tieni molto a questo tipo di impegno?
R- Perché è fondamentale parlare, la violenza “di genere” si può combattere solo educando le nuove generazioni. Con Maurizio abbiamo cercato fondendo la poesia con la musica di creare un modo nuovo di parlarne. Ci crediamo e vogliamo continuare a farlo.
D- nel testo vi è in principio il -sentore-rischio della sottomissione donna-uomo ma durante il "viaggio" teatrale s'insinua la presa di posizione femminile che reagisce conscia di avere potenzialità nel combattere un potere maschilista. È questo che hai voluto esprimere?
R- Sì, si può rinascere come donna prendendo coscienza del proprio IO interiore, non siamo solo oggetti, solo madri, solo sante o di facili costumi, siamo un miscuglio di tutto questo, siamo un corpo con un cervello e un’anima che ha bisogno di comprendere il proprio potenziale. Pensa qualcuno che non è venuto allo spettacolo, che non ha capito il contesto dello spettacolo ha criticato il mio abbigliamento. La minigonna fa ancora scandalo per certe persone ottuse!
D- Tu e Maurizio avete saputo trasportarci in un viaggio temporale dove inizialmente si esprime la dea e nel finale la donna di oggi. Il connubio è stato sicuramente emozionale. La recitazione a memoria nel tuo "cantilenante" mantra con i suoni emessi dai particolari strumenti di Speciale rendono il tutto "messaggio" da assorbire e da riascoltare.
Avete in mente a breve un'altra vostra apparizione scenica? Quando?
R-Come detto ad una domanda precedente, vogliamo portare Nuances, ancora in teatro, credo che sia il luogo ideale per dei testi così forti ed emozionanti. Stiamo cercando luoghi che abbiano voglia di scommettere su di noi e su ciò che vogliamo trasmettere. Nel frattempo L'associazione A&A di Marzia Carocci, ci ha dato la possibilità con il circolo Del Bene della prima uscita teatrale, poi con Le Murate, per il resto incrociamo le dita, non nascondiamo che ci piacerebbe esibirci ancora nei teatri dove l'atmosfera è già un sogno...
NUANCES - monologo e musica - Uno spettacolo teatrale sulla donna e per la donna
Interpreti Fioralba Focardi (attrice recitante) e Maurizio Speciale (musicista)