L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Se la foto Reuters non è di repertorio ma attuale, in questi giorni nella striscia di Gaza, si sta impiegando il vaccino antipolio orale di tipo Sabin in una grande campagna di massa nei confronti della prima infanzia palestinese.
Purtroppo se le Autorità hanno scelto il vaccino orale di tipo Sabin (non ne sono certo ma questo pare dalle foto Reuters), bisogna ricordare che tale vaccino ad uso orale è stato già responsabile nel mondo di migliaia di casi di poliomielite vaccino-associata (paralisi flaccida causata dal vaccino stesso come reazione collaterale dovuta al riattivarsi del patogeno nell'organismo, perché esso è attenuato nel preparato Sabin ma non ucciso).
L'impiego del vaccino orale di tipo Sabin fu infatti non a caso abbandonato negli Stati Uniti d'America alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, proprio per ragioni di sicurezza, ed evitare che molti bambini (e adulti a contatto con le loro feci) finissero in sedia a rotelle a causa del vaccino stesso.
Anche in Europa, qualche anno dopo, il vaccino fu abbandonato sostituendolo con l'antipoliomielite tipo Salk a virus ucciso, il quale non garantisce immunità di gregge ma non presenta i problemi di sicurezza manifestati dal vaccino Sabin.
Vaccinare centinaia di migliaia di bambini a Gaza, in quelle condizioni igieniche così disastrate, significa incrementare ancora di più il rischio di poliomielite vaccino-associata.
Mi unisco alla indignazione di Giorgio Bianchi che ha stigmatizzato l'Occidente il quale rimane impotente e timido nei confronti del massacro di oltre trentamila civili inermi (di cui un 70 % di donne e bambini) negli ultimi mesi a causa della sproporzionata e criminale forza e strategia di ingaggio militare scelta dallo IDF israeliano contro Hamas, ma trova il tempo di occuparsi di 1 caso di poliomielite dopo mesi di guerra e migliaia di mutilati e bambini orfani e a cui è stata rubata la infanzia, e perorare una campagna vaccinale di
massa che rischia di aggiungere sofferenza alla sofferenza.
Come non si capisca che condizioni igieniche buone, acqua potabile e alimentazione sana ed equilibrata riducono e azzerano il rischio di focolai di poliomielite?
Di fronte ai corpi smembrati di tanti bambini (ho visto foto e video raccapriccianti di innocenti fatti a pezzi dalle esplosioni degli attacchi dello IDF israeliano), la campagna vaccinale antipolio (con un farmaco di profilassi con gravi rischi di sicurezza) suona una beffa, un insulto alla vita e alla dignità umana.
I bambini di Gaza hanno bisogno di acqua potabile, un tetto sulla testa, e di una città al sicuro dagli ordigni di morte.
L'Occidente è naufragato nella dissonanza cognitiva ove i diritti della sessualità e l'ardire della provocazione intersessuale, in un caos totale, sono più importanti dei diritti di un bambino palestinese ad avere una infanzia serena.
L'unico parlamentare su cui mi sento di spendere delle buone parole è Lucio Malan, il quale come Senatore nella XVII Legislatura celebre per il decreto Legge 73/2017, all'indomani della conversione in Legge 31 luglio 2017 nr. 119, espresse un sincero dispiacere perché il Senato non riusci' nei suoi emendamenti nell'estate 2017, a stralciare la discriminazione scolastica introdotta nella scuola della infanzia.
Fu uno dei pochi, assieme al Senatore dottor Maurizio Romani, ad esprimere grave preoccupazione per questo decreto Legge chiamato Decreto Lorenzin, ma il cui autore tecnico materiale non fu l'On. Beatrice Lorenzin, né l'On. Gentiloni Presidente del Consiglio, ma il dottor Ranieri Guerra, che nel 2014 si recò a Washington, D.C., presso la Casa Bianca, assieme al Ministro della Salute Lorenzin e al Presidente AIFA di allora Pecorelli, poi dimissionario per conflitto di interesse.
Vano fu il discorso del Senatore Romani, che tento' di spiegare ai colleghi del Senato la inutilità tecnica di imporre come discriminanti in ambito scolastico i quattro vaccini già obbligatori allora per legge, che da 4 divennero 10.
I 4 vaccini pediatrici obbligatori sino al maggio 2017, infatti, non erano e non sono in grado di produrre alcun effetto gregge o immunità di gregge ma semmai, qualora funzionino, producono solo una mera protezione personale (soggetta a scadenza).
I senatori che votarono No alla conversione in Legge del Decreto "Lorenzin" furono 63 su 315.
Un numero che avrebbe potuto essere molto più grande se certi giochi di compromesso nel cuore della notte non furono fatti in Senato in extremis.
Tornando dal viaggio negli States al cospetto del Presidente Obama, la delegazione italiana di allora raccolse raccomandazioni politico-sanitarie (e forse documenti riservati?) perché la Italia venne nominata come capofila delle strategie vaccinali mel mondo per almeno cinque anni.
Il breve commento a questa nascente commissione d'inchiesta sulla psicopandemia Covid-19 non lo faccio perché vi siano salvatori o benefattori che in Parlamento possano cambiare la musica o la sensibilità, ma per sottolineare chi è rimasto da allora, e che forse ha più sensibilità di altri rispetto a certe tematiche.
Un cambiamento di politica sanitaria vaccinale - pediatrica e non - sarà possibile in Italia soltanto quando una massa critica di persone (trasversale e che non riunisca etichette e che non sia etichettabile) esprima un dissenso o un malumore diffuso nei confronti del potere autoritativo dello Stato in materia di salute pubblica e autodeterminazione della salute a livello individuale.
Al momento molti si sono svegliati in Italia e hanno messo in dubbio la buona fede delle Autorità, anche pagando un caro prezzo personale per aver riposto fiducia in prodotti biotecnologici che si è poi scoperto - ma lo si sapeva già a livello tecnico - che non solo non erano in grado di arrestare alcun contagio, ma esponevano i vaccinati / sierati a gravi rischi di reazioni avverse oltre che a una compromissione - in taluni casi - del proprio sistema immunitario.
Vi è nondimeno ancora una larga fetta della popolazione italiana totalmente ignara dell'inganno perpetrato e delle ripercussioni di salute a breve e a lungo termine, a causa dell'uso a tappeto di questi vaccini a vettore virale e sieri genici, che si manifestano e si manifesteranno verosimilmente ancora nel futuro.
Icone di povertà e resilienza |
Aldo Morrone, direttore dell'Istituto Internazionale Scienze Mediche, Antropologiche e Sociali (IISMAS), è rientrato dal Corno d'Africa, testimone dei traumi del conflitto, degli abusi sulle donne, della distruzione di infrastrutture di base. Parla della tenacia e dedizione con cui continua a operare l'ospedale che sostiene al confine con l'Eritrea: "Sentirsi toccati nelle piaghe è un modo per avere una immediata comunicazione. Sono loro che mi insegnano la solidarietà vera"
Un Paese meraviglioso con una popolazione che, sebbene ridotta allo stremo, riesce ancora a dare testimonianza di una solidarietà
Curare i più piccoli |
fortissima che ha molto da insegnare. Così sintetizza la situazione che attualmente vive l'Etiopia Aldo Morrone, direttore scientifico dell'Istituto Internazionale Scienze Mediche, Antropologiche e Sociali (IISMAS) rientrato due settimane fa da una delle sue periodiche visite nello Stato del Corno d'Africa. Esperto di patologie tropicali e malattie della povertà, si occupa di medicina transculturale, con una spiccata attenzione sulla salute dei migranti e delle fasce a rischio di emarginazione sociale. Attraverso i suoi occhi, il racconto delle conseguenze fisiche, psicologiche, economiche e infrastrutturali di una guerra, in Tigray, fratricida.
Il Tigray e la guerra "nascosta"
"Ho trovato un'Etiopia ridotta molto male per una guerra che ad Addis Abeba si nasconde: molte persone non sanno nemmeno che ci sono stati anni di guerra fratricida". È tra gli aspetti più inquietanti la volontà istituzionale, secondo quanto riferito dal dottor Morrone, di mantenere il conflitto sotto il tappeto. Eppure le tracce sono macroscopiche con un bilancio di due anni (tra il 2020 e il 2022) tragico: secondo alcune stime sarebbero state circa 500mila le vittime, alle quali si aggiungerebbero due milioni di sfollati interni. È lo stillicidio consumato al nord, dove si sono confrontati l’esercito federale, che rispondeva agli ordini del governo di Addis Abeba, e le milizie tigrine, agli ordini del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf);
sono poi comparsi anche le milizie amhara e l’esercito eritreo che aveva pretese territoriali su una zona che confina tra Eritrea e Tigray. Scontri durissimi che hanno finito per mettere in ginocchio i miliziani tigrini che intanto erano stati supportati dall’Esercito di liberazione oromo (Ola), formazione armata della frangia più estremista del popolo oromo (l’etnia più numerosa dell’Etiopia). Il 2 novembre 2022 arriva la firma dell'accordo, mediato dall'Unione africana, tra Addis Abeba e Macallè per un cessate il fuoco che, almeno sulla carta, ha posto fine al conflitto.
"È una guerra di cui non si è voluto far parlare", osserva Morrone che dice di aver visto una "situazione disastrosa". Parla di una "bolla speculativa incredibile" e porta alcuni esempi: "gli stipendi dei medici viaggiano intorno ai 250 dollari al mese, un pranzo non costa meno di cinque o sei dollari. Nel nord la situazione è allo stremo. La guerra è ancora di fatto non conclusa, nonostante gli Accordi di Pretoria che
L'attesa di una cura, una carezza, una possibilità di vita |
avrebbero dovuto sancire un armistizio ma che di fatto non è avvenuto. Ci sono circa 600-700 mila sfollati dalle varie aree del Tigray che ancora non riescono a tornare nei propri villaggi a causa della distruzione e per la presenza di bande armate in diverse parti del Paese. In più, c'è lo spettatore che finge di essere assente ma è fortemente presente: sono le truppe eritree che hanno oltrepassato il confine e quindi c'è una situazione di grande tensione". Una "grandissima instabilità" dovuta anche alla tensione fra gli altri gruppi etnici, amhara e oromo, aggiunge Morrone il quale ben conosce la realtà di questi luoghi dove dal 1984 è attiva un'opera di formazione non solo sanitaria di cui tutt'ora si fa promotore.
Decine di migliaia di donne stuprate
"A farne le spese sono le persone più povere. Contadini, pastori. La situazione drammatica è a scapito soprattutto delle donne", continua il medico che segnala "oltre 30-40 mila stupri cosiddetti etnici. Io ho potuto visitare queste donne in cui lo stupro è stato una forma terribile di violenza finalizzata a impedire loro di avere figli. Alcune - afferma - purtroppo hanno perso la vita, altre si sono suicidate, altre ancora, con l'aiuto di altre donne, stanno cercando di recuperare un senso di vita. In molti casi sono state violentate davanti ai propri figli o al proprio marito". A fronte di queste atrocità - che pure organismi tra cui Medici senza Frontiere o Amnesty Interntional hanno ripetutamente denunciato - mancano medici, operatori sanitari, psicologi, ginecologi che possano prendersi cura di queste persone. "Esistono dei centri ma non c'è di fatto personale", scandisce Morrone che non attribuisce responsabilità specifiche difficile da riscontrare in un contesto dove sembrerebbe aver dominato l'assoluta mancanza di regole. È accaduto per i reati di matrice sessuale così come per i furti di bestiame o di alimenti. "Gli ospedali nel Tigray sono stati per oltre due anni senza cibo e senza medicine perché resi oggetti di furti o requisizioni. Le banche sono state chiuse, non c'era la possibilità di avere combustibile né ambulanze o automobili. Gli ospedali sono stati dunque imprigionati in una situazione drammatica. Infermieri, medici, biologi hanno fatto i salti mortali per sopravvivere".
Formare i sanitari locali: dare salute è dare dignità
Morrone spiega il lavoro di sinergia internazionale fatto negli ultimi decenni per creare quattro facoltà di medicina per formare "medici locali che sono davvero bravi". Aggiunge che il grande problema è quello delle terapie per la crescita dei tumori o per debellare virus come quello dell'hpv. Con un'équipe multidisciplinare con farmacisti e antropologi l'ISMASS ha attivato collaborazioni con gli istituti di ricerca più importanti in Italia per creare non solo assistenza ma anche ricerca scientifica che potesse migliorare il trattamento di queste persone. Illustra così la genesi di quello che è uno degli ospedali costruiti nel Tigray a pochi chilometri con il confine eritreo, voluto proprio per essere un segno di pace oltre che di salute e dignità e che ha sempre accolto donne, bambini e anziani sia dell'Eritrea sia del Tigray. La struttura è stata bombardata e 15 persone che là lavoravano nel 2022 sono rimaste uccise ma, ciò nonostante, si continua a lavorare perché ci sono migliaia e migliaia di persone che hanno necessità di
Il dottor Aldo Morrone visita una donna |
essere curate. "Mi hanno chiesto di aiutarli a ricostruire l'ospedale", riferisce ancora Morrone che sottolinea come la conseguenza più drammatica di questa guerra sia stata proprio la distruzione dei servizi sanitari e di quelli scolastici.
"Ho visto numerose scuole bombardate dove però le maestre, con i bimbi in braccio o sul dorso, continuano a fare lezione sotto la parte ancora in piedi. Poi purtroppo si sono diffuse le malattie: epidemie di colera per oltre 90mila casi, si è superato un milione di casi di malaria. Quest'anno 15mila casi di morbillo, solo se si tiene conto di quelli di cui si può avere certezza. Il governo mi ha chiesto di aiutarli nei casi di leishmaniosi, malattia della pelle viscerale causata da un insetto. Poi ci sono i casi di dengue, tubercolosi...". Malati che nessuno tocca si sentono miracolosamente vivi, non ai margini, non scarti da rifiutare. "Io visito, tocco, accarezzo tutti. Non perché sono un folle ma perché so riconoscere le malattie contagiose. Sentirsi toccati, anche coloro a cui la lebbra ha distrutto gli arti, è un modo per avere una immediata comunicazione, praticare una vicinanza che è percepita come foriera di speranza". Si contribuisce così a far uscire dalla paura, dalla solitudine, dal senso di totale abbandono.
I campi profughi, le stimmate di una fragilità inaudita
"La cosa più drammatica è stata visitare i campi profughi dove ho passato intere giornate mangiando anche con loro", racconta ancora il professor Morrone. C'è un episodio particolare che lo ha molto impressionato: "Alcune persone mi hanno voluto far visitare una donna con una ferita aperta che ho immediatamente cercato di tamponare anche se mancavano garze. I familiari mi hanno ringraziato non tanto perché l'avessi soccorsa dal punto di vista medico ma perché avevo fatto in modo che non rimanesse traccia del sangue sul suo corpo". Portare aiuto vuol dire reciprocità, non solo dare. "Ecco, queste persone mi stanno insegnando sempre di più cosa vuol dire la solidarietà vera. Quando chiedevo a questi medici locali come avessero fatto a sopravvivere senza cibo e senza medicine, mi hanno raccontato di alcuni contadini che nascondevano un po' da mangiare dividendolo con il personale sanitario e le maestre". Donne, anziani, bambini... Quello fotografato dal dottor Morrone è un Paese che porta ancora le stimmate di una fragilità inaudita, e che malgrado ciò offre gesti di profondissima umanità che non passano sulla cronaca internazionale. Come quello di una infermiera, lodata in questo caso anche dalle Nazioni Unite, che è riuscita a salvare decine di persone nascondendole a casa sua o nei boschi. "Questa donna mi ha raccontato che ha fatto tutto questo pensando che questa violenza sarebbe potuta capitare a lei. Del tutto spontaneamente. Lo ha scritto in un libro in tigrigno che vorremmo tradurre in inglese come testimonianza di speranza e di futuro".
per gentile concessione di https://www.vaticannews.va
Intervista a Luigi Antonio Macrì*
L’avvento di internet, con il conseguente velocissimo sviluppo delle tecnologie più avanzate e sofisticate, ha inciso e sta continuando ad incidere in maniera sempre più invasiva e a tutti i livelli sulle nostre esistenze. Ma, se evidenti risultano essere gli innegabili vantaggi che questi cambiamenti stanno producendo in ogni settore della nostra vita, sia a livello individuale che collettivo, sempre più inquietanti appaiono anche gli aspetti problematici di natura fisica e psicologica insiti in quella che è stata definita una vera e propria mutazione antropologica.
Sempre più, in particolare, educatori e genitori si vanno rendendo conto di quanto le tecnologie digitali tendano a diventare fagocitanti e schiavizzanti soprattutto in ambito infantile ed adolescenziale, con gravi conseguenze per quanto concerne l’apprendimento, la memoria, il linguaggio, la concentrazione, le relazioni sociali. Già nel 2017, a questo proposito, l’Unicef pubblicò un rapporto che metteva in luce i rischi di un uso non equilibrato e non corretto dei sempre più onnipotenti strumenti tecnologici.
Fortunatamente, mentre a livello istituzionale non sembra essersi ancora affermata una adeguata consapevolezza della portata del fenomeno, nel mondo educativo sempre più si va affermando la volontà di effettuare una lucida riflessione volta a fotografarlo e a fronteggiarlo con fermezza ed intelligenza.**
In merito a ciò, proponiamo una nostra conversazione con il prof. Luigi Antonio Macrì, da anni encomiabilmente impegnato in prima linea, a difesa della salute psicofisica dell’infanzia.
Per la maggior parte della popolazione mondiale, in particolare per gli adolescenti, Internet è diventato uno strumento irrinunciabile che finisce per occupare un posto sempre più importante e dominante nell’ambito delle singole esistenze. Tu, da parecchi anni, oramai, ti stai dedicando con sincera passione ad affrontare il problema dei rischi legati ad un uso poco consapevole delle moderne tecnologie, soprattutto per quanto concerne infanzia e adolescenza. Cosa ti ha spinto, in particolare, ad impegnarti in questo campo?
LAM. Mi ha spinto la consapevolezza che siamo in una concreta e seria emergenza educativa sia da punto di vista delle innovazioni tecnologiche che la Scuola ed i docenti non riescono a gestire adeguatamente, sia dalla pervasività delle tecnologie che portano un gran numero di genitori a sottoporre i propri figli alle sollecitazioni degli schermi sin dai primi anni di vita.
Quali sono, a tuo avviso gli effetti più pericolosi, a breve e medio termine, della dipendenza da internet e, in generale, dell’uso sempre crescente delle più moderne tecnologie comunicative?
LAM. In sintesi, gli effetti più pericolosi ed in crescita sono i seguenti: isolamento sociale, oggi a livello internazionale definito Hikikomori che in giapponese significa "mettersi da parte", permanenza eccessiva davanti agli schermi, cambiamento del modo di apprendere e di comunicare che può portare ad una progressiva perdita delle capacità e delle mancate creazioni delle competenze sociali, emozionali e relazionali.
Ogni tanto, è comunque possibile imbattersi in qualche servizio giornalistico che, con toni più o meno allarmistici, sottolinea come l’uso senza misura e senza autocontrollo della Rete possa provocare (e stia provocando) vere e proprie forme di dipendenza. Ciononostante, ti sembra che il mondo delle istituzioni, in particolar modo quelle scolastiche, si stia dimostrando sufficientemente consapevole della gravità del problema?
LAM. Il mondo delle Istituzioni è poco consapevole della gravità dell'emergenza sociale ed educativa che stiamo attraversando. Nessuno vuole demonizzare le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione che hanno portato a un cambiamento epocale a livello globale. Le positività che emergono sono molteplici nei diversi aspetti delle attività umane; ad esempio l'Intelligenza Artificiale, della quale spesso si parla in modo non adeguato e distopico, sta dando un grande contributo, tra l'altro, nel campo della ricerca scientifica, farmacologica e nella diagnostica sanitaria. Quello che manca è una informazione/formazione di base per poter gestire al meglio queste innovazioni senza subirne le conseguenze degli effetti negativi o non adeguati del loro utilizzo. Oggi abbiamo una ridondanza di informazione nella quale dobbiamo discernere le false notizie da quelle importanti ed essenziali. Il mondo scolastico, poi, sta diventando sempre più burocratico e distante dagli obiettivi centrali che, ritengo, risiedono, tra l'altro, nella centralità dello studente in un rapporto dialogico e
d empatico con i docenti, nella capacità di intercettare le innovazioni, analizzarle e gestirle, nella capacità di mettere da parte con forza la figura dell'attività del docente meramente trasmissiva e scarsamente legata alla logica laboratoriale, al lavoro di gruppo e all'interazione con le realtà scientifiche, sociali e culturali in continuo movimento e trasformazione.
Quali strategie, quindi, andrebbero adottate per contrastare questo fenomeno? Tu, in particolar modo, cosa proponi?
LAM. Ritengo che nella risposta precedente abbia già dato qualche indicazione delle strategie che andrebbero adottate, in particolare nelle scuole. In Italia, nel nostro Paese, da sempre, la Scuola, la Cultura e l'Istruzione non sono mai state centrali nelle politiche governative. I dati del 2021 ci dicono che l'Italia ha speso il 4.1% del PIL (Prodotto Interno Lordo) in istruzione, meno della media europea. Nell'indice dell'OCSE, la Finlandia, che si posiziona al decimo posto, è uno dei sistemi scolastici migliori al mondo laddove l'Italia è al 36° posto su 57.
Per quanto mi riguarda, dopo una vita spesa nella Scuola, a livello di docenza, formazione, coordinamento e dirigenza, propongo di mettere davvero al centro la Scuola in quanto le sorti del futuro e della qualità della nostra Società, tra 40 anni, perché questi sono i tempi, dipendono dalla qualità dell'Istruzione e della formazione odierna. Ma più che fare proposte di alto spessore, che avrebbero un senso se si riuscisse a creare un dibattito nazionale su questi temi, sono passato all'azione proponendo un'attività nazionale al fine di dare supporto, in via prioritaria a genitori, docenti e altri portatori di interesse, nel gestire l'uso delle tecnologie con i minori in modo attento e consapevole.
Il progetto Tecnologie, Genitori e Minori - Attivazione Antenne intende creare in ogni regione e provincia un'antenna, ovvero un gruppo iniziale di due/tre persone che, dopo un'adeguata formazione specifica, andranno a confrontarsi con i genitori del loro comprensorio per offrire, senza alcuno scopo di lucro ed in una forma puramente volontaristica, il loro supporto.
Ad oggi abbiamo coinvolto più di 30 cittadini in 8 regioni.
Chiediamo
la collaborazione di cittadini sensibili che vogliono dare, nel loro entourage sociale, un loro contributo fattivo.
Coloro che volessero dare la propria disponibilità ad essere informati sul tema e sul progetto in corso possono aderire alla
** Comunità Tecnologie e Minori, dalla parte dei Bambini
o scrivere a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Luigi Antonio Macrì |
Macrì Luigi Antonio, docente di lingua inglese, è stato dirigente scolastico di scuole di ogni ordine e grado. Formatore nel campo linguistico e delle tecnologie, è stato referente tecnico-educativo, per le tecnologie e le lingue straniere, dell’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria dal 2001 al 2007 nonché coordinatore e componente di gruppi di lavoro regionali e ministeriali.
Attualmente direttore responsabile della rivista on line www.ictedmagazine.com, che tratta le problematiche relative allo sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, con particolare attenzione all’istruzione ed alla formazione.
Promotore e presidente dell’Associazione Focus on, è attivo nel movimento internazionale, nato negli Stati Uniti, Humane Tech Community che, a proposito dei temi relativi all’uso delle tecnologie, “promuove soluzioni che migliorano il benessere, la libertà e la società.”.
Negli ultimi anni è stato componente di gruppi di lavoro nazionali promossi da Repubblica Digitale, iniziativa strategica nazionale coordinata dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Segue con grande attenzione lo sviluppo dei rischi di dipendenza da tecnologie, in particolare per adolescenti e minori; su questa tema è stato relatore in Scuole di ogni ordine e grado e in convegni della Società Italiana delle Tossicodipendenze.
Ha pubblicato di recente, con Francesco De Siena, il libro Vibrazioni e Suono Strutture Primordiali dell'Universo, nonché libri e traduzioni su temi teosofici, esoterici ed ermetici come una serie di volumi, ancora da completare, tratti da The secret teachings of all ages di M.P. Hall.
In merito alle attività relative al tema Tecnologie e Minori, oltre ad aver promosso e partecipato a diversi convegni, attività formative e tavole rotonde, nel giugno 2023 ha realizzato il primo Digital Detox Day in cui genitori e bambini sono stati, per un'intera giornata, insieme ad operatori sociali e sportivi, in un contesto marino, lontani da cellulari e tecnologie;
vedi www.associazionefocuson.it e www.ictedmagazine.com
Il benessere psicologico sul lavoro. Strategia per promuovere la salute mentale dei dipendenti. Questo articolo affronta il costrutto di benessere psicologico a partire dall’analisi del contesto lavorativo. La Psicologia Positiva consente una visione diversa della realtà lavorativa, cercando di enfatizzare gli aspetti positivi del lavoro quotidiano e rafforzare le risorse a disposizione dei lavoratori per affrontare situazioni conflittuali.
A nessuno sembra strano sentire che il mondo del lavoro oggi attraversa una profonda crisi. Negli ultimi anni, e non solo nel nostro Paese, abbiamo acquisito familiarità con concetti come disoccupazione, condizioni di lavoro precarie, instabilità del lavoro, sottoccupazione, ecc., indicatori che ci portano a caratterizzare il mondo del lavoro come conflittuale. Questo nuovo scenario lavorativo, percepito e vissuto come stressante, ha un forte impatto sulla psicologia dei lavoratori. Alcuni riescono ad affrontare o affrontare queste situazioni conflittuali meglio di altri, il che dipende da alcune caratteristiche (sesso, età, livello di istruzione, anzianità, ecc.) ma anche da altri fattori psicosociali come lo stile di coping e le strategie sviluppate per affrontare i problemi. Nello studio della psicologia come scienza possiamo individuare due prospettive. La prima corrisponde alla linea tradizionale, il cui approccio si basa su un problema identificato, ad esempio, dal contesto lavorativo, potrebbe essere lo studio dello stress o del burnout , delle malattie psicosomatiche o dei disturbi mentali . Una seconda prospettiva si basa sulla psicologia positiva e mira alla ricerca del benessere dei soggetti. Ciò dirige l’attenzione sulle forze umane, su quegli aspetti che ci permettono di imparare, divertirci, essere felici, generosi, sereni, solidali e ottimisti. Una delle linee di ricerca della psicologia positiva è il “benessere psicologico”, il cui obiettivo è la ricerca della realizzazione personale.
Benessere sul posto di lavoro
Il benessere è più della salute fisica, trascende le responsabilità quotidiane, le aspettative, le relazioni, la gestione dei livelli di stress e della felicità generale e il modo in cui le persone si sentono riguardo a se stesse.
Secondo la psicologia positiva il benessere emotivo sul lavoro si divide in 5 livelli: Benessere psicologico: avere accesso a uno stipendio dignitoso e a un ambiente igienico in cui lavorare.
Sicurezza fisica e psicologica: che il lavoratore si senta sicuro nel potersi esprimere così come è.
Benessere sociale: ritrovare il senso di appartenenza all’organizzazione.
Stima: che il lavoratore si sente apprezzato dagli altri e ha la capacità di valorizzare gli altri allo stesso modo.
Realizzazione personale: avere la capacità di identificarsi con lo scopo del lavoro e dell’organizzazione. Il benessere emotivo negli affari non è vantaggioso solo per il dipendente e il datore di lavoro, ma è positivo anche per le comunità, la società e l’economia. Presenta molti vantaggi oltre all’interazione tra dipendente e datore di lavoro.
Promuovere un ambiente di lavoro accogliente e inclusivo aiuta i lavoratori a provare un senso di appartenenza e contribuisce a una sana cultura del lavoro.
Cosa posso fare per migliorare il benessere lavorativo dei collaboratori?
1. Evitare giornate faticose e prevedere spazi per il riposo, è fondamentale saper delegare, porre limiti e stabilire orari e carichi di lavoro giusti. Fornisce inoltre spazi per la dispersione e il riposo. Molte volte prendersi due minuti per respirare, allungare i muscoli o riposare gli occhi è di grande aiuto per mantenere la concentrazione e il giusto umore.
2. Motiva le tecniche di respirazione, lo stress si nutre di soffocamento e meno ossigeniamo il corpo peggiori saranno le decisioni o maggiori saranno gli errori. Situazioni come il superlavoro, la mancata comprensione di un’istruzione, la sensazione di demotivazione, la rabbia con i colleghi, tra le altre sensazioni, fanno sì che non respiriamo come dovremmo, poiché siamo sconvolti. Quindi è molto utile incoraggiare gli esercizi di respirazione, si tratta di tecniche utilizzate nello yoga per respirare profondamente, sentire come circola l’aria attraverso il corpo e porsi in uno stato di meditazione. 3. Generare attività di integrazione, lo stress lavorativo diminuisce poiché si hanno ambienti di lavoro positivi, sarà utile per voi sviluppare attività di integrazione in cui colleghi o membri del team si conoscono e si sentono apprezzati dall’azienda. Queste attività possono svolgersi all’interno o all’esterno dell’azienda e spaziano dal pasto, ai giochi interattivi, alle dinamiche di team building, alla convivenza con la propria famiglia e altro ancora. Diventa creativo e prendi nota delle attività che potrebbero interessare a tutti. Ricorda che non è necessario essere in ufficio per creare esperienze gratificanti con i tuoi collaboratori; creare una community durante il telelavoro potrebbe sembrare molto più difficile, ma non dimenticare che esistono molteplici dinamiche di integrazione virtuale. Promuovere attività ricreative nei propri spazi lavorativi migliorerà la comunicazione interna, il senso di appartenenza e il benessere emotivo di chi ne fruisce. . Effettuare una diagnosi sanitaria, le malattie sono causa di stress, quindi è consigliabile effettuare una diagnosi sanitaria nel proprio personale, in modo da poter adottare misure, realizzare campagne sanitarie, programmi benessere e qualsiasi azione che serva a contribuire a avere lavoratori equilibrati. Non dimenticare che i tuoi collaboratori sono individui al di fuori del lavoro, quindi di tanto in tanto è bene consentire loro di occuparsi di questioni personali o di salute, nonché rimanere in costante comunicazione con loro per sapere come stanno andando in altri ambiti della loro vita che possono avere un impatto indiretto nelle situazioni lavorative. Lo apprezzeranno
3. Conduci sondaggi tra i tuoi collaboratori.I sondaggi ti consentono di misurare gli atteggiamenti, le percezioni, la soddisfazione o le prestazioni dei lavoratori. Tra le opzioni per catturare la loro attenzione c’è la gamification dei questionari e aumentare così la loro motivazione. Con narrazioni accattivanti, la motivazione dei lavoratori può essere aumentata in base ai loro progressi. . Riorganizzare il lavoro con obiettivi chiari, a volte si teme processi di ristrutturazione su cui si lavora da tempo, ma solo perché lo si fa da anni non significa che sia il più efficiente. Ecco perché è bene fare un’analisi dei processi e delle attività per ristrutturare come organizzarsi in termini di tempistiche, responsabilità, controlli, metodologie e altro ancora.
4. Comunicare, formare e motivare i propri collaboratori, avere canali di comunicazione per ascoltare e ricevere feedback è fondamentale, aiuterà molto anche formare il personale non solo sulle attività della posizione, ma anche sulle buone pratiche per la gestione dello stress lavorativo e altro problemi. Infine, motivare i dipendenti e riconoscere il loro lavoro è uno dei modi migliori per evitare questo tipo di fenomeni che incidono sui luoghi di lavoro. L’essere umano è un insieme composto da mente, corpo e anima. In tutti gli aspetti della nostra vita dobbiamo tenere conto di questi fattori. La salute mentale e il benessere emotivo sul lavoro sono direttamente collegati alla produttività, all’impegno e alle prestazioni dei dipendenti.
L’equilibrio e il benessere psicologico dei lavoratori influenza direttamente i risultati aziendali e il buon funzionamento dell’organizzazione. Per ottenere risultati di successo dobbiamo prestare attenzione alle emozioni.
Un riepilogo delle principali motivazioni per chiedere l'annullamento delle sanzioni amministrative pecuniarie per mancato adempimento alla vaccinazione obbligatoria durante il periodo pandemico COVID-19.
La recente sentenza del Giudice di Pace (GdP) di Lecce del 19 febbraio 2024 è analoga a quella del GdP di Acireale del luglio 2023, sul rispetto dei diritti fondamentali nell'intreccio delle fonti (rispetto della dignità della persona ex art. 32 Cost ultimo comma, e correlata difesa di habeas corpus e del diritto a un consenso libero e informato in ambito medico e terapeutico)
Qui di seguito ho riepilogato quali sono le principali motivazioni per annullare le irragionevoli sanzioni amministrative pecuniarie irrogate agli over 50 anni di età per mancato adempimento vaccinale, emerse nelle sentenze dei giudici di pace chiamati a decidere nei ricorsi:
1) difetto di legittimazione attiva e di potere in capo ad AdER, statuito nella sentenza del GdP Velletri n. 721/2023, depositata in data 21/03/2023, R.G. 517/2023, e successive sentenze del GdP di Torino: sentenze gemelle n. 1637 /2023 e 1638/2023, e sentenza del GdP Parma n. 640/2023, R.G. 1415/2023;
2) violazione del diritto alla difesa perché l'atto è equiparabile ad un atto erariale, viziato strutturalmente perché non sufficientemente trasparente, difettando di tutta una serie di informazioni a tutela del cittadino, inclusa la possibilità di avanzare istanza in autotutela oltre che manchevole del numero preciso dei giorni entro cui fare ricorso: rif. sentenza GdP di Treviso n. 506/2023, R.G. 443/2023;
3) violazione del diritto all'equo processo e alla buona amministrazione, perché il procedimento di accertamento sanzionatorio ha ecceduto i 90 giorni, sentenza GdP di Rovigo n. 445/2023, depositata il 17 agosto 2023, R.G. 1293/2023; la sanzione e il correlato avviso di addebito ha violato l' art 14 L. 689 /1981 e - aggiungo a commento mio personale - qualora sia considerato in deroga alla legge 689 / 1981 - comunque in violazione dell'art 6 CEDU diritto all'equo processo, art 41 CDFUE sul diritto alla "buona amministrazione" e a procedimenti imparziali portati a termine entro un "termine ragionevole" di tempo (cfr anche Consiglio di Stato, Sentenza nr 1330, Sez III 13 marzo 2015);
4) violazione di plurimi diritti soggettivi tutelati costituzionalmente, sentenza del GdP di Acireale n. 320/2023, depositata il 21/07/2023, R.G. 77/2023, e sentenza del GdP di Lecce, n. 7894/2023 depositata il 19/02/2024, R.G. n. 3345/2023, che sottolineano nella fattispecie, sia il reale rischio della vaccinazione anti-COVID-19 a fronte di uno scarso o nullo fattore di arresto di infezione epidemica previsto solo in ipotesi, sia la libera autodeterminazione dell'individuo tutelata da plurimi diritti costituzionali e dal diritto internazionale, per cui il trattamento sanitario obbligatorio deve costituire una eccezione e non la regola, e sempre debba essere garantita e promossa una libera e consapevole adesione, nel rispetto di assenso e dissenso informati relativi agli atti sanitari invasivi e rischiosi.
Queste sopra ricordate - con citate soltanto le più significative delle numerose sentenze pronunciate dai giudici di pace a favore dei cittadini ricorrenti - sono le principali argomentazioni suddivise per tipologia, con cui una giurisprudenza oramai consolidata ha censurato la illegittima attività amministrativa sanzionatoria di AdER e del Ministero della Salute nei confronti di milioni di persone non vaccinate per libera e consapevole scelta.
Seppur esse siano valide inter partes - poiché il nostro sistema giuridico continentale è di Civil Law e non di Common Law - il loro strutturarsi e sedimentarsi potranno suggerire analoghe interpretazioni in tutti i ricorsi ancora pendenti e in attesa di udienza e decisione imparziale del giudice.
Nelle parole del dottor Giovanni Rezza alla giornalista di Report della RAI (servizio televisivo andato in onda l'11 febbraio 2024), vi è un passaggio fondamentale a mio avviso: il professor e dottor G. Rezza - medico epidemiologo e già Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute 2020-2023 - accenna al fatto che il CTS (Comitato Tecnico-Scientifico) di cui egli fece parte, era un mero organo consultivo del Governo e pertanto non governava e decideva la politica sanitaria, ma semplicemente dava pareri tecnici. Seppur la cosa sia corretta nella verità formale istituzionale (infatti i pareri del CTS non erano e non mai stati vincolanti giuridicamente, così come i pareri dell'INAIL ad esempio), nella verità sostanziale dei fatti non è così, in quanto i verbali del CTS con le raccomandazioni messe per iscritto e le successive decisioni adottate dalle Autorità nazionali e Regionali, dimostrano una correlazione importante e una influenza decisiva in quasi tutte le decisioni politiche prese di mese in mese nelle fasi più cruciali di questo periodo di emergenza, ove la classe dirigente e politica si è eclissata lasciando spazio all'indiretto Governo tecnocratico istituito nella fase emergenziale.
Questo punto è stato da me toccato nella lettera PEC inviata giorni fa alla Conferenza permanente Stato-Regioni e Province Autonome e al Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia, ove ho messo in rilievo che i mezzi tecnici individuati di volta in volta dal CTS, erano in realtà decisioni "valoriali" dal "contenuto politico", proprio perché la distinzione mezzi-fini era ed è labile e pertanto venuta meno nella fattispecie (cfr. studi di Herbert A. Simon).
Le soluzioni del CTS hanno scatenato nuovi problemi politici e sociali e anche di salute (con ossessivo appello al distanziamento sociale, al mascheramento di naso e bocca, la chiusura degli esercizi pubblici in orari serali o diurni o in entrambi, la chiusura delle attività sportive e didattiche o implementazione di didattica digitale a distanza, lockdown, inopportune profilassi vaccinali a coorti di giovani e giovanissimi, ecc ) dinanzi ai quali paradossalmente non avevano la sufficiente e necessaria competenza, perché sono andati ad impattare su altre caratteristiche della salute che concorrono al suo benessere (le relazioni sociali, il benessere psicologico, il riconoscimento dei volti e delle emozioni, la necessità degli anziani nelle RSA di poter conservare un contatto umano con i parenti ecc..), oltre che sul lavoro e sulla sopravvivenza e sulla dignità della persona (diritti fondamentali inalienabili).
L'obbligo di mascherina al banco scolastico che le scuole d'Italia hanno imposto a bambini e adolescenti anche seduti al banco scolastico - e non solo in condizione dinamica di assembramento - e in particolare in cosiddetta rima buccale di 1 metro da banco a banco - dal novembre 2020 al giugno 2022 ben oltre la fine dello stato di emergenza nazionale (31 marzo 2022) - è l'emblema di raccomandazioni consolidatesi oltre il buon senso e già di per sé una misura oltre ogni ragionevolezza, con tutti i problemi collaterali che una simile severa e inutile misura applicata nelle classi scolastiche, ha scatenato sul benessere psicofisico di bambini e adolescenti e nelle famiglie italiane.
Il rimedio si è rivelato peggiore del presunto male che si voleva combattere a causa della mancanza di proporzionalità e all'essersi concentrati sulla assenza di infezione (presunta), considerando milioni di persone sane e asintomatiche come dei potenziali infetti (tramite tamponi mai validati). Le decisioni sono state prese dai politici, ma le raccomandazioni del CTS hanno indirettamente eclissato la discrezionalità di potere dei decisori politici, a causa del loro ritirarsi e celarsi dietro i pareri tecnici.
Pubblicherò come lettera aperta questa mia lettera alla Conferenza Stato-Regioni e al Consiglio Regionale FVG ove metto in luce la governance pandemica e l'aspetto tecnocratico che ha eclissato la classe politica, colpevolmente ritiratasi dinanzi alle proprie responsabilità di decisori politici.
AA.VV, Verso la Terza Repubblica. La democrazia italiana tra crisi, innovazione e continuità, a cura di Mauro Tebaldi, Carocci Editore, .rif. Cap. 5, Chi governa? Il CTS e l'esecutivo durante il primo lockdown (febbraio-maggio 2020), di Giuseppe Ieraci, Roma, 2022.
SIMON, Herbert A., Il comportamento amministrativo, Società editrice il Mulino, Bologna, 2001. Prima edizione in lingua inglese: 1947.
Si è svolta nella mattina di sabato 16 settembre a Roma, la manifestazione organizzata dall’associazione “Danni Collaterali”, per denunciare le “reazioni avverse da vaccino anticovid”. Così si definisce l’associazione senza scopo di lucro: “Lo scopo dell’associazione Danni Collaterali è quello di fornire assistenza medico-legale e sostegno psicologico. Ci rivolgiamo a tutti coloro che sono stati danneggiati dai vaccini o da errate terapie contro il Covid-19. Non è nostra intenzione dare pareri su cure o vaccini: l’associazione mira a tutelare i diritti dei cittadini, tra cui il diritto alla salute, all’informazione e alla libertà di scelta”. Ad aprire l’evento la giornalista Raffaella Regoli, in chiusura l’intervento di Gianluigi Paragone, ex senatore oggi presidente di Italexit.
La protesta romana dei danneggiati da vaccino anticovid
Molti di coloro che sono presenti hanno dovuto abbandonare lo sport, rinunciare a una gravidanza, stravolgere il loro stile di vita; alcune donne sono in menopausa precoce, nei casi più gravi le persone danneggiate hanno subito paralisi e miocarditi invalidanti. Ricordiamo che la miocardite è un’infiammazione cardiaca, spesso silente, che può portare al decesso improvviso. I partecipanti denunciano anche pericarditi, herpes diffusi, aneurismi, tumori sotto controllo tornati all’improvviso a proliferale, paralisi, riattivazione di virus silenti, dolori costanti, Rossella racconta di aver perso un orecchio. Presenti anche una tenacissima Maria Grazia Spalluto, presidente dell’associazione Danni Collaterali e l‘avvocato Andrea Perillo, vice presidente dell’Associazione. In piazza è stato anche accuratamente spiegato come le sostanze iniettate siano profarmaci e non abbiamo le caratteristiche chimiche e farmacologiche per essere definite “vaccini”. “Gli enti regolatori, il Ministero della Salute, l’ISS, l’AIFA, avrebbero dovuto tutelarci, dove sono ora?” è la domanda assillante della locandina.
Purtroppo ci sono anche coloro che non possono stare in piedi ma sono costretti alla sedia a rotelle, come il signor Giuseppe e la signora Rosaria, la quale ha trascorso quasi due mesi in coma, entrambi già intervistati da Quotidianoweb nell’inchiesta Fuori dal silenzio. A terra cartelli neri che espongono le foto di coloro che sono deceduti dopo la vaccinazione anticovid (ma solo fino al 2021). Un cimitero di carta plastificata di morti fantasma, e non è un gioco di parole di cattivo gusto: concittadini morti senza pace, perché dopo aver risposto all’appello dello Stato e delle istituzioni, le stesse hanno ostacolato esami che approfondissero e decretassero la causa del decesso, spiegano i promotori dell’iniziativa.
Tanta la rabbia e la fame di giustizia per un trattamento sanitario imposto con metodi ricattatori, quali la negazione dei servizi fondamentali e soprattutto l’accesso al posto di lavoro, in uno Stato che si definisce alla luce della propria Costituzione, fondato sul Lavoro, in un clima terroristico che censurava ogni metodo di cura e terapia.
Il corteo, non senza fatica, si è poi spostato davanti alla sede dell’AIFA, sbarrata e mascherata dalle impalcature: mascherati anche due partecipanti alla protesta, un Cavaliere con falce e mantello nero e una lapide a rappresentare la strage compiuta. Al grido di “vergogna!” molti hanno pianto e si sono abbracciati.
In piazza i giornalisti dell’agenzia Dire, del canale televisivo Byoblu e noi di Quotidianoweb: nessuna grande testata -non ci stupiamo più, ma abbiamo il dovere di indignarci sempre- ad offrire una cronaca dell’evento all’opinione pubblica.
Una provocazione di chi scrive
La mobilitazione romana indetta da Danni Collaterali, è stata un’occasione importante per la democrazia italiana, incarnando l’opportunità di non cadere nella trappola della divisione imposta con le menzogne, la propaganda bellico-sanitaria in chiave ossessivo-emergenziale. Non possiamo definire pienamente accolto l’appello ad essere tutti presenti, vaccinati e non, danneggiati o meno, “covidioti e complottisti”, no vax e si vax, disfattisti ed entusiasti, anti politici e partitici, per rispondere con la forza dell’unione alla strategia della divisione e del logoramento del tessuto sociale, che spinge al disordine orizzontale invece di convogliare verso la ribellione verticale e popolare.
E’ concessa una provocazione a chi scrive: dove sono finiti tutti coloro che riempivano le piazze durante la campagna vaccinale forzata? Dove sono tutti coloro che intasano le bacheche social per ribadire che, i vaccini avvelenano? Quale stimolo civico e morale muoveva chi travolgeva le piazze? Individualismo e paura della dose ma nessun senso civico e sociale che valga anche una volta scampato il ricatto e salvato il braccio?
Non si tratta qui di assumersi la croce degli altri, e in particolare di chi ha accettato la somministrazione: ognuno è responsabile delle proprie azioni sul piano psichico, etico e spirituale -per chi ci crede- ma tutti siamo legati sul piano sociale, e qui si gioca una questione drammatica ed epocale per cercare di rianimare la democrazia italiana e resuscitare una verità di Stato e della Storia che riguarda tutti. “Illuminati” da tastiera, guerrieri del web, militanti “antisistema”, dove siete finiti? C’è ancora bisogno di voi, c’è sempre bisogno di tutti noi.
per gentile concessione di Quotidianoweb
Egregio Presidente,
Lei già in passato si è spesso distinto per interpretazioni della Costituzione molto singolari, diciamo “innovative”.
Ora accade che lei in occasione del consueto incontro con i giornalisti per la consegna del “Ventaglio”, abbia colto la circostanza per altre considerazioni fuori contesto e sul presupposto di una ennesima e ancor più singolare interpretazione della Costituzione, “ammonendo” il Parlamento che le Commissioni di inchiesta per il Covid e per la scomparsa della compianta Emanuela Orlandi non possono sovrapporsi ai giudici (meno che mai quelli della Corte costituzionale, ovviamente).
Quanto accaduto ha un precedente illuminante: la onorificenza da lei conferita a quel tal Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (quello che rassicurava il non rimpianto Speranza Roberto che l’IIS non avrebbe diffuso i dati corretti –e non allarmanti- relativi alla c.d. epidemia da Covid). Ora questa sua nuova e singolare “uscita”.
Egregio Presidente, come sa, sul piano tecnico-giuridico la mia e la sua interpretazione del diritto costituzionale non coincidono.
Lei, tuttavia, deve sapere che al Parlamento che è (rectius, dovrebbe essere) la sede e l’organo espressivo della volontà popolare sovrana, non dovrebbero essere inviati messaggi preventivi e fuori contesto.
Infatti, il procedimento legislativo per la creazione delle due Commissioni parlamentari di inchiesta è ancora in corso.
E lei che fa? Già si pronuncia in corso di dibattito parlamentare influenzandone oggettivamente lo svolgimento. E questo lei fa pur non conoscendo il testo dei relativi disegni di legge (oppure li conosce; e a che titolo?).
Lei poi dovrebbe sapere che l’art. 82 della Costituzione non prevede necessariamente l’atto legislativo (potendo le Commissioni parlamentari di inchiesta essere costituite con provvedimento interno delle Assemblee parlamentari).
Ma lei addirittura si spinge a censurare il merito dei disegni di legge in questione, e lo fa preventivamente consapevole dell’oggettiva influenza che può avere per prevenire la costituzione e il lavoro delle Commissioni di inchiesta.
E questo lei fa senza che dal merito dei relativi disegni di legge emerga alcun profilo di incostituzionalità.
Ma quel che è sorprendente è che lei faccia dichiarazioni fuori da ogni sede propria e rivolgendosi a soggetti estranei.
Lei ben sa che la sede propria è il suo Ufficio (nel senso fisico e funzionale) e il momento è quello in cui lei è chiamato a promulgare la legge con la sua firma; firma che lei certamente può rifiutare, chiarendo però quali sarebbero i profili di incostituzionalità e richiedendo nella dovuta forma scritta e doverosamente motivata, che il Parlamento deliberi una seconda volta. Cosa che, ove avvenga, la obbliga alla firma e promulgazione della legge. Anche questo ha un nome: si chiama democrazia.
Lei poi, con parole, accenti e postura da vecchio saggio, ammonisce ancora che la Commissione parlamentare non si può sovrapporre al lavoro della magistratura. E perché?
Ho riflettuto a lungo: sicuramente sui differenti metodi di coltivazione dei tulipani in Turchia e in Olanda.
Vi è poi un aspetto di politica corrente e ora mi rivolgo alla maggioranza che sostiene il governo e in particolare a “Fratelli d’Italia” (ah, Mameli che hai combinato!...).
Cosa faranno ora i “Fratelli” dopo le chiassose esultanze alla Camera per l’approvazione dei due disegni/proposte di legge in questione? Manterranno la loro stessa determinazione al Senato o faranno come fa il Ministro Carlo Nordio che “si inchina dinnanzi agli orientamenti del Capo dello Stato”?
Nessun imbarazzo per la Anna Bolena da Garbatella City, adusa a cambiare posizione e idee con la stessa facilità con la quale si cambiano le scarpe. Joe Biden insegna.
Ma quel che più mi accora è che maggiore saggezza politica avrebbe avuto suo padre Bernardo.
Umanamente auguro le migliori cose a lei e famiglia. Politicamente mi auguro che lei vorrà far dono al Popolo italiano delle sue dimissioni.
Augusto Sinagra
La droga fa parte della nostra cultura ed è diventata una normalità farne uso. Il fenomeno si sta espandendo soprattutto tra i giovani.
"Nel 2021, il 24,1% degli studenti in Italia, pari a 621 mila 15-19enni, ha riferito di aver utilizzato almeno una volta nel corso della propria vita una sostanza illegale tra cannabis, cocaina, stimolanti, allucinogeni e oppiacei, soprattutto gli studenti di genere maschile (M=27,1%; F=20,9%). "
Questi sono dati del Dipartimento delle politiche antidroga, sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che monitora continuamente la scena italiana. Purtroppo la tendenza è verso l'alto, mentre si sta abbassando l'età in cui i giovani iniziano a farne uso. Siamo arrivati alle scuole medie ed oggi si parla di ragazzi di 12 anni che vi si avvicinano per la prima volta.
Che cos'è la droga? Quali sono i suoi pericoli? Molte delle cose che si sentono in giro sono senz'altro vere, ma la maggior parte non lo sono. Di sicuro un ragazzino di dodici anni non sa a cosa va incontro quando la accetta per la prima volta. E' importante perciò dare ai ragazzi i dati veri sulle sostanze stupefacenti perché solo così si possono aiutare le persone a prevenire problemi di droga.
La Fondazione Un Mondo libero dalla droga è impegnata da anni a portare avanti questa campagna di sensibilizzazione . Per questo scopo sono stati creati opuscoli informativi per ogni tipo di droga più comune. Non a caso si intitolano La Verità su... seguiti dal nome delle sostanze più comuni come: Ecstasy, cocaina, Crystal meth, inalanti, eroina, LSD, antidolorifici. C'è poi l'opuscolo La Verità sulla droga, che tratta il fenomeno in maniera più generalizzata.
Grazie a queste informazioni su ciò che ogni droga è e sui suoi pericoli, ogni persona può decidere responsabilmente di non assumerle.
Si è scoperto, infatti, e qui citiamo direttamente l'opuscolo: "Quando è stata fatta un'inchiesta sugli adolescenti per scoprire perché cominciavano a fare uso di droga in primo luogo, il 55% ha risposto che era stato a causa di pressioni da parte dei loro amici. Volevano essere alla moda e popolari. Gli spacciatori lo sanno.
Si avvicineranno a te come amici e si offriranno di aiutarti con "qualcosa che ti tira un po' su". Questa droga ti "aiuterà a stare meglio con gli altri" e ti renderà un "figo".
Gli spacciatori, motivati dai profitti che ne ricavano, ti diranno qualsiasi cosa per far sì che tu acquisti droga. Ti diranno che l'LSD "espande la tua mente".
Continua ancora l'opuscolo: "A loro non importa se la droga rovina la tua vita fino a quando loro saranno pagati. Tutto quello che importa loro è il denaro. Ex spacciatori hanno ammesso che vedevano i loro compratori come "pedine in un gioco di scacchi"."
In conclusione: una vera e propria strategia di marketing intorno a questo prodotto. Spesso, poi, sono gli stessi tossicodipendenti che, per procurarsi la dose, si mettono a spacciare.
E' un girone dell'inferno in cui le persone finiscono e vengono derubate della loro potenzialità di vita. Tra l'altro se non trovano la droga per strada, c'è sempre internet a cui si può accedere o le droghe prescritte legalmente dai medici: analgesici, tranquillanti, antidepressivi, sonniferi e stimolanti. Queste sembrano sicure. Del resto vengono prescritte da persone competenti, ma, a lungo andare possono creare dipendenza come l'eroina e la cocaina. L'analgesico Oxycontin, per esempio, è potente come l'eroina e ha gli stessi effetti sul corpo.
Nei ragazzi, a causa dei dati falsi, manca completamente il senso del pericolo. Uno spacciatore che si avvicina loro, o un amico intimo, e dice loro: " La droga ti renderà popolare tra le ragazze "oppure" la tua vita poi sarà una festa" spiana la strada verso il suo guadagno assicurato e verso una vita di inferno per il suo cliente.
Bisogna arrivare prima degli spacciatori.
I dati falsi hanno pervaso anche i mass media. Vediamo film in cui tranquillamente la assumono senza subire nessun tipo di conseguenza negativa. Ascoltiamo canzoni che inneggiano al suo consumo. Leggiamo interviste di artisti famosi che confessano candidamente di farne uso senza remore.
I dati falsi più eclatanti riguardano tra l'altro la Marijuana. Citiamo ancora l'opuscolo della Fondazione Un Mondo libero dalla droga su questa sostanza: La Verità sulla Marijuana: "Anche se la canapa (dalla quale viene prodotta la marijuana) contiene più di 400 sostanze chimiche, il principale ingrediente che influenza la mente è il THC."
Ora: "Utilizzando le moderne tecniche di coltivazione, i coltivatori di canapa hanno sviluppato delle varietà di canapa che hanno dei contenuti di THC molto superiori rispetto al passato. Nel 1974 i livelli di THC erano dell'1%. nel 1994 erano del 4%. Nel 2008 i livelli di THC hanno raggiunto il 9.6%. Il valore più elevato da quando è cominciata l'analisi di questa droga negli anni 70." Oggi, però, si riesce ad andare molto oltre: "Una forma di canapa, chiamata sinsemilla ( che in spagnolo significa "senza semi"), può avere dei livelli di THC che vanno dal 7,5% fino al 24%."C'è poi un altro aspetto altrettanto inquietante da considerare; "Poiché si sviluppa una tolleranza, la marijuana può portare i consumatori ad usare droghe più forti per raggiungere lo stesso sballo."
La marijuana, perciò, senza dubbio, è una sostanza stupefacente pericolosa al pari di altre. Se c'era bisogno di un'altra prova per questo, eccola: "Dopo l'alcol, la marijuana è la seconda sostanza riscontrata nelle autopsie di persone morte in incidenti automobilistici negli Stati Uniti."
La Fondazione per un Mondo libero dalla droga, oltre a fornire materiali educativi ,lavora con i giovani, gli educatori, varie organizzazioni di volontariato ed agenzie governative che hanno interesse ad aiutare le persone ad essere libere dalla droga.
In Italia è presente su quasi tutto il territorio nazionale tramite una rete di volontari che hanno tenuto conferenze nelle scuole, conferenze per i genitori , distribuzione di materiali nella strade, nelle piazze,, tramite gazebi, nelle fiere, nelle spiagge, nei mercati, nei campeggi e nelle attività commerciali tramite appositi espositori. Hanno tenuto webinar di informazione e partecipato a manifestazioni sportive quali tornei, gare podistiche, motoraduni, ecc.
Sono intervenuti in convegni, congressi e trasmissioni radio e televisive.
Ormai per i ragazzi è diventata una normalità drogarsi. Se non lo fanno vengono esclusi dal loro gruppo di amici. Può sembrare un'impresa impossibile combattere questo fenomeno anche considerando che continuamente nuove droghe vengono immesse nel mercato. Quanto pericolose sono queste ultime?
Inoltre, e di questo i genitori sono completamente ignari: fertilizzanti, sali da bagno, deodoranti, colla e sostanze chimiche varie, che normalmente possono essere acquistati al supermercato, vengono utilizzati dai ragazzi per sballarsi. Sono i famigerati inalanti. I ragazzi li sniffano direttamente dai contenitori aperti o in vari altri modi per ottenere l'effetto desiderato. Questa pratica può causare danni fisici e mentali irreversibili.
Molti usano la droga per risolvere problemi esistenziali: ma oltre a non risolvere il problema, quella soluzione rappresenterà poi un problema ancora più grande ed insormontabile. La droga si nutre della sofferenza umana e ha dietro di se' una scia di sangue che continuamente si incrementa. Quanti sono, infatti, gli incidenti stradali mortali causati da persone sotto l'effetto di queste sostanze oppure quanti sono gli omicidi perpetrati sempre da persone sotto quegli effetti? Neanche il diavolo in persona avrebbe potuto escogitare una cosa simile. Ecco perché il problema riguarda tutti. L'unica soluzione è istruire le persone, i giovani, i ragazzi su cosa effettivamente è una sostanza stupefacente in modo che possano scegliere liberamente di non farne uso.
I volontari della Fondazione Un Mondo libero dalla Droga sono a disposizione per aiutare e consigliare a prevenire. Questa Fondazione fornisce anche le informazioni di cui si può avere bisogno per dare inizio ad una attività di prevenzione nella propria zona.
Per informazioni: 3775534347 oppure www.noalladroga.it
COMMENTO ALLE DICHIARAZIONI DEL Dr. TRITTO:
La Carta delle Nazioni che tutela i diritti umani di cui parla il dr. Tritto nel suo intervento del 28 giugno 2023 nella sala stampa di Palazzo Madama a Roma c'entra poco o niente in quanto a efficacia di fronte a eventuali nuove norme (che ad oggi non ci sono nella fattispecie) liberticide e lesive dello spazio di autodeterminazione dell'individuo, essendo tale Carta solenne dell'ONU non vincolante giuridicamente, ma solo un insieme di principi e valori ispiratori per un buon legiferare nel mondo da parte dei Paesi ONU.
Semmai quella che andava citata e' la Carta dei Diritti Fondamentali della UE, vincolante giuridicamente per i Paesi UE dal 2009, e per quelli che non hanno esercitato la clausola di opting out (derogatoria) ai diritti di cittadinanza (che io sappia la Polonia fra questi).
Per la Italia la CDFUE e' vincolante giuridicamente dall'anno 2009, legge vigente che lo Stato e i Giudici nazionali hanno obbligo di applicare nell'intreccio delle fonti.
Il dr. Tritto fa bene a porre a tema il problema (salvo la imprecisione giuridica di cui sopra), ma essendo egli sostenitore della tesi del virus chimera a Wuhan ma avendo egli eluso le domande del dottor Fabio Franchi postegli pubblicamente mesi fa, forse farebbe bene a interessarsi alla denuncia oggetto di indagine penale che si trova presso la Procura della Repubblica di Roma, e che verte proprio sulla questione su cui il dr. Tritto ha rifiutato di rispondere incalzato dal dottor Fabio Franchi, in merito all'isolamento del presunto novello virus SARS-CoV-2.
Pertanto chiedo alle persone di dare attenzione a chi - nel Parlamento UE - ha posto meglio la questione nei termini giuridici e di legittimità democratica.
Questo qualcuno e' senza dubbio Rob Roos, già attivo in UE come parlamentare per aver denunciato la violazione dei diritti fondamentali durante la gestione pandemica COVID-19.
Nel seguente video di pochi minuti, egli riassume bene i rischi che corriamo in merito alle intenzioni di dare vita a questo Global PANDEMIC TREATY.
Esplicitandolo meglio, aggiungo che il pericolo e' la sottoscrizione di un accordo internazionale fra la UE che ha una sua autonomia giuridica, e la agenzia OMS
Gli accordi internazionali sono al secondo livello nella gerarchia delle fonti del diritto eurounitario, subito dopo i Trattati e prima dei Regolamenti e delle Direttive
L'idea che invece venga siglato un vero e proprio Trattato dai Paesi UE, chiamato "Health Treaty" (Trattato sulla salute) all'interno dello spazio UE ove ai Paesi verrà chiesto il voto unanime e la ratifica per la sua entrata in vigore, e' ancora più pericolosa per i motivi ben illustrati da Rob Roos, a cui rimando nel link video seguente:
Rob ROOS, eurodeputato
illustra i rischi del Global PANDEMIC TREATY
Carlo Mugelli |
D- Buongiorno dottore, lei è medico chirurgo, specialista in Geriatria e Gerontologia e primario di reparto Medicina e lungodegenza della Casa di Cura Ulivella-Glicini a Firenze, che fa parte del Gruppo Giomi.
Innanzi tutto che cosa è il Gruppo Giomi?
R- Il Gruppo Giomi con una storia di 75 anni è tra le società leader della sanità’ privata italiana. E’ presente nel panorama nazionale ( Toscana, Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia) con 8 ospedali, 16 rsa/case di riposo ed 8 Ospedali/Rsa partecipati. Gestisce inoltre 3 centri dialisi e diversi poliambulatori e centri odontoiatrici. Un gruppo a gestione famigliare, arrivato alla terza generazione, che continua a tramandare i valori di una gestione improntata sull’umanizzazione del cure e la valorizzazione del personale.
D- Dottore, lei da anni si occupa di una branca medica molto importante visto che la tipologia di pazienti da seguire sono gli anziani e i fragili .
Può spiegare esattamente cosa è la geriatria?
R- Letteralmente geriatria è una parola che deriva dai termini greci “geron”, anziano e “iatros”, cura. Quindi è la branca della Medicina che si occupa della cura degli anziani. Devo precisare pero’ alcune cose. Prima di tutto chi sono gli anziani? La definizione di uso comune definisce anziani i soggetti di 65 anni o più. E’ un criterio anagrafico, decisamente anacronistico. Oggi a 65 come a 75 anni vediamo persone sane e in grado di fare, sia sotto il profilo fisico che intellettuale, tante cose come un adulto di 40 o 50 anni, a volte anche meglio. Insomma l’età anagrafica è un criterio molto parziale e incompleto per definire un anziano, come vedremo avanti..
D - Che differenza c'è fra la geriatria e la gerontologia?
R- La Gerontologia (sempre dal greco “geron”, “anziano” e “logos”, “parola o studio”) è la scienza che si occupa dello studio dell’invecchiamento, quindi delle sue caratteristiche fisiologiche, patologiche e delle sue modificazioni rispetto alle età infantile e adulta. Invece la geriatria, come ho detto si occupa della cura di questi soggetti. E’ chiaro che per un medico i due aspetti sono complementari e un Geriatra deve conoscere bene entrambe le discipline.. Vorrei fare alcune precisazioni: la cura dell’anziano non prevede solo la presa in carico delle sue patologie cliniche. Comprende anche la valutazione e la cura del suo quadro cognitivo, degli aspetti funzionali, quali camminare, essere autonomo o meno per le normali azioni quotidiane, dello stato psicologico e anche degli aspetti sociali, familiari e relazionali. Mi spiego meglio. Prendiamo uno degli spettri della Geriatria. La demenza più classica e temuta, la Malattia di Alzheimer. Si tratta di una demenza di tipo degenerativo nella quale, lasciando stare i meccanismi che ne sono alla base, le cellule cerebrali subiscono un danno progressivo che porta il paziente in tempi più’ e meno lunghi, a una gravissima perdita delle sue funzioni cognitive, quindi memoria, attenzione e concentrazione, capacità di giudizio, di pianificare programmi e cosi’ via. Spesso i pazienti con Alzheimer per i primi anni hanno un quadro da salute clinica buono e, inizialmente, solo alcuni familiari attenti o amici notano qualche cosa che non va; e spesso lo sottovalutano, attribuendolo a distrazioni o a inevitabile segno di invecchiamento. Ecco, in questi casi l’intervento del Geriatra aiuta, se non a modificare l’esito della malattia, a consentire una qualità di vita e una gestione migliore di questi pazienti, dando anche ai familiari la possibilità di entrare in una ottica positiva per la cura di questi pazienti. Posso andare un po’ avanti Dottoressa o la mia tendenza logorroica è già da frenare?
Prendiamo quindi un paziente con Alzheimer iniziale o lieve. Farmaci risolutivi per il progredire della perdita di memoria non ci sono o meglio possono dare un aiuto parziale. Ma alcune strategie possono aiutare; tenendo ben presente che un cervello stimolato a stare in attività funziona meglio di uno lasciato sempre a riposo, noi dobbiamo coinvolgere se possibile il paziente, i familiari e i care giver a cercare di tenere in attività questo cervello; come? Nei modi più consoni al paziente. Giocare a carte, stare con amici , uscire, fare cruciverba, lettura, cucire, fare attività fisica, vedere film (anche vecchie pellicole), ascoltare musica loro congeniale uscire a fare la spesa con il coniuge, anche semplicemente apparecchiare e sparecchiare possono essere importanti. Certo ciascuno al suo livello, ma piu’ cose fanno e meglio è; le attività che il paziente perde, difficilmente vengono recuperate. Pertanto è fondamentale assistere il paziente nelle sue attività e non sostituirsi a lui in queste. Se egli inizia ad avere problemi a vestirsi, anziché iniziare noi a vestirlo, è meglio guidarlo e assisterlo mentre lui stesso si veste, insomma mantenere il più’ possibile della sua autonomia, fin quando è possibile. Questo è un modello di malattia in cui il geriatra, il medico di base, il paziente, familiari e care giver formano una squadra, un team che affronta il problema “demenza” insieme, ciascuno consapevole del suo ruoli. Tengo molto a dire una cosa importante: ho detto che il paziente con demenza va stimolato a fare, a vedere familiari e amici, a uscire di casa, se necessario accompagnato perché quando la demenza avanza, da solo potrebbe avere problemi e causarne involontariamente ad altri. Tre cose però al paziente con Demenza devono essere imposte: non guidare auto e veicoli, tenere in casa un impianto di sicurezza per il gas e i fornelli, non deve essere lasciato solo con i bambini piccoli. La guida di auto o altri mezzi diventa pericolosa; i parenti spesso non vogliono capire e la frase è ” se gli tolgo l’auto è come togliergli le seconde gambe”. La mia risposta è seria; “e se le gambe le toglie lui a un ragazzo in motorino o in bicicletta come vivrete poi tutti voi?”, Sull’impianto di sicurezza per il gas l’opposizione dei familiari è più tenue “ no, no lui (lei) sta attentissimo-a e non è mai successo”. “Basta una volta signora e può’ scoppiare un palazzo, una strage, basta la prima imprevista volta”. D’altra parte cambiare i fornelli è semplice e utile; così che il gas anche se si spegne la fiamma, si blocca da solo. Lo consiglio a tutte le coppie di anziani e ancor di piu’ a chi vive da solo. Io francamente riterrei utile una legge che stabilisse che tutti gli impianti a gas fossero cosi, modificando gli impianti vecchi e mettendoli a norma. Avremmo meno catastrofi, almeno fra queste evitabili facilmente. Infine un punto cruciale; chiedo cortesemente a tutti i lettori (23 come diceva Guareschi) attenzione: non lasciare un anziano con problemi cognitivi solo con un bambino piccolo non vuol dire che i nonni o gli anziani con problemi cognitivi non debbano stare con i nipoti. Il nonno, l’anziano, sono una ricchezza, un privilegio; l’amore che si accende in questi incontri dà linfa vitale e gioia a nonni e nipotini, a vecchi e giovani. Dico di non lasciare un anziano con problemi di demenza DA SOLO CON BAMBINI PICCOLI; in compagnia di altri può starci, deve starci in famiglia, salvaguardando però assolutamente la sicurezza del piccolo. Perché non da solo? Perché nella demenza, a causa della ridotta capacità di giudizio, un anziano può portare fuori il bambino non tutelandolo adeguatamente dai pericoli del traffico automobilistico o potrebbe avere un episodio di psicosi (ci può essere e c’è sempre una prima volta) per cui magari scaglia involontariamente un oggetto contro il piccolo o mille altre cose. Quindi anziano e bambini si’, anziano con problemi cognitivi e bambini piccoli, loro due da soli, no.
D- Considerando che la geriatria è una specializzazione relativamente recente visto che in Italia è nata nel 1962, può dirci quanti passi avanti si sono fatti negli ultimi anni?
R- In avanti tanti: le porto alcuni esempi. Quando io ero all’Università (tanti anni fa ma l’America era stata già scoperta da molto) il cancro della mammella, che è il più frequente tumore nella donna (ma ricordiamoci che raramente può’ esserci anche nell’uomo) era considerato raramente curabile. Ora con la prevenzione e cure tempestive ed evolute, vediamo moltissime donne guarite riprendere una vita normale, a tutte le età. Il fatto che le fratture di femore vengano per lo più operate anche in pazienti di 80 e 90 anni ha migliorato molto la durata e qualità di vita dei pazienti. Gli interventi di cardiochirurgia, gli interventi chirurgici sono estesi agli anziani con benefici enormi. Mi permetta un altro esempio: i calcoli alla colecisti, alla cistifellea. Diversi anni fà si diceva di operare pazienti fino a 50, 60 anni, poi se i calcoli non davano coliche, meglio non operare e controllare nel tempo con ecografie. Un errore. Perché’? Almeno 3 motivi ma vi dico soltanto quello piu’ importante, per questione di spazio: attenzione. Il cancro della cistifellea è un tumore raro, ma di estrema malignità e gravità. Questo si sviluppa quasi sempre, ben oltre il 90% dei casi su colecisti calcolose. E ha una prognosi infausta, spesso con mortalità e sofferenze elevate. Pertanto è sempre da considerare in prima scelta l’intervento di asportazione della cistifellea in caso di calcolosi della colecisti, è terapia e prevenzione al tempo stesso. Ricordo che si tratta di un intervento oggi in genere semplice.
D- Il geriatra oltre che per l'autonomia, i deterioramenti cognitivi, i modi comportamentali degli anziani si occupa anche dei disturbi ansiosi e depressivi di questi pazienti?
R Certo, come ho accennato la salute dell’anziano comprende anche il benessere psichico. E vede Dottoressa, nella depressione e nell’ansia le terapie funzionano anche bene. I problemi sono due: uno, valutare farmaci adatti e seguire in paziente almeno telefonicamente durante la cura in modo regolare, perché dobbiamo bilanciare bene il dosaggio per avere un’azione efficace ma che senza effetti collaterali importanti; da vecchi si è più a rischio in questo senso. Ma seguendo il paziente, anche per telefono, regolarmente, si arriva a buoni risultati in genere. Attenzione: dico seguire telefonicamente ma dopo aver visto il paziente, averlo ascoltato (meglio ascoltare e coinvolgere anche i familiari, se il paziente acconsente), averlo visitato completamente anche con una valutazione del sistema neurologico, che il geriatra deve saper fare. Non mi piacciono le terapie telefoniche date senza aver prima preso visione clinica del paziente. Quindi visita e colloquio, poi seguirlo telefonicamente cosi’ che egli abbia un punto di riferimento costante. Questo aumenta anche la fiducia del paziente nella terapia; si sente, giustamente, protetto. L’altro problema è questo: se io ho davanti un paziente con una bronchite e gli prescrivo un antibiotico, in genere non c’è problema. Il paziente prende la terapia. Se invece ho davanti un paziente depresso e prescrivo una terapia il paziente accetta poco volentieri. Assumere un antidepressivo è letto come segno di debolezza, di poco coraggio. Bisogna ben specificare che la depressione non è debolezza né un semplice stato d’animo. E’ una malattia vera e propria, con basi biochimiche e come tale va curata. La forza è accettare di curarsi, non volerne uscire da solo rifiutando un aiuto essenziale. Anche sedute con Psicologi possono aiutare.
D- Come si comporta un geriatra di fronte ad un paziente che ha una multimorbidità ? Si avvale di altri specialisti? Chi?
R- La collaborazione con altri Specialisti arricchisce le strategie di cura. Gli specialisti devono stare in contatto, “remare dalla stessa parte” confrontandosi criticamente fra loro. Altrimenti se ognuno cura un apparato senza pensare agi altri aspetti del paziente, il risultato può’ non essere buono. Certo, collaboro con Colleghi di varie specialità: cardiologo, psichiatra, psicologo, ortopedico… con molti, nel modo che ho detto.
D- Può spiegarci come si svolge una prima visita geriatrica e quale è l'età per la quale conviene farla?
R- L’età: anche da 50 anni in su per la prevenzione. Prima un colloquio ampio in cui molto si deve ascoltare il paziente, pur guidandolo con alcune domande. E’ utile, se il paziente è d’accordo, parlare con i familiari, che costituiscono un punto importante nel programma diagnostico e terapeutico. L’anamnesi, diceva uno dei miei Maestri, è la regina della diagnosi. Aveva ragione. Poi la visita che, ripeto deve essere completa. Se indicata si effettua una valutazione mentale mediante alcuni test, ma bisogna stare attenti; dobbiamo capire se il paziente accetta questi test, altrimenti lo irritiamo e a volte il paziente si mortifica. Quindi valutare caso per caso. Ricordo che pochi mesi fà vidi una signora con una diagnosi di demenza grave fatta da un Collega specialista pochi giorni prima. Mi sembrava piu’ orientata e mentalmente a posto di me. Notai che al test che le era stato somministrato emergeva un particolare: su 30 domande la signora aveva totalizzato 7 punti soltanto, un punteggio che effettivamente di per sé indicava demenza grave. Ma vedevo che aveva risposto bene alle prime sette domande, mentre dalla numero 8 in poi aveva non risposto o sbagliato tutto. La cosa era particolarmente strana, perché ad esempio fra le domande cui non aveva risposto ce ne erano alcune semplicissime; ad esempio una in cui si chiedeva :” che cosa è questo” mostrandole una penna e un’altra analoga mostrandole un orologio. Attenzione: le prestazioni cognitive di un paziente con demenza possono fluttuare tantissimo anche nella stessa giornata, ma questo era davvero troppo paradossale. La paziente nel test precedente ricordava perfettamente la data, per dire, “oggi è lunedì 5 novembre 2023, stagione inverno e non riconosceva una penna biro né un orologio. Natura non facit saltus, diceva sempre un mio maestro. La natura non fa salti. Allora mi misi a parlare con la signora spiegandole le mie perplessità. Oltre a rispondermi con aria divertita anche alle domande cui giorni prima non aveva risposto, mi disse che, dopo aver detto alla Collega che lei non era demente né scema e non aveva nessuna idea di rispondere a domande che reputava offensive, aveva volutamente dato risposte negative o sbagliate. Naturalmente rivalutai la paziente in più occasioni, chiesi di valutarla anche a uno dei miei medici: nessuna demenza, solo un dispetto della paziente. Per dire: bisogna fare le cose non solo e non sempre secondo un copione rigido, sempre ricordare che siamo davanti a un paziente e ognuno ha le sua caratteristiche di cui tener conto, altrimenti si rischiano errori grossolani.
D- Quanto è importante la prevenzione?
R- Moltissimo. Riprendo quanto sopra sulla mammella. Aggiungo pochi dati. Prevenzione cutanea per il melanoma: il melanoma è un tumore della pelle, maligno. Scoprirlo presto salva la vita, scoprirlo tardi può essere fatale. Il melanoma si presenta a tutte le età, nei giovani, in adulti, in anziani. Può’ essere scambiato per un neo, può’ svilupparsi ex novo, da solo o su particolari nei precedenti. Una visita dermatologica in cui viene fatta la “mappatura dei nei” è una modalità di prevenzione efficace e permette di togliere il melanoma quando è in fase iniziale o addirittura di togliere quelle formazioni che possono diventare negli anni un melanoma. Esporsi al sole sempre con moderazione e cute protetta con appositi spray e un’altra modalità di prevenzione da usare. Una visita oculistica è sempre da fare almeno sui 40 anni, completa. Infatti ad esempio il glaucoma, malattia dell’occhio che può condurre a grave riduzione della vista e cecità in decenni, non dà sintomi finché non è molto avanzato. Una visita oculistica permette di identificare il problema e spesso l’uso di colliri adeguati permette davvero di salvare la vista. Avrei molti altri esempi, magari una prossima volta.
D- Che differenza c'è fra un paziente lungodegente e un paziente cronico?
R Lungodegenza è un setting di ricovero per pazienti che hanno bisogno di assistenza anche medica 24 ore al giorno, senza problematiche acute in atto. Un paziente cronico ha fra le sue malattie alcune che sono presenti da tempo e possono essere tenute sotto controllo, pur restando presenti.
D- Adesso caro dottore, le lascio questo spazio per poter essere libero di dire ai nostri lettori ciò che ritiene fondamentale a titolo informativo.
R- Grazie Dottoressa, vorrei approfittarne per dare indicazioni pratiche. Primo per la prevenzione: c'è’ un regola, chiamiamola pure la “regola d’oro”. Eccola 0,5.30. Ovvero: 0 sigarette, 5 porzioni di frutta e verdure da consumare al giorno, 30 minuti di passeggiata all’aperto, quotidianamente; questa passeggiata possiamo farla da soli o in compagnia, a passo normale a noi consono o veloce, cellulare silenziato e scarpe adeguate. Il tempo lo si trova. In particolare è dimostrato che una camminata di 30 minuti al giorno all’aperto aumenta la durata della vita, ne migliora la qualità, migliora l’equilibrio, ha effetti positivi sul tono dell’umore, migliora la massa muscolare, riduce l’eccesso di peso, la pressione arteriosa e la glicemia. Ricordatevi la regola d’oro. Vale anche in patologie come la demenza. Concludo con alcune considerazioni su un pericolo importante per l’anziano: le cadute.
-Dottore, stavo bene fino a un anno fa; 78 anni ma facevo tutto; poi quella caduta…. e da lì tutto è cambiato - Questa frase l’ho sentita mille volte dai miei pazienti: stare bene poi una caduta, una serie di problemi che si innescano l’uno sull’altro e portano a un peggioramento fisico e della qualità della vita. Le cadute sono un evento che coinvolge tutta la popolazione ma l’anziano è maggiormente esposto a questo rischio e subisce conseguenze peggiori. Vediamo quindi di conoscere meglio questo nemico e le strategie per ridurne il rischio. Diversamente da quanto si pensa, più spesso le cadute dell’anziano avvengono nell’ambiente domestico, nella propria casa. Ma perché un anziano cade? Quali conseguenze può avere una caduta sulla nostra vita? Come posso prevenire questo evento? Diciamo che un anziano cade per molti motivi; intanto con l’avanzare dell’età la stabilità si riduce per fenomeni di invecchiamento a carico dei nostri organi; sono più frequenti malattie che peggiorano le capacità motorie e l’equilibrio: patologie neurologiche come Malattia di Parkinson, ictus cerebrale, demenze. Artrosi di ginocchia, piedi, colonna vertebrale; alluce valgo. Il diabete, che può causare una ridotta sensibilità e motricità delle gambe. L’obesità aumenta il rischio di cadute e le sue conseguenze. Anche una ridotta nutrizione, con riduzione della forza e della massa dei muscoli degli arti inferiori, favorisce le cadute; la permanenza a letto per periodi lunghi, l’incontinenza urinaria, l’uso o abuso di certi farmaci, la riduzione della vista, anche dell’udito. Le conseguenze di una caduta possono essere gravi: fisiche (frattura del femore, bacino, arti superiori, trauma cranico, emorragie cerebrali) e psicologiche (depressione, paura di uscire e di camminare, immobilizzazione). Ecco alcuni consigli pratici per ridurre il rischio di cadute. Prima cosa l’assunzione dei farmaci deve essere seguita scrupolosamente come stabilito dal curante; terapie “fai da te”, autogestite o con modificazioni attuate senza consultare il medico, prese da internet o da consigli di amici, sono pericolose. La terapia deve essere seguita secondo il programma che il medico vi ha illustrato; ogni dubbio, variazione o altro deve essere condivisa con lui; dovete parlare con il vostro medico di fiducia apertamente, dire a lui i vostri dubbi serenamente. Il vostro parere può aiutarlo a scegliere farmaci e dosaggi adeguati. L’esercizio fisico, una passeggiata all’aperto di 30 minuti aiutano. Evitare l’uso di ciabatte o calzature aperte, anche in casa; scegliere scarpe comode e adeguate per uscire. Non tenete tappeti, tanto meno ripiegati e rialzati; sono un ostacolo. Se avete difficoltà a sedervi o ad alzarvi dal water, una staffa di metallo solidamente posizionata nel muro può aiutare. Non indossare in casa vestaglie troppo lunghe che entrino fra i piedi durante il cammino. Lo stesso per gonne troppo lunghe. Accendere la luce quando ci si alza di notte: il buio favorisce le cadute. L’illuminazione deve essere adeguata. Possiamo tenere puliti i pavimenti senza esagerare con l’uso di cera per pavimenti o sostanze che li rendono scivolosi. Non camminare sul pavimento bagnato. Evitare, in età avanzata, manovre quali salire su una sedia per pulire le finestre o le tende, o addirittura salire sulle scale per faccende domestiche o magari per la raccolta delle olive. Non sottovalutare episodi di vertigini, giramenti di testa; possono ripetersi o essere spia di qualcosa e dobbiamo segnalarli al medico. Se abbiamo problemi di vista ed è necessario, portare gli occhiali: devono essere adatti al nostro caso, con prescrizione dell’oculista; se ci sono problemi di udito importanti, le protesi acustiche, oggi anche “invisibili” agli altri, sono utili. Ricordo che l’udito con l’età tende di per sé a peggiorare (cosiddetta “presbiacusia”) per cui il problema va affrontato con serenità e senza inopportune vergogne In sintesi alcune semplici misure possono aiutarci ad evitare questi eventi, dei quali non dobbiamo avere paura e quindi ridurre le nostre attività, ma che dobbiamo imparare a gestire e prevenire nel modo e con le strategie più adatte..
Grazie mille dottor Mugelli per il suo tempo. E' sempre importante conoscere. Spesso anche le parole possono salvare la vita!
Ad maiora semper!
In occasione della giornata contro la violenza di genere organizzata dall'Istituto San Gallicano di Roma una conferenza Internazionale per combattere il dramma delle mutilazioni genitali femminili.
Le mutilazioni genitali femminili (MGF) si riferiscono a tutte le procedure che comportano la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre lesioni agli organi genitali femminili per motivi culturali o di altro tipo non medico.
Dal 2012 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 6 febbraio come Giornata Internazionale della tolleranza zero per le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF), al fine di intensificare l'azione globale contro questa violazione dei diritti di donne e ragazze. Il tema delle MGF investe ambiti a maglie strette intorno all'individuo e richiama un'attenzione multidisciplinare, di tipo sanitario, socioantropologico, giuridico ed etico.
Nessuna religione promuove la pratica delle MGF. Tuttavia, più della metà delle ragazze e delle donne, in quattro paesi su 14 in cui sono disponibili i dati, vedono le MGF come un requisito religioso. La MGF spesso purtroppo è percepita come collegata all'IsIam, forse perché è praticata da molti gruppi musulmani, ma non tutti i gruppi islamici praticano la MGF, e molti gruppi non islamici la eseguono, tra cui alcuni cristiani, ebrei etiopi e seguaci di alcuni religioni tradizionali africane.
Le MGF sono quindi più una pratica culturale piuttosto che religiosa. In effetti, molti leader religiosi lo hanno denunciato.
Il Novecento è stato il secolo in cui il concetto di salute ha delineato un valore universalmente inteso ed ha esteso le aree di intervento nei paesi sia a Nord che a Sud del mondo. Purtroppo gli sforzi delle comunità internazionali risultano essere ancora insufficienti se confrontati con il fenomeno delle MGF. Oltre 250 milioni di donne e bambine, infatti, hanno subito una forma di MGF e ogni anno, 4 milioni di bambine nel mondo, rischiano di essere sottoposte a questa "pratica tradizionale". Eseguito in oltre 30 paesi di Africa e Medio Oriente, il fenomeno interessa anche donne immigrate che vivono in Europa occidentale, Nord America, Australia e Nuova Zelanda. Abolire le MGF è uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'OMS per il 2030.
Oltre la metà delle ragazze che ha subito una forma di MGF non ha compiuto ancora cinque anni di vita, mentre sarebbero almeno 4 milioni le bambine e adolescenti ad averle subite entro i 14 anni. In questa fascia di età la disparità maggiore è stata riscontrata in Gambia, con il 56 per cento, in Mauritania con il 54 per cento e in Indonesia, dove circa la metà delle bambine fino a undici anni avrebbe subito una delle diverse forme di mutilazione. I Paesi con la più alta prevalenza tra le ragazze e le donne tra i 15 ei 49 anni sono Somalia (98 per cento), Guinea (97 per cento) e Gibuti (93 per cento). Occorre rimarcare che si tratta di una vera e propria violenza sulle bambine, un problema globale dei diritti umani che colpisce le ragazze e le donne in ogni regione del mondo e che non si può più pensare che venga confinato in un determinato paese, visto anche l'enorme
video dell'intervento del prof. Aldo Morrone |
aumento dei fenomeni migratori a livello globale.
Anziché diminuire con il tempo, queste pratiche sembrano diventare ancora più diffuse, anche in Paesi dove prima erano apparentemente sconosciute. Secondo il Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta, (CDC) persino negli Stati Uniti il numero degli interventi è addirittura triplicato negli ultimi anni, a causa dell'incremento del fenomeno migratorio.
Per comprendere, invece, quanto le MGF siano diffuse in Europa basta guardare al numero delle donne che chiedono asilo provenienti da Paesi a forte tradizione escissoria. Nel 2008 erano 18.110, nel 2013 hanno superato le 25mila, oggi sono oltre 36mila.
In Italia, si stima che nel 2020 siano almeno 88 mila le donne che abbiano subito una delle diverse forme di MGF nel loro Paese di origine di MGF. Stando a questi dati, anch'essi comunque considerati inattendibili, stando la clandestinità in cui viene eseguita questa pratica, il nostro paese sarebbe al quarto posto in Europa, come numero di vittime delle MGF.
Questi alcuni Target dell'obiettivo 5 dell'Agenda ONU 2030 in merito:
1) Porre fine a ogni forma di discriminazione nei confronti di tutte le donne, bambine e ragazze in ogni parte del mondo
2) Eliminare ogni forma di violenza contro tutte le donne, bambine e ragazze nella sfera pubblica e privata, incluso il traffico a fini di prostituzione, lo sfruttamento sessuale e altri tipi di sfruttamento
3)Eliminare tutte le pratiche nocive, come il matrimonio delle bambine, forzato e combinato, e le mutilazioni dei genitali femminili
4) Garantire alle donne la piena ed effettiva partecipazione e pari opportunità di leadership a tutti i livelli del processo decisionale nella vita politica, economica e pubblica
5) Garantire l'accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti riproduttivi.
L'Istituto San Gallicano di Roma da oltre 30 anni è presente nei principali Paesi Africani, in particolare nel Corno d'Africa, nell'Africa Sub-Sahariana e nel Medio Oriente con iniziative volte all'accoglienza, all'ascolto delle donne e delle bambine, con la realizzazione di campagne di sensibilizzazione volte a dissuadere le donne a far praticare le MGF alle bambine, coinvolgendole in attività di tutela della salute. Inoltre numerose iniziative sono state messe in atto per facilitare l'accesso alle scuole per le bambine. Sono stati realizzati numerosi centri per la tutela della salute materno-infantile sia in aree urbane, ma soprattutto in regioni rurali remote.
Non di meno l'istituto ha sempre operato per porre fine alla pratica delle MGF anche attraverso la formazione di personale socio-sanitario e scolastico in vari Paesi a forte tradizione escissoria, in particolare in Africa e in Medio Oriente dove l'impegno costante e strutturale ha portato , in molti casi, all'approvazione di leggi che proibiscono la pratica delle MGF. "La nostra capacità di accoglienza e sensibilizzazione, di cura e assistenza, è proseguita anche durante la pandemia" afferma il Direttore Scientifico Istituto San Gallicano (IRCCS) di Roma, il professor Aldo Morrone.
Per il professore durante il lockdown le mutilazioni sono aumentate. Sempre più donne e bambine rischiano di subire una MGF perché, negli ultimi tre anni, le scarse risorse sanitarie destinate alla prevenzione e al contrasto di questa pratica sono state dirottate sulla pandemia da COVID-19, inoltre la chiusura dei servizi socio-sanitari e scolastici insieme al confinamento a casa, come misura di contrasto alla diffusione del SARS-CoV-2, ha provocato almeno un milione in più di bambine vittime di MGF. La pandemia da COVID-19 ha squarciato il velo delle ipocrisie sulle disuguaglianze e le iniquità in tema di salute e ha determinato una battuta d'arresto ai risultati significativi ottenuti a livello globale per contrastare le MGF. La pandemia da Covid-19, ha determinato anche un peggioramento clinico ed epidemiologico di tutte le altre malattie trascurate come l'AIDS, la Malaria e la Tubercolosi.
Le conseguenze delle MGF sulla salute psichica, sessuale e fisica delle donne mutilate sono molteplici e spesso particolarmente gravi. Tra quelle immediate di più frequenti riscontro possiamo includere la morte, le emorragie, le infezioni sovrapposte sino alla setticemia, la ritenzione urinaria acuta e lo shock emorragico e, tra quelle tardive, vanno sottolineate le difficoltà di guarigione delle ferite, ascessi, cheloidi, le fistole vescico-vaginali, stenosi dell'orifizio vaginale e complicanze del parto. I problemi legati alla gravidanza e al parto possono essere molto gravi. È stata segnalata con sempre maggiore evidenza l'infezione da HIV da Chlamydia, Gonorrea, e Papillomavirus umano (HPV).
Le MGF rappresentano un potenziale fattore di rischio per l'infezione da HPV. Le donne sottoposte a MGF, infatti, presentano prevalenze di infezione da HPV fino a quattro volte più elevate rispetto alle donne non mutilate. Il ruolo causale dell'HPV nello sviluppo del carcinoma della cervice uterina rende le donne sottoposte a MGF a maggior rischio di tumore del collo dell'utero.
Oggi in Italia la Legge 9 gennaio 2006, n. 7, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 14 del 18 gennaio 2006, recante "Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazioni genitali femminili", prevede il divieto di praticare le MGF, considerandole un grave reato. La legge però non ha più ricevuto fondi per consentire l'avvio di campagne di sensibilizzazione e di dissuasione della pratica delle MGF. Una stima approssimativa delle donne che hanno subito una delle forme di MGF nei loro Paesi di origine, e che vivono in Italia, indicherebbe una cifra intorno a 88 mila donne di cui oltre 7 mila minorenni.
La Commissione Europea stimava a febbraio 2022 che, almeno in 13 paesi europei di questa, come minimo 180.000 bambine continuino a essere a rischio di mutilazione, mentre 600.000 donne convivono con le conseguenze delle MGF in Europa.
La domanda a cui dobbiamo porci è: si riuscirà davvero ad eradicare le MGF? Per rispondere a ciò l'Istituto San Gallicano, guidato dal professor Morrone, ha organizzato il 6 di febbraio scorso a Roma, presso il Ministero della Salute, un congresso internazionale contro la violenza di genere dal titolo “Mutilazioni Genitali Femminili – Restituire Dignità e Salute alle Donne tra Nord e Sud del Mondo”. Ne hanno discusso studiosi, rappresentanti politici e istituzionali, della società civile e del volontariato.
Proseguono le battaglie democratiche dei prof Francesco Benozzo e Luca Marini
Francesco Benozzo e Luca Marini sono stati i docenti universitari italiani che, da subito e senza alcuna esitazione, si sono opposti (voci isolate in uno sconcertante silenzio accademico) alle politiche “anticovid” adottate dai nostri governanti, denunciandone, apertamente e con la massima chiarezza, gli aspetti illogici e pericolosamente antidemocratici.
Nell’agosto 2021, in piena emergenza sanitaria, si rivolsero al Presidente Mattarella con una lettera (rimasta senza risposta) in cui venivano evidenziati gli aspetti a loro giudizio discutibili della campagna vaccinale in corso, dichiarando la propria volontà di cittadini e di docenti universitari di non accettare acriticamente gli incostituzionali provvedimenti del Governo in merito all’obbligo vaccinale.
A distanza di un anno e mezzo dal loro Appello, in seguito anche al fatto che gli stessi “soggetti più direttamente interessati alla
promozione della campagna vaccinale hanno ammesso apertamente la verità: ossia di non avere mai cercato, e di non avere mai avuto alcuna prova in merito alla presunta efficacia e alla presunta sicurezza del cosiddetto vaccino”, hanno scritto, sempre alla Presidenza della Repubblica, una seconda lettera (inviandola, p.c., anche al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Presidente del Senato della Repubblica, al Presidente della Camera dei deputati e al Presidente della Corte costituzionale).
In questo secondo Appello, i due docenti, constatato che
esprimono la convinzione secondo cui, sulla base delle evidenze emergenti in tutta Europa, “che stanno rivelando una verità troppo a lungo celata”, in merito alla mai scientificamente provata efficacia e sicurezza dei cosiddetti “vaccini”,
il Presidente Mattarella farebbe ottima cosa se decidesse di chiedere scusa “a tutti gli italiani per il male che è stato fatto loro”.
Inoltre, in un corposo articolo apparso su La Voce delle Voci del 5 novembre scorso, di fronte all’auspicio di una “pacificazione nazionale post-Covid”, proveniente da più parti, esprimono il timore che dietro a tale proposta si possa annidare il progetto di scoraggiare o impedire possibili inchieste e azioni giudiziarie, in modo da “mantenere celate, agli occhi del vasto pubblico, le relazioni organiche e funzionali tra le élite finanziarie transnazionali, da una parte, e i circuiti scientifici, accademici, tecnologici, produttivi, industriali, commerciali, culturali, mediatici e politici, dall’altra”, e facendo, così, “calare definitivamente la cortina dell’omertà e dell’impunità sui crimini e i misfatti commessi, ancora una volta, in nome della scienza.”
Per i due docenti, è impensabile e improponibile parlare di pacificazione nazionale (e ancor più di perdono!) per coloro (innumerevoli) che hanno promosso, avallato e applaudito affermazioni come:
– “Non ti vaccini, ti ammali, muori” (M. Draghi);
– “Escludiamo chi non si vaccina dalla vita civile” (S. Feltri);
– “Penso che lo Stato prima o poi dovrà prendere per il collo alcune persone per farle vaccinare” (L. Annunziata);
– “I rider devono sputare nel loro cibo” (D. Parenzo);
– “Serve Bava Beccaris, vanno sfamati col piombo” (G. Cazzola);
– “Prego Dio affinché i non vaccinati si infettino tra loro e muoiano velocemente” (G. Spano).
Né potrebbe esserci pacificazione o perdono per coloro che hanno concepito e imposto “strategie e strumenti abietti come la “tachipirina e vigile attesa”, l’obbligo vaccinale e il Green Pass”.
Cosa auspicare quindi?
La speranza e la proposta dei due prof è che, da parte di coloro che, in maniera più o meno rilevante e diretta, hanno imposto provvedimenti liberticidi, nonché sostenuto e diffuso minacciosamente tesi e accuse insultanti, possano essere pronunciate chiare richieste di scuse.
Fermo restando che in nessun caso si dovrebbe rinunciare di pretendere, a livello nazionale e internazionale, un doveroso, accurato, imparziale e rigoroso accertamento delle reali responsabilità civili e penali di tutti i soggetti coinvolti.
Purtroppo, però, come ha ben scritto Susanna Tamaro nel suo splendido Tornare Umani, fino ad ora, almeno, non ci è dato scorgere e registrare “alcun segno in questa direzione”…
Fonti:
- https://presskit.it/2022/10/29/lettera-aperta-mattarella-chieda-scusa-tutti-gli-italiani-male-firmata-due-docenti-universitari/
- http://www.lavocedellevoci.it/2022/11/05/benozzo-e-marini-sempre-in-prima-linea/
- https://www.arezzoweb.it/2022/prof-benozzo-e-prof-marini-presidente-mattarella-chieda-scusa-a-tutti-gli-italiani-per-il-male-che-e-stato-fatto-loro-541481.html
- Susanna Tamaro, Tornare Umani, Solferino 2022