L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Health (149)

La ricerca della verità in questo caso non può essere rimandata per timore dello scontro, quando si tratta della contestazione di metodi che mettono in discussione la salute di 60 milioni di persone.

La difesa dei monopoli - È ormai ricorrente la notizia della pesante sanzione inflitta al giornalista Adriano Panzironi dall’Antitrust a causa degli integratori alimentari a complemento della dieta da lui stesso argomentata, ricca di proteine e verdure ma povera di zuccheri, mentre gran parte dei cittadini si avvalgono di ciò che offre il mercato secondo gli usi e costumi dei prodotti venduti in Italia. Era pertanto prevedibile che il suggerimento di Panzironi, di evitare gli zuccheri e i carboidrati, tipici della cosiddetta “dieta mediterranea”, dovesse in qualche modo essere attaccato dai vari fronti delle lobbies dominanti e interessate a confermare il loro monopolio alimentare. Durante le sue trasmissioni in TV, questi spiega con dovizia di particolari le ragioni del danno causato dalle sostanze alimentari che l’organismo trasforma in zucchero e che egli imputa soprattutto alla tanto decantata “dieta mediterranea; dieta questa, contenente in abbondanza pane e pasta, legumi, farinacei e altri alimenti suscettibili a trasformarsi in zucchero che, secondo lo stesso Panzironi, sarebbero causa di insorgenza o di aggravamento di molte malattie nelle persone maggiormente predisposte.
Queste persone, una volta entrate in stato patologico, difficilmente si sottraggono alla progressiva cronicità della malattia se non si astengono dal quotidiano uso di quegli alimenti da cui l’organismo assorbe direttamente o indirettamente una dose di zucchero eccedente al fabbisogno.
Gli interessi diversi - Se i protagonisti delle iniziative legali contro Panzironi fossero interessati alla salute dei cittadini, avrebbero potuto attaccare le notizie che egli divulga, contestandole sul medesimo piano scientifico nel quale egli continuamente si esprime. Invece, niente di tutto questo. Ciò che importa ai contestatori è interrompere la pubblicità degli integratori alimentari che le stazioni TV mandano in onda durante le trasmissioni di Panzironi.
Appare allora chiaro che la preoccupazione delle lobby contro interessate, verso le trasmissioni televisive, è dovuta al mancato raggiungimento del loro scopo. Ed ecco che si escogita un altro metodo: quello di trovare il pretesto formale interpretando la legge per ricorrere all’intervento dell’antitrust.
È pertanto evidente l’intenzione di tacitare le varie trasmissioni TV che mandano in onda gli incontri tra il giornalista e i cittadini sull’argomento salute. Questa interruzione viene tentata, impedendo la commercializzazione di innocui (dal punto di vista tossicologico) integratori alimentari e quindi, aggredendo le risorse economiche necessarie per continuare.
Ma sono proprio le parole che ricorrono nel provvedimento dell’Antitrust, che rendono l’idea che non si tratti soltanto della formalizzazione di un atto dovuto per violazione di norme formali in tema di concorrenza. Infatti, i termini “informazioni ingannevoli” sottendono l’anticipato giudizio di condanna, in quanto “ingannevoli” è già un giudizio espresso sulla valenza biologica, fisiologica, chimica e funzionale di queste sostanze sull’ organismo che invece non avrebbero.

L’aggressione alla pubblicità - Le spiegazioni del giornalista alla TV e le testimonianze nel corso della trasmissione, dei cittadini sui risultati ottenuti e sul proprio stato di salute dopo aver abbandonato la precedente dieta al largo uso di zuccheri e carboidrati, sono intervallate in modo nettamente separato, dalle inquadrature pubblicitarie delle spezie illustrate da altre persone, come integratori di una corretta alimentazione.
Si tratta soprattutto di spezie le quali potrebbero avere per molti, ma certamente non per tutti, quelle caratteristiche di complemento dietetico sufficiente a dotare l’organismo di ulteriori apporti alimentari che favoriscono la regolazione delle funzioni biologiche.
D’altra parte, è evidente che la concentrazione in pillole di vitamina C, tanto per fare un esempio a tutti noto, ove si volesse far consumo naturale, per assumere la stessa quantità di vitamina in un giorno si dovrebbe mangiare qualche chilo di arance. Ciò vale in questo caso, ma anche in altri, ricorrendo però ai diffusissimi concentrati necessari alla corretta funzione dell’organismo che gli alimenti stessi conterrebbero naturalmente, ove, si fa per dire, se ne trangugiassero quanto un elefante.
Non c’è dubbio che in molti casi vi sono dei veri e propri centri di potere che intendono appropriarsi del monopolio della salute dei cittadini, senza voler considerare le conseguenze di una dieta sbagliata e la scarsa efficacia dei farmaci che si oppongono soltanto agli effetti della malattia, ma non alla causa.

La sostanza è ben altra
Con queste premesse, Panzironi è accusato di pubblicità occulta per i noti integratori alimentari collegati alla dieta povera di zuccheri nelle loro varie forme chimiche, che lui stesso propone; mentre integratori di vario tipo da decenni hanno invaso il mercato per attività di ogni genere e per scopi anche molto meno nobili.
Intervenendo contro Panzironi sugli integratori alimentari, significa però evitare ancora una volta, un confronto nel piano scientifico sulle cause dell’ insorgenza e dell’ aggravamento delle più importanti e invalidanti patologie nel nostro Paese a cui lo stesso giornalista si riferisce, accusando di questo, proprio la medicina ufficiale.
I dati più significativi che attestano la necessità di un’inversione di tendenza in campo sanitario sono quelli che riguardano l’impegno dello Stato e delle famiglie per il mantenimento della salute.
L’incremento percentuale in atto delle patologie acute e croniche costano al nostro Paese quasi 150 miliardi di euro, a cui il Servizio Sanitario Nazionale interviene complessivamente con oltre 113 miliardi. Gli altri 37 miliardi sono quelli che le famiglie e gli enti privati spendono direttamente per le necessità non coperte dallo Stato. Si tratta di una cifra da capogiro, all’anno naturalmente.

Il temuto confronto – l’inversione di tendenza di questo grave problema sanitario non potrà iniziare con delle sanzioni amministrative dell’antitrust né di altre Istituzioni, ma dal confronto ad alto livello scientifico che si auspica tra i rappresentanti della medicina ufficiale e quelli che saranno designati a sostenere la tesi del giornalista.
Il coraggio però, se questo è il termine corretto, di questo confronto sembra mancare piuttosto alla rappresentanza della medicina ufficiale che preferisce ricorrere alla magistratura, anziché confrontarsi sulla base scientifica all’alto livello che lo stesso giornalista esprime.
Gli attacchi che quotidianamente Panzironi riceve dalle varie lobby che non lo affrontano però sul piano scientifico che è quello che a tutti cittadini interessa, se non dicendo che un giornalista, quale egli è, non ha titolo per parlare di scienza, richiama un po’ alla memoria storica il processo di giordano Bruno.
I Giudici non trovando obiettivamente una valida ragione di condanna, che comunque il Vaticano doveva emettere per impedire la divulgazione del pensiero del Bruno, fu che quest’ultimo che si rivolse a loro con la seguente frase: «Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza, che io nell’ascoltarla».

I giudici della situazione - Con queste prospettive, se la classe medica nella sua espressione corporativa, a cui è stato affidato giudizio insindacabile in materia, si esprimerà senza confronto, la domanda che, come si suol dire, sorge spontanea è: “Chi può giudicare gli stessi medici che così si esprimono?”
Ecco che ritorna alla ribalta la storia che è maestra di vita: quella dell’antico quesito che Giovenale rivolgeva, 2000 anni fa, ai giudici con la pittoresca frase romana di intuibile traduzione che in questo caso si ripropone. “ Quis custodiet ipsos custodes ?“ Questa volta però, dovrebbero essere i cittadini a dare la giusta risposta.

A Terni, giovedi' 4 ottobre, un convegno per tornare a parlare di un fenomeno ormai troppo diffuso

Giovedi' 4 ottobre, alle ore 17, presso il Cenacolo San Marco, dell'ISTESS, Istituto di Studi Teologici e Storico-Sociali della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, le istituzioni, il mondo volontariato delle religioni e la societa' civile si sono uniti per parlare del “Fenomeno Droga – Le Origini Sociali e come Risolverlo”

Questo il titolo del convegno organizzato dal gruppo interreligioso Un Attimo di Pace, coordinato da Rossana Pilloni, con la collaborazione dell'Istess, Anzianti e Immigrati per l'Integrazione, Interesse Nazionale e Fondazione per un Mondo Libero dalla Droga. Si e' dibattuto del problema droga e cosa fare per risolvere questa sua epidemica espansione soprattutto tra le nuove generazioni. Un problema che riguarda la societa' nel suo insieme e che, come per ogni altro fenomeno deviante, si avvantaggia dell'omerta' e della mancanza di informazioni corrette che vengono invece sostituite dalla falsa propaganda degli spacciatori.

Tra i relatori il sindaco di Terni, Leonardo Latini, l'assessore alle politiche sociali Marco Celestino Cecconi, l'assessore alla Scuola, Valeria Alessandrini. L'ospite illustre del convegno e' stato il professor Diego Fusaro, filosofo nonche' noto opinionista, a cui e' stato affidato il compito di fare la relazione conclusiva, riassumendo il contesto storico culturale, le radici e lo sviluppo del fenomeno droga.

Il sindaco Latini ha ringraziato e si e' detto soddisfatto che si torni a parlare di una argomento che sembra essere tabu'. Un fenomeno che, sebbene non se ne sia parlato in passato, sta dilagando, soprattutto a Terni. Ha menzionato i costi in termini di vite e famiglie distrutte che questo fenomeno genera e ha sottolineato l'importanza di trovare una soluzione efficace poiche' la societa' e' fatta di “persone in relazione”, individui che si realizzano solo attraverso la relazione con l'altro; quindi non si puo' accettare che il prossimo sia in difficolta' con le droghe e agire come se non ci riguardasse perche' e' un problema dell'altro.

L'assessore alle Politiche Sociali Marco Cecconi ha rassicurato i cittadini rendendo noto che ci sono risorse finanziarie disponibili e che il suo assessorato si curera' di amministrarle secondo i bisogni dei cittadini, anche per la soluzione del fenomeno droga. Ha manifestato la sua disponibilita' ad incontrare i cittadini ogni venerdi' per conoscere le esigenze e i bisogni del territorio e fare qualcosa al riguardo.

E' stata quindi la volta dell'assessore alla Scuola del Comune di Terni, Valeria Alessadrini, che ha relazionato sull'esistenza di un progetto per il contrasto alla diffusione delle droghe e per la promozione della sicurezza all'interno delle scuole. L'assessore Alessandrini ha ribadito che, come insegnante, conosce il fenomeno della droga e la distruzione che porta ai singoli ragazzi, che sono le risorse future della societa', e alle loro famiglie. Ha dato quindi grande disponibilita' ad aiutare nel fare prevenzione e nel contrasto alla diffusione delle droghe tra i giovani studenti e tra gli adolescenti in generale.

Sono seguiti gli interventi dei rappresentanti delle organizzazioni di volontariato, delle confessioni religiose presenti, tra cui la Comunita' Islamica e la Chiesa di Scientology che ha orientato i cittadini sull'esistenza di una programma laico internazionale di prevenzione, La Verita' sulla Droga, i cui materiali e guide per l'educatore si possono ottenere tramite la Fondazione Mondo Libero dalla Droga. I partecipanti al convegno hanno avuto la possibilita' di ottenere gratuitamente i materiali di questo programma che e' sostenuto e utilizzato in tutto il mondo da organizzazioni religiose, istituzioni, insegnanti, educatori e associazioni di volontariato.

Anche la Comunita' Incontro di Amelia ha dato il suo contributo con la testimonianza di due ragazzi che si sono libertati della dipendenza e che stanno recuperando i valori per una buona vita futura per se' e le loro famiglie.

Unanime e' stata la conclusione che il fenomeno droga approfitta dei disagi personali, che possono essere vari, da comprendere e mai da giudicare, che l'attenzione alla dignita' umana e la responsabilita' di ognuno in quanto membro della societa' nel portare la verita' sulla droga con l'educazione, sono il vero antidoto al dilagante diffondersi di questi veleni per il corpo, il pensiero e lo spirito.

Ha concluso il convegno il filosofo Diego Fusaro. Secondo il noto filosofo e opinionista, l'attuale scenario delle droghe e del loro abuso e' la cartina da tornasole di una societa' che e' figlia della fallita rivoluzione del 1968. Si tratta, secondo Fusaro, di una societa' dove tutto e' disponibile per il consumo, ogni cosa e' oggetto di marketing; in sintesi una societa' nella quale il “liberalismo del capitale di destra” e la logica “libertaria del consumo di sinistra”, apparentemente opposti, entrano in realta' in risonanza per creare la mistificazione della liberta' individuale, dove l'individuo e' libero fin dove inizia la liberta' dell'altro, creando gli archetipi del rapporto “spacciatore-tossicodipendente”, “produttore-consumatore”, dove gli individui finiscono per diventare “isolati consumatori”. Chi ha le sostanze ha diritto di spacciarle e chi le vuole, e se le puo' permettere economicamente, le acquista. Un quadro altamente problematico, la cui soluzione risiede, secondo Fusaro, nel rafforzamento delle famiglia, che sta venendo minata nelle sue basi, e nella creazione di uno stato etico, dove ogni individuo non scompare, dove grazie all'aiuto reciproco, quel “io-noi” del pensiero kantiano, si puo' garantire la vera liberta' e il vero sviluppo della persona, come essere in relazione con l'altro.

Fusaro ha evidenziato l'uso ideologico che il potere ha fatto della diffusione delle droghe per ottundere le giovani generazioni fino ad annullarne lo spirito critico. Per il filosofo la soluzione e' quella paideutica, per educare le nuove generazioni e far loro comprendere che le droghe annullano la loro identita' e capacita' di costruire il futuro.

Ogni tanto in questo   "BEL PAESE" accadono fatti incredibili, positivi in particolar modo nel sistema sanitario nazionale da sempre carente ed inefficace. Dal mese di Luglio è attivo in Roma il centro Servizi dell'INMP un centro sanitario dove Anziani, separati, famiglie numerose con monoreddito possono recarsi per avere cure ed assistenza. Il centro creato per i nuovi poveri che non hanno possibilità di potersi curare e di sostenere onerosi Ticket. Per queste persone in difficoltà, è ripresa e continuerà fino ad Ottobre la distribuzione di occhiali da vista, protesi acustiche e protesi dentali del tutto gratuite. Questo avviene nell'ambito dei progetti di medicina sociale dell'Istituto Nazionale Salute,  Migrazione e Povertà (INMP), noto anche come "Ospedale degli ultimi a Roma".

la Dottoressa Concetta Mirisola direttore generale dell'istituto dice. ormai circa il 40% dei nostri assistiti è italiano, la direttrice continua. Siamo un Ente del Servizio Sanitario Nazionale che aiuta tutte le persone in difficoltà. Vengono da noi persone che hanno bisogno di cure e di farmaci, ma vengono anche persone che necessitano di ascolto solidale. All'INMP siamo tutti impegnati nella presa in carico delle persone con i loro bisogni. Oltre agli ambulatori specialistici, che sono il centro della nostra attività di assistenza sanitaria, abbiamo attivato anche lo sportello degli "Avvocati di strada" che offrono assistenza legale gratuita. Lo sportello conta 30 collaboratori volontari tra avvocati e praticanti di diverse discipline, affiancati da un mediatore transculturale, lo sportello offre consulenza e assistenza legale gratuita, giudiziale e stragiudiziale, a persone bisognose private di diritti fondamentali, con problematiche di natura amministrativa, civile o penale. L'accesso ai consulti degli Avvocati è gratuito e senza prenotazioni basta una semplice telefonata per conoscere gli orari e la disponibilità Tel. 06.58558503. L'ambulatorio dell'INMP e gli studi legali si trovano in Via delle Fratte di Trastevere n. 52, che dire?. Non vi sono parole, il centro funziona benissimo. Chiunque ha bisogno può recarsi senza prenotazione munito di tessera sanitaria e ricetta del medico di famiglia per le prestazioni gratuite.

È tipico il fatto di non sapersi trattenere quando prevale l’emotività sulla valutazione razionale di come effettivamente stanno le cose.

In questi ultimi giorni mi è apparsa sul cellulare con una certa insistenza, la lettera aperta inviata qualche tempo fa, al giornalista Panzironi con la quale si contesta la presunta guarigione dal diabete una volta instaurato.

Poiché questo stesso argomento nel nostro Paese interessa attualmente purtroppo, milioni di persone affette da questa patologia, ho ritenuto opportuno fare alcune precisazioni su ciò che il Prof. Piemonti, autore di questa lettera, rileva.

Ho poi visto che lo stesso professore di lettere aperte a Panzironi ……… ne ha inviate diverse, tra cui un’altra, riguardante gli integratori alimentari, collegati alla dieta consigliata dal giornalista.

Mi è parso evidente che non era tanto in discussione il diabete, ma piuttosto il giornalista che si era avventurato in un terreno a lui precluso.

È tipico infatti, non sapersi trattenere, quando prevale l’emotività sulla valutazione razionale di come effettivamente stanno le cose. Soprattutto questo accade nel campo della medicina, quando i rappresentanti dei vari settori medici interessati si sentono prevaricare in qualche indicazione terapeutica, laddove loro si ritengono il “verbo”. A nessuno pertanto, che medico non sia, è lecito superare quella sorta di colonne d’Ercole che la medicina ufficiale non ha ancora varcato.

L’entrata in territorio altrui - Ecco allora la lettera aperta, al “profanatore” Panzironi. Egli ha osato superare queste colonne con motivazioni che secondo l’autore, il Prof. Lorenzo Piemonti, non sono quelle tecnico-scientifiche di cui egli si ritiene il portatore, ma quelle di una persona estranea, diciamo ignorante (nel senso di colui che ignora). Pertanto, se è proprio la medicina l’ oggetto di interesse di Panzironi, il Prof. Piemonti gli consiglia, di laurearsi, prima di esprimersi così come egli fa, su questioni estranee ad un giornalista come lui.

Quest’ultimo apprezzamento che è tipico dell’emotività che il Professor Piemonti non riesce a dissimulare, qui non interessa commentare oltre.

C’è invece un altro aspetto che deve essere considerato con maggiore attenzione dalla Sanità Nazionale, quello del pratico riscontro nelle condizioni di diabete, incipiente o conclamato, che affligge complessivamente otre tre milioni di italiani. In termini economici, una situazione di tal genere incide in modo molto, ma molto pesante sul bilancio dello Stato e delle famiglie, nonché vorremmo aggiungere, sul benessere supremo della salute e sulla capacità lavorativa di ognuno, che non dovrebbero essere perdute, tanto più, per l’ errore di qualche altro.

Il diabete nella sua evoluzione - Veniamo al senso tecnico della questione.

Il Prof. Piemonti, afferma sostanzialmente che dal diabete tipo 1, non si guarisce e che se Panzironi sostiene il contrario, afferma il falso, eccetera, eccetera.

Ora è possibile, così come è quasi sempre possibile, che se si estrae dal contesto di un discorso o di più discorsi una singola frase, si fa dire a chi l’ha pronunciata ciò che neppure gli passava dall’anticamera del cervello. È quindi possibile che a Panzironi sia sfuggita qualche parola impropria. Anche il Vangelo e la Bibbia contengono contraddizioni, ma non saranno queste a demolire i contenuti.

Non è infatti, questo l’ argomento che può interessare in modo corretto e razionale un confronto di idee, ma quello di saper affrontare in modo efficace l’inizio di questa malattia e soprattutto, quella di saperla prevenire.

Più nello specifico - Il diabete di tipo 1 che è quello a cui si riferisce il professor Piemonti, consiste nella progressiva perdita, fino a quella totale, delle cellule beta che secernono l’insulina. Per dare ai lettori una certa rappresentazione di immagine dell’argomento trattato, sia consentito una brevissima parentesi sulla funzione biologica di cui si parla. All’interno del pancreas che è una ghiandola responsabile della secrezione di varie sostanze, vi sono le cosi dette,isole di Langerhans. Queste sono agglomerati sferici concentrici di cellule, situati in modo non regolare sullo stesso pancreas. All’ interno di questi, per quanto qui interessa, si trovano le cellule beta che secernono l’insulina, necessaria al trasporto degli zuccheri richiesti dai vari distretti dell’organismo.

Attualmente, quando ci si rende conto di essere incorsi nel diabete tipo 1 anche prima che le cellule beta siano significativamente distrutte, non vi sono fino adesso, sostanze farmacologiche atte a contrastare la morte di queste cellule. La morte cellulare continua infatti, senza poter intervenire per interrompere la malattia. Che cosa resta da fare allora? Rassegnarsi in modo consolatorio per il fatto che si potrà sempre somministrare insulina sintetica per contrastare gli effetti di questa mutilazione in questa drammatica situazione, si potrebbe aggiungere con una punta di ironia, che in questi casi, è come colui che cadde da cavallo e disse che tanto doveva scendere.

Ora è vero che queste cellule, all’insorgenza del diabete tipo 1, cominciano a essere distrutte, ma dopo un primo trattamento con insulina si avverte talvolta, un certo miglioramento, tanto da ridurne la somministrazione. Questo miglioramento è però di tipo momentaneo e di solito non arriva a qualche mese. Si tratta di una sorta di “rimbalzo tecnico” o periodo di “luna di miele” così chiamato, perché dà l’impressione che tutto proceda nel migliore dei modi, come all’inizio del matrimonio. Poi però, le cose cambiano e tutto ritorna come prima e peggio di prima. Lo sfaldamento cellulare beta riprende progressivo vigore fino alla distruzione totale.

Avrebbe dunque ragione il Prof. Piemonti a diffidare di un miglioramento di tal genere a cui non si può certo attribuire la guarigione di questo tipo di diabete.

Le obiezioni però sono altre - Sorge infatti, una riflessione che non contraddice le affermazioni delle persone apparse alla ribalta delle trasmissioni di Pansironi, le quali affermano che a distanza di molti mesi, la loro condizione di salute è talmente migliorata al punto di considerarsi definitivamente guariti. Adesso si potrebbe anche ipotizzare in modo coerente, o almeno non contraddittorio con quanto appena detto, l’altra condizione,quella di aggravamento del diabete tipo 1, dopo la “luna di miele”. Poiché, a parità di fattori interni o esterni, queste differenze tra le persone che seguono le indicazioni di Panzironi

e quelli che non le seguono, non dovrebbero sussistere, è evidente allora che il cambiamento già dovuto all’unica variabile tra le due condizioni è quella della dieta di alimentazione. Secondo Panzironi l’aggravamento sarebbe dovuto al perdurare della classica dieta tradizionale cosiddetta, mediterranea. L’altra invece, che lo stesso Panzironi consiglia, contiene una drastica riduzione di zuccheri e carboidrati nelle loro varie forme. Ciò significherebbe, usando il condizionale, che nella dieta tradizionale, dopo qualche tempo, la significativa presenza di carboidrati contenuti, riesce a prevalere in modo negativo sul miglioramento farmacologico inizialmente ottenuto. Ma dopo, pur dosando l’ insulina secondo le esigenze personali, la patologia riprende vigore e tutto prosegue fino alla totale distruzione delle cellule beta.

Ma allora……..

A questo punto la possibilità di guarigione del diabete tipo 1, è nulla. Infatti, se le cellule beta vengono distrutte, parlare di guarigione sarebbe come dire che perdendo una gamba questa possa ricrescere.

Certamente, dopo la distruzione delle cellule beta, l’unica possibilità di sopravvivere è la somministrazione di insulina che consente il trasporto attraverso il sangue, del nutrimento cellulare dell’intero corpo. Ma la risoluzione del problema non starebbe a valle, ossia, dopo la morte delle cellule beta, ma a monte: prima che queste vengano interamente distrutte, per l’incapacità della medicina ufficiale di porvi rimedio.

In effetti l’attuale contrasto tra le affermazioni di Panzironi e le risorse della medicina ufficiale che non ha ancora farmaci per impedire la morte cellulare nel diabete tipo 1, consiste semplicemente nel cambiare o nel non cambiare dieta.

Tutto qui! Si tratterebbe quindi, di eliminare zuccheri e carboidrati, tenendo conto che nella pratica attuazione di ridurre gli zuccheri, vi sono sempre alimenti che ne contengono a sufficienza per le necessità biologiche del nostro organismo.

L’altra faccia della stessa medaglia – Oltre quanto detto, continuando questo ragionamento, vi è un’altra logica considerazione da fare, come la famosa “domanda che sorge spontanea”. E cioè, se attraverso una dieta appropriata povera di carboidrati, è possibile far regredire l’infiammazione in corso che causa direttamente o indirettamente la distruzione delle cellule beta, fino a far riattivare e rigenerare in qualche modo quelle rimanenti, se prese in tempo, allora si potrebbe anche spiegare in questi casi, da cosa venga originata la malattia. La risposta appare molto semplice; forse troppo semplice per essere vera, ma talvolta la verità che cerchiamo altrove l’abbiamo davanti agli occhi, senza riuscire a vederla.

L’origine del diabete, in questi casi e nei soggetti già predisposti, quanto il relativo aggravamento dopo la temporanea remissione della menzionata “Luna di miele”, sembrano proprio generati dagli zuccheri e dai carboidrati contenuti in significativa quantità nella dieta tradizionale, enfatizzata in: dieta mediterranea.

Allora, perché non proviamo a ridurre o a eliminare queste sostanze alimentari alle prime avvisaglie di malattia, osservando cosa avviene, anziché aspettare l’ insulina consolatrice (soprattutto per l’ industria farmaceutica)?

È questa una condizione molto interessante da approfondire, anziché rigettare con affermazioni apodittiche, come: “ Se ciò fosse vero, la medicina ufficiale l’ avrebbe già detto!”.

Conclusione - Tornando al giornalista Panzironi, egli attesta e dimostra gli effetti di una dieta povera di zuccheri e di carboidrati, non solo in teoria, ma per fatti concludenti, ossia, esibendo i miglioramenti o le guarigioni ottenute attraverso le testimonianze di un significativo numero di cittadini, compresi alcuni affetti da tale specifica patologia. Questi infatti, riferiscono le loro vicissitudini sotto lo sguardo critico dei presenti: medici e spettatori, nelle innumerevoli trasmissioni TV.

Tutto ciò avviene in netto contrasto critico con il Prof. Piemonti,  il quale aprendo una porta aperta come si suol dire, sostanzialmente attesta, come se qualcuno avesse affermato il contrario, che senza le cellule beta del pancreas, dal diabete di tipo 1, non si guarisce. In altri termini usando le sue stesse parole: “L’insulina è l’unico farmaco in grado di mantenere in vita le persone che hanno diabete di tipo 1”

Questa è una notizia alla quale non eravamo preparati!”, avrebbe detto Vittorio Gassman con stupore, recitando una sua significativa poesia.

 

 
 I farmaci e la salute: intervista a Giorgio Vitali (video)  parte prima

 

 
 I farmaci e la salute: intervista a Giorgio Vitali (video) parte seconda

La cracks mania di innominabili,illegibili, illeciti, illegali, indecenti, arriva a limiti invalicabili e si intrappola con le sue stesse armi in vicoli ciechi e bui dove gli abbietti recalcitrato il loro ultimo respiro, un ultima  boccata di morte tanto desiderata quanto odiata,in una dimenzione metafisica dove il pensiero di anniettarsi prevale su qualunque desiderio materiale e terreno. Non vi sono vie di scelta se non quella di  violenza incontrastata su tutti e tutto fuori da tutti i limiti che puo portare ad atti di criminalita' supereccessivi ed irrimediabili o al suicidio.


Non ci sono speranze di recupero, e' un coltello a doppia lama che deve essere usato. Le conseguenze irreparabili ci portano a riflettere ed a prendere delle decisioni immediate...corruzione e speculazione han fatto chiudere un occhio o due su questo fenomeno che impazza già da parecchiio tempo ed ha riportato ai nostri giorni osceni risultati di: omicidi,suicidi,abusi sessuali ed uccisioni anomale, ed alla meno peggio furti, percosse, aggressioni e vituperi.
Ignorare e coprire tutto questo significa andare verso un autodistruzione di noi stessi e di conseguenza di tutti coloro di cui siamo responsabili, aprendo cosi la via ad una reazione a catena di parecchi Megaton.
Debellare questo flagello e' un obiettivo che ci siamo riproposti dal momento in cui abbiamo appurato che lo spettro di azione e la ripercussione sugli umani di queste sostanze tossiche e' micidiale e non ci  ascia molte vie di uscita.
Anche se il campo e' super controllato, avendo coinvolto personaggi imponenti della nostra societa' un po’ in tutto il mondo per poi avere carta bianca e poter manovrare paesi interi a proprio piacimento da coloro che ne sono responsabili e con le redini ben strette tengono tutti sotto una morza di acciaio, dobbiamo reagire in fretta e combattere queste imposizioni coercitive eliminando tassativamente il marcio di questa societa'....

            Un simile concetto può essere giustificato solo nella necessità di dover scegliere tra due mali quello minore, ma nella decisione di mangiare o no carne dov’è il male minore? Quello della rinuncia ad un piacere? E come può essere giustificata un’ingiustizia con un piacere?

La natura non ti costringe ad essere ingiusto, a reprimere il sentimento di compassione e di pietà verso la vittima, se non in casi di estrema necessità di sopravvivenza, diversamente è solo una patetica, ipocrita scappatoia per giustificare la tua volontà a non rinunciare a ciò che ti piace. Dici che ti dispiace della sorte dell’animale, che sei convinto che uccidere sia un fatto ripugnante, che è un’azione riprovevole, però accetti che  si compia questa ingiustizia, mentre certamente non avresti il coraggio di farlo con le tue mani. Sei consapevole che l’animale soffre ma anteponi il tuo piacere alla vita e al dolore dell’animale.

Tutto ciò che succede all’interno dell’universo resta nel Tutto e nulla si disperde. Così recita la legge della conservazione degli elementi enunciata da Lavoiser nel 1789. Ma c’è un’altra legge, quella della meccanica che recita “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria” e dimostra che tutto è conseguenza, tutto si paga perché come si semina così si raccoglie. E non bastano le nostre giustificazioni a scagionarci e ad evitare la karmica onda di ritorno.

            Non vi è essere vivente che non sia soggetto alla legge del dolore, dall’insetto alla balena. Tutto ciò che esiste è soggetto al dolore, dal filo d’erba alla sequoia, anche se i nostri sensi non sono così sviluppati da percepire il loro dolore. L’angoscia dell’animale durante la prigionia e l’angoscia della sua uccisione resta nelle sue carni martoriate ed entrano a portare disordine energetico, spirituale e fisico in colui che se ne nutre.

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            “Uccidere gli animali per nutrirsi del loro sangue e delle loro carni è una delle più deplorevoli e vergognose infermità della condizione umana. Questo nutrimento contiene in se i  principi irritanti e putridi che agitano il sangue e abbreviano la vita dell’uomo. Verrà il tempo in cui gli uomini aborriranno il consumo di carne come ora noi aborriamo il cannibalismo”. (Alphonse Lamartine, poeta francese, 1790-1869)

            “Quanto più presto ed estesamente noi introdurremo nelle scuole un’educazione più umanitaria e favoriremo lo spirito di giustizia e bontà verso tutte le creature inferiori, tanto più presto ed estesamente raggiungeremo le radici della crudeltà e del crimine”. (Miriam Ferguson, governatore del Texas)

            “La vita vegetale invece del cibo animale è la chiave della rigenerazione. Gesù, nell’ultima Cena, usò pane al posto della carne e vino al posto del sangue”. (Richard Wagner 1813-1883 musicista tedesco)

            “Oh mangiatore di carne, tu non sei un essere umano. Non accompagnatevi con un mangiatore di carne, perché anche la sua sola compagnia è dannosa per la devozione al Signore. Credimi, amico, coloro che mangiano carne e pesce e bevono bevande inebrianti, saranno tutti estirpati come le erbacce sono estirpate da un fertile campo e gettati dentro un’oscura valle di morte. Tutta la carne è una che sia di uccello, di cervo o di vacca e coloro che la mangiano andranno direttamente all’inferno con gli occhi aperti”. (Kabir, poeta Sufi)

            “L’uomo è l’essere più simile agli dei per questo deve nutrirsi nel modo più simile a loro”. (Musonio Rufo)

             

            “Se mostri amore ad un essere umano egli ti ripaga rendendotene grazie e ricambiando il tuo amore, ma se risparmi un insetto, un pesce o un uccello, oppure una pianta o un cespuglio e anzi mostri loro amore, è a Dio che lo offri. E quando Gli starai di fronte Egli magari ti chiederà: Perché hai calpestato quel verme? Perché hai strappato o gettato quei fiori? Perché hai spezzato quel ramo? Tutto questo lo hai fatto a Me”. (Hermann Hesse)

Martedì 26 giugno (giornata mondiale contro l'abuso e il traffico illecito di droga). Grande emozione, presso la Chiesa di Scientology di Roma e Mediterraneo, quando rappresentanti della Fondazione per un Mondo Libero dalla Droga, l’Anglad e l’Associazione Fuori della Porta Onlus e gli oltre 50 partecipanti al convegno hanno deciso di Unirsi contro la schiavitù della droga con l’arma più potente: l’istruzione.

Tra i relatori Don Giovanni Carpentieri, un prete sulle strade dei giovani che li raggiunge anche nelle discoteche per distoglierli dalla droga; Sandro Matini che con oltre 400 conferenze ha informato circa 40.000 studenti tra i 12 e 18 anni raccontando loro la verità sulla droga e Paolo De Laura che da oltre 20 anni si dedica ad aiutare chi è caduto nella trappola della droga.

Don Giovanni, Sandro e Paolo hanno raccontato le loro emozionanti esperienze su come aiutano i giovani ed hanno sensibilizzato il pubblico presente che con entusiasmo, e la certezza che qualcosa si può fare, si è unito nel grande progetto di prevenzione “creare un mondo libero dalla droga”.

Materiale didattico informativo, realizzato dalla Fondazione per un Mondo Libero dalla Droga che permette ai giovani di conoscere la verità sulla droga ed arrivare ad una scelta consapevole e informata di non assumere droga in primo luogo è stato messo a disposizione dei partecipanti: manuale per l’insegnante, con un piano di lezioni sulle droghe; 14 opuscoli sulla verità sulla droga, dvd contenente documentario di storie vere, annunci di pubblica utilità e un kit informativo sul programma “La Verità sulla Droga”.

Educate i bambini a valorizzare e a rispettare il piccolo, il minuto, il diverso ed egli crescerà valorizzando e rispettando anche il grande; ma se lo educate a valorizzare e a rispettare solo il grande egli crescerà incapace di rispettare sia il grande sia il piccolo e farete di lui un essere egoista ed infelice.


 
Credo che l’ostacolo maggiore per educare i bambini alla buona e giusta alimentazione siano i genitori spaventati dall’idea che una dieta priva di prodotti animali possa causare carenze di vario tipo nell’organismo dei piccoli. “Lo dicono i medici che bisogna mangiare la carne, la televisione, i preti, anche Gesù mangiava il pesce…”.
Per educare i più piccoli alla corretta alimentazione bisogna che prima siano correttamente informati sia i genitori che gli insegnanti i quali, molto spesso, carenti delle necessarie nozioni credono di fare il bene dei piccoli convincendoli, a volte  costringendoli a mangiare la carne e i prodotti di derivazione animale.


 
Ma per educare il bambino all’igiene naturale e alle regole della buona alimentazione occorre immedesimarsi nella mente e nella pulita coscienza del piccolo. Per prima cosa è indispensabile far capire che ogni essere vivente mangia il cibo più adatto a lui e che il cibo più adatto a noi è di origine vegetale; occorre parlare del valore del cibo, dell’importanza della giusta e corretta alimentazione; abituarli a mangiare in tempi regolari, a lavarsi le mani prima di mangiare e porre attenzione sul prodotto che stanno consumando; educarli a masticare bene gli alimenti, a mangiare la frutta lontano dai pasti, a non eccedere mai nel quantitativo, invogliarli a preferire i cibi naturali  rispetto a quelli prodotti dalle industrie che sono trattati, conservati, addizionati; invogliarli a preferire i cibi crudi rispetto a quelli cotti facendogli capire la differenza che c’è tra un alimento vivo ed uno denaturato con la cottura; parlare dell’importanza degli alimenti biologici e integrali cercando di spiegare loro la differenza tra un cibo integrale ed uno raffinato;

evidenziando la differenza tra un frutto dolce, semidolce o acidulo; fargli soffermare sulla differenza di forma, di colore, di gusto, spiegare la differenza tra pianta e frutto, tra tubero e  ortaggio, spiegare come vengono coltivati gli alimenti vegetali e quanto impegno è necessario prima che arrivino sulle nostre tavole; fermare la loro attenzione sulla funzione della buccia che riveste la frutta, sui semi, sulla polpa. Se gli si dà ancora da mangiare del formaggio o del latte far capire che è prodotto dalla mucca o dalla pecora per i suoi piccoli, non adatto alla nostra specie. Parlare dei componenti nutrizionali degli alimenti che ci consentono di vivere bene, di crescere sani e robusti;  parlare loro dei minerali, delle vitamine, degli zuccheri, dei grassi, delle proteine presenti negli alimenti che entreranno e diventano parte del nostro organismo. Spiegare il processo che subisce il cibo dopo essere stato ingerito, in che modo si trasforma in energia, in nuovi tessuti ecc.

 
La cosa migliore è abituarli ad osservare con maggiore attenzione tutto ciò che li circonda. Parlar loro del mondo degli animali, in che modo e con quale fatica cercano di procurarsi il cibo necessario. Far notare che ogni animale, anche il più piccolo ha, come ognuno di noi, una mamma, un papà, dei fratellini, degli amici, che come noi amano giocare, che come noi a volte sono impauriti, hanno sentimenti,  e che come noi soffrono se violentati o privati della libertà o dei loro genitori, dei loro amici o del loro ambiente naturale.
Mettere in risalto la bellezza delle piccole cose, semplici, minute, l’importanza della diversità nell’universo della vita, stupirli con la perfezione di ogni essere vivente, la bellezza di una farfalla, il profumo dei fiori, le infinite sfumature dei colori, la forma di un sasso, la perfezione di una foglia, la maestosità di un albero; far notare che tutte le cose che ci circondano sono esseri viventi, grandi, piccoli e piccolissimi. Educarli a rispettare qualunque cosa, anche il filo d’erba e far capire che anche la pianta più umile se spezzata può soffrire perché i rami di un albero sono come le nostre braccia, le nostre dita.

Se i bambini rifiutano di mangiare la frutta o la verdura è perché hanno subito un’alterazione delle capacità naturali gustative a causa dell’imposizione da parte degli adulti a mangiare prodotti innaturali, industriali e prodotti animali fin da i primi mesi di vita. In questo caso occorre rieducare il loro gusto preparando in modo accattivante questi importanti alimenti per farli riabituare ai sapori naturali.
La cosa più efficace, ma anche la più facile, è sensibilizzare i bambini verso la condizione degli animali. Con la dovuta delicatezza e senza urtare la loro sensibilità infantile, invitarli a guardare agli animali come a degli esseri fatti come noi con una forma fisica diversa, invitargli quindi a considerare che come noi tutti gli animali hanno gli occhi, un cuore, un cervello, il naso, le orecchie, la bocca ecc. e che far del male ad un animale è come far del male ad uno di noi, ad un amico,  ad essere umano.
Il tentativo di far leva sulla spontanea sensibilità del bambino potrebbe portare ad una reazione avversa da parte di quei genitori o di quegli insegnanti che ancora considerano gli animali semplici alimenti per l’uomo. Ma se il problema è affrontato con la dovuta saggezza ed equilibrio, molto resterà nell’animo del bambino e avremo contribuito a fare di lui una persona più sana, più sensibile e più riflessiva e in questo avremo contribuito a porre le basi di un mondo migliore, libero dalla violenza, dalle malattie e dal dolore.

Conoscere cosa si mangia è basilare per la propria salute e longevità a detta dell’esperto: il prof. Antonino De Lorenzo, Ordinario del dipartimento di Biomedica e Prevenzione- Dipartimento Scienze dell’Alimentazione- dell’Università di Tor Vergata a Roma. Per il professore la missione è quella di far capire al consumatore le differenze e il valore alimentare di ciò che mangia.

 

“Per vivere a lungo e bene, le scelte nutrizionali del consumatore devono essere adeguate al proprio fabbisogno e metabolismo”. Non ha dubbio alcuno, il Prof. Antonino De Lorenzo  iniziando a dialogare a margine del convegno “La sana e corretta alimentazione, frutto della terra e del lavoro dell’uomo” tenutosi presso il teatro della scuola “Istituto Caterina di Santa Rosa”, di Roma, il 24 maggio scorso.

Il suo obiettivo è far comprendere al consumatore che il modello alimentare che ci permette di assicurare al nostro organismo benessere e longevità è quello della “vera” dieta mediterranea.

L’unico modello alimentare per raggiungere lo stato di salute e l’importante traguardo della vita, dove tra chi mangia bene e chi mangia male, c’è un gap dai sei ai dieci anni di aspettativa di vita.

Tanti, troppi anni di differenza, in considerazione del fatto che basta scegliere cosa mangiare e puntare sulla qualità del cibo, per assicurarci benessere e salute.

Il Professor De Lorenzo ha impegnato tutta la sua vita di ricerca nell’identificazione dei parametri salutari utili per la prevenzione delle malattie cronico-degenerative. E’ al suo gruppo di ricerca a Tor Vergata, che va intestata la scoperta nel 2004 della “ Normal Weight Obesity”, una sorta di sotto classificazione dell’obesità che ha permesso a tutti gli esperti del mondo di affrontare scientificamente l’obesità come patologia vera e propria.

Di fronteggiarla e aggredirla con le prospettive di una medicina predittiva che con venti-trenta anni di anticipo sia in grado di conoscere le condizioni di rischio di alcune cardiopatie ischemiche e di alcuni tumori.

“L’obesità è una patologia preponderante in questa società che solo negli ultimi anni è aumentata del 2,5%” afferma De Lorenzo. E’ nemica della longevità, perché chi è obeso vive di meno dei normopeso. Ed in più, dati alla mano, va detto che l’80% dei bimbi obesi nell’infanzia lo saranno anche nell’età adulta.

Quindi, è qui il messaggio per tutti i consumatori e per le mamme che guidano le scelte alimentari dei propri figli: far sapere che l’alimentazione è oggi, tra le prime cause di malattia a livello mondiale.

Solo le scelte salutari di chi mangia e di cosa mangia possono migliorare l’aspettativa di vita e il benessere. Come? Riducendo le calorie rispetto al consumo alimentare- ma mai al disotto del fabbisogno- aumentando l’attività fisica e scegliendo il modello di dieta mediterranea che facevano i nostri contadini negli anni ’50. Prevalentemente biologico e non convenzionale.

Per questo, il professore passa in rassegna i caposaldi della dieta mediterranea: grano, olio, carne, pesce, latte e formaggi, uova, legumi, frutta e verdura. Unico modello, quello della dieta mediterranea, vincente in termini di salute e ormai certificato a livello europeo e mondiale.

Pensate che questi furono i risultati di una ricerca scientifica degli anni cinquanta, lo studio-pilota del 1957 dell’esperto americano, Ancel Keys, che nel Cilento, osservò che dalla popolazione italiana erano assenti sintomi del diabete e arteriosclerosi, già molto presenti nella popolazione USA. Il prof. Keys capì che tutto era legato all’alimentazione: pasta, pomodoro, pesce, verdura, frutta e olio, che erano vincenti in termini di salute e benessere.

Il relatore, a tal proposito, rimarca che grossa responsabilità nel dirigere i consumi ce l’ha l’industria alimentare che ci usa come pedoni nella scacchiera dell’offerta gastronomica. Senza rendercene conto, abbiamo perso la libertà di movimento, le mosse sono state già precedentemente studiate dal marketing delle grandi multinazionali. Dobbiamo, allora riappropriarci del cibo vero, biologico, di qualità, quello che nutre attraverso le scelte consapevoli. Ed educare al consumo, come materia di educazione scolastica, cosa che non si è riuscita ad ottenere nei programmi scolastici italiani, ma che c’è in molte realtà come l’Istituto Caterina di Santa Rosa di Roma.

L’educazione al consumo, se instillata fin dall’inizio del percorso formativo dei giovani, aumenta la coscienza critica ed il confronto costruttivo, in termini di cosa si mangia a tavola e cosa privilegiare.

 

Conoscere per capire, può apparire uno slogan ma richiede impegno e scelte: dove fare la spesa, scegliendo i colori naturali dei cibi, la qualità, il pesce rispetto alla carne, i legumi, i vegetali e la frutta, ad esempio, che non devono mai mancare sulla tavola delle nostre famiglie.

Un ultimo consiglio, infine, il nostro relatore lo ha dato a tutte le mamme presenti: date alici tre volte alla settimana ai vostri figli, condite con succo di bergamotto e il loro quoziente intellettivo aumenta considerevolmente.

Il libro della vita dei vostri figli, si può scrivere dal punto di vista alimentare e della salute, fino ai trent’anni poi sarà per loro quello che voi avete contribuito a scrivere.

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