L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Health (144)

La cracks mania di innominabili,illegibili, illeciti, illegali, indecenti, arriva a limiti invalicabili e si intrappola con le sue stesse armi in vicoli ciechi e bui dove gli abbietti recalcitrato il loro ultimo respiro, un ultima  boccata di morte tanto desiderata quanto odiata,in una dimenzione metafisica dove il pensiero di anniettarsi prevale su qualunque desiderio materiale e terreno. Non vi sono vie di scelta se non quella di  violenza incontrastata su tutti e tutto fuori da tutti i limiti che puo portare ad atti di criminalita' supereccessivi ed irrimediabili o al suicidio.


Non ci sono speranze di recupero, e' un coltello a doppia lama che deve essere usato. Le conseguenze irreparabili ci portano a riflettere ed a prendere delle decisioni immediate...corruzione e speculazione han fatto chiudere un occhio o due su questo fenomeno che impazza già da parecchiio tempo ed ha riportato ai nostri giorni osceni risultati di: omicidi,suicidi,abusi sessuali ed uccisioni anomale, ed alla meno peggio furti, percosse, aggressioni e vituperi.
Ignorare e coprire tutto questo significa andare verso un autodistruzione di noi stessi e di conseguenza di tutti coloro di cui siamo responsabili, aprendo cosi la via ad una reazione a catena di parecchi Megaton.
Debellare questo flagello e' un obiettivo che ci siamo riproposti dal momento in cui abbiamo appurato che lo spettro di azione e la ripercussione sugli umani di queste sostanze tossiche e' micidiale e non ci  ascia molte vie di uscita.
Anche se il campo e' super controllato, avendo coinvolto personaggi imponenti della nostra societa' un po’ in tutto il mondo per poi avere carta bianca e poter manovrare paesi interi a proprio piacimento da coloro che ne sono responsabili e con le redini ben strette tengono tutti sotto una morza di acciaio, dobbiamo reagire in fretta e combattere queste imposizioni coercitive eliminando tassativamente il marcio di questa societa'....

            Un simile concetto può essere giustificato solo nella necessità di dover scegliere tra due mali quello minore, ma nella decisione di mangiare o no carne dov’è il male minore? Quello della rinuncia ad un piacere? E come può essere giustificata un’ingiustizia con un piacere?

La natura non ti costringe ad essere ingiusto, a reprimere il sentimento di compassione e di pietà verso la vittima, se non in casi di estrema necessità di sopravvivenza, diversamente è solo una patetica, ipocrita scappatoia per giustificare la tua volontà a non rinunciare a ciò che ti piace. Dici che ti dispiace della sorte dell’animale, che sei convinto che uccidere sia un fatto ripugnante, che è un’azione riprovevole, però accetti che  si compia questa ingiustizia, mentre certamente non avresti il coraggio di farlo con le tue mani. Sei consapevole che l’animale soffre ma anteponi il tuo piacere alla vita e al dolore dell’animale.

Tutto ciò che succede all’interno dell’universo resta nel Tutto e nulla si disperde. Così recita la legge della conservazione degli elementi enunciata da Lavoiser nel 1789. Ma c’è un’altra legge, quella della meccanica che recita “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria” e dimostra che tutto è conseguenza, tutto si paga perché come si semina così si raccoglie. E non bastano le nostre giustificazioni a scagionarci e ad evitare la karmica onda di ritorno.

            Non vi è essere vivente che non sia soggetto alla legge del dolore, dall’insetto alla balena. Tutto ciò che esiste è soggetto al dolore, dal filo d’erba alla sequoia, anche se i nostri sensi non sono così sviluppati da percepire il loro dolore. L’angoscia dell’animale durante la prigionia e l’angoscia della sua uccisione resta nelle sue carni martoriate ed entrano a portare disordine energetico, spirituale e fisico in colui che se ne nutre.

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            “Uccidere gli animali per nutrirsi del loro sangue e delle loro carni è una delle più deplorevoli e vergognose infermità della condizione umana. Questo nutrimento contiene in se i  principi irritanti e putridi che agitano il sangue e abbreviano la vita dell’uomo. Verrà il tempo in cui gli uomini aborriranno il consumo di carne come ora noi aborriamo il cannibalismo”. (Alphonse Lamartine, poeta francese, 1790-1869)

            “Quanto più presto ed estesamente noi introdurremo nelle scuole un’educazione più umanitaria e favoriremo lo spirito di giustizia e bontà verso tutte le creature inferiori, tanto più presto ed estesamente raggiungeremo le radici della crudeltà e del crimine”. (Miriam Ferguson, governatore del Texas)

            “La vita vegetale invece del cibo animale è la chiave della rigenerazione. Gesù, nell’ultima Cena, usò pane al posto della carne e vino al posto del sangue”. (Richard Wagner 1813-1883 musicista tedesco)

            “Oh mangiatore di carne, tu non sei un essere umano. Non accompagnatevi con un mangiatore di carne, perché anche la sua sola compagnia è dannosa per la devozione al Signore. Credimi, amico, coloro che mangiano carne e pesce e bevono bevande inebrianti, saranno tutti estirpati come le erbacce sono estirpate da un fertile campo e gettati dentro un’oscura valle di morte. Tutta la carne è una che sia di uccello, di cervo o di vacca e coloro che la mangiano andranno direttamente all’inferno con gli occhi aperti”. (Kabir, poeta Sufi)

            “L’uomo è l’essere più simile agli dei per questo deve nutrirsi nel modo più simile a loro”. (Musonio Rufo)

             

            “Se mostri amore ad un essere umano egli ti ripaga rendendotene grazie e ricambiando il tuo amore, ma se risparmi un insetto, un pesce o un uccello, oppure una pianta o un cespuglio e anzi mostri loro amore, è a Dio che lo offri. E quando Gli starai di fronte Egli magari ti chiederà: Perché hai calpestato quel verme? Perché hai strappato o gettato quei fiori? Perché hai spezzato quel ramo? Tutto questo lo hai fatto a Me”. (Hermann Hesse)

Martedì 26 giugno (giornata mondiale contro l'abuso e il traffico illecito di droga). Grande emozione, presso la Chiesa di Scientology di Roma e Mediterraneo, quando rappresentanti della Fondazione per un Mondo Libero dalla Droga, l’Anglad e l’Associazione Fuori della Porta Onlus e gli oltre 50 partecipanti al convegno hanno deciso di Unirsi contro la schiavitù della droga con l’arma più potente: l’istruzione.

Tra i relatori Don Giovanni Carpentieri, un prete sulle strade dei giovani che li raggiunge anche nelle discoteche per distoglierli dalla droga; Sandro Matini che con oltre 400 conferenze ha informato circa 40.000 studenti tra i 12 e 18 anni raccontando loro la verità sulla droga e Paolo De Laura che da oltre 20 anni si dedica ad aiutare chi è caduto nella trappola della droga.

Don Giovanni, Sandro e Paolo hanno raccontato le loro emozionanti esperienze su come aiutano i giovani ed hanno sensibilizzato il pubblico presente che con entusiasmo, e la certezza che qualcosa si può fare, si è unito nel grande progetto di prevenzione “creare un mondo libero dalla droga”.

Materiale didattico informativo, realizzato dalla Fondazione per un Mondo Libero dalla Droga che permette ai giovani di conoscere la verità sulla droga ed arrivare ad una scelta consapevole e informata di non assumere droga in primo luogo è stato messo a disposizione dei partecipanti: manuale per l’insegnante, con un piano di lezioni sulle droghe; 14 opuscoli sulla verità sulla droga, dvd contenente documentario di storie vere, annunci di pubblica utilità e un kit informativo sul programma “La Verità sulla Droga”.

Educate i bambini a valorizzare e a rispettare il piccolo, il minuto, il diverso ed egli crescerà valorizzando e rispettando anche il grande; ma se lo educate a valorizzare e a rispettare solo il grande egli crescerà incapace di rispettare sia il grande sia il piccolo e farete di lui un essere egoista ed infelice.


 
Credo che l’ostacolo maggiore per educare i bambini alla buona e giusta alimentazione siano i genitori spaventati dall’idea che una dieta priva di prodotti animali possa causare carenze di vario tipo nell’organismo dei piccoli. “Lo dicono i medici che bisogna mangiare la carne, la televisione, i preti, anche Gesù mangiava il pesce…”.
Per educare i più piccoli alla corretta alimentazione bisogna che prima siano correttamente informati sia i genitori che gli insegnanti i quali, molto spesso, carenti delle necessarie nozioni credono di fare il bene dei piccoli convincendoli, a volte  costringendoli a mangiare la carne e i prodotti di derivazione animale.


 
Ma per educare il bambino all’igiene naturale e alle regole della buona alimentazione occorre immedesimarsi nella mente e nella pulita coscienza del piccolo. Per prima cosa è indispensabile far capire che ogni essere vivente mangia il cibo più adatto a lui e che il cibo più adatto a noi è di origine vegetale; occorre parlare del valore del cibo, dell’importanza della giusta e corretta alimentazione; abituarli a mangiare in tempi regolari, a lavarsi le mani prima di mangiare e porre attenzione sul prodotto che stanno consumando; educarli a masticare bene gli alimenti, a mangiare la frutta lontano dai pasti, a non eccedere mai nel quantitativo, invogliarli a preferire i cibi naturali  rispetto a quelli prodotti dalle industrie che sono trattati, conservati, addizionati; invogliarli a preferire i cibi crudi rispetto a quelli cotti facendogli capire la differenza che c’è tra un alimento vivo ed uno denaturato con la cottura; parlare dell’importanza degli alimenti biologici e integrali cercando di spiegare loro la differenza tra un cibo integrale ed uno raffinato;

evidenziando la differenza tra un frutto dolce, semidolce o acidulo; fargli soffermare sulla differenza di forma, di colore, di gusto, spiegare la differenza tra pianta e frutto, tra tubero e  ortaggio, spiegare come vengono coltivati gli alimenti vegetali e quanto impegno è necessario prima che arrivino sulle nostre tavole; fermare la loro attenzione sulla funzione della buccia che riveste la frutta, sui semi, sulla polpa. Se gli si dà ancora da mangiare del formaggio o del latte far capire che è prodotto dalla mucca o dalla pecora per i suoi piccoli, non adatto alla nostra specie. Parlare dei componenti nutrizionali degli alimenti che ci consentono di vivere bene, di crescere sani e robusti;  parlare loro dei minerali, delle vitamine, degli zuccheri, dei grassi, delle proteine presenti negli alimenti che entreranno e diventano parte del nostro organismo. Spiegare il processo che subisce il cibo dopo essere stato ingerito, in che modo si trasforma in energia, in nuovi tessuti ecc.

 
La cosa migliore è abituarli ad osservare con maggiore attenzione tutto ciò che li circonda. Parlar loro del mondo degli animali, in che modo e con quale fatica cercano di procurarsi il cibo necessario. Far notare che ogni animale, anche il più piccolo ha, come ognuno di noi, una mamma, un papà, dei fratellini, degli amici, che come noi amano giocare, che come noi a volte sono impauriti, hanno sentimenti,  e che come noi soffrono se violentati o privati della libertà o dei loro genitori, dei loro amici o del loro ambiente naturale.
Mettere in risalto la bellezza delle piccole cose, semplici, minute, l’importanza della diversità nell’universo della vita, stupirli con la perfezione di ogni essere vivente, la bellezza di una farfalla, il profumo dei fiori, le infinite sfumature dei colori, la forma di un sasso, la perfezione di una foglia, la maestosità di un albero; far notare che tutte le cose che ci circondano sono esseri viventi, grandi, piccoli e piccolissimi. Educarli a rispettare qualunque cosa, anche il filo d’erba e far capire che anche la pianta più umile se spezzata può soffrire perché i rami di un albero sono come le nostre braccia, le nostre dita.

Se i bambini rifiutano di mangiare la frutta o la verdura è perché hanno subito un’alterazione delle capacità naturali gustative a causa dell’imposizione da parte degli adulti a mangiare prodotti innaturali, industriali e prodotti animali fin da i primi mesi di vita. In questo caso occorre rieducare il loro gusto preparando in modo accattivante questi importanti alimenti per farli riabituare ai sapori naturali.
La cosa più efficace, ma anche la più facile, è sensibilizzare i bambini verso la condizione degli animali. Con la dovuta delicatezza e senza urtare la loro sensibilità infantile, invitarli a guardare agli animali come a degli esseri fatti come noi con una forma fisica diversa, invitargli quindi a considerare che come noi tutti gli animali hanno gli occhi, un cuore, un cervello, il naso, le orecchie, la bocca ecc. e che far del male ad un animale è come far del male ad uno di noi, ad un amico,  ad essere umano.
Il tentativo di far leva sulla spontanea sensibilità del bambino potrebbe portare ad una reazione avversa da parte di quei genitori o di quegli insegnanti che ancora considerano gli animali semplici alimenti per l’uomo. Ma se il problema è affrontato con la dovuta saggezza ed equilibrio, molto resterà nell’animo del bambino e avremo contribuito a fare di lui una persona più sana, più sensibile e più riflessiva e in questo avremo contribuito a porre le basi di un mondo migliore, libero dalla violenza, dalle malattie e dal dolore.

Conoscere cosa si mangia è basilare per la propria salute e longevità a detta dell’esperto: il prof. Antonino De Lorenzo, Ordinario del dipartimento di Biomedica e Prevenzione- Dipartimento Scienze dell’Alimentazione- dell’Università di Tor Vergata a Roma. Per il professore la missione è quella di far capire al consumatore le differenze e il valore alimentare di ciò che mangia.

 

“Per vivere a lungo e bene, le scelte nutrizionali del consumatore devono essere adeguate al proprio fabbisogno e metabolismo”. Non ha dubbio alcuno, il Prof. Antonino De Lorenzo  iniziando a dialogare a margine del convegno “La sana e corretta alimentazione, frutto della terra e del lavoro dell’uomo” tenutosi presso il teatro della scuola “Istituto Caterina di Santa Rosa”, di Roma, il 24 maggio scorso.

Il suo obiettivo è far comprendere al consumatore che il modello alimentare che ci permette di assicurare al nostro organismo benessere e longevità è quello della “vera” dieta mediterranea.

L’unico modello alimentare per raggiungere lo stato di salute e l’importante traguardo della vita, dove tra chi mangia bene e chi mangia male, c’è un gap dai sei ai dieci anni di aspettativa di vita.

Tanti, troppi anni di differenza, in considerazione del fatto che basta scegliere cosa mangiare e puntare sulla qualità del cibo, per assicurarci benessere e salute.

Il Professor De Lorenzo ha impegnato tutta la sua vita di ricerca nell’identificazione dei parametri salutari utili per la prevenzione delle malattie cronico-degenerative. E’ al suo gruppo di ricerca a Tor Vergata, che va intestata la scoperta nel 2004 della “ Normal Weight Obesity”, una sorta di sotto classificazione dell’obesità che ha permesso a tutti gli esperti del mondo di affrontare scientificamente l’obesità come patologia vera e propria.

Di fronteggiarla e aggredirla con le prospettive di una medicina predittiva che con venti-trenta anni di anticipo sia in grado di conoscere le condizioni di rischio di alcune cardiopatie ischemiche e di alcuni tumori.

“L’obesità è una patologia preponderante in questa società che solo negli ultimi anni è aumentata del 2,5%” afferma De Lorenzo. E’ nemica della longevità, perché chi è obeso vive di meno dei normopeso. Ed in più, dati alla mano, va detto che l’80% dei bimbi obesi nell’infanzia lo saranno anche nell’età adulta.

Quindi, è qui il messaggio per tutti i consumatori e per le mamme che guidano le scelte alimentari dei propri figli: far sapere che l’alimentazione è oggi, tra le prime cause di malattia a livello mondiale.

Solo le scelte salutari di chi mangia e di cosa mangia possono migliorare l’aspettativa di vita e il benessere. Come? Riducendo le calorie rispetto al consumo alimentare- ma mai al disotto del fabbisogno- aumentando l’attività fisica e scegliendo il modello di dieta mediterranea che facevano i nostri contadini negli anni ’50. Prevalentemente biologico e non convenzionale.

Per questo, il professore passa in rassegna i caposaldi della dieta mediterranea: grano, olio, carne, pesce, latte e formaggi, uova, legumi, frutta e verdura. Unico modello, quello della dieta mediterranea, vincente in termini di salute e ormai certificato a livello europeo e mondiale.

Pensate che questi furono i risultati di una ricerca scientifica degli anni cinquanta, lo studio-pilota del 1957 dell’esperto americano, Ancel Keys, che nel Cilento, osservò che dalla popolazione italiana erano assenti sintomi del diabete e arteriosclerosi, già molto presenti nella popolazione USA. Il prof. Keys capì che tutto era legato all’alimentazione: pasta, pomodoro, pesce, verdura, frutta e olio, che erano vincenti in termini di salute e benessere.

Il relatore, a tal proposito, rimarca che grossa responsabilità nel dirigere i consumi ce l’ha l’industria alimentare che ci usa come pedoni nella scacchiera dell’offerta gastronomica. Senza rendercene conto, abbiamo perso la libertà di movimento, le mosse sono state già precedentemente studiate dal marketing delle grandi multinazionali. Dobbiamo, allora riappropriarci del cibo vero, biologico, di qualità, quello che nutre attraverso le scelte consapevoli. Ed educare al consumo, come materia di educazione scolastica, cosa che non si è riuscita ad ottenere nei programmi scolastici italiani, ma che c’è in molte realtà come l’Istituto Caterina di Santa Rosa di Roma.

L’educazione al consumo, se instillata fin dall’inizio del percorso formativo dei giovani, aumenta la coscienza critica ed il confronto costruttivo, in termini di cosa si mangia a tavola e cosa privilegiare.

 

Conoscere per capire, può apparire uno slogan ma richiede impegno e scelte: dove fare la spesa, scegliendo i colori naturali dei cibi, la qualità, il pesce rispetto alla carne, i legumi, i vegetali e la frutta, ad esempio, che non devono mai mancare sulla tavola delle nostre famiglie.

Un ultimo consiglio, infine, il nostro relatore lo ha dato a tutte le mamme presenti: date alici tre volte alla settimana ai vostri figli, condite con succo di bergamotto e il loro quoziente intellettivo aumenta considerevolmente.

Il libro della vita dei vostri figli, si può scrivere dal punto di vista alimentare e della salute, fino ai trent’anni poi sarà per loro quello che voi avete contribuito a scrivere.


Nel 1933 i bambini di Gruaro vennero sacrificati sull’altare della conoscenza: cavie umane a cui non è stata dedicata nemmeno una lapide

In questi giorni, nel silenzio generale, ricorre l’85° anniversario di una strage sconosciuta ai più ma non per questo meno terribile e assurda.

         Nel 1933 si decise di avviare la sperimentazione di un nuovo vaccino antidifterite sui bambini dai 13 mesi agli 8 anni residenti nel comune di Gruaro, un paesino tra i più piccoli e poveri del Veneto. Il vaccino costava 80 centesimi e sarebbe stato inoculato gratuitamente.

         L’ufficiale sanitario, il dott. Bettino Betti, si rifiutò di praticare i vaccini poiché non vi erano focolai epidemici di difterite (si erano verificati soltanto due casi negli ultimi tre anni) ma sotto le pressioni del prefetto di allora fu costretto a procedere. In una settimana, a partire dal 10 gennaio 1933, furono vaccinati 253 bambini, nonostante la diffidenza della gente e la contrarietà del parroco di Guaro e di quello di Bagnara. Dopo i primi “eventi avversi” (eritemi, esantemi, orticaria, edemi, disturbi gastrointestinali), il 18 aprile il dott. Betti riscontrò il primo caso allarmante su un bimbo di 3 anni, “colpito agli arti inferiori,” e dal giorno successivo cominciarono a moltiplicarsi i casi di paralisi.

         Alla fine, 28 dei 253 bambini vaccinati morirono e altri riportarono danni neurologici permanenti.

         Ariego Rizzetto, nel libro “Gruaro, venti secoli di storia”, racconta questo episodio, oggetto anche delle testimonianze di Adamo Gasparotto che alla strage sopravvisse insieme alla sorellina di 3 anni e cercò – del tutto inutilmente – di mantenere viva la memoria su questa storia vergognosa. Infatti, ogni famiglia colpita da lutto ricevette 7mila lire e tutto fu insabbiato. Visto ciò che stava succedendo le autorità salirono a Gruaro per far sparire ogni traccia del vaccino passando addirittura di famiglia in famiglia per raccattare tutte le scatole vuote. Il fascicolo scomparve e non risulta che sia stata avviata alcuna indagine giudiziaria per accertare eventuali responsabilità.

         Si diceva che la storia di questa strage è sconosciuta ai più e si capisce il perché. E’ una storia molto, molto scomoda. Specialmente di questi tempi. Tempi in cui anche i nostri bambini fungono da cavie, sottoposti d’autorità a dosi massicce di vaccini di cui non si conoscono le sperimentazioni, non si conoscono i componenti, non si conoscono gli effetti e non si conoscono le controindicazioni. Tutto in nome di una scienza sovrana lasciata nelle mani di pochissimi eletti spesso in palese conflitto di interessi. Ci sono però tantissimi Gasparotto che non ci stanno e continuano a battersi per un approccio più democratico, più dialettico e più responsabile del problema, in modo da evitare che l’elenco dei 28 bambini di Guaro continui ad allungarsi con l’inclusione di tante piccole vittime ignote.

        



Di seguito gli articoli sull’argomento usciti su “Il Gazzettino”:

“Quei bambini usati come cavie per testare un vaccino: morirono in 28” di Gabriele Pipia, martedì 2 dicembre 2013.

“Bimbi usati come cavie: sparito il fascicolo sulla strage di Gruaro” di Maurizio Marcon, mercoledì 3 dicembre 201

“Fecero la foto per la lapide ma io sono sopravvissuta” di Gian Piero del Gallo, giovedì 5 dicembre 2013.

Articolo sulla Rivista la bassa, anno XXXV, n. 66, giugno 2013 di Giacomo Tasca.

  Lettera aperta al Sindaco di Gruaro (281,3 KiB, 1.858 download)

  La strage di Gruaro del 1933, Il Gazzettino (198,3 KiB, 639 download)

  estratto da 'Gruaro, venti secoli di storia': la strage del 1933 (489,3 KiB, 832 download)

http://www.veneziatoday.it/cronaca/strage-gruaro-2933-bambini-morti-vaccino.html
http://www.facebook.com/pages/VeneziaToday/252463908142196

Consumare latte per assicurarsi il calcio è come bere acqua salata per estinguere la sete. Più latte e latticini si consumano e più viene sottratto calcio ai muscoli e al sistema scheletrico e a predisporre l’organismo all’osteoporosi; i latticini, infatti, sono sostanze altamente acidificanti e questo costringe l’organismo a sottrarre calcio alle ossa per tamponare l’acidità prodotta. Le statistiche mostrano che più le popolazioni consumano latticini più sono colpite da osteoporosi e da fratture.
Non è la quantità di calcio presente in un alimento ciò che conta ma la quantità che il nostro organismo è in grado di assimilare. Il calcio dei latticini è scarsamente utilizzabile perché reso inorganico dalla bollitura o dalla pastorizzazione. Solo il 30-35% viene utilizzato contro il 40-60% delle verdure. Il mondo vegetale è ricchissimo di calcio (verdure a foglia verde, legumi, semi ecc.) ma soprattutto è privo degli effetti collaterali del latte (che è una specie di discarica di tutti gli inquinanti consumati dall’animale), da quello che mangia ai residui dei medicinali e alle malattie dell’animale. Tra il latte umano e quello vaccino vi è la stessa differenza tra una donna ed una mucca.
Nessuno si sognerebbe di consumare latte di una donna; nessuno darebbe al proprio bambino il latte di una donna che fuma, che si droga, che prende medicinali, ormoni o ammalata; eppure si ritiene logico e salutare dare il latte di una mucca, in catene dalla nascita alla morte, disperata, ammalata. Il calcio noi vegani lo prendiamo dalle stessa fonte dove lo prendono gli animali erbivori e frugivori, cioè dal mondo vegetale. Un quarto della popolazione mondiale non usa bere latte e gode di una salute migliore delle popolazioni che ne fanno uso. Ma la fissazione del calcio richiede la presenza di vitamina D che un’adeguata esposizione giornaliera alla luce sole è in grado di assicurare.

IL CALCIO nei vegetali: (mg/ 100 gr)

Tarassaco: 316

Ruchetta: 309

Soia secca: 257

Fichi secchi: 286

Mandorle: 240

Prezzemolo: 220

Farina di soia: 210

Spinaci: 170

Nocciole secche: 150

Cicoria: 150

Ceci secchi: 142

Fagioli secchi: 135

Pistacchi: 131

Agretti:131

Bieta bollita: 130

Radicchio verde: 115

Crusca di frumento integrale: 110

IL CALCIO nei prodotti animali: (mg/ 100 gr)

Grana: 1169;

Pecorino siciliano: 1162;

Parmigiano: 1159;

Emmental: 1145;

Latte vacca parz. screm.: 1124;

Groviera: 1123;

Latte di vacca, intero: 1050;

Fontina: 870;

Caciocavallo: 860;

Provolone: 720;

Crescenza: 577;

Stracchino: 567;

Scamorza: 512;

Formaggino: 430;

Cacio ricotta: 396;

Ricotta di bufala: 340;

Cioccolato al latte: 262;

Latte di bufala: 198;

 Leggiamo in un articolo pubblicato nel sito PRI di Mineapolis ( USA.), che Lee Johnson, un abitante di Vallejo (California) di 46 anni, nel 2014 manifestò una grave eruzione della pelle, due anni dopo aver iniziato a usare il Roundup nell’ambito del suo lavoro di manutenzione nel comprensorio scolastico di Benicia. “Lesse le scritte sul contenitore”, ha detto il suo avvocato Timothy Litzenburg , "e seguì tutte le istruzioni di sicurezza prescritte dalla Monsanto".


L’eruzione si trasformò in una forma invasiva di linfoma no Hodgkin, un cancro del sistema linfatico. I medici non dettero a Johnson più di sei mesi di vita; aveva moglie e due figli. La sua è una delle 2.400 cause proposte contro la Monsanto dalle vittime del cancro dinnanzi alle corti di tutto il paese; la causa di Johnson sarà la prima a essere discussa in giudizio.


Tutte le vittime chiedono l’accertamento della responsabilità della Monsanto, sostenendo che è stato il glifosato –sostanza attiva compresa nell’elenco dei componenti del popolare erbicida Rondup - a causare il linfoma no Hodgkin.


"Circa la metà dei casi [per quanto riguarda il nostro studio] si riferiscono a soggetti che hanno usato il Roundup in comprensori scolastici o in parchi mentre gli altri riguardano soggetti che ne hanno fatto un uso domestico", dice Litzenburg. Un altro studio legale, che rappresenta 600 ricorrenti, afferma che i suoi clienti sono per il 60 per cento consumatori domestici di glifosato, per il 10 per cento incaricati della manutenzione di parchi e scuole e per il 30 per cento proprietari di orti e agricoltori.


I ricorrenti chiedono nelle corti di giustizia risarcimenti che potrebbero ammontare a migliaia di milioni di dollari, tali da azzerare i 2,8 mila milioni di dollari che la Monsanto spera di ricavare dal Rondup solo in quest’anno. Con più di 276 milioni di libbre di glifosato utilizzati in fattorie, negozi, scuole, parchi e ambienti domestici in tutto il mondo, la posta in gioco è ingente.


Dall’esito delle cause si vedrà se dai tribunali sarà possibile ottenere quello che le autorità regolatrici degli Stati Uniti non assicurano: controllo o responsabilità riguardo all’uso del glifosato, un agente chimico che i competenti organi internazionali in ambito ONU hanno considerato un probabile agente cancerogeno.


All’inizio di questo mese, a San Francisco, il giudice federale Vince Chhabria ha iniziato un processo volto a stabilire se gli scienziati che conducono queste ricerche stiano utilizzando metodi affidabili per giungere alle loro conclusioni, nonché a verificare la possibilità di chiamarli a testimoniare nei prossimi giudizi federali.


Le 2.000 cause pendenti dinnanzi alle corti degli stati non sono soggette alla decisione pregiudiziale di Chhabria e la prima causa, quella di Johnson, avrà inizio nel mese di giugno.


Per decidere riguardo all’attendibilità degli scienziati e della pratica scientifica, Chhabria ascolterà i 10 avvocati esperti nella materia presentati dai ricorrenti e dalla Monsanto in udienze probatorie. A Daubert la chiamano “Settimana della scienza”; le udienze saranno una sorta di corso intensivo riguardo al modo in cui gli esperti di livello mondiale procedono a una valutazione del rischio di cancro.

A Daubert il giudice ha impiegato un’intera udienza per stabilire se debbano o meno essere presentate alla giuria prove non in corso di validità”, ha dichiarato il Dr. Steven N. Goodman, un osservatore esterno titolare della cattedra di epidemiologia, sanità, ricerca e politica nella Facoltà di Medicina di Stanford. Il Dr.Goodman è stato anche docente in corsi di pratica forense a Daubert.


Le udienze di Daubert consentono a entrambe le parti di presentare evidenze scientifiche e, nella maggior parte dei casi, gli avvocati presentano dati scientifici e ricerche a sostegno delle loro tesi. Gli scienziati che hanno testimoniato in aula sotto giuramento erano esperti in tossicologia, sperimentazioni su animali, biostatistica de epidemiologia, tutte discipline coinvolte nella valutazione del rischio di cancro.


Le udienze hanno visto per la prima volta scienziati della Monsanto a confronto in tribunale con tre dei migliori scienziati che hanno lavorato per l’ IARC (International Agency for Research on Cancer), l’Agenzia ONU che nel 2015 ha individuato il glifosato quale probabile agente cancerogeno. E’ stata anche la prima volta che tre scienziati dell’ONU hanno illustrato nel dettaglio i dati e le analisi a sostegno di tale decisione.


Testimoniando a favore dei ricorrenti, il Dr. Charles William Jameson, un esperto in tossicologia animale dell’Istituto Nazionale del Cancro ormai in pensione, ha spiegato come gli scienziati lavorano in gruppo per considerare la totalità delle evidenze pubblicate in studi revisionati inter pares. In primo luogo gli studi sugli animali. Se gli esperimenti sui roditori mostrano evidenza di carcinogenesi, gli scienziati passano alla sperimentazione sulla popolazione umana per verificare se gli essere umani nella realtà - a livelli di esposizione reali – ne risultano ugualmente soggetti.

Jameson ha dichiarato alla corte che l’IARC ha potuto disporre di quella che lui stesso ha definito una “quantità straordinariamente alta di risultati di studi su animali” riguardanti il glifosato e che tali studi hanno dimostrato costantemente che il glifosato provoca il cancro.

Dopo aver elencato una dozzina di studi che dimostrano la replicazione di differenti tipi di cancro in topi e ratti, Jameson ha concluso: “E’ mia opinione che l’esposizione al glifosato non solo può causare linfomi no Hodgkin [negli umani], ma lo sta effettivamente già facendo con l’esposizione ai livelli attuali”. Oltre agli esperti presentati come testi dai ricorrenti, il Dr. Chadi Nabhan, oncologo e direttore sanitario del Cardinal Health di Chicago, ha sottolineato la tradizionale prudenza dell’IARC nella sua storia di individuazione degli agenti cancerogeni.

In primo luogo, dice Nabhan, l’IARC è restio a procedere a delle verifiche. “Per ottenere l’interesse dell’IARC devi dimostrare che c’è una sufficiente esposizione umana e che disponi di dati sufficienti sugli animali”. Riferisce che nei 53 anni di storia dell’IARC, l’Agenzia ha analizzato 1.003 componenti e ha riscontrato che solo il 20 per cento di questi sono cancerogeni o probabili cancerogeni.

Credo fermamente nelle conclusioni dell’IARC, e questo fa realmente una gran differenza per noi medici”, ha detto Nabhan, aggiungendo che raccomanda ai suoi pazienti di non usare Roundup e glifosato. “Questi sono fattori di rischio modificabili”, ha dichiarato.

La Monsanto ha reagito con forza alla falla aperta dall’IARC, investendo milioni di dollari in una vasta campagna volta a discreditare questi scienziati nonché la stessa IARC, qualificando la sua metodologia come “scienza spazzatura”.

Gli esperti della Monsanto, specializzati in biostatistica, medicina veterinaria e cancro della prostata, hanno contestato la validità dei dati e degli studi presentati dai ricorrenti e hanno presentato le loro controdeduzioni sui dati stessi nonché ricerche di segno opposto.


L’esperto in studi animali Dr. Thomas Rosol, professore di medicina veterinaria presso l’Università dell’Ohio, ha contestato il concetto scientifico largamente accettato di plausibilità biologica, secondo cui una sostanza che si scopre essere cancerogena sui topi dovrebbe esserlo anche sugli esseri umani, citando ad esempio un nuovo farmaco che induce il cancro nei topi ma non negli umani.

La Dott.ssa Lorelei Mucci, professore associato ad Harvard la cui ricerca è centrata sul cancro della prostata, si è basata in larga misura su un documento del 2017 che ha riportato i risultati di uno studio a largo raggio su 90.000 consumatori di pesticidi commerciali, agricoltori e coniugi di contadini dello Iowa e Carolina del Nord, non rilevando alcuna relazione tra l’esposizione al glifosato e il cancro. Gli esperti in epidemiologia dei ricorrenti, in risposta, hanno evidenziato gli errori contenuti in questo studio, riportando per contro numerosi studi che hanno dimostrato una correlazione tra il glifosato e un accresciuto rischio di contrarre un linfoma no Hodgkin.


Questa sorta di tira e molla, in cui ogni parte in causa presenta dati a supporto della propria tesi, è comune nelle udienze di Daubert, osserva il Dr. Goodman dell’Università di Stanford. ”E’ molto difficile per un giudice capire nel contesto avverso quali critiche siano legittime e quali no”, ha detto, “e poi capita spesso che le discordanze o le incertezze minori vengano accentuate per falsare i risultati”.


Aggiunge che, sebbene gli scienziati siano in condizione di “distinguere chiaramente tra le differenze scientifiche ragionevoli e quelle irragionevoli”, i giudici spesso non lo sono. Però, avverte, il compito del giudice in queste udienze non è decidere il caso in sé, bensì assicurare che la giuria ascolti degli esperti che soddisfino determinati standard professionali.


Quello che è successo dopo.


Alla fine della Settimana della Scienza, Chhabria ha condiviso quello che aveva appreso, sia nella sua prima udienza a Daubert che nel corso accelerato per la valutazione del rischio di cancro. Una settimana dopo, Chhabria ha invitato due degli esperti dei ricorrenti a ripresentarsi per un nuovo interrogatorio. Sebbene ritenesse scientificamente provato che il glifosato causa il cancro negli animali, le conclusioni epidemiologiche non gli apparivano altrettanto chiare.

“L’aspetto per me più importante è che l’epidemiologia è una scienza pigra e altamente soggettiva”, ha detto Chhabria, aggiungendo di aver trovato che le prove dello studio sulla salute della popolazione prodotte dagli istanti erano “abbastanza scarse”.


Ha detto Chhabria: “Mi è difficile capire come un epidemiologo possa concludere… che il glifosato sta effettivamente causando un linfoma no Hodgkin negli esseri umani… Però mi chiedo ugualmente se qualcuno potrebbe legittimamente concludere che il glifosato non sta causando un linfoma no Hodgkin negli essere umani”.

Quali che fossero le sue convinzioni di giudice, Chhabria ha dichiarato che esulavano dalla sua competenza nell’udienza di Daubert. “Il mio compito è decidere se le opinioni espresse dagli esperti dei ricorrenti rientrino nell’ambito della ragionevolezza”, ha detto Chhabria. “E i tribunali ci dicono che perfino un’opinione debole può essere ammissibile poiché… questo esperto sarà sottoposto a interrogatorio. E la giuria potrà ascoltare tutte le argomentazioni e decidere chi ha torto e chi ha ragione”.


L’epidemiologia, ha spiegato, “è lo strumento di cui disponiamo per individuare segnali a livello di popolazione. E quando un segnale risulta essere qualcosa come un linfoma no Hodgkin, esiste una ragione di interesse pubblico per cui dobbiamo cercare i fattori scatenanti o cause di questo tipo di epidemiologia”. Ricardo Salvador, scienziato senior e direttore del Programma alimentare e ambientale dell’Unione degli Scienziati Preoccupati (UCS), ha detto che è difficile per un non scienziato valutare la validità degli studi epidemiologici. “Credo che l’epidemiologia soddisfi standard che non può soddisfare in quanto scienza di osservazione”, ha detto un appartenente a Civil Eats. “La precisione delle misurazioni non potrà mai essere quella degli studi controllati e delle analisi di laboratorio”.


Secondo Goodman della Stanford, le udienze di Daubert richiedono che un giudice sia disposto a fare “molta lettura e molto lavoro fuori dell’aula di tribunale”. Dato che gran parte di quello che si dice in tribunale è anche parte delle argomentazioni, “gli avvocati possono sempre fare in modo che le piccole divergenze sembrino grandi, e le grandi sembrino invece piccole”.


Per esempio, alla fine della discussione orale gli avvocati della Monsanto hanno riepilogato il dibattimento contestando che gli esperti dei ricorrenti non avevano utilizzato in alcuno dei calcoli l’aggiustamento in base all’“odds ratio” [rapporto incrociato?]. Gli avvocati dei ricorrenti hanno replicato a loro volta citando i punti precisi in cui i propri esperti avevano utilizzato la metodologia corretta.

Questa tattica difensiva, secondo Goodman, è una delle più usate nelle udienze di Daubert. “Se un giudice non sta ancorato a qualcosa di esterno a quanto ascolta nell’aula di tribunale”, ha detto, “sarà per lui molto difficile accorgersi che cercano di gettargli sabbia negli occhi”. “E in effetti è molto, molto difficile”.


Intanto Michael Baum, difensore di alcuni ricorrenti, ha detto che i documenti della Monsanto – e-mail e note interne recepite dalla Monsanto come parte integrante del processo nel tentativo di discreditare l’IARC e la dottrina dominante - erano già stati usati in altre parti del mondo.


E’ come nel Mago di Oz”, ha dichiarato Baum, “quando cala il sipario e mandiamo tutte queste prove agli organi decisionali della UE, ai legislatori e alle autorità regolatrici, questi cominciano ad accorgersi che sono stati ingannati. E cominciano ad adottare decisioni diverse.”


Nella UE si è votato nel 2017 per limitare il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato per un periodo di cinque anni e molti paesi europei hanno annunciato piani per ridurre tale periodo a tre anni. Baum ha aggiunto che paesi come la Francia, l’Italia e l’Austria hanno dichiarato di non sperare di vietare l’uso del glifosato entro tre o cinque anni, ma di essere pronti a procedere non appena ci sarà un’alternativa praticabile.


Salvador avverte che le cose funzionano in modo diverso negli Stati Uniti. In Europa vige il principio di precauzione, per cui l’interesse pubblico, il benessere pubblico e la salute sono prioritari. “Negli Stati Uniti, sono prioritari gli interessi dell’industria e il suo diritto a conseguire profitti, punto di vista molto conveniente per coloro che traggono vantaggio economico dalla dispersione di prodotti chimici nell’ambiente”.

La settimana scorsa Chhabria ha programmato due udienze di monitoraggio il 4 e il 6 aprile per un interrogatorio più approfondito di due degli esperti di parte ricorrente riguardo alle conclusioni epidemiologiche. Si spera che a maggio decida riguardo alle prove scientifiche ammissibili e agli esperti escutibili. Intanto, le cause contro la Monsanto nei tribunali degli stati avranno inizio a giugno.



Zero Biocidas

Traduzione di Maria Grazia Cappugi

Conosco molti agricoltori con tumori renali e linfomi non hodgkin (che guarda caso non vengono considerati dall'EFSA nell'analisi degli studi sulla cancerogenicità del Glfosate)

la statistica è impressionante..

Per non parlare dell'esplosione delle malattie autoimmuni… visto che il glifosate da aminoacido artificiale crea caos biologico inserendosi nella materia vivente… tanto che il nostro sistema immunitario NON CI RICONOSCE PIU'

Sono almeno 20 anni che abbiamo avvisato di questo pericolo…

Ora ci sono le prove…

alla faccia del Principio di precauzione che vige nelle norme Nazionali ed Europee.

Siamo tutti fuori legge… anche chi non denuncia alle autorità campetenti … per OMERTA' !!!

Glifosato: uno studio dimostra l’arbitrarietà di Efsa ed Echa nell’analisi dei dati…

il prodotto è Cancerogeno secondo lo IARC - Organizzazioen Mondiale della Sanità  e pertanto va immediatamente vietato !!!

 

https://ilfoglietto.it/il-foglietto/5837-glifosato-uno-studio-dimostra-l-arbitrarieta-di-efsa-ed-echa-nell-analisi-dei-dati?utm_source=newsletter_257&utm_medium=email&utm_campaign=il-foglietto-della-ricerca-n-13-del-19-aprile-2018-anno-xv

http://jech.bmj.com/content/jech/early/2018/03/06/jech-2017-209776.full.pdf

… portiamo in tribunale Monsanto

come hanno fatto in California (vedi articolo a seguire in spagnolo… )

 

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GLIFOSATO: Monsanto se enfrenta a 2400 demandas de víctimas con cáncerPor Graciela Vizcay Gomez

"Lee Johnson, un residente de 46 años de Vallejo, California, desarrolló una erupción en la piel severa en 2014, dos años después de que comenzó a rociar Roundup como parte de su trabajo de mantenimiento en el Distrito Escolar Unificado de Benicia. "Leyó la etiqueta en el contenedor", dice su abogado, Timothy Litzenburg , "y siguió todas las instrucciones de seguridad, que fueron escritas por Monsanto", según un artíiculo publicado en el sitio PRI de Mineapolis USA.

La erupción se convirtió en una forma agresiva de linfoma no Hodgkin, un cáncer del sistema linfático. Los médicos estiman que a Johnson le quedan seis meses de vida; él dejará atrás una esposa y dos hijos. La suya es una de las 2.400 demandas presentadas contra Monsanto por víctimas de cáncer en tribunales de todo el país, y el caso de Johnson es el primero programado para un juicio con jurado.

Estas víctimas están demandando para hacer responsable a Monsanto, alegando que el glifosato, el ingrediente activo que figura en la lista, en su popular herbicida Roundup, causó su linfoma no Hodgkin.

"Aproximadamente la mitad de los casos [de nuestra firma] son de personas que rociaron Roundup para distritos escolares o parques, mientras que los otros son de personas que rociaron sus hogares", dijo Litzenburg. Otro bufete de abogados , que representa a unos 600 demandantes, describió a sus clientes como el 60 por ciento de los usuarios residenciales de glifosato, el 10 por ciento de los encargados de mantenimiento de parques y escuelas y el 30 por ciento de los propietarios de huertos y agricultores.

Los demandantes están buscando acuerdos monetarios en juicios con jurado que podrían ascender a miles de millones de dólares, acuerdos que podrían poner a cero los $ 2.8 mil millones en ingresos que Monsanto espera obtener del Roundup solo este año. Con más de276 millones de libras de glifosato utilizadas en 2014 en granjas, negocios, escuelas, parques y hogares en todo el mundo, lo que está en juego es mucho.

Las demandas plantean la cuestión de si los tribunales pueden lograr lo que los reguladores estadounidenses no tienen: control o responsabilidad sobre el glifosato, un químico que las autoridades internacionales en el principal grupo de cáncer de la ONU han considerado un probable carcinógeno .

A principios de este mes en San Francisco, el juez de distrito de los EE. UU. Vince Chhabria comenzó el proceso de determinar si los expertos científicos en estos ensayos están utilizando métodos sólidos para llegar a sus conclusiones, y qué expertos pueden recurrir al estrado durante los próximos juicios federales.

Los 2,000 casos pendientes en los tribunales estatales no están sujetos a las decisiones de control de Chhabria y ya se está procediendo con el primer caso, el de Johnson, que está programado para comenzar en junio.

Para decidir sobre la validez de los científicos y la ciencia, Chhabria escuchó de los 10 expertos abogados presentados para los demandantes de cáncer y Monsanto en audiencias probatorias. Llamó "Semana de la Ciencia" a las audiencias de Daubert y sirvieron como su curso intensivo sobre cómo los expertos de clase mundial llevan a cabo una evaluación del riesgo de cáncer.

"El papel del juez en una audiencia en Daubert es averiguar si alguna de las pruebas no debe presentarse ante un jurado porque carece de validez", dijo el Dr. Steven N. Goodman, un observador externo que es el jefe de epidemiología de salud. investigación y política en la Facultad de Medicina de Stanford. El Dr. Goodman también ha sido instructor en cursos de educación judicial sobre audiencias en Daubert.

Las audiencias de Daubert permiten que ambas partes presenten la ciencia, y en la mayoría de los casos, los abogados presentan a los científicos y estudios que respaldan su lado del argumento. Los científicos que testificaron bajo juramento y en cámara fueron expertos en toxicología, estudios con animales, bioestadística y epidemiología, todas disciplinas involucradas en la evaluación del riesgo de cáncer.

Las audiencias marcaron la primera vez que los científicos de Monsanto se enfrentaron en la corte contra tres de los mejores científicos que habían servido en la Agencia Internacional para la Investigación del Cáncer (IARC) de la ONU, que en 2015 etiquetó al glifosato como un probable carcinógeno. También fue la primera vez que los tres científicos de la ONU hablaron en detalle sobre los datos y análisis subyacentes a su decisión.

Testificando a los demandantes, el Dr. Charles William Jameson, un experto en toxicología animal retirado del Instituto Nacional del Cáncer y de los Institutos Nacionales de Salud, explicó cómo los científicos trabajan juntos para considerar la totalidad de la evidencia publicada en estudios revisados por pares. Los estudios en animales son lo primero. Si los estudios con roedores muestran evidencia de carcinogenicidad, los científicos recurren a estudios de poblaciones humanas para ver si los seres humanos en el mundo real -en niveles de exposición del mundo real- se ven afectados de manera similar.

Jameson dijo al tribunal que IARC se benefició de lo que dijo que era una "cantidad extraordinariamente alta de datos de estudios en animales" sobre el glifosato y que los estudios en animales demostraron consistentemente que el glifosato causa cáncer.

Después de enumerar una docena de estudios que muestran la replicación de diferentes cánceres en ratones y ratas, Jameson concluyó: "En mi opinión, la exposición al glifosato no solo puede causar linfoma no Hodgkin [en humanos], sino que actualmente lo está haciendo, con la exposición actual niveles hoy ".

Otro de los testigos expertos de los demandantes, el Dr. Chadi Nabhan, oncólogo y director médico de Cardinal Health en Chicago, atestiguó la naturaleza conservadora de la historia de IARC de compuestos de marcaje como carcinogénicos.

En primer lugar, dijo Nabhan, existen barreras para que la IARC emprenda un análisis. "Tienes que demostrar que hay suficiente exposición humana para obtener el interés de IARC, y que hay suficientes datos de animales", dijo. Sobre los 53 años de historia de IARC, dijo que el grupo había considerado 1,003 compuestos y encontró que solo el 20 por ciento de ellos son cancerígenos o carcinógenos probables.

"Creo firmemente en las conclusiones de la IARC, y eso realmente hace una gran diferencia para nosotros como médicos", dijo Nabhan, y agregó que les dice a sus pacientes que no usen Roundup y glifosato. "Estos son factores de riesgo modificables", dijo.

Monsanto se ha opuesto enérgicamente al fallo de IARC, gastando millones de dólares en una amplia campaña para desacreditar a estos científicos, así como a la propia IARC, calificando a su metodología de "ciencia basura".

Los expertos de Monsanto, que se especializaron en bioestadística, medicina veterinaria y cáncer de próstata, desafiaron la validez de los datos y estudios de los demandantes y presentaron sus propios puntos de vista de los datos, así como investigaciones conflictivas.

El experto en estudios animales Dr. Thomas Rosol, profesor de medicina veterinaria de la Universidad de Ohio, desafió el concepto científico ampliamente aceptado de plausibilidad biológica, que asume que una sustancia que se descubre que es carcinogénica en ratones también debería causar cáncer en humanos, citando uno ejemplo donde un nuevo medicamento que causaba cáncer en ratones no causaba cáncer en humanos.

La Dra. Lorelei Mucci, profesora asociada de Harvard cuya investigación se centra en el cáncer de próstata, se basó en gran medida en un documento de 2017 que analizó datos de un estudio a largo plazo de 90,000 aplicadores de pesticidas comerciales, agricultores y cónyuges de granjeros de Iowa y Carolina del Norte. no encontró ninguna relación entre la exposición al glifosato y el cáncer. Los expertos en epidemiología de los demandantes, en respuesta, destacaron las fallas que observaron en ese estudio, apuntando en cambio a múltiples estudios que mostraron una asociación entre el glifosato y un mayor riesgo de contraer linfoma no Hodgkin.

Este tipo de ida y vuelta, con cada lado presentando datos que respaldan su punto de vista, es común en las audiencias de Daubert, dijo Goodman de Stanford. "Es muy difícil para un juez entender en el contexto adverso cuáles son las críticas legítimas y cuáles no", dijo. "Y luego, a menudo, lo que sucede es que los desacuerdos o las incertidumbres menores o moderadas se explotan o magnifican para hacer que las distinciones realmente grandes parezcan juicios diferentes".

Añadió que, si bien los científicos pueden "distinguir claramente entre las diferencias científicas razonables y las diferencias científicas irrazonables", los jueces a menudo no pueden. Pero, advirtió, el papel del juez en tales audiencias no es decidir el caso en sí, sino permitir que un jurado escuche de todos los científicos expertos que cumplen con los estándares profesionales.

Que viene después

Al final de Science Week, Chhabria compartió lo que había aprendido de él, tanto como su primera audiencia en Daubert como en un curso acelerado sobre la evaluación del riesgo de cáncer. Una semana después, Chhabria invitó a dos de los expertos de los demandantes a volver para un nuevo interrogatorio. Si bien se sentía seguro de que la ciencia muestra que el glifosato causa cáncer en los animales, dijo, las conclusiones epidemiológicas no fueron tan claras.

"Mi punto más importante es que la epidemiología es una ciencia holgazana y que es altamente subjetiva", dijo Chhabria, agregando que encontró que la evidencia del estudio de salud de la población en el lado de los demandantes es "bastante escasa".

Chhabria dijo: "Me es difícil entender cómo un epidemiólogo podría concluir ... que el glifosato de hecho está causando un linfoma no Hodgkin en los seres humanos ... Pero también me pregunto si alguien podría concluir legítimamente que el glifosato no está causando linfoma no Hodgkin en los seres humanos ".

Cualesquiera que sean las creencias del juez, Chhabria notó que están fuera de su alcance dentro de una audiencia con Daubert. "Mi papel es decidir si las opiniones ofrecidas por los expertos de los demandantes están dentro del rango de razonabilidad", dijo Chhabria. "Y los tribunales nos dicen que incluso una opinión débil puede ser admisible porque ... ese experto estará sujeto a un interrogatorio. Y el jurado podrá escuchar toda la evidencia y decidir quién tiene la razón y quién está equivocado ".

La epidemiología, explicó, "es la herramienta que tenemos para detectar señales en el nivel de la población. Y cuando una señal resulta ser algo así como un linfoma no Hodgkin, existe una razón de interés público por la que debemos buscar desencadenantes potenciales o causas de ese tipo de epidemiología ". Ricardo Salvador, científico sénior y director del Programa de Alimentos y Medio Ambiente en la Unión de Científicos Preocupados , dijo que es difícil para un no científico evaluar la validez de los estudios epidemiológicos. "Creo que la epidemiología se cumple con los estándares aquí que no puede cumplir porque es una ciencia de observación", dijo a Civil Eats. "La precisión de las mediciones no será como estudios controlados y trabajo de banco de laboratorio".

Stanford's Goodman señala que las audiencias de Daubert requieren que un juez esté dispuesto a hacer "mucha lectura y tarea fuera de la sala del tribunal". Dado que gran parte de lo que se dice en la corte es parte de los argumentos, agregó, "los abogados siempre pueden hacer que los pequeños desacuerdos suenen a lo grande, y a veces los grandes desacuerdos suenan pequeños ".

Por ejemplo, al final de los argumentos orales, los abogados de Monsanto resumieron los procedimientos y le dijeron al juez que los expertos de los demandantes no habían utilizado odds ratios ajustados en algunos de sus cálculos. Los abogados de los demandantes respondieron citando las instancias precisas en las que sus expertos habían utilizado la metodología adecuada.

La táctica ilustra lo que Goodman dice es una de las que se usa a menudo en las audiencias de Daubert. "Si un juez no está anclado por algo fuera de lo que escucha en la sala del tribunal", dijo, "va a ser muy difícil, están tratando de arrojar arena a sus ojos". Y es muy, muy difícil de ver ".

Mientras tanto, Michael Baum, abogado de algunos de los demandantes, dijo que los Documentos de Monsanto -correos y notas internas recibidos de Monsanto como parte del proceso de descubrimiento de estos juicios, y que revelaban los esfuerzos de la compañía para desacreditar a la IARC y la ciencia dominante- tenían ya hizo olas en otras partes del mundo.

"Es como el Mago de Oz", dijo Baum. "Cuando cierras el telón, y cuando enviamos todas estas pruebas a los responsables de la toma de decisiones de la UE, a los reguladores y a los legisladores, empezaron a ver que los habían engañado. Los tomadores de decisiones están empezando a tomar decisiones diferentes ".

La UE votó en 2017 para limitar la renovación de la licencia de glifosato por un período de solo cinco años, y muchos países europeos han anunciado planes para finalizar su usodentro de tres años. "Países como Francia, Italia y Austria dicen que ... 'no esperamos entre tres y cinco años, nos estamos moviendo tan pronto como haya una alternativa viable'", agregó Baum.

Salvador advirtió que el proceso funciona de manera diferente en los Estados Unidos. En Europa, "el valor predeterminado es ser precautorio, de modo que el interés del público, el bienestar público y la salud sean primordiales", dijo. "En los Estados Unidos, la cosmovisión es que los intereses de la industria y su derecho a obtener ganancias son dominantes ... lo cual es muy conveniente para las personas que se benefician al arrojar productos químicos al medio ambiente".

La semana pasada Chhabria programó audiencias de seguimiento del 4 al 6 de abril para un interrogatorio más profundo de dos de los expertos del demandante sobre sus conclusiones epidemiológicas. Se espera que regule en mayo sobre evidencia científica y expertos permisibles en casos federales. Mientras tanto, las demandas contra Monsanto en los tribunales estatales comenzarán en junio.-

Zero Biocidas

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Le farine incominciano ad invecchiare dall’8° giorno, al 15° sono devitalizzate.

Le farine raffinate sottraggono risorse vitali all’organismo: ai nervi, muscoli, ossa, cuore, sangue, cervello e sembra predispongano al cancro.

La raffinazione porta via gli acidi grassi essenziali, vitamine, minerali,  fibra, antiossidanti: la perdita è dell’ 80% di magnesio; il 70% di potassio, ferro e fosforo; 60% di rame; 40% di cromo.

La farina bianca contiene un quarto delle vitamine, la carenza di queste porta al beri- beri.

L’indice glicemico del pane bianco è 90, l’indice glicemico dell’arancia è 50.

Se il 60% delle calorie introdotte viene dai carboidrati aumenta il rischio di mortalità.

Nel 1828 il fisiologo francese E. Magendie dimostrò che i cani tenuti a dieta con pane bianco e acqua morivano dopo 50 giorni, mentre quelli nutriti con pane nero ed acqua crescevano ottimamente.

Tutti i cereali sono poveri di due aminoacidi importanti: cistina e lisina e sono pressocchè privi di iodio, sodio, calcio, zolfo e vitamine ABC. La mancanza di iodio genera idiozia.

Le fibre vegetali dei cereali integrali sono quelle più contaminate da pericolosissimi fungicidi che agiscono sui mitocondri che come si sa sono sempre implicati nei tumori.

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