L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Health (147)

GUERRA AI VEGAN


 Non c’è giorno in cui un nutrizionista in televisione non attacchi la scelta vegan considerandola  avventata e pericolosa specialmente per i bambini. Una vera e propria dichiarazione di guerra in cui i  vegani sono ritenuti gente sprovveduta, avulsa da cognizioni scientifiche, che segue la tendenza del momento ma che rischia la propria salute. E considerando gli immensi interessi economici in ballo  ritengo tutto questo fisiologico. Infatti in una civiltà vegan tireranno la cinghia le lobby degli allevatori, dei macellai, dei cacciatori, dei caseifici, dell’industria chimico-farmaceutica, dei pellicciai, della  pesca, dei vivisettori ecc.E non c’è da stupirsi se ad attaccare furiosamente la scelta vegan siano personaggi di bassa risma: aggressivi, sanguigni, volgari. La nostra filosofia di vita è per gente gentile,  sensibile, compassionevole, giusta, lungimirante: qualità difficilmente riscontrabili in chi ritiene legittimo fare a pezzi una splendida creatura (come un vitellino, un cavallo, un maialino, un coniglio) per  deliziare il proprio palato.Naturalmente l’alimentazione ritenuta migliore è quella in cui si mangia un pò di tutto, ma con moderazione e, in fatto nutrizionale, occorre farsi seguire da un nutrizionista  perché, come per le medicine, la gente non è in grado di capire  cosa è utile mangiare. Ma il principale nemico dei dietologi e nutrizionisti palesemente carnofili è eccellente salute dei vegani che  attribuiscono non all’alimentazione ma all’eventuale stile di vita più sano, mentre noi sappiamo che la robustezza di un edificio dipende inevitabilmente dalla qualità dei materiali utilizzati per la sua  costruzione. E utile ricordare che i medici allopatici non hanno mai dato alcuna importanza all’alimentazione né mai relazionato la salute alla qualità degli alimenti: il medico in genere chiede all’ammalato   se ha mangiato, mai che cosa ha mangiato.E quando si verifica un episodio di malattia di un bambino di genitori vegan si approfitta per  screditare tale scelta e dimostrare la sua dannosità, trascurando  di menzionare le  migliaia di bambini e adolescenti, vegan dalla nascita e in ottima salute, nati da genitori vegan.

Sfortunatamente alcuni si definiscono vegan senza avere la giusta conoscenza dei  principali requisiti della scienza alimentare e questo può mettere in cattiva luce la causa vegana. Anche chi si nutre di solo di patatine e Coca Cola può, erroneamente, definirsi vegan anche se è lontano  anni luce dalla vera filosofia vegan il cui fulcro principale è la consapevolezza, la conoscenza, e la responsabilità verso se stessi e verso il nostro prossimo universale.

 

 “L’ALIMENTAZIONE VEGETALE INVECE DEL CIBO ANIMALE È LA CHIAVE DELLA RIGENERAZIONE UMANA”. (RICHARD WAGNER 1813-1883 MUSICISTA TEDESCO)

 

La Free lance International Press appoggia la campagna di denunzia del prof. Giuseppe Altieri contro i pesticidi e le istituzioni che ne appoggiano la diffusione con grave danno per la nostra salute.

 

Per chi fosse intenzionato ad aderirvi basta inviare una mail di adesione con nome e cognome alla seguente mail: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

Richiesta di adesione al seguente documento:

Glifosate: Campi di sterminio chimico, spesso sovvenzionati con i soldi delle nostre tasse (tutti fuorilegge)

Girano su internet pubblicità illegittime di un prodotto che dovrebbe essere vietato, sia perché probabile cancerogeno che per gli obblighi di agricoltura integrata vigenti in tutta Europa.

Norme che vengono allegramente falsificate, per un disastro ambientale e sanitario che va avanti da 40 anni...

Fermiamo questo Scempio Criminale ? !!!

(inviate le vostre firme) la vostra adesione va inviata a: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

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Ormai sono tutti fuori legge…

1)...La Monsanto, che continua a pubblicizzare e vendere il Glifosate, vietato dalle norme europee di agricoltura integrata obbligatoria per tutti gli agricoltori (Decisione CE del 30.12,1996 All. 1 Norme  OILB), che non prevede uso di disseccanti chimici totali… tantomeno chiamandola falsa semina, in quanto con questo termine si intende... il lasciar nascere le erbe per interrarle e non disseccarle…

2)...Lo Stato italiano, che invece di applicare le norme UE sulla produzione Integrata come livello minimo stabilito per la sicurezza ambientale e sanitaria dell'attività agricola, consente uso di pesticidi  chimici sintetici pericolosi per la salute, senza obblighi di tecniche sostitutive prioritarie, rispettose del Principio di Precauzione Europeo. Trasformando così la Produzione Integrata… in Pesticidi Integrati… Ed inventandosi addirittura due livelli di Produzione Integrata (una obbligatoria e l'altra facoltativa), nessuno dei quali rispettoso delle norme minime di tutela comunitarie… ...al fine di consentire alle  Regioni di pagare con i soldi delle nostre tasse l'acquisto del Glifosate… invece che la sua sostituzione…Quando a livello UE si è stabilito che l'Agricoltura integrata è obbligatoria per tutti come requisito  minimo per coltivare. E pertanto non può godere di Pagamenti dei Agroambientali previsti nei PSR Regionali solo per impegni facoltativi (tantomeno per comprare il Glifosate).

3)...Le Regioni, molte delle quali finanziano attraverso i pagamenti agroclimatico ambientali l'acquisto di Glifosate… chiamandola illegittimamente "Agricoltura Conservativa" o "Integrata Volontaria"… 

4)...La Commissione UE - DG Agri, coordinata dal Dr. Gianfranco Colleluori, che continua ad approvare queste schifezze al 400%, da circa venticinque anni... Non si capisce cosa si aspetta ancora a  denunciare penalmente tutte queste illegittimità …oltretutto "probabilmente mortali" per molti esseri Umani   PS - Il Glifosate essendo classificato dallo IARC di Lione "probabile cancerogeno" dovrebbe  essere automaticamente vietato dagli stati membri…

A dire il Vero, un DM Sanità stabilisce che il Glifosate è vietato in tutti gli ambiti frequentati dalla popolazione……agricoltori inclusi ovviamente,... o i campi coltivati non sono frequentati da esseri umani?

Fermiamo questo Scempio Criminale ? !!!

 

Ad uso e consumo per tutti i sindaci che tengono a cuore la salute dei propri concittadini  alleghiamo la sottostante documentazione

 

 

 

 

Un gruppo di autorevoli scienziati lancia una lettera aperta agli stati Ue, che oggi discutono del divieto permanente per i pesticidi più usati al mondo, i neonicotinoidi. “È un’occasione decisiva per proteggere le api, i nostri figli e i campi coltivati, e ripensare l’intero sistema di produzione del cibo”, scrivono

Abbiamo bisogno delle api. Circa un terzo delle nostre riserve di cibo sparirebbe senza il lavoro di api domestiche e selvatiche e di altri impollinatori. Non è esagerato dire che questi insetti sono di importanza vitale, sia per gli ecosistemi naturali che per la nostra stessa sopravvivenza.  

Molti governi sostengono che gli attuali standard di protezione degli impollinatori siano sufficienti. Ma in qualità di scienziati che hanno dedicato decenni di studio ai delicati equilibri che esistono tra insetti, ambiente, e coltivazioni da cui tutti dipendiamo, ci permettiamo di dissentire.  

Molte specie selvatiche hanno già subito un enorme declino, mentre altre si sono addirittura completamente estinte. Anche se i motivi di questo declino sono complessi, come la perdita degli habitat e la diffusione di malattie non native, l’esposizione ai pesticidi è emersa come una probabile causa determinante. In particolare, esiste ormai una sempre più consistente letteratura scientifica sugli insetticidi neonicotinoidi, che suggerisce come questi abbiano una serie di effetti nocivi sulle api, causandone la morte, la perdita delle capacità di orientamento, la ridotta fertilità e la compromissione del sistema immunitario.  

Come conseguenza del sempre più evidente collegamento tra neonicotinoidi e declino delle api, nel 2012 la Commissione Europea ha richiesto una revisione degli studi disponibili. Pubblicata nel gennaio 2013, questa revisione ha concluso che i 3 neonicotinoidi più usati al mondo (imidacloprid, thiamethoxam and clothianidin) rappresentano un “rischio inaccettabile” per le api. La Commissione ha quindi proposto un bando all’uso di questi 3 composti sulle colture in fiore che attirano le api. Nonostante la grande pressione dei produttori di pesticidi, che teorizzavano una grande perdita di raccolti se il divieto fosse stato approvato, il divieto parziale è entrato in vigore nel dicembre 2013. A livello europeo, questo divieto sembra non aver avuto alcun impatto sui raccolti.  

Da allora, le prove sulla minaccia portata da questi pesticidi alle api non hanno fatto che aumentare. Un nuovo rapporto dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha appena confermato, di nuovo, che la quasi totalità degli usi correnti dei neonicotinoidi mette in serio pericolo le api.  

Pubblicato il mese scorso, dopo aver esaminato in 2 anni oltre 1500 studi da tutto il mondo, le valutazioni dettagliate di 588 esperimenti scientifici e l’impatto su varie specie di api, il rapporto ha confermato la nocività dei neonicotinoidi per le api, sia domestiche che selvatiche, una conclusione in linea con una serie di altre analisi pubblicate da scienziati indipendenti nell’ultimo anno e con il rapporto del 2015 della European Academy of Science Advisory Council (EASAC). È ormai chiaro che i neonicotinoidi usati sui campi in fiore non solo mettono in pericolo le api, ma rimangono nel suolo dopo il raccolto anche a lungo, contaminando il successivo ciclo di coltivazione e le piante selvatiche ai margini dei campi.   

Questo rapporto va sicuramente a sostenere la richiesta di maggiori restrizioni sull’uso dei neonicotinoidi in tutta Europa -- e non solo. Gli stati membri dell’UE, gli USA, il Canada, che stanno tutti riconsiderando come gestire questi pesticidi, hanno ora la responsabilità di ridurne l’uso. Inoltre, ci sembra utile sottolineare come sia necessario anche un ripensamento generale dei metodi di coltivazione stessi.  

Sono 60 anni che continuiamo a girare sulla giostra dei pesticidi: generazioni dopo generazioni di prodotti chimici vengono messi in commercio per essere vietati 10 o 20 anni dopo, quando emergono i danni ambientali da essi causati. Ogni volta vengono sostituiti con qualcosa di nuovo, e ogni nuova sostanza porta nuovi problemi e imprevisti. Considerata l’intelligenza della nostra specie, è straordinario come noi esseri umani riusciamo a ripetere sempre gli stessi errori. 

Un’analisi recente delle riserve naturali in Germania ha riscontrato un calo del 76% nella biomassa degli insetti volanti nei 27 anni precedenti al 2016. Potrebbe essere una coincidenza, ma questo periodo coincide quasi del tutto con l’adozione dei neonicotinoidi da parte degli agricoltori (il cui uso è in aumento costante dal 1994), ma più in generale non può più esserci alcun dubbio che inondare le campagne di pesticidi abbia un ruolo chiave nel declino di questi insetti. Se perdiamo gli insetti, non perdiamo solo gli impollinatori, ma anche l’alimento principale di innumerevoli specie di uccelli, pipistrelli, rettili, pesci e anfibi. L’ecosistema della Terra collasserebbe. È certamente arrivata l’ora di scendere dalla giostra dei pesticidi e di e sviluppare metodi sostenibili per dar da mangiare al mondo. Servono restrizioni globali sull’uso dei neonicotinoidi, subito, e dobbiamo anche assicurarci che non siano semplicemente sostituiti con qualcosa di ugualmente pericoloso.   

Non serve guardare lontano per trovare le alternative. Uno studio pubblicato il mese scorso dimostra che è possibile controllare i parassiti in modo integrato salvaguardando sia l’ambiente che i risparmi degli agricoltori. In molte fattorie convenzionali si coltiva già con successo senza neonicotinoidi. E l’agricoltura biologica ha una resa media dell’80%: con una piccola riduzione degli sprechi di cibo (attualmente intorno al 35%) e del consumo di carne rossa, potrebbe facilmente sfamare il mondo intero. L’agroforestazione su piccola scala e i sistemi di permacoltura offrono rese addirittura maggiori dell’agricoltura convenzionale. Per produrre il cibo di cui abbiamo bisogno, ci sono modi molto migliori invece di continuare con gigantesche monocolture da spruzzare costantemente con varie miscele di pesticidi.  

firmatari  

Prof Dave Goulson, School of Life Sciences, University of Sussex, Brighton, Regno Unito  

Prof Dr Randolf Menzel, Department Biologie, Freie Universität Berlin, Berlino, Germania  

Dr.ssa Cristina Botías, Departamento de Ecología Integrativa, Estación Biológica de Doñana, Siviglia, Spagna  

Dr Christopher N Connolly, Associate Director of CECHR, School of Medicine, University of Dundee, Dundee, Regno Unito  

Prof. Dr. J. Wolfgang Wägele, Director, Zoologisches Forschungsmuseum Alexander Koenig, 

Leibniz-Institut für Biodiversität der Tiere, Bonn, Germania  

Prof. Dr. Jeroen P. van der Sluijs, Copernicus Institute for Sustainable Development, Utrecht University, Paesi Bassi, e University of Bergen, Norvegia  

Prof. Dr. Hans de Kroon, Professor of Plant Ecology and Director Institute for Water and Wetland Research, Radboud University, Nimega, Paesi Bassi  

Prof. Dr. Rien Aerst, Professor of Systems Ecology, Vrije Universiteit Amsterdam, Paesi Bassi  

Prof. Dr. Frank Berendse, Emeritus Professor, Plant Ecology and Nature Conservation, Wageningen University, Paesi Bassi  

Prof. Dr. ir. Paul Struik, Centre for Crop Systems Analysis, Wageningen University, Paesi Bassi  

Dr. Simone Tosi, Division of Biological Sciences, Department of Ecology, Behavior, and Evolution, University of California San Diego, USA e Department of Agricultural and Food Science (DISTAL), Alma Mater Studiorum - University of Bologna, Italia  

Prof. Stefano Maini, Prof. Giovanni Burgio, Dr Claudio Porrini, Dr Giovanni Giorgio Bazzocchi, Dr Fabrizio Santi, Dr Paolo Radeghieri, Department of Agricultural and Food Science (DISTAL), Alma Mater Studiorum - University of Bologna, Italia 

Giuseppe Altieri, Dottorato di Ricerca in Agroecologia e Biodiversità per lo Sviluppo Rurale e la tutela della Salute Ambientale - Università di Firenze . Docente di Agroecologia, Fitopatologia, Entomologia, Biotecnologie, Istituto Agrario - Todi

Da “La Stampa – tutto green” del 18-03-2018

FISICA, MENTALE E SPIRITUALE

“Imparerete più da un digiuno che da tutte le terre che avete visitato  o dai libri che avete letto”
( Morris Krok) Il digiuno, da sempre è stato praticato fin dagli albori della storia da tutti i popoli della terra allo scopo di purificare il corpo e la mente, per penitenza nei percorsi spirituali, spesso per auto-disciplina, per scopi politici o come mezzo di guarigione. Per i Veda e per la tradizione yogica era principalmente un mezzo di elevazione spirituale, mentre nelle religioni primitive per propiziarsi la divinità, o per prepararsi a certi rituali.
Era usato dagli antichi greci, prima della consultazione degli oracoli, dagli sciamani africani per contattare gli spiriti, dagli indiani d’America per acquisire il proprio animale totemico, dai fenici, dagli egizi, gli assiri, dai babilonesi, dai druidi celtici e in tutti i paesi del Mediterraneo; i farisei erano noti per il loro digiuno. La legge mosaica ordinava agli ebrei il digiuno una volta l‘anno; i primi cristiani lo praticavano con riferimento a Gesù che digiunò per 40 giorni prima della sua missione; veniva consigliato dai medici arabi. In Italia i medici napoletani, fino a circa 150 anni fa erano soliti utilizzare il digiuno che a volte durava 40 giorni nei casi di febbre. All’inizio dell’Ottocento il digiuno venne praticato come terapia per guarire diverse malattie. La storia del digiuno annovera molti santi: Benedetto, Francesco d’Assisi, Francesco di Paola, Caterina da Genova, Bernardo di Chiaravalle, Romualdo dei Camaldolesi, Tommaso d’Aquino, Ignazio di Loiola, Francesco di Sales e altri. In tempi più recenti sono noti i digiuni di Gandhi, Aurobindo, Krishnamurti.
In particolare i musulmani digiunano per tutto il mese del Ramadan, cioè il 9° mese del calendario lunare, perché celebra la rivelazione dei primi versetti del Corano, che consiste nell’astenersi, dall’alba al tramonto, dal mangiare, bere, fumare o praticare sesso. Il motivo è sostanzialmente l’autocontrollo per liberare l’anima dai desideri in modo da elevarsi verso Dio. Ma aiuta a comprendere il valore dei doni di Dio e permette di aprirsi con più compassione verso i bisognosi. Per l’ebraismo il digiuno ha lo scopo di espiare i peccati o innalzare le suppliche a Dio. Durante il digiuno è proibito lavarsi, indossare scarpe di cuoio, usare oli, acque profumate, o avere rapporti sessuali. Anche nell’induismo il digiuno è un sistema di purificazione che serve a riappropriarsi di tutta l’energia necessaria per cercare la vicinanza con la divinità. Nel buddismo, la frugalità, l’essenzialità, la moderazione, l’austerità della vita, ha lo scopo di purificazione il corpo per raggiungere la chiarezza mentale, i poteri nascosti nella mente, la saggezza, e così liberarsi dal karma negativo. Gandhi praticò innumerevoli digiuni a scopo politico-sociale, per fermare le violenze degli inglesi contro gli indiani, i massacri fra indù e musulmani: se il corpo si poteva depurare con il digiuno anche il corpo della nazione poteva essere liberata tramite lo stesso meccanismo. Per Gandhi il digiuno era una specie di preghiera intensa, slancio dell’anima. Nel mondo animale gli animali digiunano quando sono feriti, ammalati, nel periodo di ibernazione o di letargo, alcuni digiunano durante il periodo di accoppiamento o di allattamento, durante i periodi di siccità, di nevicate, di freddo intenso, o per carenza di cibo. Alcuni uccelli digiunano mentre covano le uova, altri subito dopo la nascita. Ma il vero fondatore della moderna digiunoterapia è l’americano di origine tedesca Herbert M. Schelton, autore di decine di libri. Shelton ha seguito direttamente 45.000 digiuni ed è testimone della guarigione di moltissime patologie attraverso tale pratica. L’organismo privato dal consueto apporto di alimenti è costretto con il digiuno ad assorbire e smaltire i residui incamerati, liberando l’organismo da scorie, pus, cellule morte, cisti ed anche tumori. Il digiuno costringe il corpo a consumare (per mezzo dell’autolisi) tutti i tessuti superflui e le scorte nutritive: le tossine accumulate vengono immesse nella circolazione per essere portate agli organi escretori e quindi eliminate. Le cellule subiscono una purificazione ed avviene la rimozione dal protoplasma delle sostanze estranee accumulate, le cellule si ringiovaniscono e svolgono le loro funzioni più efficacemente. Non esiste niente altro al pari del digiuno in grado di eliminare le sostanze di rifiuto accumulate nel sangue e nei tessuti e depurare l’organismo consentendogli di recuperare la salute. Quando si inizia un digiuno ci si astiene dal fare uso di tè, caffè, alcol, sigarette bevande gasate, condimenti, spezie, additivi alimentari, conservanti, integratori sintetici, medicine ecc., praticamente si interrompe l’abitudine di avvelenarsi. Vi sono testimonianze molto importanti in merito all’efficacia del digiuno attraverso il quale alcune persone hanno vinto anche mali incurabili.

“L’alimentazione carnea ha favorito lo sviluppo delle facoltà cognitive dell’uomo”. Se fosse vera la tesi che siano state le proteine di origine animale a favorire lo sviluppo cerebrale degli ominidi e quindi    l’evoluzione della specie, si sarebbero evoluti anche gli scimpanzè pantroglodites che sovente mangiano carne. E basterebbe somministrare carne ai gorilla, ai bonobo, agli orango per farli fare un salto  evolutivo.
Invece da esperimenti fatti su un gruppo di scimmie mediante una dieta anche a base di carne in breve svilupparono le stesse malattie della specie umana.

Se fossero le proteine animali a favorire lo sviluppo del cervello gli animali carnivori dovrebbero essere tra i più intelligenti. Invece succede che sono i primati fruttariani e gli erbivori a primeggiare. Il  gorilla è 3 volte più grosso dell’uomo e 10 volte più forte. Il leone che insegue la preda si ferma sfiancato dopo una breve corsa, mentre la gazzella può correre per ore senza fermarsi.

Non solo. Eccessi proteici generano amiloidosi che porta alla comparsa nell’encefalo di una sostanza che porta all’invecchiamento precoce e quindi al morbo di Alzheimer. Il celebre studioso Tennis J.  Selkoe a tal proposito afferma: “Quando nell’encefalo si accumulano quantità eccessive di proteina amiloide, può insorgere la malattia di Alzheimer, anche se l’amiloide è secreto dal mesenchima solo se  viene sovraccaricato da un’eccessiva quantità di proteine. Infatti in regime ipoproteico la situazione migliora”. In sostanza se il consumo di grassi saturi e proteine animali incidono negativamente sul  cervello non possono essere stati la causa dell’intelligenza umana.

Il cibo adatto ad ogni specie è quello a cui ogni specie è istintivamente attratta. Una tigre è attratta dal corpo di un animale, una mucca da un cespuglio d’erba, una scimmia, come un essere umano, da  un frutto. La natura ha anche previsto un margine di adattabilità alla dieta specie-specifica, per consentire la sopravvivenza in periodi di carenza; ma quando l’eccezione diventa regola quella specie  egenera.

In un altro esperimento condotto su alcuni carcerati in Francia nel secolo scorso fu dato loro mangiare solo della carne: gran parte di questi morirono nel giro di 40 giorni, per il semplice fatto che la  carne è sostanza altamente squilibrata, cioè priva di glucidi, fibre e vitamina C. Gli animali predatori si garantiscono tali sostanze mangiando il corpo intero dell’animale, la pelle, le ossa, le cartilagini, le  interiora, cosa che gli ominidi non potevano fare se non in minima parte.

Inoltre è utile ricordare che la carne cotta, oltre ad essere priva di enzimi, di vitamine, scatena leucocitosi e putrefazione intestinale, ed essendo povera di sostanze nutritive spinge l’organismo ad  ingerire maggiori quantità di cibo. Se il cibo crudo non fosse stato completo di nutrienti nessuna specie sarebbe sopravvissuta.

La superiorità dell’alimentazione vegan appare immediatamente evidente dal fatto che se nella dieta umana si escludono gli alimenti di derivazione animale si continua a vivere in ottima salute, mentre se  si escludono i prodotti vegetali si va incontro inevitabilmente a malattie e a morte precoce.

Affermare che la carne sia stata la causa dello sviluppo cerebrale dell’ominide e quindi dell’uomo moderno è altamente improbabile: sarebbe come affermare che la natura abbia programmato per lo  sviluppo di una specie un’alimentazione diversa da quella compatibile con la sua struttura chimico-anatomica. Lo sviluppo della massa cerebrale non può essere in alcun modo attribuito all’introduzione  della carne nella dieta: probabilmente è stata la necessità di doversi difendere dai predatori nel nuovo ambiente della savana; dalla posizione eretta che garantiva una maggiore visuale del pericolo, dall’utilizzo del pollice opponibile e del linguaggio.

Pane, Vino e Olio Santo... tutti rigorosamente avvelenati da Pesticidi o modificazioni genetiche. E il Vescovo del Pro-secco? ...ci rimarrà secco anche lui se non smette di usar pesticidi sui propri vigneti.
Perché non seguire i consigli dell'Enciclica "Laudato sì" di Papa Francesco...

 

 

Qualche notte fa alla Rai notte con il buon Mensurati, dopo li giornale radio di mezzanotte, si parlava di prosecco ...ho provato a spiegare che solo il sistema biologico risolve i problemi di mercato, salute e ambiente.
Utilizzando i fondi europei disponibili per pagare ai viticultori biologici le minori rese (fino al 40%), i maggiori costi per manodopera e cure biologiche, più un 20% per i costi burocratici, più un 30% laddove i Sindaci dichiarano i territori biologici attivando un'azione collettiva a immenso beneficio territoriale, dal momento che proprio per la disponibilità di questi fondi obbligatori e prioritari, sufficienti per tutta l'agricoltura italiana, non vi sono ostacoli di natura economica alla riconversione biologica e alla tutela della salute ambientale.

Abbiamo tutto a disposizione e non lo usiamo... Anzi, spesso usiamo questi fondi agroambientali europei per l'esatto opposto cui sono destinati, ovvero regalandoli ad agricoli che acquistano pesticidi secondo un elenco di sostanze chimiche ammesse molto superiore all'uso convenzionale, attraverso quella che viene chiamata agricoltura integrata (che dovrebbe altresì integrare tutte le tecniche alternative ai pesticidi chimici), mentre invece è una semplice lotta chimica "guidata" dagli interessi dei venditori di Pesticidi.
Pratica oltretutto obbligatoria e che pertanto non può godere di fondi agroambientali europei erogati per impegni facoltativi degli agricoltori a fronte di un beneficio ambientale e sanitario collettivo.
In osservanza all'art. 3, comma 2 della Costituzione italiana che obbliga alla rimozione degli ostacoli ai fini della realizzazione sociale dell'attività economica. Socializzando appunto i costi della riconversione biologica dell'agricoltura per il bene nostro e dei nostri figli.

15 miliardi all'anno sono disponibili per l'agricoltura italiana dal 2018 al 2020 ne bastano 7 per riconvertirla tutta alla produzione biologica Mentre, invece, tra poco solo l'Italia userà pesticidi tra Governatori del Cancro e Sindaci dei Cimiteri ...col Vescovo, innaturalmente, per l'estrema unzione.

Brindiamo alla salute dei vivi e sani con prosecco biologico per il recupero del paradiso terrestre... ...trasformato in inferno dalla stupidità umana.

Metodo scientifico rigoroso per arrivare a risultati, che sono frutto di un intenso lavoro di gruppo. È su questi binari che la scienza deve muoversi quando fa ricerca sulle cause del cancro, “fuori da ogni conflitto d’interesse”: un ragionamento che valeva quando era il fumo a essere al centro del dibattito scientifico, che vale per l’asbesto e anche per il glifosato, sulla cui pericolosità oggi ancora si discute. Anche in questo caso, a dispetto di tutto “saranno i risultati scientifici evidenti in modo chiaro a sgombrare il campo da ogni dubbio”.

Ne è convinto Kurt Straif, direttore della sezione monografie di Iarc (International agency for research on cancer), un organismo indipendente, nato nel 1965 e che oggi conta 25 paesi in cui ha sedi e che fa, appunto, dell’indipendenza della ricerca e del rigore il suo baluardo. La scuola di specializzazione di Oncologia medica del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, insieme all’Istituto Ramazzini, lo ha invitato a raccontare il lavoro della Iarc e, nello specifico, della sezione “monografie” che Straif dirige, sulle cui ricerche si basano le agenzie nazionali e internazionali della salute. Noi lo abbiamo intervistato.

Dottor Straif, lei ha detto più volte durante la sua lezione di non voler nominare quella cosa, ma crediamo che la gente abbia il diritto di sapere come finirà la battaglia sul glifosato.

Siamo scienziati ed esperti nell’identificazione delle cause del cancro e per noi il messaggio deve essere quello di sostenere le conclusioni a cui arriva il gruppo di lavoro che, in questo caso ha stabilito che il glifosato è probabilmente cancerogeno per gli umani: abbiamo una chiara evidenza nel caso degli animali, una limitata per ciò che riguarda gli uomini. Sebbene Abbiamo un’evidenza ad oggi ancora limitata sulla cancerogenicità per gli esseri umani ma sappiamo che probabilmente è dannoso. Anche i dati cosiddetti meccanici ne rilevano la tossicità. Come scienziati possiamo dire con forza che nel medio termine emergerà l’evidenza scientifica in modo netto.

Nel frattempo, cosa si fa? La Monsanto non sembra dare segni di cedimento..

Noi abbiamo cercato di comunicare a un livello scientifico, ma sono usciti articoli molto generici che criticavano il lavoro svolto da Iarc. Così abbiamo risposto spiegando che gli scienziati della Iarc si posizionano “dietro” il metodo scientifico e i risultati a cui approda il lavoro di gruppo. La mancanza di risorse ha certamente messo in difficoltà la nostra capacità di comunicare in modo diffuso e forte questi concetti affinché fossero di dominio pubblico, ma non è facile quando dietro a certe posizioni ci sono anche tanti interessi... Sono state fatte nei nostri confronti delle accuse false ma noi, ad un certo punto, invece che rispondere direttamente, abbiamo scelto di pubblicare sul nostro sito una spiegazione molto chiara per documentare come le questioni originali e i responsi originali sono stati fraintesi, manipolati contro la Iarc. Lo abbiamo fatto in un’ottica di trasparenza e chiunque può leggere.

Come ha agito la Monsanto?

Quello che ha fatto la Monsanto è stato fare uscire, ancora prima che la Iarc fosse arrivata alle conclusioni definitive del lavoro, una loro ricerca tesa proprio ad andare con forza contro le conclusioni a cui noi saremmo arrivati, mettendo insieme i loro scienziati e i loro avvocati – con l’appoggio di industrie amiche e vicine a cui hanno chiesto di sottoscrivere le loro relazioni. Hanno pianificato una strategia anticipando le valutazioni della Iarc. Ciò significa che sapevano in anticipo quale fosse l’evidenza scientifica e cosa fare contro di essa. Questo è uno dei tanti esempi. Tuttavia, sono ottimista. In fondo la terra è solo un pianeta che gira nell’universo, uno dei tanti. La ricerca deve proseguire e credo che la ragione scientifica prevarrà.

 

da il SALVAGENTE

Troppi medici specialisti furbetti che pensano più ai loro interessi che ai pazienti. Intanto, nei prossimi 5 anni i medici di base tenderanno a sparire, per mancata programmazione da parte del ministero della Sanità.

Dunque, specialisti che operano nel privato, in cliniche e studi, che quando hanno a che fare con un paziente, si preoccupano subito di come poterlo spennare, anche perché negli ospedali le cose non vanno affatto bene.

Prenotazioni che viaggiano a passo di lumaca, per cui chi può si rivolge alle strutture private, convenzionate o non.

E così capita che si vada dall’oculista, dove viene diagnosticata una cataratta, e suggerito l’intervento in una clinica dove si appoggia.

Allora si risponde che è meglio andare all’Oftalmico. La risposta è lapidare : “ ci vorrà almeno un anno prima dell’intervento”. Si risponde, facendo il finto tonto : “ Va bene, intanto mi dia le lenti più idonee alla vista”. E così, come per incanto, si ritorna a vedere perfettamente.

Per non parlare degli urologi, dove, gira e rigira, tutti vogliono subito effettuare la biopsia prostatica, per un presunto nodulo od ispessimento della superficie ghiandolare, anche in presenza di un’ecografia, che invece sentenzia di curare la prostatite, e che non vi sono presenze di noduli.

Poi, non si dice se si effettua un prelievo transrettale o con ago da altra parte ( randoom) con punture a casaccio che non servono a nulla. Però si paga. E questo è l’importante.

Ma di una eventuale cura per la prostatite, non se ne parla affatto. Qualcuno azzarda il Prostamol , sponsorizzato sui media, che però non è un curativo, ma solo paliativo, per far fare cassa alla casa farmaceutica che lo produce.

Di prodotti efficaci per la cura, invece, ne esistono, come il Prostalgene , prodotto e venduto negli Usa, come dei cerotti cinesi, prodotti in Olanda,ProstaPlast, ma non disponibili in Italia.

Dunque, ecco solo alcuni esempi di come viaggia la sanità privata, adatta più ai polli da spennare che agli esseri umani.

Intanto si è accesa la miccia sui medici di base. Nei prossimi 10 anni ne andranno in pensione 30.000 , mentre le nuove leve ammontano a 900 l’anno. Se ne deduce che mancheranno all’appello oltre 21.000 unità. Inimmaginabile? No realtà.

E gli sfasci della sanità pubblica e privata, a chi si denunciano? Manca un call center nazionale di riferimento a cui esporre denunce e malversazioni, per cui tutto continuerà a peggiorare.

Chiudiamo sulla malasanità con un ultimo caso segnalatoci qualche giorno fa. Un uomo ricoverato per rottura del femore all’ospedale di Velletri è stato tenuto su di un lettino in astanteria per sei giorni. Poi, operato, dopo due giorni è deceduto.

Le strutture sanitarie e medici, naturalmente, non pagheranno mai le loro inadempienze, come, d’altronde, anche i vertici delle banche che hanno dissanguato gli investitori, Poste comprese.

I pareri sulla cancerogenicità e genotossicità del glifosato, impiegati dalle autorità di regolamentazione europee e statunitensi, sono direttamente sponsorizzati dall’industria e contengono gravi difetti scientifici

– Tra il 2012 e il 2016 Monsanto e altre aziende dell’agribusiness hanno finanziato e promosso la pubblicazione di recensioni scientifiche che sostenessero la non cancerogenicità o genotossicità del glifosato e delle sue formulazioni. Pareri le cui conclusioni sono state falsate tramite l’omissione di dati rilevanti o la loro classificazione come “risultati casuali non significativi”. E nella maggior parte delle valutazioni, l’approccio impiegato evita accuratamente la forza probante dei dati, escludendo linee di evidenza complementari. Come se questo non bastasse a portare l’ago della bilancia a favore delle aziende, tali recensioni hanno assegnato anche un maggior peso agli studi condotti dalle industrie e non pubblicati, piuttosto che a quelli pubblicati in riviste scientifiche specializzate dopo un severo processo di valutazione (peer-reviewed). 

L’accusa arriva dal nuovo rapporto “Glyphosate and cancer: Buying science”, rilasciato oggi dall’associazione ambientalista austriaca GLOBAL 2000. Il documento, redatto con il contributo di Avaaz, BUND, Campact, CEO, GMWatch, Pesticide Action Network (PAN) e l’istituto ambientale di Monaco di Baviera, spiega come la letteratura scientifica a sostegno del controverso erbicida, sponsorizzata dall’industria di settore per mantenere la formula sul mercato, abbia influenzato i regolamenti statunitensi ed europee in materia.

A differenza dell’Agenzia di ricerca sul cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che non considera questi articoli di revisione (e che ha bollato il glifosato come “probabilmente cancerogeno”), l’Agenzia per la Protezione Ambientale USA (EPA), l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) vi fanno diretto riferimento per valutare i rischi per la salute connessi all’utilizzo di agenti pesticidi ed erbicidi. Ma la reticenza mostrata da sempre da queste  autorità alle richieste di mostrare i dati impiegati nella valutazione, ha contribuito nel tempo ad aumentare i sospetti di pesanti ingerenze da parte dell’agribusiness. 

Come sottolinea il titolo stesso del report, molti degli autori di queste recensioni hanno conflitti di interesse con l’industria o con organismi collegati al settore. Alcuni sono legati all’Istituto Internazionale di Scienze della Vita (ILSI), un’organizzazione finanziata anche da società che producono erbicidi, come Monsanto, Dow e BASF, e il cui lavoro è quello sviluppare e promuovere test e metodi di valutazione del rischio.

I produttori di glifosato hanno ingannato le autorità di regolamentazione di tutto il mondo in ogni modo per minimizzare gli effetti allarmanti del glifosato sulla salute. Il fatto che le agenzie abbiano accettato la loro ‘assistenza’ è niente di meno che uno scandalo “, spiega il biochimico Helmut Burtscher, uno degli autori dello studio.

La posizione dell’EFSA è ormai da tempo arroccata sulla non cancerogenicità del glifosato. Posizione condivisa ora anche dall’ECHA che, nella sua valutazione, classifica l’erbicida unicamente come dannoso per gli occhi e tossico per gli organismi acquatici con effetti duraturi.

Due posizioni che pesano moltissimo sulla decisione che dovrà prendere la Commissione Europea in merito al rinnovo o meno della licenza al glifosato

Le organizzazioni che presentano il report “Buying Science” sono tra i promotori dell’Iniziativa dei Cittadini Europei “Fermiamo il Glifosato” che oggi – come parte dei suoi obiettivi  – richiede alla Commissione europea di “garantire che la valutazione scientifica dei pesticidi per l’approvazione regolamentare dell’UE si basi unicamente su studi pubblicati, che siano commissionati dalle autorità pubbliche competenti anziché l’industria dei pesticidi”. “Le decisioni sul futuro del glifosato – conclude  Burtscher dovrebbero essere guidate dalla revisione indipendente delle prove da parte della IARC.”

Altra “spallata”alla Sanità : togliere l’intramoenia dagli ospedali ed affidarla alle cliniche più grandi. Ma non solo, si va verso la Sanità gratuita per gli immigrati , mentre gli italiani pagano ticket e superticket. Dunque ,dopo la chiusura della guardia medica notturna e l’accorpamento dei medici di base, che dovrebbero essere disponibili fino alla mezzanotte ( cosa che avviene in rarissimi casi, ed il ministero della Salute se ne guarda bene da effettuare controlli ), ecco l’ennesimo colpo di genio della ministra Lorenzin, a cui le Regioni dovrebbero adeguarsi, e sembra che già la regione Lazio abbia dato l’ok.

La chiusura dell’intramoenia negli ospedali sarebbe dovuta alla mancanza di disponibilità di camere, per cui si è pensato, guarda caso,di chiamare in causa le grandi cliniche, proprio per far spazio all’intramoenia. 

C’è da segnalare, inoltre, che non si costruiscono più ospedali e, bene che vada, si mette qualche pezza a quelli già esistenti.

Poi si rileva che i pronti soccorso sono ridotti al lumicino , quanto a personale e posti letto.

E così i pazienti rimangono a lungo sulle barelle della Croce Rossa, a sedere, od addirittura sdraiati per terra.

Basti pensare che al S. Spirito di Roma, a due passi dal Vaticano, grazie ai tagli, al pronto soccorso operano quattro medici ed un radiologo, mentre l’otorinolaringoiatra è presente in ospedale solo due ore,dalle 8,30 alle 10,30, per poi proseguire in altre strutture sanitarie.

Ed anche al fate Bene Fratelli, le cose non vanno meglio. Manca l’otorinolaringoiatra, ma all’occorrenza, se necessita c’è una lista di specialisti da chiamare per trovarne uno disponibile.

Dunque, la Sanità pubblica è “alla frutta”, eccettuate alcune eccellenze, soprattutto private, come il Gemelli ed il Bambin Gesù.

Certo è che i medici ospedalieri, oltre che insufficienti sono anche mal pagati. Si pensi che uno specialista con un’esperienza trentennale percepisce 3.200 euro al mese, spesso con sovraccarichi di lavoro.

Di contro, se la prendono comoda i medici di base, che percepiscono, per chi sfiora i 1500 pazienti, oltre 10.000 euro al mese. Una follia per ciò che fanno, meglio, per ciò che non fanno, senza alcuna responsabilità, e con orari esterni che nessuno controlla. Nella sostanza, il medico di base prescrive lo specialista e le ricette, a partire da aspirina e tachipirina come soluzione di ogni male.

Capita così di avere un dolore al fegato e dal cilindro magico esce la prescrizione di un’aspirina. Oppure si dice che il naso sanguina copiosamente da alcuni giorni, e si prescrive l’otorinolaringoiatra, quando invece si tratta di una piccola rottura all’aorta nasale, dovuta all’alta pressione. Ma di misurarla, anche su richiesta del paziente, non se ne parla.

Infine, orari di studio sempre più risicati e su appuntamento, perché il resto del tempo serve per effettuare le visite a casa. Di chi? Non esiste un elenco di chi si è andato a visitare, così anche in caso di un eventuale controllo, non si sa dove il medico si è recato.

Conclusione: la Lorenzin prima se ne va e meglio è per tutti.

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