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Health (144)

 

La dieta migliore è quella che non si fa

 

Negli ultimi anni imperversa un numero impressionante di diete proposte da personaggi che, tranne poche eccezioni, hanno poco o nulla a che fare con la scienza dietologica: furbastri che si arricchiscono  sfruttando l’ignoranza assai diffusa in fatto nutrizionale. E così c’è - La dieta Hig-Protein Low-Card, che prevede molte proteine e pochi carboidrati.

- La dieta Pritikin che utilizza percentuali molto elevate di carboidrati (circa il 76 % delle calorie giornaliere) a fronte di quantità ridottissime di lipidi.

- La dieta Atkins iperproteica, iperlipidica e a basso apporto di carboidrati.

- La dieta a Punti che assegna ai vari alimenti un punteggio che non bisogna superare a fine giornata.

- La dieta Beverly Hills con uno scarsissimo apporto di proteine e lipidi, che dura un mese e varia ogni settimana.

- La dieta Ornish, che propone una dieta vegetariana povera di grassi e ricchissima di carboidrati.

- La dieta del Minestrone che prevede minestroni, verdura e succhi di frutta in quantità industriali.

- La dieta dei Gruppi Sanguigni che differenzia l’alimentazione in base al gruppo sanguigno delle persone: 0, A, B, AB.

- La dieta Biogenic che suddivide i cibi in 4 gruppi in ordine decrescente di energia.

- La Crono Dieta che si basa sulla capacità dell’organismo di assimilare i nutrienti a seconda del momento della giornata.

- La dieta a Zona con una quota di carboidrati molto bassa e l’apporto di grassi e proteine del 30% delle calorie giornaliere.

- La dieta del Gelato con un gelato e una porzione di frutta al posto del pranzo.

- La dieta del Panino previsto al posto del pranzo, un tramezzino o un toast.

- La dieta Messegué che autorizza a mangiare per 6 giorni alla settimana in modo libero e poi stare a dieta al settimo giorno.

- La dieta del Pompelmo che prpone il consumo di mezzo pompelmo prima di ogni pasto.

- La dieta dell’Uovo Sodo che autorizza a mangiare in quantità illimitata un solo qualunque alimento.

- Poi c’è la dieta dell’Indice Glicemico, la dieta South Beach, la Dieta in Rete ecc. ecc.

In sostanza c’è una dieta per ogni esigenza per gente vorrebbe dimagrire senza rinunciare a nulla, o perdere peso continuando a mangiare quel che si vuole. Ma specialmente in questo campo non è possibile  avere “la botte piena e la moglie ubriaca”: o l’una o l’altra. Le tremende immagini di prigionieri nei campi di concentramento o delle popolazioni indigenti del Terzo Mondo sconfessano qualunque attenuante: il solo modo per dimagrire è... quello di non mangiare.

In tutto questo pullulare di soluzioni “miracolose” è come se l’umanità fosse impegnata a cercare la sua dieta ideale; come se il leone carnivoro o la mucca erbivora cercassero la loro dieta ottimale. Mai che   qualcuno degli autori delle diete più note o dei nutrizionisti televisivi si domandasse quale sia l’alimentazione adatta all’essere umano prevista da madre natura; cioè capire per quale carburante è stato progettato l’essere umano.

Si sa, ogni persona ha esigenze nutrizionali diverse a seconda dello stile di vita, della latitudine in cui vive, del lavoro e dell’attività fisica che svolge, ma per tutti gli esseri umani, ed in misure adeguate,  l’alimentazione deve comprendere: vitamine, minerali, proteine, grassi, zuccheri, oligoelementi, fibra ed acqua. Qualunque dieta che non prevede questi fondamentali macro e micro nutrienti è da considerare dannosa.

Spesso le diete improvvisate hanno effetti collaterali molto gravi, specialmente in chi ha una fragile situazione psichica. Per esempio, tutte le diete ipocaloriche fanno dimagrire, anche le più banali, ma privano  l’organismo dei nutrienti necessari e lo condannano al deperimento.

L’antropologia, l’anatomia comparata, lo studio degli istinti, l’immunologia ed altro ancora dimostrano chiaramente che l’uomo appartiene all’ordine dei primati, alla classe dei mammiferi, al genere homo, alla specie homo sapiens, alla categoria dei frugivori di conseguenza la sua dieta ideale dovrebbe essere frugivora, cioè fatta di frutta, ortaggi, legumi, semi e radici. A questo è da aggiungere la necessaria attività fisica, il variare il più possibile gli alimenti, possibilmente biologici, integrali e di stagione, consumando 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura ( possibilmente cruda), e masticare a lungo: più si mastica meno si mangia.

Appurato questo tutto diventa più facile in fatto nutrizionale, ricordando che la buona salute dei vegani viene non da ciò che mangiano ma da ciò che escludono dalla dieta, cioè tutti gli alimenti di origine animale e loro derivati, prodotti denaturati, industriali e raffinati.

La mia logica mi induce a credere che la principale causa di obesità è da ricercare nel consumo di cibi spazzatura che essendo scarsi, o privi del tutto, di nutrienti l’organismo richiede un quantitativo maggiore di  alimenti nel tentativo di disporre di quelli necessari che troverebbe in un quantitativo minore se biologici ed integrali. Inoltre, l’organismo trattiene liquidi per diluire le tossine in circolo indotte dai cibi innaturali.

Fino a quando gli esseri umani si nutriranno come le belve si comporteranno come le belve.

I continui episodi di improvvisa violenza che si stanno verificando in Italia, e non solo, non hanno precedenti nella storia recente. Non passa giorno che non si registri una esplosione di follia con efferati omicidi di cui le vittime sono quasi sempre le donne e i minori.

Questa lunga catena di delitti, in apparenza inspiegabili, riconduce il problema al fenomeno di pochi anni fa della cosiddetta mucca pazza diventata tale perché alimentata con residui di carnami contrari alla sua natura di animale erbivoro. L’identico effetto non lo si può non associare all’essere umano per sua natura frugivoro. Mai l’umanità ha consumato quantitativi di carne come in questo periodo storico. E siccome la carne è un alimento adatto agli animali predatori, serve a dar loro la necessaria aggressività per uccidere la vittima: la logica vuole che se gli  umani consumano questa sostanza (incompatibile con la loro struttura anatomica) è probabile che si verifichino i medesimi effetti e di conseguenza avranno di un comportamento aggressivo e violento.

Se una persona si nutre di alimenti scarsi di un determinato principio nutritivo, (per esempio di piante coltivate su un terreno povero di un certo minerale), anche il suo organismo accuserà la stessa carenza e questa si riflette inevitabilmente sulle funzioni del suo organismo. Ogni nutriente può far funzionare meglio o peggio un organo del corpo e di conseguenza l’intero organismo. Il nostro cervello è una macchina che funziona prevalentemente a glucosio, se manca tale nutriente funzionerà male, con le conseguenze che si immaginano.

Vi sono aminoacidi (come la tirosina, di cui sono ricchi i prodotti animali) che favoriscono la concentrazione nel cervello dei neurotrasmettitori dopamina e adrenalina i quali inclinano l’individuo alla competizione, alla litigiosità, all’aggressione, alla violenza (gli yogi indiani sostengono che i carnivori non possono mai raggiungere l’estasi). Anche la fenilalanina, di cui sono ricchi le carni, i formaggi ed anche i legumi, e un eccesso di zuccheri e di colesterolo nel sangue risultano essere tra i maggiori imputati.

Per contro altri principi nutritivi presenti principalmente nei prodotti vegetali, in virtù del loro altro contenuto in amidi e fibra consentono la concentrazione di triptofano nel cervello consentendone la trasformazione in serotonina, neurotrasmettitore che favorisce uno stato di calma, di serenità, di socievolezza la di empatia, di disponibilità verso gli altri.
Anche l’ossitocina, ormone dell’amore, predispone all’ empatia, alla fiducia negli altri. In sostanza, è possibile aumentare o diminuire certe funzioni cerebrali, introducendo con la dieta certi aminoacidi in misura maggiore o minore di altri.

E’ documentato che grassi di origine animale, zuccheri e carboidrati raffinati compromettono la salute del cervello, mentre una dieta vegana svolge un’azione protettiva. Due importanti cardiologi (Michael Cooper e Michael Agent) hanno dimostrato come la meditazione è in grado di abbassare di un terzo il livello di colesterolo nel sangue: e se la mente è in grado di condizionare la materia allo stesso modo la materia (il cibo) è in grado di condizionare il pensiero e di conseguenza la condotta dell’individuo. In sostanza, siccome ogni cibo entra in relazione con la  nostra coscienza e con la nostra mente, modificando la dieta si influisce anche sulle emozioni e sul comportamento della persona.

La cattiva alimentazione impoverisce le facoltà cognitive e favorisce la demenza. La droga rende apatici, assenti, modifica il pensiero e il comportamento delle persone. Il profumo inebria, calma e rilassa. Traumi in specifiche zone del cervello ledono specifiche funzioni. Certi settori del cervello coinvolti in processi emotivi lo sono anche nella elaborazione dei pensieri. Differenti emozioni attivano differenti zone del cervello e viceversa.

Studiosi dell’University of California hanno dimostrato che anche i batteri presenti nell’intestino possono modificare alcune funzioni psichiche; in sostanza si può modificare lo stato psichico dell’uomo utilizzando specifici alimenti (intuizioni che risalgono ad Ippocrate). Modificando la flora batterica intestinale si possono influenzare le risposte psichiche, e con esse migliorare o peggiorare determinati comportamenti.

Anche gli stati d’animo e le emozioni si riflettono su tutte le cellule e le funzioni del corpo. Le emozioni negative generano disarmonia nelle funzioni fisiche e alterano i battiti cardiaci. Sentimenti come l’odio, la gelosia, la paura se persistono possono arrivare a provocare dei  cambiamenti organici e quindi delle vere malattie. I capelli di una donna belga condannata a morte dai tedeschi divennero improvvisamente bianchi nella notte precedente l’esecuzione. Non solo la mente ma anche la coscienza umana è un’energia capace di modificare il mondo fisico.

La meditazione, la preghiera, giocano ruoli determinanti nei processi di guarigione. La mente ha il potere di attivare le difese immunitarie dell’organismo ed operare la guarigione. Un terzo delle persone guarisce attivando il potere della mente. Un atteggiamento attivo nei confronti della malattia influenza pesantemente il decorso. Anche l’ipnosi risulta essere un potente mezzo di guarigione. Gli esperimenti placebo sono una realtà riconosciuta anche dalla medicina ufficiale. Addirittura mente e cuore possono interagire al di fuori della dimensione spazio e tempo.

Seneca faceva notare che tra i mangiatori di carne si trovano i tiranni, gli organizzatori di eccidi, di faide e di guerre fratricide, i mandanti di assassinii, gli schiavisti, mentre coloro che si nutrono dei frutti della terra sono caratterizzati da comportamenti miti e socievoli. E Porfirio  scriveva: “Non è tra i mangiatori di vegetali ma tra i mangiatori di carne che si trovano gli assassini, i ladri, i tiranni. Il regime vegetali più di ogni altro è adatto a dare una salute perfetta e una mente riflessiva e filosofica”. Rousseau: “Comunque si voglia spiegare il fenomeno, è certo che i mangiatori di carne sono in genere feroci e crudeli più degli altri uomini. E’ quindi necessario non abituare i bambini a nutrirsi di carne, se non per la loro salute almeno per il loro carattere”. Lamartine: “Sonoconvinto che uccidere gli animali per nutrirsi della loro carne sia una delle disgrazie della razza umana. Io credo che queste immolazioni questo appetito di sangue, questa vista di carni palpitanti, siano fatti per rendere il cuore più duro e brutale”.Questo l’aveva intuito già Platone, vegetariano, che consentiva il consumo di carne solo ai soldati che partivano per la guerra.

Le popolazioni, o le comunità più pacifiche e miti, sono quelle che hanno escluso la carne dalla loro dieta, come gli Hunza del Kashmir, i russi del Caucaso, gli indiani del Toda e dello Yucatan (centro America), i Vilcabamba nell’antico Perù, gli indigeni del Monte Hagen nella Nuova Guinea, i Carani Guaranti dell’America del Sud, certe tribù dell’Africa o gruppi di Indios del Brasile nord-occidentale o gli Indios Piaroa in Venezuela. In questi non c’è traccia di aggressività e di violenza e l’odio è sconosciuto.

Si grida allo scandalo quando un bambino di genitori vegani(?) viene ricoverato per ragioni di salute, dimenticando che in Italia ogni anno circa 2400 bambini (cioè circa 500 mila bambini) figli di genitori onnivori muoiono ogni anno per infezioni, malattie varie, traumi, violenza, maltrattamento ecc. Naturalmente di questo nessuno ne parla.

Quei genitori che fanno ammalare i loro bambini a causa di una cattiva o inappropriata alimentazione non centrano nulla con la cultura vegan: sono solo degli elementi anomali che non hanno raggiunto la maturità necessaria che richiede la conoscenza scientifica delle necessità nutrizionali dell’adulto e del bambino. La dieta vegetale è in grado di assicurare tutti i nutrienti necessari, come confermato dalla stessa American Dietitic Association: “Tutte le diete vegetariane, comprese quelle vegane, correttamente pianificate sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e possono apportare benefici nella prevenzione e nel  trattamento di alcune patologie.”.

Diversamente occorrerebbe dimostrare che la malattia è correlabile alla mancanza di nutrienti reperibili solo nei prodotti carnei. La carenza di vitamina B12 è la sola che può costituire pericolo, ma facilmente arginabile attraverso integratori, senza incorrere agli effetti collaterali dei prodotti carnei.

Alcuni ritengono ingiusto imporre al bambino una dieta vegan; noi riteniamo ingiusto e irresponsabile imporre l’alimentazione onnivora ai bambini. Noi portiamo la testimonianza di molti bambini e adolescenti, nati da genitori vegan, che godono ottima salute, e questo ci spinge a dare ai nostri bambini l’alimentazione prevista dalla natura per noi frugivori come la più adatta a garantire loro una vita sana e felice.

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I MIRACOLI DELLA DIETA VEGAN

Uno studio della Oxford University pubblicato dalla rivista Pnas, ha calcolato i benefici della dieta vegan, in termini di salute e di economia.

E’ emerso che se tutto il mondo adottasse una dieta strettamente vegana si risparmierebbero 8,1 milioni di morti premature da qui al 2050, dovute soprattutto alle minori malattie cardiovascolari, ma anche a tumori e patologie correlate all’obesità. I benefici economici (solo) per i sistemi sanitari, poi, andrebbero da 700 a 1000 miliardi di dollari l’anno.

(Dalla rivista Optima Salute, mensile diffuso in farmacia nel giugno 2016)

- perché contiene ptomaine, sostanze tossiche che si sviluppano dagli organismi in via di decomposizione: cadaverina, putrescina, istamina, indolo, scatolo, fenoli, ammoniaca ecc.

- perché la carne genera radicali liberi (a questi sono collegati ad almeno 50 diverse gravi patologie);

- perché le proteine della carne bloccano l’utilizzo della vitamina D, provocano concentrazione di calcio e di ossalati nei reni e questo favorisce la formazione di calcoli;

- perché la carne genera carenza di enzimi e di vitamine, aumento di colesterolo, acidificazione della matrice extracellulare, prelazione di calcio, uricemia, ipertensione, gotta, abbassamento delle difese immunitarie;

- perché le proteine della carne sono altamente acidificanti e l’acidità riduce la capacità dell’organismo di produrre enzimi ed ormoni, e senza enzimi non si digerisce: nessuna attività biochimica è possibile;

- più proteine si ingeriscono più l’organismo ha necessità di vitamina B12;

- la putrefazione della carne nell’intestino impedisce il fattore intrinseco e ritarda la formazione della vitamina B12;

- perché carne e pesci risultano inquinati da 10 a 70 volte più dei vegetali;

- perché la carne genera leucocitosi digestiva, cioè aumento anomalo di globuli bianchi nel sangue, situazione che si verifica in ogni infiammazione, segno che l’organismo considera la carne ed il cibo cotto come un aggressore;

- perché la carne genera aumento di colesterolo;

- perché ha effetto dopante: stimola e poi causa successiva depressione di Energia;

- l’omocisteina aumenta con le proteine e può essere causa di demenza, depressione, malattie cardiovascolari, cancro;

- perché per digerire la carne l’organismo sottrae minerali e vitamine;

- perché gli aminoacidi solforati della carne sottraggono calcio, potassio e magnesio all’organismo;

- perché il 70% delle fratture ossee è dovuto ad un eccesso di proteine (che sottraggono calcio ed altri minerali alcalinizzanti);

- Gilbert e Dominicé, due ricercatori belgi, affermano che la carne fa aumentare i germi patogeni nell’intestino portandoli da 2.000 a 70.000 per millimetro cubo;

- perché la carne fa aumentare i livelli dell’aminoacido tirosina e l’accumulo nel cervello dopamina e adrenalina, neurotrasmettitor responsabili della grinta e dell’aggressività tipica degli animali predatori, con  conseguente nascita di un comportamento energico, aggressivo e violento;

- perché abitua alla logica della violenza, della soppressione del più debole, al disprezzo della vita e dell’altrui sofferenza;

- perché spegne il senso della pietà, della compassione e preclude L’evoluzione dello spirito.

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“Coloro che uccidono gli animali e ne mangiano le carni saranno più inclini dei vegetariani a massacrare i propri simili”. (Pitagora)

Per Rai, Mediaset e le altre televisioni pubbliche, i risultati scientifici dei 22 esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, provenienti da 10 diversi paesi e gli 800 dossier prodotti, sono carta straccia, dati senza
valore: tempo e risorse spesi inutilmente. Loro continuano a fare quello che vogliono, perché il dio denaro versato nelle loro casse dalle lobby degli allevatori, macellatori di animali e dall’industria chimico-farmaceutica, è più forte di qualunque senso di onesta responsabilità verso il sociale.

Come può essere permesso che la televisione di Stato, e le televisioni pubbliche, sponsorizzino prodotti scientificamente causa delle peggiori patologie umane? Come è possibile che si dica, giustamente, ogni male
possibile del fumo di sigaretta, delle droghe e dell’alcol mentre per il consumo di carne, che causa più malattie e morti dei tre precedenti imputati messi assieme, se ne favorisca addirittura il consumo?

Se ne infischiano Rai e Mediaset di quanto dice sia l’art.32 della nostra Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”; sia l’art. 444 del CP che recita: “Chiunque detiene per il commercio, pone in commercio ovvero distribuisce per il consumo sostanze destinate all’alimentazione, non contraffatte né adulterate, ma pericolose alla salute pubblica, è punito...”

Tutto questo è scandaloso. Non è tollerabile che i media stimolino, con i loro spot pubblicitari, la popolazione a consumare insaccati, carni rosse e lavorate, come prosciutti, mortadelle, carne in scatola, wurstel ecc., pur avendo la certezza del danno che producono. Come può la Magistratura permettere tutto questo? Possibile che nessun magistrato abbia il coraggio di prendere provvedimenti contro i generatori di malattie,
sofferenze e morte e impedire la pubblicizzazione non solo di prodotti carnei ma di ogni altro prodotto scientificamente riconosciuto nocivo per la vita delle persone e dell’ambiente?

AL DIRETTORE DE IL FOGLIO, CLAUDIO CERASA

 

Un vergognoso articolo in prima pagina sul “Il Foglio” di sabato 12 e domenica 13 marzo a firma di Camillo Langone il quale condanna aspramente la

scelta vegan come una tendenza che mette in pericolo le tradizioni culinarie. Per Langone la carne è libertà di espressione, è tradizione e cultura e ognuno deve essere libero di mangiare quello che vuole (ammesso che riesca a mettere da parte la sua coscienza e dimostrare di conoscere gli effetti prodotti di tale primordiale, cruenta, disumana e lesiva abitudine).

In simili reazioni c’è la palese paura che qualcosa o qualcuno possa influire sulle innovazioni fino a rischiare di sottrarre un piacere al quale non si vorrebbe rinunciare, a costo di un cancro, quando non c’è la pressione delle lobby agro zootecniche alimentari di veder ridotti i loro lucrosi guadagni; senza pensare che ad ogni eventuale macelleria che chiude si apre inevitabilmente un negozio di frutta e verdura, a beneficio non solo della salute umana, degli animali, della coscienza, dell’ambiente, dell’economia e, non per ultimo, della fame nel mondo.

Ma si sa, la cultura vegan è per menti più aperte, è per coscienze più vaste, responsabili e lungimiranti, non è per i nostalgici della violenza, del sangue e dei campi di sterminio (leggi mattatoi).

Dopo la dichiarazione di cancerogenicità della carne da parte dell’OMS sostenere, invogliare a consumare carne ci si rende responsabili di tentato  genocidio. Ma si rassegni Camillo Langone, la sua visione delle cose appartiene allo stato di primordiale esistenza dell’umano, il tempo in cui per vivere si imitavano gli animali predatori, uno stato di necessità che però ha reso l’animo umano insensibile al dolore del prossimo, che lo ha abituato alla  soppressione dell’altro, all’indifferenza verso la sofferenza altrui, al disprezzo della vita in senso lato: da allora gli umani pagano le terribile conseguenze con la violenza, le guerre, le malattie. Si rassegni Langone, l’evoluzione dell’intelligenza e dalla coscienza umana è una realtà inarrestabile e tra non molto, tutti guarderanno con orrore a chi considerava normale, giusto e lecito uccidere animali e mangiarseli cucinati.

Langone è tra quelli che prendono dalla Bibbia solo ciò che serve a giustificare le proprie visioni (ed è per questo che nel corso della storia la religione cattolica si è macchiata di crimini inenarrabili) tralasciando, per es. il fatto che in Gen. 1,29 Dio dà un preciso comando ad essere vegetariani: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e ogni albero in cui è frutto…saranno il vostro cibo…” e che Gesù nell’Evangelo della Pace secondo l’apostolo Giovanni delle chiese cristiane d’Oriente (originale in aramaico del 3° sec. d.C. Bibl. Vat. 156-P) afferma: “Io in verità colui che uccide uccide se stesso e colui che mangia la carne degli animali abbattuti mangia un corpo di morte. Io vi chiederò conto del loro sangue spumeggiante, il loro sangue nel quale dimora l’anima. Io vi chiederò conto di ogni animale ucciso”. Dimentica che il Padreterno, deluso della malvagità umana, autorizza gli umani non solo a mangiare animali ma a scannarsi a vicenda nelle successive guerre di conquista. Dimentica che probabilmente alcune parti dei Vangeli non riportano il vero pensiero di Cristo dal momento che “…non ciò che entra nella bocca contamina l’uomo…” contamina è come l’uomo dal momento che contamina non solo il suo corpo ma la sua mente e la sua coscienza. Ma lui si sente cristiano perché la sua religione lo autorizza e lo assolve da qualunque violenza nei confronti del mondo animale.

Ci ripensi il Direttore a dare spazio nel suo Giornale ad articoli così insensati e contro l’evoluzione civile, morale e spirituale delle nuove generazioni. E in attesa di un contro/ articolo, se non altro per spirito di democrazia e par condition da parte della cultura vegan, mi asterrò di acquistare il suo giornale e inviterò amici e parenti a fare altrettanto.

 

Franco Libero Manco

 

Giù le mani dal mio piatto! Manifesto della libertà di alimentazione

 

Ogni persona mangiando esprime quello che è e ciò a cui appartiene. Dobbiamo difenderci dallo stato dietista che vieta cibi per compiacere vegani,  animalisti e burocrati di Bruxelles: c’è in gioco la nostra libertà di <http://www.ilfoglio.it/camillo-langone___3-f-fa-46_c150.htm> Camillo

Langone | 12 Marzo 2016 ore 06:18

 

La libertà di alimentazione è il pezzo più gustoso della libertà di espressione. Io mangiando l’agnello pasquale esprimo il mio essere cristiano, mangiando pesto di cavallo esprimo il mio essere parmigiano, bevendo vino esprimo il mio legame con la terra che prima di chiamarsi Italia si chiamò Enotria, e   quando riesco a mettere le mani su una bottiglia di vero assenzio ecco che posso esprimere appieno il mio discepolato verso Baudelaire. E’ un discorso che vale per millanta ingredienti e tante appartenenze: chi mangia tofu esprime il suo vegetarianesimo, chi compra cibi halal esprime il suo islamismo, chi beve il caffé del commercio equosolidale esprime il suo comunismo, chi ordina Martini Cocktail esprime il suo bondismo, e potrei andare avanti a lungo. Dispensa e frigorifero mi descrivono quanto la libreria, fra gli scaffali di cucina e quelli dello studio ci sono nessi evidenti, lì c’è il Lambrusco e qui  Guareschi, lì la ricotta forte e qui Scotellaro, lì i ceci e qui Orazio, lì la piadina e qui Pascoli, lì il foie gras e qui Dumas… Mettere all’indice un cibo equivale a

mettere all’indice un libro con la differenza che di libri proibiti quasi non ne esistono più (in Germania hanno appena rimesso in circolazione il “Mein kampf”) mentre la lista dei cibi ufficialmente o ufficiosamente vietati si allunga di continuo.

Dei tanti elementi che costituiscono la libertà di espressione, la libertà di alimentazione è l’unico universalmente accessibile: pochi sono capaci di scrivere un romanzo, di dipingere un quadro, di comporre una canzone, di girare un film, tutti invece sono capaci di mangiare. Pertanto i continui attentati alla libertà di alimentazione sono perfino più gravi di quelli alla libertà di espressione comunemente intesa. Sono più classisti: un colto può consolarsi  leggendo Grimod de La Reynière o Anthony Bourdain, un ricco può prendere l’aereo e cenare in un paese libero anche dal punto di vista alimentare, ad esempio il Giappone, mentre chi non possiede né soldi né cultura deve adattarsi senza fiatare ai cibi permessi dallo stato dietista.

C’è in giro voglia di stato impiccione, di stato etico, seguendo una parabola che va da Hegel a Debora Serracchiani, dal filosofo per cui “lo Stato è la realtà dell’idea etica, i singoli hanno il dovere supremo di appartenere allo Stato” alla presidentessa secondo la quale “noi non possiamo pensare solo all’economia ma abbiamo il dovere morale di pensare anche alla crescita morale di questo paese”. Alle menti servili non dispiace, anzi, che conti correnti e menù vengano monitorati dall’alto, e le menti servili pullulano ovunque, come si evince dal fatto che la censura alimentare non conosce destra e sinistra: la lunga, ingombrante presenza nel partito berlusconiano della pasionaria animalista Michela Vittoria Brambilla, nemica della ricerca scientifica e autrice di proposte di legge per vietare il consumo di cavallo e coniglio (due anni di carcere ai trasgressori), dimostra che la libertà non è di questo liberalismo.

 

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<http://www.ilfoglio.it/articoli/2016/03/08/nella-mente-a-km-zero___1-v-1391 90-rubriche_c301.htm> Nella mente a km zero <http://www.ilfoglio.it/scienza/2016/03/11/vegani-evolvetevi-uno-studio-di-nature-spiega-che-senza-carne-siamo-scimmie___1-v-139283-rubriche_c122.htm>

Vegani, evolvetevi! Uno studio di Nature spiega che senza carne siamo scimmie. La libertà di alimentazione è un pezzo della libertà di cultura, proibire un ingrediente per compiacere le signore vegane o i burocrati di Bruxelles è come coprire una statua classica per compiacere un teocrate iraniano. Un  grande critico gastronomico spagnolo, Rafael García Santos, ha colto nel segno con questa doppia, felice definizione: “L’alta cucina è arte creativa e la cucina tradizionale è cultura”. Entrambe le facce della medaglia gastronomica meritano pertanto di essere difese dai braghettoni, dai liberticidi, e nelle costituzioni di tutto il mondo abbondano gli articoli che sembrano scritti all’uopo. Ma la Carta non serve finché non diventa carne. Secondo la Costituzione italiana “l’arte e la scienza sono libere”, inoltre “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura”, e sono espressioni finanche eccessive perché  basterebbe che la Repubblica non ostacolasse coi suoi innumerevoli lacci e lacciuoli il lavoro dei produttori e dei ristoratori, e che non omettesse di difendere dalla violenza animalista i cuochi come Cracco che insistono a cucinare il piccione. Si capisce che i proibizionisti alimentari non minano soltanto la tradizione, il patrimonio identitario costituito da ricette avite e riti della tavola, ma pure l’innovazione. Quando Bottura tirò fuori dal cilindro le uova

embrionali ebbi paura per lui, temetti una visita dei Nas che poi arrivarono davvero anche se per altro motivo: i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni, che forse avevano perso gli indirizzi dei ristoranti cinesi, proprio da lui cercarono additivi venefici. Naturalmente non trovarono nessun veleno e non riuscirono a multarlo ma intanto avevano scatenato le televisioni e i coglioni: Bottura usa additivi! Certo, usava e probabilmente usa ancora l’agar agar, addensante ricavato dalle alghe, più pacifico della colla di pesce usata dalla nonna per rendere consistente la panna cotta.

La libertà di alimentazione è ovviamente un pezzo della libertà di culto, non esiste religione vecchia o nuova che non si nutra di prescrizioni alimentari, salvo l’unica vera religione il cui fondatore così parlò: “Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!”. Impuri sono dunque i moralismi vegani a cui nessun cristiano deve piegarsi perché Cristo, modello perfetto, era onnivoro: a Pasqua mangiò agnello e dopo la resurrezione, a Emmaus, ebbe voglia di pesce arrosto. Impuri e impostori, come scrive san Paolo nella prima lettera a Timoteo:  “Impostori imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha creato per essere mangiati. Tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi”. L’ortoressia, che è l’ossessione, ammalante, per il nutrizionalmente corretto, occupa gli spazi lasciati vuoti dall’ortodossia. Colpa dei preti che parlano di tutto l’opinabile ma non dell’indiscutibile liberazione dai tabù alimentari realizzata da Cristo, e molto di rado ricordano l’oppressione che il cristianesimo subisce nei paesi dove i proibizionisti alimentari hanno il potere assoluto, come l’Arabia Saudita in cui il possesso di vino implica arresti e frustate e dunque l’eucarestia è illegale. Non lo dicono i preti, non lo dice nessuno, bisogna pertanto dirlo qui: animalisti e wahabiti hanno qualcosa in comune, il medesimo vizio di mettere le mani nel piatto e nel bicchiere altrui.

La libertà prima che un diritto è un dovere, ci ha insegnato Oriana Fallaci, quindi abbiamo il dovere di non sottometterci ai politici e ai fanatici che vogliono imporci il loro credo alimentare. L’inviolabilità del domicilio fissata nell’articolo 14 della Costituzione va estesa al frigorifero, a tavola ogni uomo dev’essere libero di ubbidire a Dio (“Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo”, Genesi 9,3) o al proprio edonismo, e se la gola è un vizio va considerata materia di confessione e non di legislazione.

Resistere ai proibizionisti alimentari è indispensabile per salvare la tradizione dalla completa distruzione e l’innovazione dalla metastasi normativa, per difendere gli artigiani, gli agricoltori, i distillatori, gli allevatori, le identità nazionali, regionali e comunali, gli orti, i macelli, le cantine, le malghe, le trattorie, i laboratori, la varietà dei sapori e dei piaceri, la dignità e lo statuto dell’uomo.

Quando ho visto la notizia che, nel 2015, la popolazione residente italiana è diminuita di 139 mila unità, ho capito subito che era successo qualcosa di inedito su entrambi i fronti che determinano in larga parte questo saldo e, cioè, il numero dei nati che si portano al di sotto della soglia psicologica delle 500 mila unità e quello dei decessi, il cosiddetto saldo naturale che si porta sempre nel 2015 a 165 mila unità, un numero che ha fatto dire a molti commentatori che si tratta di valori compatibili con una guerra ed è su questo ultimo dato che soffermerò la mia attenzione in quanto si tratta del dato più strutturale, in quanto è la maggiore determinante del fatto che la popolazione di cittadinanza italiana si è portata l'anno scorso a 55,6 milioni, con una perdita di 179 mila residenti.

La determinante maggiore dell'incremento dello sbilancio del saldo naturale è dato dal numero dei decessi che sono stati 653 mila, con una crescita di poco inferiore al 10 per cento rispetto al 2014, un numero che porta il tasso di mortalità al 10,7 per mille che, come nota il comunicato ufficiale dell'ISTAT, è il più alto dal secondo dopoguerra in poi, con l'aumento di mortalità che risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni).
Nello stesso tempo continua il fenomeno dello sciopero delle culle con i nati che si portano al di sotto della soglia psicologica delle 500 mila unità, 15 mila in meno del 2014 e che si porta a 488 mila unità, un nuovo minimo storico dall'Unità d'Italia, un valore su cui si potrebbe ragionare per diverse puntate del diario, ma che qui viene trattato solo di striscio.
Ma il capitolo più interessante è quello dell'inversione di tendenza nell'aspettativa di vita che perde due mesi per gli uomini e tre mesi per le donne, un dato che mette in crisi il continuo allungamento dell'età necessaria per andare in pensione, anche se ho qualche dubbio che verrà preso correttamente in esame.

Ma quello che più preoccupa è il crollo dell'aspettativa di vita in salute che a partire dal 2007, secondo dati EUROSTAT, ha registrato un vero e proprio crollo passando da valori superiori ai 70 anni sia per gli uomini che per le donne a dati che superano di pochissimo i 60, con un sorpasso degli uomini sulle donne che è davvero stupefacente, un crollo questo che gli istituti di statistica non sanno spiegarsi, così come nessuno sa dire perché in un anno climaticamente normale ci siano stati 54 mila decessi in più!

Non v’è nutrizionista che in televisione non esalti e raccomandi l’adozione della dieta mediterranea come la più salutare che ha collocato al secondo o terzo posto l’Italia per longevità (che non sempre è sinonimo di benessere). L’elenco delle sostanze alimentari considerate sono: frutta, verdura, cereali, legumi e pesce. E considerando che il pesce non è un alimento necessario alla salute umana (come testimonia l’eccellente salute dei vegetariani), e considerato che le stesse popolazioni mediterranee ne facevano un uso relativo, praticamente quando si parla di benefici della dieta mediterranea implicitamente si sta parlando di dieta vegetariana; ma certi nutrizionisti se ne guardano bene dal farsi fautori di tale dieta, dal momento che considerano i prodotti animali come necessari alla salute umana.

Ma anche il saltuario consumo di prodotti di derivazione animale (in tempi in cui era già tanto riuscire a sfamarsi), incideva (ed incide) negativamente sulla salute umana, anche se i prodotti erano genuini, per il semplice fatto che restano pur sempre prodotti incompatibili con la nostra natura. I benefici della cosiddetta dieta mediterranea derivano dalla riduzione del consumo di prodotti animali secondo la regola inversamente proporzionale: meno se ne usano e più aumenta la salute.

Inoltre, quella comunemente considerata dieta mediterranea non è mai stata la dieta dei popoli contadini perché oltre a frutta, verdura, cereali, legumi e pesce hanno sempre consumato anche uova da cortile, latte delle pecore o mucche e formaggio. La carne era relegata a ricorrenze festive. Ma i nutrizionisti, oltre alla frutta, verdura, cereali, legumi e pesce raccomandano sempre anche un “moderato” consumo di carne, di formaggi e naturalmente di uova. Praticamente nella sostanza propongono la solita dieta convenzionale la cui unica raccomandazione è appunto la riduzione della sempre accusata carne, nonostante la nostra televisione di Stato la pubblicizzi giornalmente e inviti al consumo.

Tutto questo genera confusione nella popolazione sempre più confusa in fatto alimentare. Ma, si sa, l’intento è sempre quello di non turbare il sonno della popolazione che non intende rinunciare al piacere gastronomico anche a costo di gravi patologie correlate al consumo di prodotti animali, ma soprattutto perché questo metterebbe in pericolo i guadagni delle lobby zootecniche, degli allevatori e macellatori che devono pur lavorare, anche a costo di una pandemia planetaria.

Il 29 febbraio prossimo sarà la giornata di celebrazione delle “Malattie rare nel mondo”- “The Rare Disease day”- come accade ormai di consueto da alcuni anni, l’ultimo giorno del mese di febbraio. L’ evento che si celebrerà ovunque nel mondo viene promosso da EURORDIS, una federazione di associazioni non governativa incentrata sui malati che rappresenta 705 organizzazioni di malati in 63 paesi, coprendo almeno 4000 malattie (www.eurordis.org).

I numeri delle “ malattie rare” sono incredibili: 27-36 milioni di persone in Europa e circa 1-2 milioni in Italia. Per rara -lo ricordiamo- si definisce in Europa una malattia che colpisce non più di cinque pazienti su 10.000 abitanti.

Questi i valori numerici che ci danno chiarezza del fenomeno: grave, di nicchia e talvolta- va detto- si verificano casi senza alcuna diagnosi e terapia.

Tra le malattie rare occupano un posto piuttosto importante le immunodeficienze primitive -quasi sempre su base genetica- in cui il sistema immunitario dei malati presenta alcuni difetti degli elementi cellulari o proteici che intervengono nei meccanismi di controllo delle infezioni.

Una malattia tra le più temute tra le immunodeficienze primitive è la SCID (Severe Combined Immunodeficiency Disease): una malattia importante che se diagnosticata in tempo è curabile grazie ad un trapianto di midollo osseo.

Il fattore TEMPO è determinante per questo tipo di malattie: la riconoscibilità immediata della patologia da parte dei medici che possa portare subito ad una diagnosi e poi, alla terapia immediata è fondamentale.

Purtroppo, a causa della difficile individuazione- sono circa 6000 e molte di esse di natura genetica- non sono visibili a tutti.

Alle volte passa molto tempo, anche decenni, per alcuni pazienti e sopravvengono compromissioni pericolose per la salute, talvolta irreversibili.

Individuarle significa fare investimenti nella ricerca e incrementare una cultura dell’informazione.

Su ciò il nostro Paese è ampiamente in ritardo. Le “rare” sono un fenomeno di nicchia, riguardano una percentuale di nicchia di persone e di famiglie e come tale viene trattato dalla politica. Un problema di pochi e per un piccolo bacino di voti.

Nel paese, quindi, si può passare da un’immagine forte e chiara come quella di Theleton al dramma del caso Stamina.

E qui c’è di nuovo un problema tutto italiano: basti pensare ai “farmaci orfani” che sono deputati al trattamento delle patologie rare o orfane.

A dispetto di quel che si pensa non sono orfani di interesse da parte della farmaceutica e della ricerca ma basta ricordare che in Italia la spesa per i farmaci orfani è circa del 5% della spesa farmaceutica complessiva e meno del 1% della spesa sanitaria complessiva.

C’è molto da fare in questo campo, e di risorse da impiegare poiché la spesa sanitaria italiana è tra le più alte in Europa e il sistema al collasso. Secondo il dott. Alessandro Capone, medico ed esperto di Economia sanitaria e Ricerca “per contrastare la crescita della spesa sarebbe utile realizzare un sistema avanzato di generazione e analisi di dati sanitari qualificati”.

Questo significa, tradotto in sintesi: più investimento, più ricerca e più innovazione per governare e rendere più efficiente la spesa sanitaria e migliorare la domanda di salute dei pazienti.

Ho conosciuto da vicino un caso di malattia rara: esplosivo, debilitante, ma fortunatamente guaribile e debellabile anche se con prognosi lunghissima come accade in tutte le malattie rare.

Chi conosce da vicino pazienti e famiglie coinvolte può toccare con mano il dramma che sconvolge e irrompe nella loro vita: lunga ospedalizzazione, sofferenza per il malato, terapie (se si è fortunati e ci sono) azzeramento della propria vita lavorativa o scolastica e una vita nuova e diversa, quella che si avrà dopo la malattia.

In questo, lo diciamo, l’associazionismo familiare italiano non ha concorrenti nel mondo: la rete dei pazienti e delle loro famiglie sono fonte di sapere e di aiuto e di sostegno collaborativo senza confini.

Pensiamo alla rete UNIAMO che è la federazione italiana malattie rare onlus e ai tanti medici e infermieri che nelle grandi strutture ospedaliere pubbliche italiane lavorano con scrupolo e abnegazione colmando le inefficienze di un sistema sanitario italiano al collasso.

A chi va il nostro pensiero alla fine di queste riflessioni? Purtroppo, non può che andare alla politica di questo paese.

Scopriamo ad esempio che L’onorevole Reguzzoni della Lega Nord (nel 2012) ha sommerso il Miur e il Ministero della Salute ed ancora quello degli Affari regionali e degli Affari Europei e di tutti i ministeri di competenza di interrogazioni per la maggior parte simili e volte in primis ad avere informative sulla ricerca scientifica e i trial clinici per le malattie rare. Con una particolarità: Reguzzoni ha scelto di fare singole interrogazioni per ciascuna singola malattia, un lavoro enorme (dalla malattia di Stargardt, alla sindrome di Turner, alla porpora di Schonlein Henoch, alla malattia di Kawasaki...etc.).

Che fine ha fatto questo lavoro? Che esito ha avuto? Può il lavoro di questo onorevole sollevare le coscienze e l’interesse del nostro governo?

Non lo sappiamo, ma le interrogazioni come queste sullo stato della ricerca sono una richiesta chiara di quale sia l’impegno pubblico italiano in materia. Richiedono delle risposte e un impegno da parte della politica.

La domanda della Salute resta un bene primario per tutti noi cittadini e nella lotta alle malattie rare l’impegno non può che essere di Tutti. Dai governanti ai volontari, dai medici ai familiari fino ai pazienti.

Perché nessuno di loro possa mai sentirsi solo. Che sia il 29 febbraio “The Rare Disease Day” o meno.

http://www.rarediseaseday.org/videos

Dopo le allarmanti dichiarazioni degli ultimi tempi da parte dell’OMS sulla cancerogenicità della carne molti probabilmente si verseranno sul consumo di pesce, convinti che questo sia meno dannoso della carne. Ma è interessante sapere che il pesce è carne grassa come ogni altra carne di animale, che i pesci contengono grassi saturi in quantità anche maggiore della stessa carne; che il grasso del pesce fa ingrassare allo stesso modo della carne di maiale;  che il pesce contiene molto colesterolo (gamberi e crostacei ne contengono quasi il doppio rispetto alla carne di manzo), che il pesce per motivi di sicurezza e gusto deve essere cotto e la cottura denatura gli Omega 3, oltre ad inattivare gli enzimi digestivi, che il 70% del pesce consumato in Italia viene dall’estero e che il 40% è da allevamenti intensivi che contengono enormi quantità di additivi chimici, di farmaci ormoni, antibiotici e varie altre sostanze chimiche e che si ritrovano poi nelle carni del pesce e che entrano nel metabolismo di coloro che se ne nutrono;  ma occorre anche sapere che per 10 kg di spigole di allevamento occorre sacrificare 100 kg di sardine catturate in mare, che ogni 10 pesci catturati 8 vengono ributtati in mare, morti o agonizzanti, ritenuti non commestibili; occorre sapere che tra non molto non vi sarà più pesce da pescare perché i grandi pescherecci distruggono i fondali e la predazione sistematica lascia gli oceani senza vita, distruggono l’ habitat marino per l’azoto degli scarichi degli allevamenti con la conseguente anomala crescita delle alghe.

Poi ci sono le immense quantità di mercurio che le industrie scaricano nel mare (circa 10.000 tonnellate all’anno) che passa facilmente dal pesce nell’organismo umano. E’ utile ricordare la strage di Minamota (Giappone) del 1952 nella quale morirono 77 persone ed altre 360 rimasero invalide per aver mangiato pesce ricco di mercurio. Nei pesci sono state trovate quantità enormi di pesticidi e di metalli pesanti, come: piombo, mercurio, cadmio, oltre residui di scarichi industriali che finiscono in mare, nei laghi e nei fiumi.

Il mercurio è una potente neurotossina in grado di interferire nello sviluppo del cervello riducendo l’intelligenza specialmente dei bambini e che provoca danni al sistema nervoso. Secondo la Food and Drug Administration il mercurio contenuto nel grasso può causare malformazione nei neonati, danni renali, deficienza mentale, cancro.

Il cadmio può comportare disfunzioni renali e sessuali, decalcificazione ossea, cancro.

Lo zinco può procurare effetti dannosi alla circolazione sanguigna, all’apparato digerente, ai reni, ai polmoni, al pancreas e al sistema riproduttivo.

Il piombo oltre ad ostacolare lo sviluppo dell’intelligenza nei bambini, negli adulti può causare ipertensione, malattie cardiovascolari, cancro ai polmoni, stomaco, cervello.

Poi c’è il pericolo di intossicazione anisakis, piccoli vermi che si trovano nell’intestino di molti pesci, come aringhe, sgombri, merluzzi, acciughe, pesce sciabola, pagello, nasello, totani, rana pescatrice, pagaro, pagello, il San Pietro e in alcune specie di pesce azzurro.

Eticamente è molto più grave consumare del pesce che carne di animali terricoli. Mentre con la carne di una mucca o di un maiale si nutrono centinaia di individui per il pesce è necessario sacrificare molti animali e il valore di un animale non si valuta in base alla sua dimensione corporea.

Le raccomandazioni dei nutrizionisti di consumare pesce almeno 2-3 volte a settimana per garantirsi l’Omega 3 non è sufficiente ad assicurare il quantitativo necessario. Solo alcuni tipi di pesce contengono modeste quantità di Omega 3 e solo se i pesci sono selvatici o da acquicoltura con pesci che si nutrono di pesci che mangiano alghe da dove traggono l’Omega 3. I benefici per la salute umana non sono dimostrati o al limite sono trascurabili, per contro i danni alla salute per il consumo di pesce e i disastri ambientali causati dalla pesca sono ben documentabili.

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