
L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Di Ana Maria Busuioc
Un caldo weekend per AltaRoma, ma con un calendario ricco di sfilate, happening, mostre e presentazioni di libri.
Prima tappa della giornata di sabato, lo St. Regis Hotel, di Via Vittorio Orlando, che ha ospitato l’istallazione Phoular, dell’eclettico ed affermato fotografo Renato Cerisola.
“PHOULAR fotografie da indossare” è un brand d’Alta Gamma, unico nel suo genere, che si pone come dialogo e confronto tra le arti. La ricerca artistica di Renato Cerisola, lo ha portato a liberare la fotografia dall’esigenza di documentare. Attraverso scatti mossi, a lunga esposizione, di soggetti non definiti, avvicina la fotografia alla pittura, emozionando. Le sue fotografie vengono, poi, stampate su sciarpe dai tessuti pregiati, pronte a diventare emozioni da indossare. Un’idea, a dir poco originale! Scatti d’autore, che creano una capsule collection dal forte impatto visivo.
Sempre allo St. Regis, Vittorio Camaiani ha trasferito il suo atelier per un giorno e ha presentato la sua collezione “Egitto d’inverno”. Una reinterpretazione dell'arte, dei simboli e dell’iconografia dell'Antico Egitto, in chiave Vittorio Camaiani. Una collezione pret a porter, dalle linearità piramidali, dai colori seducenti, accompagnata da scenografici accessori in plexiglass.
In via Cola di Rienzo, l'inaugurazione di New Designers at Coin Excelsior. La creatività irrompe nello store, a partire dalle sue vetrine, che si trasformano in uno spazio giocoso ispirato al ‘Luna Park’, dedicato alle idee inedite di: Elena Ghisellini, Federica Berardelli, Giancarlo Petriglia, Paula Cademartori, Sara Battaglia, Zanchetti. Nomi nuovi ma già affermati nel fashion system. In questa edizione, il focus è sulle borse, come accessori indispensabili, che potranno essere ammirate ed acquistate fino al 3 agosto.
Al Palazzo delle Esposizioni, la presentazione dello stilista libanese, Rani Zakhem, della collezione “Per amore di Lola”, ispirata a Marlene Dietrich. Un’interpretazione contemporanea dell’allure della moda della prima metà del ‘900, sospesa tra Art Decò, Ertè, i ruggenti anni venti, il cabaret, il desiderio di glamour e di bellezza nonostante il grigiore delle guerre mondiali.
Di pomeriggio, l’inaugurazione del progetto “5+5” 5 designer di successo sostengono 5 designer emergenti, l’esperimento di mentoring, di Vogue Talents e Altaroma, cofinanziato della Regione Lazio, che conferma la vocazione rivolta al sostegno di giovani creativi. Thomas Tait, Marco De Vincenzo, Nicholas Kirkwood, MGSM Massimo Giorgetti, Paul Andrew, affermati anche grazie alla selezione da parte di importanti concorsi, hanno scelto di supportare e valorizzare Carlo Volpi, Maria Sole Cecchi, Fernando Jorge, Martine Rose e Matteo Lamandini. I loro lavori resteranno in mostra, nello spazio dedicato all’interno del Palazzo delle Esposizioni, fino alla chiusura della kermesse.
L'Accademia di Moda Maiani, stupisce con il défilé di fine anno accademico “Non tutto è quel che sembra”, ma anche con la presenza in passerella della drag queen Daniel Deco, conosciuto per la sua presenza nel programma Forte Forte Forte di Raffaella Carrà. Tema della collettiva è la metamorfosi, capi che si trasformano con un semplice tocco.
La sfilata di Renato Balestra, nel suo villino-atelier, stile liberty, di via Cola di Rienzo. Il leit motiv della sua collezione di Alta Moda Autunno-Inverno 2015-2016 è il grigio, in tutte le sue sfumature, dal pallido perla, all’argento brillante, al platino, fino all’ematite. Dettagli, lusso, tradizione sartoriale, è questo quello che vuole trasmettere lo stilista, che commenta anche la scelta di aprire le sfilate romane ai giovani stilisti: “Sono d'accordo nel sostegno ai giovani stilisti che è nella missione di AltaRoma, ma non vorrei si creasse della confusione perché per fare alta moda bisogna avere tecnica, gusto ed esperienza e queste cose non si improvvisano. Io so di cosa parlo anche perché personalmente sostengo e promuovo il progetto Blu Balestra.”
Il sabato di kermesse si è concluso con un cocktail Dj-Set serale, #TheTalentsBoat in un barcone sul Tevere, nel Rowing Club. Un’evento su invito, dedicato non solo agli addetti ai lavori, ma soprattutto alla clientela romana e agli invitati di Altaroma.
L’edizione estiva di AltaRoma da ampio spazio alle Accademie di moda della città eterna che presentano i loro lavori di fine anno. L’Accademia Koefia, domenica mattina, al Palazzo delle Esposizioni ha defilato con una collezione collettiva dedicata alle prossime Olimpiadi che si svolgeranno a Rio de Janeiro. Road to Rio 2016, ha portato in passerella 45 capi realizzati a mano dagli studenti del terzo anno, che hanno evocato modernità di forme e di contenuti con le loro creazioni sportswear.
Sempre domenica, L’Accademia Costume & Moda ha aperto le sue porte e ha presentato al pubblico di AltaRoma i progetti realizzati durante l’Anno Accademico 2014/2015 nell’evento Accademia Factory. Accessori, abiti e la proiezione di un nuovo film documentario sulla giornalista Anna Piaggi, a cura di Alina Marazzi, prodotto per Ndr/Arte. Sempre all’Accademia di Costume e Moda si è svolta anche la nuova iniziativa Portfolio Review, dove Sara Maino e Alessia Glaviano, di Vogue si sono dedicate alla lettura dei portfolio dei Under 40 del fashion system.
Al Palazzo delle Esposizioni, domenica, per la sezione Atelier hanno presentato le proposte per l'autunno/inverno 15/16 Ettore Bilotta, Luigi Borbone e Sabrina Persechino.
Ettore Bilotta con la sua collezione “Untouchable women", ripropone una donna raffinata e misteriosa, ricca di fascino, una Isadora Duncan o come la Giuditta di Gustav Klimt. Luigi Borbone esalta le silhouette attraverso monocromatismi e colori ai limiti del fluo, per leggere in chiave contemporanea un messaggio che arriva dalla geisha e passa per Dior dei primi anni ’50. Un mix di preziosa contemporaneità con i ricami ottenuti con moderne tecnologie e i cristalli di Swarowski, che disegnano con la luce sulla collezione. Per Sabrina Persechino è forte il legame di tra architettura e moda che propone, come leit motiv della collezione, insolite decorazioni arabeggiante alla maniera del Muqarnas. Sulla passerella sfilano abiti realizzati con orditi di design di interni lavorati e realizzati ad hoc per dare vita ad outfit da giorno, cocktail e da grande soirée.
Il TIME. Contemporary Fashion Award Milano 2015, organizzato da White e dalla Camera Italiana Buyer Moda, con il contributo di Lancia e la collaborazione di Farfetch è arrivato ad AltaRoma con un trunk show, nella boutique Degli Effetti, in piazza Capranica a Roma.
Due presentazioni di libro, al Times Hotel, di Via Palermo, Joan a cura di Valentina Moncada che tratta la carriera di Joan Whelan, modella americana degli anni 50, attraverso la ricostruzione del suo “guardaroba da modella” e “Italian Glamour. L’essenza della moda italiana dal dopoguerra al XXI secolo. La collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli” edito da Skira. Hanno parlato Enrico Quinto e Paolo Tinarelli coautori del volume ed hanno introdotto Silvia Venturini Fendi e Franca Sozzani la direttrice di Vogue Italia.
Al Palazzo Brancaccio, il defilè di Pasquale Pironti per “Chiaradè” con rose rosse ricamate, che sbocciano su abiti sartoriali, attraverso petali di seta applicati su macramé, broccati e pizzi. Voile leggerissimi, organze e tulle, che avvolgono con maestria la silhouette. Uno show haute couture di eccellenza, in una splendida location.
Al St Regis Hotel, ormai lo storico appuntamento con World of Fashion. Hanno sfilato, come al solito, stilisti da tutto il mondo: Toufic Hatab dal Libano, Michelle Salins dall’India, Tahm Couture dall’Italia, Hendrik Vermeulen dal Sudafrica, Lisbeth Camargo dalla Colombia e Elvio Acevedo dall’Argentina. Vincitrice del premio di questa edizione, Michelle Salins, indiana di origine, new yorkese di adozione, che ha presentato una collezione ispirata alla sua terra d’origine dalle linee moderne con tratti distintivi della moda della Grande Mela.
Una volontà precisa di riaffermare il Made in Italy e rilanciare Roma come città della moda. Altaroma, oggi, è una scomessa, che cerca di definire meglio i contorni della sua futura missione, consolidando e rafforzando il suo ruolo a sostegno di giovani emergenti e nuovi talenti e, allo stesso tempo di innalzare il livello di attenzione internazionale sulle proprie iniziative.
Dopo la strage di Sousse, centinaia di Algerini hanno promesso di trascorrere le vacanze in Tunisia.
Dopo oltre un decennio di sanguinosi fallimenti della “guerra al terrorismo”, alcune reazioni all'attacco di Sousse, rivendicato dai cartelli del jihad dell'organizzazione del cosiddetto Stato Islamico (nota anche come Daesh o ISIS), mostrano che per conciliare “pace, giustizia e prosperità” l'unica via è probabilmente l'elaborazione di un approccio socio-politico radicalmente diverso. Ad esempio, opponendo alla logica dell'azione-reazione armata il tentativo di costruire una società inclusiva, basata sulla partecipazione anziché sulla competitività e la sopraffazione.In molti in Algeria hanno scelto di trascorrere le proprie vacanze in Tunisia per ragioni economiche, altri perché in fondo si sentono “più sicuri” lì che in patria, oppure per ostentare coraggio di fronte a “energumeni come questi”. Nondimeno, altrettanto numerosa è la schiera di chi ha optato per questa meta per dimostrare la propria solidarietà ai fratelli tunisini. “Quaranta milioni di Algerini invaderanno le spiagge tunisine dopo Ramadan”, è uno degli slogan che si leggono sulle reti sociali. C'è addirittura chi ha cambiato appositamente i propri piani, come una ventitreenne di Guelma, “per essere solidali con i nostri fratelli tunisini” e “perché morire in Algeria o in Tunisia è lo stesso”. Un'affermazione, quest'ultima, che lascia intravvedere quella che forse è l'unica vera strategia contro i cartelli del jihad: la prospettiva della solidarietà internazionale. Peraltro, la stessa logica, mutatis mutandis, si potrebbe applicare anche ai conflitti interni ai singoli paesi, puntando all'eliminazione di qualsiasi forma di emarginazione. Il gesto di migliaia di Algerini non è infatti l'unico segnale della necessità di un contratto sociale che ponga fine all'ottica della sopraffazione e dello sfruttamento in vista del profitto. Ve ne sono stati nel passato, dal motto omnia sunt communia, “tutte le cose sono comuni” di Thomas Müntzer, agli appelli lanciati dal primo presidente del Burkina Faso indipendente, Thomas Sankara, fino ad arrivare alle vicende greche o all'impennata di consensi per il Partito Democratico dei Popoli (HDP) alle ultime elezioni parlamentari turche.
Se il colonialismo propriamente detto comportava la dominazione politica e militare diretta da parte delle potenze mondiali su interi continenti (America Latina, Asia, Africa), nell'era post-coloniale governi, multinazionali e centri di potere affini hanno messo in campo strategie più sottili. Un esempio eloquente è l'edonismo reaganiano, il cui fulcro è la competizione. Diffondere in una società il mito del successo sociale inteso come raggiungimento del proprio esclusivo benessere, anche a detrimento di altri, significa esortare implicitamente gli individui a seppellire qualsiasi forma di senso della collettività. Questo, a sua volta, spiana la via a meccanismi di emarginazione che all'interno delle singole società colpiscono le categorie più fragili (a causa della povertà o di disabilità fisiche) o le minoranze, mentre nei rapporti internazionali impediscono la crescita e l'autosufficienza dei paesi meno potenti. Se il Tesoro è fondamentale, la vita umana non lo è, dice Caligola nell'omonimo dramma di Albert Camus, ovvero, se si erge il profitto a cardine dell'esistenza umana, si finisce per disinteressarsi della dignità intrinseca di quest'ultima. Chi accetta una simile mentalità e decide di attuarla può anche ammantarla di altisonanti vesti religiose o ideologiche, la sostanza non cambia. Il risultato sarà sempre distruttivo, perché la competizione è un po' come l'antitesi dell'utopia. Questa infatti, come sosteneva Eduardo Galeano, è all'orizzonte... Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino dieci passi e l'orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? Serve proprio a questo: a camminare. La competizione sociale invece, a ogni traguardo, spinge a conseguirne di nuovi, trascinandosi affannosamente di vittoria in vittoria, in una corsa alla reciproca distruzione che si configura al contempo come autodistruzione incosciente.
A differenza di al-Qaeda, nella sua forma originaria, i cartelli del jihad che fanno riferimento all'organizzazione dello Stato Islamico (Daish o Isis), portano alle estreme conseguenze su scala internazionale i risultati dell'ottica del profitto e della competitività. Sotto la veste dell'islam radicale, si cela infatti da un lato una forma di economia di stampo criminale (che si alimenta di traffici e contrabbandi di varia natura), dall'altro la volontà di molti di uscire dal mondo globalizzato all'insegna del profitto e della competizione, a partire proprio dall'abbattimento dei confini. Il metodo scelto, tuttavia, è quella stessa sopraffazione, esasperata da una gestione brutale del potere, sulla quale si basa l'attuale assetto mondiale. Molti individui finiti nella lista dei foreign fighters, prima di arruolarsi in Daish, conducevano esistenze apparentemente soddisfacenti, ma nel profondo alienate. Il fascino esercitato dal “califfato” risiede appunto nel voler opporre un modello sociale alternativo a quello attualmente in vigore, aspetto che caratterizza anche altri movimenti estremisti che, dall'inizio dell'ultima crisi economica, sono in crescita in diversi paesi del mondo (basti citare i movimenti e i partiti di estrema destra). All'interno di un tessuto sociale distrutto, nel quale una cattiva congiuntura economica insinua la paura di perdite materiali, molto spazio è lasciato a chi cavalca il terrore generando altro terrore. Un esempio è costituito proprio dalla propaganda di Daish.
In tale contesto, è legittimo definire fallimentare a priori qualsiasi “guerra al terrorismo” concepita come soluzione manu militari. Bombardare i nemici di turno finora non ha portato che circoli viziosi di catastrofi umanitarie e ulteriore dissesto del tessuto sociale. Dunque, ulteriore terreno fertile per la proliferazione dell'estremismo. Basti pensare che in testa alla lista delle aree di provenienza dei foreign fighters di Daish ci sono i Balcani. Similmente fallimentare d'altra parte è la costruzione di muri, come quello voluto dall'Ungheria al confine con la Serbia per fermare i migranti irregolari o quello che la Tunisia sta costruendo lungo parte della frontiera con la Libia per evitare infiltrazioni terroristiche. Fatti piuttosto paradossali, un quarto di secolo dopo l'esultanza mondiale per la caduta del muro di Berlino. Tuttavia, a margine della geopolitica delle grandi potenze (regionali o internazionali), sopravvive un approccio alle relazioni tra individui e tra stati che mira a unire invece che a dividere. Come quello secondo il quale, come dice la giovane di Guelma, morire in Tunisia o in Algeria è lo stesso: un modo di pensare radicalmente opposto (a differenza di quello dei cartelli del jihad) all'attuale ordine mondiale. Secondo Thomas Sankara, per l'imperialismo è più importante dominarci culturalmente che militarmente. La dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità. Affermazioni che mostrano l'importanza di piccoli gesti compiuti nei rapporti quotidiani tra individui (come le dimostrazioni di solidarietà degli Algerini verso la Tunisia), come di comportamenti adottati nelle relazioni tra stati (si veda l'ultimo incontro tra Papa Francesco I e il presidente boliviano Evo Morales). Costruire una società inclusiva non significa infatti omologare tendenze, usi o tradizioni. Al contrario, una cittadinanza realmente fondata sulla partecipazione implicherebbe il rispetto e la salvaguardia delle peculiarità di ognuno. Abbattere le frontiere che rendono nemici uomini affini (come auspicava il geografo anarchico francese Élisée Reclus) significa infatti valorizzare l'opera dei singoli in vista della comune prosperità.
C’è un giornalista internazionale che i pacifisti e gli attivisti italiani vogliono ringraziare
“Hai chiamato i media per la manifestazione contro l’ingerenza in Siria?” “Ho chiamato Hamid”.
“Quale radio o tivù ha parlato della protesta a Roma contro le bombe saudite in Yemen?” “Irib di Hamid”.
“Chi potrebbe coprire il convegno sulla nuova architettura finanziaria internazionale?” “Penso proprio che Hamid lo farà”.
“Della stampa chi viene all’evento sulla Palestina?” “Hamid, tornato in tempo da un altro servizio”.
“Ieri hanno intervistato un religioso sul che fare davvero contro il ‘califfato’…” “Sì, è stato Hamid”.
Se siete attivi su qualche buona ma scomoda causa, contro le guerre di aggressione, contro le ingiustizie internazionali, per un Medioriente di pace, non aspettatevi grandi coperture mediatiche. Anche quando un giornalista si presenta, poi magari il suo servizio non va in onda.
Ma qualche eccezione c’è. Accanto al fotoreporter italiano Stefano Montesi – grazie anche a lui! – si può contare sul reporter-giornalista Hamid Masoumi Nejad. Corrispondente della radio-televisione pubblica iraniana in Italia, Hamid è il giornalista che copre gli eventi spostandosi da un capo all’altro dell’Italia in un baleno. Veloce, mai nervoso. Professionale, sempre gentile.
Arriva con la sua telecamera Sony, fa le riprese reggendo anche il microfono. Poi va in redazione e, regista di se stesso, confeziona il reportage; per Irib in farsi e italiano; poi tutto finisce su Youtube, anche in altre lingue, per una circolazione internazionale. Hamid, da 16 anni è iscritto alla Free Lance International Press, associazione internazionale di giornalisti free lance che ha sede a Roma.
Particolarmente grata ad Hamid è la nostra Rete No War, che dal 2011 in questi quattro anni di macello nella generale indifferenza le ha provate tutte. Prima contro il criminale e truffaldino intervento aereo della Nato in Libia. Poi contro la sporchissima guerra coperta in Siria. Infine le indecenti disumane bombe saudite sullo Yemen. Senza dimenticare la campagna che la Rete ha avviato, per l’uscita dalla Nato.
Per le nostre manifestazioni, per i flash mob, per i tentativi di pressione politica, Hamid c’è sempre. E anche il suo sorriso. Tashakor!
Al via, la XXVII edizione di Altaroma, la fashion week capitolina, che in questa edizione di 10 - 13 luglio 2015 si presenta con alcune novità.
Grazie alla collaborazione di Roma Capitale, la kermesse ha una nuova sede istituzionale, il Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale, che ospita la gran parte delle iniziative, trasformandosi per quattro giorni nell’epicentro della moda romana.
La manifestazione si presenta anche con una nuova struttura del programma, configurato in tre sezioni: AltaRoma Fashion Hub, la sezione dedicata a progetti di scouting e promozione dei giovani talenti, AltaRoma Atelier, la sezione delle sfilate e presentazioni di maison di couture e AltaRoma In Town, la sezione che raccoglie le iniziative e le attività collaterali della fiera.
Altrettanto nuove, sono anche le due iniziative dedicate a giovani talenti e aspiranti creativi in programma: il progetto “5+5”, un progetto di mentoring realizzato in collaborazione con Vogue Italia dove 5 designer consacrati presentano 5 designer emergenti e “Fashion Portfolio” il progetto rivolto a chi si affaccia, adesso, al fashion system: studenti, designer, artigiani, fotografi e video artisti, under 40, che hanno la possibilità di mostrare i loro lavori a Sara Maino senior Editor di Vogue Italia e Alessia Glaviano Senior Photo Editor Vogue Italia.
Sullo sfondo della sfilata di giovedì 9 luglio di Valentino “Roma Mirabilae” in Piazza Mignanelli, la kermesse inizia con un super party inaugurativo al Palazzo della Zecca. L’AltaRoma Celebrating Party è stata un’occasione di svago prima delle sfilate, un’interessante mostra di arte contemporanea e un collegamento diretto tra le realtà romane più significative della moda, dell’arte e della scena musicale.
Ad inaugurare il Palazzo delle Esposizioni per AltaRoma, la sfilata della collezione di alta moda autunno-inverno 2015/2016 di Curiel Couture con una collezione ispirata ai Tudors e dedicata alla Regina Elisabetta d’Inghilterra in occasione del suo 90° compleanno.
Una collezione influenzata dagli abiti della rinaissance inglese, dai tagli e dalle linee particolari che allungano il punto vita, evidenziano il seno, impreziosiscono la silhouette femminile. Dominanti tutti i dettagli dalle gorgeres, ai polsi. Dalle cinture alle calzature. Dai colori sobri a quelli appariscenti, dal nero al bronzo, dal fucsia all'argento, dal verde al rosso lacca. Un perfetto mix di eleganza, colori e musica. Un viaggio nel passato e nell'epoca dei Tudors perfettamente riuscito.
Secondo in calendario, al Palazzo delle Esposizioni, Artisanal Intelligence – Creative Crimes. Il progetto curato da Clara Tosi Pamphili e Alessio de’Navasques che raccoglie oltre 100 storie di artigiani, artisti e designer italiani e internazionali. Resterà in mostra, per 4 giorni, una raccolta divisa per anno e per edizione che racconterà la storia del progetto di Altaroma, che ha lavorato per 10 anni, alla individuazione e promozione di nuovi brand allargando le zone di ricerca all’arte e al design.
Nella Galleria Benucci a Roma, tra sculture e tele è andata in scena la moda sensuale di Anton Giulio Grande. Specchi barocchi per riflettere scollature profonde, spacchi audaci, trasparenze, merletti, ricami, piume, frange, rouches proprie di quell'arte che ancora tesse a telaio, ricama a mano, attinge ai ricordi artigianali della sua terra, la Calabria.Abiti che interagiscono con le opere esposte, ricreando atmosfere e sensazioni che prendono vita con le modelle trasformate in raffinati mimi. Un evento fusion che porta in scena anche una speciale Bmw R nine T customizzata dall’artista Marco Manzo con una minuziosa tecnica manuale di lavorazione a rilievo composta da tante infinite e minuscole gocce color oro. L’artista ha disegnato un unico tatuaggio che corre lungo tutta la moto, utilizzando lo stesso stile ornamentale del tattoo.
Al museo dei Fori Imperiali, in mostra L’eleganza del cibo. Tales about fashion. Una grande mostra per celebrare il connubio perfetto tra la nutrizione, tema dominante dell’Expo 2015, e la creatività Made in Italy, nel calendario AltaRoma. 160 creazioni ispirate al cibo, tra abiti ed accessori, in vetrina. Si possono ammirare creazioni firmate Giorgio Armani, Salvatore Ferragamo, Antonio Marras, Moschino, Ken Scott, Laura Biaggioti ed anche il “bread dress” Gattinoni presentato nella collezione dedicata al cibo, nell’edizione invernale di AltaRoma.
Di pomeriggio, un beauty tea party, all’insegna della bellezza e del relax nella storica sede di Nardi Day Spa. Un'iniziativa firmata Fashion News Magazine per lanciare la nuova collezione “Alphabet” della stilista, illustratrice romana e costumista teatrale Chiara Aversano, creatrice della Juicydolls.
Alla Galleria Borghese di Roma, è in mostra 'Couture/Sculpture', la retrospettiva di 60 abiti di Azzedine Alaïa. Create nell’arco di un quarantennio, le opere dello stilista sono state collocate all'interno delle sale in coerenza tematica con le opere presenti, in modo da realizzare una continuità tra esse e il racconto della collezione. Cocktail party e inaugurazione della mostra che resterà aperta al pubblico dall'11 luglio al 25 ottobre.
L’ultimo evento della prima giornata di kermesse è stato il Fashion Show 2015, evento di fine anno accademico, dell’Accademia Italiana Arte Moda e Design di Roma, proposto, come ogni anno, all’interno dell’edizione estiva di AltaRoma. Una collezione ispirata quasi interamente alla musica con un look minimale ma sempre sofisticato. I giovani designer hanno mandato in passerella le loro modelle inguainate di tessuti tecnici workwear reinventati in chiave couture.
Un primo giorno ricco di appuntamenti, di una manifestazione che vuole valorizzare tradizione e sartorialità, patrimonio culturale e futuro con un’attenzione sempre più focalizzata sui giovani talenti della moda, dell’artigianato e del made in Italy.
La questione del referendum è una questione complessa, analizzando i dati e le percentuali attribuite al "si" e al "no" possiamo capire che non si tratta di uno schieramento compatto e ben diviso tra l'elettorato dei vari partiti, ma piuttosto di un voto trasversale che raccoglie in misura diversa le percentuali di coloro che sono a favore e coloro che sono contrari alla firma di un accordo specifico.
Dopo mesi di contrattazione, come sapete, il governo greco si è trovato davanti all'imposizione di dover firmare un accordo tale e quale a quello presentato a Samaras nel precedente governo, con addirittura l'aggiunta di alcuni punti peggiorativi. Questi mesi sono passati tra un
incontro e l'altro, tra una speranza di accordo annunciata e poi smentita. In maniera organizzata, ogni possibile accordo veniva fatto fallire per volere del governo tedesco oppure dal Fondo Monetario Internazionale o comunque da uno dei tre componenti della exTroika.
A niente sono serviti gli enormi passi fatti dal governo greco per arrivare ad una firma.
Tutto questo tempo è stato "perso" in maniera cosciente e studiata in modo da far arrivare il governo greco allo scadere della rata che avrebbe dovuto pagare al Fondo Monetario Internazionale alla fine di giugno. Usando il ricatto del fallimento, la ex Troika ha cercato di mettere con le spalle al muro il governo greco e quindi di costringerlo a firmare un accordo molto svantaggioso per il proprio popolo imponendo l'ultimatum.
Il referendum è stato quindi indetto per porre la questione direttamente a coloro che andranno a subire le conseguenze di questo accordo.
Il fronte del "si" è per l'immediata firma dell'accordo così com'è stato imposto.
Ovviamente, vergognandosi e trovando di cattivo gusto l'autodefinizione "Mnimoniaki" ovvero "ProMemorandum" hanno deciso di mistificare il senso del quesito referendario e si sono definiti il fronte per il "si" all'euro e all'Europa. Perché parlo di mistificazione mediatica? Perché anche molti di coloro che sostengono il "no" sono a favore dell'euro e dell'Europa ed è per stare nell'euro e nell'Europa che da mesi spingono per un accordo applicabile. Anche il fronte del "no" sostiene la necessità di firmare un accordo con la controparte, ma non con i termini molto svantaggiosi di questo accordo specifico.
La propaganda per il "si" è sostenuta da tutti coloro che vedono un guadagno diretto nella firma dell'accordo così com'è, ovvero coloro che rappresentano il capitalismo greco e che vedono di buon occhio la riduzione di stipendi e pensioni, la riduzione delle tasse per i grandi capitali, la cancellazione ulteriore dei diritti dei lavoratori, la svendita e la commercializzazione del patrimonio naturalistico greco, le privatizzazioni dei servizi e dei beni essenziali come sanità, istruzione, acqua ed energia elettrica etc... Questi sono i maggiori interessati affinché il fronte del "si" vinca il referendum.
Poi, siccome questo nucleo che ha un interesse diretto per il "si" è in realtà composto da un piccolo numero di persone, viene fatto il possibile per convincere anche coloro a cui non converrebbe affatto la firma di questo accordo.
E com'è possibile convincere anche queste persone a votare una cosa contro il proprio interesse?
Facile, si crea un clima di terrore, paventando l'uscita dall'euro, dall'Europa, il fallimento e il disastro economico e sociale del paese, la perdita di tutti i propri soldi etc...in caso di vittoria del "no".
In questo sporco lavoro aiutano molto le tv private greche che a ciclo continuo trasmettono servizi che hanno lo scopo di terrorizzare il popolo greco, molte volte riciclando in maniera forviante fotografie ed immagini del passato e magari provenienti da altri paesi. Poi, come se questo non bastasse, c'è il recital delle dichiarazioni di tanti primi ministri che vedono a rischio le politiche di austerity che stanno portando avanti nei propri paesi.
Loro, i politici, sono tra i più accaniti e contrari al referendum. Vedono come cosa pericolosissima il diffondersi della pratica referendaria e temono che questa forma di democrazia diventi una prassi richiesta da altri popoli d'Europa. L'esempio del primo ministro Matteo Renzi è eclatante, ha dichiarato: "Sarà un referendum tra la Dracma e l'Euro" . In questo carosello di dichiarazioni non è solo, ma ben inserito in un fronte che fa di tutto per terrorizzare il popolo greco. In tanti hanno fatto dichiarazioni in cui la vittoria del "no" coincide con l'uscita dall'euro e dall'Europa. Cosa, che non è vera ed è proprio il più accanito nemico del governo greco a dichiaralo pubblicamente, infatti proprio il ministro delle finanze tedesco W.Schäuble ha dichiarato ieri che anche con la vittoria del "no" la Grecia resterà nell'euro e si continuerà a trattare.
Per aiutare il fronte del "si" e contribuire ad incentivare il clima di terrore, da alcuni giorni la Grecia è stata costretta ad un regime di Capital Control. Le banche sono chiuse ed è possibile ritirare dai bancomat solo una cifra di 60 euro il giorno. Come vedremo analizzando le varie percentuali, la chiusura delle banche ha determinato un cambiamento sulle percentuali di voto.
Prima della chiusura delle banche le percentuali erano:
57% a favore del del "NO"
30% a favore del "SI"
13% indecisi
Dopo la chiusura delle banche le percentuali sono variate in questo modo:
46% a favore del "NO"
37% a favore del "SI"
17% indecisi
Nell'insieme della popolazione le percentuali sono così disposte:
51% a favore del "NO"
34% a favore del "SI"
15% indecisi
Alla domanda: "Ti recherai a votare per questo referendum?" Le percentuali dei votanti alte:
86% andrò a votare
8% non andrò a votare
6% non ho deciso
Il risultato finale della ricerca, ottenuto analizzando l'opinione di coloro che si recheranno a votare è :
33% a favore del "SI"
54% a favore del "NO"
13% indecisi
Il fronte del "NO" è tutt'ora in vantaggio.
A sostenere il "NO" a questo accordo imposto sono i partiti di governo (Syriza e Anexartiti Ellines) più il partito di opposizione di estrema destra Chrisi Avghi.
A sostenere il "SI", quindi la firma di questo accordo sono i seguenti partiti di opposizione: Nea Dimokratia, Pasok, Potami. Il KKE partito comunista greco, boicotta il referendum e propone di annullare la scheda.
È interessante analizzare come anche all'interno dell'elettorato di ogni partito il voto sia trasversale e diviso tra "SI" e "NO" in percentuali che variano a seconda del partito.
Partito di governo SYRIZA:
"NO" 77% "
SI" 15% indecisi
8%
Partito di governo Anexartiti Ellines:
"NO" 60% "
SI" 31% indecisi
9%
Partito di opposizione Nea Dimokratia:
"NO" 22% "
SI" 65% indecisi
13%
Partito di opposizione Chrisi Avghi:
"NO" 80% "
SI" 20% indecisi
0%
Partito di opposizione To Potami:
"NO" 21% "
SI" 68% indecisi
11%
Partito di opposizione KKE:
"NO" 57% "
SI" 20% indecisi
23%
Partito di opposizione Pasok:
"NO" 21% "
SI" 65% indecisi
14%
Il referendum ha già ottenuto una vittoria prima ancora di sapere se vincerà il "SI" oppure il "NO".
Ha di fatto mobilitato l'attenzione internazionale sul problema Grecia e in oltre ha spaventato i politici dell'Eurogruppo che hanno chiesto a più riprese che il referendum venga ritirato e che allarmati da questa scelta non prevista del governo greco stanno cercando proprio in queste ore di elaborare una nuova proposta e di arrivare finalmente ad un accordo.
Mancano ancora pochi giorni al voto...staremo a vedere cosa succederà.
I dati relativi ai sondaggi di opinione sono stati presi dal quotidiano "Η Εφημερίδα των Συντακτών" del 7 luglio
Gli animali in natura fanno pasti monotrofici, cioè generalmente mangiano un solo tipo di alimento per pasto. Così dovrebbe essere anche per l’essere umano, o al limite consumare due o tre differenti alimenti tra loro compatibili per tempi di digestione, per evitare fermentazione e difficoltà digestive. Più un pasto è semplice più è facilmente digeribile. Un pasto mal combinato può sostare nello stomaco fino a 8 ore e oltre 70 nell’intestino e generare pesantezza, sonnolenza, torpore: tipici sintomi di fatica digestiva. Anche se non sempre è agevole abbinare gli alimenti, il giusto abbinamento sarebbe auspicabile per una corretta assimilazione e digestione degli alimenti.
Classificazione dei principali alimenti:
proteine: noci, cereali, arachidi, legumi secchi…
amidi: cereali, legumi secchi, patate, topinambur…
grassi: olio, noci…
verdura: ortaggi vari;
frutta dolce: fichi, uva, cachi, banane…
frutta semi acida: mele, pere, pesche, albicocche, prugne, ciliegie…
frutta acida: arance, pompelmi, limoni, fragole, pomodori…
Si combinano bene con…
- le verdure si combinano bene con gli amidi, i grassi e le proteine.
- gli amidi si combinano bene solo con verdure e oli biologici, si combinano
male con cibi acidi, zuccheri e proteine.
- le proteine si combinano bene solo con le verdure.
- la frutta va consumata preferibilmente da sola e lontana dai pasti: la grande quantità di acqua contenuta diluisce i succhi gastrici e produce fermentazione del bolo alimentare. Meloni e angurie sono da consumare lontani dai pasti. Il gelato o dessert in genere consumati a fine pasto causano disturbi alla digestione.
Sequenza degli alimenti nei pasti
E’ bene iniziare il pasto con gli alimenti più semplici e terminare con quelli più concentrati. Gli alimenti semplici sono quelli ad alto contenuto di acqua, come le verdure.
Mangiare solo se c’è la vera fame, mai per abitudine, e variare il tipo di alimenti. Bere meno possibile durante i pasti per evitare la diluizione dei succhi gastrici. Non bere un quarto d’ora prima e un quarto d’ora dopo i pasti.
Le spezie irritano l’organismo e alterano il gusto, aumentano la falsa fame, generano tossine.
Il sale da cucina è un sale inorganico quindi inassimilabile dal nostro organismo. E’ nocivo e quindi viene eliminato per via renale o attraverso i pori della pelle. Provoca edema, ritarda la digestione, intralcia l’escrezione, provoca idropisia.
Cosa succede quando non si abbinano bene gli alimenti:
- Prolungamento della digestione nello stomaco fino a 8 ore e fino
a 70 nell’intestino.
- Fermentazione e putrefazione del cibo ingerito.
- Scomposizione incompleta del cibo.
- Produzione esagerata di scorie tossiche; assimilazione solo
parziale dei nutrienti; spreco di energia vitale.
- Sviluppo di disturbi e malesseri.
Cosa succede se si abbinano bene gli alimenti:
- Completa e veloce disgregazione, assimilazione ed utilizzo dei
nutrienti.
- Aumento del benessere psicofisico.
- Maggiore efficienza ed energia.
- Maggiore rafforzamento delle difese immunitarie.
- Minore produzione di tossine.
- Raggiungimento e mantenimento del proprio peso forma.
Combinazione degli alimenti
La mancata combinazione degli alimenti è spesso la causa di molte allergie.
Gli acidi, di qualunque genere, inibiscono la secrezione del succo gastrico.
L’acido contenuto nei pomodori interferisce nella digestione sia delle
proteine sia degli amidi.
Gli amidi hanno bisogno di un ambiente alcalino, le proteine di uno acido.
Gli amidi dovrebbero essere mangiati a pranzo, le proteine a cena.
Gli zuccheri insieme alle proteine ostacolano la digestione di queste
ultime.
Gli zuccheri passano direttamente dallo stomaco nell’intestino.
Caramelle, marmellate, gelatine, zuccheri, sciroppi, pastarelle, pane, cereali, patate ecc. producono fermentazione.
L’aceto sospende la digestione salivare.
COMBINAZIONI ALIMENTARI
PROTEINE:
raccomandato con verdure;
da evitare con amidacei e frutta.
AMIDACEI:
raccomandato con verdure;
da evitare con proteine e frutta.
VERDURE:
raccomandato con proteine e amidacei;
da evitare con frutta dolce, frutta semi acida e frutta acida.
(Frutta dolce: datteri, cachì, banane, prugne, ciliege ecc.)
(Frutta semi acida: fichi, uva, mele, pere, pesche, ciliegie, prugne ecc.)
(Frutta acida: arance, ananas, fragole, ecc.)
FRUTTA dolce:
da evitare con proteine, verdure, amidacei, frutta acida, tollerabile con
frutta semi acida.
FRUTTA semi acida:
da evitare con verdure, tollerabile con altra frutta acida.
FRUTTA acida:
da evitare con amidacei, verdure, frutta dolce, tollerabile con frutta semi acida.
Durante la notte è stato approvato il referendum che chiama a decidere il popolo greco sul proprio futuro. La data sarà il 5 luglio 2015. Con 178 voti a favore e 120 contrari il parlamento greco ha confermato la decisione presa poche ore prima dal Consiglio dei Ministri.
Hanno votato a favore i parlamentari dei partiti di governo, Syriza e Anexartiti Ellines. Insieme a loro anche il partito di estrema destra Chrisi Avghi ha sostenuto l'approvazione del referendum.
Contrari, ovviamente Nea Dimokratia e Pasok, che storicamente avrebbero accettato ogni "Memorandum" possibile ed immaginabile proposto dall'Eurogruppo e che mai si sono preoccupati di consultarsi con il proprio popolo per approvare o rifiutare provvedimenti imposti dal governo tedesco (Eurogruppo ndr). Il Potami, il partito neoliberista creato poco prima delle ultime elezioni politiche per ostacolare il Syriza, che ha alla guida un giornalista proveniente dall'area di interesse politico ed economico delle tv private e che viene sostenuto e proposto dall'Eurogruppo come possibile partito di governo al posto del Syriza, ha ovviamente votato contro il referendum. Anche il Potami è d'accordo con l'accettare in maniera incondizionata di ogni imposizione dettata dall'ex-Troika.
Vergognosa anche la posizione del Partito Comunista Greco KKE che ovviamente ha votato contro. Cosa che non mi stupisce per niente. Storicamente ha sempre privilegiato il "ruolo guida del partito" alla libera e personale valutazione del singolo cittadino. Molto probabilmente il 5 luglio sosterrà l'astensionismo. Ingessato nelle proprie posizioni continua a sostenere l'uscita dalla Comunità Europea senza vedere che la questione del referendum è un avvenimento storico e che vada come vada è un importante passo del governo e del popolo greco che potrà esprimersi in prima persona su una cosa così fondamentale per il proprio futuro. Questo referendum non è importante solo per il popolo greco, ma un importante esempio di democrazia per tutti i popoli d'Europa.
Come quasi sempre accade, coloro che sono contrari al far esprimere liberamente gli elettori coincidono con coloro che, ora che si andrà al voto referendario voteranno a favore del "Memorandum". Il primo obiettivo che hanno individuato davanti a loro è stato quello di impedire che il popolo prenda parte in prima persona a queste scelte importantissime che lo riguardano. Evidentemente, come abbiamo visto fino ad alcuni mesi fa, per molti partiti salire al governo non significa rappresentare la volontà espressa dalla maggioranza del proprio popolo, ma al contrario significa privilegiare gli interessi di una piccola casta che in questo caso vede i propri interessi coincidere con quelli contenuti nell'attuale proposta dell'Eurogruppo e nel "Memorandum" imposto dall'allora Troika.
Un altro avvenimento che ritengo importante commentare è il voto a favore del referendum espresso dal partito di estrema destra Chrisi Avghi. Fino ad ora, durante questi mesi di governo di sinistra e di estenuante trattativa il pericolo più grande sono state le possibili energie destabilizzanti che l'estrema destra incoraggiata dalla destra più moderata avrebbero potuto mettere in atto. Il rischio di un improvviso "caos" generato a tavolino per distruggere l'unità interna al paese è sempre stato presente e a tratti evidente. Il fatto che ieri anche i parlamentari di Chrisi Avghi si siano espressi a favore del referendum ricompatta, per quanto possibile, un unità nazionale che in questo momento è molto importante.
Intanto, la notizia del referendum ha spinto molte persone ha ritirare dai propri conti bancari più soldi possibili. Davanti ai bancomat si possono vedere file di cittadini più o meno lunghe. La paura di perderli è tangibile. Il ricordo del trattamento fatto a Cipro è un ricordo sempre molto fresco. Questo, che spesso viene presentato dai mass media come atto di sfiducia dei cittadini verso il proprio governo, è da interpretare invece come atto di paura verso un sistema bancario che evidentemente da tempo non è più sotto totale controllo greco. La gente non si fida di ciò che la Banca Centrale Europea può fare per ricattare e mettere il popolo greco in difficoltà in questo momento cruciale in cui viene chiamato a decidere.
“Mantova e Sabbioneta, terre gustose! Salami, grana, tortelli di zucca, risotto alla pilota, agnoli, luccio in salsa, stracotto con la polenta, sbrisolona ed il lambrusco mantovano. I pilastri di una cucina dalle antiche tradizioni, raffinata”
Già sapevo, dal programma ricevuto, che Sabato 6 giugno sarei stato ospite a Sabbioneta, presso il palazzo Ducale, di una rievocazione storica. A cena invitato da Lui: il Duca Vespasiano Gonzaga.
Naturale quindi nell’ammirare le varie sale sia a Mantova che a Sabbioneta soffermarmi sui particolari riguardanti i fastosi banchetti. Prepararsi ad essere a tavola con il Duca non è poca cosa.
Il mio approccio con la “Piccola Atene” avviene in un assolato tardo pomeriggio. Raggiungo Sabbioneta non con una carrozza trainata da cavalli ma con un modernissimo e confortevole bus “trainato” da un altro tipo di equini, quelli dell’ultimo secolo, gli HP (Horse Power di razza Mercedes).
Cercare l’ombra all’interno della splendida cittadina è la necessità primaria, assoluta ed “infilarsi” nelle fresche sale dei Palazzi, il miglior rimedio approfittando così di capire i fasti e la colta sensibilità dei Gonzaga.
Percorrendole ed ammirandole ritornano alla mente le reminescenze scolastiche giovanili intorno al Rinascimento, ai grandi e potenti casati e quando da queste parti si raggiunse l’alto prestigio grazie ad un Gonzaga. Vespasiano riuscì a trasformare un piccolo borgo contadino in una capitale culturale di eccellenza. Ed oggi, la rinomata “piccola Atene”, continua a vivere con lo spirito del fondatore.
Sintomatico è constatare storicamente che iniziò a costruire il Palazzo Ducale quando ancora non era Duca. Il predestinato. E mentre attraverso le varie sale ammirando i soffitti lignei che rievocano la sua cultura classica, faccio strani incontri che mi riportano indietro nel tempo. Figuranti, che incontro “per caso”, ricordano come poteva essere la vita in quei luoghi nella seconda metà del cinquecento e il tutto diviene preparatorio all’evento serale.
Rimane ancora un po’ di tempo prima dell’appuntamento conviviale e la visita al Teatro all’Antica è dunque d’obbligo.
Un’autentica rivoluzione per quei tempi la costruzione ad opera dell’architetto Vincenzo Scamozzi, vicentino di nascita degno erede di quel tal Messer Andrea di Pietro della Gondola (conosciuto come Andrea Palladio) padri entrambi dello stile “neo-classico”. Messer Scamozzi colui che affermò che “l’Architettura è scienza”, riuscì nell’intento rivoluzionario se pur con visione “antica” a far ricoprire alla sua opera la funzione di teatro stabile nel periodo storico ricordato dove imperversavano i teatri girovaghi. Fu costruito per rispettare i canoni dei teatri antichi: statue che adornano il peristilio, gli affreschi, il pavimento inclinato del palco. Un gioiello come connubio di tradizione e modernità.
Un paggio, inviato dal Gran Cerimoniere di corte, mi ricorda che il momento conviviale è arrivato. Salgo la scalinata del Palazzo e scendo quella che conduce nel giardino interno dove la corte mi attende come ospite. Musici, damigelle e loro, gli alabardieri a significare la “potenza” del Duca. Mi sussurrano che avremo la gradita presenza di un altro personaggio storico cinquecentesco: il Cardinale Federigo Borromeo.
Il Gran Cerimoniere di Corte (oggi lo chiameremmo “presentatore della serata”) inizia “la chiama” degli invitati. Ci sono tutti. La Sabbioneta del tardo cinquecento è tutta presente. Infine arriva Lui, il Duca Vespasiano Gonzaga con tanto di consorte e cardinale (quest’ultimo non lo ricordo, dai quadri dell’epoca, grassoncello con pancia e pizzetto stile fine-ottocento. Via non stiamo attenti a questi dettagli). Che la libagione di benvenuto abbia inizio.
La serata continua tra canti, poesie, danze e…le portate a ripetizione dei cibi cucinati alla “gonzaga”.
Antichi sapori costruiti per rivivere atmosfere e sensazioni del passato attraverso questo banchetto. E poco importa se poi, alla fine, il cibo si è discostato abbastanza da quello che imbandiva le tavole dei Gonzaga. Poco importante se sono mancate le selvaggine, le anatre ruspanti cucinate allo spiedo dai bravi “rosticceri del Duca”. In compenso le brave cuoche e cuochi del duemila hanno comunque raggiunto l’eccellenza unendo la tecnologia alimentare di oggi con la bravura della lavorazione fatta a mano attenendosi rigorosamente alle proporzioni indicate nei 'sacri testi” come 'L'arte di ben cucinare” di Bartolomeo Stefani, edito a Mantova nel 1662 e i racconti tramandati da nonni e bisnonni.
Questa la dovuta chiave di lettura della rievocazione. Non limitarsi a rideterminare i confini storici dell'arte culinaria, bensì partecipare ed essere parte attiva della rivisitazione in chiave moderna dell'uomo del Rinascimento nella sua interezza per il quale non esisteva soluzione di continuità fra cucina, arte, musica e poesia.
I “miei” HP mi attendono fuori dalle mura. Saluto l’Eccellenza e l’Eminenza, ringrazio la Corte con un inchino cinquecentesco e mi commiato. Sono contento, felice per l’esperienza.
Adesso è mezzanotte e mi ci vuole una bella e fresca birrrra! Ritorno al futuro.
Ho partecipato a questo evento grazie all’invito ad intervenire ad un programma “Educational” denominato: “Mantova e Sabbioneta patrimonio mondiale: il banchetto degli Dei” promosso dalla Federazione delle Strade del Vino e dei Sapori della Lombardia unitamente ai Comuni di Mantova e Sabbioneta. Un caro saluto a tutti i colleghi giornalisti che hanno partecipato con me alla tre giorni mantovana.
La mostra il Barocco a Roma. La meraviglia delle arti si presenta come contenitore sintetico del fenomeno culturale complesso che si è sviluppato nel Seicento.
A Palazzo Cipolla l’esposizione, attraverso le opere, ci introduce alla pittura, alla scultura, all’architettura barocche, ma anche alle altre espressioni della cultura e della società dell’epoca.
Ogni tema è poi suscettibile di approfondimento attraverso eventi satellite, conferenze, concerti, visite guidate e offerte didattiche. Il pubblico di qualsiasi età, formazione e nazionalità può scegliere, seguendo i propri interessi e curiosità, di approfondire la conoscenza di opere, tecniche esecutive, luoghi a cui solitamente non gli è consentito l’accesso. Il tutto fino al 26 luglio. Il sitowww.mostrabaroccoroma.it è il punto di riferimento per le date degli eventi e il resoconto di quelli passati, per la personalizzazione del percorso tramite la app da scaricare, i cui contenuti possono essere condivisi sui principali social networks.
Uno degli aspetti più interessanti della cultura barocca è la festa. Di questo fenomeno sociale è stata tramandata memoria tramite le stampe, oltre che nei racconti delle cronache. Alcuni esemplari sono presenti alla mostra di Palazzo Cipolla, mentre interamente dedicata alle incisioni è l’esposizione al Museo di Roma, che annovera questa tipologia di opere nelle sue variegate collezioni. Lo spirito giocoso della festa è espresso anche nel titolo Feste barocche “per inciso”. Immagini della festa a Roma nelle stampe del Seicento. Anche questa mostra offre spunti di approfondimento con il concerto Tono su tono in calendario per il 12 luglio. Si sono già tenuti, tra aprile e maggio, i laboratori Il solco che suona: l’acquaforte in età barocca, curati dall’Accademia di Belle Arti di Roma e dedicati alla tecnica incisoria, inquadrata storicamente e mostrata nell’esecuzione pratica.
Tra le stampe in mostra l’acquaforte di Giacomo Lauro, Girandola a Castel Sant’Angelo del 1618.
Il 29 giugno alle ore 21.30 sarà possibile provare dal vivo e dal vero l’emozione dei fuochi artificiali, grazie alla rievocazione che la Nona Invicta, ha riportato, ormai già da qualche anno, alla consuetudine passata. Quando la Girandola è stata inventata da Michelangelo e perfezionata da Bernini, per celebrare la festa dei patroni di Roma, S. Pietro e S. Paolo (ma anche la Pasqua e l’elezione papale). Un accurato studio ha portato all’identificazione dei materiali originari e alla riproduzione delle forme pirotecniche originali. La pirotecnia del resto è una delle arti di antica tradizione, oggetto del trattato di Vannoccio Biringuccio, De la pirotecnica pubblicato nel 1540. Quest’anno i fuochi saranno accompagnati dalla musica, gli spettatori potranno infatti fruire della colonna sonora, collegandosi con radio o smartphone a Radio Vaticana. A Castel Sant’Angelo è allestita fino al 29 giugno una mostra fotografica dedicata alla Girandola. Anche la regata storica accompagnerà l’evento.
Secondo una prassi ormai consolidata, quando in televisione si parla di alimentazione i nutrizionisti dicono ciò che la gente vuol sentirsi dire, celando volutamente gli aspetti negativi di certi prodotti che infastidirebbe un pubblico che vuole avere buone notizie sulla sua cattiva condotta e che probabilmente cambierebbe programma. Non v’è rubrica di cucina in cui non si raccomanda di consumare il pesce almeno due volte a settimana per garantire al nostro organismo il famigerato Omega 3. Ma i nutrizionisti dimenticano di dire che:
- solo alcuni tipi di pesce contengono modeste quantità di Omega 3 e solo se i pesci sono selvatici e si nutrono di pesci che a loro volta mangiano alghe da dove traggono l’Omega 3;
- se fosse necessario consumare pesce per assicurarsi l’Omega 3, coloro che non ne fanno uso, come i vegani, dovrebbero accusare carenze, invece godono ottima salute dal momento l’Omega 3 nel mondo vegetale è molto più abbondantemente del mondo animale (vedi tabella);
- il pesce è sostanza altamente putrescibile e un alimento è tanto meno ricco di nutrienti quanto più rapido è il suo processo di putrefazione: basta lasciarlo per qualche tempo fuori dal frigo per rendersi conto del fetore, che serve proprio a tenerci lontani da certi prodotti;
- i pesci contengono grassi saturi in quantità maggiore della stessa carne e fa ingrassare allo stesso modo della carne di maiale;
- il pesce spesso contiene mercurio, piombo, cadmio, inquinanti dei rifiuti industriali;
- le immense quantità di mercurio che le industrie scaricano nel mare (circa 10.000 tonnellate all’anno) passa facilmente dal pesce nell’organismo umano.
E’ utile ricordare la strage di Minamota (Giappone) del 1952 nella quale morirono 77 persone ed altre 360 rimasero invalide per aver mangiato pesce ricco di mercurio;
- il mercurio, secondo la Food and Drug Administration, contenuto nel grasso può causare malformazione nei neonati, danni renali, deficienza mentale, cancro;
- il pesce contiene molto colesterolo: gamberi e crostacei ne contengono quasi il doppio rispetto alla carne di manzo;
- il pesce per motivi di sicurezza e gusto deve essere cotto, e la cottura denatura gli Omega 3, oltre ad inattivare gli enzimi digestivi;
- il pesce da allevamento contiene residui chimici da farmaci somministrati agli animali per immunizzarli alla malattie e farli crescere più rapidamente possibile, e spesso contiene istamina, un aminoacido che provoca fenomeni allergici;
- il 70% del pesce consumato viene dall’estero e il 40% da allevamento: in Italia si contano circa mille allevamenti di acquicoltura;
- il pesce è carne grassa e i grassi sottoposti a cottura perdono il loro enzima lipase, indispensabile per una loro parziale digetione-assimilazione;
- i pesci sono ricchi di purine (sostanze azotate che fanno aumentare i livelli di acidi urici nel sangue) e di metalli pesanti;
- ma oltre al mercurio deve preoccupare la presenza, nelle cozze, nelle ostriche e nei crostacei, di cadmio e piombo, abbondantemente presenti negli scarichi industriali. Il pesce può anche trasmettere all’uomo la salmonella, larve di tenia e di ascaridi, né la cottura è sufficiente a scongiurare i pericoli in tal senso. Alcuni molluschi possono trasmettere l’epatite virale ed altre malattie infettive. Inoltre in diversi pesci sono state riscontrate anche rilevanti quantità di pesticidi;
- la morte del pesce è tra le più orribili, in qualunque modo avvenga: le convulsioni dell’animale che disperatamente cerca di riconquistare il suo ambiente vitale, sono la più palese manifestazione di dolore;
- tra pochi decenni non ci sarà più pesce nei mari e l’umanità sarà costretta ad attingere al benefico Omega 3 del mondo vegetale;
- mentre la dannosità della carne degli animali terricoli viene riconosciuta anche dagli stessi allevatori e macellai, la dannosità del pesce viene celata per motivi puramente commerciali, per ignoranza o malafede dagli stessi nutrizionisti;
- nel pesce, come in tutti gli animali uccisi violentemente dall’uomo e poi mangiati, vi è il terrore, l’angoscia, la paura dell’animale accumulata durante la sua cattura e la sua uccisione: più e lunga e dolorosa la morte di un animale più è pregna di vibrazioni dannose per chi se ne nutre;
- alcuni animali marini dotati di zampe quando vengono immersi ancora vivi nell’acqua bollente che entra in ogni cavità dell’animale, oppure arrostiti sulla piastra, schizzano via come saette. Sembra che le aragoste siano prive degli analgesici naturali dei mammiferi e quindi che siano ancora più di noi sensibili al dolore;
- per 10 kg di spigole di allevamento occorre sacrificare 100 kg di sardine catturate in mare. Ogni 10 pesci catturati 8 vengono ributtati in mare, morti o agonizzanti, ritenuti non commestibili;
- eticamente è molto più grave consumare pesce che carne di animali terricoli. Mentre con la carne di una mucca o di un maiale si possono nutrire centinaia di individui per il pesce è necessario sacrificare molti animali, e il valore di un animale non è in base alla sua dimensione corporea;
- la pesca sportiva è un vero e proprio passatempo per gente stupida, insensibile e crudele. L’amo che viene estratto dalla bocca del pesce che si contorce dallo spasimo, e che lacera anche parte della testa, è paragonabile ad un arpione conficcato nella bocca di un uomo che viene brutalmente
estratto fracassandogli le mandibole, la fronte ed il cervello per poi somministrargli con un pò d’acqua pochi grammi di ossigeno per prolungare il più possibile la sua vita e quindi la sua agonia.
Se noi umani potessimo udire il grido di dolore dei pesci agonizzanti nelle reti un uragano di terrore coprirebbe la faccia della terra e nessuno più oserebbe uccidere o mangiare le creature del mare.
Presenza di Omega 3 (mg/100) nei vegetali
Olio di semi di lino: 66
Semi di lino: 32
Olio di canapa: 18
Olio di noce: 14
Soia cotta: 11
Olio di soia: 7,60
Noce: 6,50
Germe di grano: 5,40
Semi di zucca: 5
Latte di soia: 4
Fagioli di soia secchi: 1,3
Olio ex. verg. d’oliva: 1
Mandorle: 0,3
Nocciole: 0,1
I Pesci più ricchi di Omega 3 e più consumati (mg/100)
Sardine fresche: 4
Anguilla: 3,56
Tonno fresco: 2,95
Aringa: 2,1
Salmone: 2
Spigola: 1,26
Storione: 1
Aragosta: 0,7
Orata: 0,67
Sgombro: 0,54
Sogliola: 0,54
Calamaro: 0,4
“Quando ho pensato di dedicare questa edizione de L’Isola del Cinema al tema della Luce, naturalmente avevo in mente l’invenzione dei Fratelli Lumière di 120 anni fa…quei fratelli che avevano nel loro nome un destino legato alla Luce”. Così Giorgio Ginori, direttore artistico dell’Isola del Cinema, ha introdotto la XXI edizione della manifestazione sul cinema intitolata: “L’Ile Lumière”. Dal cuore di Roma al mondo e ritorno, su un palcoscenico di inestimabili emozioni, l’Isola Tiberina, Patrimonio Artistico dell’Umanità, sarà una ribalta di cinema e creatività: un’Isola della Luce, rievocando appunto i due fratelli che diedero vita a questa straordinaria forma d’arte, e in virtù del fatto che il 2015 è stato proclamato dall’Unesco “Anno internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla Luce”. L’Isola Tiberina si trasformerà in un grande set cinematografico per accogliere, come ogni anno, film, registi, produttori, attrici, attori e autori, contenitore di tutti i mestieri della Settima Arte, tra eventi speciali, proiezioni, incontri e dibattiti.
Appassionatamente italiana, ma pronta a confrontarsi con gli altri Paesi per favorire e sviluppare un rapporto di scambio culturale e cinematografico, il Festival aprirà una finestra sulle capitali e periferie del mondo, alla presenza di molti artisti e personalità illustri.
La nuova edizione sarà arricchita dalla collaborazione con l’Istituto Luce-Cinecittà, come afferma alla conferenza stampa il Presidente e Amministratore delegato dell’istituto Luce, Roberto Cicutto: “E’ così che in questa edizione portiamo tanto del nostro patrimonio: filmati e fotografie d’Archivio, film classici e recenti, documentari e videoinstallazioni. Per tre mesi il pubblico vedrà molto dei nostri 90 anni di storia, con l’obiettivo puntato al cuore della città e alla sua memoria, e contemporaneamente all’internazionalità del nostro cinema. Presenza coerente – conclude – con il nostro progetto di creare un ‘museo diffuso’ della storia audiovisiva d’Italia: un viaggio fra grandi mostre e piccoli centri che trova un ottimo approdo nell’Isola Tiberina”. Presente alla conferenza stampa anche Mario Sesti, responsabile di Cityfest – Progetti Speciali, che ha dichiarato: “La Fondazione Cinema, che quest’anno ha dato luce a Cityfest, una sorta di festa del cinema 2.0, ovvero un programma di attività che animano tutto l’anno l’intero territorio metropolitano, è felice di poter collaborare con l’Isola del Cinema da anni punto di riferimento per gli amanti della Settima Arte”.
Tanti gli eventi e le iniziative che illumineranno le rive del Tevere.
Dal 2 Luglio al 3 settembre si svolgerà, nell’ambito della kermesse, il Festival Isola Mondo: una sezione interamente dedicata alla cinematografia internazionale, realizzata in collaborazione con le Ambasciate, gli Istituti di Cultura presenti a Roma, e con il supporto delle distribuzioni di tutto il mondo. Viene così proposta una selezione di film dei Paesi partecipanti, con un’attenzione particolare alle nuove correnti cinematografiche e la particolarità di proporre anche pellicole non distribuite sul territorio nazionale. Le serate sono arricchite da spettacoli della tradizione o contemporanei, arti performative e percorsi enogastronomici.
Dal 28 Giugno, ogni domenica, L’Isola del Cinema presenta il Concorso Groupama Assicurazioni – Opere Prime e Seconde: una selezione delle migliori opere dell’ultima stagione cinematografica nazionale. Una giuria di esperti decreterà il vincitore che riceverà il Premio Groupama Assicurazioni Opere Prime e Seconde, il 29 Luglio nella Sala Arena.
Torna anche l’atteso appuntamento con il concorso di cortometraggi dedicato a Roma: Mamma Roma e i suoi Quartieri 2015. Dopo il successo delle passate edizioni, L’Isola del Cinema, in collaborazione con Maiora Film e con il Patrocinio di Assessorato Scuola, Sport, Politiche Giovanili e Partecipazione e di Biblioteche di Roma, presenta la quarta edizione del concorso che ha come tema centrale i quartieri di Roma, luoghi di narrazione e fonti inesauribili di ispirazione per i grandi Maestri del cinema italiano e internazionale, tra cui Pasolini, Fellini, De Sica e Monicelli.
Novità di quest’anno è “Il Cinema Inventato”: un film collettivo nel quale ogni partecipante riceverà 120 metri di pellicola super 16mm per realizzare un cortometraggio, con una tecnica simile a quella usata in occasione dell’invenzione del cinema. Tra gli autori invitati a partecipare: Valerio Mastandrea, Claudio Noce, Paola Randi, Aureliano Amadei, Davide Marengo, Ivano Di Matteo, Claudio Giovannesi, Libero De Rienzo.
L’abbinamento cinema e promozione del territorio, sancito dalla stretta collaborazione tra l’APT della Basilicata e la Lucana Film Commission, è alla base della presenza, per il quinto anno consecutivo, del format “Basilicata terra di cinema” . A soli due anni dalla nascita della Lucana Film Commission, la Basilicata si inserisce tra i territori italiani di maggior interesse per le produzioni italiane e internazionali con pellicole come “Noi e la Giulia” di Edorado Leo, “Tre tocchi” di Marco Risi e il kolossal “Ben Hur”.
Torna anche l’appuntamento con la poesia: dal 4 luglio, ogni sabato, Agostino Raff conduce il gruppo di poeti emergenti che leggono i propri versi all’interno dello spazio Luce.
Tra gli eventi speciali, il 2 Luglio, una serata di gala, organizzata in collaborazione con l’Istituto Luce, che unirà Francia e Italia. Si potrà assistere alla proiezione del film “La Famiglia” di Ettore Scola, interpretato da Fanny Ardant, entrambi protagonisti della serata, insieme a diverse personalità del mondo del cinema e della cultura.
FIRENZE – Alla 81^ edizione di Pitti Immagine Bimbo che si svolge in questi giorni a Firenze, (dal 25 al 27giugno), 446 collezioni, delle quali 207 estere, presentano l’anteprima dell’abbigliamento dei bimbi e dei ragazzi per la primavera/estate 2016. La rassegna si articola in 9 sezioni: Pitti Bimbo, Sport Generation, New View, Kids’ Design, SuperStreet, Eco Ethic, Apartament, Pop Up Store, KidzFizz ciascuna con una ben definita tipologia di proposte.
Ospiti vip, sfilate e persino il “tema” della manifestazione si rifanno al palcoscenico dei “grandi”. Anche i piccoli – da 0 a 14 anni – hanno scelto di presentare il loro abbigliamento per la prossima estate a tutto colore, copiando il tema “That’s Pitticolor”che ha contraddistinto la settimana scorsa la moda uomo.
Tra stand e corridoi di Pitti Bimbo, idee e novità non mancano e, spesso, sono di ottimo livello. La scelta è ampia ed estremamente raffinata e, tra tutte le collezioni presenti, brillano quest’ anno le proposte “sentimentalmente made in Parma” (ma nate e cresciute a Rom a) di Licia Julia Cavaliere, eclettica e straordinaria creativa, che presenta una deliziosa linea di mini costumi da bagno che, a ragione, ha chiamato “Streghe in bikini”. E calzano alla perfezione allo stile di piccole streghette quei deliziosi due pezzi che riportano alla mente i costumi da mare impronta “Positano”, che negli anni 70 indossavano le ragazze e le signore più chic sulle spiagge alla moda. Gonnelline/slip che, in acqua, si aprono come ombrellini e, come spiega Licia Julia, formano i petali di quella “Margherita” che sarà il tema della prossima collezione : le mutandine sono contornate da 9 petali tagliati e rifiniti a mano. Un prodotto di altissimo livello, quindi, come di alto livello è tutto il percorso della designer parmigiana/romana. A Parma vive ancora tutta la sua famiglia : la mamma, Jil Mackenzie, (gentile signora scozzese ormai da decenni “naturalizzata” parmigiana) e i tre fratelli. Lei sposata ad un romano, si è trasferita da diversi anni nella Capitale dove vive, crea e lavora, Nel frattempo, dopo la brillante laurea in Lingue e letterature straniere, diversi importanti master e … una medaglia d’oro al Valore Atletico conferitale dal Presidente della Repubblica per aver stabilito 13 record mondiali di velocità, durata e fondo (Offshore e Motonautica), ha finalmente scoperto che la sua via era segnata dal design di moda. E ha fatto bene : assieme a Clear Roun, Biba e Le Prince (altri forti marchi parmigiani di moda bimbi) testimonia a Firenze che la creatività è sempre di casa nel parmense.
Creatività che anche a livello nazionale, sta premiando il settore della mini-moda. Dopo stagioni grigie e con imperante segno economicamente negativo, giungono i primi segnali di una ripresa più che mai meritata : il trend espansivo del settore indica un +2,4 di aumento oltrepassando i 2,64 miliardi di euro che riportano i bilanci ai fino ad ora “nostalgici” livelli del 2011.
Gioseppo Kids - oro blanco |
”Ciao Micol, maestra e amica di tante eleganti stagioni. Te ne sei andata quasi in punta di piedi, con quello stile inconfondibile che è stato il fil rouge di tutta la tua splendida vita.”
E’ stato un colpo al cuore non solo per chi, come me, le voleva un bene lungo oltre trent’anni. Trent’anni fatti di stupore, di ammirazione ma soprattutto di quella dolcezza che, attraverso il suo sorriso sempre un pochino ironico, addolciva i lati di un carattere forte, volitivo, deciso, forse un pochino “scomodo” ma che l’aveva aiutata a diventare quella ineffabile “lady di ferro” della grande moda italiana che il difficile universo del “fashion” internazionale ci invidiava.
Questo è – facendo uno strappo alle fondamentali regole del giornalismo – un “addio” personale ad una grande donna, ma soprattutto a colei che mi onora essere stata una mia grande amica.
I ricordi si affollano alla mente con punte di nostalgia e di tenerezza. Mi voleva bene Micol ma non mancava mai di “riprendermi” quando qualcosa in me – secondo lei – non andava per il verso giusto. Come quella volta al Quirinale, in un grande galà a chiusura della settimana dell’ Alta Moda (anni ’80) dove giunsi – ahimé – con pantaloni e giacca neri (allora divisa d’ordinanza per le columnist del settore). Incontrai, nello splendore del salone delle feste, proprio lei, la mia cara Micol . L’abbracciai ma lei, squadrandomi con quegli occhi che sapeva rendere di ghiaccio, mi sibilò “E tu vieni da Parma vestita così !? “ “Veramente – balbettai – non sapevo della festa…”
“E allora ? Quando lo hai saputo, stamattina, potevi venire in atelier e ti avremmo trovato qualcosa di più idoneo … No?”
Ma poi mi sorrise. “Meno male che almeno non sei brutta : così guarderanno te e non quello che hai addosso!”
Questa era Micol, la “mia Micol” che credevo immortale.
Mi viene in mente di quell’altra volta, quando chiacchierando del più e del meno, scoprimmo che la mia mamma (ancora vivente) era nata a pochi chilometri da Traversetolo (a Fidenza) un giorno prima di lei : il 7 novembre 1913. La notizia la commosse e la divertì. Penso che da quel giorno cominciò a considerarmi quasi una figlioccia.
La storia di Micol inizia nel lontanissimo 8 novembre di quasi 102 anni fa quando a Traversetolo, nel “Ducato” di Parma, nacque quella piccola/grande donna che sarebbe diventata una pietra miliare dell’alta moda italiana.
E’ bello pensare che quel giorno (era il periodo dell’estate di San Martino) a spazzare le solite grigie nebbie della Padania, ci fosse un sole splendido ed inatteso, incaricato di dare il benvenuto a colei che assieme alle sorelle Giovanna e Zoe, nei lunghi anni a venire, avrebbe inondato di luce tante importanti pagine del grande libro della Storia del Costume e della Moda.
Una lunga, meravigliosa vita quella di Micol, vissuta in un crescendo trionfale, una sinfonia nella quale le note sono sempre state “battute in levare”, le cui tappe incredibili, cosparse di successi, hanno precorso e vinto tempi duri e momenti difficili, superando invidie e avversità e portando la Moda italiana – l’Alta Moda firmata Sorelle Fontana – a ottenere lusinghieri riconoscimenti mondiali.
Dalla tranquilla Traversetolo che le diede i natali, alla stimolante Roma che le diede fama e successo (città della quale da tempo Micol è diventata cittadina d’onore) dove giunse, assieme alle sorelle Zoe e Giovanna, subito dopo la guerra e da qui partì alla conquista vittoriosa del difficile (e allora sonnacchioso) mondo della moda, sconvolgendone le regole stantie e innovandone lo spirito e i contenuti.
1913/2015 : quasi centodue anni che, attraverso il duro calvario di due guerre mondiali, hanno cambiato il volto della Storia così come lo straordinario lavoro delle tre Sorelle Fontana ha rivoluzionato lo stile e lo spirito della moda.
Attrici e nobildonne affollavano l’atelier delle “Sorelle Fontana”. Audrey Hepburn, Linda Christian, Ava Gardner, principesse e regine facevano “la fila” per avere un loro abito. Erano i tempi d’oro della “Hollywood sulle rive del Tevere” e le tre Sorelle ne erano le padrone incontrastate.
E ieri se ne è andata anche lei “Micol la combattiva”, unica testimone rimasta di quel trio favoloso, di una vita costellata di grandi successi, di riconoscimenti mondiali all’arte di questa illustre traversetolese e delle sue altrettanto mitiche sorelle.
Micol Fontana |
Teatro Eliseo E’. Una “E” maiuscola per il Teatro Eliseo e una “e” minuscola per il Piccolo Eliseo, sono i brand scelti per inaugurare la riapertura della sede storica di via Nazionale. Un messaggio di grande impatto che vuole trasmettere il concetto di un’identità importante, portavoce di integrità, di vita, di positività, di fiducia nei confronti di un ambizioso progetto culturale che va oltre l’idea tradizionale di teatro. Con queste premesse riapre il sipario del Teatro Eliseo con una stagione ricca di interessanti novità. Deus ex machina di questa radicale trasformazione e rinascita, sull’onda di un’incisiva ottimizzazione, è Luca Barbereschi: “farò del Teatro Eliseo il nuovo Beaubourg italiano”. Con queste parole il neo Direttore Artistico lancia la sua nuova sfida. Prima scommessa è recuperare e riconsegnare alla città il suo teatro per renderlo polo d’eccellenza, nucleo pulsante del territorio, che da sempre rappresenta la memoria depositaria di un elevato valore culturale.
Gettate così le fondamenta per instaurare un rapporto sinergico teso ad ampliare il più possibile le offerte culturali, scientifiche e d’intrattenimento, nell’ambito di un contesto che privilegia l’interazione sociale, grazie anche ai tredici progetti speciali che affiancheranno il programma della prima stagione. Il nuovo assetto del teatro vuole diventare un punto vitale di ritrovo aperto a tutti, con la possibilità di usufruire anche di spazi d’accoglienza e servizi di ristorazione. Cuore pulsante dell’attività è rappresentata dalla stagione teatrale 2015/2016 di entrambe le sale, Eliseo e Piccolo Eliseo.
Le proposte in cartellone accendono i riflettori sulla contemporaneità senza dimenticare il confronto con i classici. L’approccio del nuovo Teatro Eliseo vuole richiamare i modelli europei e internazionali: “Si tratta di un progetto innovativo per la città, un percorso inedito – afferma Luca Barbareschi - che porterà finalmente Roma verso una concezione europea delle arti sceniche, simile a quella delle grandi capitali europee”. Quindi, come ha evidenziato il Direttore Artistico, l’Eliseo diverrà una realtà senza confini, una fabbrica di idee, officina e luogo di vita, promuovendo e valorizzando le collaborazione e le sinergie con gli altri Teatri, l’unione e la condivisione di risorse artistiche e finanziarie, per arrivare alla produzione di eccellenze in ambito nazionale e internazionale, che mira ad un’offerta teatrale e culturale degna di una Capitale. “Eliseo multimediale – conclude Barbareschi – con il supporto delle nuove tecnologie che permetteranno di trasmettere gli spettacoli sui canali satellitari e produrre direttamente non solo teatro, ma anche cinema e televisione”.
Il programma prevede ventiquattro spettacoli tra Eliseo e Piccolo Eliseo e quattro progetti speciali, con particolare riguardo alla scelta dei testi drammaturgici che spaziano tra tradizione e presente con autori, come: Rajiv Joseph, Luca De Bei, Anton Cechov, Vittorio Franceschi, Harold Pinter, Luca Barbereschi, Luigi Pirandello, Nicola Piovani, Arthur Schnitzler, Charlie Chaplin, William Shakespeare, Stefano Bollani e Valentina Cenni , David Mamet, Anthony Burgess, Paolo Sorrentino, Claudio Fava, Gianni Borgna, Massimo Carlotto, Alessandro Bardani e Luigi Di Capua, Dorine Hollier, Neil LaBute, Giorgio Gaber e Sandro Luporini, Gustave Flaubert, Giovanni Testori, Gabriele Vacis, Fausto Paravidino, Gabriele Di Luca, Agota Kristof. Inaugurerà la stagione, in prima assoluta italiana, il testo del commediografo americano, finalista al premio Pulitzer, “Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad”: un gioco surreale condito da un umorismo noir sulla follia e la violenza umana. Si continua con: “Tempeste solari” di Luca De Bei, che firma anche la regia, e con Ugo Pagliai; “Ivanov” regia di Filippo Dini; “Grand Guignol all’italiana” con Lunetta Savino per la regia di Alessandro D’Alatri; “Tradimenti” con Ambra Angiolini per la regia di Michele Placido; “Cercando segnali d’amore nell’universo” di e con Luca Barbareschi; “Sei personaggi in cerca d’autore” con Gabriele Lavia in veste anche di regista; “Viaggi di Ulisse”, di e con Nicola Piovani; “Scandalo” con Franco Castellano e Stefania Rocca, per la regia di Franco Però; “Il grande dittatore” con Massimo Venturiello e Tosca; “La dodicesima notte” con l’interpretazione e la regia di Carlo Cecchi; “La Regina Dada” di e con Stefano Bollani e Valentina Cenni; “China Doll”, in prima nazionale, con Eros Pagni per la regia di Alessandro D’Alatri; “Arancia Meccanica” per la regia di Gabriele Russo. Particolarmente interessante anche il cartellone del Piccolo Eliseo con: “Hanno tutti ragione”, regista e interprete Iaia Forte; Mar Del Plata, in prima nazionale, con la regia di Giuseppe Marini; “Una giovinezza enormemente giovane”, ispirato ai testi di Pier Paolo Pasolini, con Roberto Herlitzka e la regia di Antonio Calenda; “Niente, più niente al mondo” con Crescenza Guarnieri per la regia di Nicola Pistoia; “Il più bel secolo della mia vita” regia di Alessandro Bardani e Luigi Di Capua; “Fratelli”, in prima nazionale, regia di Gianfelice Imparato; “Some Girl(s)” regia di Marcello Cotugno”; “Gaber, io e le cose” regia di Maria Laura Baccarini ed Elena Bono; “Madame Bovary”, in prima nazionale, con Lucia Lavia e la regia di Andrea Baracco; “Edipus” con Eugenio Allegri e la regia di Leo Muscato; “La parola padre” regia di Gabriele Vacis; “I vicini” regia di Fausto Paravidino; “Thanks for Vaselina” regia di Gabriele Di Luca; “John e Joe” regia di Valerio Binasco.
a sin. Luca Barbareschi |