L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Kaleidoscope (1453)

Free Lance International Press

This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

 Per tanti anni, terminato il Vinitaly, promesse a fiumi mai mantenute. Viabilità, telefonia e connessioni, ubriachi a non finire e “operatori furbetti” che, già dalle prime ore del Mercoledì, ultimo giorno di Fiera, smontano lo stand e…via, insensibili verso chi ha pagato profumatamente il biglietto d’ingresso (€ 80,00)!

Da due anni, devo dire, che qualcosa è cambiato e molto sta cambiando. Le connessioni sono migliorate, gli ubriachi sono stati diluiti tra la Fiera e le vie della città, gli operatori furbetti hanno posticipato alle prime ore del pomeriggio la “fuga”. Ancora nota dolente la viabilità e gli accessi ai parcheggi.

Maurizio Danese, presidente di Verona Fiere e Federico Sboarina, Sindaco di Verona, hanno promesso interventi sostanziali su nuove aree di sosta, gallerie mercatali e un “Central Park”, tra la Stazione ferroviaria e la Fiera. Elementi innovativi che dovrebbero incidere sulla Manifestazione edizione 2019.

Felici di registrare queste innovazioni che ricadranno positivamente nel contesto generale mi chiedo:” lo studio viario per raggiungere le aree di sosta e uscirne in tempi accettabili? Aree all’esterno della città collegate con servizio navetta decente e non all’indiana non sono pensabili?”

 
Vinitaly in città  (Verona Wine Lover-VeronaFiere)

Auspicabili certamente.

Pazienza, ci vuole pazienza. Del resto “Il Vinitaly racconta la passione del vino. E, ne sono certo, adesso ci sono nuove generazioni che lo faranno per altri 50 anni”. Parola di Maurizio Danese. Vale a dire:”largo ai giovani, ci penseranno loro”.

Veniamo a quelle che ho registrato come “pillole di eccellenza” per l’edizione 2018.

Sicuramente in testa ai sondaggi nel pubblico degli appassionati è stato Vinitaly and the City.

Verona si è aperta ed ha accolto migliaia di eno-appassionati in una invasione che ha reso la tranquilla città scaligera compartecipe della Grande Festa del Vino.

Vino, musica e arte uniti in scenari fantastici. La Fiera e la Città: un tutt’uno.

Circa 40.000 appassionati coinvolti nelle iniziative fuori dal quartiere fieristico in modo da controllare meglio le presenze dei visitatori nei padiglioni espositivi. Non solo. Diminuendo in parte gli appassionati ne hanno beneficiato gli incontri con i buyer in questa edizione. Volti nuovi, qualificati, selezionati, invitati da Veronafiere attraverso la propria rete presente in tutto il mondo. 1.000 nuovi professionisti che hanno partecipato alle iniziative dei Consorzi e ai grandi tasting come La magia delle vigne vecchie presentate dalle Donne del Vino, 30 anni di Amarone a Vinitaly dell’Azienda Masi, il confronto dei territori di Bolgheri e Pessac-Léognan (Bordeaux), i Cinque Terroirs del Barolo e Barbaresco raccontati dalle Cantine Ceretto e i 15 vini provenienti dal Mondo curati dell’enologo Riccardo Cotarella. Senza dimenticare i numerosi tasting effettuati da molte aziende che

interno vinitaly (foto VeronaFiere)

hanno di fatto occupato le agende degli addetti ai lavori.

In extrema ratio: Quartiere fieristico dedicato al business e Vinitaly and the City ai wine lovers.

Attenzione però a non estremizzare. Il rapporto produttore e consumatore è da salvaguardare. Lo ha dimostrato il successo di presenze fuori da ogni previsione delle aree FIVI, Vi.Vit e dei Consorzi delle Strade del Vino.

Quest’ultime veicolo, trade-union del turismo vitivinicolo che svolge un ruolo importantissimo nella quotidianità delle aziende.

Chiudo questa personale riflessione registrando, ahimè, una verità tutta italiana e ricordata dal Presidente Maurizio Danese all’apertura della Edizione 2018:” Per il vino italiano ci sono molte opportunità inesplorate. Se vogliamo cogliere queste occasioni e diversificare realmente i mercati, è necessario essere presenti come sistema Italia e non con individualità”.

 
 degustazione (VeronaFiere)

AL ''Piper'', locale storico romano, Massimo Di Cataldo ha celebrato 25 anni di attivita' e il suo 50esimo compleanno insieme ad amici e colleghi, ma soprattutto fans, venuti ad assistere anche al concerto.

L' intervista e' curata dall'attrice Antonella Salvucci conduttrice della serata (video)

 

April 23, 2018

Tra i “prodotti” mediorientali degli sviluppi geopolitici successivi al crollo dell'Unione Sovietica c'è la Turchia, aspirante membro dell'Unione Europea, ma anche pilastro dell'Alleanza atlantica (NATO): in Siria, Ankara raccoglie i frutti del suo pragmatismo politico dell'ultimo trentennio

 

 

Lo scorso 21 aprile, in un'intervista alla rete privata NTV, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha dichiarato che la principale minaccia per la Turchia sono i partner strategici, criticando gli Stati Uniti e i loro alleati per il loro sostegno ai curdi delle Unità di difesa popolare (YPG) nella guerra contro i cartelli del jihad del cosiddetto Stato islamico (IS). “Noi (turchi) non possiamo comprare armi dagli USA con il nostro denaro”, ha lamentato Erdoğan, “e purtroppo gli USA e le forze della coalizione danno gratuitamente queste armi, queste munizioni a organizzazioni terroristiche”. Quindi, ha accusato direttamente “i paesi occidentali” di strumentalizzare i terroristi dell'IS per sostenere “organizzazioni terroriste separatiste” curde. Dopo il suo commento ostentatamente equilibrato agli attacchi di USA, Francia e Gran Bretagna contro presunti siti di produzione e stoccaggio di armi chimiche in Siria, il presidente turco ha dunque marcato nuovamente le differenze tra Ankara e Washington: questa volta con il pretesto che dopo aver proposto all'ex presidente USA Barack Obama una collaborazione nella lotta contro il terrorismo, la Turchia è stata costretta ad affrontare questa guerra da sola, a causa della tattica temporeggiatrice degli Stati Uniti. Un riferimento all'operazione Ramo d'ulivo, lanciata da Ankara il 20 gennaio scorso: alcune regioni nella Siria settentrionale, tra le quali Afrin, ha precisato Erdoğan, sono state già “pulite” dalla presenza dei “terroristi”.

Per il presidente turco, la parola “terroristi” indica principalmente le YPG curde, che fanno riferimento al Partito dell'unione democratica (PYD), vicino al Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK). Questo partito è ufficialmente ritenuto organizzazione terroristica anche dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, che nondimeno hanno sostenuto le YPG nella guerra contro i cartelli del jihad. Contraddizioni simili hanno permesso alla Turchia di imporsi come attore protagonista nello scacchiere mediorientale, al punto tale da poter agire in piena autonomia da tutti gli altri attori regionali e mondiali. Questo è stato infatti il tono del ministro degli esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu, la scorsa settimana, quando ha affermato che contrariamente alle aspettative del presidente francese Emmanuel Macron, il lancio di missili in Siria non è riuscito a “separare” la Turchia dal suo alleato russo. “Possiamo pensarla diversamente”, ha spiegato Çavuşoğlu, “ma le nostre relazioni con la Russia sono troppo solide per essere interrotte dal presidente francese”, anche se “non sono un'alternativa” a quelle con la NATO. Ankara conduce quindi una politica “conforme ai suoi interessi”, come ha puntualizzato il portavoce del governo turco, il vice primo ministro Bekir Bozdağ, senza schierarsi “pro o contro un paese”.

Sulla stessa linea si è espresso il 22 aprile il ministero degli Esteri turco a proposito dell'ultimo Rapporto sui diritti umani del Dipartimento di Stato USA. Il rapporto “privilegia i punti di vista di fonti legate ai terroristi”, “ignora i fatti” ed è “fondato su una considerazione distorta della responsabilità”, perché dà credito alle accuse di “circoli legati ai terroristi”. Esso inoltre ignora la lotta che la Turchia sta conducendo “contro il gruppo terrorista radicale FETÖ”, acronimo di Fetullahist Terrorist Organization, etichetta con cui le autorità turche bollano i sostenitori veri e presunti del predicatore islamico in esilio negli USA Fethullah Gülen. In proposito, il ministero degli esteri turco ha commentato che “non è una coincidenza che un simile rapporto, che riporta le parole di gruppi legati al terrorismo e descrive la lotta contro il terrorismo come un conflitto interno, è scritto in un paese dove vive il capo di FETÖ”. Sarà interessante ora osservare l'atteggiamento di Çavuşoğlu alla prossima riunione dell'Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) a New York, prevista per il 24 e 25 aprile, sul tema della pace.

Erdoğan è riuscito quindi a instaurare relazioni con tutte le parti coinvolte nel conflitto siriano i cui interessi siano compatibili, almeno in una certa misura, con quelli della Turchia. Anche al di fuori del complesso quadro mediorientale, Ankara si dice pronta ai negoziati per aderire all'Unione Europea, ma reagisce duramente a qualsiasi tentativo da parte di Bruxelles o di singoli paesi europei di mettere in dubbio i metodi autoritari delle autorità turche. Inoltre, dopo quasi due anni di tensioni con la Grecia, a seguito della decisione di Atene di concedere l'asilo agli ufficiali turchi fuggiti dopo il tentativo di colpo di Stato del luglio 2016, Erdoğan ha affermato la necessità di una “pace”, apprezzando la volontà del primo ministro greco Alexis Tsipras di “voltare pagina”.

A questa “versatilità” in politica estera, corrispondono, sul fronte interno, l'impazienza di applicare la riforma costituzionale (approvata da un'esigua maggioranza al referendum del 2017) e la volontà di dare al nuovo sistema presidenziale una connotazione di massa. Per questo, consumata la rottura con l'antico alleato Gülen, Erdoğan cerca i consensi del tradizionale elettorato islamico (in buona parte conquistato proprio grazie a Gülen), pur mantenendo una solida alleanza con il Partito del movimento nazionalista (MHP) di Devlet Bahçeli. È a quest'ultimo che tende la mano quando, ad esempio, si scaglia contro USA e UE, perché i suoi voti potrebbero essere decisivi in vista delle prossime elezioni legislative e presidenziali. Una delle ragioni principali per cui il presidente turco ha voluto anticiparle al prossimo 24 giugno (erano previste per novembre 2019), su suggerimento di Bahçeli, è il rischio rappresentato da Meral Akşener, ex esponente dell'MHP che ha rotto con il partito e con Bahçeli a causa dell'atteggiamento di quest'ultimo, giudicato troppo compiacente nei confronti di Erdoğan. Soprannominata “la signora di ferro”, la Akşener ha fondato il Partito del bene (25 ottobre 2017), per proporre una forma di nazionalismo laico, critico nei confronti dell'islamizzazione della Turchia, ma anche della repressione scatenata da Erdoğan dopo il tentativo di colpo di Stato. Secondo le leggi turche, i partiti che non abbiano tenuto almeno un congresso nei sei mesi precedenti non possono partecipare alle elezioni: anticipando la data di queste ultime, la Akşener potrebbe essere esclusa dalla competizione.

Una scelta che è costata al presidente turco non poche critiche da parte delle opposizioni, che si sommano alle perplessità espresse dall'ONU a proposito della proroga (per la settima volta) dello stato di emergenza in Turchia. In proposito, Erdoğan ha chiarito che “lo stato di emergenza colpisce solo i terroristi”, quindi è una forma di tutela. Quanto alle elezioni, ha specificato che tutti i partiti potranno condurre la loro campagna con maggiore serenità e che “i brogli che si verificano alle elezioni americane non esistono nelle nostre elezioni”.

 La due giorni altoatesina ha proposto come sempre un programma ricco e originale, che ha visto protagonisti temi d’innovazione e sperimentazione, in vigna e in cantina, sviluppati in diverse degustazioni speciali come Oops! Error. Wine mistakes e We are not ready yet.

Si è chiusa l’edizione 2018 della kermesse nata dalla mente eclettica di Alois Lageder. Non come antitesi al Vinitaly o come qualcuno scrisse anni indietro l’Antivinitaly. Ma manifestazione collaterale, aggiunta, specifica nei contenuti e di confronto rivolta ai wine lovers e non solo per una più distinta conoscenza dell’eccellenza vinicola proveniente anche da oltre i confini nazionali. Il confronto.

Manifesta volontà di allontanarsi dal concetto di fiera del vino per offrire a operatori del settore, stampa internazionale, agli stessi partner (inclusi i produttori) e agli appassionati, uno scenario di condivisione e di viticoltura sostenibile e vivibile, in una atmosfera familiare ed accogliente che solo l’Alto Adige e le sue genti sanno donare.

Magrè, l’ultimo comune della Bassa Atesina confinante ad ovest del fiume Adige con il Trentino, per due giorni si è vestita a Gran Festa.

Casòn Hirschprunn e Tòr Löwengang, quest’ultimo sede della Cantina Lageder, maestosa e unica nel suo genere per essere stata apripista di scoperte e applicazioni filosofiche legate alla biodinamica, sono stati ancora una volta invasi fino all’inverosimile da una moltitudine di persone. Più di 2.000 visitatori, circa 130 ospiti della stampa italiana e internazionale, 80 aziende vinicole: i numeri della “non fiera”.

La piccola stazioncina ferroviaria condivisa con altri minuscoli comuni della valle, divenuta per due giorni luogo di arrivo e partenza, ha vissuto appieno la sua funzione nell’ottica primaria di accoglienza vivibile e sostenibile (limitare le auto).

IL PROGRAMMA

Come ogni anno Summa ha offerto un ricco programma di degustazioni guidate e verticali esclusive, condotte dagli stessi vignaioli o da esperti veri.

Seminari e visite alla cantina Lageder insieme ai consueti ed irrinunciabili percorsi in vigna sui carri trainati dai forti cavalli altoatesini bardati a festa sono stati, come in tutte le edizioni, elemento folcloristico, immersione nelle tradizioni locali e conoscenza dei sistemi di allevamento dei vitigni.

“Parole chiave della ventunesima edizione: Sperimentazione ed Innovazione”.

Per Alois Clemens Lageder, sesta generazione della Famiglia Lageder, da pochi anni entrato in Azienda, sono argomenti molto cari che porta avanti con passione e dedizione. Sperimentazioni in vigna e cantina. Temi che, anche nella ventunesima edizione, sono stati trattati durante i wine tasting molto particolari, un po’ fuori dagli schemi.

I componenti del vino e le prove di botte in We are not ready yet (non siamo ancora pronti): sperimentare, a volte sbagliare, in Oops! Error. Wine mistakes (errori nel vino).

E ancora i Tasting Hidden Treasures, tesori della tradizione enoica dimenticati e recentemente riemersi, portavoce del proprio territorio d’origine che forse, dopo studi approfonditi, torneranno alla ribalta.

Senza dimenticare le scoperte, gli assaggi direttamente ai banchi dei produttori presenti disseminati nelle stanze storiche di Casòn Hirschprunn (Granaio e I°, II° piano del Palazzo ) e nelle sale di Tòr Löwengang.

Infine come sempre a disposizione di tutti la proposta gastronomica di pregio offerta da aziende leader del settore come il catering Hannah&Elia e il pastificio trentino Monograno Felicetti.

Senza dimenticare di menzionare i prodotti tipici delle malghe: formaggi, pane biologico, speck e le amatissime frittelle di mele “spadellate” in continuo, senza sosta, dalle contadine di Magré.

Insomma è stata una manifestazione incredibilmente incredibile che ha soddisfatto curiosità, interesse, desiderio di sapere, conoscere.

Summa 2018, Chapeau!

Conosco molti agricoltori con tumori renali e linfomi non hodgkin (che guarda caso non vengono considerati dall'EFSA nell'analisi degli studi sulla cancerogenicità del Glfosate)

la statistica è impressionante..

Per non parlare dell'esplosione delle malattie autoimmuni… visto che il glifosate da aminoacido artificiale crea caos biologico inserendosi nella materia vivente… tanto che il nostro sistema immunitario NON CI RICONOSCE PIU'

Sono almeno 20 anni che abbiamo avvisato di questo pericolo…

Ora ci sono le prove…

alla faccia del Principio di precauzione che vige nelle norme Nazionali ed Europee.

Siamo tutti fuori legge… anche chi non denuncia alle autorità campetenti … per OMERTA' !!!

Glifosato: uno studio dimostra l’arbitrarietà di Efsa ed Echa nell’analisi dei dati…

il prodotto è Cancerogeno secondo lo IARC - Organizzazioen Mondiale della Sanità  e pertanto va immediatamente vietato !!!

 

https://ilfoglietto.it/il-foglietto/5837-glifosato-uno-studio-dimostra-l-arbitrarieta-di-efsa-ed-echa-nell-analisi-dei-dati?utm_source=newsletter_257&utm_medium=email&utm_campaign=il-foglietto-della-ricerca-n-13-del-19-aprile-2018-anno-xv

http://jech.bmj.com/content/jech/early/2018/03/06/jech-2017-209776.full.pdf

… portiamo in tribunale Monsanto

come hanno fatto in California (vedi articolo a seguire in spagnolo… )

 

-------------------

GLIFOSATO: Monsanto se enfrenta a 2400 demandas de víctimas con cáncerPor Graciela Vizcay Gomez

"Lee Johnson, un residente de 46 años de Vallejo, California, desarrolló una erupción en la piel severa en 2014, dos años después de que comenzó a rociar Roundup como parte de su trabajo de mantenimiento en el Distrito Escolar Unificado de Benicia. "Leyó la etiqueta en el contenedor", dice su abogado, Timothy Litzenburg , "y siguió todas las instrucciones de seguridad, que fueron escritas por Monsanto", según un artíiculo publicado en el sitio PRI de Mineapolis USA.

La erupción se convirtió en una forma agresiva de linfoma no Hodgkin, un cáncer del sistema linfático. Los médicos estiman que a Johnson le quedan seis meses de vida; él dejará atrás una esposa y dos hijos. La suya es una de las 2.400 demandas presentadas contra Monsanto por víctimas de cáncer en tribunales de todo el país, y el caso de Johnson es el primero programado para un juicio con jurado.

Estas víctimas están demandando para hacer responsable a Monsanto, alegando que el glifosato, el ingrediente activo que figura en la lista, en su popular herbicida Roundup, causó su linfoma no Hodgkin.

"Aproximadamente la mitad de los casos [de nuestra firma] son de personas que rociaron Roundup para distritos escolares o parques, mientras que los otros son de personas que rociaron sus hogares", dijo Litzenburg. Otro bufete de abogados , que representa a unos 600 demandantes, describió a sus clientes como el 60 por ciento de los usuarios residenciales de glifosato, el 10 por ciento de los encargados de mantenimiento de parques y escuelas y el 30 por ciento de los propietarios de huertos y agricultores.

Los demandantes están buscando acuerdos monetarios en juicios con jurado que podrían ascender a miles de millones de dólares, acuerdos que podrían poner a cero los $ 2.8 mil millones en ingresos que Monsanto espera obtener del Roundup solo este año. Con más de276 millones de libras de glifosato utilizadas en 2014 en granjas, negocios, escuelas, parques y hogares en todo el mundo, lo que está en juego es mucho.

Las demandas plantean la cuestión de si los tribunales pueden lograr lo que los reguladores estadounidenses no tienen: control o responsabilidad sobre el glifosato, un químico que las autoridades internacionales en el principal grupo de cáncer de la ONU han considerado un probable carcinógeno .

A principios de este mes en San Francisco, el juez de distrito de los EE. UU. Vince Chhabria comenzó el proceso de determinar si los expertos científicos en estos ensayos están utilizando métodos sólidos para llegar a sus conclusiones, y qué expertos pueden recurrir al estrado durante los próximos juicios federales.

Los 2,000 casos pendientes en los tribunales estatales no están sujetos a las decisiones de control de Chhabria y ya se está procediendo con el primer caso, el de Johnson, que está programado para comenzar en junio.

Para decidir sobre la validez de los científicos y la ciencia, Chhabria escuchó de los 10 expertos abogados presentados para los demandantes de cáncer y Monsanto en audiencias probatorias. Llamó "Semana de la Ciencia" a las audiencias de Daubert y sirvieron como su curso intensivo sobre cómo los expertos de clase mundial llevan a cabo una evaluación del riesgo de cáncer.

"El papel del juez en una audiencia en Daubert es averiguar si alguna de las pruebas no debe presentarse ante un jurado porque carece de validez", dijo el Dr. Steven N. Goodman, un observador externo que es el jefe de epidemiología de salud. investigación y política en la Facultad de Medicina de Stanford. El Dr. Goodman también ha sido instructor en cursos de educación judicial sobre audiencias en Daubert.

Las audiencias de Daubert permiten que ambas partes presenten la ciencia, y en la mayoría de los casos, los abogados presentan a los científicos y estudios que respaldan su lado del argumento. Los científicos que testificaron bajo juramento y en cámara fueron expertos en toxicología, estudios con animales, bioestadística y epidemiología, todas disciplinas involucradas en la evaluación del riesgo de cáncer.

Las audiencias marcaron la primera vez que los científicos de Monsanto se enfrentaron en la corte contra tres de los mejores científicos que habían servido en la Agencia Internacional para la Investigación del Cáncer (IARC) de la ONU, que en 2015 etiquetó al glifosato como un probable carcinógeno. También fue la primera vez que los tres científicos de la ONU hablaron en detalle sobre los datos y análisis subyacentes a su decisión.

Testificando a los demandantes, el Dr. Charles William Jameson, un experto en toxicología animal retirado del Instituto Nacional del Cáncer y de los Institutos Nacionales de Salud, explicó cómo los científicos trabajan juntos para considerar la totalidad de la evidencia publicada en estudios revisados por pares. Los estudios en animales son lo primero. Si los estudios con roedores muestran evidencia de carcinogenicidad, los científicos recurren a estudios de poblaciones humanas para ver si los seres humanos en el mundo real -en niveles de exposición del mundo real- se ven afectados de manera similar.

Jameson dijo al tribunal que IARC se benefició de lo que dijo que era una "cantidad extraordinariamente alta de datos de estudios en animales" sobre el glifosato y que los estudios en animales demostraron consistentemente que el glifosato causa cáncer.

Después de enumerar una docena de estudios que muestran la replicación de diferentes cánceres en ratones y ratas, Jameson concluyó: "En mi opinión, la exposición al glifosato no solo puede causar linfoma no Hodgkin [en humanos], sino que actualmente lo está haciendo, con la exposición actual niveles hoy ".

Otro de los testigos expertos de los demandantes, el Dr. Chadi Nabhan, oncólogo y director médico de Cardinal Health en Chicago, atestiguó la naturaleza conservadora de la historia de IARC de compuestos de marcaje como carcinogénicos.

En primer lugar, dijo Nabhan, existen barreras para que la IARC emprenda un análisis. "Tienes que demostrar que hay suficiente exposición humana para obtener el interés de IARC, y que hay suficientes datos de animales", dijo. Sobre los 53 años de historia de IARC, dijo que el grupo había considerado 1,003 compuestos y encontró que solo el 20 por ciento de ellos son cancerígenos o carcinógenos probables.

"Creo firmemente en las conclusiones de la IARC, y eso realmente hace una gran diferencia para nosotros como médicos", dijo Nabhan, y agregó que les dice a sus pacientes que no usen Roundup y glifosato. "Estos son factores de riesgo modificables", dijo.

Monsanto se ha opuesto enérgicamente al fallo de IARC, gastando millones de dólares en una amplia campaña para desacreditar a estos científicos, así como a la propia IARC, calificando a su metodología de "ciencia basura".

Los expertos de Monsanto, que se especializaron en bioestadística, medicina veterinaria y cáncer de próstata, desafiaron la validez de los datos y estudios de los demandantes y presentaron sus propios puntos de vista de los datos, así como investigaciones conflictivas.

El experto en estudios animales Dr. Thomas Rosol, profesor de medicina veterinaria de la Universidad de Ohio, desafió el concepto científico ampliamente aceptado de plausibilidad biológica, que asume que una sustancia que se descubre que es carcinogénica en ratones también debería causar cáncer en humanos, citando uno ejemplo donde un nuevo medicamento que causaba cáncer en ratones no causaba cáncer en humanos.

La Dra. Lorelei Mucci, profesora asociada de Harvard cuya investigación se centra en el cáncer de próstata, se basó en gran medida en un documento de 2017 que analizó datos de un estudio a largo plazo de 90,000 aplicadores de pesticidas comerciales, agricultores y cónyuges de granjeros de Iowa y Carolina del Norte. no encontró ninguna relación entre la exposición al glifosato y el cáncer. Los expertos en epidemiología de los demandantes, en respuesta, destacaron las fallas que observaron en ese estudio, apuntando en cambio a múltiples estudios que mostraron una asociación entre el glifosato y un mayor riesgo de contraer linfoma no Hodgkin.

Este tipo de ida y vuelta, con cada lado presentando datos que respaldan su punto de vista, es común en las audiencias de Daubert, dijo Goodman de Stanford. "Es muy difícil para un juez entender en el contexto adverso cuáles son las críticas legítimas y cuáles no", dijo. "Y luego, a menudo, lo que sucede es que los desacuerdos o las incertidumbres menores o moderadas se explotan o magnifican para hacer que las distinciones realmente grandes parezcan juicios diferentes".

Añadió que, si bien los científicos pueden "distinguir claramente entre las diferencias científicas razonables y las diferencias científicas irrazonables", los jueces a menudo no pueden. Pero, advirtió, el papel del juez en tales audiencias no es decidir el caso en sí, sino permitir que un jurado escuche de todos los científicos expertos que cumplen con los estándares profesionales.

Que viene después

Al final de Science Week, Chhabria compartió lo que había aprendido de él, tanto como su primera audiencia en Daubert como en un curso acelerado sobre la evaluación del riesgo de cáncer. Una semana después, Chhabria invitó a dos de los expertos de los demandantes a volver para un nuevo interrogatorio. Si bien se sentía seguro de que la ciencia muestra que el glifosato causa cáncer en los animales, dijo, las conclusiones epidemiológicas no fueron tan claras.

"Mi punto más importante es que la epidemiología es una ciencia holgazana y que es altamente subjetiva", dijo Chhabria, agregando que encontró que la evidencia del estudio de salud de la población en el lado de los demandantes es "bastante escasa".

Chhabria dijo: "Me es difícil entender cómo un epidemiólogo podría concluir ... que el glifosato de hecho está causando un linfoma no Hodgkin en los seres humanos ... Pero también me pregunto si alguien podría concluir legítimamente que el glifosato no está causando linfoma no Hodgkin en los seres humanos ".

Cualesquiera que sean las creencias del juez, Chhabria notó que están fuera de su alcance dentro de una audiencia con Daubert. "Mi papel es decidir si las opiniones ofrecidas por los expertos de los demandantes están dentro del rango de razonabilidad", dijo Chhabria. "Y los tribunales nos dicen que incluso una opinión débil puede ser admisible porque ... ese experto estará sujeto a un interrogatorio. Y el jurado podrá escuchar toda la evidencia y decidir quién tiene la razón y quién está equivocado ".

La epidemiología, explicó, "es la herramienta que tenemos para detectar señales en el nivel de la población. Y cuando una señal resulta ser algo así como un linfoma no Hodgkin, existe una razón de interés público por la que debemos buscar desencadenantes potenciales o causas de ese tipo de epidemiología ". Ricardo Salvador, científico sénior y director del Programa de Alimentos y Medio Ambiente en la Unión de Científicos Preocupados , dijo que es difícil para un no científico evaluar la validez de los estudios epidemiológicos. "Creo que la epidemiología se cumple con los estándares aquí que no puede cumplir porque es una ciencia de observación", dijo a Civil Eats. "La precisión de las mediciones no será como estudios controlados y trabajo de banco de laboratorio".

Stanford's Goodman señala que las audiencias de Daubert requieren que un juez esté dispuesto a hacer "mucha lectura y tarea fuera de la sala del tribunal". Dado que gran parte de lo que se dice en la corte es parte de los argumentos, agregó, "los abogados siempre pueden hacer que los pequeños desacuerdos suenen a lo grande, y a veces los grandes desacuerdos suenan pequeños ".

Por ejemplo, al final de los argumentos orales, los abogados de Monsanto resumieron los procedimientos y le dijeron al juez que los expertos de los demandantes no habían utilizado odds ratios ajustados en algunos de sus cálculos. Los abogados de los demandantes respondieron citando las instancias precisas en las que sus expertos habían utilizado la metodología adecuada.

La táctica ilustra lo que Goodman dice es una de las que se usa a menudo en las audiencias de Daubert. "Si un juez no está anclado por algo fuera de lo que escucha en la sala del tribunal", dijo, "va a ser muy difícil, están tratando de arrojar arena a sus ojos". Y es muy, muy difícil de ver ".

Mientras tanto, Michael Baum, abogado de algunos de los demandantes, dijo que los Documentos de Monsanto -correos y notas internas recibidos de Monsanto como parte del proceso de descubrimiento de estos juicios, y que revelaban los esfuerzos de la compañía para desacreditar a la IARC y la ciencia dominante- tenían ya hizo olas en otras partes del mundo.

"Es como el Mago de Oz", dijo Baum. "Cuando cierras el telón, y cuando enviamos todas estas pruebas a los responsables de la toma de decisiones de la UE, a los reguladores y a los legisladores, empezaron a ver que los habían engañado. Los tomadores de decisiones están empezando a tomar decisiones diferentes ".

La UE votó en 2017 para limitar la renovación de la licencia de glifosato por un período de solo cinco años, y muchos países europeos han anunciado planes para finalizar su usodentro de tres años. "Países como Francia, Italia y Austria dicen que ... 'no esperamos entre tres y cinco años, nos estamos moviendo tan pronto como haya una alternativa viable'", agregó Baum.

Salvador advirtió que el proceso funciona de manera diferente en los Estados Unidos. En Europa, "el valor predeterminado es ser precautorio, de modo que el interés del público, el bienestar público y la salud sean primordiales", dijo. "En los Estados Unidos, la cosmovisión es que los intereses de la industria y su derecho a obtener ganancias son dominantes ... lo cual es muy conveniente para las personas que se benefician al arrojar productos químicos al medio ambiente".

La semana pasada Chhabria programó audiencias de seguimiento del 4 al 6 de abril para un interrogatorio más profundo de dos de los expertos del demandante sobre sus conclusiones epidemiológicas. Se espera que regule en mayo sobre evidencia científica y expertos permisibles en casos federales. Mientras tanto, las demandas contra Monsanto en los tribunales estatales comenzarán en junio.-

Zero Biocidas

Publicado y enviado por ZERO BIOCIDAS estamos en facebook, twitter and youtube

Marcorè ritorna a Roma stavolta al Teatro Brancaccio con lo spettacolo “Quello che non ho” titolo anche di una canzone di Fabrizio De André.

Forte del successo delle 4 repliche, arriva all’ultima serata, che si conclude con un tutto esaurito.

Sarà per la bravura dell’eclettico Neri Marcorè, che utilizza una sorta di teatro-canzone tanto cara a Gaber (brani musicali intervallati da monologhi), sarà per i testi dei due più grandi poeti italiani contemporanei, le canzoni di Fabrizio De André e le visioni, quasi profetiche, di Pier Paolo Pasolini, che lo spettacolo prova a costruire uno spaccato e dà una visione tutta personale della società attuale; dove si denunciano con ironia e sarcasmo lo sfruttamento dell’uomo e dell’ ambiente, di guerre e di illegalità tra passato che non torna è il futuro che non arriva.

Quello che l’attore marchigiano porta in scena con cortese indignazione rasenta una comicità grottesca, bizzarra e surreale.

Racconta storie emblematiche, parabole del presente, storie di esclusione e di ribellione, di conflitti e di razzismo.

Storie in cui si favoleggia di un’enorme isola di rifiuti di plastica chiamata “il sesto continente” che galleggia al largo delle Hawaii; di evoluti roditori che sono diventati i nuovi capi del mondo; di guerre civili causate dal coltan, minerale che si estrae dalle miniere del Congo, indispensabile per il funzionamento dei nostri telefonini; di economia in “decrescita felice” che propone la pizza da un euro, una normale margherita, grande però come un euro.

Di consumismo occidentale e dell’autodistruzione dell’ uomo; nel 2014 per la prima volta nella storia sono morte più persone per eccessi alimentari che per mancanza di cibo, sostenendo che lo zucchero è più letale della polvere da sparo ( L'eccesso di cibo uccide più delle guerre)

E ancora Marcorè racconta : “Tra meno di 20 anni il peso complessivo dei rifiuti non degradabili depositato negli oceani sarà pari a quello dei pesci”.

Di Pasolini i brani sono tratti dal film/documentario ”La rabbia” e brevi brani da "gli Scritti Corsari".

Dal repertorio di De André si ascoltano le canzoni in gran parte tratte dal concept album “Le Nuvole” ma anche “Se ti tagliassero a pezzetti” “Una storia sbagliata” dedicata a Pasolini, “Khorakahanè” “ Smisurata Preghiera” “Dolcenera”, “Volta la Carta”,“Canzone per l’estate”, in scena Marcorè è accompagnato da tre bravi cantanti/chitarristi, Pietro Guerracino,Vieri Sturlini e Giua, quest’ultima ha alle spalle diverse collaborazioni (Riccardo Tesi, Adriana Calcanhotto, Pippo Pollina, Fausto Mesolella, per citarne alcuni) ed anche una apparizione anni fa al festival di Sanremo.

Insomma lo spettacolo “Quello che non ho” cerca di costruire, sotto forma di recital sostenuto dalla guida di De André e Pasolini, una visione personale dei tempi che viviamo.

Un consiglio spassionato se vi capita di incrociare questo evento, nella vostra città non indugiate, non perdetelo, ne uscirete indignati perché ci sbatte in faccia i mali del mondo riguardo inquinamento, razzismo, scandali bancari, sfruttamento minorile, cattiva politica e contestualmente non da soluzioni, però ci fa riflettere e ci obbliga ad essere migliori e ad ogni spettatore chiede di prendere coscienza e seppur nel proprio piccolo, di attuare un deciso e personale rimedio per un futuro migliore.

Le farine incominciano ad invecchiare dall’8° giorno, al 15° sono devitalizzate.

Le farine raffinate sottraggono risorse vitali all’organismo: ai nervi, muscoli, ossa, cuore, sangue, cervello e sembra predispongano al cancro.

La raffinazione porta via gli acidi grassi essenziali, vitamine, minerali,  fibra, antiossidanti: la perdita è dell’ 80% di magnesio; il 70% di potassio, ferro e fosforo; 60% di rame; 40% di cromo.

La farina bianca contiene un quarto delle vitamine, la carenza di queste porta al beri- beri.

L’indice glicemico del pane bianco è 90, l’indice glicemico dell’arancia è 50.

Se il 60% delle calorie introdotte viene dai carboidrati aumenta il rischio di mortalità.

Nel 1828 il fisiologo francese E. Magendie dimostrò che i cani tenuti a dieta con pane bianco e acqua morivano dopo 50 giorni, mentre quelli nutriti con pane nero ed acqua crescevano ottimamente.

Tutti i cereali sono poveri di due aminoacidi importanti: cistina e lisina e sono pressocchè privi di iodio, sodio, calcio, zolfo e vitamine ABC. La mancanza di iodio genera idiozia.

Le fibre vegetali dei cereali integrali sono quelle più contaminate da pericolosissimi fungicidi che agiscono sui mitocondri che come si sa sono sempre implicati nei tumori.

 
 Collezione R. Goni

Parafrasando le parole che Fabrizio De André dedica a Marinella, “tutte le più belle cose durano un solo giorno come le rose”… si comprende perché è durata un solo giorno la splendida mostra allestita sabato scorso a Lemignano di Collecchio da Romano Goni. Un troppo breve, ma intenso, incontro ad alto livello tra Storia Arte e Stile che il titolare del bottonificio Miban ha sapientemente e amorevolmente allestito per presentare le ultime, favolose acquisizioni che ora arricchiscono ancora di più la sua incredibile collezione di antichi bottoni.

Recenti e illustri ospiti i preziosissimi “Shibayama” bottoni/gancio provenienti dall’antico Giappone, in avorio scolpito a mano e intarsiato con madreperla e pietre preziose.

“Chiudevano i kimono da cerimonia dei samurai – spiega Goni - e oggi non esistono al mondo altri esemplari oltre a quelli della mia collezione. “

Una passione travolgente quella di Romano Goni. Titolare di Miban, storica azienda di Parma produttrice di bottoni ed accessori di moda, fondata nel 1955, Miban è conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Ma non solo per la produzione che esce dallo stabilimento di Lemignano di Collecchio (bottoni ed accessori che vanno ad ornare gli abiti di grandi firme della moda internazionale) ma - soprattutto tra gli appassionati di Storia del Costume - per la preziosa collezione, che certamente non ha eguali al mondo, messa assieme da Romano Goni.

Quella per i bottoni è una grande passione che <consuma> da sempre il titolare della Miban, grazie alla quale oggi si ritrova proprietario di una realtà straordinaria. La rarità degli innumerevoli pezzi, sapientemente catalogati, che raccontano la Storia – e non solo quella del Costume – attraversando il Tempo e lo Spazio mediati dal lavoro sapiente di antichi artigiani/artisti. Piccoli/grandi capolavori, di incredibile bellezza : bottoni etruschi e celtici, precolombiani, greci, fibule romane (ganci in ferro scolpito con i quali i soldati romani chiudevano i mantelli nel primo secolo d.C.), intere collezioni di bottoni-gioiello appartenute a nobili famiglie europee dal quindicesimo al diciottesimo secolo. Di particolare bellezza il bottone-mosaico in oro e smalto che ritrae la Duchessa di Parma.

Sono oltre 100.000 i pezzi catalogati – altri ancora da registrare – raccolti nelle più diverse aree della Terra, scoperti e acquisiti da Goni con pazienza certosina : dal bottone del mantello che Carlo Magno indossò per la sua incoronazione, a quelli che Pablo Picasso disegnò apposta per Coco Chanel, al pezzo unico che Benvenuto Cellini cesellò per papa Clemente VII. Si percorrono secoli di Storia, cavalcando il Tempo, ammirando i bottoni che gli zar commissionarono a Fabergé per i loro abiti di gala, quelli che ornarono gli abiti più importanti dei Savoia, dei Medici, di Napoleone e di Maria Luisa d’Austria, le antiche divise degli ufficiali : del Regio Esercito italiano, degli ussari, dei britannici, dei francesi. E i fortunati visitatori della mostra-lampo allestita a Lemignano, hanno potuto riempirsi gli occhi dei meravigliosi micro-mosaici, degli smalti, dei vetri di Murano, delle composizioni in porcellana di Tornai con i quali antichi artisti dettero vita a questi preziosi oggetti. Poi, continuando un fantastico viaggio attraverso lo spazio, ecco i bottoni tondi dei copricapo dei Mandarini e che, secondo il materiale in cui erano fatti, – oro argento, metallo – ne stabilivano la potenza gerarchica. Bottoni, gemelli, ganci : una raccolta infinita dal valore inestimabile, il lavoro straordinario di antichi cesellatori, miniaturisti, bulinatori, coniatori che, nel tempo, hanno dato “vita” a una incredibile quantità di capolavori. E, come ci ha spiegato Romano Goni, le opere più affascinanti sono state create prima dell’avvento dell’energia elettrica, perciò con trapani e frese azionate a mano.

Un vero patrimonio culturale. La collezione di Romano Goni meriterebbe una sede permanente e prestigiosa, soprattutto per permettere ad una larga fascia di pubblico di usufruirne oltre che sotto il profilo conoscitivo anche per un piacere didattico e culturale.

  

     

 

Secondo un nuovo studio pubblicato nella Public Library of Science (PLOS) peer reviewed (1) ci sono prove sufficienti che i frammenti di DNA derivati dal cibo, trasportino geni completi che possono entrare nel sistema di circolazione umano attraverso un meccanismo sconosciuto. Mi chiedo se gli scienziati di queste società biotech si siano resi conto di ciò. In uno dei campioni di sangue la concentrazione relativa del DNA della pianta è superiore al DNA umano. Lo studio si è basato sull’analisi di oltre 1000 campioni umani provenienti da quattro ricerche indipendenti, e conferma ciò che molti sospettano da anni.

PLOS è un diario scientifico di libero accesso, rispettato all’unisono, sulla ricerca primaria nell’ambito della scienza e medicina.

Quando si tratta di colture e alimenti geneticamente modificati, non abbiamo davvero idea di quali saranno gli effetti a lungo termine sulla popolazione..

La vendita di alimenti geneticamente modificati è iniziata solo venti anni fa, nel 1994.

Non è possibile che le autorità sanitarie possano testare tutte le combinazioni possibili su una popolazione abbastanza numerosa, per un periodo di tempo sufficientemente lungo da poter dire con certezza che gli OGM siano innocui.

Pertanto, andrebbe applicato il principio di precauzione, vietando tutti gli alimenti che contengono OGM.

Il genetista David Suzuki ha recentemente espresso la sua preoccupazione, affermando che gli esseri umani fanno parte di un “massiccio esperimento genetico” nel corso di molti anni, poiché migliaia di persone continuano a consumare OGM. I progressi dello studio sul genoma negli ultimi anni, hanno rivelato che gli organismi possono condividere i loro geni. Prima, invece, si pensava che i geni fossero condivisi solo tra i singoli membri di una specie attraverso la riproduzione.

I genetisti di solito seguivano l’ereditarietà dei geni in quello che viene definito come sviluppo “verticale”, ad esempio allevare un maschio e una femmina, seguire la loro prole e continuare lungo la discendenza.

Oggi gli scienziati riconoscono che i geni sono condivisi non solo tra i singoli membri di una specie, ma anche tra membri di specie diverse.

Il nostro flusso sanguigno è considerato un ambiente ben separato dal mondo esterno e dal tratto digestivo. Secondo il paradigma standard, grandi macromolecole consumate con il cibo non possono passare direttamente al sistema circolatorio, in quanto si pensa che durante la digestione le proteine e il DNA siano degradati in piccoli costituenti, amminoacidi e acidi nucleici, e quindi assorbiti da un complesso processo attivo e distribuiti a varie parti del corpo attraverso il sistema di circolazione.

Invece, sulla base dell’analisi di oltre 1000 campioni umani provenienti da quattro studi indipendenti, riportiamo prove che frammenti di DNA derivati dal cibo, abbastanza grandi da trasportare geni completi, possono evitare la degradazione e, attraverso un meccanismo sconosciuto, entrare nel sistema di circolazione umano.

In uno dei campioni di sangue analizzati la concentrazione relativa del DNA della pianta è superiore al DNA umano. La concentrazione del DNA vegetale mostra una distribuzione lungamente normale, sorprendentemente precisa nei campioni di plasma, mentre il campione di controllo non plasmatico è risultato privo di DNA vegetale.

Ovviamente non è come un essere umano che si accoppia con una mela, una banana o una pianta di carota e scambia i geni. Ciò che hanno fatto le società biotecnologiche e biogenetiche come la Monsanto, è che hanno permesso il trasferimento di geni da una specie all’altra senza alcun riguardo per le limitazioni o i vincoli biologici.

Il problema è che tutto ciò ci si basa su una scienza pessima e corrotta, per non dire altro.

Le condizioni e le “regole” biologiche che si applicano al trasferimento genetico verticale (da genitori a figli), almeno quelle di cui siamo a conoscenza, non si applicano necessariamente al trasferimento genetico orizzontale (tra specie diverse). La scienza biotecnologica, invece, si basa ancora sul presupposto che i principi che regolano l’ereditarietà dei geni, siano gli stessi quando spostiamo i geni orizzontalmente così come come sono, o quando vengono mossi verticalmente.

Tutto ciò dimostra che gli OGM dovrebbero essere sottoposti a molte più sperimentazioni e ricerche molto rigorose, prima di continuare a consumarli.

Come possono le nostre autorità sanitarie governative approvare questi organismi transgenici come sicuri?

Lo hanno detto le Multinazionali e ci siamo semplicemente fidati, senza metterlo in discussione.

Sembra che siamo una razza molto credulona, ma le cose stanno cambiando e molte persone cominciano a mettere in discussione il mondo che li circonda.

Una piccola mutazione in un essere umano può determinare così tanto, il punto è quando muovi un gene, un gene, un piccolo gene da un organismo in uno diverso, che cambi completamente il suo contesto. Non c’è modo di prevedere come si comporterà e quale sarà il risultato. Pensiamo di progettare queste forme di vita, ma è come prendere una orchestra preparata per suonare una sinfonia di Beethoven, e poi prendere dei tamburi qua e la,e farli suonare insieme, e si pensa che suonino musica. Ciò che uscirà sarà qualcosa di molto molto diverso.

"La propaganda che dietro agli OGM indica una buona intenzione, ma il fatto è che è guidata dalle corporation e quindi dai soldi”, afferma David Suzuki. "Personalmente credo che le intenzioni vadano al di là del denaro, vedi transumanesimo ed eugenetica", ma questa è un’altra storia.

Dalle ricerche condotte risulta anche abbastanza chiaro che il DNA dal cibo finisce nei tessuti animali e nei prodotti a base di latte che le persone mangiano.

Studi dimostrano che quando gli esseri umani o gli animali digeriscono cibi geneticamente modificati, i geni creati artificialmente trasferiscono e alterano il carattere dei batteri benefici nell’intestino. I ricercatori riferiscono che i microbi trovati nel piccolo intestino di persone con ilestomia sono in grado di acquisire e ospitare sequenze di DNA da piante OGM. Le colture geneticamente modificate si sono infiltrate nei mangimi dal 1996 e gli studi hanno collegato l’alimentazione degli animali OGM a una grave infiammazione dello stomaco e all’utero allargato nei suini.

È anche importante notare che il trasferimento genetico tra colture agricole geneticamente modificate e specie autoctone circostanti ha dato origine a specie altamente resistenti dette super erbacce. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, il trasferimento genetico e il movimento di geni da piante geneticamente modificate, in colture convenzionali o specie affini, potrebbero avere un effetto sulla sicurezza alimentare e sulla sicurezza umana. “Questo rischio è reale, come è stato dimostrato quando tracce di un tipo di mais, che sono state approvate solo per l’uso nei mangimi, sono apparse nei prodotti a base di mais per il consumo umano negli Stati Uniti.”

La verità è che gli ingegneri genetici non hanno mai preso in considerazione la realtà del trasferimento genico, nel momento in cui producono queste "cose" e le

introducono nell’ambiente. Di conseguenza, stiamo iniziando subire le conseguenze dei geni che sono stati progettati, in particolare come si diffondono e alterano altri organismi in vari ambienti.

Watrud et al (2004) hanno scoperto che il transgene di resistenza agli erbicidi, si diffondeva attraverso il polline in un’area fino a 21 km oltre il perimetro dell’area di controllo, e aveva impollinato enormi distese di colture. Prima di quell’anno, i governi avevano concluso che era improbabile il trasferimento di DNA da colture OGM agli alimenti.

Ora possiamo vedere che hanno torto e che con tutta probabilità ne erano a conoscenza.

Indipendentemente dal fatto che il DNA di alimenti geneticamente modificati possa essere trasferito all’uomo e agli animali, oggi si sa ancora molto poco e ciò che è noto non sembra per niente confortante. Ed esistono studi che collegano OGM e pesticidi a vari disturbi cronico degenerativi.

Bisogna fermare la produzione di OGM fino a quando non sapremo definitivamente che sono sicuri per il consumo umano.

E' necessari applicare il Principio di Precauzione, altrimenti le multinazionali rischieranno cause per danni sanitari e ambientali, molto pesanti.

Non è un mistero il motivo per cui la maggior parte dei paesi in tutto il mondo ha completamente vietato gli OGM.

Riferimenti:

(1) Complete Genes May Pass from Food to Human Blood

(2) Assessing the survival of transgenic plant DNA in the human gastrointestinal tract

(3) Frequently asked questions on genetically modified foods

(4) GM material in animal feed

Fonte: koenig2099.wordpress.com

Al direttore del Centro Russo di Scienza e Cultura a Roma, Oleg Ossipov, chiediamo quanto sia importante per il suo Paese questo centro culturale nato nel cuore di Roma e se il governo di Mosca creda opportuno incrementare  il ponte culturale tra Italia e Russia.

https://www.youtube.com/watch?v=NyEHZTWMdhc&feature=youtu.be

 

Vediamo tante manifestazioni culturali di gran livello   nel vostro centro, qualche mese fa' si e' esibita anche la banda dei carabinieri…

https://www.youtube.com/watch?v=PdnKqlfh0_w&feature=youtu.be

 

Quali i progetti per il futuro? Lo scambio interculturale tra Italia e Russia va sempre piu' aumentando...ospitate artisti italiani nel vostro centro?

https://www.youtube.com/watch?v=HnCcGLxDDxA&feature=youtu.be

 

Vediamo che organizzate anche corsi di lingua russa,  la vostra iniziativa ha un bun riscontro di utenza?

https://www.youtube.com/watch?v=7fHNJ7W1I68&feature=youtu.be

© 2022 FlipNews All Rights Reserved