L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


Warning: Creating default object from empty value in /home/medismxz/public_html/flipnews.org/components/com_k2/views/itemlist/view.html.php on line 743

Kaleidoscope (1448)

Free Lance International Press

This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

Locandina dell'evento

Da sempre sono uno strenuo difensore del Vino come Arte. O meglio fare Vino è un Arte. E quando mi coinvolgono in serate, incontri dove l’Arte pittorica, scultorea, musicale viene avvicinata, accostata, equiparata al vino, mi esalto ricordando che…”Il vino è una vera e propria opera d’arte da ammirare e degustare in tutte le sue forme”.

Opera di Elia Inderle

È stato fonte d’ispirazione per molti artisti. Da sempre collegato alla figura dell’uomo come frutto del suo lavoro. Basti pensare al giovane Mozart che non riusciva a comporre se non aveva un calice di “marzemino” a portata di mano o il poeta Charles Baudelaire, poeta maledetto, che costruiva la sua poesia sull’alternanza di contrasti, passioni, sprofondando nell’abisso del dolore e del tormento e riusciva a superarli affidandosi al Vino al quale dedicò un Ode, L’anima del vino, dove descrisse il rapporto con una materia viva che riusciva ad innalzarlo, provvisoriamente, verso la vita.  

Il vino ha accompagnato e accompagna l’uomo in tutta la sua sfera sensoriale, (udito, vista, olfatto, tatto e gusto) e questo ha fatto in modo che l’arte lo descrivesse nelle diverse situazioni.

Pietrasanta, via del Marzocco. Evento promosso da ARTEARTI che si è posto lo scopo di mettere in relazione “tre mondi” che, seduti a tavola, hanno dialogato parlando di finanza, arte e cibo.

Nedo Mallegni, consulente di San Paolo Investimenti, presentando dati economici sul vino e arte si è soffermato sulle prospettive e opportunità per le aziende;

Nicola Rosi, presidente di Slow Food-Versilia, ha ricordato l’azione dell’associazione che promuove la conoscenza del territorio, delle materie prime, dei prodotti e produttori presentando in particolare  l’azienda biologica Le Vigne del Grillo;

Veronica Ferretti, storica dell’arte ed animatrice della serata. Partendo dalla Storia del Vino, le arti figurative dei Greci e Romani, le opere sacre del medioevo, l’esplosione rinascimentale in tutte le sue forme ha lasciato al sottoscritto il compito di “abbinare” opere pittoriche e scultoree presenti ai vini dell’Azienda Vigne del Grillo di Camaiore.

Artista: MASSIMO GARRONE

Opera di Massimo Garrone

Minimalista, ha lavorato nel cinema di animazione e per il regista Dario Argento.

Queste le opere presentate e gli abbinamenti :

  • scultura Bianco Gabberi
  • Astratto Ippocampo Bianco Gabberi
  • Orlando Furioso Bianco Gabberi
  • Astratto Rosso Prana
  • Chitarra Rosso Prana
    Agrigento di Gianfranco Meggiato

Artista: ELIA INDERLE

Informale pittore e scrittore presente quest’anno alla 59° Biennale di Venezia.

Queste le opere presentate e gli abbinamenti :

  • Astratto 1 Bianco Gabberi
  • Astratto 2 Rosso Matanna
  • Astratto 3 Rosso Barriccato

Artista GIANFRANCO MEGGIATO

Scultore astratto famoso per le sue installazioni monumentali, opere che gli sono valse il prestigioso PREMIO ICOSMOS/UNESCO per l’Arte.

Vini della Fattoria "Le Vigne del Grillo"

Le sue maggiori opere raccolte in un libro esposto per ammirarne la magnificenza. Sulla base di bellissime foto ho potuto procedere con gli abbinamenti:

  • Genes Syrah
  • Agrigento Syrah
  • Matera Prana

Il vino è riuscito ad abbinarsi con le opere presenti. Vino come motore del Mondo, in questo caso nettare per intenditori d’arte che sono riusciti a capirne il valore.

La conclusione della serata lasciata a Veronica Ferretti. “Esperienze che lasciano un ricordo nella memoria di tutti i presenti. Memoria come capacità di regalare emozioni e creare nuove relazioni tra settori diversi. Dimostrazione che possono lavorare insieme sinergicamente creando interazione con altre persone e nuovi legami”.

Connubio tra Arte e Vino. Chapeau!!!

 

Urano Cupisti

October 21, 2022

 

 

 

 

Seminario

PROCESSO ALL'ITALIA
Dal sistema dei partiti alla crisi della democrazia



Lunedì 17 ottobre 2022 Orario: 15:00 - 19:00 Sala Italia dell'UnAR
- via Ulisse Aldovrandi 16 - Roma 15:00

                                 - Apertura lavori

Dott. Virgilio Violo - Presidente di Free Lance International Press 

video



Dott. Tiberio Graziani - Presidente di Vision & Global Trends, Direttore di Geopolitica

video



Relazioni

Dott. Paolo Cornetti - La Fionda

video



Dott.ssa Maria Alessandra Varone - Vision & Global trends 

video




Prof. Giuseppe Romeo - Università del Piemonte Orientale

video




Nel corso del seminario sono state discusse le tesi di “Una Nazione incompiuta. L'Italia dal sistema dei partiti alla crisi della democrazia. del Prof. Giuseppe Romeo –






- Ronzani Editore - 2022
Giuseppe Romeo
Una nazione incompiuta - L'Italia: dal sistema dei partiti alla crisi della democrazia.



 

Anno 2022.

L'essere umano si è completamente affidato alla tecnologia diventando  il pilota a capo di un tempo sempre più freddo e calcolatore dove la genialità non è più il risultato di un  ragionamento celebrale ma l' affidamento totale a ciò che il cervello umano ha inventato. Ci siamo trasformati senza neppure accorgersene.

Si è imparato a fare la spesa on line, si viaggia in macchine sempre più autonome dove l'essere umano si limita ai soli input; il cellulare è l'unico dialogo possibile: gente in autobus, nei treni, con le cuffie per la strada, nei posti di lavoro, a tavola durante i pasti sempre con in mano il telefonino di ultima generazione dove all'interno ci sono le anime (virtuali) del possessore: fotografie, messaggi, agenda, sveglia, mappe, indirizzari, applicazioni varie. Si può fare tutto con un clic. E' così che gli auguri si fanno per messaggio, si acquista attraverso specifiche applicazioni,  con i figli si comunica attraverso messaggerie varie: wathsap, telegram, sms. Coppie che si lasciano attraverso post glaciali nei vari social. salviamo indirizzi email, password, codici.  Non parliamo poi del lavoro in remoto dove il collega spesso è visibile solo in video chat. Comodissimo in periodo pandemico ma diventato soluzione in tanti campi lavorativi dove il computer è il mezzo. Non vi è così lo stacco casa e ambiente lavorativo che alimenta uno stato di staticità e sedentarietà poco salutari. Perfino lo psicologo, il dietologo, e tanti altri professionisti si possono contattare attraverso una chiamata diretta dal proprio pc.

Potrei continuare ore ed ore a dimostrazione della nostra involuzione di emotività umana. L'intelligenza ci ha reso schiavi di noi stessi; il calore umano è diventato qualcosa di inesistente. Sono finiti i tempi nei quali gli amici s'incontravano nelle piazze o ai muretti dove chiacchierare e condividere i loro vissuti. Troppe sale giochi con macchine ruba-soldi, troppe case con videogiochi dove la gente si paralizza di fronte a un nulla. IL virtuale non ruba solo il tempo ma la fantasia, la libertà, la creatività. Il virtuale ti entra dentro e ti indottrina se lasci che prenda il comando sul vivere reale. Siamo soffocati da innovazioni continue, siamo alla mercé di qualcosa ormai fuori controllo. Adesso se non sai usare la tecnologia, se non riesci ad adeguarti, se resti indietro con tutti gli aggiornamenti che i vari marchingegni necessitano, sei fuori dal mondo. Sempre più soli, sempre più impegnati ad imparare, a seguire il tutto per non stare fuori da un contesto che non aspetta e che non comprende. La burocrazia, fa il resto. Cud, ISEE, 740, modelli vari che cambiano di continuo, anziani che si rivolgono a figli, nipoti o centri specializzati che molto spesso complicano ancora di più. L'umanità è il vero "grande fratello": siamo sotto gli occhi di chi ci scruta, ogni nostro clic sulla tastiera, sul cellulare, sugli A.T.M, ogni volta che compiliamo un qualsiasi codice, che andiamo al supermercato, che paghiamo online, che passiamo di fronte a un negozio, una banca, una qualsiasi strada, siamo visti, osservati, controllati.  La cosa divertente è che per tante azioni ci danno moduli per firmare la privacy. Ma quale privacy? Ci sono grandi interessi dietro questo stato tecnologico che ci ha portato a cambiare per essere continuamente tracciati.

C'è stato un tempo nel quale l'essere umano viveva nella semplicità della vita stessa. Eppure lavorava, faceva la spesa, i ragazzi andavano a scuola, a ballare, in palestra, al bar, al cinema, teatro, concerti. Esisteva comunque il medico, il giornalista, il parrucchiere, il segretario, il professore, l'operaio, il farmacista ecc...Quando le mamme portavano i figli ai giardini, si giocava a pallone, ai quattro cantoni, a nascondino, a un due tre...stella e i bambini avevano gote rosse e sudavano dal divertimento; non erano a sedere sulle panchine a guardare i cellulari. Sono veramente più felici di come eravamo noi? Conoscono le favole? qualcuno gliele legge? o le seguono su Youtube? E' vero: adesso siamo più istruiti, più tecnologici ma quanto abbiamo perduto? quanto meno calore sentiamo? E' veramente servito tutto questo? Lo abbiamo scelto noi questo modo di vivere o ci hanno portato ad essere così e quindi per forza di cose accettarlo?

Tutto questo è indubbiamente un'evoluzione scientifica, meccanica, tecnologica ma si può affermare anche che siamo arrivati a un'involuzione umana. Il potere da sempre ci fa credere liberi ma sa bene come manovrarci. Noi siamo quelli che il burattinaio ha voluto che fossimo. Loro decidono, noi ubbidiamo. Chi ci difenderà? un robot? Chissà!

 

 

 

October 11, 2022

 Spesso si è sentito o letto, soprattutto negli ultimi mesi, che l’esplosione del conflitto tra Russia e Stati uniti in Ucraina ha frantumato le reti di interdipendenza economica tessute a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso, con la globalizzazione a guida statunitense. Eppure, a lanciare il gioco delle esclusioni eccellenti è stato il blocco euro-atlantico; anzitutto, dopo il crollo dell’Unione sovietica, quindi con i partenariati economici degli anni 2010

 

«Guerra senza spari»

Il cambio di rotta nei commenti ufficiali di Kiev riguardo l’esplosione dell’8 ottobre sul ponte di Kerč, corretto pubblicamente dall’intelligence statunitense, che ne ha attribuito la responsabilità agli omologhi apparati ucraini, è emblematico del peso e delle insidie della narrazione. Un discorso valido per tutte le guerre, ma in modo particolare per l’attuale conflitto in Ucraina, attorno al quale la polarizzazione delle posizioni e delle propagande finora appare quasi totalizzante, coinvolgendo anche settori come la cultura e lo sport. Si pensi, ad esempio, al corso sullo scrittore russo Fëdor Dostojevskij, annullato agli inizi di marzo dall’università Bicocca di Milano (poi ripristinato per le polemiche suscitate da una simile decisione), o alla pressione subita da direttori d’orchestra come Valeri Gergiev, congedato dall’Orchestra filarmonica di Monaco per non aver condannato esplicitamente la guerra. Una polarizzazione analoga è sottesa al dossier «Disinformazione sul conflitto russo-ucraino», curato dalla Federazione italiana diritti umani e da Open Dialogue e presentato alla Camera dei deputati il 28 giugno su iniziativa di qualche deputato del Partito democratico e di +Europa: una lista di intellettuali e giornalisti giudicati simpatizzanti del presidente russo Vladimir Putin, tra i quali figuravano personalità quali Corrado Augias, Alessandro Barbero, Alessandro Orsini, Marc Innaro, Franco Cardini e Sigfrido Ranucci. Anche nello sport, del resto, si assiste a quella che si potrebbe definire con George Orwell una «guerra senza spari», combattuta a colpi di esclusione dalle competizioni internazionali non solo delle nazionali russe e bielorusse, ma anche di singoli atleti colpevoli di essere cittadini di questi due paesi, in barba al mito della neutralità dello sport. 260

 

Doppio standard

Eppure, negli ultimi anni la Federazione internazionale delle associazioni calcistiche (Fifa) aveva multato giocatori e club per aver lanciato messaggi «politici» in occasione di alcune partite. Com’era accaduto all’ex calciatore egiziano Mohamed Aboutrika, censurato dalla Fifa nel 2008 per aver esibito sulla propria maglia una scritta contro il blocco israeliano a Gaza. Per questo, lo scorso marzo aveva esortato la stessa Fifa, accusata di doppio standard, a estendere a Israele il divieto di partecipazione alle competizioni internazionali imposto a Russia e Bielorussia. A fine febbraio, invece, Aykut Demir, difensore della squadra turca di seconda divisione Erzurumspor, aveva rifiutato di indossare una maglia con la scritta «no alla guerra» in turco e in inglese, spiegando che un simile gesto è ammesso solo «quando si tratta di Europa», mentre migliaia di persone muoiono ogni giorno in Medio Oriente nell’indifferenza generale. Dall’inizio del conflitto ucraino, del resto, la stampa mediorientale tanto in arabo, quanto in inglese, ha parlato spesso di doppio standard a proposito della diplomazia euroatlantica, bollata, in modo più o meno esplicito, come incoerente e ipocrita. Soprattutto in materia di accoglienza dei rifugiati: ad esempio, l’emittente qatariota Al-Jazeera ha dedicato diversi articoli alle discriminazioni subite dai profughi africani in fuga dall’Ucraina (per lo più studenti) al confine con la Polonia, che, di contro, ha mostrato solidarietà ai loro omologhi ucraini. Il sito di informazione Middle East Eye, inoltre, ha riportato i commenti razzisti di giornalisti ed esponenti politici occidentali sui rifugiati africani, siriani e afghani, messi a confronto con gli ucraini. Spiccavano, in particolare, le parole del presidente bulgaro Rumen Radev, che ai giornalisti aveva detto: «questi sono europei… sono intelligenti, acculturati. Non è l’ondata di rifugiati cui siamo abituati, persone della cui identità non siamo sicuri, persone con un passato oscuro, che potrebbero anche essere stati terroristi».

 

Equilibri (e squilibri) mediorientali

Similmente, il sito Middle East Monitor, il 4 ottobre ha pubblicato un articolo di opinione intitolato «Perché a Israele è permesso di annettere territori occupati, ma alla Russia no», in cui si sottolinea come, a fronte della mobilitazione euroatlantica per Kiev, dal 1967 la comunità internazionale non abbia preso alcun provvedimento concreto per fermare l’espansione coloniale di Tel Aviv ai danni dei palestinesi, né per condannare l’occupazione israeliana delle alture del Golan o del Sinai. Una bella lezione, dunque, per quegli alleati degli Usa delusi da quello che reputano uno scarso impegno di Washington nel riconoscere un’adeguata remunerazione geostrategica al loro sostegno. Soprattutto dopo che l’amministrazione dell’ex presidente statunitense Barack Obama aveva optato per la linea dell’equilibrio regionale tra Turchia, monarchie del Golfo, Israele e Iran, siglando con quest’ultimo, nel 2015, assieme a Cina, Russia, Francia, Regno unito, Germania e Unione europea (Ue), il Piano d’azione globale comune, noto con l’acronimo inglese JCPOA, ossia l’accordo sul programma nucleare della Repubblica islamica. Al punto che, poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina, non pochi dignitari di Arabia saudita, Emirati arabi uniti (Eau) e Qatar, come buona parte della stampa panaraba o egiziana, hanno esortato i governi arabi a trovare una propria linea emancipandosi da Washington (come sintetizza il sito di informazione Memri ). Un discorso analogo potrebbe valere per la Turchia, che dopo aver giocato, negli anni ‘90, il ruolo di alfiere regionale degli interessi geopolitici statunitensi (dalla guerra del Golfo del 1990 alla disintegrazione di Balcani, Caucaso e Asia centrale), dal 2020 subisce le sanzioni di Washington per aver acquistato il sistema di difesa antimissilistica russo S-400. Una rappresaglia che, di contro, non ha colpito l’India, che pure, anche per le storiche relazioni con la Russia nel settore della difesa, ha comprato lo stesso sistema antimissile. 296

 

Diplomazia fluida

In sostanza, gli Usa hanno di fronte alleati come Ankara, Riyadh e Abu Dhabi, che, soprattutto alla luce delle profonde mutazioni dell’assetto geopolitico globale, preferiscono temporeggiare, mantenendo un equilibrio pragmatico tra potenze. Anche per questo, intrattengono relazioni fruttuose con paesi come la Russia (cui, per sauditi ed emiratini, si affianca la Cina) e con Israele, ma non più solo per servire gli interessi strategici statunitensi in Medio Oriente, come auspicava l’ex presidente Usa Donald Trump con i cosiddetti Accordi di Abramo. Inoltre, Arabia saudita ed Eau stanno cercando di seguire ciascuna una propria linea autonoma, in particolare nei rapporti con Tehran: se Riyadh ne vuole, come Tel Aviv, la neutralizzazione geopolitica, Abu Dhabi ha recentemente aperto uno spiraglio di dialogo. In terzo luogo, le monarchie del Golfo perseguono i propri interessi anche per mezzo dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opep), allargatasi nel 2016 in Opep+ con l’inclusione di altri 10 paesi, tra cui la Russia. Quest’ultima, il 5 ottobre, ha deciso un taglio della produzione di petrolio di due milioni di barili al giorno a partire da novembre, suscitando l’irritazione di Washington (e non solo), che di conseguenza ha preso in considerazione l’ipotesi di alleggerire le sanzioni ai danni del Venezuela, in cambio di un impegno da parte del presidente Nicolas Maduro a dialogare con l’opposizione e a organizzare libere elezioni per il 2024. Un’irritazione tanto maggiore, se si tiene conto delle polemiche suscitate dalla visita del presidente Usa Joe Biden, lo scorso luglio, in Arabia saudita (a proposito di doppio standard in materia di rispetto dei diritti umani), che aveva l’obiettivo di ottenere dall’Opep+ un aumento della produzione di greggio per ridurre l’impatto delle sanzioni alla Russia sul mercato globale dell’energia. 283

 

Partenariato o dominio?

Sul fronte ucraino, intanto, Washington porta avanti la sua partita a scacchi, lanciando sporadici segnali a Kiev perché non esca dai binari degli interessi regionali del cuore dell’impero. I due casi eclatanti sono l’uccisione di Darya Dugina e l’esplosione sul ponte di Kerč, entrambe attribuite pubblicamente dall’intelligence Usa ai servizi segreti ucraini, malgrado i tentativi di smentita di Kiev. Gli Usa, infatti, mentre mirano a indebolire la Russia anche (o forse soprattutto) per le sue relazioni strategiche con la Cina, non sono disposti a rischiare uno scontro diretto né con l’una, né con l’altra potenza rivale. Meglio mandare avanti l’Unione europea, che durante la guerra fredda era stata un utile cuscinetto per arginare a Ovest la potenza sovietica. Parimenti, da oltre un decennio (forse con l’eccezione della presidenza Trump), Bruxelles è diventata un importante cuneo per insidiare le sfere di influenza russa e cinese dall’Europa orientale, ai Balcani all’Asia centrale, di pari passo con l’espansione economica di Pechino e con l’ascesa geopolitica di Mosca. La prima, realizzata mediante accordi bilaterali, sfociati dal 2013 nel progetto unitario delle nuove vie della seta (Belt and Road Initative, Bri), cui nel 2017 aveva aderito anche l’Ucraina. La seconda, invece, portata avanti con il sostegno, spesso in coordinazione con la Cina, a organismi regionali (come il Consiglio di cooperazione di Shanghai) e con accordi per la compravendita nei settori della Difesa e dell’energia (come quello storico con l’India). Per fronteggiare entrambe, soprattutto l’assertività dell’Impero del Centro, dalla fine degli anni Dieci, l’Ue ha lanciato due meccanismi di Ostpolitik, entrambi caldeggati da Washington: il partenariato orientale con Armenia, Azerbaijan, Georgia, Moldavia, Ucraina e Bielorussia (che ha abbandonato i negoziati a giugno 2021), e l’accordo di associazione con l’Ucraina. A quest’ultimo, in particolare, siglato a febbraio 2014, dopo il rovesciamento del governo ucraino guidato dall’ex presidente Viktor Janukovyč, Mosca aveva reagito annettendo la Crimea e sostenendo la proclamazione delle repubbliche di Donetsk e Lugansk.

 

 

 

https://i.imgur.com/xOulgfr.jpg

 

 

 Nel 1969 due malviventi si intrufolarono nell’oratorio di San Lorenzo, nel capoluogo siciliano; ritagliarono la tela dalla cornice che rappresentava l’unica Natività mai dipinta da Caravaggio e l' asportarono. I due improvvisati ladruncoli non si resero conto, evidentemente, del reale valore del dipinto; non fu lo stesso per un esponente della mafia, che intercettò l’opera sottraendola ai due (o forse fu proprio lui a commissionare il furto). Da allora non se ne seppe più nulla. Oggi alcuni pentiti raccontano che la tela fu tagliata in piccole parti, altri che sia stata usata come scendiletto da qualche capo mafioso, altri ancora che sia arrivata in Svizzera per essere venduta; e poi che sia stata rosicchiata dai topi, nascosta insieme a della droga sottoterra e mai più ritrovata, bruciata perché troppo rovinata... È stato anche detto che si tentò di usarla come merce di scambio per alleggerire il 41 bis, ma che lo Stato rifiutò...

Di fatto, a parte queste dicerie, il destino, o più probabilmente la fine della tela è ancora avvolta nel mistero. Nell’oratorio per anni è rimasto quello spazio vuoto sulla parete bianca, finché fu esposta una sua copia, considerata perfetta dagli esperti. Tutto iniziò dalle foto scattate in occasione del restauro del 1951, e da due persone: Bernardo Tortorici, presidente degli Amici dei Musei Siciliani, e Peter Glidewell, un inglese appassionato d’arte. Sapendo dell'esistenza degli scatti fotografici conservati nell’Istituto Centrale di Restauro, Glidewell ottenne le foto, e insieme a Tortorici si rivolse ai più grandi specialisti di riproduzione d’arte, quelli della società “Factum Arte” di Madrid, per commissionargli una copia del capolavoro.

Fu l’emittente televisiva Sky a finanziare la realizzazione dell’opera, acquisendone poi i diritti per produrre un docufilm dal titolo “Operazione Caravaggio, mystery of the lost Caravaggio”, dedicato a questa storia singolare.

Oggi la copia del dipinto è ancora nell'oratorio, in compagnia degli stupendi stucchi in stile barocco eseguiti dal Serpotta.

Probabilmente Caravaggio non venne mai a Palermo, secondo molti studiosi accreditati dipinse questo quadro su commissione a Roma. L'artista approdò in Sicilia dopo la sua rocambolesca fuga da Malta, dove venne arrestato per aver sfidato a duello un Cavaliere di Malta, ordine al quale per breve tempo appartenne. Si mosse sull’isola siciliana tra Siracusa e Messina, da dove sarebbe stato più facile raggiungere la terra ferma per poter arrivare a Napoli e poi a Roma. Ad avvalorare questa tesi c’è la constatazione che la tela risponderebbe allo stile e alle caratteristiche tecniche più vicine alle opere eseguite dal pittore nel 1600, quando era a Roma.

Entrati nell’oratorio, si rimane incantati dalla tela, come avviene sempre davanti ad ogni opera di Caravaggio. L’oratorio di San Lorenzo si trova in via dell’ Immacolatella, in prossimità di via Vittorio Emanuele e piazza Marina.

Per saperne di più:

http://izi.travel/browse/7ec7fcf5-51f6-4adb-97c8-9ad97c7b2a90


Stupire ed annuire ad un percorso indecifrabile ed indescrivibile,variopinto e camaleontico,mutante e mutevole che ci porta e proietta in un futuro,dove il linguaggio video scalfisce più della parola, è la prerogativa di queste nuove collezioni internazionali proposte per la prossima estate 2023.
Da New York  dove sono protagoniste le trasparenze specialmente in total black ed in stili di ricerca tossici correlati da accessori di contrasto che ti riportano al Grunge degli anni 90,al fureggiare dello Street Life nato nella Grande Mela e che ancora detta i trend con nomi iconici quali Michael Kors, che celebra il suo indiscutibile glam urban chic,Carolina Herrera,Tory Burch con il suo minimal chic,ultra stretching e fil rouge, Tommy Hilfinger con il suo urban-sporty per la generazione Z è il glamour sportivo di Tom Ford  mentre il Made in Italy del fashion system è  stato accentuato da Fendi,Marni e Chiara Boni quindi passiamo a Londra,Milano e ....Parigi.


Ecco Parigi regina incontrastata di questa stagione che ha dato il via al body hugging del drapped dress di Sebastian Meyer ed Arnaud Vaillant con cerniere e tagli laterali, accompagnato da giacche con spalle scolpite,spruzzato su una delle modelle più prestigiose del momento Bella Hadid e direttamente in pubblico per poi essere assemblato nel backstage e riapparire  nel suo risultato finale,tecnica Spray inventata a Londra all'Imperial College nel 2010 e che contiene cotone liquido e fibre di poliestere ispirata dai contenitori di cobweb usati per Halloween;nella città Lumiere la moda sostenibile è rappresentata da Manas e Baldassare Delapuerre con costumi criss cross e matching  set dai colori del sole al tramonto anche per curly models.Victoria Beckham presenta lunghe frange asimmetriche e tagli Spice ad intersezioni che scoprono il corpo.Loewe è coloratissimo con i suoi mini moods fiabeschi ispirati all'anthurium mentre Kawuakubi per Comme Des Garcon ha creato dei cocoon e bulbi dagli stampati floreali.
Un fantastico Dior  si sprigiona su di un background interamente ricreato per Maria Grazia Chiuri dall'artista Eva Jospin in cartone dove ripropone alla lettera le grotte barocche di cave di pietra dalla struttura ibrida.


Per Valentino l'arte indiscussa di Piccioli porta in passerella gowns grigi asfalto e gialli accesi in silhouette cittadine, ripropone il glitter in tuniche a drappo ed i rosa spenti od i beige tiepidi dai toni desertici su abiti con tagli multimediali e sirenoidi. Per Schiapparelli il top dell'eleganza si valuta per l'inclusione dell'oro ed il ricamo a gioiello inserito con semplicità e savoir faire su completi distinti ed impeccabili.Vivienne Westwood ci ripropone lo stile D'Artagnan con ampi camicioni e stivaloni da spadaccine,un classico che non tramonta mai ed anche un insolito tartan ispirato al denim di strada affascina sempre e poi... Gianbattista Valli...Elie Saab con un ospite di eccezione quale Monica Bellucci...Alexander McQueen...


Milano non è da meno con una Wishlist marcata dal pizzo,dal sangallo ed il crochet emulato da Jil Sanders e Vivetta a salvaguardia dell'identità che rispetta le tradizioni utilizzando nuove tecniche,come pure ricami e tulle nelle collezioni di Philosophy; nell'intimo i reggiseni vengono stampati sulle teashirt:un percorso stellare in un coloratissimo universo fantasmagorico dato da colori di tendenza al neon tra sfumature di giallo,verde e rosa fluo nelle passerelle. Un eccellente Moschino con i suoi cuori rossi fiammanti su tailleurs neri attillatissimi e cappelli a luna piena tubulari e bombati dai colori forti ed accesi o a tinta unita o floreali.Tra le location più inverosimili  Diesel ha sbalordito al Cloud Arena con una gigantesca scultura gonfiabile kamasutra che ha fatto fa sfondo ai suo completi trash Trandy e fru fru dove il denim  stracciato e scolorito è interposto a cotoni,fodere e tulle,e dove la vita bassa è un must.Una Max Mara sobria e classica,elegante e moderna ridona alla donna quella femminilità seminascosta da molto tempo mentre Dolce & Gabbana con una ospite e testimonial d'eccezione in Kim Kardashian fa estrapolare il nero intenso in corsetti e mini tops and skirts incorniciate da lunghe tuniche di tulle o merletti.
Multimediale e democratica,fluorescente ed aristocratica  vivace e tecnica,sensuale ed autocratica,primitiva ed astrale.. c'è  un vario imbarazzo di scelta ancora allo stato primordiale, ma alla portata di tutti.

 

Grandissimo successo per il Premio Ambasciatore del Sorriso, al Maschio Angioino ricordato Sergio Bruni.  boom di presenze, premiate eccellenze e persone speciali.

 

Serata ricca di emozioni e record di presenze  per la nona del prestigioso Premio Internazionale Ambasciatore del Sorriso, svoltasi lunedì 19 settembre 2022 nell’incantevole Cortile del Maschio Angioino a Napoli che ritorna ancora una volta come ogni anno.  Questo riconoscimento viene dedicato alle personalità che hanno dato lustro alla città partenopea, che quest'anno è in memoria al famigerato maestro Sergio Bruni, cantautore e simbolo del novecento napoletano.  La manifestazione è promossa da Angelo Iannelli, icona della maschera di pulcinella nel mondo, e organizzato dall’Associazione Vesuvius in collaborazione con il Comune di Napoli.

Emozioni a tutto tondo, indescrivibile,  per una serata indimenticabile e scoppiettante. Durante la cerimonia sono stati premiati importanti personaggi del panorama culturale e artistico italiano che hanno donato la propria arte ai meno fortunati regalando un Sorriso a tutti loro. Infatti, i protagonisti assoluti della serata sono stati i ragazzi speciali Martina Barba, Francesca Giovelli  e Bitca Daria Alexandra  che hanno ballato sulle note del maestro Sergio Bruni ricevendo la grande partecipazione del pubblico.  Tra i presenti Vincenzo Mosca Presidente  associazione  disabili Gragnano. La serata-evento è stata presentata magistralmente da un quartetto d'eccezione composto da Erennio De Vita, Edda Cioffi, Angelo Iannelli ed Emanuela Gambardella, supportate dalle bellissime muse Mara Mollo e Lucia Schettino,  che hanno illuminato la manifestazione con lo storico slogan “per donare un sorriso basta poco avere un cuore grande” .

La serata è stata aperta con  le Majorette Sailors, a seguire un momento di moda a cura dell’Accademia Maria Mauro che ha dedicato la scenografia alla maestria di Sergio Bruni sotto gli occhi lucidi della figlia Adriana, accolta con grande entusiasmo a Napoli e che ha voluto omaggiare il folto pubblico presente con la canzone “Carmela” , accompagnata dal cantautore Lino Blandizzi  che ha interpretato l’ultima sua incisione in duetto  “Ma Dov”e".  Applausi a scena aperta per i giochi di luce e la tarantella napoletana della  scuola di ballo Passione Danza, spazio al body painting dell’artista Anita De Vivo e al gire show di  Aigul Duisheeva, tutti premiati. La scultura del riconoscimento targata Luigi Calì è andata al campione del mondo di judo Marco Maddaloni, al Presidente Confesercenti Campania Vincenzo Schiavo, che è stato premiato dal magistrato Catello Maresca già ambasciatore del sorriso, la campionessa del mondo di nuoto Angela Procida, l’ex Comandante Aeroporto Militare Capodichino Vito Vicari,  il cantante Marco Sentieri,  il noto comico e imitatore de Zelig Enzo Costanza, la giornalista Monica Cito, e tanti altri.  Protagonisti della cultura, del sociale e  dello spettacolo anche Enzo Avitabile, Giuseppe  De Carlo, Luigi  Calì, Bruno Ciniglia, Gianluigi Osteri, Massimo Amitrano, Pasquale Santarpaia, Giulia Accardo. Nel corso della  manifestazione  vi è stato la premiazione del concorso poetico letterario ed artistico riferito agli artisti e operatori culturali  che si sono particolarmente distinti per il loro impegno sociale  e culturale:  nella sezione in lingua  Sergio Spena  da Napoli, sezione in vernacolo Renato Di Pane da Messina, sezione sociale Lucia Ruocco da Amalfi, sezione pittura Sergio Grilli da Arezzo, sezione Fotografia Marcello Eraldi da Napoli, sezione racconti Grazia Dottore da Messina e sezione scultura Jose’ Luis Majca dal Peru’. Premio Vesuvius per Giuseppe Perone, Premio della critica Claudio Torino, Premio giovane talento Giulia Grimaldi. Menzione d’onore per Anita Napolitano.


Inseriti nel Premio Ambasciatore del Sorriso la 15esima edizione de “I Percorsi D’arte" che ha messo in risalto artisti come il giapponese Taizo Hiroga, la  venezuelana Carmela P. Centanni, il peruviano Josue’ luis Majca, Nadia Basso, Marco Fratiello, Claudio Torino, Lucia Ruocco,  Marino di Lorenzo, Vincenzo Maio, Giovanni Cardiero  e Marcello Eraldi. Per le istituzioni presenti alla serata il Sindaco di Brusciano Giacomo Romano, il Sindaco di Camposano On. Francesco Barbato, il vice sindaco di Mariglianella Felice Porcaro. La manifestazione è stata ripresa da diverse emittenti televisive come Campania Felix, Irpinia News,  Artes Tv, Web TV1 e Club Economy Tv. Presenti i fotografi: Bruno Fontanarosa, Mauro Cielo, Maria Villani, Niko Foto e Arturo Ciotola. Tra  i presenti anche Raffaele Carlino, Angela Scotto,  Andreea Cormjer Rosita Arpaia, Pasquale Bruscino,  gli artisti Sabba e Patrizia Spinosa. Partner ufficiale  del premio: Terre Pompeiane, Emme Emme Gioielli e  Gianni Cirillo stilista.   La star del sociale Angelo Iannelli rinnova l'appuntamento per il decennale del premio Ambasciatore del Sorriso.

 

 

Montecarlo di Toscana

Lo dico da subito: sono un habitué, un frequentatore assiduo del Salotto che ogni anno ha luogo nel Borgo antico di Montecarlo di Toscana, all’interno di quella che è la Festa annuale del Vino.

Una festa come una volta. Quelle di cui la Toscana ne è piena. Serate da passare in allegria con canti, balli, cibo e tanto vino.

E il “salotto”, divenuto nel tempo “l’angolo elegante” della festa, come momento culturale con serate a tema nello splendido giardino dell’Istituto Pellegrini Carmignani in pieno centro.

Gnocchi di patate della Garfagnana

Nato dalla volontà di alcuni appassionati di vino montecarlesi, ancora oggi, tra una moltitudine di difficoltà, rappresenta un punto d’incontro per gli amanti del buon cibo e vino alla ricerca delle origini vuoi delle eccellenze culinarie locali, vuoi degli assaggi delle ultime annate proposte dalle aziende aderenti al Consorzio del Vino DOC di Montecarlo.

Ad accompagnarmi, come in tutte le edizioni alle quali ho partecipato, il mio carissimo amico nonché “gentiluomo del vino” Vasco Grassi.

Ex Presidente fondatore del Consorzio, ex direttore dell’azienda più conosciuta la Tenuta del Buonamico ma in particolare, “mente storica” del vino di Montecarlo.

Parlare con lui è come ritornare alle origini e riuscire a capire le “vere” fasi storiche che si sono susseguite in questa terra.

I Vini assaggiati

Sfatare i miti creati ad hoc e ricordare l’accaduto. Come per esempio, alla presenza delle famose “uve francesine” spesso ricordate come portate dai pellegrini che percorrevano la via Francigena.

“Quanto di più sbagliato che si possa dire e soprattutto scrivere” tuona Vasco nel ricordare che la viticultura moderna montecarlese ha un nome e un cognome preciso appartenente ad un periodo storico più recente: Giulio Magnani.

Marco Pardini

Fu lui, titolare della Fattoria Marchi-Magnani che nel 1870  partì alla volta della Francia per imparare dai “maestri” d’oltralpe, il modo per migliorare e rendere più moderni i vini di Montecarlo..

Fu allora che al ritorno cominciò ad allevare sulla collina montecarlese vitigni come  il Sauvignon Blanc, il Semillon, il Merlot, il Cabernet  Franc, il Cabernet Sauvignon, il Roussanne, il Syrah, il Pinot bianco e grigio.

Ed il locale Trebbiano assemblato con le uve francesine cominciò ad essere più elegante, morbido e profumato.

Quest’anno sono stato invitato alla serata dove il cibo ha visto come protagoniste la Patate della Garfagnana fornite dall’azienda Terre di Garfagnana di Piazza al Serchio, sapientemente preparate ed abbinate ad altre eccellenze culinarie dagli chef del Ristorante Lunardi’s. In abbinamento i vini di due aziende tra le più famose: Wandanna e Stefanini Tronchetti.

  • Terre di Garfagnana, realtà nella zona di Piazza al Serchio dove tra l’altro si coltiva la Patata garfagnina, una qualità particolare con caratteristiche salutari manifeste. A rappresentare l’azienda il giovane Mathias Bertolini che è riuscito nel proporre, insieme a questo tubero, le farine integrali macinate a pietra;
  • Ristorante Lunardi’s. Situato nel centro di Montecarlo, in Piazza Francesco Carrara di fronte alla Collegiata. Due fratelli, Giovanni e Francesco, una lunga gavetta in Australia e il rientro nella natia Montecarlo. Una cucina dagli ingredienti tradizionali, prodotti a chilometro zero, rivisitata in chiave moderna e una cantina fornitissima con etichette da tutto il mondo dove i vini locali hanno la priorità. Si sono superati nel preparare i piatti atti a valorizzare le patate garfagnine;
  • Wandanna, protagonisti antesignani della produzione vinicola Montecarlese, che ha partecipato con due vini, Terre de’ Cascineri Bianco 2020 e Terre de’ Cascineri Rosso 2020;
  • Stefanini-Tronchetti, impegno, dedizione, passione, amore in poche bottiglie prodotte. Ha presentato per l’occasione un vermentino (Gocce di Rugiada) e un rosato (Rosa di Notte)
    E co
Salotto del Vino

me in tutti i Salotti che si rispettano non è potuto mancare l’Ospite d’Onore: Marco Pardini, naturopata, esperto di etnomedicina ed etnobotanica che si è soffermato sulle numerose domande fatte da un pubblico molto attento ed interessato. In particolare quando ha presentato il suo ultimo libro Erbario poetico, storie d’erbe, alberi e altri incanti.

Festa del Vino, il Salotto del Vino e del Verde ovvero Montecarlo di Toscana in festa. Chapeau!

 

Urano Cupisti

 

 

 

 

 

 

 Francesco Battaglini classe 1981 maestro d'arte.

laureato in scultura all'accademia di Belle arti di Firenze è un artista versatile. Opera principalmente in campo artistico scultoreo ma è anche un pregevole ritrattista. Ha frequentato l'accademia di arte sacra a Firenze conseguendo i diplomi di tecnico della scultura e di maestro.

Da oltre 10 anni Battaglini si dedica a opere di decorazione. I suoi lavori sono adatti sia per ambienti chiusi che per spazi aperti. L'artista lavora presso il suo studio situato nelle colline fiorentine (Bagno a Ripoli) dove elabora con professionalità e grande abilità a opere che plasma con variegati materiali, dalla pietra grezza, al ferro, vetro, resine poliuretaniche e altro... molte le creazioni di modelli in argilla, riproduzioni di opera in resina, calchi in gesso e silicone di opere contemporanee.

Un artista che grazie a un'ottima preparazione culturale/professionale e all'estro naturale ch'egli dispone, riesce a elaborare sculture di grande valore artistico degne di essere presenti in esposizioni prestigiose. La sua carriera prevede molte mostre personali e collettive sia in Italia che all'estero. Numerosi i simposi ai quali ha preso parte.  Di Battaglini ometteremo il lunghissimo curriculum artistico che è possibile visionare in rete e passeremo invece a intervistarlo per conoscerlo meglio.

 

D- Ciao Francesco, tu ti occupi di scultura e di pittura. Vuoi dirci delle difficoltà che un artista trova nel farsi conoscere?

 

R- ciao Marzia, di difficoltà nel mondo dell’arte ce ne sono molte, la prima è trovare artisti competenti che sappiano “fare” e che dedichino la propria arte al bello e non alla vanità. Detto questo, è molto difficile farsi notare come artista, girano molte truffe nel mondo dell’arte e molte persone cercano di spillarti più soldi possibili millantando carriere rampanti, oppure opportunità fasulle, quando non hai esperienza cadi facilmente in queste dinamiche.

Inoltre non esiste più un “buon gusto” dell’arte e chi vorrebbe investire i propri capitali in questa, spesso non sa a chi rivolgersi per avere informazioni e valutazioni obiettive sul reale valore di un artista.

 

D- Tu hai raggiunto con tanta fatica e tanto impegno molti risultati dei quali andrai sicuramente orgoglioso. Vuoi renderci partecipi di qualche tuo traguardo importante?

 

R- Di soddisfazioni faticosamente raggiunte nonostante la mia giovane carriera artistica, ce ne sono diverse, fortunatamente.

La prima grande soddisfazione è sicuramente la statua monumentale in bronzo della “FORTEZZA” nella località di Grassina nel comune di Bagno a Ripoli vicino a Firenze, ottenuta tramite la vittoria di un concorso pubblico,  che rappresenta il "mio" Pinocchio con lo zaino che sale una scala infinita a simboleggiare la perseveranza e la forza della giovinezza.

La seconda scultura che mi ha dato soddisfazione si tratta  del busto in bronzo rappresentante  il Cardinale Elia Della Costa, realizzato per la chiesa di San Pietro in Palco situata nel quartiere di Gavinana a Firenze, posizionata per volontà del parroco Don Francesco Chilleri, in modo di fare conoscere agli abitanti del quartiere il volto del noto Cardinale. Nel paese di Impruneta, ho invece  realizzato per il Museo della “festa dell’uva” la scultura in terracotta, dal titolo “ la buona educazione”. Il 18 settembre, verrà inaugurato il parco dove è inserito questo mio  lavoro. Queste sono le ultime soddisfazioni, raggiunte ma vorrei elencare anche le altre, se mi è concesso. A Rufina viene installata la scultura in pietra “two face” realizzata per la Val di Sieve  in occasione  del 150° anniversario dell’unità d’Italia. Segue  “Il rapace” scultura realizzata per il parco di Travalle a Calenzano. Nella città di Ari e di Atessa nella provincia abruzzese vi sono due mie sculture in pietra, raffiguranti il dorso di una donna, e il “monumento ad una amica”. A Signa, nella sede del dopolavoro ferroviario e nel museo della stazione è presente un Crocifisso in terracotta donato al museo. A Civitella in Val di Chiana, sono presenti sia nel museo comunale che nella pieve del paese, due stemmi in terracotta, un busto in gesso raffigurante l’eccidio, mentre nella Pieve è presente un crocifisso in terracotta.

 

D- Sei un ottimo scultore, le tue opere spaziano da personaggi classici, di fantasia, religiosi a fantasiosi lavori di allestimenti per esterni: fontane, animali lavorati  con il ferro. Sei un talento non indifferente. Cosa ami di più dei tuoi lavori, cosa ti da più soddisfazione?

 

R-La soddisfazione sta nel “fare”, o meglio quando riesco ad immaginare qualcosa che vorrei creare che poi dal nulla, prende forma nello spazio. Adoro in particolare la fase di progettazione per la quale nello svolgimento iniziale  comincio a sperimentare le  varie soluzioni per giungere poi alla scelta definitiva. Inoltre l'attesa di qualcosa da sviluppare che già è dentro di me. Diventa magia quando inizio a lavorare su un soggetto con qualsiasi  materiale e non vedo l’ora di finirlo per ammirarlo. Tutto questo mi appaga, ma come saprai anche tu, la soddisfazione di un creativo dura fino a quando non gli viene in mente un altro progetto, un altro lavoro, un'altra creazione.

 

D- Nel mondo artistico come in qualsiasi altro contesto sociale vi è il pro e il contro. La soddisfazione spesso viene meno a causa di organizzazioni, burocrazie, difficoltà varie. Ti è mai capitato dover rinunciare a qualcosa di speciale a causa degli ostacoli suddetti? Cosa?

 

R-Si, a volte ho incontrato varie difficoltà e complicazioni burocratiche che rendono difficile la possibilità di partecipare a concorsi pubblici e privati. Molto spesso sono richiesti incartamenti complessi e tecnici, le documentazioni sono spesso macchinose e poco chiare. Inoltre in troppe occasioni le finanze messe a disposizione per realizzare questi lavori sono sempre molto limitate e quindi insufficienti alla realizzazione di questi.

 

D- So che a giorni nel paese di Impruneta una tua scultura in terracotta avrà "residenza". Vuoi pubblicizzare il tuo evento? Di cosa si tratta?

 

R- Certamente e mi piacerebbe pubblicizzare la cosa il più possibile perché finalmente sono riuscito a realizzare la mia prima statua in terracotta a grandezza naturale (h170cm) la quale farà parte della collezione del Museo dell’Uva di Impruneta. Un altro piccolo tassello nella provincia di Firenze che manifesta il mio lavoro. Con molto  piacere ho deciso di aderire alla richiesta di partecipare a questa iniziativa poiché l’impronta e l’Associazione artistica imprunetina di ART-ART sono state un' ottima famiglia artistica nella quale crescere per poi conoscere artisti importanti e famosi di Firenze, che con il tempo sono divenuti amici e colleghi.

 

D- Francesco Battaglini non è solo un grande scultore, ma un pregevole ritrattista. Vuoi parlarci anche di questa tua attività artistica? Quale delle due forme di arte ti da più soddisfazione emotiva?

 

R-Da sempre adoro i ritratti perché mi piace guardare la gente, trovo che in ogni individuo ci sia qualcosa di meraviglioso e unico. Per questa ragione uno dei miei ultimi progetti in divenire, è basato sul ritrarre 100 persone a figura intera di piccole dimensioni, siamo intorno ai 40cm di altezza, tutto ciò per creare una piccola folla di gente dissidente.

 

D- Ed eccoci adesso alla domanda "bianca" che rilascio sempre agli artisti; si tratta di uno spazio dove tu, come artista potrai esprimerti su qualsiasi cosa ti senti di condividere

Picchio

con il lettore.

 

R- Vorrei informare i lettori e gli appassionati del settore artistico  che nel mio laboratorio ubicato a Villamagna presso il comune di Bagno a Ripoli, vengono tenute lezioni private di arte, dal disegno alla pittura e ovviamente alla scultura, saranno insegnamenti adatti alle persone di ogni età e di qualsiasi livello di preparazione; dai principianti ai professionisti

 

Cosa augurarti Francesco? hai lavorato molto, ti sei impegnato con grande responsabilità, professionalità e grande attitudine ai tuoi lavori; sei arrivato in alto senza spinte né favoritismi e adesso attraverso i tuoi elaborati rendi migliore questo mondo buio, freddo e spesso privo di emozione. Grazie!

 

Ti ringrazio Marzia delle belle parole, per chi volesse contattarmi pio farlo nei recapiti indicati qui sotto

This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 Franz Mulser

Franz Mulser, un simpaticissimo giovanottone vestito da tirolese, mi aspettava sulla strada che attraversa l’alpeggio dell’Alpe di Siusi con uno strano trabiccolo militare austriaco della seconda guerra mondiale. Di quelli che montano sui muriPuch Pinzgauer.

“Su al Gostner Schwaige sotto lo Sciliar (2.563 m) ti mostrerò cosa intendo per cucina alpina: un'intima combinazione di tradizione, natura e moderna leggerezza”. Così Franz mi ha dato il benvenuto.

Cosa ci facevo al Gostner Schwaige, nel bel mezzo dell’Alpe di Siusi, l’altopiano più esteso d’Europa? Tradizionale vacanza alpina? La scelta

 Vini assaggiati

delle Dolomiti per immergermi nella natura e fuggire dalla calca estiva delle spiagge?  Niente di tutto questo.

Mi sono ritrovato a 2000 metri di altezza a degustare VINO in un contesto di ampi prati, zone boschive, sentieri di montagna e di vetta;  un luogo speciale e decisamente diverso. Chapeau!

L’invito di quelli importanti: Elena Walch! 

Karoline e Julia mi avevano dato appuntamento, nell’ora del crepuscolo, per immergermi nell’immenso di un tramonto tra le guglie dello Sciliar e degustare alcuni vini particolari della Tenuta Walch. Quale circostanza migliore?

L’arrivo con il Puch alla Malga. Non mi è rimasto che aprire gli occhi e vedere quali doni ci offre la natura. Tutto da vedere, gustare e degustare.

Di nuovo Franz:” È dal 1990 che ho scelto di fermarmi in questo luogo dopo anni di formazione in giro per il mondo e proporre la cucina alpina:   Insalata di fiori e zuppa di fiori di fieno, succo di mela e tisana di montagna, i dolci dell’antica tradizione altoatesina e tante curiosità come le mezzelune alla farina di pere secche Al GOSTNER SCHWAIGE abbiamo un ampio giardino con molti fiori ed erbe aromatiche, alberi e cespugli. Tutto ciò che è umanamente possibile viene trasformato in succhi, tè, marmellate e molto altro”

E

 Il passito

dei vini ne vogliamo parlare? Alternativamente sono stati presentati da Karoline e Julia esaltando le peculiarità stesse negli abbinamenti.

  • Rosé 2021 20/26. Assemblaggio di Pinot Nero, Merlot e Lagrein. Ottenuto con metodo Saignée. Percorso in serbatoi inox. Perché 20/26? Perché Elena Walch ha voluto mettere in evidenza i 20° Babo del mosto e i 26° della fermentazione e…Le mie considerazioni: Giocato prevalentemente su tenui note fruttate e floreali con un gusto pulito e beverino. Eccellente, voto 90/100 (un gran voto per essere un rosé);

 

  • Pinot Bianco 2020. Le uve vengono pressate in maniera soffice ed il mosto subisce la chiarifica statica. Successivamente viene fermentato in serbatoi d' acciaio ad una temperatura controllata di 20°C. Il vino poi affina per alcuni mesi sui propri lieviti in contenitori inox. Le mie considerazioni: Al naso i profumi  fruttati con vaghe sensazioni salmastre mi hanno conquistato. Acidità e sapidità gli elementi che lo esaltano al palato con ritorni retrolfattivi. Ottimo, voto 89/100;

 

  • Chardonnay Castel Ringberg 2019. Pressatura soffice delle uve, con decantazione statica del mosto. La fermentazione avviene in barrique di legno
     Il Puch
    francese Allier. A fine fermentazione il vino viene lasciato sui propri lieviti (sur lie) e sottoposto settimanalmente alla „battonage“ per 6 mesi. Il vino matura per 10 mesi nelle barriques e per ulteriori 6 mesi in acciaio sui proprio lieviti. Le mie considerazioni: Chassagne-Montrachet o Chardonnay altoatesino? Splendido chardonnay proveniente da un “climat”, espressione di una trama vellutata e dotato di un incisivo finale sapido. Eccellente, 94/100;

 

  • ATON Pinot Noir Riserva 2017 La vendemmia si è svolta il 9 settembre 2017. Una volta giunte nella moderna cantina di fermentazione, le uve hanno subito il processo di diraspatura che lascia integri gli acini e successivamente  trasferiti per caduta, grazie alla forza di gravità, in piccole botti d’acciaio troncoconiche. A questa fase è seguita una macerazione a freddo della durata di 5 giorni e la fermentazione alla temperatura controllata di 23°, per ulteriori 15 giorni sempre nelle piccole botti d’acciaio. Il seguito caratterizzato da un periodo di 12 mesi in barriques di rovere francesi di media tostatura, periodo dopo il quale il vino ha riposato e maturato in acciaio per ulteriori 11 mesi. La lavorazione lenta e delicata è stata effettuata nel rispetto della qualità originale dell’uva e, seguendo lo stesso principio infine, il 22 agosto 2019, il vino è stato imbottigliato senza filtrazione per mantenerne l’eccezionale struttura e preservarne la naturale composizione colloidale. Durante i successivi 15 mesi di maturazione in bottiglia, “Aton” Pinot Noir Riserva 2017, ha continuato silenziosamente ad evolvere il suo potenziale sino ed essere pronto per la distribuzione avvenuta dopo il 4 ottobre 2021.  Le mie considerazioni:  Note speziate e di tabacco, felice versione che sfoggia un naso seduttivo e la
     Lo Sciliar
    trama al palato convive con una cesellatura sui tannini in un contesto spiazzante commovente. Eccellente, voto 94/100;

 

  • Vino Passito 1994. La vendemmia avviene a fine settembre ed i grappoli vengono posati su graticci in un locale ben areato dove appassiscono per 4 mesi. L’appassimento presenta una perdita di peso di circa due terzi. Anche gli zuccheri, gli aromi, l’acidità ed i tannini si concentrano. Dopo la fermentazione, che si svolge molto lentamente per un periodo di 6 settimane, avviene un lungo affinamento sui propri lieviti in acciaio per circa un anno, seguito da una lunga maturazione in bottiglia. Il contenuto zuccherino è cosi elevato che i lieviti non riescono a completare la fermentazione ed il vino rimane naturalmente dolce. Le mie considerazioni: Alleluia! Un passito che ha iniziato a farmi innamorare dal colore. Olfatto variegato intrigante e profumato. Sensazioni intense dal timbro speziato, fruttato, candito e dolcezze. Palato morbido dove una solida struttura acida e sapida mantengono l’equilibrio con le gentili note glicerlche. Eccellente, voto 94/100.

E con il calice in mano, contenente il Passito 1994, sono uscito dalla Malga a “contemplare le stelle”. Chapeau!

Urano Cupisti

Visita effettuata il 14 giugno 2022

Gostner Schwaige

Alpe di Siusi (Bz)

Cell:  347 8368154

This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

www.gostnerschwaige.com

 

 

 

© 2022 FlipNews All Rights Reserved