L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


Warning: Creating default object from empty value in /home/medismxz/public_html/flipnews.org/components/com_k2/views/itemlist/view.html.php on line 743

Kaleidoscope (1299)

Free Lance International Press

This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

È il caso di dire proprio così. Titolo scontato per un ristorante che propone una carta di quasi solo pesce in una città di diversa tradizione culinaria? Forse. Ma Il Mestolo di Siena racconta tutt’altra storia.

Una storia basata sulla difesa della qualità, per l’affermazione di una cucina di ricerca in un territorio quanto mai ostico, sotto il profilo gastronomico, ancorato a precise radici ultracentenarie.

Entri e capisci subito di essere finito nel ristorante “marinaro” per eccellenza. Situato nella periferia est della città del Palio ad un chilometro circa dal centro. Oggi meta di buongustai da ogni dove.

Ci si accomoda in un ambiente curato, pur senza eccessi, per assaporare gli ottimi piatti cucinati con abile maestria dalla Signora Nicoletta, moglie di Gaetano De Martino, patron cordiale nell’accoglienza, tendenzialmente impeccabile.

Il pesce, protagonista principale della proposta gastronomica è freschissimo . Proviene primariamente dal mare grossetano senza disdegnare l’origine livornese. Verdure di stagione e soprattutto un buon olio extravergine d’oliva che, con altri ingredienti genuini, si uniscono con fantasia ed equilibrio in piatti ben presentati, profumati e saporiti.

Ad incorniciare il tutto una cantina completissima dove c’è l’imbarazzo della scelta. Ma con Gaetano l’imbarazzo viene superato per la sua dote di eccellente MaÎtre di sala, maestro d’arte e fine conoscitore delle tecniche d’abbinamento cibo-vino.

Talento di razza. Non si ferma mai Quasi se fosse perennemente insoddisfatto. Sempre alla ricerca di “materia prima” particolare da sottoporre alla Signora Nicoletta per “pensare” insieme nuove ricette. Il suo obiettivo è quello che il Mestolo debba sempre e comunque stupire con soluzioni imprevedibili.

Dalla cucina si può pretendere l’avanguardia , ovvero la scienza applicata ai fornelli, così come tornare indietro nel tempo, ai sapori genuini di una volta. E la Signora Nicoletta pronta a presenziare ai tavoli, a spiegare con naturalezza la preparazione dei piatti, le cotture, tenendosi per se quei segreti che fanno del Mestolo un locale di riferimento della ristorazione regionale.

Ho conosciuto Gaetano e Signora nella primavera scorsa durante una mia visita al Ristorante per accertare che fosse “degno” dell’inserimento nella Chaîne des Rôtisseurs, l’Association Mondial de la Gastronomie.

Ha superato “l’esame” a pieni voti tant’è che oggi, Gaetano De Martino è stato intronizzato nella Chaîne con la fascia di Maître de table.

Pranzare nella sala tra arredi di gusto e tavoli ben apparecchiati è stato di una gradevolezza senza pari.

Di quel giorno, dei piatti presentatimi, ricordo due alfieri della mano felice ed ispirata della Signora Nicoletta, oggettiva capacità di creare piatti di alto livello. Emozioni ad ogni assaggio.

IL CRUDO DI MARE DEL MESTOLO, un piatto molto richiesto che ha contribuito a rendere famoso questo locale. Sembrerebbe un piatto banale se non fosse l’accurata scelta degli ingredienti che devono essere assaggiati secondo “il senso dettato dal mare” per conoscere i fondali marini di quella parte del Mar Tirreno che si stringe tra Punta Ala e l’Argentario impreziosito da due ostriche “francesi” , bretoni, di diversa provenienza a rappresentare un’avanguardia selettiva e non una moda qualunque.

Spaghetti Riccio Mestolo
Spaghetti al riccio

SPAGHETTI Al RICCIO, dove il ricco in tutta la sua freschezza e profumo è il protagonista del piatto, servito al naturale, combinato appena a un ottimo olio extravergine d'oliva. Piatto di alto livello, linearità e immediatezza nei sapori. Chapeau.

Il Mestolo è senza alcun dubbio il giusto “approdo” ( il termine quanto mai felice) gradevole e sicuro nel “mare” di Siena. Ma se esplodesse il desiderio dei sapori antichi dell’entroterra senese dove “lo

Crudo Il Mestolo rid 
 Mestolo

spiedo scoppiettante” richiama una “cucina etrusca, rinascimentale”, la Signora Nicoletta è pronta ad offrire uno dei piatti di cacciagione più richiesti: Pernici allo spiedo con l’inevitabile chiusura di un “bicchierino” di Vin Santo Occhio di Pernice.

Il momento del commiato arriva sempre presto e così lo è stato anche al Mestolo. Indelebile ricordo di Nicoletta e Gaetano, semplici ristoratori che hanno proposto il mare nella città di Siena.

(foto: Claudio Mollo)

Due amici vengono a guidarci tra i Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma, la mostra in corso fino al 17 settembre a Palazzo Venezia e Castel Sant’Angelo a Roma. All’ingresso del palazzo rinascimentale sarà il primo, il protagonista, a venirci incontro, in lui ci identifichiamo, provenienti da una realtà caotica ed estraniante. Come lui confusi tra una realtà esterna, indaffarata e chiassosa, e quella interiore, sospesa, senza tempo, tra il sogno e un sottile dolore. Ci rispecchiamo in lui, il bel volto sul palmo della mano e lo sguardo perso oltre lo spazio dove il quotidiano accade. Non ci guarda, non facciamo parte del suo mondo, ma è il nostro specchio, siamo noi a far parte del suo, condividendo lo stesso sentire. Questi spazio e tempo diversi, si incarnano nel melangolo, il frutto, simbolo della melanconia che, distrattamente, tiene in mano.

Lo stesso contrasto si vive nel passaggio dall'esterno all’interno del palazzo. Nel giardino, recentemente riaperto al pubblico, non arriva, se non come eco lontano, il chiasso del traffico caotico. Ci si siede o si passeggia all’ombra del verde o immersi nella luce, moltiplicata dal bianco della fontana monumentale centrale.

La mostra si snoda all’interno come in un labirinto, nel succedersi delle belle sale, dove lo sguardo si perde, si distrae dal contenuto dell’esposizione e vaga tra pavimenti, soffitti e pareti.

In un percorso a ritroso nel tempo, si incontrano le figure che il palazzo hanno costruito e vissuto. Abbellendolo con collezioni, specchio di raffinati e colti interessi.

In mostra i libri, testimoni e formatori della cultura rinascimentale, dall’Hypnerotomachia Poliphili al Cortegiano di Baldassarre Castiglione.

I bronzetti, virtuosistiche sculture in miniatura, riproducono, oltre agli animali, le opere più famose e significative, come l’immancabile Laocoonte dei Musei Vaticani.

Naturalmente non mancano le arti maggiori, pittura e scultura.

Il giardino dei sogni, installazione video sonora, che conclude il percorso, è un di più non necessario. Una realtà immersiva, per quanto virtuale, che in qualche modo contraddice l’atmosfera, impalpabile e indefinita, nostalgica e melanconica, del resto della mostra.

Alla fine del percorso è il secondo dei due amici a congedarci. Quello che, almeno apparentemente, ci rivolge lo sguardo con un abbozzo di sorriso. Testimone di una recuperata, presente e cosciente serenità.

Il percorso concentrico può proseguire nelle variegate e affascinanti collezioni permanenti del palazzo, che mostrano i punti forti nella scultura lignea, ma anche nei manufatti in terracotta e cartapesta, nei citati bronzetti e nella ceramica. La collezione epigrafico-lapidea si dispone ai lati del perimetro della loggia aperta superiore.

La mostra è allestita in due sedi che testimoniano i rapporti tra Venezia, patria di Giorgione, il famoso ed enigmatico pittore, autore del dipinto intorno a cui è imperniata l’esposizione e Roma. Il Palazzo di Venezia, ovviamente incarna la città lagunare, a Castel Sant’Angelo e, in particolare agli appartamenti papali, spetta, invece, la rappresentanza della Città Eterna. Sono i dipinti di artisti maestri coevi di Giorgione, come Tiziano, Tintoretto, ma anche Bronzino e Barocci, a costituire l’esposizione nel mausoleo-fortezza.

Labirinti del cuore

Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma

24 giugno - 17 settembre 2017

Roma, Palazzo di Venezia - Castel Sant’Angelo

Orari: Palazzo Venezia dal martedì alla domenica 8.30-19.30

         Castel Sant’Angelo tutti i giorni 9.00-19.30

Ingresso: unico per le due sedi, validità 3 giorni intero €.14.00, ridotto €.7.00;

               solo Palazzo Venezia intero €.10.00, ridotto €.5.00. Audioguida inclusa a Palazzo  

               Venezia; apposita app scaricabile per Castel Sant’Angelo.

Info: +39 06 32810

       www.mostragiorgione.it

Il 24 Luglio 2017, in occasione della manifestazione del Movimento per libera scelta in materia di salute, è intervento a Roma, nella Piazza di Montecitorio, il Presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato.

Il Presidente ha dichiarato che con questo decreto legge si sta commettendo un gravissimo reato, lesivo della dignità delle persone, della loro salute e dei loro diritti, riconosciuti dalla nostra Costituzione e dalla Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Uomo.

Imposimato ha invitato tutti ad opporsi a questo decreto legge, in quanto criminale e illegale, oltre che illegittimo. Ha esortato a fare disobbedienza civile, perché nostro diritto e dovere fermare la prepotenza e la violenza contenuti nel dl proposto da Beatrice Lorenzin. Ha invitato esplicitamente a fare resistenza perché mai, dalla fine della guerra in poi, si era veduto tale livello di arroganza e di illegittimità. Ha confermato che la Corte Costituzionale, già nel 2014, aveva sottolineato che quando si parla di diritti della salute non si possono fare decreti, che non sono consentiti dalla nostra Costituzione, che in materia di salute è possibile procedere solo per legge ordinaria, mai per decreto legge.

Ha dichiarato, inoltre, che si batterà personalmente con tutto il suo pool, contro questo decreto, attraverso il quale – ha ribadito più volte – si sta commettendo un grave crimine, che essi saranno in prima linea, procedendo ad aprire indagini, chiedendo tutte le verifiche del caso, denunciando l’omissione di atti d’ufficio relativo alla secretazione dei dati relativi alle migliaia di casi per reazione avversa ai vaccini, che procederanno a fare ricorso al TAR, impugnando l’illegittimità del decreto Lorenzin, ciò in tutte le sedi ufficiali.

Ha affermato infine che, in una vita intera di lotta dedicata alla difesa della legalità, mai si era visto prima il malaffare che si è raggiunto con questo decreto. Ha concluso esortando tutti a non avere paura, a non arrendersi, sostenendo che non sono fuori legge coloro che stanno lottando affinché sia riconosciuto il sacrosanto diritto garantito dalla Costituzione – ovvero la piena libertà di scelta in tema di salute – bensì fuorilegge sono coloro i quali, in accordo con una multinazionale farmaceutica come la Glaxo (condannata in tutto il mondo per violazione delle norme penali, delle norme sulla salute, delle norme civili), stanno imponendo questo decreto, definendolo immondo, col quale stanno commettendo un reato grave, un tremendo abuso ai diritti delle persone, mettendo a rischio la salute dei bambini, e agendo contro la Costituzione della nostra Repubblica.

Sotto il video documento dell’intervento del Presidente onorario aggiunto Ferdinando Imposimato:

per gentile concessione dell'agenzia di stampa Pressenza

July 22, 2017

B61 nuclear bomb 720x50421.07.2017 - Una notizia diffusa della giornalista Stefania Maurizi, sempre informata e rigorosa, su Repubblica online di ieri[1], sul segreto imposta dalla US Air Force e dal Joint Chiefs of Staff è indubbiamente degna di nota ed inquietante, ma il risalto che ha avuto su certi organi di stampa[2] appare a mio parere un po’ strumentale. Soprattutto a fronte del risalto enormemente minore che è stato dato – con ritardo e accompagnato da riserve – dello storico Trattato di proibizione delle armi nucleari (Tpan) stabilito il 7 luglio scorso a conclusione dei negoziati all’Onu, approvato da 122 Stati, quasi 2/3 terzi degli Stati membri dell’Onu.

Intanto, di che cosa si tratta? È (o dovrebbe essere) a tutti noto che gli Usa schierano in Italia (e in altri paesi europei, ma in numero minore) bombe termonucleari B-61 a gravità, che addirittura stanno ammodernando con lo sviluppo della testata B-61-12 con un programma del costo di $ 10 miliardi. Questo schieramento viene “giustificato” in base al nuclear-sharing (condivisione nucleare) della Nato, con l’affermazione, sia pure pretestuosa, che esso sia autorizzato dal Trattato di Non Proliferazione (Tnp) del 1970.

Il discorso è lungo e complesso. Una prima domanda sorge spontanea: la formulazione del nuovo Tpan, ed anche il lungo negoziato che l’ha prodotto, sono stati scandalosamente ignorati dai media nostrani (solo Avvenire ne ha dato tempestiva notizia, con grande risalto). Le scarse osservazioni che sono state fatte tendono a depotenziarne la portata, continuando invece ad insistere sul vecchio Tnp (tipici a questo proposito il ritardo nel dare la notizia e le riserve espresse dal Manifesto, che ora da un risalto sproporzionato alla presente notizia). È il caso di ricordare che la negoziazione del nuovo Tpan è stata indotta da una forte mobilitazione della società civile internazionale e voluta da una forte maggioranza dei paesi non nucleari all’Onu, i quali erano ormai sfiduciati da decenni di insistenza per il rispetto del Tnp, che dal 1970 prevedeva con l’Art. VI “trattative in buona fede per arrivare al disarmo nucleare, e generale, totali”: negoziati mai avviati! Non solo, ma sotto il regime del Tnp la consistenza degli arsenali nucleari proliferò da 30.000 al numero demenziale di 70.000 nel 1985, e gli stati nucleari proliferarono da 6 a 10! Insomma, nella realtà un trattato di proliferazione ad uso e consumo degli Usa!

Dopo questi sintetici richiami, che ci sembrano doverosi, vediamo che cosa realmente è avvenuto sotto il regime 37-ennale del Tnp: perché se può sembrare giusto chiedere il rispetto del Tnp, ci sembra non solo inutile, ma decisamente fuorviante, intestardirsi a chiedere da un trattato quello che evidentemente non da, mettendo invece in secondo piano la novità storica del nuovo Tpan.

Intanto riporto (con il suo consenso) un’annotazione che ricevo dall’Avv. Claudio Giangiacomo della Ialana-Italia: “all’epoca del Tnp gli Usa non comunicarono l’esistenza degli accordi sul nuclear sharing che pare sia stato comunicato solo per via riservata all’Urss (che ovviamente lo sapeva già ma aveva interessi analoghi per i paesi del patto di Varsavia)”. Ma c’è di più. La presenza delle testate nucleari sul territorio italiano rimanda necessariamente alla presenza e all’assetto giuridico delle basi militari statunitensi e Nato. Ebbene, riporto dei brani di un articolo dell’Avv. Giangiacomo apparso nel Dossier di Mosaico di Pace sul numero di Aprile scorso[3]:

la costruzione e gestione delle basi militari è regolata da convenzioni bi- o  multilaterali tra i paesi della Nato. [I quali] sarebbero dovuti essere stati assunti nelle forme previste dagli artt. 72 ed 80 della Costituzione italiana (procedimenti abbreviati solo in casi d’urgenza, e ratifica da parte delle Camere di trattati internazionali che importino variazioni del territorio od oneri alle finanze): invece è stata utilizzata la cosiddetta procedura semplificata, non prevista dalla Costituzione ma disciplinata dalla legge 11.12.1984 n. 839, senza però, come prescritto, procedere alla loro pubblicazione, sottraendoli così sia al controllo delle Camere che del Presidente della Repubblica. Solo nel 1995 venne firmato  lo “shell agreement” (“accordo conchiglia”), l’accordo quadro fra Italia e Usa sulle basi in Italia, che venne poi pubblicato nel 1998 a seguito della gravissima strage del Cermis (quando un aereo militare americano volando a bassa quota troncò il cavo della funivia, causando 20 vittime). Rimane invece totalmente segreto il Bilateral Infrastrutture Agreement del 20.10.1954 che regola le condizioni dell’utilizzo delle basi americane in Italia, anch’esso approvato con la procedura semplificata. Pur limitandoci a quanto oggi noto, si può sicuramente affermare che le basi non possono in alcun modo ritenersi ‘extra territoriali’.”

Inoltre, saltando altre osservazioni importanti, Giangiacomo afferma che “sia le istallazioni che le medesime operazioni ed attività delle forze ospitate [nelle basi militari Usa], anche per la parte posta sotto il Comando Usa, debbano rispettare le leggi vigenti in Italia, tanto che al Comandante italiano è rimesso il controllo del loro rispetto”.

Da queste osservazioni, risulta evidente la responsabilità diretta del governo italiana per le attività svolte nelle basi militari: tanto più, ci sembra, per l’autorizzazione di ordigni terribili come le testate termonucleari.

Dal nostro punto di vista, si conferma insomma come il Tnp funga nella sostanza come una cortina dietro la quale viene surrettiziamente “legittimata” la presenza delle armi nucleari sul nostro territorio. Giangiacomo rileva ancora come

indipendentemente dalla violazione del Tnp, la permanenza in Italia di ordigni nucleari sia effettuata in palese violazione della legge n. 185 del 9 luglio 1990 che espressamente prevede all’art. 1 comma 7:  Sono vietate la fabbricazione, l’importazione, l’esportazione ed il transito di armi biologiche, chimiche e nucleari, nonché la ricerca preordinata alla loro produzione o la cessione della relativa tecnologia‘.

Sebbene al successivo comma 9 lett. c) del medesimo articolo si preveda una inapplicabilità della norma in relazione ai materiali di armamento e di equipaggiamento delle forze dei paesi alleati, questa deroga è limitata al transito e non alla permanenza stabile nel territorio italiano.”

In sostanza il governo italiano, anche nella discussione di mozioni al Senato sul nuovo Trattato, seguita a trincerarsi dietro il Tnp e rifiuta di aderire al nuovo Tnap, ignorando bellamente, in primo luogo, gli obblighi che derivano dalle sue proprie leggi.

Questa lunga premessa è per me propedeutica per capire che cosa comporti ora la secretazione dei report sulla sicurezza delle atomiche schierate in Italia (non sulla “dislocazione” come titola Il Manifesto). Osserva ancora Giangiacomo: “Paradossalmente la dichiarazione del segreto apposto dal Pentagono è una ammissione della loro presenza”.

Infatti, il maggiore esperto, Hans Kristensen della Fas, precisa nell’intervista effettuata da Vignarca sul Manifesto di oggi: i report “ci confermano se una certa base abbia o meno missione nucleare. La US Air Force pubblicava tradizionalmente tali informazioni per le installazioni europee ma nel corso del tempo le ha ridotte, per rendere più difficile ad opinione pubblica (e potenziali avversari) capire quali unità fossero o meno nucleari. … Diverso quando un’intera unità fallisce un’ispezione: l’impressione di incompetenza che ne deriva è palese. Come nell’incidente del 2007 alla base di Minot, in cui sei missili nucleari da crociera vennero imbarcati per errore su un bombardiere e portati in giro per gli Stati uniti. A mio parere la decisione di secretare i risultati delle ispezioni cerca di evitare qualsiasi tipo di imbarazzo alle Forze Armate per questo tipo di errori”.

Ma di nuovo, il governo italiano è disposto o no a pretendere dagli Usa la permanenza stabile nel territorio italiano di armi nucleari, vietata dalla legge n. 185 del 9 luglio 1990? I pacifisti vogliono decidersi a pretendere dal nostro governo tale rispetto, invece di trincerarsi sul rispetto del Tnp, che finisce per fare il gioco del governo? E di schierasi compatti, invece, sull’adesione al Tpan, che dichiara l’assoluta illegalità delle armi nucleari, e impone agli Stati che intendano aderirvi di dichiarare “se ci sono armi nucleari sul proprio territorio o in qualsiasi luogo sotto la propria giurisdizione o controllo che siano possedute o controllate da un altro Stato” (Art. 2 comma c[4]), ed ovviamente a pretenderne e garantirne la rimozione per aderire al Tnap. Ed è proprio questo che il governo non vuole, in ossequio ai voleri di Usa e Nato!

Last but not least, mi sia consentito di dire che l’eccessiva drammatizzazione della notizia in questione  fa da pendant alla disinformazione sui principali rischi incombenti delle armi nucleari, il loro ammodernamento che è ben più massiccio e grave di quello delle B-61-12 (mille miliardi di $ a fronte di 10 miliardi!), nonché le migliaia di missili nucleari transcontinentali mantenuto in stato di allerta pronti al lancio immediato (launch on warning) con il rischio concretissimo di una guerra per errore: abbiamo già rischiato per lo meno una ventina di volte questo olocausto nucleare: sotto il regime vigente del Tnp!

[1]     http://www.repubblica.it/esteri/2017/07/20/news/gli_usa_mettono_il_segreto_sulle_armi_atomiche_in_italia-171195615/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P6-S1.8-T1

[2]     Ad esempio Il Manifesto, https://ilmanifesto.it/pentagono-top-secret-la-dislocazione-delle-atomiche-in-italia/

[3]               “Apocalisse nucleare?”, Mosaico di Pace, aprile2017, http://www.mosaicodipace.it/mosaico/i/3765.html

[4]             Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons, http://undocs.org/A/CONF.229/2017/8

Per gentile concessione dell'agenzia di stampa Pressenza

July 22, 2017

sfgkDal tentativo di golpe finora è passato esattamente un anno. In Turchia ormai quasi niente è come prima.
La vecchia patria degli Ottomani ormai vive in Stato d’emergenza da un anno. Dopo il tentativo di colpo di stato fallito il governo ha dichiarato questo stato e l’ha rinnovato per ben quattro volte, l’ultimo rinnovo è del 18 luglio 2017. In questo periodo ovviamente sono state prese numerose misure necessarie per identificare, arrestare e lottare contro i golpisti che in una notte hanno ucciso 250 civili e ne hanno feriti circa 2000.

Secondo i dati diffusi dal Ministero della Giustizia ci sono 169 mila persone sotto indagine e 50 mila sono in carcere. Nel mentre c’è già un mandato d’arresto per 8 mila e 87 persone latitanti. Se analizziamo bene questi numeri vediamo che la lotta contro i golpisti è da tempo uscita fuori dai confini delle caserme e degli uffici delle Forze Armate della Repubblica di Turchia, cioé di coloro che hanno effettivamente tentato il golpe. Questo è prima di tutto dovuto alla tesi che sia la comunità religiosa Hizmet essere ufficialmente il responsabile del tentativo di golpe. Una realtà che non si è organizzata soltanto dentro l’esercito ma in diversi apparati della burocrazia in questi ultimi 40 anni. Per esempio solo nel caso del sistema giuridico ci sono 2280 giudici e pm dentro i centri di detenzione, accusati di appartenere in questa comunità, ma non solo.

Anche il mondo accademico è una delle fette della società colpite dalle misure di “sicurezza” dello Stato d’emergenza. Secondo i dati diffusi dalla BBC turca, in un anno, almeno 23427 accademici sono stati licenziati, allontanati dal posto di lavoro oppure hanno perso il lavoro perché l’università in cui lavoravano è stata chiusa. Infatti pochi giorni dopo il tentativo di golpe sono state chiuse 15 università.
Tuttavia è ormai risaputo che lo Stato d’emergenza è stato sfruttato anche per zittire le opposizioni, principalmente quelle di sinistra. Infatti tra gli accademici licenziati contiamo 372 persone firmatarie del famoso “appello per la pace” firmato da 1128 accademici per invitare lo Stato a tornare al tavolo dei negoziati con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), rimuovere il coprifuoco in atto nel sud est del Paese e di cessare il fuoco. Dall’11 Gennaio del 2016 numerosi accademici hanno perso il lavoro e sono tuttora sotto processo e con l’arrivo dello Stato d’emergenza questo processo è stato accelerato notevolmente.
Anche nel mondo dei media vediamo che le misure di “sicurezza” prese sono uscite fuori dall’obiettivo della “lotta contro i golpisti”. Infatti tra i 157 mezzi di comunicazione di massa chiusi, oltre i presunti collaboratori della comunità di Gulen (realtà religiosa accusata di pianificare e mettere in atto il tentativo di golpe) vi sono anche numerosi media di sinistra e curdi. Come il caso del ImcTv, un canale televisivo di capitale curdo e di linea ideologica socialista. L’ImcTv, oltre a non poter più trasmettere, ha visto lo Stato confiscare i suoi beni e darli all’emittente statale TRT. Secondo la piattaforma per la libertà di stampa P24, sotto lo Stato d’emergenza sono stati arrestati almeno 121 giornalisti, tra cui quelli che lavoravano per il quotidiano nazionale di sinistra Cumhuriyet ed il giornalista socialista Ahmet Sik.
Gli effetti “collaterali” dello Stato d’emergenza si sono fatti sentire anche nel mondo dell’associazionismo femminile e tra le donne. Con diversi decreti sono state chiuse 11 associazioni delle donne e 35 donne sindache sono state arrestate. Nelle municipalità commissariate prima di tutto sono state chiusi i centri culturali per le donne, i rifugi per le donne vittime di violenza, i consultori e diversi corsi di formazione per le donne. Secondo la Piattaforma Comune per i Diritti Umani (IHOP) almeno il 20% degli impiegati statali rimasti senza lavoro grazie ai decreti d’emergenza sono donne. La maggior parte dei licenziamenti appartengono al Ministero dell’Istruzione e quello della Sanità. Nella stessa relazione si legge che un quinto degli accademici licenziati sono donne. Secondo i dati del mese di febbraio del 2017, diffusi dal sindacato confederale DISK, la disoccupazione femminile è in aumento ed ha raggiunto il 16%. Secondo la Piattaforma IHOP questi dati rendono la donna sempre più dipendente dalla famiglia e particolarmente dal maschio.


In Turchia si respira anche l’aria della costruzione di una memoria ufficiale. Un lavoro molto capillare per fare in modo che la notte del 15 luglio non si scordi, in nessun modo.
Pochi giorni dopo il tentativo di golpe uno degli studi del canale televisivo TRT è stato rinominato “15 luglio, lo studio della nazione”. Il 9 agosto del 2016 una delle piazze grandi di Ankara è stata rinominata come “Piazza della Volontà Nazionale 15 luglio”. Il 27 luglio il Ponte del Bosforo di Istanbul, ove avvennero degli scontri violenti durante tutta la notte del 15, è stato ribattezzato col nome “Ponte dei Caduti del 15 luglio”. Lo stesso lavoro è stato fatto anche per le moschee che nella notte del tentativo di golpe hanno trasmesso delle preghiere. La moschea di Tepe Emlak Konutlari in località Cerkezkoy a Istanbul ormai si chiama “La moschea dei caduti del 15 luglio”. Per concludere anche le scuole pubbliche hanno subito la stessa trasformazione. Il 9 maggio del 2017 una scuola materna ad Ankara ha preso il nome di uno dei civili uccisi dai golpisti, Lutfu Gulsen. Il 26 giugno di quest’anno un’altra scuola materna ha concluso l’anno scolastico con un nuovo nome, sempre di un cittadino, Tevhit Akkan.


Particolarmente nelle scuole è stato fatto questo lavoro per la costruzione della memoria. Il 18 settembre del 2016, il primo giorno dell’anno scolastico, è stato inaugurato con la lettura di un giuramento collettivo in memoria dei caduti della notte del 15 luglio. Per 19 milioni di studenti, al primo giorno del nuovo anno scolastico, la prima lezione era sul tentativo di colpo di stato. Nell’ambito di questa lezione il Ministero della Giustizia ha preparato un video da 7 minuti da trasmettere in ogni aula. In numerose scuole sono stati dedicati degli angoli alle installazioni permanenti sul tema del 15 luglio. Si vedono le fotografie degli scontri, dei mezzi militari e delle persone morte durante quella notte. Particolarmente nella città di Tokat, in 7 scuole pubbliche, sono stati realizzati degli affreschi sul tema del tentativo di golpe. Secondo gli psicologi queste scelte potrebbero creare dei danni sullo status mentale dei ragazzi. Lo psichiatra Cem Taylan Erden parla così in merito: “Negli opuscoli distribuiti agli studenti e durante le lezioni si vedono e si sentono delle immagini e dei racconti sulla guerra, sulla violenza e sugli scontri. Questi possono creare dei grandi traumi ed attivare i meccanismi di interiorizzazione che poi generano una serie di paure. Studiando bene i contenuti si nota che si tratta di un lavoro che prova a convincere i ragazzi a credere a concetti che appartengono al mondo degli adulti. Questo ovviamente tende a creare una cultura di paura ed obbedienza”.
Il dolore che provano le persone che vivono nella Turchia di oggi è enorme. Si tratta di un momento storico di grandi perdite e tristezza. Non si sa ancora quanto tempo ci vorrà per “dimenticare” ciò che è successo. Tuttavia possiamo già parlare di una società polarizzata. Da una parte c’è la popolazione civile vittima del tentato golpe e il governo attuale e dall’altra parte una città fantasma composta dagli eventuali golpisti e da numerosi oppositori non golpisti. Questa situazione di polarizzazione di sicuro porta una profonda divisione ed alienazione tra i cittadini che vivono nella grande Anatolia e questo rende sempre più difficile la convivenza pacifica che manca ormai da parecchi anni da queste parti.

 

Per gentile concessione della'agenzia di stampa Pressenza

Finché gli esseri umani si nutriranno come le belve si comporteranno come le belve

I continui episodi di improvvisa violenza che si stanno verificando in Italia, e non solo, non hanno precedenti nella storia recente. Non passa giorno che non si registri una esplosione di follia con efferati risvolti drammatici di cui le vittime sono quasi sempre le donne e i minori.
Questa lunga catena di delitti, in apparenza inspiegabili, riconduce il problema al fenomeno di pochi anni fa della cosiddetta mucca pazza diventata tale perché alimentata con residui di carnami inadatti alla sua natura di animale erbivoro. L’identico effetto non lo si può non associare all’essere umano per sua natura frugivoro. Mai l’umanità ha consumato quantitativi di carne come in questo periodo storico, e siccome la carne è un alimento adatto agli animali predatori (serve a dar loro la necessaria aggressività per uccidere la preda) la logica vuole che se gli umani consumano questa sostanza è probabile che si verifichino i medesimi effetti e di conseguenza si verificheranno “inspiegabili” comportamenti aggressivi e violenti. 
Se una persona si nutre di alimenti scarsi di un determinato principio nutritivo, (per esempio di piante coltivate su un terreno povero di un certo minerale), anche il suo organismo accuserà la stessa carenza e questa si riflette inevitabilmente sulle funzioni del suo organismo. Ogni nutriente può far funzionare meglio o peggio un organo del corpo e di conseguenza l’intero organismo. 
Il nostro cervello è una macchina che funziona prevalentemente a glucosio, se scarseggia tale nutriente funzionerà male, con le conseguenze che si immaginano. Noi siamo quello che mangiamo e quello che mangiano determina la nostra condotta. Questo l’aveva previsto  già il grande Krisha che Nella Bhagavad Gita rispondendo ad Ariuna che gli chiede come potersi salvare dalle conseguenze delle vite passate e raggiungere la liberazione dal ciclo di rinascita e morte.  E il Dio risponde: “Tu sei ciò che mangi e le tue attività modellano la tua vita. Se regoli il cibo e le attività puoi vincere le tendenze demoniache e promuovere le tendenze pure dentro di te. Il cibo è la principale forza creativa: la condotta morale, le buone abitudini, o sforzo spirituale, tutto dipende dalla qualità del cibo”.
Vi sono aminoacidi (come la tirosina, di cui sono ricchi i prodotti animali) che favoriscono la concentrazione nel cervello dei  neurotrasmettitori dopamina  e adrenalina i quali inclinano l’individuo alla competizione, alla litigiosità, all’aggressione, alla violenza (gli yogi indiani sostengono che i carnivori non possono mai raggiungere l’estasi). Anche la fenilalanina, di cui sono ricchi le carni, i formaggi ed anche i legumi, e un eccesso di zuccheri e di colesterolo nel sangue risultano essere tra i maggiori imputati. 
Per contro altri principi nutritivi presenti principalmente nei prodotti vegetali, in virtù del loro altro contenuto in amidi e fibra consentono la concentrazione di triptofano nel cervello consentendone la trasformazione in serotonina, neurotrasmettitore che favorisce uno stato di calma, di serenità, di socievolezza la di empatia, di disponibilità verso gli altri. Anche l’ossitocina, ormone dell’amore, predispone all’ empatia, alla fiducia negli altri. In sostanza, è possibile aumentare o diminuire certe funzioni cerebrali, introducendo con la dieta certi aminoacidi in misura maggiore o minore di altri. 
E’ documentato che grassi di origine animale, zuccheri e carboidrati raffinati compromettono la salute del cervello, mentre una dieta vegana svolge un’azione protettiva. Due importanti cardiologi (Michael Cooper e Michael Agent) hanno dimostrato come la meditazione è in grado di abbassare di un terzo il livello di colesterolo nel sangue: e se la mente è in grado di condizionare la materia allo stesso modo la materia (il cibo) è in grado di condizionare il pensiero e di conseguenza la condotta dell’individuo. In sostanza, siccome ogni cibo entra in relazione con la nostra coscienza e con la nostra mente, modificando la dieta si influisce anche sulle emozioni e sul comportamento della persona. 
La cattiva alimentazione impoverisce le facoltà cognitive e favorisce la demenza. La droga rende apatici, assenti, modifica il pensiero e il comportamento delle persone. Il profumo inebria, calma e rilassa. Traumi in specifiche zone del cervello ledono specifiche funzioni. Certi settori del cervello coinvolti in processi emotivi lo sono anche nella elaborazione dei pensieri. Differenti emozioni attivano differenti zone del cervello e viceversa.
"I nostri risultati dimostrano che ciò che si mangia influenza il modo di pensare", ha detto Fernando Gomez-Pinilla, professore di neurochirurgia presso la David Geffen School of Medicine presso la UCLA e un professore di biologia integrativa e fisiologia nel Collegio UCLA di Lettere.
Studiosi dell’University of California hanno dimostrato che anche i batteri presenti nell’intestino possono modificare alcune funzioni psichiche; in sostanza si può modificare lo stato psichico dell’uomo utilizzando specifici alimenti (intuizioni che risalgono ad Ippocrate). Modificando la flora batterica intestinale si possono influenzare le risposte psichiche, e con esse migliorare o peggiorare  determinati comportamenti.
Anche gli stati d’animo e le emozioni si riflettono su tutte le cellule e le funzioni del corpo. Le emozioni negative generano disarmonia nelle funzioni fisiche e alterano i battiti cardiaci. Sentimenti come l’odio, la gelosia, la paura se persistono possono arrivare a provocare dei cambiamenti organici e quindi delle vere malattie. I capelli di una donna belga condannata a morte dai tedeschi divennero improvvisamente bianchi nella notte precedente l’esecuzione. Non solo la mente ma anche la coscienza umana è un’energia capace di modificare il mondo fisico. 
La meditazione, la preghiera, giocano ruoli determinanti nei processi di guarigione. La mente ha il potere di attivare le difese immunitarie dell’organismo ed operare la guarigione. Un terzo delle persone guarisce attivando il potere della mente. Un atteggiamento attivo nei confronti della malattia influenza pesantemente il decorso. Anche l’ipnosi risulta essere un potente mezzo di guarigione. Gli esperimenti placebo sono una realtà riconosciuta anche dalla medicina ufficiale. Addirittura mente e cuore possono interagire al di fuori della dimensione spazio e tempo.
Seneca faceva notare che tra i mangiatori di carne si trovano i tiranni, gli organizzatori di eccidi, di faide e di guerre fratricide, i mandanti di assassinii, gli schiavisti, mentre coloro che si nutrono dei frutti della terra sono caratterizzati da comportamenti miti e socievoli. E Porfirio (considerato da S. Agostino il più grande dei filosofi) scriveva: “Non è tra i mangiatori di vegetali ma tra i mangiatori di carne che si trovano gli assassini, i ladri, i tiranni. Il regime vegetali più di ogni altro è adatto a dare una salute perfetta e una mente riflessiva e filosofica”. E Rousseau: Comunque si voglia spiegare il fenomeno, è certo che i mangiatori di carne sono in genere feroci e crudeli più degli altri uomini. E’ quindi necessario non abituare i bambini a nutrirsi di carne, se non per la loro salute almeno per il loro carattere”. Lamartine: “Sono convinto che uccidere gli animali per nutrirsi della loro carne sia una delle disgrazie della  razza umana. Io credo che queste immolazioni questo appetito di sangue, questa vista di carni palpitanti, siano fatti per rendere il cuore più duro e brutale”.Questo l’aveva intuito già Platone, vegetariano, che consentiva il consumo di carne solo ai soldati che partivano per la guerra.
Le popolazioni, o le comunità più pacifiche e miti, sono quelle che hanno escluso la carne dalla loro dieta, come gli Hunza del Kashmir, i russi del Caucaso, gli indiani del Toda e dello Yucatan (centro America), i Vilcabamba nell’antico Perù, gli indigeni del Monte Hagen nella Nuova Guinea, i Carani Guaranti dell’America del Sud, certe tribù dell’Africa o gruppi di Indios del Brasile nord-occidentale o gli Indios Piaroa in Venezuela. In questi non c’è traccia di aggressività e di violenza e l’odio è sconosciuto. 

savva a warriors tail photo 4Proiezione esclusiva il 18 per i piccoli pazienti del Bambino Gesù e anteprima nazionale per le famiglie romane il 19 luglio all’Isola del Cinema

 

 

La Whale Pictures, società distributrice del film, ha deciso di regalare un angolo di felicità ai bambini dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, organizzando nella mattinata del 18 luglio una proiezione esclusiva tutta per loro.
L’anteprima nazionale avverrà il giorno successivo,19 luglio alle 21.30 all’Isola del Cinema e sarà aperta alle famiglie romane fino ad esaurimento posti.
Ad animare entrambe le occasioni, Rossella Brescia e Giancarlo Magalli, voci testimonial della pellicola, e gran parte del cast di doppiaggio con l’intervento di cosplayer che vestiranno gli abiti dei protagonisti.
Nato dal racconto della buonanotte inventato per suo figlio, il poliedrico artista russo Max Fadeev, appassionato di animazione, dopo sette anni di collaborazioni con valenti professionisti internazionali è riuscito a portare sullo schermo la storia di Savva, un coraggioso bambino che sfida “Il mondo intero” per salvare il suo villaggio.
Una storia di amore e amicizia che aiuta a comprendere il valore dei propri affetti e l’importanza di non arrendersi mai e credere nei propri sogni “Con tutto il cuore” affinchè si realizzino.

 

Diretto dallo stesso Max Fadeev e sceneggiato in tandem con Gregory Poirier e Alexander Chistyankov che ha firmato tra gli altri “Il Re Leone 2”, “Il regno di Simba” e 43555 stills 1000 400 still 99687“Il mistero delle pagine perdute”, SAVVA è sicuramente un progetto d’animazione internazionale.
Voci testimonial per il doppiaggio italiano Rossella Brescia, nel ruolo della saggia e dolcissima mamma di Savva, e Giancarlo Magalli, nell'esilarante ruolo di Fafl, un “semi-barone” afflitto da complesso di superiorità.
La voce di Savva è di Valentina Bartoloni, al suo esordio in una pellicola cinematografica.
Tra le altre voci non meno importanti, doppiatori d’eccezione come: Giorgio Lopez, Monica Ward, Sonia Scotti, Christian Iansante, Pietro Biondi, Andrea Ward, Mario Cordova e due piccole e talentuose promesse: Lucrezia Ward e Alice Porto.

rdrgrFrammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La riflessione!

VINEXPO è stato un evento “caldo”.

 

Edizione 2017 all’insegna dell’eccellenza e della canicola. “Caldo” lo è stato in tutti i sensi. Dal punto di vista climatico con una “canicola” che ha influito negativamente in alcuni comparti organizzativi. Dal punto di vista dell’entusiasmo, slancio e partecipazioneu566u dalle presenze registrate durante i quattro giorni dell’Evento.

La “canicola” non ha permesso di usufruire al meglio tutto l’esterno lungolago dove si sono registrati 38° con percezione oltre i 40°. I numerosi ristoranti a tema e le tensostrutture allestite dalle Maison dai nomi altisonanti come Veuve Clicquot per i previsti lunch party sono stati frequentati in misura minore.

È stato il Vinexpo della Spagna vitivinicola l’attore maggiore delle quattro giornate del salone. A disposizione del visitatore la larga gamma di vini da vitigni autoctoni iberici di alta qualità come il Tempranillo, Bobal, Monastrell, Garnacha, Mencia, Albariño, Godello, Txacoli, Verdejo. Senza dimenticare lo Sherry, vino elaborato con vitigni Palomino Fino, Moscatel e Pedro Ximenes e il Cava, vino effervescente prodotto con uve Xarel.lo, Parellada e Macabeo.

La Cina è stata presente con aziende in partnership con U.K e Francia (basti pensare allo spumante Chandon, quello della F1). Inoltre quest’anno si è presentata con una delle regioni vitivinicole produttrici di vini d’ottima qualità: il NINGXIA, posizionata ai confini sud della Mongolia interna.

Territori dove è possibile allevare i vitigni internazionali e trarne uve sane da vinificare “alla francese”.

 

Frammento n. 1

Giugno da record per il Chianti Docg

Da non confondere con il Chianti Classico “Gallo Nero”. Un giugno da record che ha fatto registrare un aumento nelle vendite del 10%. Questo dato è stato reso noto rtu5eudurante la recente Assemblea dei soci del Consorzio. “È un dato che ci conforta- ha spiegato Giovanni Fusi, il Presidente – ma dobbiamo essere più presenti all’estero e investire in promozione”. Ed ha continuato: “Difficile immaginare di rilanciare il nostro prodotto nel mondo se il primo a bloccarci è il sistema burocratico italiano ben distante dalla realtà”. Una accusa precisa in riferimento al Ministero delle Politiche Agricole e alla Regione Toscana in ritardo sui bandi di finanziamento tanto attesi. (Fonte: Consorzio Chianti)

 

Frammento n. 2

b Articoli 266 68 1Faremo rinascere la Calabria con le nostre uve.

La Calabria del Vino? Produce ancora poco rispetto alle sue potenzialità e va promossa di più nei mercati internazionali. Molto di più”. Ad affermarlo è stato Demetrio Stancati, patron della cantina Serracavallo di Bisignano in provincia di Cosenza. La vecchia Enotria (così si chiamava la Calabria) è ancora fanalino di coda nella produzione vinicola nazionale e i suoi vini, fuori dai confini regionali, sono poco conosciuti. “C’è tanto da fare. Tutto passa dalla valorizzazione delle specie autoctone e lo spirito di collaborazione tra i produttori, che hanno capito finalmente che solo facendo rete possono dare voce ai vini di Calabria”. (Fonte: Cronache di Gusto)

 

Frammento n. 3

Rivoluzionare il modo di fare Prosecco

Grazia267Ano Merotto e la sua particella 86.Scelte innovative frutto di lunghe sperimentazioni. La doppia maturazione ragionata. Venti giorni prima della vendemmia recidere il 20% dei tralci lasciando i grappoli in pianta. Si ottiene un leggero appassimento con conseguente concentrazione. Il resto si tratta normalmente. Fatto il vino si procede ad una rifermentazione lunga per donare al prosecco una complessità unica. (Fonte: Cronache di Gusto).

 

Frammento n. 4utilizzo logo vignaioli indipendenti

I vignaioli della FIVI disobbediscono alla nuova tenuta dei registri telematici.

Perché solo noi in Europa? Ce lo chiede l’Europa? Non è vero ribadiscono i produttori del Piceno in una lunga lettera inviata al Ministro Martina. La stessa Unione europea ha fatto sapere che la normativa italiana è sopra le righe.Nell’ottica della semplificazione, nei controlli di produzione, perché avere dieci organismi diversi che controllano le medesime cose? Quando in altre realtà c’è un solo organismo? Si chiedono i vignaioli della Fivi: Ci risponderà il Ministro Martina o troppo indaffarato a fare il Vice-Segretario del suo Partito di appartenenza?

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

July 08, 2017

yuruu07.07.2017 - Con una votazione finale di 122 paesi a favore, 1 astenuto e 1 contrario (i Paesi Bassi) la conferenza per negoziare un trattato per la proibizione delle armi nucleari ha approvato il testo proposto.

 

Il trattato sarà aperto alle firme durante la sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU del 20 settembre ed entrerà in vigore dopo che cinquanta paesi lo avranno ratificato.  Ci sono momenti nella storia le cui potenti immagini rimangono impresse per sempre, come il primo sbarco sulla Luna, la caduta del muro di Berlino e la liberazione dal carcere di Nelson Mandela. Altri momenti altrettanto storici  – come la scoperta dei farmaci antiretrovirali,  le cure per i tumori, la fecondazione in vitro e il bosone di Higgs – non appaiono così eclatanti. La stesura e l’approvazione dei trattati per la messa al bando delle armi di distruzione di massa non fanno parte dei momenti più noti della storia, eppure oggi in una sala conferenze nella sede della Nazioni Unite a New York si è assistito a un momento memorabile, con l’approvazione di un trattato in base al quale:“Ogni Stato parte si impegna a non sviluppare, testare, produrre, fabbricare, acquisire, possedere o immagazzinare armi nucleari o altri ordigni atomici esplosivi in nessuna circostanza”, o a “usare o minacciare l’uso di armi nucleari o altri ordigni atomici esplosivi.”Oltre 130 Stati hanno partecipato a questi negoziati, arrivati dopo una sostenuta pressione da parte di alcuni paesi non più disposti a lasciare il precario futuro dell’umanità nelle mani di chi detiene il potere di distruggerci.Come è successo con le armi chimiche e batteriologiche, con le bombe a grappolo e le mine anti-uomo, si è arrivati alla proibizione concentrandosi sugli effetti umanitari.

 

Non è stato facile, giacché le armi nucleari sono state usate per l’ultima volta in tempo di guerra nel 1945 e non ci sono quasi più sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki che possano dare la loro testimonianza. Anche le vittime dei test nucleari, spesso appartenenti a remote comunità indigene, prive delle risorse per lanciare una campagna di alto profilo sostenuta da attori di Hollywood e personaggi famosi hanno lottato per far sentire la loro voce di fronte a incredibili difficoltà.Il trattato per la messa al bando delle armi nucleari è stato criticato dai paesi che le possiedono e definito irrealistico, inutile, controproducente e irrazionale. Nikki Haley, ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU, ha dichiarato che come madre, figlia e moglie non poteva appoggiare la stesura di questo trattato, ignorando bellamente il fatto che tutte le donne verranno colpite in modo sproporzionato da un’esplosione nucleare.Il problema delle armi nucleari compare nella prima risoluzione delle Nazioni Unite. Nel 1970, 25 anni dopo e 47 anni fa, l’ONU ha approvato un trattato per arrivare al disarmo e impedire la proliferazione, fallendo in entrambi i campi. Il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP) diceva nel suo articolo VI:“Ciascuna Parte si impegna a concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare, come pure per un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale”.Il trattato di messa al bando è indipendente dal TNP.

 

Non è necessario essere un firmatario del secondo per partecipare al primo e questo riempie il vuoto legale dell’articolo riportato qui sopra: se proibire le armi nucleari non è una misura efficace, allora nessuna misura lo sarà mai.Non dobbiamo essere ingenui, però: stiamo mettendo al bando queste armi (e la proibizione entrerà in vigore quando verrà ratificata da cinquanta paesi), ma a breve termine nessuna potenza nucleare smantellerà i suoi arsenali per questo. Il suo valore però sta nella stigmatizzazione conferita dalla messa al bando.Nella recente conferenza preparatoria del TNP a Vienna, la Russia ha ripetuto il falso argomento usato da molte potenze nucleari fin dal 1970, secondo cui il trattato rende in qualche modo legale il loro possesso. Perfino la Corte Internazionale di Giustizia, nel suo parere consultivo del 1996, ha fornito una via d’uscita per giustificare il possesso di armi nucleari sentenziando che il loro uso può essere legale nel caso di una minaccia “alla sopravvivenza stessa di uno Stato.”Questo trattato proibisce tutte le armi nucleari e non lascia scappatoie. La società civile (ossia quelli di noi che non partecipano alla società militare) ha lottato a lungo per ottenere questo risultato.

 

 

Tra gli altri  Abolition 2000 e più di recente l’International Campaign to Abolish Nuclear Weapons si sono impegnate quasi senza risorse per questo, eppure ironicamente è adesso che comincia il vero lavoro.Questo trattato che colma il vuoto legale, come spiegato dall’Austria alla conferenza di Vienna sulle conseguenze umanitarie delle armi nucleari, è uno dei pochi passi che i paesi privi di armi nucleari hanno potuto intraprendere senza dover coinvolgere chi invece le possiede.Ora la società civile e i governi che si sono adoperati per arrivare a questo storico giorno dovranno trovare nuove strade per esercitare pressione. Campagne di disinvestimento come “Don’t Bank on the Bomb” saranno senz’altro uno strumento importante. Campagne per porre fine ai conflitti tra India e Pakistan (e Cina) e a quelli in Medio Oriente e nell’Asia nord-orientale saranno altri campi in cui far sentire la pressione internazionale.A livello nazionale, il riconoscimento da parte del trattato dell’”importanza dell’educazione alla pace e al disarmo in tutti i suoi aspetti e della sensibilizzazione sui rischi e le conseguenze delle armi nucleari per le generazioni attuali e future” potrebbe portare a iniziative interessanti, non solo nelle aule scolastiche, ma anche nel campo dei media e della cultura. Il loro impegno per creare una coscienza globale che rifiuta le armi nucleari potrà giocare un ruolo importante.Questo però riguarda il domani. Per oggi festeggiamo questo momento storico, festeggiamo tutti gli attivisti e le organizzazioni che si sono dedicate a questa lotta, festeggiamo i paesi i cui politici e diplomatici ci hanno portato all’attuale risultato, festeggiamo la vittoria di questo metaforico Davide sull’insolente Golia. E festeggiamo il fatto che 72 anni dopo che l’inferno nucleare si è scatenato sulla popolazione del Giappone, nessun paese potrà più giustificare legalmente il possesso di un’arma dotata del potere di distruggere la civiltà umana e ogni forma di vita sul pianeta.

 

 

Traduzione dall’inglese di Anna Polo

Per gentile concessione dell'agenzia di stampa Pressenza

 

UNA RIFLESSIONE, CON DATI ALLA MANO, SULL'INCREMENTO DI COPERTURA VACCINALE

 

 

Gentile ingegner Nicola Pomaro,

 

 

parafrasando la Sua sincera lettera possiamo dire che nulla è più imparziale dei danni da vaccino: le reazioni avverse ai farmaci vaccini possono toccare qualunque bambino senza guardare al censo, al conto corrente dei genitori, al loro credo confessionale o posizione ideologica. Negli anni passati è accaduto a figli di alcune persone che abbiamo conosciuto. Uno di noi - firmatari della presente - ottemperando all'obbligo di calendario vaccinale imposto dall'Autorità sanitaria - si ritrovò, poi, il secondogenito vittima di danno da vaccino irreversibile (reazione/evento avverso, il cui nesso causale fu riconosciuto dalle apposite autorità, Commissione Medico-Ospedaliera, CMO, e dal Ministero della Salute).

Potrebbe toccare anche ad alcuni figli di suoi amici. Non glielo auguriamo, ing. Pomaro ma, se capitasse a delle persone a Lei care, probabilmente capirebbe molte cose.

Comprendiamo che sua figlia di 5 anni è il bene più grande che Lei ha e che voglia proteggerlo, essendo la bambina immunodepressa, ma chieda al sig.Giorgio Tremante di Verona - che decenni addietro perse due dei suoi figli a causa delle vaccinazioni obbligatorie e dei trattamenti farmacologici applicati - se l'obbligo vaccinale sia necessario e sempre cosa buona e giusta (nel 1995 una commissione ministeriale individuò il "nesso di causalità" tra il vaccino antipolio Sabin e la malattia dei figli Tremante, ma il Ministero rifiutò successivamente l'indennizzo).

Marco ed Andrea Tremante morirono rispettivamente nell'ottobre 1971 all'età di 5 anni, e nel settembre del 1980 all'età di 4 anni, dopo vaccinazione contro la poliomielite il primo, e dopo un trattamento con farmaci immunosoppressori il secondo, su un fisico già indebolito dalla vaccinazione a cui aveva risposto con reazioni avverse. Un terzo figlio del sig. Tremante – il gemello del secondo morto - scampò alla morte ma pagando un prezzo enorme: Alberto Tremante, relegato su una sedia a rotelle a vita, e dipendente da un respiratore automatico.

Gli chieda se la strada della coercizione, della minaccia della sanzione e della discriminazione sociale rispetto a questo atto sanitario, sia la strada più eticamente e scientificamente opportuna. Lo chieda, anche, alle migliaia e migliaia di famiglie sconvolte da loro familiari vittime di danni da vaccino in tutto il mondo nelle ultime decadi.

La vita di sua figlia è sacra e Le auguriamo tutto il bene possibile, e soprattutto che possa presto sconfiggere l'immunodepressione che la affigge , con il miglioramento delle tecniche e delle conoscenze mediche. Ma Lei, ingegnere, è davvero certo che innalzando la percentuale di immunizzati come Lei chiede nell'appello a Luca Zaia del Veneto – cioè rinunciando ad impugnare il Decreto 73/2017 di fronte alla Corte Costituzionale – per ottenere con la forza e con la minaccia della sanzione e della discriminazione sociale, alte coperture vaccinali scolastiche anche superiori al 95%, Sua figlia sarà sempre e comunque al riparo dal contagio di malattie infettive?

Ad esempio, gli ultimi 9 casi di poliomielite in Italia - registrati dal 1995 al 2002, anno in cui l'Europa fu dichiarata polio free -sono stati casi di polio-vaccino associati, e non da poliomielite causata da virus selvaggio (dati ISS, Istituto Superiore della Sanità): si tratta, cioè, di bambini che  hanno contratto una sorta di paralisi flaccida a causa del vaccino stesso che avrebbe dovuto  proteggerli dall'agente patogeno per cui si vaccinavano. Tanto è vero che, da alcuni anni, il virus  vivo ma attenuato della poliomielite (nel vaccino orale di tipo Sabin, OPV), non si somministra più nella prima infanzia in Italia, proprio per ridurre il rischio di contrarre la stessa malattia, e si opta per l'inoculazione del virus ucciso (vaccino inattivato, di tipo Salk, IPV).

Inoltre, cosa ancora più importante, i bambini che vengono vaccinati contro il morbillo e la varicella con virus vivo ma attenuato , per alcune settimane dovrebbero poi astenersi dal frequentare luoghi e comunità in cui sono presenti bambini non coperti da immunità naturale od indotta, oppure soggetti immunodepressi / immuno- compromessi, perché proprio l'immunizzazione artificiale (vaccinazione), può essere causa di contagio in una determinata finestra temporale.

Le risulta che questa misura di sicurezza e prevenzione venga sempre rispettata nelle scuole, nelle case e nei centri di aggregazione giovanile e sportiva? Inoltre, negli anni passati, vi sono stati casi in Canada, Stati Uniti d'America e Cina, in cui comunità scolastiche, con alta copertura vaccinale (almeno 1 o più dosi ricevute), anche vicine al 99% della comunità, registrassero focolai epidemici di morbillo.

Per esempio in Canada, nel Quebec, nel 1989 in una popolazione dove la copertura vaccinale totale contro il morbillo era del 99% , si verificò un focolaio epidemico con 563 casi, ed il parere  degli esperti fu che la incompleta copertura vaccinale non poteva essere una valida spiegazione del focolaio epidemico di Quebec City ( "Major measles epidemic in the region of Quebec despite a 99% vaccine coverage" , Autori: Boulianne N1, De Serres G, Duval B, Joly JR, Meyer F, Déry P, Alary M, Le Hénaff D, Thériault N.).

Per non parlare del focolaio epidemico di morbillo verificatosi nella città di Corpus Christi, nel Texas (USA), ove, nella primavera del 1985 più del 95% della popolazione scolastica in esame era immune contro il morbillo studenti, 74 su 1806, non mostrava titoli anticorpali, dopo essere stati sottoposti a saggi immunologici, e 14 fra i 74 studenti con assenza di anticorpi, contrassero il morbillo nonostante fossero stati tutti vaccinati (si legga"Measles outbreak in a fully immunized secondary-school population" , N Eng J Med, 1987, Mar 26;316(13):771-4, Autori: Gustafson TL, Lievens AW, Brunell PA, Moellenberg RG, Buttery CM, Sehulster LM.).

Significativo è stato poiil recente focolaio registrato in Cina a Beijing , in cui la trasmissione del morbilloè avvenuta fra individui di una popolazione scolastica già immunizzati con la vaccinazione ("A measles outbreak in a middle school with high vaccination coverage and evidence of prior immunity among cases, Beijing, P.R. China."  , Autori: Ma R1, Lu L2, Zhangzhu J1, Chen M1, Yu X1, Wang F3, Peng X3, Wu J1., 2016. Published by Elsevier Ltd.).

Lei era al corrente di questi dati ufficiali? Se a questo aggiungiamo che:

1)

il virus del morbillo è a RNA, non a DNA. Esso, pertanto, per struttura genetica  tende a mutare più velocemente di altri virus a DNA ed è più instabile rispetto a quest'ultimi; tende a mutare a seconda dell'ambiente in cui vive e degli ostacoli che incontra; dunque, potrebbe elaborare efficaci strategie di fuga dall'estinzione per non soccombere;

2) da diversi decenni si tenta in tutto il mondo la sua eradicazione, su indicazione della OMS: anche nei Paesi avanzati;

3) in passato ci si ammalava facilmente di morbillo da bambini;il morbillo era considerato una malattia esantematica a decorso benigno nella grande maggioranza dei casi e quando i bambini  che ne erano affetti si trovavanoin buone condizioni di salute, la vincevano senza complicanze e dunque si otteneva una immunità naturale sempre attiva (a vita),senza essere necessario ricorrere a vaccini ed ai relativi richiami (immunizzazione a scadenza) ; oggi si rischia di trasformare una malattia esantematica con rare complicanze, in un qualcosa di diverso, di più aggressivo ed insidioso proprio per le strategie di coperture vaccinali a tappeto intraprese anche nei  Paesi avanzati del mondo, e non solo in taluni Paesi africani ed asiatici, dove i determinanti sociali non sono soddisfacenti in termini di igiene, alimentazione ed assistenza sanitaria.

Inoltre, supponiamo anche che la Sua richiesta al Governatore del Veneto Luca Zaia di rinunciare ad impugnare il Decreto Legge nr. 73/2017 sui vaccini, davanti alla Consulta, venga accolta e che, nel  frattempo, il Decreto venga convertito in Legge dal Parlamento senza sostanziali modifiche che lo snaturino, e che, per molti anni a venire, resti Legge dello Stato, recepita da tutte le Regioni e Province Autonome d'Italia. Ebbene,Lei, ha mai pensato che l'incremento di copertura vaccinale, in termini percentuali che Lei si auspica, comporterà nei prossimi anni anche un aumento delle sospette reazioni avverse ai vaccini?

Lo dice la statistica, che è una scienza basata su regole quantitative atte a classificare anche situazioni analiticamente incerte: considerando la mole di dati raccolti dalla farmacovigilanza nel corso degli ultimi anni, aumentando proporzionalmente il numero dei soggetti da immunizzare ed anche il numero delle diverse vaccinazioni previste per ogni individuo dalla nuova normativa varata d'urgenza, potrebbe aumentare sempre proporzionalmente, la frequenza di sospette reazioni avverse registrate. Dunque, ci faccia capire, per mettere al riparo sua figlia e quelli immunodepressi come Lei, dal rischio di contrarre una malattia infettiva da virus o batterio selvaggio, dovremmo pagare il prezzo di avere alcune decine, centinaia, o, addirittura migliaia di possibili reazioni avverse alla vaccinoprofilassi in più, nei prossimi anni: da quelle lievi e passeggere, a quelle più o meno gravi non invalidanti a vita, a quelle gravi che richiedono ospedalizzazione e che rischiano di lasciare danni irreversibili all'integrità psicofisica di chi riceve i vaccini, fino ad arrivare alla morte in casi estremi, come nel sopracitato caso del sig. Tremante.

Mi sembra che la vita di Sua figlia e quella di altri bambini immunodepressi - che non è detto possano dirsi al riparo dal contagio con malattie infettive, per i motivi sopra esposti - verrebbero pesate su un piatto di una  bilancia, e sull'altro piatto vi sarebbero le vite di altri bambini e delle relative famiglie, che pagherebbero un prezzo sconosciuto , obbligati alla vaccinazione per non perdere il diritto alla socialità, alla scolarizzazione nelle materne, ed al ruolo di genitori.

Che ne dice?

E’ veramente convinto che la Sua soluzione sia davvero esente da rischi per Lei  ed anche per tutti i bambini che verrebbero vaccinati in più rispetto ad oggi, in maniera coercitiva, e con un numero di vaccinazioni bbligatorie triplicato in una sola volta (da 4 a 12)? Noi non saremmo così categorici e sicuri come Lei e come lo sono i medici che potrebbero averLa consigliata al riguardo, e con cui, probabilmente, interagisce.

Nel caso si senta appagato del sacrificio da parte di altri bambini e delle rispettive famiglie, per trarre un indubbio beneficio di sicurezza personale aggiuntivo, anche psicologico, o nel caso tutto ciò costituisca un dolore ed un peso sulla Sua coscienza tranquillamente sopportabile, pur di dare a Sua figlia una certezza di protezione in più (oppure, più probabilmente, l'illusione di essa), ciò è  umano e comprensibile. Altresì, Lei non può dire che ciò sia accettabile senza battere ciglio da parte di chi dovrebbe subire passivamente questa sua decisione, senza nessuna possibilità di scelta, addirittura sottostando alla minaccia di perdita o affievolimento della   esponsabilità genitoriale, e della propria tranquillità/sicurezza economica.

Come vede, ingegnere, la questione non si può liquidare in una soluzione a senso unico.

Ecco perché una adesione consapevole alla prassi vaccinale - all'interno di una cornice  autenticamente corrispondente ad un consenso libero ed informato da parte dei genitori , con accertamenti preventivida effettuare prima delle vaccinazioni scelte - è da preferirsi ad una imposizione vessatoria e ricattatrice da parte delle Autorità.

La profilassi vaccinale - che presenta indubbi vantaggi se praticata con cautela e prudenza soprattutto in caso di reale necessità ed in determinati momenti storici, epidemiologici e di criticità igienico-sanitaria - non è fatta solo di luci ma anche di ombre, perché sempre di trattamento farmacologicosi tratta, e gli effetti collaterali e gli eventi avversi sono contemplati come possibilità dalle stesse case farmaceutiche , non solo dagli organi di vigilanza come l'AIFA.

La Germania - Paese europeo dove l'obbligatorietà della vaccinoprofilassi è assente (nonostante riceva da anni migliaia e migliaia di migranti ogni anno, da Paesi africani, asiatici e mediorientali), essendo le vaccinazioni solo raccomandate e non obbligatorie in territorio teutonico, così come nella vicina Austria -possiede una normativa di legge di indennizzo per danni da vaccino sin dagli anni'60 del secolo scorso, ed è stata fra i primi Paesi ad introdurla nel Vecchio Continente.

Noi abbiamo dovuto attendere il 1992 con la Legge nr. 210 e s.m.i (Legge nr. 229/2005) , per dare dignità e riconoscimento alle tante vittime di danni da vaccino precedenti alla sua introduzione. Non crediamo che una persona onesta intellettualmente e rispettosa dello Stato di diritto, potrebbe candidamente negare l'esistenza delle reazioni avverse, dei danneggiati da vaccino e della relativa normativa vigente a tutela di essi.

Grazie per la Sua attenzione.

 

 

Luca Scantamburlo, Gianluca Musumeci, Mauro Ottogalli

30 giugno 2017, genitori del Friuli Venezia Giulia e del Veneto

 

 

Lettera aperta in riferimento all'articolo: “Caro Zaia, ci ripensi: i vaccini obbligatori salveranno mia figlia”,La lettera di un papà al governatore del Veneto: "La sua vita è legata al fatto che gli altri siano immunizzati",

di ENRICO FERRO,la Repubblica, 28 giugno 2017

 

Fonte:

http://www.repubblica.it/salute/prevenzione/2017/06/28/news/_caro_zaia_ci_ripensi_i_vaccini_obbligatori_salveranno_mia_figlia_-

169345271/

© 2022 FlipNews All Rights Reserved