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Una graziosissima, curata e realistica scenografia riproduce la fiancata di uno stabile con tanto di panchina e un romantico lampione sulla via. Sul muro della palazzina, alle spalle di dove si svolgerà la storia, si vedono manifesti strappati e scritte con vernice spray. Al centro un portone con un citofono il cui uso vi farà ridere a crepapelle…
Torna Danilo De Santis con “Sali o scendo?”, commedia che ha già dodici anni di vita senza sentirli, anzi, la sua freschezza e attualità vi sorprenderanno. Torna sul palco per le tante richieste di un pubblico affezionato che è venuto a rivederla.
Come sempre Danilo mette in scena un testo brillante arricchito con tante emozioni, in una chiave che ci permette di ridere con ironia sulle paure e le incertezze dell’amore e sulle ossessioni e le manie di personaggi psicologicamente ed emotivamente non proprio stabili.
Al suo fianco l’immancabile Roberta Mastromichele, che più volte ha condiviso il palco con lui in altre riuscite commedie. Danilo ha sviluppato uno stile molto personale che lo vede inserire nelle sue pièce un riuscito mix di comicità e sentimento, giocando con i suoi stravaganti personaggi che hanno delle caratteristiche sempre piuttosto singolari. Ama queste sue creazioni a tal punto che nonostante diano vita a situazioni bizzarre e buffissime, traspare per loro un profondo rispetto perché ne mostra il lato più estremo senza eccedere. Lui stesso impersona questi ruoli con estrema classe dando voce a quelle parti nascoste e paradossali che tutti nascondiamo dentro di noi.
Quello presentato stasera è l'incontro di due persone alle prese con le turbolenze dell'amore. Danilo si sta recando al suo primo appuntamento con quella che ritiene sarà la donna della sua vita. I motivi che lo inducono a pensarlo sono già di per sé molto divertenti, ma li lascio scoprire a voi in teatro. Quando si avvicina al portone per citofonarle in attesa che cominci la serata galante, incontra Roberta nei panni di una ragazza disperata che è giunta poco prima di lui al citofono. Anche lei in questa vicenda risponde seguendo una serie di motivazioni alquanto divertenti che non rivelerò.
La fanciulla, piangente e con il trucco che le arriva sotto il mento, si è lasciata da poco con il suo fidanzato ed è sotto casa sua per scoprire se è da solo, avvicinarlo e parlarci sperando che sia ancora innamorato di lei.
Il tira a molla sentimentale coinvolgerà altri tre personaggi interpretati da Beatrice Fazi, Piero Scornavacchi e Chiara Canitano.
Ecco che allora che le strade e i destini dei due si incrociano e si ingarbugliamo con la vita degli altri tre.
La gag iniziale è incentrata proprio sul citofono, un personaggio virtuale che prende vita grazie alle voci di Fabrizio Passerini e della scomparsa Francesca Milani. Qualcosa di davvero travolgente. Ricorda la gag della telefonata di Carlo Verdone o quella di Gigi Proietti. Semplicemente un momento fantastico di alta comicità.
Imbarazzatissimo, Danilo cerca di citofonare alla sua corteggiata e si ritrova in un duello verbale con continui scambi di battute al citofono. La scena sembra molto naturale e mi ha ricordato gli incontri con la mia vicina sul pianerottolo, quando comincia a raccontare la storia della sua vita mentre io ho i minuti contati… un mix di tenerezza e comicità esplosiva.
La scena dura molto e continua con nuove azzeccate e frenetiche battute e si ripete ogni volta che erroneamente viene premuto un tasto sbagliato. Impossibile resistere non solo ai personaggi che si nascondono dietro a queste voci, ma anche a tutte le espressioni e ai tentativi falliti di Danilo di chiudere la conversazione.
Ma non è finita perché Roberta nella sua pena d’amore coinvolge anche Danilo facendosi aiutare a contattare il fidanzato. Anche qui parte una gag fantastica con un Danilo strepitoso che cerca di parlare con l’uomo attraverso un espediente che non vi rivelerò attraverso un soliloquio mitico. Stavolta è Roberta a dar vita ad una serie di espressioni irresistibili. Dunque, avrete capito che la maggior parte della storia è incentrata sulla coppia Danilo - Roberta, ma l’entrata di altri tre personaggi “di disturbo” aggiungerà ulteriore verve e pepe.
Uno è Piero, l’energumeno ex ragazzo con serie difficoltà di gestione della propria rabbia, che scende per prendere di petto il povero Danilo. Poi c'è Beatrice nei panni di una donna bipolare che sembra proprio avere o aver avuto una relazione con l'ex di Roberta, anche lei con accentuati problemi di gestione della rabbia. I due si sono conosciuti da un terapeuta proprio per affrontare questo problema e non vi spiegherò qual è il loro riuscito sistema per contenerla…
Finalmente arriva Chiara, la ragazza che deve uscire con Danilo e che non è proprio come l'uomo l'ha sognata, soprattutto perché ha una risata stridula e particolarmente fastidiosa che Chiara rende divertentissima ricordando quella di alcune vallette un po' sciocchine della televisione.
Sotto l'indiscussa comicità si nasconde la difficoltà nel gestire i rapporti di coppia. Emergono le insicurezze, i sensi di colpa, l’egoismo, la paura di rimanere soli, le aspettative disattese, ma anche il lato psicologico dei personaggi, alcuni con particolari fragilità come la rabbia, che generalmente è l'espressione di un dolore più profondo. Poi c’è la bipolarità, uno stratagemma messo in atto dal soggetto per spostare la difficoltà di contenimento delle proprie emozioni creando un soggetto virtuale, immaginario in cui trasferire i propri irrisolti, fobie e manie che non sa gestire e contenere.
Insomma, con un po' di attenzione troverete molto più di una semplice commedia, che tra l'altro è particolarmente divertente e che mi ha fatto ridere dall'inizio alla fine. I personaggi aggiunti sono la ciliegina sulla torta. Anche se appaiono di contorno, lasciano il loro segno indelebile arricchendo e vivacizzando la vicenda.
Dirò di più: verso l'epilogo la comicità scende per lasciare spazio all'introspezione ed esaltare la personalità dei vari ruoli. D'altronde, anche il titolo “Sali o scendo?” rende l'idea dell'indecisione, della confusione emotiva.
Danilo e Roberta sono una coppia consolidata che ormai fa scintille. Lui sembra un personaggio disegnato per Carlo Verdone, lei uno per Margherita Buy. Facendo un velato tributo a questi artisti, hanno sviluppato e caratterizzato i personaggi facendone due pezzi di un puzzle che si incastrano a meraviglia.
Piero è nella parte di un rozzo ma anche delicato ragazzo, burbero quanto basta e particolarmente marpione con un lato delicato e fragile che emerge anche se cerca di soffocarlo. Portentoso.
Beatrice, camaleontica, è divertentissima in questo ruolo dalla doppia personalità; una particolarmente aggressiva e l'altra più profonda e delicata. Sono i picchi caratteriali in entrambe le parti che divertono, colpiscono e dimostrano le sue capacità artistiche. Esplosiva.
Chiara riesce a rappresentare l’antitesi della donna desiderata, sciocchina e superficiale quanto basta, che sa rendersi adorabile e divertente nella veste comico sensuale. Fortissima.
Uno spettacolo che andrei a rivedere, anche subito!
Teatro Golden
“Sali o scendo?”
Scritto e diretto da Danilo De Santis
Con Danilo De Santis, Roberta Mastromichele, Beatrice Fazi, Piero Scornavacchi, Chiara Canitano
Caveau |
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La motivazione: ricerca particolare nella Linguadoca del Muscat de Frontignan Aoc.
L’Appellation si trova nel sud-est della fascia costiera mediterranea una volta Regione Languedoc-Roussillon, oggi Regione Occitanie. A est si trova la AOC Muscat de Mireval e a nord-est la AOC Muscat de Lunel (entrambe con vini simili).
Il vino dolce è stato il primo dei quattro Vin doux naturel a essere classificato come AOC nel 1936. Appartiene alla seconda categoria di qualità "Grands Vins du Languedoc". I vigneti si estendono per circa 800 ettari su terreni argillosi, ricchi di ossido di ferro e quindi di colore rosso, intervallati da calcare. Si estendono nei comuni di Frontignan e Vic-la-Gardiole, nel dipartimento dell'Hérault.
È una delle zone vitivinicole più antiche della Francia. Già Plinio il Giovane (61-113) sottolineava nelle sue lettere l’esistenza del "vino delle api". È stato il famoso medico Arnaldus de Villanova (1240-1311), considerato l'inventore del vin doux naturel, ad esclamare che si sentiva più giovane di molti anni dopo averlo bevuto ogni giorno il Muscat de Frontignan, decretandone il successo.
Altri famosi personaggi che, con le loro affermazioni, lo hanno reso famoso?
- Il filosofo inglese John Locke (1632-1704);
- Il filosofo Voltaire (1694-1778);
Muscat 2023 |
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- il Presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson (1743-1826);
- la Marchesa di Lur-Saluces proprietaria dello Château d'Yquem, nel 1700.
Il produttore scelto dal sottoscritto per una visita approfondita è stato CHÂTEAU DE LA PEYRADE.
I vigneti si trovano su un leggero promontorio tra il mare e l'Etang de Thau nelle vicinanze della cittadina Sète.
Nelle mattine estive, risultano immersi in un'umidità permanente ottima per la maturazione delle sue uve. Le viti affondano le loro radici nel calcare di Frontignan, arrivando anche ad una profondità di circa venti metri.
La tenuta dello CHÂTEAU DE LA PEYRADE ha un’estensione di 24 ettari coltivati a uve Muscat petits grains, Pinot Nero, Syrah, Vermentino (Rolle) e Grenache Gris, che danno vita a una gamma molto variegata di vini dolci e secchi, bianchi, rosati e rossi.
Muscat traditional |
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I miei assaggi:
- MUSCAT DE FRONTIGNAN TRADITION. 15 % vol, 115 gr residuo zuccherino, fermentazione bloccata con aggiunta di 10% di alcool. Percorso in inox. Il mio giudizio: Ottimo, voto 89/100;
- MUSCAT DE FRONTIGNAN PRESTIGE 2023. Millesimato, 15 % vol, 115 gr residuo zuccherino, fermentazione bloccata con aggiunta di 10% di alcool. Percorso in inox. Il mio giudizio: Eccellente, voto 90/100;
- MUSCAT SEC COTE LILAS, VIN DE PAYS DES COLLINES DE LA MOURE, 13 % vol, vino secco senza residuo zuccherino. Assemblaggio di Moscato petits grains e Vermentino (Rolle). Fermentazione completa in inox. Il mio giudizio: Ottimo, voto 88/100;
- ENTRE DEUX IGP PAYS D’OC. 12.5 % vol, 40 gr di residuo zuccherino. Parcelle di vigneti che vengono vendemmiate in agosto due settimane prima di quelle destinate al Tradition. Fermentazione molto lunga, minimo da 15 a 20 giorni. Segue l'arresto con solfiti. Il mio giudizio: Ottimo, voto 88/100;
- VENDAGE D’AUTOMNE, Vino dolce naturale (vdn). Uva moscato bianco grani piccoli. Mosto d'uva parzialmente fermentato da uve appassite. 14,5% vol, 80 gr di zuccheri residui. Vigneti con suolo calcareo lacustre di Frontignan. esposizione a sud. Fermentazione naturale molto lunga, arresto naturale della fermentazione. Il mio giudizio: Eccellente, 91/100.
Assaggi effettuati il 11 febbraio 2025
Vini assaggiati |
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CHÂTEAU DE LA PEYRADE
Rond Point Salvador Allende
Frontignan
Tel: +049 04 67 48 61 19
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I talent show occupano ormai da anni ampi spazi televisivi lanciando costantemente nuovi talenti. E’ un panorama musicale in continua evoluzione, che assume nuove ‘forme’ e permette a cantanti emergenti o sconosciuti un’immediata visibilità ad un vasto pubblico.
Una vera e propria scoperta è la talentuosa ed emozionante Filomena Migliaccio, cantante partenopea che dalla sua Pozzuoli ha regalato al pubblico televisivo di “Io Canto” interpretazioni intense colpendo dritto al cuore i telespettatori.
Grinta, esperienza e smisurata passione per la musica sono gli ingredienti che hanno emozionato il pubblico del talent, tracciando per Filomena Migliaccio un solco che prosegue ben oltre la performance televisiva.
Difficile credere che questa cantante sia stata lontana dai palcoscenici per molti anni, ma quando “non è mai troppo tardi” la musica può travolgere ogni ostacolo, ricucire i lembi del tempo trascorso e riprendere impetuosa il suo corso.
Una voce straordinaria quella di Filomena, ricca di sfumature e vibrati mai scontati.
La cantante spazia con estrema naturalezza tra diversi generi musicali. Interpreta i grandi classici della tradizione napoletana intrisa della potenza espressiva delle proprie radici.
Filomena Migliaccio è una vera e propria rivelazione nel panorama musicale partenopeo e non solo.
Interpretazioni come “Anema e core” rendono pienamente l’idea della grande magia che quest’artista sa creare, evocando derive di una Napoli passata e attuale, in un’atmosfera senza tempo, che conquista ed emoziona.
Dopo 25 anni di assenza dalla musica la cantante oggi afferma “E adesso ricomincio da me”.
Grande successo in tutta Italia della commedia “L’onorevole, il poeta e la signora” di Aldo De Benedetti
Regia di Francesco Branchetti
con Isabella Giannone , Lorenzo Flaherty e lo stesso Francesco Branchetti
GLI INTERPRETI
Parliamo dell’ultimo lavoro del regista e attore Francesco Branchetti, che, insieme alla bravissima Isabella Giannone e all’indiscussa professionalità di Lorenzo Flaherty, fa rivivere nei teatri del nostro Paese la commedia di Aldo De Benedetti intitolata L’onorevole, il poeta e la signora.
La commedia è stata rappresentata in numerosi teatri di tutta Italia, a partire dai primi di febbraio. Un tour che ha attraversato il paese da nord a sud, attirando un pubblico numeroso e appassionato.
Lo spettacolo ha riscosso, e sta ancora riscuotendo, un meritato successo.
Un altro grande successo del bravissimo Francesco Branchetti, che non sbaglia mai la scelta della sua compagnia dove lui stesso interpreta ruoli molto complessi, sia dal punto di vista interpretativo che linguistico.Al suo fianco, una splendida Isabella Giannone, che conferma ancora una volta la sua grande bravura anche in altri testi e commedie.Una piacevolissima scoperta è stato Lorenzo Flaherty, già grande professionista di televisione e cinema, che ha saputo recitare in modo magistrale anche a teatro. Ha interpretato un onorevole che, con disinvoltura, si destreggia tra corteggiamenti, simpatici ricatti e il desiderio di emergere attraverso la creatività di un poeta, che si rivela essere più furbo di quanto voglia far credere.La forza di Branchetti, oltre a essere il risultato di tanta esperienza e preparazione nel campo teatrale, deriva anche dalla sua astuzia e dalla sua sagacia, che gli appartengono naturalmente, così come dalla capacità di immedesimarsi pienamente nel personaggio da interpretare.
LA COMMEDIA
Si tratta di una commedia umoristica e grottesca, scritta dal commediografo romano Aldo De Benedetti (1892-1970). La storia ruota attorno a Leone,( Lorenzo Flaherty) un onorevole molto attratto da Paola, (Isabella Giannone) una giornalista elegante e astuta. Una sera, Leone riesce a invitarla a casa sua, ma non succede nulla di concreto: la donna lo provoca continuamente mettendolo continuamente in imbarazzo, e poi se ne va.
Dopo l’uscita di Paola, Leone scopre che in casa sua si è introdotto un uomo, Piero, (Francesco Branchetti) un poeta squattrinato che, nascosto dietro un divano ha ascoltato le sue conversazioni. Da questo incontro casuale nasceranno una serie di eventi che cambieranno la vita di entrambi i personaggi. La commedia è un susseguirsi di equivoci, scambi di persona e situazioni esilaranti, con conseguenze imprevedibili.
Il testo è ricco di allusioni, riferimenti, dispetti e velati ricatti, e mette in luce come l’intelligenza possa essere usata in modo divertente. La commedia, con una costruzione impeccabile, rispecchia quella teatralità tipica di De Benedetti, offrendo uno spaccato dei salotti dell’Italia di allora, che ospitavano uomini di potere con relazioni complicate, di talenti svenduti e numerose ambizioni. È anche un’immagine di una società ancora molto attuale, fatta di giochi di identità e scambi sociali che rischiano di essere il male dei nostri giorni, in un contesto di caos sociale e politico.La regia mira a restituire la straordinaria capacità dell’autore di analizzare e raccontare la banalità, il quotidiano, l’inutilità delle convenzioni e la retorica spietata dei rapporti umani. Tutto questo si traduce in un balletto esilarante tra i personaggi, che rende questa commedia un vero e proprio spaccato di ironia e riflessione.
RINGRAZIAMENTO
Un plauso ovviamente va a chi con grande forza e vitalità ha reso lo spettacolo divertente, curioso, dove non manca l’ estro e la creatività degli attori che hanno reso vivo l’interesse del numeroso pubblico che entusiasta applaude.
Il teatro è un’arte che rappresenta molto da vicino l’espressione e i riflessi dell’animo umano. L’attore, infatti, deve immedesimarsi completamente nel carattere, nelle movenze, negli spazi e nei respiri del personaggio che interpreta. Gli attori sono come dei corpi pronti ad accogliere le essenze dei personaggi che portano in scena e questa grande compagnia formata da Francesco Branchetti, Lorenzo Flaherty e Isabella Giannone ci sono riusciti in modo mirabile.
Ho paura torero, spettacolo andato in scena al Teatro Argentina dal 3 al 17 aprile e tratto dall’opera dello scrittore cileno - nonché difensore dei diritti umani - Pedro Lemebel, trasporta il pubblico all’interno di una narrazione travolgente, in cui l’amore tormentato dei protagonisti si intreccia con le tragiche vicende di una Santiago del 1986 colpita dalla ferocia di Pinochet, succeduto al governo Allende.
Il regista Claudio Longhi dirige uno spettacolo corale, in cui le vicende dei singoli personaggi offrono alla pièce un tono critico e irriverente. Il protagonista, un transgender conosciuto come “la Fata dell’Angolo” - interpretato da Lino Guanciale - vive una relazione sentimentale con Carlos (Francesco Centorame), studente e militante delle forze ribelli guidate dal “Movimento di liberazione Rodrigo Martinez”. Guanciale offre un’interpretazione dotata di profondità, capace di esprimere un’alternanza tra ironia, delicatezza e fragilità. La sua presenza scenica non rende la Fata una caricatura ingombrante, bensì un personaggio dai toni struggenti, sospeso tra fantasia e amarezza.
L’intimità che si percepisce sin dall’inizio nell’incontro tra le loro storie evoca l’unione di due rivoluzioni che “camminano mano nella mano”. C’è chi crede che la libertà si conquisti con la resistenza indefessa o con atti di guerriglia, e chi invece soltanto attraverso la fede incrollabile in un romanticismo “proibito” che sfugge al peso delle convenzioni. La Fata dell’angolo è la “maschera” di questo secondo e silenzioso atto di ribellione. Frivola e a volte beffarda, La Fata è la personificazione di un desiderio sfuggente, fragile ma soprattutto umano. In effetti è proprio questo che fa della protagonista la voce e il volto di un’ingenuità che si annida nell’intimo di chiunque tenti di realizzarsi in un’esistenza semplice, libera da compromessi, miraggi e false promesse. Da parte della Fata non c’è né ideologia né rivendicazioni politiche, bensì la voglia di star bene, condividendo la spensieratezza e il piacere di un brindisi serale, circondati dalle luci soffuse del suo salotto, uno spazio raccolto ricco di elementi simbolici che sottolineano la calda e rassicurante atmosfera dell’appartamento in netto contrasto con le ambientazioni asettiche del mondo esterno. Oppure, godendosi la bellezza mozzafiato di uno scenario montano, durante un picnic, lontano dal caos cittadino e dall’immagine impietosa della realtà.
La fuga non è nient’altro che un modo per rimanere invisibili a un occhio vigile e ossessivo, che stigmatizza inorridito le “anomalie” dell’omosessualità definendola come un mero “amore tra froci”. Ed è qui che entra in scena un Pinochet caricaturale (Mario Pirello) invischiato in un rapporto grottesco con sua moglie, Doña Lucía (Sara Putignano); il dittatore è in un certo senso vittima della sua stessa reputazione, situazione che lo rende del tutto incapace di contegno e quasi sempre avvezzo ad un’isteria surreale, dettata, oltretutto, dalla consapevolezza di un futuro sempre più incerto per il suo regime. La parentesi di Pinochet offre al pubblico un intervallo esplosivo e parodistico, che pone in enfasi il lato quasi tragicomico della personalità del dittatore, e che il più delle volte è destinato a sfociare in un ridicolo battibecco coniugale condotto a suon di frasi sarcastiche e critiche pungenti. Anche qui, al di là delle smisurate sfumature comiche, si è costretti a celare sé stessi alla verità dei fatti con una maschera, ricorrendo disperatamente a quella soggezione senza la quale nessuna forma di potere avrebbe ragion d’essere.
Qui si misura l’incommensurabilità tra l’utopia del controllo assoluto e una società popolata da emarginati, reietti e desaparecidos coinvolti nella drammatica lotta per mettere fine alle vessazioni del regime. Un coro di coscienze diverse che si identificano in un’unica e pulsante volontà, che si leva come un lamento accompagnato da canzoni latinoamericane, languide e malinconiche, che fanno da eco alla resistenza. Musiche che accompagnano anche la Fata nella sua “danza” solitaria, che tra reminiscenze e sogni condivisi col pubblico, emerge l’insofferenza di un’attesa troppo lunga e la tenerezza di chi spera in un lieto fino. Carlos, tuttavia, non sembra ricambiare i sentimenti dell’amante. Nella sua compagnia, non vede nulla più che un rifugio occasionale per lenire le frustrazioni scaturite da un ideale offeso, e nel suo misero appartamento un possibile covo per chi come lui è costretto ad agire nell’ombra;addirittura, un luogo in cui riporre materiali misteriosi, utili nel proseguimento della lotta. Nel corso della narrazione, il disincanto della Fata dell’angolo traspare a mano a mano che le cose si complicano, specialmente dopo che Carlos, insieme ad altri compagni, è costretto ad abbandonare Santiago dopo un attentato non riuscito a Pinochet. È il punto di non ritorno: l’ignara protagonista si ritrova senza volerlo in quell’intrigo dal quale si è sempre tenuta in disparte, protetta dalla calma sacra e confortante del suo appartamento, prima che un frenetico via vai di militanti stravolgesse il suo angolo privato di vita. Così, anche lei è costretta a lasciare Santiago.
La Fata chiede di vedere Carlos un’ultima volta. L’incontro ha luogo, ma la parola d’ordine pronunciata dal giovane - “Ho paura torero!” - sigilla una separazione, un addio definitivo. Ora tutto è chiaro: la Fata dell’Angolo è dentro la realtà stessa, trascinata contro la sua volontà fuori dal suo mondo incantato, in cui qualsiasi elemento esterno – anche se mosso da ideali di giustizia – appariva profano. Ognuno riprenderà la propria personale rivoluzione. La flebile luce di quella favola immaginata sembra essersi spenta per sempre.
Con questo spettacolo, Claudio Longhi e la sua compagnia firmano un’opera che fa leva sulle nostre coscienze con grazia e una buona dose di satira, dando voce a chi la storia ha cercato di mettere a tacere. È un omaggio alla libertà fragile ma caparbia, al desiderio di essere amati e riconosciuti. Ed è anche un monito: che proprio l’amore, in tutte le sue forme, resta il più audace atto rivoluzionario possibile.
di Pedro Lemebel
traduzione di M.L. Cortaldo e Giuseppe Mainolfi
trasposizione teatrale Alejando Tantanian
regia Claudio Longhi
dramaturg Lino Guanciale
con Daniele Cavone Felicioni, Francesco Centorame
Michele Dell’Utri, Lino Guanciale, Diana Manea, Mario Pirrello, Sara Putignano, Giulia Trivero
Blumarine |
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Iniziamo con una delle Big four" Parigi"che a sostegno dell'Alta Moda in questa stagione invernale 2025 ha un pubblico alquanto invidiabile invadendo sia la Ville Lumiere
Mc Queen |
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che dintorni. Mai come quest'anno i Vip si sono dati appuntamento da Elton John a Cher, da Carla Bruni alla Ferragni e tanti altri. Vi hanno sfilato le più grandi Maison mondiali,coadiuvate da registi non meno importanti,da location mozzafiato e sceneggiature impagabili. Tra le passerelle piu' applaudite troviamo Schiapparelli che ormai detiene il primato della femminilita', extra lusso e palpabilita' tra oro e splendore; Gaultier torna ai bustier, crinoline e lacci in una contesto alquanto marittimo intitolato Naufrage; D&G ha esordito e sbalordito un pubblico ancora non preparato all' inprevedibiIita' di questi grandi couturiers sovrani del bello mozzafiato; Armani festeggia scintillante i suoi 20 anni di regno nell'alta Moda mentre Dior con i suoi balli in maschera e le pantomime crea un atmosfera da fiaba e incalza con una giusta presunzione mentre CHANEL, mistica dottrina del minimalismo chic,infonde curiosità e brame, Valentino oltremodo vertiginoso e sfarzoso domina per eccellenza del gusto e dell'eleganza senza over make up e sobria la sua sfilata vola tra i sospiri.
Atterriamo ora a Milano Incomparabile e superaffollata. Ormai diventata una finalità fluttuante,un monastero di imprevedibili sfaccettature dove prevale il nero castigato e sensualissimo e nello scoprire il nudo qua e là,siamo anche alla riscoperta dell'erotismo,incensurato e troppo ose'.L'Istoire d'O nelle memorie dei giovani aristocratici snob si interpone alle nuove tendenze sadu- woodu, e mistic complimentandosi con riverenza.Dal mondo britannico Energia e Glamour Da Mc Queen con le sue fate del buio attuale alla sfilata di Victoria Secret che crea un orgasmica
Chanel |
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eccitazione,con Gigi Hadid che apre in rosa e modelle sia curvy che transgender impregnate da un parvenza evangelica;
fra gli ospiti più ammirati la cantante americana Cher.
Elie Saab |
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Se vogliamo tirare le somme per questa stagione come sempre ineguagliabile possiamo percepire e osare anche dire.
Elton John |
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Il No Fashion e l'esagerazione spopolano tra una sfilata e l'altra a New York dove la parola Ugly riappare in quella tendenza di strada e bassifondi; mentre il rivisitato per la maggioranza se si attiene al classico la fa diventare la copia
della copia della copia.Con similitudini di sirene squadrate e squamate l'umore
dell'amore diventa sfacciato e la fornicazione evade dalle spaccature grinzose
Valentino |
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degli abiti con civetteria.
Eccezioni e regole nel must e nell'off.
Particolari nei cambi di epoche ed evolute dimensioni dove il black dandy del
black power ha uno stile e cultura futura e nel sentirsi diversi e contrapposti si rivalgono di un' agenda stilistica culturale e politica: il superstite della schiavitù ora è schiavo del look.
Tra le novità si rilancia il brand Fiorucci e si creano delle strategie imposte dal sovraccarico dei designers.
Anna Wintour e Donatella Versace commentano il tutto.
Jeans Paul Gaultier |
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Schiapparelli |
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Mancano i grandi nomi del giornalismo ma ormai le piattaforme e gli influencers parlano da soli. E' tutto on line fra opinionisti ed adepti ammiratori del culto delle tendenze.... vaghiamo in un universo fatto di sogni espressi in colori e forme,ormai la moda è arte,nel puro senso dell'interpretazione,con essa esprimiamo un carattere,la gioia o la tristezza, l'avvenenza o il pudore,il sesso o la fantasia; moda è la parola chiave per entrare nel nostro io più interiore,nascosto da velature di introspezione e dal mistero che fa scaturire fascino e desiderio. In questo mondo pirotecnico esaltiamo l'egocentrismo di questi designers che anno dopo anno superano loro stessi affidandosi alle nuove leve della tecnologia e del virtuale, infatti come sappiamo da tempo già ci affidiamo ad una Intelligenza Artificiale che ci fa da timone ma le idee vere e proprie scaturiscono dalla nostra mente. Sempre nel pret newyorchese, il glamstore, l'outwear è una divisa in tandem con il cappello, camoufflage e tute mimetiche ancora legate al minimalismo baggy da pantaloni cargo a stivali combat.
Schiapparelli |
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Quali sono i confini della bellezza e a che forme si ispirano nella cura dell'immagine è raggiungere la perfezione,e con il Bisturi sembra diventato un travestimento molto reale creando forme iperboliche che scardinano molti paradigmi del passato ed hanno un fotonico impatto visivo dovuto al desiderio di un Total living.
Isabel Marant |
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Giorgio Armani |
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Siamo ormai orfani di Papa Francesco, lo siamo da poche ore e ci sembra già da un lungo tempo. Un Papa indimenticabile, baluardo della pace e non solo di questa. Difficile da sostituire.
Anche gli atei e gli agnostici, hanno un pensiero positivo nei confronti di Jorge Maria Bergoglio, prima ancora del Papa. Uomo umile, primo pontefice del sud del mondo, primo gesuita, primo vero riformatore nei confronti di alcune “tradizioni secolari” di Santa Romana Chiesa, per renderla al passo dei tempi, più essenziale, più sobria.
Riformatore di idee e di tradizioni, quindi, ma conservatore su molti temi, cari ai cattolici.
Il suo pontificato, iniziato nel 2013, è stato segnato da un forte impegno per la giustizia sociale, la lotta alla povertà, alla tutela dell’ambiente. La sua enciclica “Laudato si” ci ha richiamati sull’urgenza di proteggere il nostro pianeta.
Durante il suo pontificato, ha toccato il cuore di milioni di persone con il suo messaggio di amore e di inclusione.
Ha sostenuto le cause sociali e ha offerto una voce di speranza in tempi di crisi e di guerra come quello che stiamo vivendo.
Per molti osservatori è stato per questi temi, un papa di rottura, inclusivo e rivoluzionario.
A chi lo definiva “anti-papa” o “papa mai eletto”, possiamo rispondere che è stato un rivoluzionario progressista, un ponte tra WoJtyla e il nuovo millennio ma su alcuni temi importanti è stato conservatore, talvolta meno conservatore rispetto ad altri. Sarebbe un errore non riconoscerlo.
Sui diritti civili e sul tema delle donne, ad esempio, è stato conservatore come i suoi predecessori. Sul matrimonio omosessuale e sull’aborto, ha avuto occasione di cambiare le cose ma ha rinunciato a farlo.
Si è più volte scagliato contro l’ideologia gender, definendola “nefasta”, “pericolosissima”, “manifestazione del male” e altre espressioni simili.
Sul sacerdozio femminile, non ha aperto le porte in questi dodici anni di pontificato anche se sosteneva che la “Chiesa è femminile, a livello grammaticale, simbolico, etico.”
E’ questa forza di rottura, da una parte, anche solo apparente, e di conservatorismo dall’altra, unita a un sincero desiderio di ecumenismo, ad aver reso Papa Francesco così popolare tra alcuni e così inviso ad altri.
Il suo papato sarà ricordato, infine, per le sue decise prese di posizione, per i suoi continui e innumerevoli viaggi apostolici, per gli appelli importanti ai leader del mondo.
Un uomo che si è distinto, nel bene e nel male, dai suoi predecessori per stile e carisma.
Il conclave prossimo ci dirà chi sarà il suo successore e dalla nomina in poi del nuovo papa, sarà possibile capire che Chiesa sarà e che pastore la guiderà nel prossimo futuro.
Non credo si possa dire che il Nonostante con cui Valerio Mastrandrea esordisce in qualità di regista sia un film particolarmente riuscito: piuttosto noioso, scarsamente ironico, con momenti di indubbia debolezza …
Nello stesso tempo, però, al film vanno riconosciuti una nobile eticità di ispirazione, una non comune originalità ed alcuni pregi contenutistici di un certo rilievo:
Insomma, un film che, nonostante i suoi limiti, riesce a farsi apprezzare per l’esprit metafisico e per il delicato afflato lirico …
Sì, certo … Nonostante …