L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

GIULIO REGENI: VOGLIAMO LA VERITA' - E INTANTO AL CAIRO VIENE CHIUSO UN CENTRO DI RIABILITAZIONE PER VITTIME DI TORTURA!

La campagna promossa da Amnesty International (in collaborazione con Repubblica) per richiedere in tempi rapidi e con procedure corrette e trasparenti piena chiarezza in merito all'omicidio di Giulio Regeni continua a raccogliere numerose adesioni, fra cui quella della nostra Free Lance International Press.

Quello che si teme è che ci si possa accontentare di accomodanti “verità di Stato” confezionate con il palese obiettivo di spegnere il prima possibile i riflettori, facendo precipitare la dolorosa vicenda negli archivi del passato. Per impedire che ciò possa verificarsi, l'Associazione umanitaria si sta  rivolgendo a enti locali, comuni, università, centri di cultura, associazioni della società civile e singoli cittadini, allo scopo di promuovere un vasto movimento di opinione volto al raggiungimento di una verità accertata e riconosciuta in maniera indipendente.

Fra le tante adesioni, oltre ai numerosi messaggi di sostegno sui social network, da parte di singoli cittadini e di personalità del mondo della cultura e della politica: RAI “Uno Mattina” Il Manifesto, Rai Radio 2 “Caterpillar”, le sigle sindacali CGIL, CISL, UIL unitariamente e la Federazione Nazionale Stampa Italiana.


Dopo raffiche di ipotesi balorde (incidente stradale, delitto a sfondo sessuale, ecc.), anche le ultime ipotesi proposte continuano a non convincere nessuno. Non convince né quella che fa riferimento a mere “attività criminali”, né quella lumeggiata dal ministero dellInterno egiziano tramite l'agenzia di hhustampa di Stato Mena, secondo cui, tra le varie possibilità, ci potrebbe essere quella di un “desiderio di vendetta per motivi personali, soprattutto perché litaliano aveva avuto legami con persone vicino a dove viveva e studiava.” Né convince maggiormente la tesi del presidente Abdel Fattah Al Sisi, secondo cui la morte del ricercatore sarebbe nata dal desiderio di “colpire le relazioni tra Egitto e Italia.”
Hanno tutte il sapore nauseabondo ed irritante degli innumerevoli tentativi di depistaggio già tante volte registrati nella storia lontana e recente (anche in quella delle nostre “mura di casa”) ...


Un saporaccio tale da indurre lo stesso ministro Gentiloni a parlare di “ipotesi improbabili”.
Intanto, dall'Egitto, arrivano altre pessime notizie: il 17 febbraio le forze di sicurezza hanno imposto la chiusura della sede del Centro EL NADEEM per la riabilitazione delle vittime della violenza, nella capitale Il Cairo. Il Centro, riconosciuto nel 1993, ha potuto fornire assistenza legale e consulenza psicologica fondamentali a centinaia di vittime di tortura. Imporne pertanto la chiusura non può che apparire come un'ulteriore fase della repressione contro le attiviste e gli attivisti per i diritti umani.
“Il Centro El Nadeem per la riabilitazione delle vittime della violenza ha costituito un'ancora di salvezza per centinaia di vittime della tortura e per le famiglie di coloro che sono stati sottoposti a sparizione forzata. Siamo di fronte al tentativo di chiudere un'organizzazione che e' stata un bastione della difesa dei diritti umani e una spina nel fianco delle autorità per oltre 20 anni” - ha dichiarato Said Boumedouha, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International. “Le autorità devono sospendere l'ordine di chiusura del Centro e fornire un'esauriente spiegazione delle ragioni che lo hanno determinato. Il Centro deve avere l'opportunità di contestare l'ordine di chiusura di fronte a un tribunale” - ha aggiunto Boumedouha.

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Last modified on Monday, 29 February 2016 08:49
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