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Librino, Catania - la Redenzione attraverso l’arte. L'impossibile diventa possibile.

By Emilia Di Piazza May 23, 2019 6399

 Sono più di 1000 i volti che hanno affidato alla street art nel suo valore più alto il loro percorso di redenzione umana.

Sono i volti degli abitanti di Librino, quartiere satellite della città di Catania, una periferia del Sud come tante altre, lo Zen a Palermo o Scampia a Napoli.

Progettato a metà degli anni ’60 dall’architetto giapponese Kenzo Tange, con i migliori propositi , Librino ha presto deviato dalla sua funzione originaria di città modello di urbanistica secondo i canoni del tempo per trasformarsi in zona di illegalità e malaffare.

Complice l’infelice e infausta posizione nei pressi dell’attiguo aeroporto catanese di Fontanarossa, presto il sogno si dissolve in una storia già nota ai più.

Ma a volte cambiare si può! E così in questo luogo di periferia il silenzio è stato rotto dalla voce della poesia.

Grazie, infatti, all’opera magnanima del noto mecenate siciliano Antonio Presti un messaggio a colori ha investito il grigio del cemento simbolo, fino a poco tempo fa, di speculazione edilizia e dell’abusivismo che hanno gravato sul quartiere sin dal suo primo nascere.

L’artista benefattore ha sposato la causa degli abitanti di Librino e, con un colpo di genio di cui solo gli spiriti più profondi sono capaci, ha ribaltato decenni di storia di una comunità scuotendo le coscienze dei Siciliani e non solo.

“Librino è bello” afferma Presti e per convincere anche gli abitanti di questo ha dato vita ad un progetto arduo, forse, ambizioso sicuramente che si snoda in un percorso lungo più di 500 mt e che investe quello snodo viario di collegamento fra la città di Catania e la sua periferia.

Alle foto che ritraggono alcuni fra gli abitanti del quartiere sono stati affiancati i versi sacri del “Cantico delle creature“di S. Francesco.

Una mirabile fusione dove l’immagine viene valorizzata dall’immenso potere della parola. Ad ogni volto un destino. Un destino di riscatto sociale che nella coralità del messaggio universale del Poverello trova la sua giustificazione d’essere.

Le immagini colpiscono per la loro immediatezza comunicativa e per la loro estrema semplicità, le parole si offrono nella loro purezza come “carezze all’anima” a scardinare quelli che sono i pregiudizi presenti nell’immaginario collettivo, nelle gabbie dell’animo umano.

Un’umanità a volte emarginata si pone e si impone al passante inconsapevole e inaspettatamente assurge a dignità artistica ancor prima che umana.

Nella misura in cui l’arte intesa come categoria estetica non può prescindere dalla sua funzione etica. Ora il bello incontra il buono, il sublime. Quel sublime che, per sua stessa natura, è indicibile e che si può cogliere solo con un percorso interiore.

La “fiumara” di volti, termine caro allo stesso Presti che ha voluto intitolare la sua Fondazione “Fiumara d’arte”, appunto, guida lo spettatore profano lungo un percorso iniziatico che attraversa la vita in tutte le sue fasi, approda inevitabilmente alla morte ma, con essa, non muore, anzi rinasce a nuova vita.

Una catarsi spirituale che approda ad un panteismo cosmico di portata universale, la scoperta di quell’Assoluto che è dentro ognuno di noi. Quell’altro che sta di fronte è uno specchio per chi osserva, una parte del nostro stesso cosmo. Ogni micro parte del macro. E’ la legge dell’immanenza, della fratellanza, della tolleranza.

Messaggio politico? Forse!

In un tempo in cui il dibattito sulla globalizzazione infiamma gli animi della politica, su quel cavalcavia si dibatte un tema che è nazionale ed internazionale insieme, universale, appunto,quello dell’integrazione in tutte le sue forme.

Angustamente ancorati ad un’illusoria e limitata apparenza, prigionieri di una mente che se è vero, ed è vero, spesso mente, figli di ipocrisie ideologiche sterili e fuorvianti non troviamo ancora risposta ai mali dell’umanità.

 
 Antonio Presti

Dove la verità intellettuale del sistema?

Nello sguardo degli ultimi un canto che viene da lontano e che, attraverso loro, parla l’universale linguaggio dell’amore, di ogni Dio, nel tempo in cui anche la dottrina si fa sempre più semplicemente disciplina. Il vichiano “parlare eroico” qui si traduce in un messaggio dai toni apparentemente paradossali, quasi eretici.

Ma quanta verità nell’eresia!

Alla “ Bellezza” e al suo immenso potere pedagogico Presti ha affidato la rinascita tout court di un luogo. E Rinascita sia!

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Last modified on Wednesday, 22 May 2019 20:35
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