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Invasione con i metodi della seconda guerra mondiale

By Alberto Zei August 06, 2019 5444

 Sono le organizzazioni criminali che si avvalgono soprattutto sul mare di nuovi espedienti per trasformare un piano deliberato a tavolino in un intervento di emergenza in nome della solidarietà umana

 

I clandestini

E’ ormai più che chiaro l’ accanimento anche di certe Autorità che si avvalgono di un vero e proprio sistema ideato per immettere il maggior numero possibile di clandestini nel nostro Paese senza regole, se non quelle improvvisate in nome della emergenza telecomandata e della umanità invocata ad arte.

I mezzi più utilizzati sono le navi delle ONG, inviate per far confliggere con le Istituzioni del nostro Paese e per raccogliere sovvenzioni in beffa, anche da parte degli stessi italiani; navi delle quali si avvalgono sia i noti Stati europei attualmente intenti alla disgregazione politica e economica italiana, sia i nemici interni corrosi da odio politico che supera il sentimento di difesa della territorialità nazionale.

Gli uni e gli altri si propongono di creare una indebita ingerenza in Italia  attraverso i “salvataggi” dei così detti “naufraghi” prelevati dagli zatteroni allestiti allo scopo, poco più lontano dalle coste libiche.

Vi sono infatti le note ONG che con ogni pretesto si trovano per caso, naturalmente, nelle condizioni di raccogliere immigranti in difficoltà sulle zattere in partenza dalla Libia.

Ciò avviene in modo che per ragioni di sicurezza questi siano soccorsi e trasferiti direttamente in Italia al fine di creare e acuire lo scontro politico con la bagarre.

E’ vero che nel momento del trasbordo la documentazione fotografica parla chiaro sullo stato di imminente affondamento. Ma forse neppure i più creduloni personaggi delle fiabe potrebbero pensare che con un semplice coltello non si possa sventrare un imbarcazione pneumatica, inscenando il naufragio al momento opportuno. Si noti la coincidenza del trasbordo con lo sgonfiamento dei gommoni.

 

Corsi e ricorsi storici

Visto e considerata la stretta relazione tra i soccorritori di questo genere e i flussi migratori indagati dalla Magistratura nel modo contraddittorio a cui abbiamo assistito, è stato ora escogitato un altro sistema.

Si tratta del “soccorso terzo”, ossia , di coloro che per caso si imbattono in barche o gommoni di emigranti e che segnalano a loro volta questa presenza alle navi che con sorprendente tempestività si recano sul posto, raccolgono gli immigranti e li trasportano nei nostri porti.

E’ questo un vecchio trucco che in Italia e in particolare le Istituzioni marittime preposte al controllo dovrebbero ben riconoscere. L’ espediente consiste nell’ “avvistamento per caso”, così come quando nell’ultima guerra, la flotta e l’aviazione inglese ha “per caso”, distrutto con cronologica puntualità, le nostre più prestigiose navi da guerra e da trasporto.

Sia consentita una piccola digressione per spiegare quanto sopra.

L’ Inghilterra dopo aver penetrato il codice segreto di guerra adottato dalla Regia Marina, utilizzava il trucco dell’ aereo da ricognizione a cui venivano date le coordinate navali di rotta per incrociare le nostre navi; si trattava di un aereo   che sorvolava “per caso” naturalmente, gli obiettivi navali.                  

Mentre veniva così fatto credere all’Autorità italiane che da quel momento in poi, il ricognitore avrebbe segnalato la presenza navale italiana alla formazione aero-navale inglese, quest’ ultima invece che da tempo attendeva bene impostata il passaggio delle nostre navi, appariva all’ improvviso nel luogo più vulnerabile.

Tali avvistamenti venivano imputati dallo Stato Maggiore italiano a strane coincidenze della ricognizione aerea ed erano pertanto, imprevedibili e giustificati solo dalla malasorte dell’ imprevisto.

 

La catena di Sant’ Antonio”

È così che adesso le ONG non intervengono direttamente ma attendono la segnalazione “per caso fortuito” di un segnalatore di passaggio, della presenza di queste zattere, e il gioco del braccio di ferro delle opposizioni con il governo è subito innescato. 

A questo punto si scatena l’asfissiante attacco alle Istituzioni con l’immancabile ipocrisia di certi ambienti italiani ed esteri, ormai specializzati in questo genere di cose. E a molto poco potranno,  ai fini utili delle indagini sulla responsabilità diretta delle ONG, le Procure di Palermo o di Catania o di Ragusa o di Trapani. Non solo, ma lo scaricabarili della prima conoscenza della posizione in mare delle bagnarole destinate a imbarcare acqua a poche miglia della costa, si avvarrà   nel futuro di sub organizzazioni   sempre più piccole, ingannevoli e sfuggenti; organizzazioni collegate con un semplice cellulare in   una sorta di “Catena di Sant’ Antonio” per le quali se non verranno impartite alla radice nuove disposizioni di indagine, sarà sempre più difficile individuare l’ origine dell’ invasione del nostro Paese.

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Last modified on Tuesday, 06 August 2019 23:12
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