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BEN VENGA IL DIVIETO  DI CELLULARE IN CLASSE . Ma se cominciassimo dal Parlamento?

By Roberto Fantini September 23, 2025 299

 

Non passa giorno che qualche professorone o semplice opinionista tuttologo esprima, a difesa della libertà, della modernità e del progresso tecnologico, il proprio fermo dissenso nei confronti del provvedimento ministeriale che estende agli ultimi tre anni degli istituti scolastici superiori il divieto  di impiego del cellulare durante lo svolgimento delle lezioni.

Si dice che vietare non è educare, che occorrerebbe insegnare ad usare il cellulare invece che riporlo in un armadietto, che gli attuali smartphone rappresentano un prodigio meraviglioso della tecnologia e che ci permettono di fare a meno dei dizionari, delle enciclopedie e che potrebbero essere utilizzati sotto la guida del docente per ottime finalità didattiche, ecc …

Tutti discorsi non privi di una qualche dose di verità, certamente. Ma a tutti e tutte costoro che tanto si rattristano e si amareggiano sfugge una cosa semplicissima: l’obiettivo del Ministero non consiste tanto in una crociata palafitticola contro i demoniaci telefonini, bensì un atto oltremodo necessario (nonché assai tardivo), di indispensabile e legittima quanto doverosa difesa dell’attività dell’insegnamento, della dignità del docente, e, soprattutto, della salute psicofisica del discente. Quello che non si comprende (o che si finge di non comprendere) è che la dipendenza dei nostri alunni dal cellulare ha raggiunto livelli estremamente allarmanti e che l’uso selvaggio e incontrollato che tendono a farne li induce a continue distrazioni, li disabitua sistematicamente all’attenzione, all’ascolto, al dialogo, al ragionamento autonomo, allo sforzo personale di studio e di ricerca e di confronto critico fra differenti punti di vista e interpretazioni, ecc.

Indubbiamente auspicabile sarebbe, comunque, se, nel caso di attività didattiche ben programmate e ben strutturate, venisse concesso di ricorrere proficuamente all’utilizzo individuale o di gruppo dello strumento-smartphone, come normalmente accade con lo strumento-pc.

Ma il principale difetto del provvedimento ministeriale, a voler essere rigorosi, è soprattutto un altro: quello di riferirsi esclusivamente ai discenti e non anche ai docenti, alcuni dei quali capacissimi di ricevere e fare telefonate in classe e di inviare e ricevere messaggini durante le lezioni.

Ed il divieto andrebbe esteso, per essere democraticamente egualitario, anche alle sedute degli organi collegiali e alle commissioni esaminatrici,  in cui non sono certo rari i casi di docenti ed anche di dirigenti scolastici che, senza alcunissimo pudore,  trafficano alacremente con il proprio inseparabile apparecchio telefonico.

Ma la cosa più bella, educativa e democratica sarebbe se, ai nostri studenti,  l’esempio provenisse ancora da più in alto: grazie all’applicazione del divieto di smartphone anche alla Camera e al Senato, equiparando, così, aule scolastiche ed aule parlamentari!

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