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I due pesi e le due misure del coronavirus

By Alberto Zei February 09, 2020 3946

Fin tanto che prevarrà  l’ ideologia partitica sui diritti vitali della popolazione  non potremo aspettarci cose molto diverse dalle attuali decisioni politiche

 

 

Il senno del poi

Quando l’emergenza che riguarda la nostra vita ci preoccupa al punto di adottare tutte le possibili cautele, spesso avviene che lo stato di ansia si presti a   considerare soltanto l’immediatezza del pericolo.  Questo  impedisce però, di  cogliere in modo razionale gli aspetti più nascosti,   ma ancora più pericolosi perché trascurati.

Esiste per questa ondata di influenza-polmonite del corona virus,  una preoccupazione generale tra la gente che traspare dall’ eccessivo  movimento delle auto, dalla affluenza dei supermercati in cerca di provviste,   dalla carenza di folla di solito molto attiva nei luoghi di raduno di carattere ludico: cinema, teatri e anche ristoranti. Non si è però ridotta ma al contrario,  è aumentata la tendenza di  evitare in modo decisamente eccessivo e talvolta anche fuori luogo, ogni possibile contatto con ciò che proviene dalla Cina.  Attualmente questo  sta  avvenendo,  malgrado  le cautele sanitarie che il Governo e le Pubbliche Amministrazioni  hanno intrapreso sul controllo sanitario del ponte aereo tra i due Stati  che    sotto questo punto di vista,  dovrebbe  aver  ridotto al  minimo. il pericolo di contagio del coronavirus.

La via della seta

Sotto il profilo delle possibilità di contagio,  è statisticamente poco probabile che a fronte dell’   imponenza  dell’apparato sanitario che l’Italia ha organizzato sul transito, soprattutto delle persone tra Italia e Cina,  l’ infezione del coronavirus,  possa penetrare da quella via nel nostro Paese se non  per qualche rara eccezione.

Ciò non significa che l’Italia sia pressoché invulnerabile, tant’è che alcuni casi già sono stati individuati e isolati in strutture sanitarie approntate allo scopo. Il problema che ora sussiste è che i  contatti con la Cina che sfuggono al controllo sanitario avvengono attraverso vettori estranei alla diretta relazione   con le città  cinesi colpite; contatti che si verificano   magari  in percentuali minime ma tra quei milioni e milioni di cinesi che vivano in terra d’Africa soprattutto nelle città e nei  luoghi della così detta,  “via della seta”.

Oltre questi, vi è anche un numero imponente di africani  soprattutto del Gana,  della Costa di Avorio, della  Nigeria, dello Zambia, del Ruanda, del Kenya  e del Sudafrica   che studiano  in Cina in centri  di istruzione  la politica  di mercato  per gli scambi tra i Paesi di appartenenza e la stessa Cina.   Molti di questi in occasione delle festività del  fine anno cinese,  sono rientrati  in Africa.  Ma sia i  cinesi, che questi africani, quantunque ritornino nei propri luoghi di origine o di lavoro soltanto in parte, creano la condizione di contatto con quella stessa gente  che si recherà  in Italia unendosi soprattutto in Libia, al corpo del   flusso migratorio delle decine di  migliaia di persone che vengono trasportate  con ogni mezzo sulle nostre coste.

Quali controlli

È abbastanza intuitivo  senza entrare in dettagli, considerare con quali criteri  di carente   precauzione sanitaria è accolta questa gente, prima e dopo essere sbarcata in Italia,  gran parte della quale fugge dove può,  prima ancora di essere identificata. Fugge creando ovunque di  continuo,  i naturali e inevitabili contatti umani  nonché   oltre frontiera,  unendosi ai flussi clandestini  diretti in altri i Paesi, e così via.

Si tratta, come detto,  di persone che approdano nelle nostre coste in condizioni igieniche assai più suscettibili di reciproco contagio e che a maggior  ragione,  dovrebbero  essere sottoposte a controllo sanitario  come per coloro  che provengono dalla Cina. Per questi invece,  si trascura  il pericolo,  senza considerare  con il dovuto scrupolo,  che con una decina di giorni il corona virus avrebbe  possibilità di infettare  abbondantemente   i  super affollati centri di accoglienza, in quanto il contagio di questa epidemia avviene già durante il tempo di incubazione.

Siccome la gente in  Africa  non è più immune al corona virus di quanto lo sia quella italiana o europea, la possibilità che una parte della popolazione locale  africana  che si unisce all’ intenso  flusso dell’esodo  migratorio verso l’Europa,  possa essere vettore di contagio dalla terra di provenienza,  è sufficientemente plausibile.

Quali risultati

Quindi il controllo meticoloso  sanitario nell’aeroporto di Fiumicino o di Milano,  oppure il blocco in mare in mare davanti a Civitavecchia di una nave da crociera con il divieto di sbarco  per i preventivi controlli sanitari,  a nulla serve o a molto poco, di fronte a decine di migliaia di immigranti  che arrivano  di continuo nelle nostre coste dal continente africano.

È una situazione che rappresenta un’incongruenza tipica di chi da una parte si propone un risultato preciso con misure eccezionali, mentre dall’altra , allarga le maglie del setaccio sanitario,  al punto di vanificare i risultati complessivi dell’intera prevenzione.

Ma è ancora più inaccettabile che per una impostazione mentale ideologica basata sull’accoglienza ad oltranza, considerata intoccabile per ragioni di buonismo politico, si corra il rischio di compromettere  la salute demografica dell’intera nazione.  Questo potrebbe avvenire   attraverso i flussi di immigrazione che continuamente arrivano in Italia, le cui frontiere sono divenute un setaccio a maglia così larga che ogni cosa riesce a passare.

Per quanto riguarda i controlli sanitari,  tutto sembra rimandato al momento in cui si verificheranno gli eventi, mentre si continua a controllare gli aeroporti come se tutto il rischio di patologia dovesse arrivare direttamente dalla Cina attraverso il cielo e non da altrove.

La cosa migliore sarebbe in questo periodo,  di evitare per quanto più possibile l’intensità del flusso dei migranti dall’ Africa verso il nostro Paese   con accordi internazionali all’origine anche se a titolo sufficientemente oneroso, ma molto meno oneroso di quanto in caso contrario, le conseguenze potrebbero gravare, in parte anche in modo irreversibile, sulla salute collettiva del popolo italiano.

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Last modified on Monday, 10 February 2020 00:09
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