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L’INESISTENTE DIETA MEDITERRANEA

Non v’è nutrizionista che in televisione non esalti e raccomandi l’adozione della dieta mediterranea come la più salutare che ha collocato al secondo o terzo posto l’Italia per longevità (che non sempre è sinonimo di benessere). L’elenco delle sostanze alimentari considerate sono: frutta, verdura, cereali, legumi e pesce. E considerando che il pesce non è un alimento necessario alla salute umana (come testimonia l’eccellente salute dei vegetariani), e considerato che le stesse popolazioni mediterranee ne facevano un uso relativo, praticamente quando si parla di benefici della dieta mediterranea implicitamente si sta parlando di dieta vegetariana; ma certi nutrizionisti se ne guardano bene dal farsi fautori di tale dieta, dal momento che considerano i prodotti animali come necessari alla salute umana.

Ma anche il saltuario consumo di prodotti di derivazione animale (in tempi in cui era già tanto riuscire a sfamarsi), incideva (ed incide) negativamente sulla salute umana, anche se i prodotti erano genuini, per il semplice fatto che restano pur sempre prodotti incompatibili con la nostra natura. I benefici della cosiddetta dieta mediterranea derivano dalla riduzione del consumo di prodotti animali secondo la regola inversamente proporzionale: meno se ne usano e più aumenta la salute.

Inoltre, quella comunemente considerata dieta mediterranea non è mai stata la dieta dei popoli contadini perché oltre a frutta, verdura, cereali, legumi e pesce hanno sempre consumato anche uova da cortile, latte delle pecore o mucche e formaggio. La carne era relegata a ricorrenze festive. Ma i nutrizionisti, oltre alla frutta, verdura, cereali, legumi e pesce raccomandano sempre anche un “moderato” consumo di carne, di formaggi e naturalmente di uova. Praticamente nella sostanza propongono la solita dieta convenzionale la cui unica raccomandazione è appunto la riduzione della sempre accusata carne, nonostante la nostra televisione di Stato la pubblicizzi giornalmente e inviti al consumo.

Tutto questo genera confusione nella popolazione sempre più confusa in fatto alimentare. Ma, si sa, l’intento è sempre quello di non turbare il sonno della popolazione che non intende rinunciare al piacere gastronomico anche a costo di gravi patologie correlate al consumo di prodotti animali, ma soprattutto perché questo metterebbe in pericolo i guadagni delle lobby zootecniche, degli allevatori e macellatori che devono pur lavorare, anche a costo di una pandemia planetaria.

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Last modified on Wednesday, 09 March 2016 12:50
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