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Music (36)


Free Lance International Press

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Lattanzio: grande emozione dopo anni di lavoro


Mosca, 7 mag. (askanews) – Concerto al Cremlino e tra i cantanti c’è anche una voce italiana. Si tratta di Luca Lattanzio, di Numana (Ancona) invitato a partecipare al concerto dello scorso 5 maggio. L’artista, attivo da anni in Russia, si dice fiero di aver avuto l’onore di rappresentare l’Italia. Ha cantato la celebre canzone Russa “Katiuscia” sia in italiano che in russo, accompagnato dal celebre coro dell’Armata Rossa e dalla grande orchestra del Cremlino. “Una grande emozione dopo anni di lavoro e studio all’estero” ha detto. “Un momento della mia carriera che ricorderò per sempre” ha aggiunto.
L’esibizione molto applaudita ed apprezzata dal pubblico in sala verrà trasmessa sul primo canale della Tv russa in prima serata davanti a oltre 60 milioni di telespettatori.

 

AL ''Piper'', locale storico romano, Massimo Di Cataldo ha celebrato 25 anni di attivita' e il suo 50esimo compleanno insieme ad amici e colleghi, ma soprattutto fans, venuti ad assistere anche al concerto.

L' intervista e' curata dall'attrice Antonella Salvucci conduttrice della serata (video)

 

Marcorè ritorna a Roma stavolta al Teatro Brancaccio con lo spettacolo “Quello che non ho” titolo anche di una canzone di Fabrizio De André.

Forte del successo delle 4 repliche, arriva all’ultima serata, che si conclude con un tutto esaurito.

Sarà per la bravura dell’eclettico Neri Marcorè, che utilizza una sorta di teatro-canzone tanto cara a Gaber (brani musicali intervallati da monologhi), sarà per i testi dei due più grandi poeti italiani contemporanei, le canzoni di Fabrizio De André e le visioni, quasi profetiche, di Pier Paolo Pasolini, che lo spettacolo prova a costruire uno spaccato e dà una visione tutta personale della società attuale; dove si denunciano con ironia e sarcasmo lo sfruttamento dell’uomo e dell’ ambiente, di guerre e di illegalità tra passato che non torna è il futuro che non arriva.

Quello che l’attore marchigiano porta in scena con cortese indignazione rasenta una comicità grottesca, bizzarra e surreale.

Racconta storie emblematiche, parabole del presente, storie di esclusione e di ribellione, di conflitti e di razzismo.

Storie in cui si favoleggia di un’enorme isola di rifiuti di plastica chiamata “il sesto continente” che galleggia al largo delle Hawaii; di evoluti roditori che sono diventati i nuovi capi del mondo; di guerre civili causate dal coltan, minerale che si estrae dalle miniere del Congo, indispensabile per il funzionamento dei nostri telefonini; di economia in “decrescita felice” che propone la pizza da un euro, una normale margherita, grande però come un euro.

Di consumismo occidentale e dell’autodistruzione dell’ uomo; nel 2014 per la prima volta nella storia sono morte più persone per eccessi alimentari che per mancanza di cibo, sostenendo che lo zucchero è più letale della polvere da sparo ( L'eccesso di cibo uccide più delle guerre)

E ancora Marcorè racconta : “Tra meno di 20 anni il peso complessivo dei rifiuti non degradabili depositato negli oceani sarà pari a quello dei pesci”.

Di Pasolini i brani sono tratti dal film/documentario ”La rabbia” e brevi brani da "gli Scritti Corsari".

Dal repertorio di De André si ascoltano le canzoni in gran parte tratte dal concept album “Le Nuvole” ma anche “Se ti tagliassero a pezzetti” “Una storia sbagliata” dedicata a Pasolini, “Khorakahanè” “ Smisurata Preghiera” “Dolcenera”, “Volta la Carta”,“Canzone per l’estate”, in scena Marcorè è accompagnato da tre bravi cantanti/chitarristi, Pietro Guerracino,Vieri Sturlini e Giua, quest’ultima ha alle spalle diverse collaborazioni (Riccardo Tesi, Adriana Calcanhotto, Pippo Pollina, Fausto Mesolella, per citarne alcuni) ed anche una apparizione anni fa al festival di Sanremo.

Insomma lo spettacolo “Quello che non ho” cerca di costruire, sotto forma di recital sostenuto dalla guida di De André e Pasolini, una visione personale dei tempi che viviamo.

Un consiglio spassionato se vi capita di incrociare questo evento, nella vostra città non indugiate, non perdetelo, ne uscirete indignati perché ci sbatte in faccia i mali del mondo riguardo inquinamento, razzismo, scandali bancari, sfruttamento minorile, cattiva politica e contestualmente non da soluzioni, però ci fa riflettere e ci obbliga ad essere migliori e ad ogni spettatore chiede di prendere coscienza e seppur nel proprio piccolo, di attuare un deciso e personale rimedio per un futuro migliore.

L'argomento “432 hz”, o “LA Verdiano”, è diventato da qualche anno oggetto di discussioni, dibattiti e scambi di opinioni nei più disparati ambiti e ambienti pseudo-culturali. Quasi un chiacchiericcio di moda.

Certo è che la stragrande maggioranza delle persone non conosce l'oggetto del contendere. Se domandi cosa è la 432hz a qualcuno è possibile che ti risponda: "forse è una legge del codice civile o penale". Oppure puoi sentirti dire: " si tratta forse di una distanza fra un punto e un altro misurato in hz invece che in chilometri o miglia".

In realtà si tratta semplicemente della frequenza sonora con la quale Giuseppe Verdi, da qui “LA Verdiano”, intonava il diapason di riferimento per accordare l'intera orchestra con la nota LA . Nel 1884 Verdi, con una famosa lettera, chiedeva alla Commissione Culturale Italiana di unificare come unico diapason o intonazione, su tutto il territorio nazionale, il LA a 432 hz.

Date le differenti dominazioni subite dal popolo italiano, francesi, spagnole, austriache, l'Italia non aveva un unico riferimento musicale a riguardo. Il suono della nota FA, piuttosto che del MI o del DO, non risultava lo stesso se eseguito a Torino invece che a Palermo. Era d'obbligo una misura per tutti uguale.

Verdi, esperto di canto, propose la frequenza 432 hz in quanto si accorse che la voce umana trova in questa intonazione il miglior ambiente sonoro per esprimere il meglio di sé. Dal punto di vista del colore, del calore e dell'espressività nessuna intonazione offre tale opportunità alla voce umana, che in questa condizione è perfettamente naturale.

La bellezza estetica e la piacevolezza percettiva di un'esperienza d'ascolto in intonazione 432 hz era già ben nota a Stradivari, il quale progettava e costruiva i suoi violini per essere intonati a 432 hz ed era voluta da Mozart per le esecuzioni delle sue Opere.

Ma veniamo a noi. Chi ha voluto e perché il diapason (ovvero lo strumento che offre l'odierna intonazione) a 440 hz? Ormai la storia ci consegna i fatti come certi e dimostrati. Il Ministro della cultura e della propaganda nazista Paul Joseph Goebbels dopo aver verificato l'effetto eccitante delle marce militari russe sui soldati sovietici eseguite a 440 hz decise di imporre, nel 1939, in tutta la Germania e successivamente in Europa il diapason a 440 hz. Più avanti nel '57 Londra ratificò con molta leggerezza questa intonazione come ufficiale in tutto l'occidente.

Si assiste oggi ad un nuovo interesse nei confronti della 432 hz per arginare una ulteriore, irresponsabile, volontà di alzare ulteriormente il diapason. Oramai le orchestre, i gruppi e i cantanti accettano di intonarsi a 442 hz pur di ottenere maggiore attenzione, tensione, ed eccitazione da parte di un pubblico sempre più saturo ed affamato di momenti di esaltazione emotiva.

Si racconta di un esperimento eseguito nel 2015 a Milano con una Carmen a 445 hz. Le persone all'uscita erano eccitate, nervose, reattive oltre il normale. Un pubblico così “drogato” avrà sempre più bisogno di dosi massicce per appagare il desiderio di una vita adrenalinica.

Ora, a voler recitare la parte del complottista sarebbe semplice imputare tutto questo alla volontà di "QUALCUNO" che ha l'obiettivo di creare una forma di dipendenza per meglio gestire i comportamenti della massa. Ma lasciamo questi argomenti ai sovversivi. Che magari hanno pure ragione.

Il fatto è che se usciamo dal mondo naif della New Age commerciale e banalizzata, ci togliamo di dosso gli abiti orientali, ci sfiliamo dal capo improponibili turbanti che dovrebbero legittimare improbabili pseudo guru indiani delle borgate romane, e rivolgiamo lo sguardo alla ricerca seria chiedendo aiuto alla scienza, troveremo risposte esaustive e convincenti sulle buone ragioni per un ripristino salutare della 432 hz.

Cercando di rimanere comprensibili per un ampio pubblico, evitando quindi di entrare in tecnicismi, cercherò di illustrare quanto è stato scoperto in riferimento al rapporto tra l’intonazione 432 hz e la sostanza di cui siamo fatti per il 99 %, L’ACQUA ( il 99 % di acqua si riferisce al numero di molecole di cui siamo composti e non alla massa o peso).
I numeri che confermano la perfetta risonanza tra gli atomi della molecola di acqua, idrogeno e ossigeno, e le frequenze della nota DO intonata a 432 hz sono impressionanti.
Dividendo il numero del peso atomico dell’idrogeno per il numero del peso atomico dell’ossigeno, stabiliamo il loro rapporto frequenziale ottenendo il coefficiente 0,125.
Moltiplicando il numero atomico dei due atomi , idrogeno e ossigeno, per questo coefficiente 0,125 scopriamo che la cifra risultante è perfettamente uguale al numero della frequenza della nota DO grave e di un altro DO a tre ottave superiori intonate sempre a 432 hz.
Ma se non bastasse questo a dimostrare la naturale relazione risonante fra l’acqua e il “La Verdiano”, un’ulteriore scoperta ha dato certezza all’idea di quanto sarebbe salutare l’ascolto della musica intonata a 432 hz.
Se prendiamo lo stesso coefficiente 0,125, utilizzato per gli atomi di idrogeno e ossigeno, e lo impieghiamo proponendo la stessa operazione con l’atomo di Carbonio (elemento presente in tutta la materia esistente compreso l’essere umano) ci sorprenderemo scoprendo che la cifra risultante sarà uguale al numero della frequenza della nota più importante legata al famoso DO dell’acqua. Ovvero la nota SOL, naturalmente intonata a 432 hz.
Questo argomento scientifico dovrebbe bastare per convincere i più scettici, ma soprattutto i musicisti, a prendere in seria considerazione l’opportunità di schierarsi compatti per affermare la validità di un ripristino dell’intonazione 432 hz. Prima di tutto per fermare questa folle corsa alla tensione sonora alla quale siamo sottoposti che ci crea distrazione, dipendenza da eccitazione, stati d’ansia e stress e in secondo luogo, per riproporre quello che sarebbe salutare per il nostro organismo.
Basterebbe leggere, a suffragio di quanto sopra esposto, quanto viene riportato da Graham Jackson nel suo importante saggio musicale “The Spiritual Basis of Musical Harmony” sulle esperienze d’ascolto della pianista Maria Renold che per vent’anni ha sperimentato test d’ascolto con lo stesso pubblico sottoposto ad audizioni a 440 hz e gli stessi brani a 432 hz. Invito tutti a leggere le osservazioni della Renold riguardo le reazioni del pubblico inconsapevole.
La stessa Maria Renold, nel suo libro “ Intervals, Scales, Tones and the concert Pitc c = 128 Hz”, racconta che quando il suo pianoforte era intonato a 432 Hz, gli astanti osservavano non solo un incremento della ricchezza del timbro e qualità del tono, ma che quest'ultimo sembrava provenire da alcuni punti imprecisati al centro della stanza, piuttosto che dal pianoforte stesso riferendosi al celebre “LIBERO TONO ETERICO” citato da Rudolf Steiner.

Potrei continuare mettendo in scientifica relazione la frequenza 432 Hz alla replicazione del DNA, alla sincronizzazione dei due emisferi celebrali, alla frequenza del pianeta Terra, al numero de battiti cardiaci o della vicinanza della 432 Hz al RAPPORTO AUREO e alla SEQUENZA DI FIBONACCI.
Credo che quanto detto sia sufficiente per porsi qualche domanda e suggerire alcune riflessioni sull’argomento.

Non è semplice essere la cover band di Joe Bonamassa, uno tra i più grandi chitarristi americani e di chiara origine italiana, ma i Black Rock esibitisi ieri sera al ''Let it beer'' (piccolo pub romano, una piazza per concerti cover di molti gruppi rock) riescono a rappresentarlo al meglio grazie alla magica chitarra di Giorgio Meletti, al possente basso di Leo Cuomo, alla forza della batteria di Gianni Campanella e alla splendida voce solista di Francesco Volpe.

Il chitarrista Giorgio Meletti ci raccontava che secondo la sua opinione, Joe Bonamassa sarà il chitarrista che prenderà il primo posto sul podio negli States, ricordando anche i famosi Steve Ray Vaughan ed Eric Clapton sempre grandi interpreti del rock-blues. Giorgio ci spiegava con tanta energia e gioia, la sua passione per le chitarre, il suo hobby principale è quello di assemblare chitarre di ogni genere. Per avere il suono di Joe si devono utilizzare l’accoppiata Gibson per la chitarra e Marshall per l’ampli, utilizzando una Custom Shop modello Joe Bonamassa, la quale la Gibson ripropone in commercio su specifiche dello stesso Joe Bonamassa riprodotta in soli 300 esemplari.
Giorgio ci ricordava che non dobbiamo dimenticare l’effettistica, anche se Joe ne usa davvero poca, per saper suonare e studiare a fondo Bonamassa, bisogna capire i diversi modi di stili usati . Figlio di un negoziante di strumenti musicali di New York, come insegnante Joe prendeva lezioni da un grande come Rick Derringer e nientemeno che da B.B. King e all'età di soli 13 anni, Joe gli apriva i suoi concerti.... B.B.King, il re indiscusso del blues !

Concludendo Giorgio consiglia ai giovani che amano e vogliono suonare pezzi di Joe Bonamassa di avere tanta passione e senza l'applicazione giusta non si possono avere risultati decenti, ma la fortuna dei giovani di oggi e' che con internet possono vedere decine di video su come suonare qualsiasi pezzo. In altri tempi tutto era più difficile se si voleva studiare qualche musicista si avevano solo i vinili o le cassette, i quali impegnavano le persone a pulire o sostituire le puntine dei giradischi e le seconde a riavvolgere nastri nei registratori a cassette o le piastre stereo.


Noi di Freelance International Press abbiamo filmato alcuni spezzoni dei ''Black Rock e ne siamo usciti veramente entusiasti !...Grandi veramente !

Cantante ed autore milanese di nascita e marchigiano di adozione.

Laureato in Lingue e Cultura per l’impresa presso Università degli studi di Urbino, inizia a cantare giovanissimo per poi dedicarsi alla composizione di canzoni dall’età di quindici anni. Appassionato di musica italiana leggera soprattutto dei grandi cantautori oltre che di romanze classiche, studia canto e suona la chitarra, strumento preferito per la composizione dei suoi brani.

Nel 2003 è protagonista di “Ci ritorni in mente” – tributo a Lucio Battisti – patrocinato dalla Regione Marche, tour svoltosi con grande successo .

Effettua un tour in Germania cantando canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana nel mondo ed è presente in una compilation natalizia distribuita da un’etichetta indipendente tedesca.

 Capodanno 2005 si esibisce, in piazza Cavour ad Ancona, davanti a 30.000 presenti, per i festeggiamenti di fine anno.

Nel 2006 la Hitland pubblica Recuerdo de Pasion remix dei Novotono. Musica e parole in spagnolo composte da Luca. Il brano è ai primi posti nella classifica dance ed è tra i più ballati nelle discoteche in Spagna.

Nel 2006 compone la canzone “Champions for Peace Champions for Love” per le Olimpiadi di Torino 2006.   E’ ospite al premio Ivan Graziani. Agosto 2006 si esibisce nel Piazzale della Basilica di Loreto nella celebre Ave Maria di Schubert.

Settembre 2006 Partecipa allo spettacolo “Se rinasco Canto” in onda su Raidue e in mondo visione su Rai International.

Nel 2006 apre i concerti di Albano Carrisi .

Nel 2007 compone ed interpreta“Non ci sto” il brano viene scelto come canzone ufficiale per la campagna Nazionale contro le stragi del sabato sera e la sicurezza stradale “Basta un attimo” presentata a Roma il 23 Luglio alla Camera dei Deputati.

Nel 2007 viene pubblicato il suo primo album dal titolo: “Salta nel mio cuore

Numerose partecipazioni  ed interviste a trasmissioni radio e tv  locali e nazionali, tra gli altri :  Quarto Grado Rete 4, Tg5 , Rai Sport, Rai Parlamento Rai 3, Tempi  Dispari, Rai News24, Notturno Italiano, Taccuino Italiano, Cristianità, Rai International, “Demo” di Radio Uno,  Rai Tgr Marche.

Nel 2008 Riceve al Salone Internazionale del libro di Torino il premio “Le ragazze di Benin City” per la canzone “Da quanto tempo”

Nel 2010 compone e pubblica  un brano a favore dell’associazione “Io so carmela”, per la tutela ed diritti dei minori.

Nel 2011 realizza ed effettua in varie date lo spettacolo “Viva l’Italia”, ripercorrendo la storia dei 150 anni dell’Unita d’ Italia attraverso le canzoni.

Il 2 giungo 2011 canta in mondovisione diretta su Rai Sport l’inno Italiano per l’incontro di volley Italia-Cuba dal gremito Palarossini di Ancona.

Dal 2013 si dedica alla canzone italiana nel mondo ed effettua spettacoli in diversi Paesi: Russia, Emirati Arabi, Lussemburgo, Belgio, Malta, Spagna, Algeri, Albania, Isole Canarie.

Nel 2013 incide e pubblica l’album “Mondo” un remake di evergreen pop-opera Italiani e internazionali.

Nel 2014 canta per il 30 anniversario  della “Gazprom” in Siberia Russia.

Nel 2015 Pubblica un nuovo cd  “Pop italia” un omaggio a grandi successi  italiani reinterpretati.

Prosegue la sua attività concertistica con ottimi risultati a Mosca in alcuni dei migliori locali ed in Russia. Viene ingaggiato per eventi di grandi aziende, feste private in tutto il mondo.

La sua musica è definita onirica, parla di sogni, visioni, angosce e speranze. E’ un vero e proprio viaggio introspettivo che stimola alla riflessione sull’esistenza. Andrea Pinto è un cantautore nato ad Avellino, da anni vive a Leopoli in Ucraina. Ha pubblicato il suo primo disco ufficiale '' Sospiri e immagini" con la '' Green Production'' per poi passare alla sua attuale etichetta discografica ''Latlandide productions'' che gli ha pubblicato e distribuito il singolo ''Moonlight'' e con la quale ha realizzato il suo ultimo album “Sub rosa”.

Andrea Pinto, come tanti giovani hai scelto di lasciare l’Italia. Perché proprio l’Ucraina?

Ciao Michela, a dire il vero mi divido tra l'Italia e l'Ucraina. Ho trascorso molto tempo in Ucraina, ma non ho mai tagliato i ponti con l'Italia, infatti ci ritorno spesso per concerti, rassegne, promo TV e radio. In Ucraina sto ugualmente promuovendo la mia musica e ho registrato il mio ultimo disco ''Sub Rosa'' nello studio di un mio amico e produttore. Attualmente con i miei promoters ucraini oltre all'organizzazione dei concerti e delle master class alle università e al conservatorio, stiamo puntando ai network . Quindi, per farla breve, seguo due percorsi paralleli, quello italiano e quello ucraino.


A livello artistico e creativo cosa è riuscita a darti questa nuova terra?

Diciamo che ha sicuramente dato il suo contributo alla mia creazione artistica di questi ultimi anni, infatti la mia brama di avventura mi ha fatto conoscere questo paese e soprattutto la bella citta' di Leopoli, per giunta molto vivace ed artistica, dove ho avuto modo di confrontarmi con molti artisti e con diversi stili musicali. Infine, lì in Ucraina, ho visto la rivoluzione, la guerra civile e non è stata esperienza da poco. E' stato un periodo molto buio per il paese, non si sapeva dove si sarebbe andati a finire e cosa sarebbe successo; ho visto la gente soffrire e morire per il proprio paese, la tristezza e la paura negli occhi dei soldati e di quelli che partivano e che partono tutt'oggi per il fronte. Adesso grazie a Dio, la situazione e' molto più calma, anche se purtroppo la guerra continua nell'Est del Paese. Mi auguro che possa davvero finire, perchè credo che ''la pace sia l'unica vittoria da conseguire''.

E' uscito da poco il tuo nuovo album dal titolo “Sub rosa”. Qual è il significato di questo progetto discografico?

Si, proprio da poco, qualche settimana fa. Per quanto riguarda il suo significato, posso dire che: Sub Rosa è un viaggio nichilista e introspettivo nella confusione di un mondo che abbiamo da tempo rinnegato, ma di cui ne siamo purtroppo prigionieri. Sub Rosa è la ricerca di una voce che si è persa nel buio, Sub Rosa è un mistico viaggio dentro le nostre paure, Sub Rosa è l'ultima fermata di un treno notturno...Sub Rosa è l'inesorabilità del tempo, Sub Rosa è il segreto dell'amore, Sub Rosa è intimità racchiusa nel silenzio delle nostre coscienze, Sub Rosa siamo noi, vittime a volte, ma sempre ruggenti e pronti alla riscossa.


In questo disco parli di amore sincero. Secondo te parlare di sentimenti è ancora attuale?

Secondo me parlare di sentimenti è sempre attuale, sono le nostre emozioni più sincere che alla fine ci salveranno dal buio delle coscienze; lo dico spesso con versi e metafore nelle mie canzoni. In esse racconto la mia visione del mondo che spesso non coincide con le frottole che ci raccontano ogni giorno, con quello che vogliono farci credere.
Purtroppo c'è tanta gente sincera e sensibile che non ha ancora trovato la sua dimensione, ovvero il suo spazio in quest'era decadente ed incerta, in questa società fatta d'immagine, raccomandazioni e solitudine ed è proprio a loro che mi rivolgo, pregandoli di tener duro e di andare sempre avanti. I sentimenti puri vincono sempre, non perdono mai. Alla fine, vinceremo noi! Non possiamo salvare il mondo da tutte le ingiustizie e da tutto quello che non va purtroppo, ma possiamo magari recuperare il nostro spazio vitale ed "il nostro gruppo di simili" e infischiarcene di tutto ciò che non ci piace con una sincera e irriverente indifferenza. Il movimento indipendente può aiutare a tale scopo...io ci credo. Il nostro gruppo sta crescendo e andremo avanti per la nostra strada senza combattere i nostri nemici, ma lasciandoli semplicemente indietro, nel loro mondo fasullo...lontano dal nostro.

Quali sono stati gli artisti di riferimento per la tua formazione musicale?

Sicuramente i Beatles, Jimi Hendrix, i Pink Floyd, vari gruppi indie rock e grunge, ma alla fine ascolto un po' di tutto. Adesso credo di aver trovato il mio stile, sono anche mosso da una forte componente ideologica che lo rafforza molto. Dò molta importanza ai testi, per me il testo di una canzone è fondamentale.

Ti senti un musicista al passo con i tempi? Che rapporto hai con i social e con la tecnologia?

Credo di essere abbastanza al passo con i tempi considerando che io sono di quella generazione in cui non avevamo niente, né internet, né  telefoni, né social network. Credo che la tecnologia sia molto utile e che dia molte opportunità di farsi conoscere, di promuovere il proprio progetto e di portar avanti le proprie idee, ma bisogna utilizzarla nella maniera giusta, con ponderazione, altrimenti rischia di essere molto nociva.


Dove ti porterà Sub rosa nel nuovo anno?

Sinceramente confido molto in questo disco e credo che mi porterà lontano, per lo meno lo spero. Il singolo ''Moonlight'' contenuto nel disco, mi ha dato già molte soddisfazioni facendomi entrare nella top 50 della classifica Airplay ed ai primi posti di quella Meiweb.
Credo che tutte le canzoni siano molto valide, a cominciare dalle più soft e introspettive ''l'idea'', ''Sospiri e immagini'', fino ad arrivare ai toni più distorti e crudi di Black kiss e Scorci;  quindi mi aspetto delle serie proposte da parte di importanti case discografiche.

Ha origini calabresi, è nato a Crotone, ma all’età di sei anni si trasferisce con la famiglia a Reggio Emilia. E’ proprio in terra emiliana che Alfonso Oliver inizia a muovere i primi passi nel mondo della musica. Si iscrive ad una scuola pubblica e si dedica al canto moderno,oltre allo studio della chitarra classica. Per mantenersi lavora come carpentiere, ma la musica lo accompagna sempre e si impegna con determinazione per concretizzare il suo sogno. Arriva il primo album“Hotel del rock”, realizzato con il proprio gruppo “Gli Oliver”, prodotto dall’etichetta romana Terre Sommerse, un esordio che consente al giovane artista di farsi conoscere a livello territoriale. Poi una scelta, un percorso da solista, che lo porterà al primo album da cantautore “Tutta colpa della musica”, un progetto discografico che contiene otto brani particolarmente interessanti. “Giro giro mondo” sarà la track di maggior successo. Tanta radio, diverse trasmissioni televisive, live e concerti, l’incontro con i big. Continua la scia di consensi e dopo il singolo #Blablablasi aggiungonoaltre date in giro per l’Italia e in Ucraina. “30” non è altro che una provocazione rivolta a quei giovani non più ventenni che pensano che non ci sia più spazio per le speranze e per i sogni. E’ un invito a reagire, a credere in se stessi e nel futuro, perché la vita è un viaggio da affrontare con coraggio, privi di rimpianti e paure.

Alfonso Oliver, un percorso artistico fatto di sacrifici ed impegno, che ti ha portato anche in Ucraina. Dall’esordio quali sono state le tappe più importanti? E come hai vissuto l’esperienza fuori dai confini nazionali?

La tappa più importante è stata quello di iniziare questo percorso, poi tutte le volte che scrivo, che salgo su un palco, le considero grandi opportunità. I sacrifici fanno parte del gioco, e bisogna essere disposti a pagare il prezzo che questo lavoro richiede.L'Ucraina è stata una grossa scoperta per me. Grazie al cantautore Andrea Pinto, italiano ma residente a LVIV, ed ai suoi promoter, sono stato per due volte in tour in quella bellissima terra. C'è un amore sfrenato per noi Italiani e soprattutto per la nostra musica.

30, come nasce questo nuovo singolo e come è avvenuta la realizzazione del video? Perché proprio questa cifra?

Questo nuovo singolo nasce dalla voglia di provocare tutti coloro che credono che superando una certa età, i "30", si debba porre fine ai propri sogni e mettersi al sicuro,senza poter rischiare più nulla della propria vita...E' un testo scanzonato, ma se si ascoltano bene le parole c'è anche tanta nostalgia.

Che significato ha per te fare musica nell’era digitale?

Essendo io stesso dell'era digitale, non saprei forse dare una giusta risposta…Ma non mi sono mai posto la domanda devo dire.

Che rapporto hai con la tecnologia e con i social?

Molto buona. I social e la tecnologia sono tutto oggi e ad essere sincero amo la comodità che ti danno.

La vita è fatta di incontri. Quale è stato fondamentale in ambito professionale?

La mia prima scuola di canto.

Che rapporto hai con le persone che ti seguono e come vivi la popolarità?

Amo la gente e l'unica cosa di cui veramente mi preoccupo sempre, è riuscire a toccare i loro punti deboli...perché sono loro che decidono chi può o meno fare questo mestiere…E devi dare tutto quello che puoi e anche di più.

Progetti futuri.

Finirò il mio tour in agosto. Poi si torna in studio!!

Ama Fabio Concato e questa affinità si percepisce ascoltandolo. I suoi testi parlano di vita vera, di storie e realtà che appartengono a molti. Alfredo Tagliavia è un giovane cantautore, musicista e insegnante. Guarda il mondo e lo racconta in modo semplice ma diretto. Da anni si esibisce nei locali romani portando in giro le sue canzoni. Nel 2013 ha pubblicato il cd autoprodotto "Sogni di carta" che ha presentato in diversi centri culturali e biblioteche di Roma e Napoli. E’ uscito nel 2015 il secondo album “Frammenti di versi”. Lo incontriamo per una breve intervista.

Un progetto discografico che fonde musica e poesia, perché Frammenti di versi?

In realtà dietro al titolo del cd c’è un aneddoto personale. “Frammenti di versi” era il nome di un gruppo musicale che avevo da adolescente o poco più con quattro amici del quartiere, il primo in cui mi sono cimentato con musica cantautorale di mia composizione. Posso dire quindi che è un titolo “nostalgico”, un po’ come le atmosfere di tutto il cd.

Nel brano “Sprazzi di campagna” diventi un attento osservatore degli angoli della città e descrivi minuziosamente il tuo quartiere, come è nata questa canzone?

Dico spesso che non scrivo le canzoni, sono le canzoni che “mi scrivono”. Le mie canzoni sono piccoli segnali inconsapevoli che arrivano all’improvviso, dopo una giornata particolare, un giro in macchina al mare o, appunto, una passeggiata nelle strade che percorro da quando sono nato. Spesso arrivano già pronte, con parole e musica fatte, come se qualcuno me le avesse suggerite.

Stai promuovendo il cd in diversi locali di Roma, come vivi il contatto con il pubblico?

Non sono certo un animale da palcoscenico. Ho cominciato a suonare dal vivo le mie canzoni più di dieci anni dopo che ho cominciato a scriverle. Mi trovo bene nei luoghi piccoli e “culturali” : biblioteche, associazioni, piccoli teatri, ecc., dove trovo il pubblico più attento. Non mi piace invece la dimensione del pub, che considero dispersiva e poco indicata per chi vuole ascoltare attivamente la musica (anche se non si può generalizzare).

Per un artista oggi è fondamentale farsi conoscere anche attraverso i social, è così?

Credo che i social network abbiano più effetti collaterali che lati positivi. L’unico lato positivo che trovo nei social (e non dico che sia poco) è la comodità nel poter pubblicizzare i propri eventi a tante persone contemporaneamente. Il rischio maggiore è la sopravvalutazione dell’immagine di un artista a discapito dell’essenza della sua arte.

Da cantautore, che significato ha per te interpretare il testo che scrivi?

Mi ritengo, più che un poeta, un “canzonettaro”, e non credo di essere in grado di lanciare messaggi precisi attraverso le mie canzoni. Forse è così anche perché prima di diventare cantautore sono stato chitarrista per tanti anni, quindi valorizzo molto l’aspetto musicale delle mie creazioni, a volte magari curandolo anche un po’ più delle parole, che arrivano sempre di getto e che nemmeno io so facilmente interpretare.

Quali sono stati gli artisti di riferimento per il tuo percorso musicale?

I cantautori che apprezzo di più e che più mi hanno influenzato sono Fabio Concato, Pino Daniele e Samuele Bersani. Mi piacciono moltissimo anche l’autore brasiliano Joao Gilberto, inventore della bossa nova, e il chitarrista jazz americano Pat Metheny. Adoro anche le colonne sonore di Nicola Piovani.

Ambizioni e progetti per il futuro.

Il cd “Frammenti di versi” verrà presentato alla fine del mese a Napoli e a luglio un’altra volta a Roma. Parallelamente porto avanti il progetto “Cantautori tra Italia e Brasile”, insieme ad amici musicisti con i quali cerchiamo di far incontrare la tradizione cantautorale italiana e quella sudamericana. In futuro mi piacerebbe realizzare un nuovo cd in uno studio di registrazione di alto livello, magari anche con un’etichetta, ma c’è ancora tempo per scrivere e per pensarci su.

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