L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1581)

Free Lance International Press

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Montecarlo di Toscana

Lo dico da subito: sono un habitué, un frequentatore assiduo del Salotto che ogni anno ha luogo nel Borgo antico di Montecarlo di Toscana, all’interno di quella che è la Festa annuale del Vino.

Una festa come una volta. Quelle di cui la Toscana ne è piena. Serate da passare in allegria con canti, balli, cibo e tanto vino.

E il “salotto”, divenuto nel tempo “l’angolo elegante” della festa, come momento culturale con serate a tema nello splendido giardino dell’Istituto Pellegrini Carmignani in pieno centro.

Gnocchi di patate della Garfagnana

Nato dalla volontà di alcuni appassionati di vino montecarlesi, ancora oggi, tra una moltitudine di difficoltà, rappresenta un punto d’incontro per gli amanti del buon cibo e vino alla ricerca delle origini vuoi delle eccellenze culinarie locali, vuoi degli assaggi delle ultime annate proposte dalle aziende aderenti al Consorzio del Vino DOC di Montecarlo.

Ad accompagnarmi, come in tutte le edizioni alle quali ho partecipato, il mio carissimo amico nonché “gentiluomo del vino” Vasco Grassi.

Ex Presidente fondatore del Consorzio, ex direttore dell’azienda più conosciuta la Tenuta del Buonamico ma in particolare, “mente storica” del vino di Montecarlo.

Parlare con lui è come ritornare alle origini e riuscire a capire le “vere” fasi storiche che si sono susseguite in questa terra.

I Vini assaggiati

Sfatare i miti creati ad hoc e ricordare l’accaduto. Come per esempio, alla presenza delle famose “uve francesine” spesso ricordate come portate dai pellegrini che percorrevano la via Francigena.

“Quanto di più sbagliato che si possa dire e soprattutto scrivere” tuona Vasco nel ricordare che la viticultura moderna montecarlese ha un nome e un cognome preciso appartenente ad un periodo storico più recente: Giulio Magnani.

Marco Pardini

Fu lui, titolare della Fattoria Marchi-Magnani che nel 1870  partì alla volta della Francia per imparare dai “maestri” d’oltralpe, il modo per migliorare e rendere più moderni i vini di Montecarlo..

Fu allora che al ritorno cominciò ad allevare sulla collina montecarlese vitigni come  il Sauvignon Blanc, il Semillon, il Merlot, il Cabernet  Franc, il Cabernet Sauvignon, il Roussanne, il Syrah, il Pinot bianco e grigio.

Ed il locale Trebbiano assemblato con le uve francesine cominciò ad essere più elegante, morbido e profumato.

Quest’anno sono stato invitato alla serata dove il cibo ha visto come protagoniste la Patate della Garfagnana fornite dall’azienda Terre di Garfagnana di Piazza al Serchio, sapientemente preparate ed abbinate ad altre eccellenze culinarie dagli chef del Ristorante Lunardi’s. In abbinamento i vini di due aziende tra le più famose: Wandanna e Stefanini Tronchetti.

  • Terre di Garfagnana, realtà nella zona di Piazza al Serchio dove tra l’altro si coltiva la Patata garfagnina, una qualità particolare con caratteristiche salutari manifeste. A rappresentare l’azienda il giovane Mathias Bertolini che è riuscito nel proporre, insieme a questo tubero, le farine integrali macinate a pietra;
  • Ristorante Lunardi’s. Situato nel centro di Montecarlo, in Piazza Francesco Carrara di fronte alla Collegiata. Due fratelli, Giovanni e Francesco, una lunga gavetta in Australia e il rientro nella natia Montecarlo. Una cucina dagli ingredienti tradizionali, prodotti a chilometro zero, rivisitata in chiave moderna e una cantina fornitissima con etichette da tutto il mondo dove i vini locali hanno la priorità. Si sono superati nel preparare i piatti atti a valorizzare le patate garfagnine;
  • Wandanna, protagonisti antesignani della produzione vinicola Montecarlese, che ha partecipato con due vini, Terre de’ Cascineri Bianco 2020 e Terre de’ Cascineri Rosso 2020;
  • Stefanini-Tronchetti, impegno, dedizione, passione, amore in poche bottiglie prodotte. Ha presentato per l’occasione un vermentino (Gocce di Rugiada) e un rosato (Rosa di Notte)
    E co
Salotto del Vino

me in tutti i Salotti che si rispettano non è potuto mancare l’Ospite d’Onore: Marco Pardini, naturopata, esperto di etnomedicina ed etnobotanica che si è soffermato sulle numerose domande fatte da un pubblico molto attento ed interessato. In particolare quando ha presentato il suo ultimo libro Erbario poetico, storie d’erbe, alberi e altri incanti.

Festa del Vino, il Salotto del Vino e del Verde ovvero Montecarlo di Toscana in festa. Chapeau!

 

Urano Cupisti

 

 

 

 

 

 

 Francesco Battaglini classe 1981 maestro d'arte.

laureato in scultura all'accademia di Belle arti di Firenze è un artista versatile. Opera principalmente in campo artistico scultoreo ma è anche un pregevole ritrattista. Ha frequentato l'accademia di arte sacra a Firenze conseguendo i diplomi di tecnico della scultura e di maestro.

Da oltre 10 anni Battaglini si dedica a opere di decorazione. I suoi lavori sono adatti sia per ambienti chiusi che per spazi aperti. L'artista lavora presso il suo studio situato nelle colline fiorentine (Bagno a Ripoli) dove elabora con professionalità e grande abilità a opere che plasma con variegati materiali, dalla pietra grezza, al ferro, vetro, resine poliuretaniche e altro... molte le creazioni di modelli in argilla, riproduzioni di opera in resina, calchi in gesso e silicone di opere contemporanee.

Un artista che grazie a un'ottima preparazione culturale/professionale e all'estro naturale ch'egli dispone, riesce a elaborare sculture di grande valore artistico degne di essere presenti in esposizioni prestigiose. La sua carriera prevede molte mostre personali e collettive sia in Italia che all'estero. Numerosi i simposi ai quali ha preso parte.  Di Battaglini ometteremo il lunghissimo curriculum artistico che è possibile visionare in rete e passeremo invece a intervistarlo per conoscerlo meglio.

 

D- Ciao Francesco, tu ti occupi di scultura e di pittura. Vuoi dirci delle difficoltà che un artista trova nel farsi conoscere?

 

R- ciao Marzia, di difficoltà nel mondo dell’arte ce ne sono molte, la prima è trovare artisti competenti che sappiano “fare” e che dedichino la propria arte al bello e non alla vanità. Detto questo, è molto difficile farsi notare come artista, girano molte truffe nel mondo dell’arte e molte persone cercano di spillarti più soldi possibili millantando carriere rampanti, oppure opportunità fasulle, quando non hai esperienza cadi facilmente in queste dinamiche.

Inoltre non esiste più un “buon gusto” dell’arte e chi vorrebbe investire i propri capitali in questa, spesso non sa a chi rivolgersi per avere informazioni e valutazioni obiettive sul reale valore di un artista.

 

D- Tu hai raggiunto con tanta fatica e tanto impegno molti risultati dei quali andrai sicuramente orgoglioso. Vuoi renderci partecipi di qualche tuo traguardo importante?

 

R- Di soddisfazioni faticosamente raggiunte nonostante la mia giovane carriera artistica, ce ne sono diverse, fortunatamente.

La prima grande soddisfazione è sicuramente la statua monumentale in bronzo della “FORTEZZA” nella località di Grassina nel comune di Bagno a Ripoli vicino a Firenze, ottenuta tramite la vittoria di un concorso pubblico,  che rappresenta il "mio" Pinocchio con lo zaino che sale una scala infinita a simboleggiare la perseveranza e la forza della giovinezza.

La seconda scultura che mi ha dato soddisfazione si tratta  del busto in bronzo rappresentante  il Cardinale Elia Della Costa, realizzato per la chiesa di San Pietro in Palco situata nel quartiere di Gavinana a Firenze, posizionata per volontà del parroco Don Francesco Chilleri, in modo di fare conoscere agli abitanti del quartiere il volto del noto Cardinale. Nel paese di Impruneta, ho invece  realizzato per il Museo della “festa dell’uva” la scultura in terracotta, dal titolo “ la buona educazione”. Il 18 settembre, verrà inaugurato il parco dove è inserito questo mio  lavoro. Queste sono le ultime soddisfazioni, raggiunte ma vorrei elencare anche le altre, se mi è concesso. A Rufina viene installata la scultura in pietra “two face” realizzata per la Val di Sieve  in occasione  del 150° anniversario dell’unità d’Italia. Segue  “Il rapace” scultura realizzata per il parco di Travalle a Calenzano. Nella città di Ari e di Atessa nella provincia abruzzese vi sono due mie sculture in pietra, raffiguranti il dorso di una donna, e il “monumento ad una amica”. A Signa, nella sede del dopolavoro ferroviario e nel museo della stazione è presente un Crocifisso in terracotta donato al museo. A Civitella in Val di Chiana, sono presenti sia nel museo comunale che nella pieve del paese, due stemmi in terracotta, un busto in gesso raffigurante l’eccidio, mentre nella Pieve è presente un crocifisso in terracotta.

 

D- Sei un ottimo scultore, le tue opere spaziano da personaggi classici, di fantasia, religiosi a fantasiosi lavori di allestimenti per esterni: fontane, animali lavorati  con il ferro. Sei un talento non indifferente. Cosa ami di più dei tuoi lavori, cosa ti da più soddisfazione?

 

R-La soddisfazione sta nel “fare”, o meglio quando riesco ad immaginare qualcosa che vorrei creare che poi dal nulla, prende forma nello spazio. Adoro in particolare la fase di progettazione per la quale nello svolgimento iniziale  comincio a sperimentare le  varie soluzioni per giungere poi alla scelta definitiva. Inoltre l'attesa di qualcosa da sviluppare che già è dentro di me. Diventa magia quando inizio a lavorare su un soggetto con qualsiasi  materiale e non vedo l’ora di finirlo per ammirarlo. Tutto questo mi appaga, ma come saprai anche tu, la soddisfazione di un creativo dura fino a quando non gli viene in mente un altro progetto, un altro lavoro, un'altra creazione.

 

D- Nel mondo artistico come in qualsiasi altro contesto sociale vi è il pro e il contro. La soddisfazione spesso viene meno a causa di organizzazioni, burocrazie, difficoltà varie. Ti è mai capitato dover rinunciare a qualcosa di speciale a causa degli ostacoli suddetti? Cosa?

 

R-Si, a volte ho incontrato varie difficoltà e complicazioni burocratiche che rendono difficile la possibilità di partecipare a concorsi pubblici e privati. Molto spesso sono richiesti incartamenti complessi e tecnici, le documentazioni sono spesso macchinose e poco chiare. Inoltre in troppe occasioni le finanze messe a disposizione per realizzare questi lavori sono sempre molto limitate e quindi insufficienti alla realizzazione di questi.

 

D- So che a giorni nel paese di Impruneta una tua scultura in terracotta avrà "residenza". Vuoi pubblicizzare il tuo evento? Di cosa si tratta?

 

R- Certamente e mi piacerebbe pubblicizzare la cosa il più possibile perché finalmente sono riuscito a realizzare la mia prima statua in terracotta a grandezza naturale (h170cm) la quale farà parte della collezione del Museo dell’Uva di Impruneta. Un altro piccolo tassello nella provincia di Firenze che manifesta il mio lavoro. Con molto  piacere ho deciso di aderire alla richiesta di partecipare a questa iniziativa poiché l’impronta e l’Associazione artistica imprunetina di ART-ART sono state un' ottima famiglia artistica nella quale crescere per poi conoscere artisti importanti e famosi di Firenze, che con il tempo sono divenuti amici e colleghi.

 

D- Francesco Battaglini non è solo un grande scultore, ma un pregevole ritrattista. Vuoi parlarci anche di questa tua attività artistica? Quale delle due forme di arte ti da più soddisfazione emotiva?

 

R-Da sempre adoro i ritratti perché mi piace guardare la gente, trovo che in ogni individuo ci sia qualcosa di meraviglioso e unico. Per questa ragione uno dei miei ultimi progetti in divenire, è basato sul ritrarre 100 persone a figura intera di piccole dimensioni, siamo intorno ai 40cm di altezza, tutto ciò per creare una piccola folla di gente dissidente.

 

D- Ed eccoci adesso alla domanda "bianca" che rilascio sempre agli artisti; si tratta di uno spazio dove tu, come artista potrai esprimerti su qualsiasi cosa ti senti di condividere

Picchio

con il lettore.

 

R- Vorrei informare i lettori e gli appassionati del settore artistico  che nel mio laboratorio ubicato a Villamagna presso il comune di Bagno a Ripoli, vengono tenute lezioni private di arte, dal disegno alla pittura e ovviamente alla scultura, saranno insegnamenti adatti alle persone di ogni età e di qualsiasi livello di preparazione; dai principianti ai professionisti

 

Cosa augurarti Francesco? hai lavorato molto, ti sei impegnato con grande responsabilità, professionalità e grande attitudine ai tuoi lavori; sei arrivato in alto senza spinte né favoritismi e adesso attraverso i tuoi elaborati rendi migliore questo mondo buio, freddo e spesso privo di emozione. Grazie!

 

Ti ringrazio Marzia delle belle parole, per chi volesse contattarmi pio farlo nei recapiti indicati qui sotto

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 Franz Mulser

Franz Mulser, un simpaticissimo giovanottone vestito da tirolese, mi aspettava sulla strada che attraversa l’alpeggio dell’Alpe di Siusi con uno strano trabiccolo militare austriaco della seconda guerra mondiale. Di quelli che montano sui muriPuch Pinzgauer.

“Su al Gostner Schwaige sotto lo Sciliar (2.563 m) ti mostrerò cosa intendo per cucina alpina: un'intima combinazione di tradizione, natura e moderna leggerezza”. Così Franz mi ha dato il benvenuto.

Cosa ci facevo al Gostner Schwaige, nel bel mezzo dell’Alpe di Siusi, l’altopiano più esteso d’Europa? Tradizionale vacanza alpina? La scelta

 Vini assaggiati

delle Dolomiti per immergermi nella natura e fuggire dalla calca estiva delle spiagge?  Niente di tutto questo.

Mi sono ritrovato a 2000 metri di altezza a degustare VINO in un contesto di ampi prati, zone boschive, sentieri di montagna e di vetta;  un luogo speciale e decisamente diverso. Chapeau!

L’invito di quelli importanti: Elena Walch! 

Karoline e Julia mi avevano dato appuntamento, nell’ora del crepuscolo, per immergermi nell’immenso di un tramonto tra le guglie dello Sciliar e degustare alcuni vini particolari della Tenuta Walch. Quale circostanza migliore?

L’arrivo con il Puch alla Malga. Non mi è rimasto che aprire gli occhi e vedere quali doni ci offre la natura. Tutto da vedere, gustare e degustare.

Di nuovo Franz:” È dal 1990 che ho scelto di fermarmi in questo luogo dopo anni di formazione in giro per il mondo e proporre la cucina alpina:   Insalata di fiori e zuppa di fiori di fieno, succo di mela e tisana di montagna, i dolci dell’antica tradizione altoatesina e tante curiosità come le mezzelune alla farina di pere secche Al GOSTNER SCHWAIGE abbiamo un ampio giardino con molti fiori ed erbe aromatiche, alberi e cespugli. Tutto ciò che è umanamente possibile viene trasformato in succhi, tè, marmellate e molto altro”

E

 Il passito

dei vini ne vogliamo parlare? Alternativamente sono stati presentati da Karoline e Julia esaltando le peculiarità stesse negli abbinamenti.

  • Rosé 2021 20/26. Assemblaggio di Pinot Nero, Merlot e Lagrein. Ottenuto con metodo Saignée. Percorso in serbatoi inox. Perché 20/26? Perché Elena Walch ha voluto mettere in evidenza i 20° Babo del mosto e i 26° della fermentazione e…Le mie considerazioni: Giocato prevalentemente su tenui note fruttate e floreali con un gusto pulito e beverino. Eccellente, voto 90/100 (un gran voto per essere un rosé);

 

  • Pinot Bianco 2020. Le uve vengono pressate in maniera soffice ed il mosto subisce la chiarifica statica. Successivamente viene fermentato in serbatoi d' acciaio ad una temperatura controllata di 20°C. Il vino poi affina per alcuni mesi sui propri lieviti in contenitori inox. Le mie considerazioni: Al naso i profumi  fruttati con vaghe sensazioni salmastre mi hanno conquistato. Acidità e sapidità gli elementi che lo esaltano al palato con ritorni retrolfattivi. Ottimo, voto 89/100;

 

  • Chardonnay Castel Ringberg 2019. Pressatura soffice delle uve, con decantazione statica del mosto. La fermentazione avviene in barrique di legno
     Il Puch
    francese Allier. A fine fermentazione il vino viene lasciato sui propri lieviti (sur lie) e sottoposto settimanalmente alla „battonage“ per 6 mesi. Il vino matura per 10 mesi nelle barriques e per ulteriori 6 mesi in acciaio sui proprio lieviti. Le mie considerazioni: Chassagne-Montrachet o Chardonnay altoatesino? Splendido chardonnay proveniente da un “climat”, espressione di una trama vellutata e dotato di un incisivo finale sapido. Eccellente, 94/100;

 

  • ATON Pinot Noir Riserva 2017 La vendemmia si è svolta il 9 settembre 2017. Una volta giunte nella moderna cantina di fermentazione, le uve hanno subito il processo di diraspatura che lascia integri gli acini e successivamente  trasferiti per caduta, grazie alla forza di gravità, in piccole botti d’acciaio troncoconiche. A questa fase è seguita una macerazione a freddo della durata di 5 giorni e la fermentazione alla temperatura controllata di 23°, per ulteriori 15 giorni sempre nelle piccole botti d’acciaio. Il seguito caratterizzato da un periodo di 12 mesi in barriques di rovere francesi di media tostatura, periodo dopo il quale il vino ha riposato e maturato in acciaio per ulteriori 11 mesi. La lavorazione lenta e delicata è stata effettuata nel rispetto della qualità originale dell’uva e, seguendo lo stesso principio infine, il 22 agosto 2019, il vino è stato imbottigliato senza filtrazione per mantenerne l’eccezionale struttura e preservarne la naturale composizione colloidale. Durante i successivi 15 mesi di maturazione in bottiglia, “Aton” Pinot Noir Riserva 2017, ha continuato silenziosamente ad evolvere il suo potenziale sino ed essere pronto per la distribuzione avvenuta dopo il 4 ottobre 2021.  Le mie considerazioni:  Note speziate e di tabacco, felice versione che sfoggia un naso seduttivo e la
     Lo Sciliar
    trama al palato convive con una cesellatura sui tannini in un contesto spiazzante commovente. Eccellente, voto 94/100;

 

  • Vino Passito 1994. La vendemmia avviene a fine settembre ed i grappoli vengono posati su graticci in un locale ben areato dove appassiscono per 4 mesi. L’appassimento presenta una perdita di peso di circa due terzi. Anche gli zuccheri, gli aromi, l’acidità ed i tannini si concentrano. Dopo la fermentazione, che si svolge molto lentamente per un periodo di 6 settimane, avviene un lungo affinamento sui propri lieviti in acciaio per circa un anno, seguito da una lunga maturazione in bottiglia. Il contenuto zuccherino è cosi elevato che i lieviti non riescono a completare la fermentazione ed il vino rimane naturalmente dolce. Le mie considerazioni: Alleluia! Un passito che ha iniziato a farmi innamorare dal colore. Olfatto variegato intrigante e profumato. Sensazioni intense dal timbro speziato, fruttato, candito e dolcezze. Palato morbido dove una solida struttura acida e sapida mantengono l’equilibrio con le gentili note glicerlche. Eccellente, voto 94/100.

E con il calice in mano, contenente il Passito 1994, sono uscito dalla Malga a “contemplare le stelle”. Chapeau!

Urano Cupisti

Visita effettuata il 14 giugno 2022

Gostner Schwaige

Alpe di Siusi (Bz)

Cell:  347 8368154

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www.gostnerschwaige.com

 

 

 

August 26, 2022
Luigi Di Maio

Di Maio cosa è andato a fare a Kiev  "di sorpresa" - come danno da intendere i media italiani? C'era bisogno di far spendere tanti soldi agli italiani per andare là a dire due ...menzogne?? Le conosciamo a memoria, sono vergognose. Di Maio è andato "a portare il sostegno dell'Italia", ma le armi che mandate a Kiev già di per sé non bastano a esprimere "il sostegno dell'Italia"?? La dica tutta Di Maio, cosa bolle in pentola, glielo hanno ordinato gli americani?  Le affermazioni che Di Maio ha fatto a Kiev sono gravissime: "tutti noi europei dobbiamo scegliere da che parte stare" e "il governo italiano ha scelto di stare dalla parte di questo popolo sovrano che ha tutto il diritto di difendere la sua integrità, dobbiamo augurarci che si continui a sostenere con tutte le forze questo Paese, che si trova alle porte dell'Europa e non sta difendendo solo se stesso, ma tutta l'Europa".  Il governo ucraino DIFENDE L'EUROPA??  Questa menzogna è il massimo.

Poi è andato anche a Irpin - dove gli ucraini hanno montato il secondo fake, dopo Bucha, che Di Maio sostiene in pieno: "Qui - ha detto - c'è una città completamente distrutta, rasa al suolo, ma in Italia c'è ancora chi nega i fatti che sono avvenuti in Ucraina ad opera delle truppe russe, ad opera di Putin (!!) "gli ucraini non stanno difendendo solo la loro integrità e sovranità ma la libertà di tutta l'Europa, stanno difendendo tutti gli europei: non possiamo che incoraggiarli a continuare". Di Maio a Kiev ha perfino detto "Fermare immediatamente questa atroce guerra, dobbiamo ricercare con tutte le forze la pace" Ma perché l'Italia non l'ha fermata 8 anni fa?  Dov'era Di Maio durante tutti questi 8 anni di guerra feroce??  Perché le morti e le distruzioni del Donbass NON lo hanno MAI minimamente interessato?

Perché durante questi 8 ANNI DI GUERRA DI KIEV CONTRO IL DONBASS nessun ministro italiano è andato a DONEZK o a LUGANSK A PORTARE IL SOSTEGNO DELL'ITALIA??  Nessuno gli ha mandato le armi per difendersi dall'aggressione di Poroshenko e di Zelenskij?

Di Maio adesso in Ucraina vede "Morte e crudeltà. Città distrutte, rase al suolo: questa è la verità. La guerra è vera, guardate queste immagini. Chi minimizza è complice del massacro".   Ministro Di Maio, anche chi non vuole vedere le immagini della guerra nel Donbass da 8 anni, chi ha "minimizzato"  tutti questi anni è complice del massacro, ma quello messo in atto da Kiev nel Donbass, condivide la colpa di Kiev per i corpi dilaniati per le strade, i villaggi distrutti della povera gente con le loro casupole sventrate, i bambini raggiunti dalle bombe ucraine mentre giocavano davanti a casa o nelle scuole, uccisi e rimasti mutilati, le fosse comuni, piene di corpi di donne violentate e poi trucidate dai soldati ucraini , E il rogo di Odessa, Di Maio?? Dov'era??  E ha il coraggio di dire : "Non potevamo ignorare il grido di dolore di un popolo coraggioso, che non ha rinunciato a difendersi e a difenderci. Il nostro sostegno al popolo di Kiev, a questa "resistenza europea", continua. Ed oggi sono qui in Ucraina per portare il sostegno del nostro Paese.  Capovolgere la verità, difendere gli assassini e nazisti ucraini.... merita solo biasimo.

Dato che si trova a Kiev, perché non va nel Donbass?  Gli farebbe più onore.

 

August 23, 2022

Sulla stampa italiana si trovano commenti di giornalisti italiani e interviste di specialisti di Russia sulla grande tragedia che ha colpito la Russia a dir poco immondi, ignobili. La verità viene sacrificata in nome del sentimento anti russo, russofobo, che lascia trapelare un atavico odio, disprezzo e risentimento verso la Russia.  Si cerca di addossare la colpa del delitto di Darija Dughina a una certa "parte di società russa contro Putin", una "azione interna per discreditare gli ucraini" (poverini, sono così' "innocenti" che da 8 anni massacrano la popolazione civile russofona del Donbass, ma su questo gli "anti Russia", i traditori che hanno anche sangue russo nelle vene, si guardano bene dal parlarne!) Si scrive anche di "provocazione orchestrata dal regime di Putin"! Addirittura Putin o la sua cerchia avrebbe ordinato il delitto, tanto c'è sempre il paragone con la Cecenia , "i due attentati spianarono la strada per la guerra in Cecenia". Senza alcuna vergogna viene ingannato il pubblico a suon di menzogne.  Mai campagna anti russa più sporca di questa è stata fatta negli ultimi tempi. 

Gli Stati Uniti commentando l'omicidio di Darja Dugina, non parlano di giornalista, attivista sociale, personaggio pubblico, filosofa ma di "civili uccisi".  I giornali italiani parlano di Darja solo come "la figlia dell'ideologo di Putin" - denigratorio prima di tutto per la figura di Darja e in secondo luogo falso il fatto che Dughin fosse l'"ideologo" di Putin. Non si sono nemmeno mai incontrati. Ma siccome Dughin è posto come "fascista", viene insinuato che anche Putin è "fascista".  La stampa ucraina , di cui si nutre quella italiana, scrive infatti così, che "Putin è fascista e nazista" - non so se mi spiego!  E non tocco poi altre aberranti affermazioni di campioni della disinformazione e istigazione all'odio contro la Russia su la stampa che parlano di  "vendetta del Cremlino" e di "uso del Covid da parte dei Dughin per tessere trame in Europa"!! Si sputa sul cadavere di una ragazza barbaramente uccisa dall'odio dei nazisti ucraini! Come quando i russi eravano venuti  ad aiutare l'Italia e poi ci hanno sputato sopra, insinuando che i russi in realtà eravano venuti "a spiare"!

Sono stati scritti articoli infamanti, dove Daria Dughina avrebbe fatto dichiarazioni contro il premier italiano Draghi, perfino intromettendosi nelle elezioni italiane. E' stata gettata insomma nel tritacarne dei deliri russofobi più beceri!

 

 Un successo il concerto Omaggio a Rossini - Si archivia la XVIII edizione di Musica sotto le stelle. 

 

Grande successo per il concerto che si è svolto a Pontecorvo lo scorso Venerdì 12 Agosto in occasione della XVIII edizione di Musica sotto le stelle. L’evento che rientra nell’ambito della rassegna “Musica sul Monte Leuci” e che da tre anni si svolge all’interno della Basilica Concattedrale della città fluviale, è organizzato dal Comune di Pontecorvo e il Museo delle Battaglie con il sostegno della Banca Popolare del Cassinate e la direzione artistica affidata all’Assoflute Associazione Musicale. Protagonista il Quintetto Figaro composto da Fabio Angelo Colajanni al flauto e ottavino, Emanuela Signorato all’oboe, Roberto Petti al clarinetto, Simone Graziani al corno e Antonio Vincenzi al fagotto con il soprano Maristella Mariani, il mezzosoprano Paola Cacciatori e il bass-baritono Cesidio Iacobone. Il concerto è stato dedicato al 230° Anniversario della nascita di Rossini del quale sono state eseguite alcune tra le più celebri arie d’opera che hanno divertito ed entusiasmato il pubblico presente.

 

Numerose le autorità presenti insieme ad esponenti delle forze dell’ordine che hanno affiancato il Sindaco Dr Anselmo Rotondo e gli esponenti dell’amministrazione comunale intervenuti al concerto. E’ stato lo stesso Sindaco Rotondo che ha voluto sottolineare l’alta qualità artistica dell’evento proposto e ha rivolto un ringraziamento al Dr Umberto Grossi per il lavoro svolto in questi diciotto anni nell’organizzare questa manifestazione. Durante il concerto infatti sono state proiettate le immagini di tutte le attività che il Dr Grossi ha organizzato per il Comune di Pontecorvo preparate per l’occasione da Luigi Danella.

Un pensiero, condiviso da tutti i presenti, è stato poi rivolto dallo stesso sindaco alle recenti perdite che la città ha subito in questo ultimo periodo. Termina così l’edizione 2022 dei concerti di Musica sul Monte Leuci e un sentito ringraziamento va da parte degli organizzatori a quanti hanno permesso la riuscita della manifestazione, dall’Amministrazione Comunale della Città di Pontecorvo, al delegato agli eventi Massimo Santamaria, alla Banca Popolare del Cassinate sponsor ufficiale della manifestazione, alle forze dell’ordine, alla protezione civile e alle sponsorizzazione private di “Fioridea” di Beatrice Franco, Il Mulino dei fiori e ai servizi assicurativi di Riccardo Folcarelli.

 

 

L’undicesima edizione della Notte coi poeti a Villa Edera in ricordo del X agosto di Giovanni Pascoli, si è conclusa con una spettacolare presenza di pubblico e di poeti.

L’occasione era arricchita dalla presentazione in prima nazionale del libro di Antonello Colledanchise “De amor encara” (Nemapress edizioni) che raccoglie una scelta delle migliori poesie/canzoni del poeta e cantautore algherese in cinquant’anni di carriera. Prefazione di Neria De Giovanni e postazione di Francesco Santino Scogliamillo, presente all’incontro. Letture in italiano di Lucia Muzzetto. Musica: Antonello Colledanchise, voce e Cuatro venezuelano, Susanna Carboni voce, clarinetto, Raffaele Podda, fisarmonica, Riccardo Moni, chitarra.

Due canzoni-poesia in apertura e due chiusura hanno suggellato la serata condotta da Neria De Giovanni, direttora artistica della Rassegna.

Il cuore della Notte coi poeti sono stati, come sempre, i versi dei tanti scrittori che hanno partecipato, provenienti da varie parti dell’Isola e dall’estero.

Ha aperto Antoni Canu, già Croce di San Giorgio, la più alta onorificenza della Generalitat di Catalogna; Adriana Mannias Barabino, poeta di Stintino con letture dedicate all’amore e alla sofferenza femminile; Angela Baldino e Giuseppe Sechi  di Alghero, Raffaele Ciminelli di Castelsardo, Margherita Lendini  in duetto con la figlia per una poesia accorata sui dolori della guerra in Ucraina cui è seguita la lettura del canto per Mariupol di Franco Achenza interpretata benissimo da Lucia Muzzetto. Sabrina Bellu di Sassari che ha interrotto un silenzio di vent’anni per riproporsi come fine poeta; l’algherese Venere Rosati con alcuni testi  inediti di prossima pubblicazione e Massimiliano Fois, prossimo protagonista a Villa Edera,  anche lui con una poesia inedita. Ha chiuso la maratona di poesia un graditissimo ospite dalla Catalogna, il poeta Emigd Subirats.

 

Prossimo  appuntamento con la Rassegna Letture d’estate a Villa Edera mercoledì 17 agosto con due romanzi gialli: Teresa Anna Coni “La baia del diavolo”, ambientato tra Roma , i Caraibi ed Alghero e Massimiliano Fois con “Anninnia volando, una nera favola sarda” entrambi della Nemapress edizioni.

August 07, 2022

Questa strana voglia di vivere" di Veronica Liberale è stato selezionato per il “Concorso Idee nello Spazio”, Domenica 10 luglio h 21 ed è stato in scena al Teatro Lo Spazio con un piccolo estratto, per una serata di corti teatrali e scambi di idee in movimento tra compagnie teatrali

 

Siamo negli anni '60. I fratelli Cristina e Salvatore lasciano la loro casa in un piccolo paese siciliano per recarsi in Svizzera e ricongiungersi con Giuseppe, un altro fratello emigrato da tempo. La speranza è quella di trovare un lavoro ed una situazione migliore Sul treno i di vita.

 

due incontreranno uno scrittore ed un'aspirante attrice. Filo conduttore sarà il capotreno, una sorta di voce fuoricampo in carne ed ossa, onnipresente, che racconta le storie di persone mentre queste le trasporta con il loro carico carico di speranze e sogni verso un destino, si spera, migliore. Il “treno della speranza” è un simbolo dai forti connotati umani, e serve a ricongiungere le persone ai loro affetti. Rappresenta una sottile linea immaginaria che unisce un'Italia eterogenea ottimamente rappresentata dai personaggi creati da Veronica che, grazie alla sua magica penna, si tramuta in una Parca, in una Moira, giocando e intrecciando i loro destini in questo viaggio verso un destino misterioso. Un viaggio peraltro introspettivo, volto a scoprire gli animi ei sentimenti dei viaggiatori, che svelano prima il loro lato esteriore, duro o sulla difensiva, poi le loro paure ei dubbi, infine ci regalano il loro lato migliore e più umano. Tutto a ridosso della storia che raccontano e vivono, uno spaccato difficoltà di molti italiani in quegli anni, nella difficile ricerca di una stabilità economica. Dunque un racconto sull' emigrazione che ha interessato la nostra cara penisola negli anni '60. Veronica ci regala una perla, un gioiello teatrale in grado di farci vivere in maniera realistica questa tragedia attraverso i suoi personaggi, usando la sua dolcezza in maniera commovente, ma sempre strappando un sorriso e facendo capolino ad una speranza nascosta dietro l'angolo. Fa vivere i suoi personaggi che irrompono dalla quarta parete nella stessa platea, facendoli scendere in alcune occasioni dal palco per farceli sentire e vivere. poi le loro paure ei dubbi, infine ci regalano il loro lato migliore e più umano. Tutto a ridosso della storia che raccontano e vivono, uno spaccato difficoltà di molti italiani in quegli anni, nella difficile ricerca di una stabilità economica. Dunque un racconto sull' emigrazione che ha interessato la nostra cara penisola negli anni '60. Veronica ci regala una perla, un gioiello teatrale in grado di farci vivere in maniera realistica questa tragedia attraverso i suoi personaggi, usando la sua dolcezza in maniera commovente, ma sempre strappando un sorriso e facendo capolino ad una speranza nascosta dietro l'angolo. Fa vivere i suoi personaggi che irrompono dalla quarta parete nella stessa platea, facendoli scendere in alcune occasioni dal palco per farceli sentire e vivere. poi le loro paure ei dubbi, infine ci regalano il loro lato migliore e più umano. Tutto a ridosso della storia che raccontano e vivono, uno spaccato difficoltà di molti italiani in quegli anni, nella difficile ricerca di una stabilità economica. Dunque un racconto sull' emigrazione che ha interessato la nostra cara penisola negli anni '60. 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Fa vivere i suoi personaggi che irrompono dalla quarta parete nella stessa platea, facendoli scendere in alcune occasioni dal palco per farceli sentire e vivere. uno spaccato delle difficoltà di molti italiani in quegli anni, nella difficile ricerca di una stabilità economica. Dunque un racconto sull' emigrazione che ha interessato la nostra cara penisola negli anni '60. Veronica ci regala una perla, un gioiello teatrale in grado di farci vivere in maniera realistica questa tragedia attraverso i suoi personaggi, usando la sua dolcezza in maniera commovente, ma sempre strappando un sorriso e facendo capolino ad una speranza nascosta dietro l'angolo. Fa vivere i suoi personaggi che irrompono dalla quarta parete nella stessa platea, facendoli scendere in alcune occasioni dal palco per farceli sentire e vivere. 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Quello del 20 luglio sarà un estratto, non so quali e quante scene verranno proposte ma nello spettacolo completo troveremo vari personaggi. Quella che descrivo è la replica che vidi io tempo fa con gli attori che troverete di seguito.

Il ferroviere romanaccio (Fabrizio Catarci), una sorta di romantico traghettatore di queste anime semplici e al contempo una guida narrante, che accompagna verso il destino ignoto queste persone, raccontandole. È lui che spezza armoniosamente le varie scene, con delicatezza e un umorismo tutti capitolini. È l’unico personaggio non “accoppiato”, ma che si amalgama bene con gli altri. Una figura a tratti nostalgica, l’unica che pare conoscere il suo destino, quello di trasportatore di anime e di venditore di sogni. Di fondo una persona sola che però è insostituibile collante. Salvatore (Guido Goitre) è perfetto nel suo ruolo, racchiude e rappresenta il siciliano perfetto: rigido e spigoloso, geloso della sorella ma al contempo timido, introverso, sensibile e sognatore, che svela man mano la sua bellissima dicotomia caratteriale. Il suo accento siculo, gli atteggiamenti, ma soprattutto lo sguardo sognante e le sue pause di riflessione sono eccezionali e donano al personaggio una bellissima profondità. Gabriele o Mattia Pascal, (anche qui la scelta dello pseudonimo pirandelliano è azzeccatissimo), come si presenta lo scrittore (Alessandro Moser), crea quello scontro ed incontro di culture, la sua e quella dei due fratelli siciliani. La preparazione intellettuale dello scrittore, con il suo parlare in un corretto italiano mette in crisi i due isolani teneramente ignoranti. Le due culture stridono amabilmente tra loro e si fondono insieme in un dolce connubio di contrari. Ma lo scrittore poi non è così lontano da loro, mai altezzoso, scende volentieri a compromessi con i fratelli; abbandonando il suo status di persona colta, si relaziona volentieri con loro e soprattutto con la bella sorella di cui si infatua e dalla quale è ricambiato. L’attrice imberbe è una ragazza romana di nome Carla (Camilla Bianchini), dal pesante accento romanesco, bello e mai volgare che strizza abilmente l’occhio alla parlata trasteverina di quel periodo. Lei è piena di sogni e speranze di successo. Camilla ben veste i panni di questa ragazza ammaliata da un possibile successo, che però è ancora troppo giovane per capire la vita e per non cadere preda dei suoi crudeli compromessi. La ragazza farà breccia nel cuore di Salvatore, mentre lei troverà in lui quella dolcezza che evidentemente ancora non ha incontrato nel suo mondo di illusioni. Cristina (Veronica Liberale), anche lei come Guido, sembra si sia materializzata dal passato. Insieme sono fantastici, realistici, veraci. Veronica sulla scena indossa uno scialle che le ha lasciato la nonna siciliana e con quello sembra entrare in sublime contatto con lei e con i suoi gesti, riuscendo a trasformarsi in una vera donna del sud della seconda metà del Novecento, davvero credibile.

 

Complice della riuscita dello spettacolo è l’ottima sceneggiatura, che ben bilancia ogni personaggio senza appesantirlo, donandogli una propria e definita connotazione; lo spazio giusto nella storia senza prevaricare quello degli altri e riuscendo a renderlo più vero del vero. Anche i costumi di Caterina Lambiase sono un tocco di classe; sono perfetti così, come l’uso delle musiche (scelte da Pietro De Silva), tratte dal repertorio di quegli anni. Ottimo anche l’uso delle luci, suggestivo ed evocativo (di Cristiano Milasi) insieme ai suoni più che realistici sempre in sottofondo (il mare, lo scorrere del treno sulle rotaie, le voci dei passanti…). Tutte queste cose colpiscono lo spettatore e danno un tocco realistico alla storia. Non tralasciamo la bella scenografia di Luciano Nestola, dalle semplici ma efficaci trasformazioni.

 

Bello, romantico e emozionante il gioco di luci durante il corteggiamento tra Salvatore e Carla e tra Gabriele e Cristina. Ad intermittenza i nostri vengono illuminati e così portano avanti la loro conoscenza reciproca in un crescendo impreziosito dal gioco di luci. In questo modo entrambe le coppie possono rimanere sul palco, mentre la loro storia prosegue solo quando sono illuminati.  In sala ricordo gli spettatori silenziosi, fortunati testimoni di questo amore che sboccia. Il sovrapporsi del corteggiamento è un tocco di classe, proposto con una fine sensibilità. Bello lo spot dell’idrolitina (la polverina era in voga già in quegli anni), trampolino di lancio per l’aspirante attrice, che Camilla ripropone in un “playback” perfetto sull’audio originale.

Veronica ha superato se stessa sia come sceneggiatrice che come attrice. Sul suo treno ha voluto con sé dei compagni di viaggio che hanno saputo capire ed interpretare con maestria la sua idea. Un direttore d'orchestra che ha scelto i migliori musicisti per questo concerto di sentimenti e sensazioni. Mi sono emozionato, non per una scena in particolare, ma per tutto l'intero spettacolo; grazie a quell'atmosfera magica che questi artisti hanno saputo ricreare.

 

 “Questa strana voglia di vivere”

di e con Veronica Liberale, Guido Goitre, Alessandro Moser, Camilla Bianchini, diretto (e con) Fabrizio Catarci.

 

 

 

 

 

 

 

 

“Il chimico non potrà mai competere con il gallo” (H. Shelton)

 

          In natura il componente nutrizionale di un qualunque alimento (calcio, ferro, magnesio, potassio ecc.) risulta benefico per la salute umana solo se fa parte dell’alimento che lo contiene. Estrapolato perde le sue potenzialità al punto da essere addirittura dannoso, specialmente se assunto in forti dosi. Una mela di taglia media, che contiene solo 10 mg di vitamina C, possiede un’attività antiossidante equivalente a quella di 2250 mg di vitamina C di sintesi. Nel libro Alimentazione anti-canco di Richard Bèliveau e Denis Gingras (apoteosi della frutta e della verdura come strumenti anti-cancro, con  la prefazione di Umberto Veronesi) si legge quanto segue.       

          Una molecola sintetica è talmente estranea per l’organismo con il rischio di provocare effetti secondari sgradevoli, il che avviene, sfortunatamente, in pratica, in tutti i casi. Nessun studio è mai arrivato a dimostrare che dosi massicce di integrazioni vitaminiche potessero assicurare una qualunque protezione contro le malattie croniche, tra cui il cancro. I risultati di numerosi studi condotti sull’argomento indicano piuttosto il contrario: si ha un aumento di rischi di morte associato all’assunzione di forti dosi di integratori (il 28% in più di neoplasie e il 17% di decessi in più tra i soggetti che ricevevano supplementi vitaminici). In sostanza forti dosi di vitamina A ed E al posto di proteggere i fumatori dal cancro, questi antiossidanti aumentano al contrario il rischio di sviluppare la malattia.

 E’ completamente illusorio pensare di poter sostituire fonti alimentari così importanti come la frutta e la verdura con delle molecole in pastiglie. L’utilizzo degli integratori si basa generalmente sull’idea che se una molecola fa bene alla salute una dose più elevata di questa molecola darà benefici ancora maggiori, e questo è completamente sbagliato. La presenza di numerose sostanze fitochimiche negli alimenti significa che il consumo dell’alimento intero permette di aumentare la sua efficacia antitumorale agendo sui vari processi implicati nello sviluppo del tumore, qualcosa di impossibile nel caso di un integratore che contiene una sola molecola. Non solo gli integratori non possono sostituire gli effetti benefici associati all’insieme delle molecole presenti nell’alimento naturale ma la presenza di grandi quantità di queste molecole sotto forma di integratori può rendere meno efficace l’assorbimento di altre sostanze benefiche. E’ dunque consigliabile consumare queste molecole nelle forme più vicine possibile ai vegetali originali evitando i preparati già pronti.

Se l’alimentazione presenta carenza di vitamine, minerali e sostanze antitumorali, perché non vi è un consumo adeguato di frutta e verdura, la soluzione del problema non passa dagli integratori, ma piuttosto da un cambiamento profondo delle abitudini alimentari. Non esistono e non esisteranno mai pastiglie miracolose per riparare completamente i danni causati da un’alimentazione di cattiva qualità: non possiamo mangiare qualsiasi cosa e poi prendere una pillola per rimediare. Attualmente si stima che il 30% di tutte le neoplasie sia direttamente collegabile alla natura del regime alimentare degli individui.

July 28, 2022

 

Una narrazione ironica e autobiografica di questo simpatico e schietto artista, che a quarant’anni tira le somme sulla sua vita parlandoci della propria omosessualità, delle esperienze, della nascita e delle lotte del movimento gay e di liberazione sessuale.

L’Off Off è un bel teatro al centro di Roma, in via Giulia, una strada storica voluta da papa Giulio II nel XVI secolo; ancora oggi questa zona conserva il suo fascino storico. Tra suntuosi palazzi e caratteristici vicoli romani troviamo questo incantevole teatro, che non stona assolutamente in questa cornice.

Stasera l’Off Off è piuttosto affollato, evidentemente l’esibizione di Serafino ha attirato molto pubblico, soprattutto quello della comunità gay romana.

Un grande schermo in fondo al palco è pronto per proiettare immagini a supporto dello spettacolo. Ci appariranno foto e spezzoni di filmati di feste, scorci di Roma, ma soprattutto fotogrammi che immortalano un Serafino istrionico e trasformista, impegnato ad impersonare personaggi noti o inventati, tutti sempre ammiccanti e provocatori. Scorrono immagini della Roma degli anni '70 ed ’80, con scorci ormai scomparsi legati al racconto della sua vita gay, fino ad arrivare ai giorni nostri.

La scenografia è volutamente essenziale, scarna per concentrare l’attenzione su Serafino. Espone una bandiera arcobaleno simbolo della pace e sempre presente durante i Gay pride, una sedia con un boa piumato rosa e un paio di scarpe con tacchi piuttosto alti.

Quello di Serafino non è solo un viaggio nella sua vita ma anche in quella della comunità gay, di cui sono raccontate tutte le piccole e grandi conquiste, ma anche e soprattutto le difficoltà nel percorso. Una vera e propria storia sull’omosessualità in Italia. Serafino ci spiega che il termine “batuage” è in verità un francesismo inventato, con il quale si indicano quei posti dove gli omosessuali si incontravano per avere rapporti occasionali. Luoghi piuttosto noti e legati alla storia passata della nostra città come: Monte Caprino alle pendici del Campidoglio, il Circo Massimo, il Colosseo, i giardini intorno alla stazione Termini, ma anche i vespasiani sparsi per Roma; e poi i primi cinema pornografici come il Moderno, il Modernetta e l’Odeon, l' Ambra Jovinelli e i primi locali e campeggi per i gay nati negli anni ’80. Locali famosi come l'Angelo azzurro, l’Alibi, o lo Zanzibar e l’Easy going per le lesbiche, fino ad arrivare al più noto e contemporaneo Mucca Assassina del 2002. Non dimentichiamoci poi del Gender e del Degrado, altri locali cult.

Nei racconti dell’attore non mancano i luoghi di incontro più bucolici come il “Buco” sul litorale di Ostia, così chiamato perché una volta recintato, i gay (e non solo loro) tagliarono le reti per entrarci. Ogni spazio verde della capitale che permetteva un po’ di intimità diveniva luogo di incontri a quattr’occhi. Tutti i luoghi che saranno recintati e chiusi proprio per evitarne la frequentazione notturna e spesso, purtroppo, il degrado in parte dovuto all’incuria dei frequentatori ed in altra buona misura al pregiudizio dei benpensanti. Di certo se fossimo stati più aperti e meno bigotti, gli omosessuali non avrebbero avuto bisogno di cercare spazi come questi per nascondersi dal nostro giudizio…

Ma quello di Serafino non è solo un viaggio nel tempo alle origini dell' omosessualità romana, bensì anche un viaggio storico attraverso i monumenti, gli acquedotti, i parchi, di cui ci svela aneddoti particolari o sconosciuti. Sapevate che una volta l'area del Circo Massimo era un bosco? Venne tagliato per trasformarlo in un parcheggio! Attraverso inserti interessanti come questo, prendono posto altri aneddoti che vanno di pari passo con la storia italiana ed i fatti che ben conosciamo, in cui si insinua il racconto di Serafino che ci svela con ironia ed intelligenza questo spaccato di vita a molti di noi sconosciuto.

Non mancano i riferimenti a fatti di cronaca o alla più triste cronaca nera con gli omicidi di omosessuali o i pestaggi, fino all'arrivo di Mario Mieli e al primo Gay pride con altre piccole e grandi vittorie e conquiste sociali e sessuali.

Serafino ci racconta con la sua innata ilarità di quando prendeva il bus 64, affollato di preti omosessuali, ma anche di quando ha fatto il servizio militare e si è trovato alle dipendenze di un capitano anche lui gay che, prendendolo in simpatia, lo volle come “segretaria” per poi condividere le stravaganti serate tra travestimenti e scatenate feste. Da grande trasformista qual' è, ci dà un assaggio della sua bravura nei panni della sua “foniatra”, che cerca vanamente di correggere la sua voce tendente al falsetto. Irresistibile! È divertentissimo nei suoi racconti, sempre molto espressivo, eclettico; al contempo con dolcezza riesce a far affacciare tra una storia e l’altra una certa nostalgia che lo pervade, dal sapore agro dolce, per quei tempi andati, con l’aggiunta di un retrogusto amaro che svela una certa solitudine di fondo che prova, sempre speranzoso di trovare il principe azzurro. La sua situazione sentimentale attuale però non muta neanche con l’uso della nuova app Grinder, più adatta ai soliti incontri mordi e fuggi che a trovare l’anima gemella.

Serafino è bravissimo ad interagire con il pubblico, sa improvvisare e tenere testa ad ogni imprevisto tecnico, sa bene come scherzare con se stesso ed esternarlo, è bravissimo ad ironizzare sulla sua vita privata e pubblica senza essere mai volgare o triviale nonostante l’argomento trattato ben si presti a battutacce. Non fa scivoloni di cattivo gusto, tutt’altro, ci porta con sé per mano attraverso questi quarant’anni che ha vissuto, in un mondo che almeno io non conoscevo e che ogni eterosessuale sfiora appena o ignora del tutto.

Le mie conclusioni sono che per un eterosessuale la vita probabilmente è più semplice che per un omosessuale. Discriminato, guardato con disprezzo o ilarità, ritenuto un untore e portatore di AIDS e spesso neanche in grado di potersi dichiarare come tale davanti alla propria famiglia e costretto a vivere così nell’anonimato la sua sessualità. Alla fine lo spettacolo di Serafino è anche un forte messaggio di condanna verso un mondo che non accetta l’omosessualità e che la discrimina. Un racconto pieno di ricordi piacevoli, spezzato dall’inserzione di eventi tristi e che dunque risulta sempre ben bilanciato con alti e bassi che lo armonizzano senza mai eccedere. Uno spettacolo adatto a tutti, soprattutto a chi vuole curiosare nel mondo dell’omosessualità per saperne di più. Consiglierei loro una particolare attenzione a tutta una serie di neologismi o abbreviazioni specifiche inerenti l’orientamento sessuale in questa giungla di gusti disparati e ai più sconosciuti. Di fondo Serafino si mette a nudo davanti a noi toccando argomenti che per un pubblico omosessuale sono il pane quotidiano.

Io ne esco sicuramente con una visione differente, più ricco non solo di nuove informazioni, ma anche di nuove emozioni attraverso le quali ho capito più a fondo la loro difficoltà di vivere una vita serena. Serafino la racconta in maniera personale ed originale, esaltando e sottolineando quanto sia stravagante, fuori gli schemi, border line, provocatoria, eccessiva, irriverente, sfrenata, disinibita, chiassosa; ma anche goliardica, divertente, spontanea. Senza dimenticare di aggiungere quel tocco di retrogusto amaro in cui riaffiorano l’omofobia, la repressione, la solitudine, il giudizio.

 

 

“Un bacio senza nome” - Cronache di Battuage - di e con Serafino Iorli

In collaborazione con Federica Tuzi (testi) e Luisa Merloni (regia)

Montaggio video di Lucia Pirozzi, musiche di Ugo Malatacca e Francesca Bianchi

TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (Verso la fine della pandemia?)

Teatro Off Off

 

 

 

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