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MORTE CEREBRALE E TRAPIANTI DI ORGANI: QUELLO CHE DOVREMMO ASSOLUTAMENTE SAPERE

By Roberto Fantini May 29, 2023 607

Fra le numerose manifestazioni di interesse e di consenso incontrate in seguito alla pubblicazione dell’articolo del 2 Maggio scorso*, relativo alla questione dei trapianti di organo( “Donne ‘cerebralmente morte’ come madri surrogate? Ma il vero abominio è il criterio di “morte cerebrale!”), ho ritenuto proficuo dare spazio a quanto scritto da un mio amico professore di Filosofia, nonché filosofo autentico.

Le sue intelligenti osservazioni mi hanno invitato a puntualizzare con chiarezza e completezza maggiori quanto già asserito nel sopra menzionato articolo. Ciò nella speranza che detto scambio di riflessioni possa favorire in chi ci legge una migliore  consapevolezza degli aspetti problematici insiti nella complessa (e molto ignorata) questione di morte cerebrale e di espianti/trapianti di organi.

 

Alberto Stirati:

Alla base della pratica abominevole degli espianti sta il materialismo più bieco o il pregiudizio cartesiano che il “pensiero” sia eterogeneo rispetto al corpo.

Che il pensiero possa prolungarsi in una “verticalità” al di sopra (Supercoscienza) e al di sotto (precoscienza e subcoscienza) dell’orizzontalità della coscienza di veglia, non genera alcuno scrupolo nei difensori della pratica degli espianti di organi.

Se la mente fosse riducibile alla corteccia cerebrale o anche all’intera rete neuronale, come potrebbero spiegarsi tutte quelle ultracomplesse, meravigliose e coerenti operazioni che anche un corpo in condizioni di “morte cerebrale” continua, invece, perfettamente a compiere?

Una donna in stato di “morte cerebrale” può essere fecondata e portare a compimento la gravidanza senza alcun problema né per sé né per il nascituro. Giordano Bruno parlava di “Mens insita omnibus” e di “Intelletto artefice”, che “da l’intrinseco della germinal materia risalda l’ossa, stende le cartilagini, incava le arterie, inspira i pori, intesse le fibre, ramifica gli nervi e con sì mirabile magistero dispone il tutto”. Una “mens” demiurgica, quindi, che plasma il corpo; una “mens” di cui la mente di cui facciamo quotidianamente uso non è che la punta dell’iceberg.

Santa Romana Chiesa, se possibile più dualista di Cartesio, pensò bene di bruciarlo vivo.

Supercoscienza, coscienza, precoscienza e subcoscienza sono tutte funzioni che cooperano affinché l’essere vivente non si disintegri, disperdendosi in una molteplicità di elementi privi di sinergia. La “morte” è il dividersi di queste funzioni che non restano, però, MAI in uno stato di separazione, ma passano immediatamente a tessere nuovi centri di vita e di sinergia, in un processo di trasformazione perenne. 

 

Roberto Fantini:

Alberto ti ringrazio molto per le tue preziose considerazioni, che mi offrono l’occasione per alcune fondamentali puntualizzazioni.

Io, in maniera molto più elementare, vorrei riuscire a far capire alle persone (anche a quelle che hanno difficoltà a parlare di “supercoscienza” o di metafisica bruniana), che si lasciano ingannare dalla potentissima propaganda filotrapiantista, almeno due o tre cosette di estrema semplicità, che basterebbe non avere troppi pregiudizi per poter prendere in considerazione:

  1. Qualcuno, senza alcun diritto né elementi di natura scientifica a disposizione, ad un certo punto, ha cambiato il NOME alle cose: quello che veniva fino ad allora chiamato “coma depassé”, ovvero coma irreversibile, è stato ridefinito come “morte cerebrale” e, quindi, pazienti in gravissime condizioni (e probabili moribondi) trasformati in cadaveri respiranti.
  2. Il cervello è universalmente considerato la cosa più meravigliosa, complessa e inesplorata: pretendere di poter decidere che abbiasmesso TOTALMENTE di funzionare e PER SEMPRE (ovvero che non lo si possa MAI PIU’ riattivare) è, quindi, evidentemente arbitrario, illogico e antiscientifico.
  3. Gli stessi responsabili di questa aberrante rivoluzione culturale hanno dichiarato che tale decisione aveva soltanto motivazioni di carattere UTILITARISTICO, cioè che, pur restando il momento della VERA morte misterioso, per chiarissimi motivi PRATICI, si intendeva scegliere di ritenere “morti” determinati pazienti.
  4. Il sistema trapiantistico fa di tutto per non fare capire ai potenziali “donatori” che, per prelevare organi necessariamente VIVI, non è possibile attendere che l’organismo a cui appartengono (di fatto e di diritto) MUOIA VERAMENTE. Ovvero, che si debba disporre di organismi che siano anch’essi necessariamente VIVI …
  5. Il presupposto indimostrabile è che in quegli organismi (vivi!) si sia spenta definitivamente la coscienza. Ma l’unica cosa certa è che SICURAMENTE vita e coscienza non ci saranno più quando, con bisturi e sega elettrica, saranno stati espiantati i loro organi!

 

 

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Last modified on Tuesday, 30 May 2023 18:41
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