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SEMPRE PIU’ RASSEGNATI ALLA GUERRA? UNA DOLOROSA RIFLESSIONE

By Roberto Fantini July 03, 2023 501

                                                         

Erasmo da Rotterdam - Aldo Capitini

 La guerra è grata a chi non l’ha sperimentata, ma chi l’ha sperimentata prova un grande orrore se essa si avvicina al suo cuore.”

                                                                                   PINDARO

 

 

Sappiamo da sempre quanto la Pace sia difficile da conseguire, difficile da difendere e difficile da consolidare. Ma, dopo tante dolorose esperienze della nostra Storia, abbiamo finito, in tanti, per illuderci che la nostra comune sensibilità e il nostro comune pensare si fossero, oramai, efficacemente immunizzati di fronte al pericolo di subire, accettare, propugnare la guerra.

Mezzo millennio fa, Erasmo da Rotterdam ci diceva che, ai suoi tempi, nonostante  apparisse evidentissimo, agli occhi della ragione, che nessun  male di questo mondo fosse più dannoso, più rovinoso ed indegno  della guerra che gli uomini  usano praticare contro i propri simili, chi avesse tentato di mettere in discussione  tale abominio sarebbe stato trattato da “stravagante” se non addirittura da “irreligioso” addirittura in odore di eresia. E ci invitava a domandarci

 “qual genio malvagio, quale flagello, quale calamità, quale Furia infernale abbia immesso un impulso così bestiale nell’animo dell’uomo”. 1)

Ma il fatto è che, dopo le guerre spaventose che hanno massacrato la famiglia umana nel ventesimo secolo, davvero arduo risulta il continuare a credere nella fondamentale bontà della natura umana, attribuendo a forze esterne ad essa (terrene, divine o diaboliche) l’origine dell’inclinazione alla bellicosità e alla belligeranza. Per cui, l’interrogativo più sensato e più urgente da porsi non è più, oggi, quello relativo alla genesi metafisica della guerra in sé, bensì, molto più concretamente, quello di chiedersi cosa poter fare per cercare di arginare (se non estinguere) detta inclinazione con le sue devastanti manifestazioni.

Dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, si verificò, da parte degli spiriti più illuminati, primi fra tutti Albert Einstein e Bertrand Russell, un grande e ammirevole impegno nel tentativo di inchiodare l’umanità alle proprie inderogabili responsabilità, mettendo in risalto come, nella neonata era atomica, non fosse più possibile non essere irremovibilmente fermi nella condanna della guerra e nel suo radicale e definitivo rifiuto: la pace avrebbe dovuto, infatti, essere intesa come un valore assoluto, non esistendo più realistiche alternative ad essa.

Come ebbe a dire Gunther  Anders, divenute anacronistiche ormai, con l’avvento dell’era atomica, le alternative contemplate nel passato (pace e libertà; pace e onore; pace e giustizia, ecc …),  l’unica alternativa rimasta è quella tra l’essere e il non essere.

Quando Aldo Capitini, nel 24 settembre 1961, dette vita alla Marcia per la Pace Perugia-Assisi, nei Princìpi contenuti nella Mozione del Popolo per la Pace, venne molto sapientemente scritto che

La pace è troppo importante perché possa essere lasciata nelle mani dei soli governanti

 e che, di conseguenza, in ogni nazione, tutto il popolo avrebbe dovuto “continuamente e liberamente informarsi” e tutti coloro che fossero disposti ad opporsi e a resistere alla guerra avrebbero dovuto costituire una fraterna coalizione di portata internazionale. 2)

Affermava Capitini, infatti, che le popolazioni continuano a commettere l’errore abnorme di fidarsi troppo dei loro governanti.

Noi - scriveva nel lontano 1964 - dobbiamo dire NO alla guerra ed essere duri come le pietre; oggi i governi, con la decisione di fare la guerra e di usare le armi atomiche e chimiche, sono infinitamente più dannosi di qualsiasi disordine della popolazione, perché un’ora di guerra atomica può distruggere la vita di tutto un popolo.”

E proseguiva ricordandoci che

Giacomo Matteotti, nel febbraio 1915, scrisse che tutti i lavoratori dovevano fare, se scoppiava la guerra, lo sciopero generale. Intuì che l’arma della popolazione intera davanti alla guerra è la vigilanza e la non collaborazione, il rifiuto di massa.” 3)

Ma concetti come  “sciopero generale”,  “noncollaborazione” e “rifiuto di massa” sembrano oramai del tutto scomparsi dalle odierne coordinate culturali e da ogni capacità di progettualità politica, tristemente trattati come polverosi oggetti appartenenti ad arcaiche mitologie: chi ardisse tentare di farne uso, ai nostri giorni, finirebbe  certamente per apparire ancor più “stravagante”, eretico e scandaloso dell’ ipotetico uomo di pace dei tempi del menzionato buon Erasmo.

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  1. Erasmo da Rotterdam, Chi ama la guerra non l’ha vista in faccia, in Adagia, Einaudi, Torino 1980.
  2. Aldo Capitini (a cura di), Persone che marciano per la pace, Edizioni dell’Asino, Roma 2016.
  3. Aldo Capitini, La pace è sempre in pericolo, ne Il Potere di Tutti, Guerra Edizioni, Perugia 1969.
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Last modified on Monday, 03 July 2023 16:44
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