
L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Un video di qualche tempo fa che vi aiuterà a capire chi è Paolo Savona e perché sul suo nome si sta scatenando un braccio di ferro tra il Presidente della Repubblica (e le istituzioni internazionali di cui Mattarella si fa portavoce) e l'asse M5S Lega.
Il governo Gentiloni regala alla Francia tratti di mare delle coste di Liguria,toscana e Sardegna con il recente accordo di Caen in seguito ad una precedente trattativa con lo stesso Gentiloni all'epoca ministro degli esteri del “meraviglioso” governo Renzi.
Con questo regalo, non ratificato dal nostro parlamento, la Francia ha già modificato le acque territoriali della Corsica da 12 a 40 miglia mentre nella parte Nord occidentale della Sardegna addirittura fino a 200 miglia.
Alcuni pescherecci italiani sono già stati fermati dalla guardia costiera francese.
Il tratto di mare interessato è tra i più pescosi d’ Italia.
Sardi e liguri sono furiosi ed anche noi dobbiamo esserlo, anche per un altro motivo.
Infatti in questo spazio regalato alla Francia c'è una mega riserva di gas da 1,4 trilioni di metri cubi di gas e 0,42 miliardi di barili di petrolio.
Non è dato sapere cosa abbiamo avuto in cambio dal nostro "amico"Macron.
I francesi,non essendo stato ratificato l'accordo dal parlamento italiano hanno proceduto all’ occupazione tramite un decreto europeo.
L’Italia ha tempo fino al 29 marzo per fare ricorso tramite il nostro governo.
Praticamente abbiamo subito una onta che, a nostro avviso, è da considerarsi alto tradimento da parte del governo e di quelle istituzioni che dovrebbero tutelare l'integrita' territoriale.
Nuove norme e sanzioni per chi guida con il cellulare
Nel mese di Maggio verranno attivati, a Roma, in modo sporadico, i "rilevatori tutor" in tangenziale in entrambe le direzioni. Funzionano in due modi, o come tutor o come e veri propri velox istantanei. Entreranno in via definitiva dal mese di Luglio.
Chi passerà nella corsia d'emergenza, verrà comunque fotografato.
Dunque, fare attenzione.
A partire da martedì 27 Marzo entrerà in vigore il nuovo codice della strada.
Chiunque verrà sorpreso alla guida del veicolo, anche se è fermo ai semafori o agli stop, con il cellulare o altri apparecchi similari
la sanzione è la seguente: ritiro immediato della patente e una multa da 180 euro fino a 680. Quindi stare molto attenti, organizzarsi con il viva voce e se si indossano gli auricolari ricordarsi che un orecchio deve restare libero.
Il fatto di avere il telefono in mano e parlare attraverso il vivavoce dello stesso, comporta ugualmente la sanzione. A cui andra' aggiunta quella per guida con una sola mano da €161 e 5 punti in meno sulla patente di guida.
Un'inchiesta dell’associazione consumatori, su 50 punti vendita, rileva che tutti gli operatori tendono a non comunicare i costi reali delle offerte agli utenti. Troppi servizi aggiuntivi, già attivati sulla sim al omento della sottoscrizione del contratto. Altroconsumo denuncia gli operatori Tim, Wind 3, Vodafone all’Agcom e all’Antitrust.
Gli operatori mobili tendono a nascondere il costo reale delle offerte telefoniche agli utenti. Non comunicano loro, infatti, al momento della sottoscrizione, i costi di alcuni servizi pre-attivati nelle sim: per a segreteria telefonica, il “ti ho cercato”; i costi di attivazione, quelli per rinnovare il proprio piano tariffario, il canone mensile per l'antivirus e tanti altri.
È quanto risulta da una inchiesta di Altroconsumo in 50 punti vendita in 5 città - Milano, Torino, Bologna, Roma e Napoli, da cui l’associazione dei consumatori ha sporto denuncia ad Agcom e Antitrust contro i quattro principali operatori. “Emerge la scarsa trasparenza di tutti gli operatori, Tim, Wind 3, Fastweb, Vodafone. Anche se alcuni nascondono più costi di altri”, dice a Repubblica.it Ivo Tarantino, responsabile relazioni esterne dell’associazione consumatori.
“L’utente attiva una offerta e non viene informato dei costi totali, che scopre solo dopo aver visto la bolletta. Dovrebbe invece saperli subito, per poter eventualmente disabilitare quelli che non gli servono”. E’ il caso certo della segreteria telefonia, resa obsoleta da Whatsapp. “Ne risultano aggravi i costo di alcuni euro al mese, almeno”.
L'INCHIESTA
Per ciascun gestore, Altroconsumo ha visitato dieci punti vendita, due in ogni città dell'inchiesta (per Wind 3 sono sia i punti Wind sia quelli 3). Un rappresentante dell’associazione ha fatto finta di voler cambiare operatore. Il profilo di offerta preso in considerazione: 500 minuti di chiamate, pochissimi sms (meno di cinque al mese, per il resto Whatsapp) e un giga per navigare.Nemmeno un addetto alle vendite su due (48%) ha voluto sapere il profilo, né ha chiesto quale fosse la tariffa in uso. “Il 32% delle offerte consigliate conteneva minuti illimitati, cosa assolutamente inutile per il profilo e che avrebbe fatto lievitare il costo fisso mensile fino a 15 euro. Anche per quanto riguarda internet si punta in alto: il 36%
ha proposto tariffe con più di 10 giga mensili”, spiega l’associazione.
“Nei punti vendita ci sono stati pochi sforzi per adeguare la proposta alle esigenze del cliente, tanti per occultare i costi dei servizi attivati preventivamente sulle sim, lasciando l'utente alla propria esperienza e al proprio credito residuo. Sono i costi extra soglia, quelli su cui gli addetti preferiscono glissare più frequentemente. I negozi che non li menzionano, neanche quando si fa riferimento a possibili spese aggiuntive, sono quasi tutti: 48 su 50”.
IL DETTAGLIO DEI COSTI
“Anche se tutti nascondono costi, ci sono alcuni che hanno meno voci nascoste”, dice Tarantino. “Dalla nostra inchiesta risulta che Fastweb è quello con meno costi nascosti”. Risulta che il 10 per cento ei negozi ha taciuto del costo di attivazione (5 euro), mentre tutti non hanno detto all’utente dei costi extrasoglia. Questi per altro sono puntualmente taciuti da quasi tutti i negozi di tutti gli operatori (il 100 per cento per Wind 3, l’80 per cento per Vodafone, il 90 per cento per Tim). Nel caso di Wind, tutti i negozi hanno detto del costo di attivazione (3 euro), ma tutti hanno nascosto anche il costo del piano tariffario (50 cent a settimana) e del recesso anticipato (16 euro), mentre il 70 e l’80 per cento di loro (rispettivamente) ha taciuto il costo dell’sms “chiamami” (19 cent a settimana) e della segreteria telefonica (12 cent al minuto). Per 3 Italia l’80 per cento ha nascosto il costo della segreteria (20 cent a chiamata), il 70 per cento quello del costo dell’sms “ti ho cercato” (1,50 euro al mese di utilizzo effettivo), il 50 per cento il costo di recesso anticipato (46 euro) e il 10 per cento il costo di attivazione (3 euro).
Nel caso di Tim, tutti i negozi hanno detto di quest’ultimo (5 euro), mentre la metà ha nascosto il costo di base Prime GO (49 cent a settimana, anche questo disattivabile). L’80 e il 90 per cento ha nascosto rispettivamente i costi del Lo sai e chiama ora (1,90 euro al mese) della segreteria telefonica (1,50 euro a chiamata). Per Vodafone: tutti hanno nascosto il costo del recesso anticipato (26-45 euro), del controllo del credito (19 cent al minuto con 20 cent di scatto alla risposta), il 90 per cento quello della segreteria (1,50 euro al giorno di effettivo utilizzo). L’80 per cento il costo di “chiamami” (12 cent al giorno di utilizzo) e dell’extrasoglia. Il 70 per cento il costo dell’antivirus (1 euro al mese) e dell’opzione per il piano tariffario (49 cent a settimana). Meglio va per quello di attivazione (5 euro), celato solo dal 10 per cento dei negozi.
L’inchiesta di Altroconsumo rivela ancora una volta – come per il caso del passaggio alle tariffe a 28 giorni – che gli operatori stanno cercando modi indiretti e poco visibili per aumentare il costo delle tariffe. E così recuperare ricavi dopo la stagione di grossi sconti, che hanno portato i canoni italiani a livelli tra i più bassi in Europa. Cioè, molto bassi almeno per gli utenti esperti che sanno di dover disattivare i servizi nascosti.
Immobiliare Bankitalia. Fatta la legge trovato l’inganno. Ecco come.
Una normativa della BCE stabilisce che le banche centrali europee non possano più possedere beni immobili, esclusi quelli usati per i loro uffici.
Così, alla chetichella, Bankitalia nel 2014 ha ceduto i suoi immobili, in prevalenza nel centro-sud, di cui 187 di pregio solo a Roma,alla Sidief Spa, interamente partecipata, che ha nel suo “ventre” 9.000 immobili.
Però gli alloggi trasferiti alla Sidief dovranno seguire, guarda caso, le modalità disciplinate da uno specifico regolamento di Bankitalia.
Ne deriva che gli immobili possono essere assegnati esclusivamente al personale in servizio o in quiescenza, e solo a seguito di una gara, gestita, naturalmente, da Bankitalia, con criteri e garanzie proprie del procedimento amministrativo, ai sensi della legge L.241/90 e successive modifiche ed integrazioni.
Alla gara è riservata la partecipazione ai dipendenti e pensionati che non siano proprietari di unità immobiliari ad uso abitativo ubicate nel comune nel quale si trovano gli alloggi offerti o nei comuni confinanti.
Nella definizione dei canoni di locazione da applicare, la banca centrale ha assunto quale criterio economico oggettivo quello definito negli accordi territoriali conclusi, a livello locale, dalle organizzazioni sindacali rappresentative dei proprietari degli inquilini.
Peccato, però, che i patti territoriali siano applicati al livello minimo su palazzi di pregio, nelle zone più belle di Roma, ed in altre città, mentre le tabelle pubblicate si riferiscono solo a quegli immobili affittati a terzi e non a quelli “ scontati” per i dipendenti.
Nel 2004-2005 Bankitalia ha aumentato i canoni, che erano a livello ridicolo, e poi ha iniziato, e solo per i terzi, ad applicare un canone più vicino al mercato.
Così i Vip della banca pagano un affitto pari a circa la metà del valore di mercato e tra i terzi sono stati considerati anche i loro figli.
Le pratiche di sfratto per chi non si fosse adeguato ai nuovi canoni sono iniziate a scoppio ritardato, dopo un decennio. Conclusione: nessuno se ne è andato, e tutti hanno continuato a pagare il dovuto precedente, cioè secondo il vecchio canone di affitto mentre la Sidief ogni 6 mesi invia una nuova richiesta, con tanto di missiva, per non perdere il diritto, e nulla cambia.
Tassi bancari alla “sbarra”e novità sui crediti insoluti ed altro. La storia degli ultimi anni è lastricata dai tassi usurai, cioè dagli interessi illegittimi applicati da numerosissime banche e finanziarie che hanno superato la soglia consentita da Bankitalia, e quindi divenuti usurai.
Tantissime le sentenze contro l’illegittimo comportamento del credito.
L’ultima della serie è la condanna di Unicredit, Intesa S. Paolo e Bnl, per 11milioni di euro sancita dall’Antitrust per l’addebito sugli interessi debitori raccolti in modo illegittimo.
Dall’istruttoria dell’Antitrust emerge che le tre banche hanno adottato condotte aggressive, in violazione del codice del Consumo, aventi ad oggetto la pratica dell’anatocismo bancario ( calcolo degli interessi sugli interessi a debito nei confronti dei consumatori).
Il totale del mercato del credito illegale “ a strozzo”, durante la recessione , tra mafia e banche , ha raggiunto un giro di affari di 24 miliardi di euro, ed ha coinvolto circa 200mila imprenditori e professionisti del nostro Paese, un dato decisamente in aumento rispetto ai 20 miliardi stimati nel 2011, anche se, però, le denunce sono rimaste al palo.
Tra le svariate anomalie del sistema bancario e finanziario c’è da segnalare anche la stranezza del forte divario esistente tra i tassi sui mutui ( con garanzia ipotecaria) e quelli agganciati al quinto della pensione, che superano abbondantemente il doppio, collocandosi vicino all’8% , oltre che con gli interessi stornati anticipatamente dalla cifra da erogare , il che non giustifica assolutamente il tutto, mentre Bankitalia rimane silente, come anche il mondo della politica.
E per fare un esempio concreto su questa tipologia di malefatte bancarie e delle finanziarie ( la maggior parte di emanazione bancaria) citiamo Bnl Finance , come esempio ( ma le altre sono sulla stessa linea), che propone un’offerta di credito, sostenendo che è “ particolarmente vantaggiosa”, con scadenza 31/1/2018, e dedicata ai pensionati, con un Taeg fisso all’8,11% ed il Tan fisso al 7,51%, durata 60 mesi ( 5 anni).
Dunque, per un prestito di 15mila euro il reale credito erogato sarà di 12.382,53 euro, in quanto la banca si trattiene anticipatamente tutti gli interessi.
In tal modo se il creditore dovesse estinguere anticipatamente il prestito, gli interessi già incamerati non verranno restituiti.
Tra l’altro è bene ricordare che lo scoperto di c/c , che prima poteva essere concesso fino a 3 volte l’ammontare della pensione o dello stipendio, è stato ridotto solo a due mensilità, e ciò proprio per spingere maggiormente verso richieste di finanziamento.
Un’altra novità dell’ultima ora riguarda i crediti deteriorati. Ora una normativa stabilisce che le cessioni di questi insoluti possa essere messa all’asta, in modo tale da poter consentire alle banche maggiori recuperi rispetto alle cessioni di pacchetti alle bad bank.
La base di partenza per le aste prevede uno sconto del 70% per i piccoli crediti e del 50/60% per i grandi crediti.
Inoltre, c’è da segnalare il non funzionamento dei prestiti vitalizi per gli anziani, che sono dei veri e propri fantasma, anche se varati con legge, ma approvati solo da Unicredit, Intesa S.Paolo e Mps. Questa tipologia di prestiti, di fatto, non viene applicata neanche dalle tre banche di cui sopra.
Dulcis in fundo. Ora banche e finanziarie potranno mettere all’asta i beni immobili ipotecati, in caso di non pagamento delle rate sui mutui erogati, senza più dover passare per una sentenza del giudice, grazie a Renzi e soci, che hanno favorito come non mai, nella storia italica, il sistema bancario e finanziario, piuttosto che occuparsi dei poveri e del lavoro vero, e non di quello a termine ed occasionale.
Per la Russia il 2017 si chiude con un'inflazione insolitamente bassa. Dopo diversi anni di recessione e una ripresa lenta, l'industria russa ha ripreso la produzione superando le attese. Se l'occidente ha esteso e prolungato le sanzioni contro Mosca, ciò non è stato un colpo mortale per l'economia russa, anzi ne è sortito un effetto contrario.
Per la prima volta nella storia della Russia, la deflazione ha superato l'inflazione per ben due volte. Ad agosto 2017 i beni e i servizi sono diminuiti dello 0,5% , a settembre, dello 0,1%. Ciò significa che le imprese, non riuscendo a vendere a determinati prezzi parte dei beni e servizi, cercano di collocare questi a prezzi inferiori.
In tutte le regioni della Russa l'inflazione e' scesa sotto il 4%, solo nella regione della Yakutia c'e' stato un -4,9%, la crescita dei prezzi più bassi e' stata registrata nella regione dI Penza, -1%.
I prezzi alimentari sono aumentati dell 0,2% e i prodotti non alimentari dello 0,9%, ciò significa che la struttura dell'inflazione e' cambiata in modo significativo e l'aumento dei prezzi non ha avuto un contraccolpo pesante per il 30% dei russi, anche se non si tratta della maggioranza della popolazione, ma e' sempre un segnale positivo.
Anche per l'industria il 2017 e' stato super, un vero record per i prodotti russi: l’incremento della produzione si e' moltiplicato per due; negli ultimi due anni l'industria era rimasta ferma, alla fine di questo anno la produzione industriale ha raggiunto l'1,2%, il doppio del 2016.
Il 28 giugno 2017 la UE ha rinnovato le sanzioni economiche che rimarranno in vigore fino al 31 gennaio 2018, mentre ad agosto 2107 il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato un ''pacchetto'' di sanzioni che quasi sicuramente saranno operative ad inizio 2018.
Le sanzioni europee prevedono il divieto di ingresso di un certo numero di funzionari e imprenditori russi insieme a misure restrittive per progetti commerciali internazionali. Ciò vale anche per il settore bancario, viene negata la collaborazione con la Banca Commerciale Nazionale Russa e Tempbank. La parte ''comica'', si fa' per dire, e' che molti esponenti politici europei criticano questa decisione e molti si recano a Mosca per discutere di come toglierla. Questa storia delle sanzioni iniziarono a luglio del 2014 in risposta alla crisi Ucraina.
Stando alle dichiarazioni del presidente russo Vladimir Putin le sanzioni hanno colpito l'economia russa non tanto quanto il calo del prezzo del petrolio. La crescita dell'economia in Russia e' dovuto quindi al rialzo del prezzo dell'energia di cui la Russia ne è ricca e dei suoi vincoli esterni.
Per il 2018 Nikolai Kashcheev, direttore della ricerca e analisi di Promsvyazbank, ha spiegato che con alcune riforme l'economia e l'industria russa con tutta probabilità raggiungera' il 4-4,5% di crescita annuale entro il 2019. Sarà un buon obiettivo dopo questi anni all’insegna delle sanzioni e della recessione.
Un bell’evento per rimarcare ancora di più il filo diretto che lega l’interscambio commerciale tra Italia e Russia. Italyweek, la settimana dell’Italia, si è svolta a Mosca dal 5 dicembre al 12 dicembre nella sala interna del Manezh (maneggio degli Zar) a poche centinaia di metri dalle mura del Cremlino. Qui al Manezh, arte, moda, turismo, tecnologia, gastronomia e musica sono stati i pezzi forti esposti e presentati dal nostro paese ai moscoviti. Il turismo ha fatto la voce grossa della manifestazione, stand della Sardegna, Basilicata, Puglia, ed infine un workshop, hanno contribuito ancora di piu' all'affermazione del turismo russo in Italia. Del resto, il popolo russo ci ama e ci ammira e ciò si traduce anche in forti introiti economici, ogni anno migliaia e migliaia di russi frequentano le nostre spiagge e visitano le nostre città.
Anche per quanto riguarda la musica c'e' stata un'interessante presenza italiana, il professore di canto Alessandro Svab, ha presentato l'Accademia Lirica Santa Croce di Trieste, scuola internazionale di canto, portando con se' cantanti di eta' molto giovane, nell'intervista sul video sentiremo alcuni progetti della scuola portati e presentati in Russia. Anche per il pop, un grande successo con il cantante Thomas Grazioso, gia' conosciuto in altri concerti, ha cantato alcune delle sue canzoni e alcuni successi italiani famosi in Russia.
Gelati e pasticceria e' stata la parte gastronomica italiana, il gelato italiano e' molto amato dai turisti russi che si recano in Italia durante il periodo estivo, qui al Manezh era rappresentato da alcune ditte che lavorano in Russia, così pure Si sono affacciate ditte di cosmetica molto apprezzate dalle visitatrici dell'evento.
Il successo ottenuto in questa manifestazione e' dovuto anche alle solide radici europee e cristiane, ma soprattutto nei passati secoli i nostri artisti, scienziati, architetti e persino nostri militari hanno contribuito alla grandezza della Russia, basta fare una passeggiata per le strade del centro di San Pietroburgo o tra le mura del Kremlino a Mosca per rendersene conto.
Mentre di contro, ma positivamente, la storia della comunità russa in Italia affonda le proprie radici ben prima dei famosi eventi del 1917 con rapporti di reciproca stima e affetto. Non è un segreto, infatti, che l’Italia abbia sempre attirato i russi. Molti arrivarono per caso e si stabilirono a lungo, incapaci di lasciare l’ospitale Paese dell’arte e del buon clima. La figura di Gor'kij all'inizio del Novecento è molto popolare in Italia come scrittore di fama internazionale, tradotto in molte lingue; ma non è solo come scrittore che viene accolto, è un simbolo della lotta dell'intelligencija contro il potere zarista, è il rappresentante della coscienza rivoluzionaria russa, è un fuoriuscito politico. A Capri giunge accompagnato dalla sua compagna, la famosa attrice Marija Andreeva, e dal segretario Nikolaj Burenin il 2 novembre 1906 a bordo del piroscafo Mafalda e si stabilisce all'Hotel Quisisana.
Tatyana Andriyas, la bella e affascinante curatrice della mostra nell'intervista finale ha voluto ricordare che l'evento e' organizzato anche per incrementare l'interscambio commerciale e culturale tra i due paesi, noi la ringraziamo per l'ospitalita' e il lavoro svolto per la riuscita di questo evento e l'aspettiamo per il prossimo ITALY WEEK del 2018.
I furbetti delle società fornitrici di energia elettrica, Acea in testa. A Roma, Acea su due milioni ed 800 mila contatori online ne copre meno della metà , non funzionano , perché la società non riesce a decodificare tutti i dati che giungono a destinazione. Per cui, dopo, sono dolori perché giungono conguagli da horror, che non dovrebbero essere consentiti, proprio perché si hanno contatori online. Ed allora, per sopperire alla parte di non lettura online, Acea ha preso accordi con società terze, per la lettura, almeno annuale dei contatori non letti. Intanto, sia Acea, che le altre società fornitrici di energia intascano bei soldoni in più, basandosi sulle stime precedenti, ma rigorosamente aumentate, proprio per evitare conguagli sfavorevoli con l’utente. Chi interviene sulla questione? Magistratura, associazioni dei consumatori, Antitrust per l’energia? Ma neanche per sogno.
Come d’altronde accade anche per le chiamate telefoniche dai vari call center che propongono nuove offerte. Dunque, siamo nella terra di nessuno , dove ciascun utente deve cercare di arrangiarsi alla meglio. Ma su Acea c’è anche di peggio. La società, infatti, per la lettura dei contatori si affida a società terze, come Areti ed Easy Servizi , che però se le si chiamano non risponde nessuno. Ed è già un bel segnale di inefficienza totale. Accade infatti che venga lasciato un foglio prestampato in cui si indicano mese e data oltre che clienti da visitare per la lettura del contatore. Ma poi non viene nessuno, oltre che il foglio non reca il responsabile ne una firma. Per cui potrebbe anche essere un clone di chi si voglia. Poi, magari capita che il presunto addetto alla lettura venga il giorno dopo l’avviso. Tra l’altro il tecnico inviato dalle società terze di cui sopra percepisce un euro a lettura. Ora, ci si chiede, ma l’Acea a chi affida la lettura dei contatori ? A strozzini ?Oltre al fatto che non ci dovrebbe essere la lettura perché online. Ma il peggio non finisce mai. Suonano al citofono, ed un incaricato presunto della Areti dice che deve leggere il contatore. Si obietta che senza preavviso non si entra in casa. Il ragazzotto se ne va, con la coda tra le gambe. Si telefona all’Acea, dove dicono che senza preavviso non può entrare in casa nessuno. Si telefona alla Areti. Solo un disco ripetitivo fine a se stesso. Così non si può neanche controllare il nominativo dell’eventuale controllore. Dunque, siamo nella terra di nessuno, ed Acea fa finta di nulla.
Decolla l’utile Unicredit, ma a scapito della clientela. Infatti, l’amministratore delegato francese, Jean Pierre Mustier, ha portato a termine un aumento di capitale da 13 miliardi, ha ceduto alcuni asset non ritenuti necessari, mentre ha usato machete e bisturi per far ripartire la banca, e ciò a scapito soprattutto dei fedeli della banca. Ma non siamo in chiesa.
Dunque, nel terzo trimestre 2017 l’istituto di credito chiude con guadagni netti per 2,820 miliardi di euro, più che sestuplicati rispetto ai 447 milioni dello stesso periodo del 2016. Nei nove mesi di quest’anno l’utile netto è stato di 4,67 miliardi, contro l’1,16 mld dell’anno scorso. Il Cet 1 è atteso oltre il 13,5% a fine settembre di quest’anno. Poi, ci sono voci di corridoio che si rincorrono che vedrebbero Unicredit interessato alla Commerzbank, anche se c’è chi sostiene che la notizia sia una bufala. Ma le mozzarelle di bufala sono molto buone ed appetitose. Dunque, ci si chiede, a Mustier l’affare fa gola? Fatto è, comunque, che tra tagli di agenzie e ridimensionamento delle strutture, oltre che sforbiciate al personale, ed apertura degli sportelli cassa fino alle 13,30, a rimetterci è sicuramente il cliente, che ora si ritrova di fronte a code estenuanti agli sportelli. Poi c’è anche personale di cassa , che intanto l’orario lo deve rispettare, che non curante delle file attende i comodi di qualcuno che riempie moduli su moduli, senza averli compilati prima, e così uno sportello cassa rischia di rimanere bloccato per 45 minuti ed oltre, mentre la gente sbuffa, ma non protesta. E la clientela, come le pecore se ne sta silente nell’ovile, senza provare almeno a cambiare banca.
Poi c’è l’ufficio stampa, ben nutrito di personale, che è stato capace anche di trasmettere i dati del bilancio preventivo del terzo trimestre senza che il CdA li avesse approvati, ma non posiziona una riga su quali siano le reali sofferenze della banca, che secondo voci solitamente bene informate, si assesterebbero oltre i 60 miliardi. Così il Cda, in fretta e furia si è dovuto riunire la mattina del giorno dopo la diffusione della notizia del bilancio, per riparare i danni, ed approvare i dati. Ufficio stampa fantozziano? Una sforbiciata anche qui per diminuire i costi? Ma che vai a toccare i troppo spesso imbucati dai vertici precedenti della banca? Meglio prendersela con la clientela, sempre più disorientata e frastornata. Inoltre, non si sa quante siano le cause in atto per i tassi usurai applicati, e quale sia l’eventuale importo globale.
La realtà è che alla guida di Unicredit c’è un francese, messo lì, non a caso, da coloro che possiedono pacchetti sostanziosi di titoli, e che messi insieme controllano la banca, stranieri, che se ne fregano dei tagli del personale, di chiusura di agenzie ed altro. L’importante è che il titolo cresca di valore e che, altresì, l’utile cresca, mentre “ i bamboccioni italici” restano nel recinto.
Conclusione. Non è tutto oro ciò che luccica. A volte il troppo bagliore acceca. Infatti, se da una parte l’utile cresce, questo si trova a cozzare con una montagna di sofferenze, per cui una buona fetta del profitto rischia di essere stornata ad ammortamento. Per cui si potrebbe presupporre che l’utile da distribuire non sarà , poi, così eclatante.
Dalla Germania possibili spiragli per facilitare l’uscita dall’Euro di altri Paesi, Italia compresa. Infatti, nella possibile coalizione di governo che Angela Merkel starebbe preparando con Verdi ed i liberali della Fdp, si è già iniziato a ragionare anche sulla possibilità di modificare i trattati, in modo tale da poter consentire la fuoriuscita dall’Euro per chi lo desiderasse. Infatti, il leader del partito liberale Democratico tedesco ( Fdp) Christian Lindner, quale possibile candidato ministro della Finanza, in sostituzione di Wolfgang Schaeuble, è convinto che la Germania dovrebbe lavorare per favorire una revisione dei trattati che contempli l’eventuale uscita dall’euro di un membro dell’Eurozona. Ed a tal proposito ha rilevato: “ Penso che la cancelleria ed il ministero della Fdp, sarebbero ciascuno migliori rispetto ad un ministero nelle mani della Cdu “ di Angela Merkel.
Attualmente non sono previste modalità per recedere dalla moneta unica, salvo innescare il processo più generale di separazione dall’Unione Europea.
Lindner, poi, ha respinto l’idea di trasformare l’Esm (Fondo salva-stati) in un equivalente europeo del Fmi, in grado di poter fornire sostegno finanziario ai Paesi in crisi, chiarendo che “ In un’unione monetaria nella quale le regole sul deficit di Maastricht sono rispettate non c’è necessità di un fondo di salvataggio permanente”. Infine, si è detto scettico sulla possibilità di creare un fondo interbancario europeo a tutela dei depositi.
D’altronde l’Italia è da tempo in deflazione, il che significa che il debito rimane elevato e crescente, mentre gli stipendi non crescono, ed i consumi arrancano. Per fare un esempio, chi ha comprato una casa cinque anni fa ha scoperto che la sua abitazione vale oggi il 30% in meno, mentre il debito del mutuo rimane lo stesso. E di qui partono anche parte delle sofferenze bancarie.
Anche il titolare del più antico caseificio italiano, Roberto Brazzale, in una intervista a La Verità, sostiene che “ l’eurotedesco” soffoca le imprese e l’economia italiana, e propone di uscire al più presto dalla moneta unica, riappropiandoci della Lira.
L’ex ministro del Tesoro greco,Varoufakis, sostie che “ la UE non esiste, e che con l’euro l’Italia ha perso 20 anni”. L’ex ministro rileva che l’Italia prima dell’euro cresceva, ed era un Paese con un surplus della bilancia commerciale e di bilancio, cioè un Paese che esporta di più di quanto importa ed il governo incassa di più di quanto spende. Dunque, un’economia con due avanzi del genere dovrebbe prosperare e non stagnare.
Il Fisco bussa alla porta se i versamenti sul c/c postale o bancario non sono giustificati. Meglio tenere i soldi sotto la mattonella, se le somme incassate non sono giustificate, cioè soldi in nero.
Sotto la lente di ingrandimento del Fisco, quindi, non finiscono solo i bonifici ricevuti da altre persone, ma anche i versamenti sul conto non giustificati fatti dal correntista. E ciò vale per tutti ,non solo per imprenditori, ma anche per professionisti e privati. Lo ha chiarito, di recente, la Cassazione . In pratica, secondo la Corte, anche i lavoratori dipendenti così come gli esercenti un’attività d’impresa e i professionisti, devono poter spiegare all’Agenzia delle Entrate, in caso di controllo bancario, dove hanno preso i soldi poi versati sul conto se di essi non vi è prova o traccia nella dichiarazione dei redditi. La questione è di vitale importanza nella gestione del proprio conto corrente, perché finisce per attribuire una «presunzione di evasione fiscale» a favore del fisco, dalla quale è il contribuente a doversi difendere. M come vanno giustificati i versamenti sul conto ?
Per comprendere meglio la problematica riportiamo un esempio. Immaginiamo una persona che riceva da un’altra tre mila euro in contanti e li depositi sul proprio conto corrente. Si tratta del compenso che ha ricevuto per l’affitto di una casa vacanza nel mese di agosto. Dopo alcuni anni, l’Agenzia delle Entrate nota l’accredito sospetto sul conto del proprietario dell’appartamento; così gli chiede chiarimenti. Quest’ultimo, per difendersi, d’accordo con l’ex inquilino, sostiene che si tratta della restituzione di un prestito da lui fatto in precedenza. Ma l’Agenzia non gli crede, ritenendo piuttosto che, dietro il versamento, si nasconda un’evasione fiscale. Il contribuente ribatte: deve essere piuttosto il Fisco – secondo lui – a dover dimostrare l’esistenza del “nero” e non il cittadino a dare prova del contrario. Chi ha ragione?
In questo caso, è legittimo il comportamento dell’Agenzia delle Entrate che notifica l’accertamento fiscale sulla base del solo versamento sul conto non giustificato. E ciò perché le somme versate sul conto corrente del professionista, dell’imprenditore o del privato (lavoratore dipendente o meno) possono essere accertate dall’Agenzia delle entrate come redditi “in nero”, salvo che non si riesca a provare la provenienza dei fondi.
Ma il Fisco tiene sotto occhio anche i prelievi mensili. Così chi preleva cifre di un certo importo, per esempio oltre i 5.000 euro ,può essere chiamato per chiarire a cosa servono tali somme. E già perché ricordiamoci, tanto per fare un esempio, che ci sono tanti professionisti, dai medici agli avvocati, ai commercialisti, ed in generale chi opera nel privato, che si fa pagare una parte con bonifico, assegno o carta di credito, ed il resto in nero. E questo è un male tutto italiano, che però dipende soprattutto da tassazione fuori dal mondo , e dunque, dato che l’Italia è la patria nell’arte dell’arrangiarsi, ciascuno si arrangia come può. Poi, c’è la malavita, e questa i soldi li prende tutti in nero, dalla vendita di droghe al pizzo ed altro. Ma loro sanno come operare per ripulire il denaro sporco. Come? Facciamo un esempio: un signore mette all’asta un quadro od un gioiello di alto valore al prezzo di stima. Bene, all’asta non viene venduto niente. Così capita che il gestore delle aste chiami il venditore del bene e gli dica se lo vuole ceder ad una cifra inferiore, perché c’è un acquirente. Il signore accetta, e viene pagato in contanti. Ed il denaro è ripulito. Il quadro, ricevuto dagli antenati. Ed il gioco è fatto. Quando i beni verranno rivenduti, il denaro potrà anche essere accreditato in un conto.
Lorenzin nel mondo dei balocchi. Ideona, vuole aumentare la tassa sul fumo, di un cent a sigaretta, cioè 20 cent a pacchetto, oltre che rincarare anche gli altri generi di tabacchi. Quando vanno al governo persone incompetenti i risultati sono solo disastri. E non si capisce ancora chi siano i beoti italici che hanno votato Alfano e continueranno a votarlo, insieme alla Lorenzin , oltre che naturalmente il Pd. Sta di fatto che dopo una serie prolungata di misfatti attuati dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin , ad iniziare dai tagli alla Sanità, ospedali in disarmo, di nuovi neanche a parlarne, guardia medica notturna chiusa , medici di base raggruppati, con orario fino alle 24, che non rispettano mai, farmaci per l’epatite C, solo se in fin di vita, e che non servono più a nulla, ecc, ora scatta la nuova idea geniale: “Un centesimo in più per ogni sigaretta da destinare alla Sanità ( 900 milioni di euro stimati).
Invece, per quanto riguarda la riapertura delle case chiuse, che potrebbero portare nelle casse dello Stato oltre 6 miliardi all’anno, come accade già da tempo in Germania, in Olanda, ecc, non ci si pensa proprio. Sta di fatto che le donnine allegre e sfruttate, non pagano tasse, e neanche chi le frequenta, mentre invece, stranamente, la Sanità va a puttane. D’altronde, nelle accise, sia di prodotti di tabacco, che di benzina, metano, ecc, pesano incentivi di tutti i tipi. E l’elenco è lunghissimo. Dentro c’è di tutto, persino i residuati bellici dell’Etiopia ed Eritrea, l’alluvione di Firenze, ecc. Mancano solo le guerre Puniche e siamo al completo. E così mentre le entrate dirette pesano per circa il 46-47% sulle tasche dei cittadini, le indirette toccano il 20-22%. Cioè , gli italiani pagano, alla fine, tasse vicine al 70% dei guadagni. Poi ci sono le varie bollette, luce, gas, acqua, telefono , ecc. Così , alla fine, chi ha uno stipendio certo rischia anche di dover mangiare a giorni alterni. Ed il governo Gentiloni, fotocopia di quello di Renzi, tra l’altro mai eletto dagli italiani, purtroppo sempre più pecoroni ( altro che Barcellona!!) sostiene che le tasse sono in discesa, ed anche l’occupazione, ed in ciò osannato quotidianamente dalle TV di Stato, che paghiamo noi, anche senza volerlo. Intanto, a Roma, la Raggi viene crocifissa per cavilli. Che dire? Italiani, svegliatevi dal torpore quotidiano, scendete in piazza, come a Barcellona, e soprattutto guardate le stelle in cielo, e se ne contate almeno cinque, avete già vinto.
L’autonomia italiana dell’energia non piace alle Sette Sorelle petrolifere (nome simbolo, ormai storicizzato) e/o a qualunque gruppo di potere energetico di tipo oligopolistico, per cui quando annusano un pericolo in grado di poterli disturbare intervengono sui Governi, per cercare di stoppare qualsiasi ricerca che li possa contrastare. L’ultimo tentativo di affossamento di una importante ricerca italiana, in sostituzione principalmente del petrolio, riguarda quella, in fase significativamente avanzata, del Dott. Francesco Celani, dell’INFN di Frascati. Tra l’altro Celani, con due altri Colleghi (uno Francese, l’altro Inglese), è stato due volte candidato al Nobel per la Pace per la metodologia operativa di realizzazione e diffusione delle informazioni negli esperimenti scientifici denominata LOS (Live Open Science): applicata sistematicamente per la prima volta ad esperimenti di tipo LENR. Si tratta della cosiddetta “fusione fredda” di storica memoria. Il nuovo e più attuale nome è LENR (Low Energy Nuclear Reactions) senza il costosissimo Palladio, dunque una vera rivoluzione che libererebbe tutti i Paesi dalla schiavitù del petrolio, che tra l’altro, è bene ricordarlo si esaurirà entro i prossimi 100 anni. Al Dottore, ma che ha anche insegnato in diverse Università, pur non essendo cattedratico, rivolgiamo alcune domande chiarificatrici sull’attuale situazione contro cui sta combattendo.
L’autonomia italiana da petrolio ed energia sicuramente non piace affatto alle “Sette Sorelle” del petrolio e/o similari gruppi di potere in ambito energetico, per cui quando annusano qualcosa che potrebbe disturbarli intervengono pesantemente sui vari Governi. L’ultimo caso di tentativo di affossamento è la sua importante ricerca, a livello particolarmente avanzato, sulla fusione fredda a basso costo. Quanti miliardi di euro all’anno potrebbe risparmiare l’Italia, se dovesse essere ulteriormente perfezionata ed applicata la sua tecnologia nella vita di tutti i giorni dei Cittadini Qualunque?
La risposta è più articolata poiché si avrebbe sia un risparmio immediato di tipo economico che un altro ritardato, ma forse ancor più importante, di tipo ecologico/ambientale in quanto dovrebbero essere significativamente ridotte le emissioni di gas a cosiddetto effetto serra, principalmente Anidride Carbonica (CO2), Metano (CH4) e numerosi idrocarburi fluorurati.
Ci risulta, come già anticipato in alcuni articoli di qualche tempo fa, che le abbiano bruciato, nel 2015, numerosissimi documenti tra cui le carte della sua ricerca. Ha fatto denuncia, e contro chi?
Purtroppo l’episodio di cui sono rimasto vittima, avvenuto nel Febbraio 2015, è di una gravità inaudita dal punto di vista della etica e morale scientifica. Ancor più se il crimine viene perpetrato all’interno di un’area scientifica, provvista di guardie armate, da parte di un Dipendente Ricercatore dell’Istituto con la sostanziale complicità della Dirigenza. La scoperta del crimine, cioè la distruzione sistematica di tutta la documentazione scientifica in mio possesso, a partire dal periodo della Laurea, è avvenuta ad Aprile 2015 in quanto la documentazione era custodita in un locale di “appoggio”, una sorta di magazzino ad uso personale, abbastanza distante dal Laboratorio principale in cui effettuo gli esperimenti. Tale locale di appoggio, identificato con il nome di “baracca La Monaca”, era da me utilizzata sia per depositare la strumentazione/attrezzatura/materiali di consumo di uso poco frequente che di tutta la documentazione “importante” (anche di carattere riservato di Interesse Nazionale) in quanto custodita in armadi metallici chiusi a chiave alcuni dei quali a prova di fuoco. Dopo la scrittura di varie lettere alla Direzione dei laboratori e chiedere chiarimenti/indagini, sono stato costretto a sporgere denuncia, per reati civili e penali, alla Caserma dei Carabinieri di Frascati, città in cui era stato commesso il reato. La denuncia è stata estesa anche alla Corte dei Conti per distruzione dolosa di “Beni dello Stato”.
Perché il Direttore dell’INFN di Frascati vorrebbe mandarla in pensione, e non farle finire la sua ricerca così importante per il Paese e l’intera umanità?
Forse sarebbe più corretto dire la “Dirigenza”, o meglio ancora una parte di essa. Il fatto del regolamento pensionistico attuale dei Ricercatori della Pubblica Amministrazione afferenti al MIUR, per alcuni aspetti è un “vulnus costituzionale” in quanto, pur con tipologie lavorative similari, i Professori Universitari hanno il limite superiore pensionistico a 70 anni mentre per i Ricercatori NON Universitari (ripeto entrambi appartenenti al MIUR), l’attuale limite é 66 anni e 7 mesi. Quindi io sono vittima dell’attuale regolamento poiché è prevista l’innalzamento, fino a 70 anni, anche per i Ricercatori non universitari che non abbiamo raggiunto i limiti inferiori contributivi. Io ho avuto la fortuna, poiché forse particolarmente “brillante”, di ottenere un posto di “Ruolo a tempo indeterminato” giovanissimo (a quanto mi dicono, sono stato il più giovane Ricercatore mai assunto da un Ente di Ricerca dopo il 1945). Comunque, se non avessi ottenuto la posizione stabile in Italia, avevo già superato le prove di ammissione per altre posizioni equivalenti all’Estero. Quindi, sono stato un “cervello in fuga” che non è fuggito. Di fatto, sono stato “punito” poiché ho avuto una posizione stabile dopo soli pochi mesi al conseguimento della Laurea in Fisica (Università. di Roma La Sapienza, votazione 110/110) con conseguenti versamenti contribuitivi di tipo pensionistico particolarmente elevati. Per concludere, la parte della Dirigenza a me avversa ha visto molto bene il fatto che io sia dovuto andare in pensione ponendo termine ad un tipo di lavoro a loro non gradito (per svariati motivi), anche se tale lavoro aveva , ed ha, i connotati dell’Interesse Nazionale, e non solo. A certi “personaggi” non interessa l’Interesse Nazionale o dell’Umanità ma unicamente il loro piccolo orticello da coltivare, con il pubblico denaro, senza intrusioni o critiche.
Quali i sospetti politici o di governi che non vogliono il parto di una ricerca così importante?
Il problema è complesso e quanto mai attuale. Nell’ipotesi, ottimistica, che la Nostra tipologia di Ricerca (in Italia e/o all’Estero) abbia successo in tempi non particolarmente lunghi, verrebbero danneggiati praticamente tutte le realtà economico/politico/industriali che si basano sul controllo della produzione energetica di tipo centralizzato. L’obiettivo finale delle ricerche LENR è la generazione di energia di tipo individuale/capillare, quindi produzione distribuita, per le necessità familiari (ciè 1-2 kW costanti, con l’immissione del surplus energetico in rete). Nella attuale società la disponibilità di energia elettrica è divenuta un bene primario irrinunciabile.
Lei si è appellato anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni perché la sua ricerca possa andare a buon fine. Se ogni tentativo dovesse fallire, cosa pensa di fare?
Se anche tale appello, che ritengo lecito da parte di qualunque Cittadino Italiano in regola con le leggi dello Stato, non dovesse dare i frutti sperati, prevedo di richiedere l’aiuto di alcune forze Politiche che, al momento, non mi sembrano essere legate ai cosiddetti “Poteri forti”, almeno in abito energetico.
L’Economico è stato il primo giornale a denunciare gli insabbiamenti della sua ricerca. Ora, anche LaVerità, probabilmente grazie anche a noi, nel silenzio più assordante dei media, ha tirato fuori le unghie. Come mai un caso come il suo che dovrebbe essere sulle prime pagine dei giornali ed in TV, invece, viene del tutto trascurato?
Indubbiamente il vostro simpatico giornale on line, anche per merito del Colonnello Alberto Zei a cui mi lega una lunga amicizia ed assonanza di intenti riguardo i drammatici problemi di inquinamento ambientale, ha avuto il merito di “smuovere le acque”. Sono felice di informarVi che anche la televisione web “Pandora TV” ha seguito il Vostro esempio. Tale televisione, unicamente on-line per limiti di budget, ha la caratteristica di una elevatissima indipendenza di giudizio e di seguire con particolare attenzione le problematiche energetiche, in tutte le loro sfaccettature. Inoltre, e non guasta, ha un bacino di utenti molto vasto: circa 1 milione. Sono fiducioso che altre realtà mediatiche si accoderanno, seguendo il Vostro esempio.
La Grande promessa di progresso illimitato è finita con il riferimento al dollaro: Prima del 1971 per tutti i mercati il dollaro era legato all'oro e le altre monete legate al dollaro. Gli Stati Uniti potevano battere valuta se avevano l'equivalente valore in lingotti d'oro nelle proprie casse. Questo era il pilastro degli accordi costruiti nel 1944 a BRETTON WOODS. poi accadde che l'America dovete affrontare impegni importanti, come la guerra in Corea, quella nel Vietnam, gli aiuti al terzo mondo, insomma con queste uscite fu costretta a stampare dollari più di quanto oro ci fosse a FORT KNOX:.Nixon nell'Agosto del 1971 comunicò unilateralmente di voler abolire la conversione del dollaro in oro. La decisione sui mercati internazionali ebbe l'effetto di una bomba atomica; il presidente degli Stati Uniti concluse il discorso dicendo:”Questa misura non ci procurerà amici tra gli speculatori internazionali”. Poteva ora battere moneta liberamente, senza più restrizioni, e l’America invase il mondo di dollari. Per un po’ fu scompiglio, poi però i mercati si riequilibrarono. La moneta sovrana stampata liberamente dallo stato creava benessere perché si potevano costruire scuole, strade, ospedali, senza badare al debito pubblico, perché in realtà il debito non era un debito dello stato, visto che era lo stesso governo ad averlo contratto: I cittadini potevano soltanto arricchire, il debito non era altro che un numero su un foglio conteggiato dalla Banca Centrale. Nessuno avrebbe chiesto di saldarlo, era soltanto un numero. Una cosa è certa; che i cittadini sono lo stato. Gli ospedali vengono costruiti per loro, i soldi che spendono dove vanno a finire? Ovviamente nelle tasche dei cittadini, arricchiscono gli imprenditori, gli operai, che poi con i soldi in tasca comprano beni, Auto, Mobili, case….: questo è il benessere. I tedeschi per primi hanno approfittato di questo vantaggio e sono diventati la prima potenza economica europea. Naturalmente la moneta sovrana ha messo alle corde gli speculatori finanziari rappresentati dalla elite dei miliardari. Ecco che, così, dagli stessi è stato inventato il debito pubblico e messa a punto la teoria dello Stato che deve prima incassare e poi spendere per i cittadini.
Se poi lo stato vuole essere anche virtuoso, deve spendere meno di quello che incassa e per spendere meno di ciò che entra deve operare tagli alle spese sociali e naturalmente aumentare le tasse. Questo il loro gioco perverso?.
E' tutto scritto sui dossier. Queste leggi economiche sono state imposte in tutte le università del mondo, ecco perché anche noi pensiamo che il debito pubblico sia un debito da assolvere da tutti noi con i sacrifici impostaci. Ma se la valuta fosse sovrana, cioè se lo stato fosse libero di stamparla, non ci sarebbe nessun debito pubblico. Il Giappone ha il 240% di debito pubblico rispetto al suo PIL. ma ha zero disoccupati e la sua economia, tra alti e bassi va a gonfie vele, gli Stati Uniti riuscirono ad uscire dalla crisi negli anni 70 in questo modo: Ci si chiederebbe allora che fine faccia l’inflazione ma,anche questa è una bufala. L'inflazione si combatte equilibrando l'emissione della moneta con i beni prodotti: L'inflazione è lo spauracchio che agitano gli economisti che fanno il gioco dei potentati bancari, il Bilderberg.
L'apoteosi della truffa si è compiuta un decennio fa. Per essere sicuri che gli stati non spendano più a debito, cioè a favore dei cittadini, il Bilderberg ha inventato il mezzo per togliere di mezzo le monete sovrane come la lira, il marco, il franco, la dracma ecc.... e per far ciò cosa hanno creato? hanno introdotto L'euro. L'euro è la truffa del secolo ai danni dei cittadini europei, l'ideale di un'Europa unita è un imbroglio madornale. Hanno voluto realizzare la moneta unica per sottomettere i popoli. Gli inglesi, da vecchi corsari, non ci sono cascati e hanno tenuto sempre come parametro la Sterlina.
Quando non c'è più la moneta sovrana, sostituita da una moneta unica come l'euro, gli stati spendendo contraggono debito: un debito con la Banca Centrale Europea. Così ci hanno incastrato e incarcerato. Quando non c'è più la moneta sovrana perché sostituita da una moneta unica gli stati si indebitano con la Banca Centrale, questa è la realtà. E' in questo modo che molti politici di ogni nazionalità hanno incastrato i loro popoli. Non avendo più sovranità monetaria, li hanno assoggettati all'euro.
Passiamo alle banche, a cosa servono? A cosa servono se danno danaro solo a coloro che già li hanno, negandoli a chi ne ha realmente bisogno? Utilizzano i risparmi dei correntisti senza dare interessi per agevolare i loro clienti privilegiati. Non danno nessun interesse ai correntisti, anzi gli fanno pagare loro anche i servizi per i loro depositi. Allucinante vergogna! E se vanno in sofferenza i cittadini pagano per loro. Strozzinaggio puro: prepotenti con i deboli e sudditi dei potenti, che sono poi coloro che non pagano i debiti e creano le sofferenze. VERGOGNA!