L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Theatre and cinema (129)

 

 

Riccardo Massaro
This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
February 02, 2018

Cest la vie 1 1E’ in sala dal 1° febbraio, distribuito da Videa, “C’EST LA VIE – Prendila come viene” di Erik Toledano e Olivier Nakache, presentato con successo alla Festa del Cinema di Roma e campione d’incassi in Francia, con più di 4 milioni di spettatori e oltre 20 milioni di euro incassati. Con 180 copie, l’opera, firmata dalla coppia di registi più brillante del cinema francese, definiti “maestri della commedia dolceamara”, Erik Toledano e Olivier Nakache ( “Quasi amici”), è interpretata da un cast di attori straordinario: Jean-Pierre Bacri, Gilles Lellouche, Jean-Paul Rouve, Eye Haidara, Suzanne Clément.

“Se qualcosa può andar male lo farà”, sembra il sottotitolo del film “C’EST LA VIE – Prendila come viene”: il racconto tragicomico e surreale di tutto quello che può andare storto quando si organizza un party di nozze. Dai preparativi alla grande festa finale, l’imprevisto è dietro l’angolo, e tra gaffe e piccoli incidenti, la riuscita della festa è in serio pericolo…

Nulla è più importante per due sposi del giorno del proprio matrimonio. Tutto deve essere magico in ogni momento. E per organizzare la festa perfetta, Max e il suo team sono i migliori in circolazione. Pierre ed Elena hanno deciso di sposarsi in un magnifico castello poco fuori Parigi e hanno scelto di affidarsi a loro per una serata meravigliosa. Tutte le fasi, dall’organizzazione alla festa, viste attraverso gli occhi di quelli che lavorano per renderla speciale: un gruppo di persone, ognuna con le sue manie e nevrosi, che devono cercare di adattarsi l’uno all’altro. Sarà una lunga giornata, ricca di sorprese, colpi di scena e grandi risate, nella speranza che tutto si risolverà per il meglio.

Uno spaccato crudo e tenero al tempo stesso, dove trapela una straordinaria umanità. La trama è nota, ma il modo di affrontarla è assolutamente originale, una pellicola ricca di elementi contrastanti che riescono a fondersi in perfetto equilibrio, tra situazioni comiche, esilaranti e paradossali.

January 04, 2018
 DSC 8082
  Isabel Russinova - foto Sergio Battista.

«Uomo, sei capace d’essere giusto? È una donna che ti pone la domanda; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi: chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il creatore nella sua saggezza; scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l’esempio di questo tirannico potere”: Isabel Russinova porta in scena Olympe de Gouges.

Si chiamava Marie Gouze, ma decise del proprio destino e del proprio nome che cambiò in Olympe de Gouges. Un’eroina dimenticata condannata per aver difeso libertà e donne.

L’ultima frase pronunciata, prima di essere ghigliottinata, da Olympe de Gouges fu: “Le donne avranno pur diritto di salire alla tribuna, se hanno quello di salire al patibolo”.

E’ lei la protagonista dell’ultima fatica teatrale di Isabel Russinova, che in quest’occasione è sia protagonista che autrice. La Russinova infatti le ha dedicato un testo: “La viaggiatrice con le ali”, andato in scena in prima nazionale al teatro Flaiano di Roma, che sarà ripreso in tournèe nelle maggiori città italiane.

Nata nel 1748, nella città di Montauban, nel sud ovest della Francia, Olympe de Gouges fu ritenuta colpevole di aver criticato la deriva illiberale che aveva assunto la Rivoluzione Francese degenerata in terrore, e di essersi battuta per i diritti delle donne e di tutti coloro che avevano subito ingiustizie. Una vera e propria martire del libero pensiero.

In vita fu autrice raffinata di testi teatrali, sempre combattiva contro i pregiudizi e la censura della libertà di pensiero, osò proporre alla Francia di scegliere fra tre forme di Governo: Repubblicano, Federale e Monarchico. Per questi motivi fu condannata a morte.

Isabel Russinova le ha dedicato: “La viaggiatrice con le ali”, andato in scena con successo al Teatro Flaiano a Roma. “Quando entri nella storia della sua vita – afferma l’autrice - quando leggi i suoi testi, i suoi documenti, percepisci il battito del suo cuore, un cuore di donna moderna, coraggiosa, volitiva, sensibile e sensuale, senti l’urgenza di raccontarla, di far rivivere la sua energia che è ancora presente, pronta per essere ascoltata e offerta alle nuove generazioni e alle donne del nostro tempo”. Non è la prima volta che la Russinova, da sempre sensibile a tematiche sociali e culturali legate alle problematiche dei diritti umani – tra l’altro è testimonial ufficiale di Amnesty International Italia – propone sulla scena personaggi del genere riconducibili alla storia, ma anche alla contemporaneità. Non è casuale la scelta di voler parlare di Olympe: la sua originalità, la sua indipendenza di spirito, i suoi scritti audaci e la sua onestà intellettuale ne hanno fatto una delle più belle e interessanti figure umaniste della fine del Settecento.

Nel corso della sua vita Olympe firmò 29 romanzi e scritti vari, 71 pièce teatrali, 70 fra libelli rivoluzionari e articoli. È ricordata principalmente come autrice della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791) in relazione alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1789), che scrisse affinché venisse approvata dall’assemblea costituente.
Olympe si dedicò strenuamente al tema dei diritti e della libertà individuale: al riconoscimento dei diritti delle donne, ma anche dei neri, degli orfani, degli anziani, dei disoccupati, dei poveri. Si proclamò a favore della democrazia rappresentativa, respinse il dispotismo e le torture. La sua spiccata vena pubblicistica e comunicativa era congeniale al tempo della Rivoluzione, e carica di novità. Ciò non impedì che nel 1793 venisse ghigliottinata.

Madame de Gouges avrebbe desiderato che la rivoluzione fosse fatta senza spargimenti di sangue, dopo il 25 agosto 1792 scrisse La fierté de l’innocence, ou le silence du véritable patriotisme, in cui si pose come avversaria della ghigliottina. Nell’ottobre 1792 attaccò il manifesto intitolato Pronostic sur Maximilien Robespierre, par un animal amphibie. Per lei egli era “un obbrobrio”, lo considerò distruttivo, vampiresco, lo esortò a «fuggire il grande giorno, che non era fatto per lui». Ma nonostante la grande partecipazione femminile alla rivoluzione, nell’aprile 1793 la convenzione dichiara che le donne non hanno lo statuto di cittadine.
Nel giugno 1793, presagendo il peggio, Olympe rende pubblico il suo Testament politique, fa affiggere il manifesto Le trois urnes ou le salut de la Patrie par un voyageur aérien nel quale propone un referendum popolare per scegliere una forma di governo tra quella repubblicana, federativa e monarchica. Questo scatena le accuse del Tribunale rivoluzionario. La sua casa viene perquisita e sparsi i suoi scritti. Al processo dirà: «Sono donna, temo la morte, ho paura del vostro supplizio, ma non ho confessioni da fare, dall’amore per mio figlio trarrò il mio coraggio».
Nel 1793 vengono ghigliottinati 21 girondini e Maria Antonietta. Olympe viene privata di avvocato, afferma di essere incinta, ma non le si crede. Il Tribunale la ritiene colpevole di aver attentato alla sovranità del popolo. In prigione scrisse al figlio: «Muoio mio caro figlio, vittima della mia idolatria per la Patria e per il popolo…muoio innocente» (il figlio non ricevette la lettera che fu confiscata da Fouquier-Tinville). Il 3 novembre 1793 fu ghigliottinata.

La viaggiatrice con le ali è un racconto per il teatro e un viaggio nell’anima. Intensa e toccante l’interpretazione che la Russinova dà a questa eroina, coadiuvata dalla regia attenta di Rodolfo Martinelli Carraresi. Il testo sarà pubblicato quest’anno, in occasione dell’anniversario della nascita di Olympe, dalla Curcio Editore.

Lo spettacolo è stato presentato in anteprima all’interno della rassegna Quartieri Contemporanei e in prima assoluta lo scorso Dicembre a Roma, al Teatro Flaiano, nell’ambito della rassegna dedicata ai diritti umani, T.E.H.R., patrocinata da Amnesty International Italia e dall’Università Roma Tre. Continuerà il suo percorso nei maggiori teatri nazionali ed internazionali, anche come movie theatre, pubblicato da DNA home video.

December 14, 2017

ljklhWillem Dafoe, attore versatile in grado di spaziare con grande facilità da ruoli comici a drammatici, è stato nominato ai Golden Globe per il film The Florida Project di Sean Baker, stimato regista di Tangerine, in sala il 1° Febbraio con Cinema di Valerio De Paolis, già ricco di riconoscimenti da tutto il mondo.

La pellicola ha appena ricevuto una nomination ai Golden Globe per l’interpretazione di Willem Dafoe, come attore non protagonista. Presentato con grande successo alla Quinzaine des Realisateurs, il film ha iniziato un lungo percorso di Festival - da Toronto a New York, da San Sebastian a Londra, fino a Torino dove è stato il film di chiusura - e moltissimi riconoscimenti: nomination ai British Indipendente Film Awards, agli Spirit Awards ai Gotham e Satellite Awards; film dell’anno all’American Film Institute Awards, ha vinto anche il Toronto Film Critics Associations, il Los Angeles Film Critics Association, il New York Film Critics Circle Awards, San Francisco Film Critics, e molti altri.

La storia è incentrata sul mondo dell’infanzia, la sua innocenza, le scoperte, la spensieratezza, contrapposto all’universo degli adulti, con le loro difficoltà e i loro problemi. Una vivace bambina di sei anni, il suo gruppo di amici e le vacanze estive che si riempiono della sorpresa, dello spirito di possibilità e del senso di avventura tipici di quella fase della vita, mentre gli adulti intorno a loro attraversano tempi difficili. Hanno circa sei anni e riescono ancora a trasformare una realtà fatta di fast food, trash televisivo e quotidiana miseria in un’avventura. Moonee è una piccola canaglia, la sua giovane mamma Halley si muove lungo il confine tra legalità e crimine e l’unico che cerca di tenere insieme le cose è Bobby (Willem Dafoe), il manager del Magic Castel Hotel dove vivono Moonee e Scooty.

Ambientato a Orlando, Florida, la capitale mondiale delle vacanze, un paradiso ricco di sole al quale accorrono, ogni anno, milioni di turisti da tutto il mondo, un regno incantato con una miriade di parchi tematici, spettacoli e resort, il film rivela però che, a pochi passi di distanza, c’è un mondo completamente diverso, in cui vivono personaggi descritti da Baker senza pietismi e con una gran dose di allegria.

November 10, 2017

3336b9fe70bbabc7b65df6710c54dba7c285b27cUn incubo satirico, brillante e implacabile come una luce alogena”, così Peter Bradshaw presenta su The Guardian “Happy End”, il nuovo film scritto e diretto dal pluripremiato Michael Haneke, regista e sceneggiatore austriaco, Palma d’Oro per “Il Nastro Bianco” e “Amour”, quest’ultimo anche vincitore del Premio Oscar come Miglior Film Straniero. Autore di storie scioccanti e senza speranza, Haneke è tra i registi contemporanei che maggiormente dividono pubblico e critica. E dopo cinque anni da “Amour”, torna dietro la macchina da presa con una nuova opera.

Presentata in concorso al Festival di Cannes, la pellicola è ambientata in una cittadina di confine nel Nord della Francia, dove si svolgono le vicende di una grande famiglia altoborghese, i Laurent, che ha ormai smarrito i suoi valori, chiusa nella propria solitudine, nell’incomunicabilità di un mondo cinico, indifferente e asettico.

La storia raccontata contrasta con il titolo scelto per questo film: specchio spietato di una società votata alla falsità, alla rabbia, all’egoismo e all’infelicità, tra vane ambizioni, menzogne, frustrazioni e morbose fantasie. Sullo sfondo, Calais, tra i maggiori centri di transito per i rifugiati d’Europa che invadono le strade della città portuale in attesa di una possibilità di attraversare l'Eurotunnel.

Un film attuale e originale che arriva dritto allo spettatore, al quale rivolge domande senza dare risposte, rigoroso e spiazzante, provocatorio e controverso in pieno “stile Haneke”, acuto e lucido osservatore di un’umanità alla deriva e di una realtà in perenne trasformazione. Il tutto impreziosito dalle interpretazioni di due mostri sacri del cinema francese, Jean-Louis Trintignant e Isabelle Huppert, ormai presenze quasi costanti nei film di Haneke.

Un cast stellare che vede tra gli interpreti anche: Mathieu Kassovitz (Il favoloso mondo di Amélie), Franz Rogowski, Laura Verlinden, Toby Jones (Il Racconto dei racconti).

“Happy End” è prodotto da Les Films du Losange, X Filme Creative Pool e Wega Film e sarà in sala a partire dal 30 novembre distribuito da Cinema di Valerio De Paolis.

October 10, 2017

Una questione privata è il titolo del nuovo film di Paolo e Vittorio Taviani, registi e sceneggiatori cinematografici con oltre 50 anni di carriera e diversi riconoscimenti, tra cui: 9 David di Donatello, un Leone d'Oro alla carriera, un Orso d'Oro, un Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes, 5 Nastri D’Argento e 3 Globi. Autori di un cinema ricco di contaminazioni poetiche e politiche, tra letteratura, storia, cronaca, favola, anche questa nuova opera risente del loro inconfondibile stile.

Il film vede protagonisti Luca Marinelli, vincitore del David di Donatello come migliore attore non protagonista per Lo chiamavano Jeeg Robot, affiancato da Lorenzo Richelmy, interprete principale della serie Marco Polo targata Netflix, e Valentina Bellè, volto noto della serie tv I Medici.

UnaQuestionePrivata ValentinaBellé LucaMarinelli LorenzoRichelmy fotoUmbertoMontiroli 0587 previewLiberamente tratto dal capolavoro di Beppe Fenoglio - considerato da Calvino uno dei più bei romanzi italiani del Novecento - Una questione privata è l’intenso racconto di una storia d’amore, di dolore, di amicizia, di gelosie, di ricerca della verità tra le nebbie delle Langhe, insomma una questione privata che alla fine appartiene a tutti, ai tempi della guerra di Resistenza.

Luca Marinelli è Milton, ragazzo introverso e riservato, mentre Lorenzo Richelmy è Giorgio, allegro e solare: i due amici sono entrambi innamorati di Fulvia (Valentina Bellè). Lei si lascia corteggiare, giocando con i loro sentimenti. I tre ragazzi nell’estate del 43 si incontrano nella villa estiva di Fulvia per ascoltare e riascoltare il loro disco preferito: Over the Rainbow. E nonostante la guerra, sono felici. Un anno dopo tutto è cambiato. Milton e Giorgio sono ora partigiani. È inverno e la nebbia è calata su tutto. Milton si ritrova davanti alla villa dei tempi felici, ormai chiusa e si abbandona al ricordo di Fulvia. La custode lo riconosce e invitandolo ad entrare allude ad una relazione tra la ragazza e il suo migliore amico Giorgio. Per Milton, logorato dal dubbio, si ferma tutto: la lotta partigiana, gli ideali, le amicizie. Ossessionato dalla gelosia, vuole scoprire la verità. E corre attraverso le nebbie delle Langhe per trovare Giorgio, ma Giorgio è stato catturato dai fascisti. L’unica speranza è trovare un prigioniero fascista da scambiare con l’amico, prima che questi venga fucilato…

«Oggi, nel nostro tempo ambiguo – dicono Paolo e Vittorio Taviani - tempo di guerra non guerreggiata, Fenoglio ci ha suggestionato con UnaQuestionePrivata LucaMarinelli fotoUmbertoMontiroli 0157 previewil suo “Una questione privata”: l’impazzimento d’amore, e di gelosia, di Milton, il protagonista, che sa solo a metà e vuole sapere tutto. Da qui siamo partiti per evocare, in una lunga corsa ossessiva, un dramma tutto personale, privato appunto: un dramma d’amore innocente e pur colpevole, perché nei giorni atroci della guerra civile il destino di ciascuno deve confondersi con il destino di tutti».

La pellicola sarà presentata venerdì 27 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, in programma dal 26 ottobre al 5 novembre, e uscirà in sala il 1° novembre, distribuito da 01 Distribution.

“Una questione privata” è una produzione STEMAL ENTERTAINMENT e IPOTESI CINEMA con RAI CINEMA, LES FILMS D’ICI e SAMPEK PRODUCTIONS.

September 26, 2017

image004Dopo il successo all’ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia, dove ha vinto la sezione Orizzonti come Miglior Film, “Nico, 1988” si appresta a conquistare l’America.

L’opera è diretta da Susanna Nicchiarelli, che ha scritto e diretto, tra gli altri, “Cosmonauta”, vincitore del premio Controcampo alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e nominato come miglior esordio ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento, “La Scoperta dell’Alba”, presentato alla Festa del Cinema di Roma, inoltre ha realizzato il corto di animazione in stop-motion, “Sputnik 5”, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, vincitore del Nastro d’Argento.

Interpretato dall’attrice e cantante danese Trine Dyrholm (vincitrice dell'Orso d'Argento al Festival di Berlino 2016 e nominata agli EFA come migliore attrice protagonista per La comune di Thomas Vinterberg), il film racconta gli ultimi anni dell’artista-icona Nico. Ambientato tra Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, nella campagna polacca e il litorale romano, “Nico, 1988” è un road-movie dedicato agli ultimi anni di Christa Päffgen, in arte Nico. Musa di Warhol, cantante dei Velvet Underground e donna dalla bellezza leggendaria, Nico vive una seconda vita dopo la storia che tutti conoscono, quando inizia la sua carriera da solista. La pellicola ripercorre gli ultimi tour di Nico, con la band che l’accompagnava in giro per l’Europa negli anni ’80: anni in cui la “sacerdotessa delle tenebre”, come veniva chiamata, ritrova se stessa, liberandosi del peso della sua bellezza e ricostruendo un rapporto con il suo unico figlio dimenticato.

È la storia di una rinascita, di un’artista, di una madre, di una donna oltre la sua icona.

“Nico era una musicista complessa, ma la sua rimane una tra le produzioni più coraggiose del periodo: ha creato uno stile unico nel quale la ricerca di un’espressione personale si coniugava alla provocazione, l’esperimento, l’ironia, e soprattutto il coraggio”, ha dichiarato la regista.

Il film è stato acquistato da Magnolia Pictures, il presidente della Magnolia Eamonn Bowles ha affermato: “Susanna Nicchiarelli ha evocato un momento della vita di Nico che suona più vero di qualsiasi documentario. Questo non sarebbe stato possibile senza la coraggiosa, eccezionale interpretazione di Trine Dyrholm che ha1500471716511 incarnato questa icona riluttante, profondamente imperfetta”.

“Sono così entusiasta che il mio film sarà visto dal pubblico americano e sono davvero orgogliosa che Nico, 1988 sia stato acquisito da una società di distribuzione così raffinata e apprezzata”, ha commentato la Nicchiarelli.

Prodotto da Vivo film con Rai Cinema e Tarantula in co-produzione con VOO e Be TV, il film sarà in sala in Italia dal 12 ottobre distribuito da I Wonder Pictures.

September 25, 2017

ghdrhrDopo essere finalmente riuscito a leggere l’”Inferno” di Dan Brown, mi sono immediatamente dedicato alla visione del film di Ron Howard , curioso di verificare cosa ne fosse stato ricavato. Ora, vi prego, non tiratemi fuori il lagnosissimo ed arcilogoro luogo comune secondo cui tutti i film sarebbero inesorabilmente condannati ad essere nettamente inferiori al libro di origine (“tutta un’altra cosa!”)... Convinzione questa diffusissima, quanto falsa.Perché non mancano davvero lavori cinematografici perfettamente all’altezza di quelli letterari che li hanno resi possibili. Anzi, in non pochi casi i primi risultano essere di un livello artistico forse anche superiore. Basti pensare ai capolavori di Luchino Visconti o ad alcune delle opere di Roberto Faenza.

Ma il problema non è tanto questo. E’ ovvio che un film “tratto da” o “liberamente ispirato a” è cosa che merita di essere esaminata e valutata senza eccessivi confronti o aspettative di fedeltà assoluta ... E’ perfettamente comprensibile, infatti, che un’opera cinematografica adatti, snellisca, ometta, modifichi, elimini il “troppo e il vano”. Il problema, però, è verificare se tra film e libro ci sia almeno qualche fondata pretesa di correlazione.
Nel caso di “Inferno” noi ci ritroviamo di fronte ad un caso limite: da un libro non certamente eccelso, ma pur sempre di una certa godibilità, costruito con furbizia e intelligenza, è stato ricavato un film inguardabile, dove regnano sovrane superficialità ed approssimazione. I non moltissimi pregi dell’opera di Dan Brown finiscono per perdersi totalmente: il prof. Robert Langdon, colto ed ironico, si trasforma dolorosamente in un povero mentecatto travolto dagli eventi; le succulente curiosità storico-artistiche svaniscono quasi del tutto; lo spessore filosofico-scientifico della problematica al centro della vicenda viene mestamente impoverito; la conclusione inquietante ma anche gravida di speranza viene immiserita in chiave goffamente sentimentale ...
Mentre ad essere enfatizzati sono soltanto gli aspetti peggiori, ovvero le non poche oscurità e illogicità della trama e la fragilità dei personaggi. Il risultato è una sorta di frenetica e nevrotizzante “caccia al tesoro” mescolata ad un non ben comprensibile “guardie e ladri”, dove le vicende si susseguono senza sosta, in un groviglio sgangherato di eventi (spesso ingiustificatamente violenti) sgradevolmente ansiogeni, in cui i riferimenti a Dante, Vasari e Botticelli finiscono per apparire del tutto privi di senso.
Insomma, un film irritante e deludente per quanti, soddisfatti o meno, hanno letto il libro, fastidiosamente sfilacciato, disarmonico e strampalato per tutti gli altri.

September 18, 2017

InviaggioconAdele"In viaggio con Adele" è il primo lungometraggio diretto dal giovane regista toscano Alessandro Capitani, vincitore del David di Donatello 2016 per il cortometraggio "Bellissima".

La protagonista è l’attrice Sara Serraiocco, già interprete di “La ragazza del mondo”, “Non è un paese per giovani”, e l’ultimo “Brutti e Cattivi”, la dark comedy con Claudio Santamaria e Marco D’Amore che da Venezia arriverà nelle sale il 19 ottobre. Accanto a lei, Alessandro Haber e la partecipazione di Isabella Ferrari e Patrice Leconte.

Adele è una ragazza di 25 anni con la sindrome di Asperger, un grave disturbo dello sviluppo simile all’autismo, che vive sotto l’ala protettiva della mamma Margherita e che non ha mai conosciuto il padre. Quando la mamma improvvisamente morirà, per Adele cambierà tutto. Abbandonata dai parenti, che non hanno intenzione di prendersene cura, Adele incontrerà Aldo, un vecchio attore sessantacinquenne, convocato in Puglia proprio per un ultimo saluto alla defunta Margherita. Aldo scoprirà di essere il padre di Adele e dovrà accompagnarla dalla nonna materna, ma cosa più importante dovrà trovare il 71068 pplcoraggio di dirle la verità.

La pellicola si girerà per 5 settimane tra Puglia, Lazio e Parigi.

L’opera è tratta da un soggetto di Alessandro Haber, Tonino Zangardi e Nicola Guaglianone (Lo chiamavano Jeeg Robot, Indivisibili e L’ora legale), quest’ultimo firma anche la sceneggiatura. La direzione della fotografia è di Massimiliano Kuveiller, i costumi sono di Catia Dottori, la scenografia di Andrea Castorina e le musiche di Michele Braga.

La pellicola è una coproduzione Italo-francese tra Paco Cinematografica e Denis Friedman Productions, in associazione con Imprebanca e il sostegno di Apulia Film Commission.

September 18, 2017
 Photocall Maddaloni Nani
 Ferdinando Maddaloni

L'eclettico artista partenopeo Ferdinando Maddaloni, con la sua seconda docufiction “Non cercare la logica dove non l’hai messa tu” ("Never look for logic if it’s not your logic") prodotta da Artisti Civili con il patrocinio di Amnesty International e il contributo del Nuovo Imaie, si è aggiudicato il premio come miglior documentario al Portugal International FilmFestival 2017 . La cerimonia di premiazione è avvenuta sabato 16 settembre 2017 , all’interno del prestigioso Crowne Plaza di Porto.

«Nel 2008 realizzai la mia prima docufiction dal titolo: “Anna Politkovskaja: concerto per voce solitaria” - spiega Maddaloni – vincitrice di numerosi premi. Nel 2015 nasce la mia seconda docufiction "Non cercare la logica dove non l’hai messa tu" un videodiario, nel quale cerco di svelare tutti i retroscena del precedente fortunato lavoro, partendo dall’amicizia con Andrei Mironov, ossia colui che ha armato la mia penna, ispirando i miei testi e accompagnandomi, non solo fisicamente, nell’inferno dei territori più bui dell’animo umano. Era l’unico che riusciva a zittirmi con quel suo proverbio : “Caro Ferdinando, non cercare la logica dove non l’hai messa tu”». La docufiction, già vincitrice del Premio Hollywood International Independent Documentary Awards 2016, si avvale del montaggio di Stefano Imperato e vede come protagonisti lo stesso Maddaloni (che nel monologo “(in) Visibili segnali di protesta” fa rivivere gli gli spietati parallelismi tra Grosny ed Auschwitz del giornalista freelance Antonio Russo), le attrici Paola Sini e Katia Nani, quest'ultima intensa interprete della giornalista Natalia Estemirova. «Grazie alla lettura di alcune interviste, ma soprattutto ai racconti dello stesso

katia tris
Katia Nani

Mironov, ho scritto il monologo "Paura di perdere se stesso" ricostruendo l’ultimo interrogatorio della Estemirova da parte dei suoi rapitori ed immaginando il suo atteggiamento contro il fantomatico Presidente fino ai due colpi mortali».

Il finale è affidato alle vibranti corde vocali di Carmen Femiano, interprete del brano “Vulesse” di Francini&Lattanzio. «Alla base di tutto c’è la promessa fatta sulla tomba di Anna Politkovskaja a Mosca nel gennaio 2009: raggiungere Beslan e prendersi cura dei piccoli sopravvissuti alla strage del 2004. Anna non aveva potuto farlo perché fu avvelenata mentre era in viaggio verso l’Ossezia del Nord durante l'assedio . Ne parlammo con Andrei. "Si può fare" fu la sua risposta. Nacque così il nostro progetto "BeslaNapoli. Una videoteca per Beslan"».

August 30, 2017

Comincia oggi la 74esima edizione del Festival Internazionale D'Arte Cinematografica di Venezia, tra eccezionali misure di sicurezza il presidente Mattarella e l'attore Matt Demon aprono la kermesse che si svolge da oggi fino al 9 settembre, quando verranno consegnati i premi delle giurie e il tanto ambito Leone D'Oro.

Dalle parole del direttore del festival Alberto Barbera, come riportato nell'articolo di Fulvia Carelli apparso sul Daily Mood, fornisce un' indicazione sui criteri di scelta dei film presentati dicendo: "i film che proponiamo sono in un certo qual modo la percezione del futuro. L'indicazione di una o più vie che si aprono sul domani..." quest'anno in particolare il cuore della manifestazione sembra essere una contaminazione positiva con gli aspetti economici e sociali, la paura e l'incertezza del futuro e del pianeta, la violenza che entra nelle nostre case quotidianamente...e questo rende la mostra sicuramente più interessante.

Tra i film in concorso spiccano i temi di fortissima attualità. Uno di questi è il documentario Human Flow del regista cinese Ai weiwei che tratta della sofferenza dei migranti girato nei campi di accoglienza di ben ventitré paesi del mondo e sarà presentato il primo settembre. Per rimanere nel filone dell'impegno sociale da segnalare il film L'insulte del regista libanese Ziad Doueiri che tratta del razzismo strisciante tra due colleghi di lavoro: Tony, un libanese di fede cristiana, Yasser palestinese rifugiato che sono costretti a lavorare insieme.

Angels Wear White della regista cinese Vivian Qu tratta il tema della violenza sulle donne in particolare sulle adolescenti.

Paul Joseph Schrader ,regista sceneggiatore e critico cinematografico americano, nel film First Reformed si sofferma sui rapporti tra fede e politica. Come riportato nell'articolo di Repubblica di Arianna Finos, il regista ha affermato "Oggi quasi ci si vergogna di essere americani. È un momento difficile per chi è cresciuto pensando che l'America fosse una risorsa per il mondo. Abbiamo scoperto di essere il contrario: un problema per il mondo. Dobbiamo chiederci come questo sia potuto succedere, e in un modo così facile e veloce".

Anche il cinema italiano quest'anno è ben rappresentato da oltre quaranta film presenti nelle varie sezioni del festival. Il nuovo film in concorso di Paolo Virzì, Ella & John, una commedia dal sapore dolceamaro, interpretata dai grandi Donald Sutherland ed Helen Mirren, narra di due coniugi anziani, lui malato di alzheimer che intraprendono un viaggio particolare: in camper da Boston a Disneyland riscoprono il loro giovane amore e il senso della vita sulla mitica Route66 con incontri molto particolari.

Un altro film italiano in concorso è Una Famiglia diretto da Sebastiano Riso.

Ammore e Malavita è invece una produzione napoletana dei Manetti Bros, un musical a sfondo criminale.

La gatta cenerentola di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone è un cartoon, una favola pulp di una moderna biancaneve napoletana che vive su una nave fatiscente divenuta un bordello che sfida la camorra.

Tra i film stranieri più attesi l'horror Mother di Darwin Arronowsky con Jennifer Lawrence, Javier Bardem e Ed Harris e il noire Suburbicon diretto da George Clooney. Il film è scritto da George Clooney, Grant Heslov e i fratelli Coen e interpretato dai magnifici Matt Demon e Jiulianne Moore. Goerge Clooney accompagnato dalla bellissima moglie Amal sarà il centro delle attenzioni del red carpet insieme a tanti altri ospiti.

Vincono il Leone D'Oro alla Carriera Robert Redfort e Jane Fonda, memorabile coppia del celebre film "A piedi nudi nel parco" e presentano il nuovo film Le nostre anime di notte prodotto da Netflix .

Ma ora giù il sipario, che le danze comincino.

© 2022 FlipNews All Rights Reserved