L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1454)

Free Lance International Press

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March 21, 2018

La accettazione di Trump a trattare direttamente la questione coreana con Kim Jong – Un, pone il Presidente USA in una posizione molto più vulnerabile di qualsiasi altro capo di Stato.

Le conseguenze del negoziato - In tema di politica estera la mossa coreana, ossia, la proposta di una trattativa, che adesso Trump ha in mano, sarebbe molto perniciosa per la stessa leadership USA qualora il Presidente non ottenesse un risultato di tutta evidenza nel negoziato diretto con la Corea del Nord.
E’ però, altrettanto vero che il fronte politico contrario, composto dagli avversari di Trump, subirebbe in caso di un accordo con la Corea un notevole spiazzamento; spiazzamento soprattutto se questo ipotetico accordo fosse sufficiente a riportare la sicurezza del mondo fino adesso vicino al conflitto nucleare, nei ranghi dell’accettabilità.
Il previsto imminente colloquio Usa – Corea per un incontro diretto sulla contesa nucleare - di questo in effetti si tratta – ha sicuramente imbarazzato la stessa Cina, tradizionale alleata della Corea del Nord.
La Cina infatti, finora avvantaggiata dall’escalation delle ostilità tra Pyongyangd e Washington, avrebbe potuto far leva sul pragmatismo della Corea del Sud stretta tra i due fuochi, per incoraggiare l’unificazione territoriale tra le due Coree per affinità culturale, in tal caso, a gravissimo discapito degli americani in stanza nel sud-est asiatico.
Questo sarebbe equivalso per la Cina ad estendere anche a Seul, la medesima influenza che ha su Pyongyang. Invece, il colloquio diretto per un concordato tra USA e Corea del Nord, non ha dato alla Cina - che comunque si è dovuta diplomaticamente congratulare per questo tentativo di conciliazione - la ambita possibilità di fungere da mediatrice con i propri indirizzi politici. Attualmente, gli eventuali possibili suggerimenti della Cina, non possono contare sulla propria supremazia ideologica comunista, perché come si vedrà, il comunismo coreano ha uno stampo politico diverso.
Le convergenze tra USA e Corea su questo ipotetico accordo, saranno così svincolate dalle dirette pressioni cinesi su Pyongyang; pressioni che sicuramente avrebbero salvaguardato la politica espansionistica della stessa Cina nell’Oceano Pacifico.

L’ anima della Corea - La Corea del Nord è formalmente uno stato socialista aderente ai principi del marxismo leninismo, ma è anche uno degli Stati che reggono il passo della necessità interne con la convenienza dei rapporti internazionali. L’ideologismo politico della Cina maoista e comunista, non trova perciò, riscontro nel regime coreano, quantunque alleato strategico fin dagli anni 50. L’aiuto alla guerra coreana contro gli Stati Uniti che la Cina ha assicurato attraverso le proprie forniture militari alla Corea del Nord, ha garantito l’ attuale regime prima e dopo l’accordo di suddivisione territoriale lungo la linea del 38º parallelo tra le due Coree.
La Corea del Nord è piuttosto uno Stato retto da un governo che dal punto di vista occidentale, assume i connotati dittatoriali di uno Stato nazionalista che concepisce l’amministrazione del Paese a immagine e somiglianza della stessa impostazione politica dominante. Non a caso, appaiono dei parallelismi tipici dell’estremismo di tutta evidenza, come l’emozione delirante e la dedizione fino al sacrificio del popolo coreano per il suo capo a cui tutto è dovuto, in quanto egli esprime simbolicamente l’anima della nazione.

L’interesse cinese - Merita una rapida digressione non sottovalutare il rilevante interesse della Cina anche nei confronti delle risorse minerarie coreane perché le immense potenziali ricchezze del sottosuolo coreano sono stimate dai 5 mila ai 10 mila miliardi di dollari. Tra queste vi sono i giacimenti delle cosi dette “terre rare” tra i più capienti del mondo, recentemente scoperti nelle alture della Corea del Nord. Attualmente la richiesta di mercato di questi elementi per una vasta gamma di applicazioni industriali, soprattutto del settore elettrico, è strategica. La Cina infatti, sensibilizzata pelosamente dal cosiddetto ambientalismo occidentale, ha investito enormi risorse economiche per la rapida trasformazione nel mondo dell’ attuale trasporto, da motori endotermici a benzina e diesel, a motori elettrici. Come poi se qui da noi, la ricarica delle batterie, avvenisse senza inquinamento, per grazia ricevuta.

La forza dei negoziati - La possibilità di successo per un colloquio di tal genere per le due Coree, poggia su aspetti di sicura convenienza politica interna, soprattutto della Corea del Nord, prima ancora che su valori internazionalmente riconosciuti a Trump.
Per quanto riguarderà l’eventuale successo americano, soprattutto di fronte all’opinione occidentale, questo dovrà superare con ampio margine, le attuali frontiere strategiche commerciali americane nell’est asiatico, e, dimostrare che il risultato ottenuto dalla Corea del Nord ha sicuramente rafforzato la leadership USA nel mondo, attraverso il Presidente Trump.
Svincolare la Corea del Nord dalle dipendenze cinesi e favorire in questo caso, una confederazione coreana aperta all’Occidente in cambio della denuclearizzazione militare, sarebbe un notevole successo per Trump e per il tutto l’ Occidente. Questa possibilità non è proprio così remota anche se del tutto in salita.
Altrettanto allettante sarebbe per il popolo coreano un novello “piano Marshall” USA che giocherebbe a favore del dittatore Kim Jong-un per l’improvviso benessere che si riverserebbe sulla popolazione e che sarebbe comunque a lui attribuito. La sopravveniente abbondanza dei beni di prima necessità, perennemente carenti, costituirebbe infatti per Kim Jong-un, un rafforzativo del consenso interno di grande rilevanza politica.

Il paradosso della razza - Altro fattore coreano di carattere emotivo tradizionale molto sentito dall’intero Paese è il concetto della cosiddetta purezza di razza, della quale noi occidentali disconosciamo da un pezzo ogni valore. Per i coreani del Nord invece, che si considerano l’espressione genuina della purezza asiatica, la riunificazione della propria gente assume un valore di notevole importanza anche per la Corea del Sud. Disse infatti, Kim Young-sam, il primo Presidente sud coreano eletto democraticamente, che nessun alleato è migliore di uno della stessa razza.

In conclusione - Ciò starebbe a significare che un eventuale Stato federale tra le due Coree avrebbe una motivazione interna in più, per preferire questa nuova realtà.
Se così avvenisse il successo del Presidente Trump consisterebbe nella denuclearizzazione militare della Corea del Nord e nel relativo allentamento coreano dai vincoli strategici dalla Cina. La Cina però non si limiterà a guardare.

 

Non è semplice essere la cover band di Joe Bonamassa, uno tra i più grandi chitarristi americani e di chiara origine italiana, ma i Black Rock esibitisi ieri sera al ''Let it beer'' (piccolo pub romano, una piazza per concerti cover di molti gruppi rock) riescono a rappresentarlo al meglio grazie alla magica chitarra di Giorgio Meletti, al possente basso di Leo Cuomo, alla forza della batteria di Gianni Campanella e alla splendida voce solista di Francesco Volpe.

Il chitarrista Giorgio Meletti ci raccontava che secondo la sua opinione, Joe Bonamassa sarà il chitarrista che prenderà il primo posto sul podio negli States, ricordando anche i famosi Steve Ray Vaughan ed Eric Clapton sempre grandi interpreti del rock-blues. Giorgio ci spiegava con tanta energia e gioia, la sua passione per le chitarre, il suo hobby principale è quello di assemblare chitarre di ogni genere. Per avere il suono di Joe si devono utilizzare l’accoppiata Gibson per la chitarra e Marshall per l’ampli, utilizzando una Custom Shop modello Joe Bonamassa, la quale la Gibson ripropone in commercio su specifiche dello stesso Joe Bonamassa riprodotta in soli 300 esemplari.
Giorgio ci ricordava che non dobbiamo dimenticare l’effettistica, anche se Joe ne usa davvero poca, per saper suonare e studiare a fondo Bonamassa, bisogna capire i diversi modi di stili usati . Figlio di un negoziante di strumenti musicali di New York, come insegnante Joe prendeva lezioni da un grande come Rick Derringer e nientemeno che da B.B. King e all'età di soli 13 anni, Joe gli apriva i suoi concerti.... B.B.King, il re indiscusso del blues !

Concludendo Giorgio consiglia ai giovani che amano e vogliono suonare pezzi di Joe Bonamassa di avere tanta passione e senza l'applicazione giusta non si possono avere risultati decenti, ma la fortuna dei giovani di oggi e' che con internet possono vedere decine di video su come suonare qualsiasi pezzo. In altri tempi tutto era più difficile se si voleva studiare qualche musicista si avevano solo i vinili o le cassette, i quali impegnavano le persone a pulire o sostituire le puntine dei giradischi e le seconde a riavvolgere nastri nei registratori a cassette o le piastre stereo.


Noi di Freelance International Press abbiamo filmato alcuni spezzoni dei ''Black Rock e ne siamo usciti veramente entusiasti !...Grandi veramente !

FISICA, MENTALE E SPIRITUALE

“Imparerete più da un digiuno che da tutte le terre che avete visitato  o dai libri che avete letto”
( Morris Krok) Il digiuno, da sempre è stato praticato fin dagli albori della storia da tutti i popoli della terra allo scopo di purificare il corpo e la mente, per penitenza nei percorsi spirituali, spesso per auto-disciplina, per scopi politici o come mezzo di guarigione. Per i Veda e per la tradizione yogica era principalmente un mezzo di elevazione spirituale, mentre nelle religioni primitive per propiziarsi la divinità, o per prepararsi a certi rituali.
Era usato dagli antichi greci, prima della consultazione degli oracoli, dagli sciamani africani per contattare gli spiriti, dagli indiani d’America per acquisire il proprio animale totemico, dai fenici, dagli egizi, gli assiri, dai babilonesi, dai druidi celtici e in tutti i paesi del Mediterraneo; i farisei erano noti per il loro digiuno. La legge mosaica ordinava agli ebrei il digiuno una volta l‘anno; i primi cristiani lo praticavano con riferimento a Gesù che digiunò per 40 giorni prima della sua missione; veniva consigliato dai medici arabi. In Italia i medici napoletani, fino a circa 150 anni fa erano soliti utilizzare il digiuno che a volte durava 40 giorni nei casi di febbre. All’inizio dell’Ottocento il digiuno venne praticato come terapia per guarire diverse malattie. La storia del digiuno annovera molti santi: Benedetto, Francesco d’Assisi, Francesco di Paola, Caterina da Genova, Bernardo di Chiaravalle, Romualdo dei Camaldolesi, Tommaso d’Aquino, Ignazio di Loiola, Francesco di Sales e altri. In tempi più recenti sono noti i digiuni di Gandhi, Aurobindo, Krishnamurti.
In particolare i musulmani digiunano per tutto il mese del Ramadan, cioè il 9° mese del calendario lunare, perché celebra la rivelazione dei primi versetti del Corano, che consiste nell’astenersi, dall’alba al tramonto, dal mangiare, bere, fumare o praticare sesso. Il motivo è sostanzialmente l’autocontrollo per liberare l’anima dai desideri in modo da elevarsi verso Dio. Ma aiuta a comprendere il valore dei doni di Dio e permette di aprirsi con più compassione verso i bisognosi. Per l’ebraismo il digiuno ha lo scopo di espiare i peccati o innalzare le suppliche a Dio. Durante il digiuno è proibito lavarsi, indossare scarpe di cuoio, usare oli, acque profumate, o avere rapporti sessuali. Anche nell’induismo il digiuno è un sistema di purificazione che serve a riappropriarsi di tutta l’energia necessaria per cercare la vicinanza con la divinità. Nel buddismo, la frugalità, l’essenzialità, la moderazione, l’austerità della vita, ha lo scopo di purificazione il corpo per raggiungere la chiarezza mentale, i poteri nascosti nella mente, la saggezza, e così liberarsi dal karma negativo. Gandhi praticò innumerevoli digiuni a scopo politico-sociale, per fermare le violenze degli inglesi contro gli indiani, i massacri fra indù e musulmani: se il corpo si poteva depurare con il digiuno anche il corpo della nazione poteva essere liberata tramite lo stesso meccanismo. Per Gandhi il digiuno era una specie di preghiera intensa, slancio dell’anima. Nel mondo animale gli animali digiunano quando sono feriti, ammalati, nel periodo di ibernazione o di letargo, alcuni digiunano durante il periodo di accoppiamento o di allattamento, durante i periodi di siccità, di nevicate, di freddo intenso, o per carenza di cibo. Alcuni uccelli digiunano mentre covano le uova, altri subito dopo la nascita. Ma il vero fondatore della moderna digiunoterapia è l’americano di origine tedesca Herbert M. Schelton, autore di decine di libri. Shelton ha seguito direttamente 45.000 digiuni ed è testimone della guarigione di moltissime patologie attraverso tale pratica. L’organismo privato dal consueto apporto di alimenti è costretto con il digiuno ad assorbire e smaltire i residui incamerati, liberando l’organismo da scorie, pus, cellule morte, cisti ed anche tumori. Il digiuno costringe il corpo a consumare (per mezzo dell’autolisi) tutti i tessuti superflui e le scorte nutritive: le tossine accumulate vengono immesse nella circolazione per essere portate agli organi escretori e quindi eliminate. Le cellule subiscono una purificazione ed avviene la rimozione dal protoplasma delle sostanze estranee accumulate, le cellule si ringiovaniscono e svolgono le loro funzioni più efficacemente. Non esiste niente altro al pari del digiuno in grado di eliminare le sostanze di rifiuto accumulate nel sangue e nei tessuti e depurare l’organismo consentendogli di recuperare la salute. Quando si inizia un digiuno ci si astiene dal fare uso di tè, caffè, alcol, sigarette bevande gasate, condimenti, spezie, additivi alimentari, conservanti, integratori sintetici, medicine ecc., praticamente si interrompe l’abitudine di avvelenarsi. Vi sono testimonianze molto importanti in merito all’efficacia del digiuno attraverso il quale alcune persone hanno vinto anche mali incurabili.

Sabato 17 marzo il Castello di Santa Severa ha ospitato i combattimenti medioevali per il torneo valido per le selezioni di accesso al “ Battle of the nations”. Si è trattato del toreo di qualificazione per la squadra nazionale italiana.

Battle of the Nations è ospitato ogni anno in una nazione diversa, l’edizione 2018 è prevista in Italia, ed è considerato il mondiale del Combattimento Medievale, con oltre 700 combattenti provenienti da varie parti del mondo, come ad esempio la Nuova Zelanda per citare la più lontana e la Cina per menzionane un paese la cui storia è molto diversa dal medioevo europeo. Le categorie sono il suddivise in 4 discipline (spada lunga, spada e scudo, spada e brocchiere ed arma in asta (tutte sia maschile che femminile) e gli scontri di gruppo solo femminili e solo maschili. L’Italia ha partecipato sin dalla seconda edizione del 2011, quando le nazioni interessate erano solo 7 rispetto alle 35 odierne ed è rappresentata da 50 combattenti e partecipa a tutte le discipline.
A castello di Santa Severa, sulla spianata dei Signori, è stato allestito per l’occasione un autentico accampamento storico per mostrare al pubblico un vero fabbro alla forgia da campo, le armi e le armature del tempo, il tiro con l’arco e poter assistere alle fasi di selezione per il Battle of the Nations, una competizione con vere armi, vere armature di ferro, e veri guerrieri in lotta. Lo svolgimento del mondiale è previsto nei prossimi mesi a Roma.

Cantante ed autore milanese di nascita e marchigiano di adozione.

Laureato in Lingue e Cultura per l’impresa presso Università degli studi di Urbino, inizia a cantare giovanissimo per poi dedicarsi alla composizione di canzoni dall’età di quindici anni. Appassionato di musica italiana leggera soprattutto dei grandi cantautori oltre che di romanze classiche, studia canto e suona la chitarra, strumento preferito per la composizione dei suoi brani.

Nel 2003 è protagonista di “Ci ritorni in mente” – tributo a Lucio Battisti – patrocinato dalla Regione Marche, tour svoltosi con grande successo .

Effettua un tour in Germania cantando canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana nel mondo ed è presente in una compilation natalizia distribuita da un’etichetta indipendente tedesca.

 Capodanno 2005 si esibisce, in piazza Cavour ad Ancona, davanti a 30.000 presenti, per i festeggiamenti di fine anno.

Nel 2006 la Hitland pubblica Recuerdo de Pasion remix dei Novotono. Musica e parole in spagnolo composte da Luca. Il brano è ai primi posti nella classifica dance ed è tra i più ballati nelle discoteche in Spagna.

Nel 2006 compone la canzone “Champions for Peace Champions for Love” per le Olimpiadi di Torino 2006.   E’ ospite al premio Ivan Graziani. Agosto 2006 si esibisce nel Piazzale della Basilica di Loreto nella celebre Ave Maria di Schubert.

Settembre 2006 Partecipa allo spettacolo “Se rinasco Canto” in onda su Raidue e in mondo visione su Rai International.

Nel 2006 apre i concerti di Albano Carrisi .

Nel 2007 compone ed interpreta“Non ci sto” il brano viene scelto come canzone ufficiale per la campagna Nazionale contro le stragi del sabato sera e la sicurezza stradale “Basta un attimo” presentata a Roma il 23 Luglio alla Camera dei Deputati.

Nel 2007 viene pubblicato il suo primo album dal titolo: “Salta nel mio cuore

Numerose partecipazioni  ed interviste a trasmissioni radio e tv  locali e nazionali, tra gli altri :  Quarto Grado Rete 4, Tg5 , Rai Sport, Rai Parlamento Rai 3, Tempi  Dispari, Rai News24, Notturno Italiano, Taccuino Italiano, Cristianità, Rai International, “Demo” di Radio Uno,  Rai Tgr Marche.

Nel 2008 Riceve al Salone Internazionale del libro di Torino il premio “Le ragazze di Benin City” per la canzone “Da quanto tempo”

Nel 2010 compone e pubblica  un brano a favore dell’associazione “Io so carmela”, per la tutela ed diritti dei minori.

Nel 2011 realizza ed effettua in varie date lo spettacolo “Viva l’Italia”, ripercorrendo la storia dei 150 anni dell’Unita d’ Italia attraverso le canzoni.

Il 2 giungo 2011 canta in mondovisione diretta su Rai Sport l’inno Italiano per l’incontro di volley Italia-Cuba dal gremito Palarossini di Ancona.

Dal 2013 si dedica alla canzone italiana nel mondo ed effettua spettacoli in diversi Paesi: Russia, Emirati Arabi, Lussemburgo, Belgio, Malta, Spagna, Algeri, Albania, Isole Canarie.

Nel 2013 incide e pubblica l’album “Mondo” un remake di evergreen pop-opera Italiani e internazionali.

Nel 2014 canta per il 30 anniversario  della “Gazprom” in Siberia Russia.

Nel 2015 Pubblica un nuovo cd  “Pop italia” un omaggio a grandi successi  italiani reinterpretati.

Prosegue la sua attività concertistica con ottimi risultati a Mosca in alcuni dei migliori locali ed in Russia. Viene ingaggiato per eventi di grandi aziende, feste private in tutto il mondo.

March 18, 2018

Quando è l’emotività a prevalere sull’opportunità e sulle ragioni di Stato non si agisce per il bene del Paese ma, piuttosto,  per ideologia politica

 

La scelta emotiva - Non giova all’Italia denigrare emotivamente le decisioni del Presidente Trump osteggiate dagli avversari politici e personali che non lasciano passare un giorno senza esprimere sotto ogni pretesto, la loro contestazione.

L’America è una nazione che ha, in particolare con l’Europa, l’interesse di mantenere il saldo legame che unisce le due realtà territoriali della civiltà occidentale oltre oceano e che finora ha consentito ai due continenti di realizzare e mantenere il grado di progresso e di confort della nostra quotidianità a cui non vorremmo mai rinunciare.
Se i livori ideologici di alcuni rappresentanti dell’informazione come ad esempio, la “nostra inviata speciale da New York”, dovessero far breccia attraverso la TV di Stato (che non è una TV delle tante) sulla consolidata simpatia del popolo italiano verso gli Stati Uniti d’America, sarebbe allora inevitabile che l’effetto di reciprocità prendesse il sopravvento. D’altra parte, a prescindere entro certi ragionevoli limiti della libertà di informazione dei vari inviati speciali da parte dello Stato che controlla l’emittente, se dopo un anno in mezzo di pressoché quotidiano report, gli organi di controllo lasciano immutate le cose, questo significa condividere l’informazione. Ma in tal caso si rischia di vanificare secoli di cordialità e amicizia tra Italia e America che hanno costituito il ponte della libertà a duro prezzo conquistata. E tutto questo in cambio di che cosa?

“Tanto peggio tanto meglio” - E altrettanto evidente il sarcasmo che si prepara in vista di un insuccesso di Trump, già preannunciato su alcuni importanti quotidiani del fronte opposto verso il Presidente degli Stati Uniti d’America che ha accettato di trattare con il dittatore coreano le modalità di un accordo antinucleare.
Non sarebbe la prima volta leggere nella stampa nostrana le buone ragioni a sostegno di Kim Yong nel confronto con il mondo occidentale rappresentato dall’America, per offrire un motivo in più ai seminatori di discordia contro le legittime ragioni dell’Occidente, purché possano indebolire la posizione di Trump.
La preferenza che sottende tanto astio nei confronti del bistrattato Presidente accusato di tutto e di più, trae origine dal risultato della scelta elettorale che le diverse lobby politiche avversarie ritenevano dover essere appannaggio dello schieramento di Hillary Clinton. Ma l’insuccesso delle elezioni presidenziali, ancora non digerito dopo un anno e mezzo di quotidiani tentativi denigratori, si è progressivamente trasformato in una avversione permanente verso Trump.
Non stupisca pertanto, qualora l’incontro tra Usa e Corea del Nord non abbia un successo americano più che evidente, un sostegno dei media occidentali a favore delle “buone ragioni” coreane, per indebolire ulteriormente la posizione di Trump.

Il premio Nobel per la Pace - D’altra parte, altri segni collaterali di rivalutazione mediatica del pregresso mandato presidenziale Usa al "democratico" ma forse più "conservatore" Obama, a cui è stato attribuito il Premio Nobel per la Pace nel 2009, si contrappongono sicuramente alla attuale politica USA del Presidente Trump, ritenuta temeraria.
È previsto infatti un iniziale talk-show su Net flix, ossia sugli schermi tv, nonché una successiva consacrazione hollywoodiana programmata per l’ ex Presidente Obama con la di lui famiglia, in antitesi a tutto quanto Trump rappresenterebbe di negativo, con particolare riferimento alla aggressiva politica estera a lui attribuita.
Certamente, trattandosi di opinioni e di libero pensiero, ognuno in Occidente può esprimere ciò che vuole; ma per quanto riguarda i fatti, come ad esempio, l’assegnazione a Obama nel 2009 del premio Nobel per la Pace, si fa rilevare semplicemente la pretestuosità politica dell’attribuzione di questo premio. Egli infatti, se non è stato il promotore, ha comunque preso parte a ben sette guerre nel mondo: Afghanistan, Libia, Somalia, Pakistan, Yemen, Iraq e Siria mentre il Presidente Trump, che risponde verbalmente in modo congruente alle tracotanze coreane, naturalmente è lui il guerrafondaio.

LermontovMolto sappiamo della cultura occidentale poco ancora, a parte gli addetti ai lavori, della cultura dell’Europa orientale. A parte i gradi, L.N. Tolstoj, Dostoevskij, pochi conoscono Michail Lermontov, geniale poeta russo vissuto nella regione di Penza, a circa 600 kilometri a sud-est di Mosca, nato nel 1814 e morto nel 1841 ad appena ventisei anni. Il suo villaggio, Tarkhany, antico borgo ora chiamato Lermontov in suo onore, immerso tra fitte foreste e verdi campi, piccoli fiumi cristallini e uliveti, ha ispirato al nostro grandi capolavori: "Borodino", "Patria", "Il Gladiatore Morente", poesia: "Canzone... sul mercante Kalashnikov", "Sasha," drammi: "Persone e Passioni", "L'uomo strano", "Due fratelli", romanzi " Vadim", etc. L'amore per la Russia e il popolo russo in tutte queste opere è incondizionato.
In questo antico borgo il poeta ha vissuto gran parte della sua pur breve vita e qui è la sua tomba, meta di pellegrinaggio dei tantissimi suoi estimatori. L’amore per Takrhany e i suoi dintorni ha avuto un ruolo fondamentale e lo ha segnato per tutta la vita. E’qui che per la prima volta, da bambino, scoprì il meraviglioso mondo della natura che ne rapì il cuore e la fantasia, è qui che per la prima volta conobbe le canzoni e le fiabe popolari giocando con i  figli dei contadini, suoi coetanei, ed è a Takrhany che ascoltava le testimonianze che venivano dal fronte russo nella guerra contro Napoleone.
"Se Lermontov fosse vissuto più a lungo, non ci sarebbe bisogno né di me, né di Dostoevskij", disse L.N. Tolstoj.


Così il poeta descrive il mondo meraviglioso di Takrhany:"nel rumore del fiume nativo c'è qualcosa di simile a una ninna nanna, con le storie della vecchia tata...", "con la rete verde delle erbe è velato lo stagno dormiente", "il villaggio sta fumando", "si alzano le nebbie sopra i campi...", "l’arco del cielo è blu tranquillo e pulito ","la nebbia qui copre gli archi del cielo", "la steppa si estende con il velo di lilla","trepida il campo di grano ingiallito'', "ruggisce la foresta fresca con il suono del vento ","si nasconde nel giardino la prugna cremisi"," freddo silenzio delle steppe'', "faretra delle foreste sconfinate", "il silenzio dei boschi ","il cespuglio delle rose, curate nella primavera"," il mughetto d'argento ","il fumo della stoppia bruciata"," la coppia di betulle sbiancate ","la capanna coperta di paglia","la danza con il battere i piedi e i fischi "," il popolo russo, il gigante con cento braccia...".


Nel 1939, nell’antico borgo dove è vissuto, su iniziativa di alcuni estimatori è stato aperto un museo a lui dedicato che oggi fa parte del patrimonio culturale dei popoli della Federazione Russa, il Museo-riserva

 
 La dottoressa Julia Sablina

statale di Lermontov. In questo sono esposti i suoi oggetti personali, i quadri di Lermontov pittore e i suoi scritti originali.  L'ambiente in cui è cresciuto e ha fatto le più importanti esperienze di vita che poi hanno ispirato i suoi capolavori è stato ricreato: tutto, dai giardini ai parchi classici, ristrutturati secondo le regole della vecchie masserie, ai monumenti architettonici (9 di cui 2 chiese funzionanti) restaurati in modo rigorosamente scientifico e storico. Con la  mostra "live" poi, combinato di scienza e arte, si sono ricreate le usanze del XIX secolo. feste popolari, antichi cerimonie di nozze, i balli dei

 
Mostra fotografica del Museo-riserva Tarkhany presso il centro della cultura e delle scienze russo a Roma

nobili, i giochi dei bambini, l' equitazione, l'andare con il calesse, in barca, il pranzo contadino e la cucina degli aristocratici, la macinazione della farina al mulino, la raccolta del miele e delle erbe medicinali e così via; viene così data al visitatore la possibilità di rivivere la realtà della provincia russa di un tempo.

La dottoressa Julia Sablina, Segretario Accademico del Museo-riserva statale di Lermontov "Tarkhany", lo scorso 2 febbraio è venuta ad inaugurare presso il centro della cultura e delle scienze russo a Roma la mostra fotografica dedicata al poeta e le finalità del museo.


Uno dei primi paesi che ha fatto conoscere ai propri lettori le opere di M.Ju. Lermontov è stata proprio l'Italia. Altamente professionali le traduzioni di D. Champolini, V. Narducci, F. Losini, V. Giusti e T. Landolfi. Tra i compositori  A. Bizzelli ha messo in musica "Ninna nanna cosacca" ma molti sono gli attestati di ammirazione  di altri compositori verso il grande poeta russo. Un primo film sulle opere di M.Ju. Lermontov è stato girato dal regista D. Vitrotti.

i visitatori“Il Vino muove la primavera, cresce come pianta di allegria, cadono muri, rocce, si chiudono abissi, nasce il canto” ( Ode al Vino, Pablo Neruda ).

È quanto troviamo scritto in 3a pagina del libretto di presentazione e guida alle degustazioni dell’undicesima edizione di “Terre di Toscana, l’Eccellenza nel bicchiere”, ideata, costruita e programmata da Fernando Pardini insieme ad alcuni amici del gruppo AcquaBuona.

Undicesima edizione che già da alcuni mesi si presentava e presagiva come un grande successo. Così è stato analizzando i numeri del “giorno dopo”. 130 tavoli per altrettante aziende vinicole toscane. Piccole a conduzione familiare, medie nella produzione di bottiglie, grandi “dai grandi (volutamente ripetuto) volumi”.

Aziende biologiche, biodinamiche, convenzionali: tutte selezionate nel comparto dell’eccellenza e tutte presentate con “pari dignità”.

-Fernando raccontaci la vigilia, il lavoro che hai definito “di cuore”.

-Terre di Toscana è tornata più forte che mai. Lo ha fatto abbattendo un altro record per noi importantissimo. Ossia il tempo in cui sono andati esauriti i 130 tavoli disponibili per le aziende: mai così breve. Non solo. Registriamo un crescente interesse di tanti, tanti produttori che vorrebbero partecipare e questo se da una parte alimenta l’imbarazzo di fronte al limite invalicabile delle presenze, dall’altra non può che spronarci a “fare sempre meglio”. L’ho sempre affermato: lavorare di cuore, con il cuore, non si sbaglia mai, comunque vada.si versa vino

-Ormai Terre di Toscana da qualche anno a questa parte è una delle Manifestazioni imperdibili a livello nazionale. Raccontaci “la filosofia” di questo evento.

- La “storia” la conosci. Il passato, con le sue scelte logistiche, ha rappresentato quella continua ascesa nel proporre un evento che si interponesse tra le Anteprime Toscane e il Vinitaly. Una pagina enoica di indirizzo verso l’Eccellenza. A conferma l’undicesima edizione ha messo in campo un “parterre mirabolante”, distintivo, unico che non chiede ulteriori parole a commento, casomai il più sincero dei ringraziamenti, in qualità soprattutto di appassionato per gli appassionati. I neofiti, i wine lovers, gli operatori del settore e gli addetti ai lavori in questo viaggio ci sono stati sempre vicini con la loro sincera volontà di partecipare, scoprire, ascoltare, dare e ricevere. Questa la semplice lettura della nostra filosofia.

Fernando risponde alle mie domande ma non si estranea dal contesto della Manifestazione. Controlla che tutto vada per il meglio, interviene a “correggere” il servizio anche il più umile come quello degli svuota-vino. Vigile, attento così come tutti i componenti dello staff AcquaBuona in quel sincronismo perfetto senza “sbavature”.

-Ho incontrato tra i tavoli colleghi, amici e conoscenti. Giornalisti rappresentanti testate importanti a livello nazionale e blogger seguiti su internet che svolgono informazione sul mondo del vino e dell’eno-gastronomia. Una crescente attenzione del mondo dei media italiani e non solo verso Terre di Toscana.

una particolarità-Ritrovare amici e conoscerne di nuovi nel mondo dei media ci lusinga molto ed emoziona. Sapere di essere al centro delle attenzioni “dei comunicatori” che ogni anno, sempre più numerosi, chiedono gli accrediti-stampa, non può che allettare e compiacere. Con i loro interventi, comunicati, articoli, servizi fotografici, post hanno movimentato le opinioni e, nel far conoscere l’evento, hanno permesso di dilatare i confini geografici di provenienza inimmaginabili all’inizio della nostra avventura.

Terre di Toscana, non solo Vino. Da alcuni anni, con la collaborazione del giornalista scrittore Claudio Mollo, questa manifestazione ospita al suo interno un’area gourmet, Golosizia, dove chef selezionati toscani o comunque operativi in ristoranti toscani danno vita, sotto l’attenta regia di Claudio, a show cooking di alta perfezione. Ma questa è un’altra storia da raccontare a parte nei dettagli.

Terre di Toscana, l’evento dell’eccellenza: più forte che mai.

March 14, 2018

14 mar 2018 — Sono in corso simultaneamente, nella prima metà di marzo, due grandi esercitazioni di guerra – l’una nel Mediterraneo di fronte alle coste della Sicilia, l’altra in Israele – ambedue dirette e supportate dai comandi e dalle basi Usa/Nato in Italia.

Alla Dynamic Manta 2018 – esercitazione di guerra sottomarina, appoggiata dalle basi di Sigonella e Augusta e dal porto di Catania – partecipano forze navali di Stati uniti, Canada, Italia, Francia, Belgio, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Grecia e Turchia, con 5000 uomini, navi di superficie, sottomarini, aerei ed elicotteri.

L’esercitazione è diretta dal Comando Nato di Lago Patria (Jfc Naples), agli ordini dell’ammiraglio statunitense James Foggo. Nominato dal Pentagono come i suoi predecessori, egli comanda allo stesso tempo le Forze navali Usa in Europa e le Forze navali Usa per l’Africa, il cui quartier generale è a Napoli Capodichino.

A cosa serva la Dynamic Manta 2018 lo spiega lo stesso ammiraglio Foggo: è iniziata la «Quarta battaglia dell’Atlantico», dopo quelle delle due guerre mondiali e della guerra fredda. Essa viene condotta contro «sottomarini russi sempre più sofisticati che minacciano le linee di comunicazione marittima fra Stati uniti ed Europa nel Nord Atlantico».

L’ammiraglio accusa la Russia di condurre «una attività militare sempre più aggressiva», citando come esempio caccia russi che sorvolano a bassa quota navi Usa. Non dice però che queste navi da guerra incrociano nel Baltico e nel Mar Nero a ridosso del territorio russo.

Lo stesso fanno i droni-spia Usa Global Hawk che, decollando da Sigonella, volano due o tre volte la settimana lungo le coste russe sul Mar Nero.

L’ammiraglio Foggo, mentre col cappello di comandante Nato prepara in Italia le forze navali alleate contro la Russia, col cappello di comandante delle Forze navali Usa in Europa invia dall’Italia la Sesta Flotta alla Juniper Cobra 2018, esercitazione congiunta Usa-Israele diretta principalmente contro l’Iran.

Dalla base di Gaeta è giunta ad Haifa la Mount Whitney, nave ammiraglia della Sesta Flotta, accompagnata dalla nave da assalto anfibio Iwo Jima. La Mount Whitney è un quartier generale galleggiante, collegato alla rete globale di comando e controllo del Pentagono anche attraverso la stazione Muos di Niscemi.

La Juniper Cobra 2018 – cui partecipano 2500 militari Usa e altrettanti israeliani – è iniziata il 4 marzo, mentre il premier Netanyahu, incontrando il presidente Trump, sosteneva che l’Iran «non ha rinunciato alle sue ambizioni nucleari» (non dicendo che è Israele l’unica potenza nucleare in Medioriente) e concludeva «l’Iran va fermato, questo è il nostro comune compito».

L’esercitazione simula la risposta israeliana al lancio simultaneo di missili da Libano, Iran, Siria e Gaza. Lo scenario reale può invece essere quello di un lancio missilistico falsamente attribuito agli Hezbollah libanesi alleati dell’Iran, quale pretesto per attaccare il Libano mirando all’Iran.

Al massino 72 ore dopo, dichiarano ufficiali statunitensi e israeliani, arriverebbero dall’Europa (in particolare dalle basi in Italia) forze statunitensi per affiancare quelle israeliane nella guerra.

La presenza alla Juniper Cobra del generale Scaparrotti, capo del Comando Europeo degli Stati uniti, conferma tale piano, che egli ha definito in un incontro con lo stato maggiore israeliano l’11 marzo. Poiché Scaparrotti è anche Comandante supremo alleato in Europa (carica che spetta sempre a un generale Usa), il piano prevede una partecipazione Nato, soprattutto italiana, a sostegno di Israele in una guerra su larga scala in Medioriente.

 

(il manifesto, 13 marzo 2018)

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