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Roma, 10 giugno 2019. “L’Isola del Cinema”, uno degli eventi culturali estivi di punta della capitale, nel cuore del centro storico, presenta un’edizione speciale. Dal 13 giugno al 1° settembre, per oltre 80 serate, torna lo storico salotto di Cinema e Cultura, ospitato nel suggestivo ed elegante spazio dell’Isola Tiberina. Il Festival, ideato e diretto da Giorgio Ginori, celebra la XXV edizione con anteprime, inediti, premi, concorsi, rassegne tematiche, dibattiti, masterclass, mostre, proiezioni in V.O. e tanti altri appuntamenti imperdibili. L’Isola del Cinema si configura sempre di più come un grande laboratorio contemporaneo di Cinema e Cultura.
In questa nuova edizione ci sono tre temi che vengono portati alla ribalta e vengono rappresentati grazie al linguaggio della settima arte: Innovazione, Ambiente e Turismo. L’attenzione alle nuove tecnologie e a una diversa modalità di fruizione dei contenuti video, si concretizza con la nuova Sala VR (realtà virtuale), in cui sperimentare l’esperienza del Cinema immersivo. In occasione del cinquecentenario, la Modo Comunicazione presenta a L’Isola del Cinema, il suo mediometraggio immersivo in Realtà Virtuale su Leonardo da Vinci. Il contenuto, che ha una durata di circa 20 minuti, potrà essere fruito per mezzo di postazioni di realtà virtuale attrezzate con appositi visori VR.
Il Festival cinematografico e culturale si confronta con le nuove realtà multimediali, presentandosi in una veste rinnovata che vuole essere punto d’incontro tra tradizione ed innovazione, nel rispetto del luogo originario che da sempre lo ospita: l’Isola Tiberina. È sulla scia di questa suggestione che “L’Isola del Cinema”, in occasione della XXV edizione, ha scelto di rendere omaggio alla sua storica “location”, svelandone segreti e leggende. Una vocazione turistica già nota, che porta ogni estate, tra romani e turisti, circa 250.000 visitatori sull’Isola Tiberina; novità di quest’anno saranno tour guidati, che renderanno accessibili luoghi ricchi di storia e mistero attraverso visite serali bisettimanali.
Tra gli ospiti attesi durante l’edizione, il regista Matteo Rovere, che interverrà nella serata di inaugurazione, giovedì 20 giugno, in apertura del film Il primo Re; il 24 giugno interviene Massimiliano Bruno per introdurre al pubblico la sua commedia Non ci resta che il crimine. Il 25 giugno sarà la volta di Alessandro Capitani, in Arena, con il film In viaggio con Adele. Nel mese di luglio altri ospiti d’eccezione: il 7 luglio Valeria Golino, il 17 luglio sarà la volta del regista Giovanni Veronesi e della regista Barbara Miller con il suo documentario Female Pleasure che aprirà la sezione European Women Filmaker, dedicata quest’anno alla Svizzera.
“L’Isola del Cinema” si riconferma, dunque, una stimolante finestra sul cinema italiano ed internazionale: ampio spazio verrà dato ai film italiani, con la sezione Ciak d’Italia e Nuovo Cinema Italiano, senza dimenticare le novità provenienti dall’estero, per un ventaglio di proposte che va dal film d’autore alle opere cinematografiche che si sono maggiormente distinte nel corso dell’ultima stagione cinematografica.
Nove i Paesi che partecipano alla sezione Isola Mondo, con film inediti che verranno presentati in anteprima nazionale, in collaborazione con le Ambasciate e gli Istituti di Cultura. Torna la consueta rassegna “La magia del Cinema in Ospedale”, con proiezioni gratuite nella Sala dell’Assunta dell’Ospedale Fatebenefratelli per i degenti, i loro famigliari e il personale dell’Ospedale. Verranno proiettate settimanalmente commedie italiane per offrire un momento di distrazione e di svago, una sorta di cinematheraphy, anche a coloro che si ritrovano all’interno della struttura ospedaliera.
Per l’Edizione 2019, saranno cinque le Sale in cui si terranno proiezioni, dibattiti, incontri con registi e attori, eventi, premiazioni, reading e rassegne tematiche: la grande Arena, lo spazio Cinelab, che quest’anno sarà all’aperto e ospiterà anche presentazioni letterarie organizzate da Giovanni Fabiano e Maria Castaldo, lo Schermo Tevere e la vicina Sala dell’Assunta all’interno dell’Ospedale Fatebenefratelli, a cui si aggiunge, quest’anno lo Spazio VR & Gaming.
Torna il Concorso di Cortometraggi “Mamma e le Città Metropolitane”, promosso da L’Isola del Cinema e Maiora Film. L’ottava edizione del Concorso, che diventa quest’anno di respiro nazionale, mette al centro dell’attenzione la città e i suoi abitanti, dal centro alla periferia, per descrivere il complesso rapporto tra il tessuto urbano e la molteplicità di persone che lo vive quotidianamente.
Il Concorso è rivolto a giovani appassionati di cinema under 35 e si estende, in occasione della XXV edizione de L’Isola del Cinema, alle 14 città metropolitane italiane: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Catania, Messina e Palermo.
Il Premio MAMMA ROMA è pari a € 1000 e verrà assegnato al miglior cortometraggio.
SEZIONI
Nuovo Cinema Italiano
Con il Premio Opera Prima e Seconda, ideato per valorizzare e promuovere i nuovi registi emergenti, si intende dare un riconoscimento importante ai cineasti italiani. Ecco i titoli in Concorso, che verranno valutati da una prestigiosa Giuria di qualità, composta da giornalisti cinematografici: In viaggio con Adele di A. Capitani, Sulla mia pelle di A. Cremonini, Ride di V. Mastandrea, Domani è un altro giorno di S. Spada, Croce e delizia di S. Godano, Euforia di V. Golino.
La serata di Premiazione, sostenuta dal Partner Groupama Assicurazioni, si terrà giovedì 18 luglio 2019 alle ore 21.00 nella grande Arena sull’isola Tiberina.
European Women Filmaker (EWF#4)
Nel corso del mese di luglio verranno presentati, per la quarta edizione di EWF, in collaborazione con Istituto Svizzero, sei film d’autore preceduti da un corto d’animazione, presso la Sala Cinelab. Apre il ciclo il 17 luglio la proiezione del film Female Pleasure di Barbara Miller, presentato alla semaine della critique del Festival di Locarno nel 2018; l’appuntamento vedrà la partecipazione della regista, presente in sala insieme alla Direttrice dell’Istituto Svizzero. Seguono altri film pluripremiati, come Ondes de Choc – Journal de ma Tête di Ursula Meier; Le vent tourne di Bettina Oeberli; il film d’esordio Blue my Mind di Lisa Brühlman; il documentario di animazione Chris the Swiss di Anja Kofmel; il corto Airport di Michaela Müller.
Proiezioni in lingua originale con sottotitoli. Ingresso gratuito.
Isola Mondo
Quest’anno propone film provenienti da ben 9 paesi. È la sezione deputata ad accogliere la cinematografia internazionale: una finestra culturale che si consolida e si rinnova ogni anno sin dal 1995. Realizzata e promossa in collaborazione con le Ambasciate e gli Istituti di Cultura, ha ospitato ad oggi oltre 100 Paesi del mondo che hanno scelto L’Isola del Cinema come palcoscenico ideale per presentare anteprime e film inediti. Per il 2019 sono confermati gli appuntamenti storici con Australia, Israele e Giappone e vengono consolidate nuove proficue relazioni con paesi come la Malesia, passando per il Canada, la Romania, l’India, le Filippine e Cuba. Un’occasione unica per ampliare la propria conoscenza della cinematografia mondiale ed entrare in contatto, attraverso il cinema, con la cultura degli altri paesi. Si parte a fine giugno con i Canada Days (30 giugno, 1, 2 luglio) per poi dedicare una serata alla cinematografia di Israele, il 3 luglio. Il tradizionale appuntamento con la cultura giapponese, che prevede la proiezione di un film anticipato da una performance di karate, si terrà il 4 luglio. Il percorso intorno al cinema proveniente da ogni parte del globo, prosegue con l’Australian Focus, le cui date saranno dal 9 all’11 luglio. A seguire, subito dopo si lega l’India, con due serate il 12, 13 luglio ospitando il River to Tiber, il meglio del River to River Film Festival a Roma. Il 20 luglio sarà la volta della Malaysian Night, con una esibizione musicale e due film al cinelab. Apre il mese di agosto una serata dedicata al cinema delle Filippine (1° agosto). Si sussegue l’appuntamento con la Romania, il 12 agosto, e con Cuba nelle date: 18,19, 20 e 21 agosto per celebrare i 60 anni dell’icaic, Istituto Cubano dell’Arte e Industria Cinematografica con una vasta scelta di titoli presi da ogni decennio.
Fuoco sul Reale
Una selezione accurata che porterà all’attenzione del pubblico 12 documentari, nella sala Cinelab. “Fuoco sul Reale”, oltre a essere uno spazio per opere di autori italiani invitati in sala a introdurre il loro film, presenta anche dei documentari internazionali, provenienti da altri festival e agevolati dalla divulgazione di distribuzioni indipendenti. Si inizia il 29 giugno con il film Iuventa di Michele Cinque, la storia della coraggiosa impresa in mare di una ong tedesca, tra gli altri titoli in programma Cosa fare se il mondo è in fiamme di Roberto Minervini, Selfie di Agostino Ferrente, Soyalism di Stefano Liberti e Enrico Parenti, I Villani di Daniele de Michele, La Strada dei Samouni di Stefano Savona, Fahrenheit 11/9 di Michael Moore e Manifesto di Julian Rosefeldt.
Film d’Arte
L’arte raccontata dal cinema, un appuntamento periodico, in collaborazione con Sky Arte, che porterà sul grande schermo le storie di alcuni tra i maggiori pittori di fama internazionale, da Michelangelo a Caravaggio. Quest’anno, si terrà la Terza edizione dell’appuntamento con l’Arte, attraverso la proiezione di Michelangelo Infinito, dedicato all’artista Michelangelo Buonarroti, preceduta da una masterclass sugli effetti speciali e sul making off.
INNOVAZIONE
L’Isola del Cinema esplora e accoglie opere frutto di nuove scelte capaci di avviare processi di rinnovamento e di evoluzione del linguaggio audiovisivo. La volontà è di promuovere e diffondere il Cinema in realtà virtuale come “pratica” capace di dare espressione a nuove forme di sperimentazione artistica. Opere originali che esprimono le nuove tendenze, si aprono a nuovi orizzonti e offrono possibili sguardi diversi; gli artisti selezionati sanno fondere arte e tecnologia spostando le barriere ancora più in là, fino a dar vita a un modo nuovo di fare cinema. L’Isola del Cinema, in
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Marco Spagnoli e Giorgio Ginori |
collaborazione con Modo, renderà possibile l’esperienza immersiva sull’Isola Tiberina, con una Spazio VR ed una Sala Gaming VR. La realtà aumentata vocale invece ci farà da navigatore attraverso smartphone e tablet per raccontarci il territorio mentre lo percorriamo.
AMBIENTE
L’Isola del Cinema è da sempre molto sensibile al tema della difesa dell’Ambiente e porta avanti ogni anno appuntamenti e proiezioni specifiche per riflettere sull’urgenza di attivare buone pratiche, a partire da noi stessi, nella direzione di favorire lo smaltimento dei rifiuti, adottare una visione eco friendly, orientata al plastic free e fare leva sulla capacità che il cinema ha di far passare questi messaggi: grande attesa per la proiezione in Arena Groupama in anteprima romana del film Anthropocene L’Epoca Umana, documentario canadese che racconta l’impatto dell’uomo sul pianeta.
Si parlerà di ambiente nella serata evento organizzata dall’Associazione Giovani per l’UNESCO che, in collaborazione con la Fondazione One Ocean, affronterà il tema della plastic free per sensibilizzare i giovani e il pubblico presente.
TURISMO
L’Isola Tiberina, sito UNESCO, riceve nuova attenzione, venendo svelato nelle sue “stanze segrete” nei suoi particolari storici, nel fascino leggendario, attraverso ingressi serali straordinari bisettimanali, per gruppi di turisti e cittadini presso la Cripta della Confraternita dei Sacconi Rossi e la Chiesa S. Giovanni Calibita. Le visite, a cura dei volontari S. Riccardo Pampuri, si concludono con la discesa sulla Nave di Esculapio e aperitivo o cena di fronte il suggestivo Ponte Rotto.
Per Info e Prenotazioni, scrivere all’indirizzo This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Le nuove tecnologie concorrono allo svelamento dell’Isola grazie anche alla piattaforma di podcast geolocalizzati Loquis, in diverse lingue, che nello specifico inaugurerà, in collaborazione con L’Isola del Cinema, il canale RomaParlaCinema, i cui contenuti avranno una creazione partecipativa andando a disegnare dei veri e propri tour cineturistici (ed esplorativi) a cura di Urban Experience.
Contaminazioni
POESIA
Questa sezione anche quest’anno propone un calendario di appuntamenti realizzati in collaborazione con le Associazioni di Poeti presenti sul territorio: “L’Isola dei Poeti - Il Poeta Cre-Attivo” curata da Roberto Piperno e Francesca Farina, e “Poeti a L’Isola del Cinema” curata da Agostino Raff. Gli incontri serali accolgono i poeti e le poesie di autori storici ed emergenti della Poesia contemporanea e di autori che hanno avuto rapporti con il mondo del cinema.
LIBRI
Cinema & Libri è il Festival delle arti (cinema, editoria, spettacolo, musica e televisione) di Giovanni Fabiano e Maria Castaldo, che dal 2016 si svolge all’interno de L’Isola del Cinema. Un ricco programma racconterà le connessioni tra musica e letteratura, teatro e poesia attraverso reading letterari e due sezioni di particolare interesse. La prima, Un libro per il cinema è il premio letterario destinato a chi ha l’ambizione di fare del proprio romanzo un grande film. Alla terza edizione giunge Booktrailer Premium, il premio rivolto a registi, attori, e autori di booktrailer che vogliono sottoporre a una giuria esperta la valutazione del proprio lavoro.
MUSICA
Il Jazz e il Cinema, un legame consolidato
Con la collaborazione del “Gregory’s Jazz Club”, L’Isola del Cinema offrirà al grande pubblico la possibilità di vivere la pienezza artistica che il legame tra cinema e musica possono generare.
L’appuntamento accoglierà sugli antichi marmi di Esculapio il nuovo salotto estivo Gregory’s Stage, un invito, una tentazione alla quale abbandonarsi per vivere un’esperienza che porta al cuore del jazz e del Cinema, proprio lì, dove è nata Roma.
FOTOGRAFIA
Il Concorso fotografico “L’Isola Tiberina e il suo fiume” nasce dal desiderio di valorizzare la bellezza storica ed artistica, ma anche contemporanea dell’Isola Tiberina attraverso i suoi paesaggi e la vita che la rende quotidianamente un luogo di incontro e contemplazione per gli abitanti di Roma e i milioni di turisti che la ammirano da ogni sua spettacolare inquadratura. Il contest è organizzato e promosso dall’associazione Roma Fotografia, in collaborazione con il patrocinio del I Municipio Comune di Roma.
Per informazioni:
Orari: L’Isola del Cinema è aperta tutti i giorni dal 13 giugno al 1° settembre 2019, dalle ore 18 alle ore 02
Sale: Le sale dedicate alle proiezioni, agli incontri e agli eventi collaterali sono cinque.
Nelle Sale Arena, Cinelab e VR si accede con un biglietto a pagamento. La sala Schermo Tevere e la Sala dell’Assunta sono spazi gratuiti.
Biglietti: La Biglietteria per le sale Arena e Cinelab è UNICA ed è aperta tutti i giorni dalle ore 20.00 alle ore 22.30. Il costo dei biglietti è di 6 euro (Arena), 4 euro (Cinelab), 8 euro (Spazio VR & Gaming), biglietteria dalle 18.30 alle 22.30.
Dove: Isola Tiberina (Piazza San Bartolomeo all’Isola)
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All in |
Contatti: Tel. 0690214524 dal lunedì al venerdì, ore 10:00 – 17:00
“MAMMA ROMA E LE CITTÀ METROPOLITANE”
Al via la VIII EDIZIONE del Concorso Nazionale di Cortometraggi
Gira un corto per raccontare come cambia la tua città!
La Città, vista in tutte le sue angolazioni, torna protagonista del Concorso di Cortometraggi “Mamma Roma e le città metropolitane” nell’ambito del Festival di Cinema, che si svolge in estate sull’isola tiberina a Roma, dal 13 giugno al 1° settembre 2019.
L’Isola del Cinema e Maiora Film presentano l’ottava edizione del Concorso, che mette al centro dell’attenzione la città e i suoi abitanti, dal centro alla periferia, per descrivere il complesso rapporto tra il tessuto urbano e la molteplicità di persone che lo vive quotidianamente.
Il Concorso è rivolto a giovani appassionati di cinema under 35 e diventa, in occasione della XXV edizione de L’Isola del Cinema, un contest di respiro nazionale, ampliandosi fino a comprendere 14 città metropolitane: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Cagliari, Catania, Messina e Palermo.
Il Direttore Artistico de L’Isola del Cinema Giorgio Ginori, nel presentare “Mamma Roma e le Città Metropolitane” ha affermato: “È un Concorso che vuole collegare fortemente l’Isola Tiberina con la città di Roma. Dopo i primi anni, abbiamo esteso il Concorso a ben quattordici città metropolitane italiane. Invitiamo i giovani a fare una sorta di cinema della realtà, cioè a raccontare con i propri mezzi, sia in forma di fiction che di documentario, i luoghi, le persone, le storie nel rapporto autentico con la città”.
Ecco dunque, che lo storico Concorso di Cortometraggi “Mamma Roma e i suoi quartieri” quest’anno si trasforma in “MAMMA ROMA e le Città Metropolitane”. Lo spirito alla base del Concorso è quello di raccogliere i contributi di giovani filmaker, studenti di scuole di cinema, appassionati della settima arte e videomaker, per comporre un puzzle ampio che possa mettere in risalto il variegato panorama delle realtà cittadine italiane. Le metropoli di oggi sono caratterizzate dalla frammentazione in quartieri, spesso profondamente diversi tra loro. Siamo certi che dalla pluralità di mondi e dall’accostamento di queste interessanti diversità, coloro che vedono nel cortometraggio uno strumento di racconto, sapranno descrivere i territori, gli abitanti delle periferie e gli angoli meno conosciuti della propria metropoli.
Il Concorso nazionale MAMMA ROMA e le Città Metropolitane avrà anche l’obiettivo di coinvolgere gli autori nel progetto della Web Tv “METROPOLIS” sia con l’inserimento delle 2 opere finaliste nel palinsesto della Web TV, sia con un coinvolgimento diretto nella Redazione.
I lavori possono essere consegnati fino al 5 agosto 2019 e le premiazioni si terranno la sera del 29 agosto sull’isola tiberina, nell’ambito del festival L’Isola del Cinema. Il Premio MAMMA ROMA è pari a € 1000 e verrà assegnato al miglior cortometraggio. Il Premio MAIORA prevede la distribuzione dei corti finalisti su piattaforme web.
Le opere avranno come scenario il territorio delle città metropolitane e potranno avere un taglio documentaristico, di finzione o sperimentale, per una durata massima di dieci minuti.
Un Giuria di qualità del Festival, composta da qualificati professionisti del settore cinematografico decreterà il corto vincitore al quale verrà assegnato il premio. Modalità di Iscrizione: Per le modalità di iscrizione, fare riferimento al Bando di Concorso pubblicato sul sito: www.isoladelcinema.com
Video Spot del Concorso con protagonista l’attore Andrea Rivera, al link: https://www.youtube.com/watch?v=Gcs3JojCxz8
Si e' svolto a Roma oggi 11 giugno all'Hotel Quirinale il polo industriale che vede Cina ed Italia uniti in una simbiosi di creativita' ed innovazione. Ha parlato per il mercato del gioiello a basso costo ed in produzione su grande scala il capo della Guangdong Fashion Jewellery and Accessories Associacion, il signor Dacky Zhao che ha presentato alla stampa italiana il loro marchio "Bamoer Unique U", con il quale ha raggiunto vendite da capogiro in tutto il mondo grazie alle piattaforme digitali, quali Ali Baba ed Amazon. La sua proposta per il nostro paese e' quella di selezionare, possibilmente fra le giovani leve, i migliori designers del settore come anche della Moda e paracadutarli nella grande avventura di collaborazione e produzione di nuove tendenze da lanciare sul mercato, non escludendo la possibilita' di creare un grande e unico brand o addirittura di lanciare questi singoli brand tramite il loro network. I rappresentanti Cinesi sono aperti a qualunque tipo di collaborazione, in particolare perché associano per tradizioni ed antiche culture due Citta' che sono in piedi da diversi millenni, quali Roma e Xiang, analoghe in tutto quello che e' il Culto ed il rispetto delle loro culture,un gemellaggio che ci porta ad interagire e far si che i nostri obiettivi nella crescita siano comuni e ricchi di opportunita'. Fra applausi e chiarimenti ai quali la stampa italiana ha richiesto espressamente di colmare tutti i punti oscuri di questo progetto, abbiamo terminato questo piacevole incontro con strette di mano e scambi di informazioni necessarie per raggiungere gli obiettivi.
Preambolo
Per comprendere appieno in “Domani mi vesto uguale” - come nei romanzi investigativi ottocenteschi d’Alexandre Dumas - “la femme” che vi è fulcro narrativo, occorre “chercher” però “l’homme”: cogliendolo virtuale nei difficili personaggi ”amanti/amati” Ernesto, Marco, Pierre e Karl
“La vita di Ernesto appariva un fortino francese nascosto tra le dune del Sahara”,
oppure reale nel padre dell’Autrice - per dolorosa “absentia” posto in dedica
“A mio padre, nel ricordo vivo di lui…Ai i suoi angoli acuti e all’innata fierezza. Alla sua cupa allegria” -
che sembra far capolino in qualche modo però anche nel testo, come punto fermo di vita a Sara protagonista
“…ho smarrito tutti gli uomini che ho incontrato. Mio padre è l’unico uomo che non ho smarrito mai”.
Se – come trova a dire comunque proprio la stessa a io narrante
“Lascio un pezzo di me da qualche parte…mi piacerebbe che qualcuno raccogliesse quel pezzo, facendolo parte integrante di sé. Magari capita proprio così, ma in tanti anni nessuno è mai venuto a…chiedermi: ‘Scusi ho con me il suo pezzo. Se le manca sono pronto a restituirglielo” -
gli amanti/amati hanno ognuno evidentemente un pezzetto importante di lei; Sara non può fare a meno di “chercher” dunque queste parti smarrite, anche se tutte le tessere del domino erano in custodia certo solo del padre, “unico uomo” appunto “smarrito mai”.
Il titolo e la chiusa
Due i motivi - di forma e di contenuto - che possono mettere il lettore a proprio agio di fronte al titolo, tratto da una battuta in intimo della protagonista che fa da sigillo, in pratica, allo scritto
“Penso di botto: ‘Domani mi vesto uguale’. E sparisco nella luce del giorno, mischiandomi ai particolari invisibili”:
“in primis” l’utilizzo d’una espressione colloquiale, con aggettivo al posto del corrispondente avverbio di modo; poi soprattutto la considerazione che il narrato sembra promettere ricerca - se non addirittura rivelazione – di certezze esistenziali creabili/rintracciabili in qualsiasi contesto quotidiano.
Il “racconto” - come definisce la sua fatica Elvira Morena, caso non raro di medico scrittore - risulta a nostro avviso per nulla “leggero”, come potrebbe apparire saggiando solo in superficie termini e espressioni, o qualche scena di narrazione relativa.
Paradossalmente nulla di meglio - per la definizione dell’opera - che saltare dal titolo al “post scriptum” in ultima pagina, dove l’Autrice viene a confessare ciò che non ha inteso pretendere dall’opera sua: essenzialmente “navigare contro corrente”, indagare “sull’edonismo e sulla società dei consumi”, celebrare “la solitudine e il femminismo”, far la morale a “persone di sesso maschile” e disprezzare infine “il marketing e … non per questione di marketing”; invitando così a gustare piuttosto il racconto “nudo e crudo”, proprio come in contenuti e forma creati e presentati.
Ma se Morena fa bene a giocare su tali non-intenzioni per liberare il suo veliero narrativo da bonacce programmatiche o burrasche, fa bene pure il critico a queste navigato a non lasciarsi ammaliare da tale vezzo di Sirena. Legatosi allora per resistere come Odisseo – nella fattispecie non all’albero della nave ma a tante notazioni fatte a bordo pagine in corso di lettura, egli non può non cogliere che tra intriganti relais, ricchi calembours e paragoni-shock tra cose, eventi, persone e sensazioni, il narrato costituisce sguardo attento e malinconico, permeato d’ironia, d’una società “liquida” di rapporti: legami, certezze e radici da reinventare; globalizzazioni e glocalizzazioni per “non luoghi” dell’anima…
“Lo incontro quando posso e quando vogliamo entrambi. La nostra relazione non conosce convenzioni, contratti e obblighi formali…Ha come unico collante il desiderio”.
Tutto bene ma, in “liquidità”, occorre saper calcare ad ampio spettro anche modi e forme di Solitudine: non evitata, voluta, scelta, tollerata, oppure - a un certo stadio della filiera che la produce – necessariamente pure subita…
Così al riguardo, se in periodo festivo “lo psicoanalista non riceve, anche lui è fuori a fare shopping”, “Esiste sempre un buon motivo per sentire qualcuno di notte”; e proprio alle brutte, “In ogni caso, il display si illumina d’immenso” a fare comunque orizzonte, e progetto d’esistenza.
Il sottotitolo che non c’è
In sottotitolo non avremmo visto male il termine “Amores”, nell’accezione però non solo d’incontri realizzati, ma dell’ampia tipologia di rapporti e percorsi in tale ambito possibili, da solitudini a sogni, da inseguimenti a innamoramenti, da passioni a tradimenti…
Delle dinamiche sentimentali di Sara descritte, quante e quali da Elvira vissute, oppure solo sognate? Il corpo in passione comunque è per nulla virtuale ma proprio vissuto, tanto d’essere quasi in grado di lasciare la carta, come in questa scelta crescente d’espressioni narrative:
“Sento il seno di pietra. Sui capezzoli dritti come chiodi ci puoi appendere gli abiti”,
“Mi sento biologicamente umida…a 50 anni e passa è una benedizione celeste”,
“Iniziò a sfiorarmi in ogni parallelo e dopo aver toccato l’equatore, avanzò una proposta…”,
“Feci l’amore con Marco e non ero sola. Partecipò all’amplesso una folla di oggetti di design”!
Certo “la vita o si vive o si scrive” diceva - per evidenziare tempi opportuni a ogni cosa - chi ha saputo concepire “Uno, nessuno e centomila”, “Il fu Mattia Pascal”, “Sei personaggi in cerca d’autore” e quant’altro… Elvi Morena mostra di averla vissuta/viverla proprio scrivendola, sottoponendosi a quel lavoro onirico indispensabile a chi vuol mettersi a “fare storie”: operando cioè in una “second life” fuori della sua Salerno - da Napoli al mondo – la mutazione alchemica della sua medicina in arte musica, eseguita dall’ironico e riflessivo suo avatar di fiducia Sara Ferrara.
La vita di questa – snodandosi tra malinconie e realismi
“La vita è oggi, il domani non arriva mai”
“il destino gode di una sua ineluttabilità che, a conti fatti, è una gran comodità”
è vissuta comunque da protagonista - non solo ovviamente letteraria del racconto - ma pure esistenziale nella “seconda vita” in questo rappresentata. Una vita che ha bisogno a volte d’essere “presa di petto”
“Allora, afferrai uno scialle e scesi in strada…”
“Indossai l’impermeabile e agguantai l’ombrello come si agguanta la spada”
per provare a sentirsi compiutamente violino, e non solo archetto di strumento e d’esistenza.
La struttura e le forme
La trama “esterna” (interna al testo, ma fuori-mente della protagonista) in fondo è secondaria, come piace a noi…L’azione d’interesse principale si svolge infatti negli ampi spazi di riflessione di Sara. Provare per credere: il racconto può essere piacevolmente letto partendo da qualsiasi pagina, a patto di ricordare qualche nome o spostamento essenziale…
E perfino a noi - fan dell’”oratio obliqua”, del discorso indiretto - sono piaciuti i dialoghi, in cui le parole della violinista soprattutto sembrano conservare, invisibile, un filo di seta che le fa emanazioni in sospiro d’anima narrante.
Che brulichio poi di paragoni arditi, comunque mai banali
“Questa donna sarà andata parecchie volte in bianco! Tanto da rimanerne segnata nel colore”
“…smunto e foderato di nero come il sacchetto dell’umido”
“…in America, dove ‘okay’ è la cera lacca che sigilla ogni discorso”,
contro cui non mostreremmo mai pollice verso, neanche quando l’Autrice sembra piacevolmente esagerare in massaggi “turchi”
“pari nelle movenze allo shafak esperto di sabunlu”.
Anche con trama al minimo, il tessuto narrativo dunque regge, non occhieggiando né lettore né critico; così che il consenso l’Autrice lo guadagna col solo piacere, palese, di fare scrittura; strapazzando con “nonchalance” pure regole severe, di tempo, di luogo e d’azione…
Che tempi…
Le riflessioni di Sara - fermando o dilatando appunto i tempi d’azione – scandiscono come canzoni il tenue racconto d’un musical, avvolgendo di “flash back” e “medias res” lo stupito lettore aggrappato a lancette da ”consecutio temporum”.
Ma se c’è tempo di trama, c’è pure trama di tempo (vissuto), con momenti suggestivi di racconto dietro quinte di teatro
“Nella corsa di tutti i giorni uguali, i pasti sono fast, le emozioni pur sempre fast, i minuti last. Il tempo, invece, è short”
“A quell’ora tarda in molti erano svegli a programmare il futuro”.
Locations
Ma quali quinte, quali scene, quali teatri per “Domani mi vesto uguale”? Lungo aerovie pure d’anima
“gli aerei sono la mia casa sospesa”
ancor più che d’azione, è di riflessione esistenzial-amorosa l’affaccio su tanti fondali mobili: ambienti urbani o superurbani di Gerusalemme, New York, Parigi, Napoli, Istanbul, o siti romantico-esotici più limitati per fughe d’anime quali Procida, Playa del Carmen, Capri, Sinai…Tra tanti luoghi visitati o di “memento” – pieni d’ansie di vita e d’“amores” - facile immedesimarsi allora in spaesamenti notturni di Sara protagonista: che s’interroga a volte nel buio “liquido” di certezze ambientali – in quale tappa di concerti o vita sta tentando appunto, inquieta sola, di prendere riposo…
Gli altri, neanche tanti…
Sugli attori d’“amores” e qualche amica della protagonista, s’esercita l’antica vocazione antropologica che non può mancare sotto camice di qualsiasi medico, sotto quello neppure d’Autrice; in com-passione e sim-patia, sempre in professione tra vite dolori dei propri simili…
Oltre a questi, rari gli sfioramenti d’altri alla sfera prossemica di Sara; al di là, generici sfondi umani che s’integrano più o meno bene con ambienti, architetture ed eventi proposti all’occasione in narrazione
“Il buffet è un formicaio di cibi decorati e uomini decorati uguale che vanno, ritornano e rivanno”.
All’orizzonte, più lontano eppure prossimo d’effetti, la società si propone come “marketing” impersonale: sistema che - regolando in combinazioni sentimenti, interessi e poteri contrattuali - occhieggia costantemente sulle vicende come realistica/moderna/cosmica fatalità.
Presentazione del racconto lungo di
Elvira Morena
“Domani mi vesto uguale” (Nocera Inferiore-SA, Oèdipus editore, 2016)
Conclusioni
Infine – e in fine di racconto - rimane dolce malinconia, nostalgia… in accezione proprio di languore da ritorno: essenzialmente dell’anima protagonista a se stessa, dopo tanto peregrinare narrativo.
Per la dott.ssa Morena buona la prima, s’attende riscontro in altra opera che sia “seconda” però solo nel tempo; dove saprà mostrarsi certo più smaliziata, e depistare meglio i critici che s’“incatenano”, divertiti a smentire il suo gioco letterario di presa distanza da possibili fini, e reali contenuti.
Domenico Ienna
Strana storia o leggenda quella del Ciliegiolo. Dapprima considerato figlio per alcuni, genitore per altri del Sangiovese, dell’Aglianico ed addirittura del Montepulciano d’Abruzzo.
Una cosa è certa: le sue origini sono spagnole e i primi grappoli in Toscana, provincia di Lucca, furono osservati intorno alla seconda metà del 1800. La sua diffusione dovuta ai pellegrini della via Francigena ha segnato territori come la provincia della Spezia, la già ricordata provincia di Lucca (dove veniva indicato con il nome di Ciliegiolo di Spagna), l’intera Maremma per poi trovare aerali importanti nel ternano (Narni in particolare), fino ad arrivare nel Tavoliere delle Puglie.
Grappolo grosso e lungo dotato di una o due ali ha una buccia molto pruinosa di medio spessore e di colore blu intenso-violaceo.
“Dà origine a un vino dal colore intenso, morbido, con una acidità limitata. I profumi si rifanno alle ciliegie (da cui il nome)” (cit.Vitigni d’Italia, Slow Food Editore).
“Di solito è un vino da consumo immediato, spesso utilizzato come vino da taglio”. Citazione trovata e ripetuta dai soliti “soloni” ben informatii.
Tuttavia esistono versioni in purezza di notevole spessore qualitativo.
È quanto ho potuto appurare e assaggiare nella due giorni trascorsi a Narni (Terni) durante la manifestazione dedicata a questo vitigno: Ciliegiolo d’Italia, giunta alla sua quinta edizione.
Vini provenienti da quattro regioni (2 dalla Liguria, 24 dalla Toscana, 2 dal Lazio e 19 dall’Umbria per un totale di 46 campioni) a confrontarsi tra loro con ben 5 vendemmie diverse. La 2018, la più giovane, la 2014 la meno giovane.
Se la coltivazione più estesa la troviamo in Toscana, un’attenzione particolare è data dai viticoltori della zona di Narni tanto da arrivare ad ottenere la Doc Ciliegiolo di Narni.
Qualcuno lo ha definito “camaleontico” per la diversità di espressione a seconda delle zone di produzione nello stesso territorio comunale. Non sono d’accordo perché camaleontico significa cambiare totalmente espressione di base. Direi molto in sinergia con terreni e microclimi diversi tra loro. E il Ciliegiolo mantiene fede alle sue caratteristiche portanti.
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I vini in concorso |
Durante gli assaggi è scaturito che la propria qualità espressiva sembrerebbe esaurirsi al quarto anno di affinamento in bottiglia. I successivi assaggi effettuati nelle varie aziende che ci hanno ospitato nella due giorni “narnense”, hanno portato a dilatare i tempi. Vuoi per permanenze in legno, spesso piccolo (barriques), vuoi per attenzioni maggiori in vigna e nelle prime fasi delle fermentazioni. Ciliegioli di maggiore struttura e complessità per una maggiore longevità. E certi assaggi aziendali l’hanno dimostrato.
Questi i miei “dieci ciliegioli” usciti dai 46 presentati. (non in ordine di preferenza ma di annata)
- Leonardo Bussoletti 2018 Narni Umbria
- Sandonna 2018 Giove Umbria
- Tenuta Fabbrucciano 2018 Narni Umbria
- Vallantica 2018 SanGemini Umbria
- Collecapretta 2018 Spoleto Umbria
- Tenuta Cavalier Mazzocchi 2018 Narni Umbria
- Fattoria Mantellassi 2018 Magliano in Toscana
- Montauto 2017 Manciano Toscana
- Sassotondo 2017 Sovana Toscana
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presenze marine nel terreno |
- La Palazzola 2016 Stroncone Umbria
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Uno dei tanti |
A seguire i quattro vecchi che hanno nobilitato la rassegna:
- Valdonica 2015 Roccastrada Toscana
- La Selva 2015 Magliano in Toscana
- Podere del Visciolo Piancornello 2015 Montalcino Toscana
- Tenuta Cavalier Mazzocchi 2015 Narni Umbria
La richiesta del mercato per un vino dall’immediatezza e facile beva sembrerebbe cambiare verso dagli assaggi giovani ma dal lungo avvenire.
La quinta edizione di “Ciliegiolo d’Italia” ha (per alcuni timidamente) mostrato questo nuovo corso che, a mio giudizio, porterà questo vitigno ad essere sempre più apprezzato come “produttore” di vini eccellenti. Chapeau!
GIU 2019 — Tre italiani sono stati invitati quest’anno alla riunione del gruppo Bilderberg, svoltasi a Montreux in Svizzera dal 30 maggio al 2 giugno. Accanto a Lilli Gruber, la conduttrice televisiva de La7 ormai ospite fissa del Bilderberg, è stato invitato un altro giornalista: Stefano Feltri, vicedirettore del Fatto Quotidiano diretto da Marco Travaglio. Il «terzo uomo» scelto dal Bilderberg è Matteo Renzi, senatore del Partito Democratico, già presidente del Consiglio.
Il gruppo Bilderberg, costituitosi nel 1954 formalmente per iniziativa di «eminenti cittadini» statunitensi ed europei, fu in realtà creato dalla Cia e dal servizio segreto britannico MI6 per sostenere la Nato contro l’Urss. Dopo la guerra fredda, ha mantenuto lo stesso ruolo a sostegno della strategia Usa/Nato.
Alle sue riunioni vengono invitati ogni anno, quasi esclusivamente da Europa occidentale e Stati uniti, circa 130 esponenti del mondo politico, economico e militare, dei grandi media e dei servizi segreti, che formalmente partecipano a titolo personale. Essi si riuniscono a porte chiuse, ogni anno in un paese diverso, in hotel di lusso blindati da ferrei sistemi militari di sicurezza.
Non è ammesso nessun giornalista od osservatore, né viene pubblicato alcun comunicato. I partecipanti sono vincolati alla regola del silenzio: non possono rivelare neppure l’identità dei relatori che hanno fornito loro determinate informazioni (alla faccia della declamata «trasparenza»).
Si sa solo che quest’anno hanno parlato soprattutto di Russia e Cina, di sistemi spaziali, di uno stabile ordine strategico, del futuro del capitalismo.
Le presenze più autorevoli sono state, come al solito, quelle statunitensi: Henry Kissinger, «figura storica» del gruppo a fianco del banchiere David Rockfeller (fondatore del Bilderberg e della Trilateral, morto nel 2017); Mike Pompeo, già capo della Cia e attuale segretario di stato; David Petraeus, generale già capo della Cia; Jared Kushner, consigliere (nonché genero) del presidente Trump per il Medio Oriente e intimo amico del premier israeliano Netanyahu. Al loro seguito Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, che ha ricevuto un secondo mandato per i suoi servigi agli Usa.
Per quattro giorni, in incontri segreti multilaterali e bilaterali, questi e altri rappresentanti dei grandi poteri (aperti e occulti) dell’Occidente hanno rafforzato e allargato la rete di contatti che permette loro di influire sulle politiche governative e sugli orientamenti dell’opinione pubblica.
I risultati si vedono. Sul Fatto Quotidiano Stefano Feltri difende a spada tratta il gruppo Bilderberg, spiegando che le sue riunioni si svolgono a porte chiuse «per creare un contesto di dibattito franco e aperto, proprio in quanto non istituzionale», e se la prende con «i tanti complottisti» che diffondono «leggende» sul gruppo Bilderberg e anche sulla Trilateral.
Non dice che, fra «i tanti complottisti», c’è il magistrato Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione (deceduto nel 2018), che riassumeva così il risultato delle indagini effettuate: «Il gruppo Bilderberg è uno dei responsabili della strategia della tensione e quindi anche delle stragi» a partire da quella di Piazza Fontana, di concerto con la Cia e i servizi segreti italiani, con Gladio e i gruppi neofascisti, con la P2 e le logge massoniche Usa nelle basi Nato.
In questo prestigioso club è stato ammesso ora anche Matteo Renzi. Escludendo che lo abbiano invitato per le sue doti di analista, resta l’ipotesi che i potenti del Bilderberg stiano preparando in modo occulto qualche altra operazione politica in Italia.
Ci scuserà Feltri se ci uniamo così ai «tanti complottisti».
(il manifesto, 4 giugno 2019)
Il 31 Maggio, nella splendida e austera cornice del Salone Nobile dell'IPSAR - Istituto Portoghese di Sant'Antonio a Roma, incastonato nel complesso della struttura dell'omonima Chiesa del '600, nota per la sua acustica e per il suono netto e possente dell'organo che vi si trova, ma apprezzata soprattutto per essere la Chiesa rappresentativa della Nazione Portoghese in Italia, si è tenuto il Workshop 'IL PORTOGALLO PER LA PROPOSIZIONE DEL FUTURO DEL TURISMO GLOBALE' curato dalla Dott.ssa Fiorella Ialongo. Una iniziativa particolarmente significativa, maturata su consiglio del Prof. Francisco de Almeida Dias dell'IPSAR, confortata dal parere della Prof.ssa Barbara Antonucci - Direttore del Master in 'LINGUAGGI DEL TURISMO E COMUNICAZIONE INTERCULTURALE', dell'Università di Roma Tre - e quindi condivisa e sostenuta con entusiasmo dall'Ill.mo Magnifico Rettore dell'IPSAR S.E. Mons. Agostinho da Costa Borges.
Dopo la presentazione e l'introduzione al Workshop da parte dell Dott.ssa Ialongo - Docente del Master e curatrice dell'incontro -, Monsignor da Costa Borges, anche nella Sua qualità di Addetto agli Affari Culturali dell'Ambasciata del Portogallo presso la S. Sede, ha pronunciato un breve indirizzo di benvenuto agli Ospiti, sottolineando l'importanza delle esperienze che possono maturate nel muoversi per il Mondo, a contatto con culture e realtà sociali diverse: il tutto, quale stimolo, spinta, tanto per rafforzare il sé che per dare sostanza alle aspirazioni.
Gli interventi dei relatori sono stati tutti ricchi e significativi, guidati con amabile e fattiva premura dalla Dott.ssa Ialongo: vero e proprio fil rouge che ha collegato e guidato i relatori del Workshop.
Particolarmente significativi, gli interventi di quei rappresentanti del mondo imprenditoriale - anche a livello istituzionale - che hanno ben testimoniato la grande attenzione riservata al mondo delle start up ed alla loro evoluzione.
Tutti hanno posto l'accento sul valore imprescindibile dell'innovazione, e come questa susciti la concomitante sinergia data dall'incontro di competenza, collaborazione e cooperazione, trovando compiuto coagulo nel lavoro di squadra, in quell'operare in team che è il teatro ideale in cui le idee, i progetti, i programmi, vedono la loro più felice realizzazione.
Pur se con accenti diversi, improntati al sostegno che le diverse Nazioni offrono alle start up e quindi all'innovazione, tutti i relatori hanno saputo trasmettere entusiasmo, concretezza e sostegno anche toccando il delicato ma essenziale tema della ricerca di fondi: dalla Prof.ssa Barbara Antonucci all'Arch. Hassane Assi (Pres. Associazione Amici del Libano in Italia), alla Dott.ssa Liliane de Quieroz Antonio (Consigliera del Cons. dei Cittadini Brasiliani del Consolato Gen.le del Brasile a Roma), al Dott. Andrea Dal Piaz (Responsabile della piattaforma Dock-3, the startup lab), al Dott. Valentino Giuliani (Resp. Blue Growth-Economia del Mare, di Lazio Innova), alla Dott.ssa Emilia Cozzolino (Tutor di Spazio Attivo, Roma), alla Dott.ssa Grazia Marino e al Dott. Antonio Falanga(rispettivamente CEO e Fashion Producer di Spazio Margutta), al Dott. Roberto Magnifico (Partner e Board Member di LVenture Group), per concludere con le interviste della Dott.ssa Ialongo al Prof. Fulvio Giannetti (Founder e CEO di Lybra.tech), al Dott. Antonio Calia (Founder e CEO di Manet), al Dott. Valerio Rossi (Founder e CEO di Monugram), all'Arch. Gloria Arditi (Socio fondatore e membro del Cons. Direttivo di LoveItaly). In chiusura, giusto epilogo e tributo agli eccellenti Padroni di Casa, è intervenuto il Dott. Marcelo Rebanda (Direttore per l'Italia di Turismo de Portugal) che ha messo in risalto gli sforzi del Suo Paese nel superare la pregressa crisi, innovando e diventando una Nazione leadernel turismo e nell'accoglienza di quanti - sempre più numerosi - visitano il Portogallo, innamorandosene e scoprendone le bellezze.
Chi ascoltava con attenzione i diversi interventi, specie durante le interviste, è rimasto colpito dall'entusiasmo, dalla giovanile esuberanza e dalla maturità espressa dai protagonisti di queste nuove realtà, accomunati dalla capacità di saper interpretare con intelligenza vivace il momento che le diverse realtà della Società affrontano e vivono. La luce nei loro occhi, la capacità espressiva, la fluente conoscenza delle lingue e delle tecniche, sono state la cartina do tornasole di un Workshop dagli elevati e significativi contenuti.
Al termine, dopo i ringraziamenti ai relatori ed agli intervenuti, i rinnovati saluti del Magnifico Rettore Monsignor Agostinho da Costa Borges, del Prof. Francisco de Almeida Dias e della Dott.ssa Fiorella Ialongo che, insieme a tutti gli intervenuti, hanno dato vita ad un momento di networking per proseguire informalmente lo scambio di idee e progettualità. Infine si sono alzati i calici in un bene augurale e apprezzato brindisi con un vin d'honneur proposto dalla MM Scavia Winery Group, utile a sottolineare l'eccellenza vitivinicola italiana e la sua capacità innovativa attraverso prodotti caratterizzati dal gusto inconfondibile e morbido di vini rari per i loro profumi e la loro struttura, ricchi di quel sapiente amore per la Terra saputo trasfondere in decenni e decenni di esperienza. Il brindisi è stato sostenuto dalla degustazione dei salumi dell'Azienda Agricola artigiana Savigni.
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vigneti nello Ningxia |
Perché il titolo in francese? Semplicemente perché è la Francia la nazione di riferimento per i vignaioli cinesi. Sulle etichette primeggiano foto di Chateau alla francese, gli studi in agraria e enologia, ancor prima che nelle loro Università, portati avanti con mirabolante e incredibile successo a Bordeaux, Montpellier, Lyon, i “legni” principalmente importati dal Massif Central francese (anche se adesso utilizzano prodotti provenienti da aree montane vicino al confine con Mongolia e Corea del Nord), beton vetrificati, presse e vasche inox e via, via, via.
Se in un primo tempo (anni ’70, ’80) il Partito Comunista Cinese iniziò a spalancare le porte agli occidentali, oggi, divenuta potenza mondiale nella quantità di vino prodotto (seconda posizione dietro l’Italia), la trasformazione pare sempre di più importante e i vini cinesi, negli ultimi tempi, sono riusciti a collocarsi nella sfera dei pregiati.
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MasterClass |
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel settembre 2002 quando, trovandomi a Losanna per problemi familiari, partecipai alla presentazione di alcuni vini cinesi da monovitigni. Rimasi allora incredulo e, da quel giorno, l’attenzione ai vini con gli occhi a mandorla fu sempre seguita dal sottoscritto con attente riflessioni se pur prudenti.
E la frequenza in continuità delle biennali di Vinexpo Bordeaux mi ha permesso di seguire l’evoluzione del “fenomeno cinese” toccando con mano questa realtà, conoscendo i modi di vinificare, le scelte fatte nel decidere in quali aree produrre e allevare le viti e assaggiare le linee di produzione partecipando ad incontri, degustazioni, masterclass.
Una cara amica un giorno, nel pour parler sul fenomeno cinese, uscì con questa riflessione: ”Il gap che loro non potranno mai colmare è di natura storica”.
Riformulai la domanda ad un funzionario cinese durante una conferenza stampa al Vinexpo del 2015. Con molta calma sorretta dall’immancabile ed educato sorriso, dopo alcuni attimi di “silenzio meditativo”, la risposta fu: “Ne siamo coscienti. Infatti siamo partiti dove gli europei sono arrivati”. Questi la sanno lunga.
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Marselan |
I piani quinquennali.
Non solo riso. Il Partito Comunista Cinese è da molti anni convinto che la parte rurale del paese deve trovare un tipo di coltivazione diversa. “E senza tante storie e lungaggini burocratiche” ha effettuato massicci investimenti in certe aree ritenute vocate per rispondere al sempre più bisogno di vino, dare la possibilità di crescere a popolazioni ancora allo stato feudale, a creare un “movimento del vino” (simile alle nostre Strade del Vino), con tanto di accoglienza e eccellenti destinazioni turistiche.
Se pur il consumo di vino sia sempre un bene di nicchia destinato a circa il 12% della popolazione vi invito a fare due conti e vedere di quali numeri stiamo parlando. Nel 2017 la popolazione ufficiale ammontava a 1.386.000.000 di persone. Il 12% si attesterebbe intorno a 115.000.000 di consumatori .
Le regioni vinicole
Localizzate principalmente in Shandong, Hebei, Jilin, Tianjin, Xingiang, Ningxia, Pechino e Gansu. L’area di maggiore produzione è quella della penisola di Jiaodong nello Shandong che da sola rappresenta circa la metà di produzione vinicola nazionale. Vi sono attive più di 200 aziende con estensioni pro capite di 1.000/ 1.500 ettari vitati con produzioni di centinaia di milioni di bottiglie (numeri spaventosi ). L’estensione vitata nazionale raggiunge 3,8 milioni di ettari!
Il fenomeno Ningxia
Ormai è giustamente ricordata come la regione dell’eccellenza del vino cinese. Posta sotto la catena montuosa Helan, una
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Chateau cinese |
volta importante tappa lungo la Via della Seta. Nella capitale Yinchuan ha sede una delle più famose Università del Vino: Whine School Ningxia University. È anche la regione delle “contraddizioni” legate alle religioni praticate. Tradizionalmente il Ningxia, con la presenza dell’etnia Hui è a maggioranza musulmana. Ma come possiamo registrare il vino unisce i popoli (sic!).
Situata tra il 30esimo e il 50esimo parallelo risponde in pieno ai canoni “scolastici” che da tempo distinguono la localizzazione delle vigne. Scelta come area da investire dalle multinazionali Pernod Ricard e Moët Hennessy. Quest’ultima con la sua unità di produzione di spumanti Chandon China (vi ricordate gli spumanti Chandon, quelli della formula 1? Autenticamente cinesi).
Attualmente le uve più diffuse nella regione sono Cabernet Sauvignon (la più coltivata), Merlot, Pinot Noir, Syrah, Marselan, Chardonnay , Riesling italico, Gamay e Semillon. Ma non solo.
Udite, udite (mi rivolgo agli amici toscani). Nella regione del Ningxia si sperimentano nuovi vitigni tra cui il Sangiovese. Secondo il Prof. Demei Li, considerato un guru in materia vitivinicola, il sangiovese è un vitigno interessante che qui solitamente raggiunge la maturazione entro la prima settimana di ottobre come in gran parte della toscana. “È una varietà a maturazione tardiva che da vini dal colore rubino, con aroma fruttati e speziati”. Aspettiamoci Chateau Chianti Winery.
Recentemente al Vinexpo Bordeaux ’19 sono stato invitato, come stampa estera, ad una MasterClass “Le vignoble Chinois: Un avenir prometteur” organizzato da Clovitis, un gruppo di enologi consulenti internazionali . Partner per l’occasione Monsieur CHEN Deqi, uno dei più importanti e conosciuti viticoltori dello Ningxia. La sua proprietà, HO-LAN Soul , estesa su 7.000 ettari di vigneti destinati da alcuni anni ad una produzione Biologica. Altezze dei vigneti mediamente sui 2.000 mt. Gli Assaggi:
Helan Goddess 2018. Riesling Italico. Giovane, ancora inespresse le note minerali tipiche dell’italico. Fruttato, albicocche e mele . Al palato bocca dolce e buona sapidità. Ottimo, voto 87/100
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Mr Deq CHEN |
Helan Goddes 2018. Rosé da Cabernet Franc. Cabernet Franc all’80% e Cabernet Sauvignon al 20%. Colore carico, Lamponi, ciliegie e fragole. Al palato per niente aggressivo come il colore lasciava intendere. Un bel rosé, morbido, leggero e fresco. Ottimo, voto 88/100
Cabernet Sauvignon 2014. Titolo sostenuto: 14,5%. Manto rubino cupo. Naso interessante con un finale bellissimo speziato. Il tannino ben estratto. Ottimo, voto 89/100
Shiraz 2014 Gran vino questo Syrah, dai profumi aristocratici. Al palato l’incedere gustativo si è mostrato elegante trainato da un tannino setoso. Eccellente, voto 90/100
Marselan 2014 Sicuramente il migliore del trittico dei Rossi. Dato quotato anche da Decanter. Profilo olfattivo che porta all’eccellenza. Elegante al palato con struttura avvolgente che richiama uno “stile francese della droite”. Lunga persistenza. Eccellente, voto 92/100
Una MasterClass che ha ricordato la ormai “prepotente ascesa nei tempi” della viticoltura cinese. Sottovalutarla e non seguirla significa essere “fuori“ dalla realtà vinicola mondiale. E se non vi fidate di quanto raccontato vi riporto i consigli di Decanter ai quali aggiungo Ho Lan Soul Winery
CHATEAU HEDONG Chardonnay, annata 2011
CHATEAU YUANGE Cabernet Sauvignon, annata 2012
CHATEAU YUNMO Greatwall Reserve Rose, annata 2013, Greatwall Reserve Merlot, annata 2012
CHÂTEAU NINGXIA SAINT LOUIS DING Farsight Cabernet Sauvignon, annata 2010
DYNASTY Muscat, annata 2011
GAOYUANYUAN Silver Heights The Summit, annata 2011
GREATWALL 5 Star Cabernet Sauvignon, annata 2005 Terroir Superior Selection Chardonnay, annata 2008
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La barriccaia Chateau Ho Lan Soul |
Chateau Yunmo Reserve Chenin Blanc , annata 2012 Chateau Yunmo Reserve Italian Riesling, annata 2012
Chateau Yunmo Reserve Cabernet Franc, annata 2012
HELAN MOUNTAIN Special Reserve Chardonnay, annata 2011 Special Reserve Merlot, annata 2010
Special Reserve Cabernet Sauvignon, annata 2010
NINGXIA HELANSHAN MANOR WINE Chateau Hedong Cabernet Sauvignon, annata 2012
SKYLINE OF GOBI Cabernet Sauvignon Selection, annata 2012
YINCHUAN CHÂTEAU BACCHUS Château Bacchus, annata 2011
YUHUANG CHATEAU Cabernet Sauvignon, annata 2009
Diversamente da quanto vanno profferendo i vari nutrizionisti televisivi, e cioè che è necessario consumare pesce almeno 2-3 volte a settimana per garantirsi gli Omega 3, la scienza indipendente dei più noti organismi in fatto di nutrizione, e di qualificati studiosi, conferma ogni giorno quello che noi igienisti vegani andiamo dicendo da decenni, e cioè che procurarsi l’Omega 3 dal pesce, invece che dai vegetali, non solo non è necessario ma spesso dannoso per la salute.
Il pesce per motivi di sicurezza e gusto deve essere cotto, e la cottura denàtura gli Omega 3, oltre ad inattivare gli enzimi digestivi. Inoltre, consumare pesce 2-3 volte a settimana non è sufficiente perchè solo alcuni tipi di pesce contengono modeste quantità di Omega 3 e solo se i pesci sono selvatici o da acquicoltura i cui pesci si nutrono di pesci che a loro volta mangiano alghe.
La paura diffusa è che nelle diete vegan mancano fonti dirette di EPA e DHA. Ma c’è chi è vegan da tutta la vita e non ha mai avuto carenze di questo tipo. La stragrande maggioranza del genere umano non consuma o non ha mai consumato pesce e vive in buona salute. La mia logica mi dice di far riferimento alle leggi naturali in cui ogni organismo vivente è progettato per funzionare con un determinato “carburante”, a far riferimento alla nostra conformazione fisiologica che è simile a quella dei primati antropoidi, che sono vegetariani i quali certo non mangiano pesce per garantirsi gli Omega 3. Sbagliare carburante significa inevitabilmente danneggiare la propria salute.
Sotto l’aspetto etico è molto più grave mangiare pesce che animali terricoli: una sardina non ha meno valore di un manzo; non è la mole fisica che da valore ad un essere vivente. Con la carne di un manzo mangiano mille persone, ma mille pesci non bastano a sfmare mille persone. Se potessimo udire il dolore delle creature del mare il loro grido squarcerebbe le fondamenta della terra.
Confrontando il contenuto di Omega 3 nei pesci con quello presente nei vegetali troviamo che:
i pesci che contengono modeste quantità di omega 3 (mg/100 gr) sono:
sardine fresche 1,73;
anguilla 1,30;
aringa fresca 1,09;
salmone fresco 0,89;
tonno fresco 0,80;
sgombro: 0,73;
spigola 0,48;
orata fresca 0,46
mentre i vegetali che contengono omega 3 (mg/100 gr) sono:
Olio di lino: 66
Semi di lino: 32
Olio di canapa: 18
Olio di noce: 14
Soia cotta: 11
Olio di soia: 7,60
Noce: 6,50
Germe di grano: 5,40
Semi di zucca: 5
Latte di soia: 4
Fagioli di soia secchi: 1,3
Olio ex. verg. d’oliva: 1
Mandorle: 0,3
Da questo se ne deduce che se l’assunzione di Omega 3 per una dieta (per esempio) di 2000 kcal è pari a 4,4 g/die, per raggiungere questo quantitativo è necessario consumare giornalmente: 1,1 etti di sardine fresche, oppure 1,3 etti di anguilla, oppure 1,5 etti di tonno, oppure 2,2 etti di aringhe, oppure 3,5 etti di spigole, oppure 4,4 etti di storione, oppure quantitativi enormi di altri pesci con un contenuto più basso di omega 3.
L’American Cancer Society ha valutato alcuni studi sulla correlazione tra omega 3 e cancro. “La famiglia degli acidi grassi omega 3 non riduce il rischio di cancro, anzi, elevati livelli di queste sostanze nel sangue possono aumentare il rischio di cancro della prostata negli uomini. Alcuni studi hanno collegato l’assunzione di omega 3 ad un maggior rischio di diabete di tipo 2. Dal 1980 al 1988 sono state seguite 34.000 donne che assumevano olio di pesce; quelle che consumavano una quantità maggiore di acidi grassi omega 3 non hanno mostrato un rischio minore di cancro del colon retto, anche se avevano meno tumori benigni e di dimensioni più ridotte. Un prolungato uso di integratori a base di olio di pesce può provocare carenze di vi.t E e tendenza all’anemia, e l’olio di fegato di merluzzo potrebbe portare a livelli tossici di vit. A e D. Nel 2006 sono stati riconsiderati gli studi condotti in 40 anni sugli effetti degli acidi grassi omega 3 e non è stato rilevato un effetto preventivo nei confronti del cancro. Tuttavia una ricerca condotta nel 2010 su 55 pazienti con poliposi adenomatosa familiare si è visto che dopo 6 mesi i polipi si erano ridotti di numero e di dimensione”.
Un articolo pubblicato su Journal of the American Medical Association dice: L’assunzione di integratori di omega 3 non è stato correlato ad una diminuzione del rischio della mortalità per attacco cardiaco, infarto del miocardio o ictus.
In un altro studio apparso nel 2013 su New England Journal of Medicine si legge: Nei pazienti con fattori multipli di rischio per malattie cardiovascolari, il trattamento quotidiano con questi acidi grassi non riduce la mortalità. (notizie tratte da Terra Nuova n.288 di novembre 2013)
Una recente ricerca medico-scientifica condotta su oltre 19.000 persone, alla fine dell'anno 2010 in Gran Bretagna, i cui risultati sono stati resi noti in un articolo apparso sull'American Journal of Clinical Nutrition, rileva che l’assunzione di omega 3 è più efficiente se questi provengono dai vegetali. Infatti vegetariani e vegani provvederebbero autonomamente alle proprie necessità di acidi grassi essenziali omega 3 a lunga catena (presenti nel pesce) ricavandoli dagli acidi grassi omega 3 vegetali, senza dover introdurre nella propria dieta la carne di pesce. Tali grassi sono importanti per il buon funzionamento dei meccanismi metabolici. È già noto da tempo come gli omega 3 si possano ricavare molto più facilmente da fonti vegetali, come noci, semi di lino e olio di semi di lino, piuttosto che dal pesce (che ne contiene decisamente meno di quanto si crede (gli omega 3 diminuiscono a seconda il tipo di cottura), ma questo nuovo studio rende ancora più evidente come la fonte privilegiata di questi acidi grassi essenziali sia proprio quella vegetale.(Dr.ssa Luciana Baroni)
Nonostante lievi miglioramenti nel 2017, nel nostro Paese ci sono ancora 17 milioni di persone a rischio esclusione sociale, 5 milioni sono in povertà assoluta, e la concentrazione della ricchezza è altissima.
Roma, 24 MAGGIO 2019 - In Italia più di 17 milioni di persone sono a rischio povertà ed esclusione sociale. Tra queste, anche quelli che un lavoro ce l’hanno (gli occupati che non hanno un reddito ufficiente sono infatti il 12,2%). E oltre 5 milioni sono in povertà assoluta, con una robusta incidenza (12%) tra i bambini. Al tempo stesso tra il 1996 e il 2016 la quota di ricchezza dell’1% più ricco della popolazione adulta è passata dal 18% al 25% , quella dei 5.000 adulti più ricchi è salita dal 2% al 7%. A queste disuguaglianze economiche si aggiungono profonde ingiustizie sociali nell’accesso ai servizi fondamentali di qualità e nel riconoscimento dei propri valori e del proprio ruolo. Questi i dati più evidenti che emergono dal rapporto Istat Sdgs (Sustainable Development Goals) sui 17 biettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu. I dati parlano chiaro: vincono allarme sociale e disuguaglianze, e forti divari territoriali. La situazione peggiore si vede in Sicilia, Calabria e Campania. Basti pensare che la quota di persone in cerca di occupazione sulla popolazione attiva ammonta al 6,0% nella ripartizione nord-orientale, al 7,0% in quella nord-occidentale, al 9,4% nel Centro e al 18,4% nel Mezzogiorno. Se ne è parlato a Roma in occasione dell’evento nazionale ASviS “Sconfiggere la povertà, ridurre le disuguaglianze” organizzato nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile, organizzato da ASviS e dal Forum Disuguaglianze e Diversità.
Nel 2017 lievi miglioramenti per 10 Obiettivi dell’Agenda 2030
Per 10 su 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu nel 2017, l’Italia mostra segni di miglioramento in dieci aree: povertà (Goal 1), salute (Goal 3), uguaglianza di genere (Goal 5), condizione economica e occupazionale (Goal 8), innovazione (Goal 9), disuguaglianze (Goal 10), condizioni delle città (Goal 11), modelli sostenibili di produzione e di consumo (Goal 12), qualità della governance, pace, giustizia e istituzioni solide (Goal 16), cooperazione internazionale (Goal 17). Per quattro aree, invece, la situazione del 2017 è peggiore rispetto al 2016: alimentazione e agricoltura sostenibile (Goal 2), acqua e strutture igienico-sanitarie (Goal 6), sistema energetico (Goal 7), condizioni degli ecosistemi terrestri (Goal 15). La condizione appare invariata per due goal, educazione (Goal 4) e lotta al cambiamento climatico (Goal 13), mentre per il Goal 14 (Flora e fauna acquatica) non è stato possibile stimare il dato relativo al 2017 a causa della mancanza di dati aggiornati.
Recuperare il tempo perduto e realizzare interventi radicali
“È ora di dotarsi di una governance che orienti le politiche allo sviluppo sostenibile, si è perso già troppo tempo – dice Enrico Giovannini, Portavoce dell’ASviS , – oltre all’immediata adozione di interventi specifici in grado di farci recuperare il tempo perduto sul piano delle politiche economiche, sociali e ambientali, l’ASviS chiede al presidente del Consiglio di attivare subito la Commissione nazionale per l’attuazione della strategia per lo sviluppo sostenibile, di trasformare il Cipe in Comitato interministeriale per lo sviluppo sostenibile e di avviare il dibattito parlamentare sulla proposta di legge per introdurre il principio dello sviluppo sostenibile in Costituzione, al fine di garantire un futuro a questa e alle prossime generazioni”.
Partendo dalla situazione di grave ingiustizia sociale e dai diffusi sentimenti di paura, rabbia e risentimento generati nelle fasce più vulnerabili della società, il Forum Disuguaglianze Diversità <https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/chi-siamo/> (ForumDD) – un’alleanza tra cittadinanza attiva e ricercatori – ha elaborato, dopo due anni di lavoro e con il contributo di oltre cento esperti il Rapporto “15 Proposte per la giustizia sociale”. Un pacchetto di proposte di politiche pubbliche e azioni collettive, ispirate dall’analisi e dalle idee di Anthony Atkinson, che intervengono su tre meccanismi di formazione della ricchezza: il cambiamento tecnologico, la relazione tra lavoro e impresa, il passaggio generazionale .
“Disuguaglianze e povertà vanno aggredite su due fronti – afferma Fabrizio Barca, coordinatore del ForumDD . Tornando a redistribuire e recuperando – da dettato Costituzionale – la progressività fiscale perduta, anziché ridurla come si minaccia di fare sotto il manto della <<flat tax>>. E, prima ancora, modificando i meccanismi di formazione della ricchezza privata e di accesso alla ricchezza comune: noi del ForumDD proponiamo interventi radicali che mettano la tecnologia dell’informazione al servizio di una maggiore diffusione della conoscenza, non, come oggi avviene, di una sua insostenibile concentrazione”.
Su queste basi, è stato illustrato ciò che abbiamo appreso negli ultimi due anni dall’introduzione di misure di contrasto della povertà, mostrando l’importanza che ai trasferimenti monetari si affianchino servizi e un rafforzamento delle capacità di reazione delle famiglie povere. Sono quindi state presentate tre delle 15 proposte del ForumDD:
· Livellare le opportunità dei giovani nati in famiglie con un livello diverso di ricchezza, introducendo a un tempo un’ ”eredità universale” di 15.000 euro (incondizionati) a tutti i e le diciottenni (580 mila ogni anno), e una “ tassa progressiva sui vantaggi ricevuti” lungo l’arco della vita, che sostituisca l’attuale tassa di successione, eliminando così ogni tassazione per 80mila dei 110mila paganti e concentrando l’imposizione sui 30mila più abbienti (producendo entrate aggiuntive che finanzino l’eredità universale).
· Creare Consigli del Lavoro e della Cittadinanza nell’impresa che dia ai lavoratori e ai cittadini influenzati dagli effetti ambientali la possibilità di pesare sulle decisioni strategiche delle imprese: uno strumento che consentirebbe di perseguire assieme giustizia sociale e ambientale.
· Costruire una sovranità collettiva sui dati personali e algoritmi che inverta la grave concentrazione in atto nel controllo sulla conoscenza. Nella cornice del Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati, si propone una strategia fatta fra l’altro di: pressione crescente sui giganti del web per rendere noti gli esiti delle ricerche fatte con i nostri dati e il loro uso; contrasto delle posizioni di monopolio delle “sette sorelle digitali” da parte delle imprese di proprietà pubblica; sperimentazione di piattaforme digitali comuni; rilascio di dati amministrativi in formato aperto a disposizione delle comunità di innovatori in rete.
– La parte maggiore delle lesioni viene imputata al vaccino antinfluenzale
https://sadefenza.blogspot.com/2019/05/la-us-vax-court-rileva-il-picco-di.html
Lori Martin Gregory – humansarefree – Sa Defenza
I casi di lesione da vaccino sono in vertiginoso aumento, quindi se fai come gli struzzi, e interri la testa per non vedere cosa accade , significa che finora non hai prestato attenzione, perciò è ora di darti la sveglia. Ecco qualche informazione per quelli di voi che hanno appena iniziato ad informarsi. Ronnie Reagan … quasi 30 anni fa, il 40 ° presidente degli Stati Uniti ha annullato il diritto dei cittadini americani di denunciare i produttori di vaccini, sostituendolo con una legge che costringe le famiglie che hanno subito un infortunio, lesione da vaccino o morte di citare in giudizio il governo degli Stati Uniti invece della compagnia farmaceutica.Di conseguenza, speciali periti del settore della United States Special Claims Court, , si noti per i nostri scopi che alla Corte del Vaccino, è data piena autorità di giudizio senza avere una giuria per decidere il destino degli americani che hanno avuto la sfortuna di essere colpito da un infortunio da vaccino – che, può variare da sintomi cronici, lievi, e perfino la morte. Una volta all’anno, questa Corte non tradizionale offre al pubblico uno visione sul suo funzionamento, pubblicando un rapporto annuale sul suo sito Web – un rituale che si tiene ogni anno a gennaio. Il rapporto è inviato al Presidente del Congresso, altrimenti noto come Vice Presidente degli Stati Uniti, dove si intende servire come campana di monitoraggio delle reazioni del pubblico americano che potrebbe essere soggetta a vaccinazioni che divengono obbligatorie con mandati governativi per il Paese.
Ottimo, vero? Responsabilità e azione? Si potrebbe pensare che vada bene, ma non è così, siamo vittime di un grande errore. Il rapporto, che viene costantemente ignorato dai principali media / politici / funzionari della sanità e dal CDC, giace addormentato nella pagina delle segnalazioni del sito Web del Tribunale speciale per i reclami degli Stati Uniti .
Nessun titolo, nessun comunicato stampa, nessuna analisi, nessun avviso nei media, niente di niente.
Nessuna sorpresa, visto che la maggior parte delle persone in America non sanno nemmeno che i vaccini sono stati dichiarati essere inevitabilmente NON sicuri dalla Corte Suprema degli Stati Uniti nel 2011 .Non sorprende, inoltre, che i media dell’élite mainstream, cooptati e globalisti ignorino costantemente questo rapporto, insieme a saggi argomenti di difesa della salute e di difesa dai pericoli e dei rischi di danno da vaccino (ti prendono in giro: “guarda! Un unicorno!“), Usando invece termini come “è scientifico” e il rischio da vaccino viene sfumato e “sfatato“, così si scoraggia il dibattito razionale riguardante le prove che vengono nascoste ma sono in bella vista. Non sorprende, inoltre, che la US Special Claims Court offra ogni anno una versione arcaica del rapporto inefficace, a bassa tecnologia. Invece di un buon foglio di calcolo ordinato, il tribunale pubblica un documento PDF scansionato, un formato che richiede molto lavoro intenso per condurre qualsiasi tipo di analisi concreta.È necessario reinserire i dati in tutte le 220 e + pagine che richiedono settimane per condurre una dettagliata disaggregazione scritta a mano con il vaccino di ciascun caso, combinata con ampi sforzi di conteggio e organizzazione al fine di identificare la rilevanza statistica e le tendenze emergenti dal campo di vaccinazione. È questo il disegno? Forse. Per la maggior parte è sicuramente un deterrente il fatto che qualcuno si metta a sedere e provi ad analizzare quella dannata cosa. Questo è esattamente il motivo per cui lo facciamo, ogni anno dal 2014. Per non scoraggiarci, ci sono voluti 10 mesi per terminare, finalmente, la nostra analisi del rapporto di quest’anno. Ma una volta che lo abbiamo fatto, abbiamo visto le tendenze e quel che abbiamo trovato è scioccante – non solo per quello che è stato rivelato sul continuo aumento delle lesioni da vaccino, ma anche a causa del silenzio assordante dei media mainstream, dato che le lesioni da vaccino continuano a essere un argomento che i giornalisti e i media ignorano, attribuendolo a una teoria cospirativa di un sito di fake news.
Accomodatevi, tenetevi forte, e indovinate cosa abbiamo scoperto:
Il resto degli insediamenti non rappresentati qui sono: Tetano, $ 4 milioni; HPV $ 3,4 milioni, da quasi nulla nel 2014 ( da vedere a gennaio quando viene pubblicato il report 2016); MMR, che in realtà è diminuito dalla posizione numero uno dello scorso anno a meno di $ 1 m – un calo dell’88% + dei pagamenti; pertosse, $ 1,7 milioni; thimerisol $ 1,5 milioni; HIB, $ 345k,menginococal $ 500k, HEP A $ 408k, DPT & Polio, $ 210k e rotovirus $ 76k. Avrai notato che abbiamo omesso il secondo posto, con la voce”altro“. Ecco perché. ‘Altro‘ illustra perfettamente la natura dubbia della relazione del tribunale sui vaccini e la sua mancanza di trasparenza nel processo. Invece di identificare quale combinazione di vaccini viene caricata con lesioni o morte ed etichettare il caso di conseguenza, un perito specialista del settore può decidere di etichettare un caso di vaccino come “altro“, diluendo e riducendo di fatto quindi l’effetto sui numeri complessivi nell’analisi finale. Nel 2015, la categoria “altro” rappresentava il secondo maggiore aumento delle risoluzioni di pagamento per i danni da vaccino, con un totale di $ 21,5 milioni di pagamenti, un aumento del 388% rispetto ai $ 4,4 milioni di pagamenti dell’anno precedente. Non accusiamo nessuno di niente. L’aumento del 388% è notevole. Quale combinazione di vaccini sta causando un tale aumento? Il pubblico non ha il diritto di sapere?Se il tribunale decidesse, ad esempio, che ci sono troppi insediamenti di vaccini antinfluenzali che si stavano montando per l’anno, non potrebbe semplicemente distorcere i dati classificando certi casi come “altri“, che ingenererebbero artificialmente la categoria dell’influenza? Abbiamo detto che questi risultati sono SOLO giudizi – di casi a favore del querelante. NON include le spese legali ENORMI di entrambe le parti, che sono pagate dal governo degli Stati Uniti se l’avvocato vince o perde il caso? Questi sono classificati come costi. E invece di inviarli nel rapporto insieme al giudizio assegnato, spesso vengono inseriti con voci separate, rendendo l’esercizio del collegamento e i loro pagamenti di giudizio molto più difficile da rilevare, che richiedendo un ulteriore impegno nell’ardua analisi dei dati.Il pagamento totale delle spese legali per il tribunale del vaccino nel 2015 è di $ 42 milioni. Inoltre, una cartella piena di pagamenti basati sulle rendite vitalizie – significa che i pagamenti (molti dei quali ammontano a più di $ 1 milione annui) si ripresentano ogni anno. Questo perché la vita come si sa, per alcuni querelanti, finisce dopo il loro infortunio vaccinale e i costi per prendersi cura di loro per sempre richiede una somma annuale che è spesso molto grande. Ti chiediamo di condividere con più persone possibili, poiché è tempo di cambiare rotta.
Dal sito di Maurizio Blondet 22 Maggio 2019
La domanda più ovvia che viene fatta al ritorno da una Manifestazione importante è questa: come è andata?
La risposta è nelle parole conclusive di Monsieur Rodolphe Lameyse, nuovo CEO arrivato 30 giorni prima dell’inaugurazione: "C’è bisogno, la necessità di un cambiamento radicale nella strategia per far rivivere Vinexpo Bordeaux e farla sopravvivere in armonia con il nascente Vinexpo Paris (nome ancora non definitivo). Dobbiamo fare affidamento sui nostri punti di forza per reinventarci. Il nuovo respiro passerà attraverso 3 assi chiave: business, contenuti ed esperienza. Nel 2021, per celebrare il 40 ° anniversario, Vinexpo Bordeaux si reinventerà in un nuovo modello, pur mantenendo la sua identità e i suoi valori”.
Nell’edizione appena conclusasi abbiamo respirato decisamente un’aria diversa, come se volutamente l’evento fosse stato irrorato, imperlato di scaglie di naftalina in attesa degli eventi. E per eventi futuri s’intendono quelli in programmazione a Parigi.
Intanto è arrivata la conferma dell’unione d’intenti tra Wine Paris e Vinexpo Paris. La prima reduce dalla sua prima edizione (con lusinghiero successo) nata dalla fusione di Vinisud e Vinovision, la seconda con l’annuncio di un grande Vinexpo da effettuare al Paris Expo Porte de Versailles nel mese di gennaio 2020. Dopo la dichiarata e conclamata unione d’intenti (proprio nei giorni di Bordeaux) ecco la notizia ufficiale: la Manifestazione di Parigi (ancora senza un vero nome che non tarderà ad arrivare con tanto di nuovo logo) si svolgerà dal 10 al 12 febbraio 2020.
Se pur vissuto in una forma di stato d’attesa, il Vinexpo di Bordeaux ha mantenuto le promesse della vigilia: 12 conferenze tematiche, 24 degustazioni
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WOW |
mirate, varie masterclass organizzate dalle aziende direttamente nei propri stand, vini da tutto il mondo e largo spazio ai superalcolici sia francesi (Armagnac, Cognac e Calvados), sia cinesi, vietnamiti, russi, della Martinica e giapponesi. Quest’ultimi presenti anche con una folta rappresentanza di aziende produttrici di Sake. E partecipare ad una degustazione tipica di questo fermentato è stata un’esperienza unica per un inesperto quale mi ritengo.
Ancora una volta il Vinexpo di Bordeaux ha manifestato il suo DNA assolutamente internazionale. Grande spazio naturalmente alle regioni francesi;
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Sake giapponese |
dalla Borgogna all’Alsazia attraverso la Loira, la Languedoc-Roussillon ed infine la gauche e la droite del Bordeaux.
Ultimo ma non ultimo “WOW”. Un mondo a se.
Tantissimi visitatori arrivati per incontrare i 150 produttori di vini biologici e biodinamici provenienti da ben 10 paesi diversi. Dopo il successo dell’edizione ultima (2017), WOW (World of Organic Wines) è tornato nuovamente a Bordeaux per riunire un’offerta internazionale di vini di questo settore. Evento nell’Evento, seducente attrattiva sempre più richiesta.
E domani?
Intanto nel 2021, per celebrare il suo 40 ° anniversario, Vinexpo Bordeaux si reinventa in un nuovo modello (tra poco sarà svelato), pur mantenendo la sua identità e i suoi valori.
Quindi appuntamento al 2021 dopo aver conosciuto il neonato Vinexpo Paris o come cavolo si chiamerà.
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Sake cinese |
Urano Cupisti
Sono più di 1000 i volti che hanno affidato alla street art nel suo valore più alto il loro percorso di redenzione umana.
Sono i volti degli abitanti di Librino, quartiere satellite della città di Catania, una periferia del Sud come tante altre, lo Zen a Palermo o Scampia a Napoli.
Progettato a metà degli anni ’60 dall’architetto giapponese Kenzo Tange, con i migliori propositi , Librino ha presto deviato dalla sua funzione originaria di città modello di urbanistica secondo i canoni del tempo per trasformarsi in zona di illegalità e malaffare.
Complice l’infelice e infausta posizione nei pressi dell’attiguo aeroporto catanese di Fontanarossa, presto il sogno si dissolve in una storia già nota ai più.
Ma a volte cambiare si può! E così in questo luogo di periferia il silenzio è stato rotto dalla voce della poesia.
Grazie, infatti, all’opera magnanima del noto mecenate siciliano Antonio Presti un messaggio a colori ha investito il grigio del cemento simbolo, fino a poco tempo fa, di speculazione edilizia e dell’abusivismo che hanno gravato sul quartiere sin dal suo primo nascere.
L’artista benefattore ha sposato la causa degli abitanti di Librino e, con un colpo di genio di cui solo gli spiriti più profondi sono capaci, ha ribaltato decenni di storia di una comunità scuotendo le coscienze dei Siciliani e non solo.
“Librino è bello” afferma Presti e per convincere anche gli abitanti di questo ha dato vita ad un progetto arduo, forse, ambizioso sicuramente che si snoda in un percorso lungo più di 500 mt e che investe quello snodo viario di collegamento fra la città di Catania e la sua periferia.
Alle foto che ritraggono alcuni fra gli abitanti del quartiere sono stati affiancati i versi sacri del “Cantico delle creature“di S. Francesco.
Una mirabile fusione dove l’immagine viene valorizzata dall’immenso potere della parola. Ad ogni volto un destino. Un destino di riscatto sociale che nella coralità del messaggio universale del Poverello trova la sua giustificazione d’essere.
Le immagini colpiscono per la loro immediatezza comunicativa e per la loro estrema semplicità, le parole si offrono nella loro purezza come “carezze all’anima” a scardinare quelli che sono i pregiudizi presenti nell’immaginario collettivo, nelle gabbie dell’animo umano.
Un’umanità a volte emarginata si pone e si impone al passante inconsapevole e inaspettatamente assurge a dignità artistica ancor prima che umana.
Nella misura in cui l’arte intesa come categoria estetica non può prescindere dalla sua funzione etica. Ora il bello incontra il buono, il sublime. Quel sublime che, per sua stessa natura, è indicibile e che si può cogliere solo con un percorso interiore.
La “fiumara” di volti, termine caro allo stesso Presti che ha voluto intitolare la sua Fondazione “Fiumara d’arte”, appunto, guida lo spettatore profano lungo un percorso iniziatico che attraversa la vita in tutte le sue fasi, approda inevitabilmente alla morte ma, con essa, non muore, anzi rinasce a nuova vita.
Una catarsi spirituale che approda ad un panteismo cosmico di portata universale, la scoperta di quell’Assoluto che è dentro ognuno di noi. Quell’altro che sta di fronte è uno specchio per chi osserva, una parte del nostro stesso cosmo. Ogni micro parte del macro. E’ la legge dell’immanenza, della fratellanza, della tolleranza.
Messaggio politico? Forse!
In un tempo in cui il dibattito sulla globalizzazione infiamma gli animi della politica, su quel cavalcavia si dibatte un tema che è nazionale ed internazionale insieme, universale, appunto,quello dell’integrazione in tutte le sue forme.
Angustamente ancorati ad un’illusoria e limitata apparenza, prigionieri di una mente che se è vero, ed è vero, spesso mente, figli di ipocrisie ideologiche sterili e fuorvianti non troviamo ancora risposta ai mali dell’umanità.
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Antonio Presti |
Dove la verità intellettuale del sistema?
Nello sguardo degli ultimi un canto che viene da lontano e che, attraverso loro, parla l’universale linguaggio dell’amore, di ogni Dio, nel tempo in cui anche la dottrina si fa sempre più semplicemente disciplina. Il vichiano “parlare eroico” qui si traduce in un messaggio dai toni apparentemente paradossali, quasi eretici.
Ma quanta verità nell’eresia!
Alla “ Bellezza” e al suo immenso potere pedagogico Presti ha affidato la rinascita tout court di un luogo. E Rinascita sia!
Dall’unione di sei artisti, provenienti da esperienze complementari diverse, nasce a Roma, nelFautunno ’96, il gruppo “Terrantica”. Attori rockers e menestrelli accomunati dalla passione per la musica popolare.
Un po’ per la provenienza dei componenti, un po’ per la vastità del materiale a disposizione, l’attenzione si è subito concentrata sulla
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Video intervista a Teresa Andrioli |
tradizione deH’Italia-Centromeridionale. I brani, proposti sono dunque soprattutto saltarelli, pizziche, tarantelle e tammuriate.
L’approccio dei Terrantica alla musica popolare non è di tipo accademico. Non è una ricerca etnica o culturale, ma uno spontaneo avvicinarsi all’anima più vera delle nostre radici. Le musiche come liberazione, come momento di socializzazione. La festa, il ballo il divertimento, diventano dunque i cardini dello spettacolo dei Terrantica.
Con l’energia che il gruppo esprime dal vivo, quindi suoni essenziali, arrangiamenti semplici e un largo uso dei colori e percussioni i brani tradizionali sono eseguiti tanto secondo lo schema classico, quanto con arrangiamenti originali, alcuni dei quali ispirati dal racconto di anziani in paesi del Lazio e della Puglia.
Tanto dal vivo, quanto in studio, Terrantica fanno uso dei soli strumenti acustici tradizionali: organetto, flauto, mandolino, violino, chitarra, chitarra battente e classica, ciaramella e zampogna. Per le percussioni: tamburelli, tammorre, nacchere, campanelli, scaccia-pensieri, puti pu e trìccheballacche.
I COMPONENTI DEL GRUPPO
Pino Lomanno (Percussioni e canto)
Calabrese, è il “brigante” del gruppo, ha conosciuto il tamburello al suo paese e da li ha sviluppato la ricerca nelle percussioni popolari.
Teresa Andreoli (canto)
Da Roma, attrice teatrale è da sempre appassionata di dialetti e di danze popolari.
Mauro Bassano (Zampogna, organetto e chitarra battente)
Romano, ha un passato da bluesman, ma è stato folgorato dall’Organetto. Ha un rapporto quasi carnale con i suoi strumenti. Parlando con i vecchi delle varie regioni ha imparato non solo le loro melodie, ma anche l’amore per lo strumento stesso. Luca Trombacela (Flauti, ciaramella, bozooky, violino e voce) Napoletano, compositore arrangiatore, è appassionato di strumenti, ne possiede tantissimi, antichi e moderni. E’ passato dal rock alla musica irlandese fino ad approdare alla nostra tradizione.
Felice Zaccheo (Chitarra e mandolino)
E’ il più giovane del gruppo ma ha già diverse esperienze musicali, tanto nel blues quanto in complessi bandistici.
Il CD d’esordio dei Terrantica: “Primi Passi” contiene brani classici della tradizione più tre pezzi originali molto legati ad essa. Il lavoro in preparazione, ’’Bacco Tabacco e Venere”, conterrà invece musiche e canti popolari tra i meno noti, più composizioni legate appunto al tema classico del vino, dell’amore e dei campi.
I Terrantica si esibiscono spesso in locali e centri sociali tanto a Roma quanto nel resto d’Italia. Partecipando volentieri a manifestazioni sociali e culturali, a festival e a fest
e o a sagre paesane, a volte accompagnati da un gruppo di ballerini.
Da ricordare:
Brasile (marzo 2001), Chicago (agosto 2000), Festival di Saracena (CS - luglio 2000), Estate Romana (1998-1999- 2000), Festival Intemazionale della Zampogna Scapoli (15 luglio 1999), Roma Saltantes (maggio 1999), Torrepaduli (Le - agosto 1998-1999), Roma festa della musica (1998- 1999), Roma carnevale (1998), Legambiente (2000-2001), Telethon (1999-2000), Etno Festival (Porto Ercole - giugno 2002), Festa dell’Uva (Marino - ottobre 2003)
Per il gruppo Terrantica:
Mauro 3384423288 - e.mail: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Allo scopo di diffondere la cultura musicale e di stimolare i giovani allo studio della musica con l’intento di promuovere il confronto tra i giovani talenti provenienti da differenti esperienze musicali che permette di favorire attraverso la musica, la socializzazione tra i giovani artisti, si conferma il clamoroso successo per la seconda edizione del concorso musicale nazionale “José Cardinale”, dedicato ad un giovane musicista Mussomelese venuto a mancare prematuramente. Organizzato dal 1° Istituto Comprensivo “Leonardo da Vinci” di Mussomeli, diretto dal Dirigente prof.ssa Valeria Vella, che si è tenuto al Castello Manfredonico di Mussomeli. I docenti di strumento musicale Assunta Catalano, Floriana Gallo, Daniele Priolo e Salvatore Scibetta hanno coordinato, per i giorni 15 e 16 maggio, le esibizioni dei ragazzi delle scuole medie ad indirizzo musicale provenienti da diverse parti della Sicilia.
La commissione giudicatrice composta dal M° Daniele Riggi (presidente), Domenico Debilio e Simone Milioto ha valutato le esibizioni musicali e una rappresentanza dei partecipanti si è esibita durante la serata finale. Un ringraziamento particolare va fatto alla famiglia Cardinale, alla giunta comunale nelle persone del Sindaco Catania e degli Assessori Lo Conte e Territo e alla presidente della Pro Loco Falzone. Particolarmente preziosa la presenza dei ragazzi della “Leonardo’s ensemble” che hanno curato l’accoglienza degli ospiti e si sono esibiti all’apertura della serata finale che si è tenuta giovedì 16 maggio. Questi i vincitori dei primi premi assegnati: Carlino Matteo (pianoforte solista) di Sommatino, l’ensemble di flauti traversi “Flautando” dell’Istituto Comprensivo “Don Milani” di Caltanissetta,
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Il corpo insegnante |
l’ensemble di clarinetti della Scuola Secondaria di I grado “G. Carducci” di San Cataldo e l’ex aequo delle orchestre dell’Istituto Comprensivo “San Francesco” di Gela e dell’orchestra della Scuola Secondaria di I grado “G. Carducci” di San Cataldo.
Si è particolarmente distinto Alessandro Nigrelli di Termini Imerese che con il suo flauto traverso si è aggiudicato il primo premio assoluto con il punteggio di 100/100.