L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1457)

Free Lance International Press

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L’ iniziativa di Allianzbank -   Certe volte la presenza in un luogo inconsueto di enti diversi che in genere non hanno occasione di incontro per la loro differente attività professionale, determina un proficuo risultato che diversamente non sarebbe stato raggiunto.

Quando ciò accade, naturalmente a ragion veduta, il fatto di trovarsi insieme dà luogo assai spesso a piacevoli sorprese. Questo succede in quanto gli uni e gli altri in occasione dell’incontro, esprimono un punto di comune interesse per il quale tutti si sentono coinvolti, soprattutto dal punto di vista emotivo.

Il riferimento in questione è quello di un grande gruppo finanziario/assicurativo, quale Allianzbank della sede romana di via Piemonte, che ha organizzato un incontro tra amici e conoscenti con un gruppo musicale della capitale, Soul Singers riuniti per un concerto nella dirimpettaia basilica di San Camillo de Lellis lo scorso 20 dicembre, in occasione dello scambio di auguri per le festività natalizie.

Il gruppo musicale in questione esprime per la preparazione dei propri orchestrali, coro, solisti e direttore d’orchestra un folklore culturale arricchito dalla valenza dei singoli artisti oltre che dalla scelta dei brani musicali molti dei quali di tradizione americana a cui tutti hanno dato una convincente rappresentazione dei ruoli interpretati.

 

Il gruppo musicale Soul Singers - I molti giovani che costituivano il gruppo musicale, hanno saputo improntare un incontro di voci e toni diversi nella ottima sonorità acustica della Basilica di San Camillo. Il canto e la musica ha magistralmente accompagnato il ritmo dei brani interpretati anche con elementi di jazz e swing; mentre il coro ha amalgamato le varietà dei propri componenti: da adulti maschi e femmine, fino ad un piccolo gruppo di voci bianche. In altri termini, l’intero contesto musicale, compreso i giovanissimi artisti, ha destato l’ apprezzamento dei presenti.

Si tratta di canti corali soprattutto natalizi estratti un po’ ovunque nel mondo dalle varie regioni in tempi attuali e lontani, che hanno lasciato una traccia musicale indelebile.

I Soul Singers hanno formato i punti focali del loro show con queste piccole grandi opere tradizionali, che hanno adattato alla loro espressione musicale di virtuosismi e variazioni sul tema.

I brani infatti, sono stati validamente riproposti nella sonorità acustica della basilica che ha fatto da cassa di risonanza agli strumenti e alla voce dei protagonisti creando maggiori sfumature. I brani musicali che si sono avvicendati hanno ricalcato il carattere natalizio, così come era nell’aria e come tutti quanti potevano attendersi, ma quanto all’esposizione, all’arrangiamento e all’impostazione canora che il gruppo Soul Singers ha saputo dare, questo è stato una gradevole sorpresa.

 

I virtuosimi musicali - Vale quanto detto, per l’orchestra che sotto la efficace direzione femminile ha saputo ritmare con particolare sensibilità i canti corali e dei vari artisti che alternativamente scambiavano i loro interventi musicali; ciò vale per gli stessi protagonisti che con la loro voce hanno ripresentato i vecchi motivi natalizi in un susseguirsi di brani di qualche minuto ciascuno, tanto che è stato possibile gustare proprio per la limitatezza della loro singola esposizione, i virtuosismi musicali che sono state presentati.

Si tratta di noti brani natalizi con i quali i Soul Singers hanno iniziato per rompere il ghiaccio si fa per dire, con ritmi abbastanza sostenuti, tanto da pensare a un particolare accordo musicale tipico delle rappresentazioni diciamo… elettrizzanti, ma ciò invece era dovuto soltanto all’intensità partecipativa dei cantanti e del gruppo con coro che si è avvicendato nella prima parte dei canti di Natale.

 

I nuovi talenti - Sarebbe troppo lungo elencare quasi venti esecuzioni nelle quali si è avvicendato persino un piccolo gruppo di bambini che hanno interpretato la loro parte con le voci bianche. Anche questi piccoli artisti sono stati proficuamente incastonati nel contesto musicale delle voci adulte e che proprio per questa variazioni di toni, hanno espresso una gamma di coralità molto estesa e molto piacevole, tanto da prevedere per loro un prossimo alzo artistico della asticella.

Vi era tra il coro delle voci bianche un bambinello dai capelli neri, disinvolto nei modi, con una voce squillante e intonata. È stato gradevole osservare, il suo coinvolgimento spontaneo da piccolo artista, anche quando non cantava nel coro dei bambini. Si poteva infatti osservare in lui quell’impercettibile movimento del ginocchio al ritmo dell’orchestra, che alludeva alla sua naturale predisposizione musicale.

“Mary ha a baby” - Tra i vari testi eseguiti ve ne è uno, tra una ventina dell’intera rappresentazione, che vorremmo commentare per la sua tipicità poiché rende bene l’idea della gradevolezza del concerto.

Si tratta di una ninna nanna simbolica che Maria canterebbe al suo neonato con il coro dei visitatori presenti a questo grande prodigio, che intonano “ Mary had a baby”.

La sorta di dialogo canoro che si svolgeva tra l’interprete maschile e quello femminile imprimeva con toni alti e bassi un intreccio risonante che in alcuni tratti rapiva emozione nell’ascolto. Vi sono infatti, alcuni brani che a causa del battimento di due risonanze simultanee discoste di circa un ottava danno la sensazione di una doppia armonia. È vero che questo stato emotivo dipende dalla sensibilità di ciascuno, ma è altrettanto vero che se non vi è alcuna base nell’esecuzione musicale, nulla di questo genere potrebbe avvenire.

Ci sono infatti, dei brani musicali che se ben interpretati arrivano ad esprimere attraverso una cascata di note della voce soprattutto alle frequenze più alte, delle interazioni sonore, formando delle armoniche che si aggiungono ad una melodia già di per sé di base. Talvolta in questi casi, quando le note per qualche motivo si sovrappongono nella giusta espressione dei toni e delle altezze musicali, si forma una sorta di ulteriore doppia armonia.

 

Per analogia musicale - Un esempio molto vicino a quanto detto si avverte in un brano del quintetto musicale” N Sync “ che andava per la maggiore qualche anno fa in una canzone del proprio repertorio:  “Bye bye bye”. In questo brano verso la fine, il solista si staccava dal coro ritmico intervenendo con una nota di un’ottava più alta; nota che prolungava nel tempo per poi discendere verso toni più bassi. Era in questo modo che il coro esprimeva attraverso il solista un accordo musicale che coinvolgeva emotivamente gli ascoltatori con la creazione molto coinvolgente di una doppia armonia. Questa si manifestava con un abbandono a nuove emozioni di chi sapeva ascoltare, ma che lasciava poi anche il segno del plauso per il consenso collettivo che il pubblico attribuiva all’intero quintetto.

Ecco che qualcosa del genere stava avvenendo con “ Mary had a baby” anche se l’ ottava superiore non era presente. I due interpreti, ossia, la voce maschile e quella femminile avevano creato fra loro una sorta di linea musicale continuata. Si trattava di un coinvolgimento tra l’uno e l’altra, senza interruzione di continuità e cioè in un duetto di note più che di parole che creavano con questa sorta di accordo, l’emotività e la piacevolezza dell’ascolto.

 

L’ incontro - E’ stata una serata molto interessante; difficilmente qualcuno si è pentito di essere stato presente; tutti o quasi si sono abbandonati ad applausi spontanei in quanto si percepiva il senso della partecipazione e dell’emozione. In queste circostanze importanti come il Natale, era palpabile il senso della coesione tra persone che neanche si conoscevano ma che così come nella vita, se si ha la capacità di creare interesse comune insieme, si stringe emotivamente un rapporto di partecipazione piacevole quanto proficua per tutti.

 

Alberto Zei

December 26, 2018

Tra Medio Oriente e Asia centrale: i piani di Washington, l'intraprendenza pragmatica di Ankara, la diplomazia di Mosca e l'attendismo di Pechino; Trump vuole balcanizzare l'Iran?

 

 

Annunciando il ritiro delle truppe dalla Siria, deciso dopo un colloquio telefonico con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, e il dimezzamento del contingente in Afghanistan, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha suscitato preoccupazione e disappunto anche tra i suoi alleati, interni e internazionali. Molti gli interrogativi sulle ripercussioni di queste decisioni, in particolare dopo l'uscita degli USA da due trattati storici: a maggio dall'accordo sul programma nucleare iraniano (JCPOA) siglato nel luglio 2015; a settembre dal trattato sulle armi nucleari (INF) concluso con la Russia nel 1987. Perplessità che si aggiungono a quelle sollevate dall'atteggiamento di Trump nei confronti dell'Arabia Saudita a seguito dell'uccisione del giornalista Jamal Khashoggi (cittadino saudita residente negli Stati Uniti dal 2017 ed editorialista del Washington Post). Dopo l'iniziale linea dura, il presidente aveva infatti invertito la rotta, spostando l'attenzione sull'importanza strategica delle relazioni con Riyadh e con il principe ereditario Mohamed bin Salman (MBS) in funzione anti-iraniana. Una posizione, quella di Trump, non sempre condivisa da altri apparati dell'amministrazione statunitense, come dimostrano le prese di posizione del Senato sull'affaire Khashoggi, basate peraltro sui rapporti dell'intelligence, o, da ultimo, le dimissioni del segretario alla Difesa James Mattis, poco dopo l'annuncio del ritiro di truppe dalla Siria. Un colpo al cerchio saudita e uno alla botte turca.

A livello internazionale, la prima reazione a quest'ultima discussa decisione è stata la percezione delle milizie curde integrate nelle Forze democratiche siriane (SDF) di essere state abbandonate, da un alleato sul quale contavano, alla mercé della Turchia e del suo progetto egemonico di stampo neo-ottomano sul Medio Oriente. Un copione che si è ripetuto più volte tra i curdi e le potenze occidentali, a cominciare dall'accordo Sykes-Picot del 1916. Del resto, uno degli ultimi motivi di attrito tra Stati Uniti e Turchia è stato proprio il sostegno di Washington alle Unità di protezione popolare curde (YPG), ala armata del partito dell'Unione democratica (PYD), che Ankara ritiene la branca siriana del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), quindi una “formazione terrorista” (tale è la definizione del PKK anche a Washington). Poco dopo il ritiro USA, la Turchia ha quindi concentrato le sue truppe al confine con la Siria, coerentemente con le parole di Erdoğan che il 12 dicembre ha annunciato una campagna militare contro le SDF a Est dell'Eufrate. Alle operazioni parteciperanno anche fazioni sunnite affiliate all'Esercito siriano libero (FSA), in particolare l'Esercito nazionale, che stanno già inviando un contingente di circa 4.000 combattenti al confine turco-siriano. Non è quindi da escludersi che l'obiettivo degli USA sia ricorrere alla Turchia come “gendarme” atlantico in Medio Oriente, come fecero negli anni '90 nei Balcani e nel Caucaso, regioni tanto cruciali quanto conflittuali, storicamente terreno di contesa tra Impero Ottomano, Persia, Russia e, a latere, potenze europee. A sostenere tale ipotesi potrebbero essere le dichiarazioni dello stesso Trump, che il 23 dicembre ha spiegato di aver coordinato il ritiro delle truppe USA dalla Siria con Erdoğan, al quale passerebbe il testimone della guerra contro i cartelli del jihad del cosiddetto Stato islamico (IS). Malgrado le perplessità degli alleati europei, in particolare del presidente francese Emmanuel Macron.

Secondo diversi analisti internazionali, a beneficiare del ritiro USA dalla Siria sarebbe anche la Russia, da sempre critica nei confronti degli interventi militari di Washington, e protagonista, assieme a Turchia e Iran, dei negoziati di pace di Astana. Nell'incontro di luglio a Helsinki tra Trump e il suo omologo russo Vladimir Putin, oltre alle relazioni economiche e alla questione della Crimea, è stato trattato il tema del conflitto siriano, nel quale la Russia è impegnata attivamente, dal 2015, al fianco del governo di Damasco. A tal proposito, senza entrare nel merito della legittimità delle azioni del presidente siriano Bashar al-Asad, Trump ha detto espressamente che “gli Stati Uniti non permetteranno all'Iran di beneficiare dei successi della campagna contro l'IS”. Con Mosca, peraltro, anche Tel Aviv ha discusso più volte nell'ultimo anno della posizione dell'Iran in Siria, auspicandone l'estromissione persino dal processo di pace. Malgrado le reciproche rassicurazioni, neppure la proposta del ministro degli esteri russo Sergej Lavrov (una zona cuscinetto a protezione del confine tra Siria e Israele) è stata giudicata sufficiente da Israele, ma resta assai improbabile che la Russia volti le spalle all'Iran, con il quale ha in atto importanti progetti bilaterali e multilaterali, dal settore energetico alla geopolitica: per citare qualche esempio, il programma oil-for-goods, la questione dello statuto legale del Mar Caspio e la lotta al narcotraffico e al terrorismo in Afghanistan. Ciononostante, pur essendo lontana l'era dell'accordo segreto tra Gore e Černomyrdin per l'interruzione della fornitura di armi all'Iran, Putin continua a mantenere il suo atteggiamento ambiguo nei confronti di Tehran, utile nel contenimento dell'espansionismo turco e contro la diffusione dell'islam sunnita radicale, ma potenzialmente rivale. Ad esempio, in Siria, nonostante l'alleanza tattica, Mosca mira ad arginare l'influenza iraniana, sia con la diplomazia, sia attraverso l'invio di squadre speciali formate da combattenti caucasici. Si comprende dunque la generale diffidenza di Tehran, manifestata già nel 2016 a proposito della mancata concessione ai russi della base aerea di Hamadan. Lo scopo di Putin è infatti guadagnare peso geopolitico assumendo un ruolo di mediazione, quindi bilanciando le forze in campo ed evitando che una di esse emerga, in primis Iran e Turchia.

Ciò vale non solo per la Siria, dove Mosca ha due basi militari sulle coste del Mediterraneo, ma anche per il Medio Oriente in generale, a partire dalla spinosa questione israelo-palestinese. Ultimamente, infatti, Putin ha manifestato l'intenzione di ospitare colloqui di riconciliazione tra le fazioni palestinesi e negoziati di pace tra rappresentanti palestinesi e autorità israeliane, in vista di una soluzione politica dei conflitti in atto. Una mossa che rischia tuttavia di irritare la Turchia, che tenta di proporsi come punto di riferimento per la Palestina. Dal 2010, le relazioni tra Tel Aviv e Ankara sono alquanto tese e negli ultimi mesi sembrano persino peggiorate: si veda il discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di Erdoğan, a sostegno della causa palestinese, e, nei giorni scorsi, lo scambio di battute al vetriolo tra il presidente turco e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Tra le ultime occasioni di attrito, spicca inoltre l'affaire Khashoggi, per il quale Ankara preme per una condanna internazionale di Mohamed bin Salman e dei vertici della monarchia saudita, mentre Tel Aviv (sulla stessa linea dell'Egitto) mette in rilievo l'importanza di Riyadh in funzione anti-iraniana e di contrasto alla galassia dei Fratelli musulmani, incluso Hamas. Se infatti dal punto di vista del piano strategico di Erdoğan l'eccessiva intraprendenza di MBS rappresenta una minaccia, per Israele il principe ereditario è, per lo stesso motivo, l'interlocutore saudita ideale. Anche per questo, il sostegno di Trump alla guerra indiretta condotta da Israele contro l'Iran, di cui Netanyahu non dubita, appare il contraddizione con l'annuncio del ritiro USA dalla Siria, visto con perplessità anche a Tel Aviv. A meno che non sia parte di una strategia volta a causare il fallimento dei negoziati di Astana e a far emergere le divergenze strategiche tra i suoi protagonisti, con l'obiettivo di isolare definitivamente Tehran.

Il complesso intreccio di equilibri ha finora indotto la Cina a optare per una strategia attendista e a preferire la realizzazione graduale e silenziosa delle nuove vie della seta (BRI – Belt and Road Initative). Un progetto economico, ma anche geopolitico, che coinvolge il Medio Oriente e l'Asia Centrale, regioni in cui Turchia, Russia e Stati Uniti (questi ultimi soprattutto con la Fondazione Rumsfeld, che promuove il forum annuale CAMCA – Central Asia-Mongolia-Caucasus-Afghanistan) cercano di espandere la propria influenza. Se in Medio Oriente Tehran imposta la sua strategia difensiva offrendo supporto agli sciiti presenti nei vari Stati, con i paesi centro-asiatici ha in piedi soprattutto relazioni economiche nei settori delle infrastrutture e degli idrocarburi, oltre a una cooperazione con Afghanistan e Turkmenistan nella lotta al terrorismo islamico e al narcotraffico. Rapporti resi ora più difficili dalle sanzioni imposte da Washington dopo l'uscita dal JCPOA. Anche per questo non è da escludersi che gli USA vogliano far emergere in Siria le divisioni tra Tehran, Mosca e Ankara e puntare su Israele e Arabia Saudita da un lato e Turchia dall'altro per la gestione del Medio Oriente, lasciando a Turchia e Russia la competizione per il controllo delle regioni centro-asiatiche. Se Trump avesse adottato tale strategia per isolare Tehran (magari in vista di un eventuale attacco militare), si potrebbe pensare che il suo obiettivo sia balcanizzare non solo la Repubblica islamica, ma l'intera Asia Centrale, il che gli permetterebbe di raggiungere tre obiettivi strategici, pur con il rischio di provocare conflitti sanguinosi: annientare l'Iran, colpire gli interessi russi e cinesi e arginare l'espansionismo di Ankara.

“Che cos’è il Natale?". Come colpiti da improvvisa amnesia, ce lo chiediamo ancora più di duemila anni dopo l’evento tradizionale della Natività, ricordato come ricorrenza più importante nei calendari liturgico e civile. Ma non sembri per nulla ozioso, oggi, tornare sui nessi simbolici non solo cristiani, le sovrapposizioni calendariali e gli aspetti folklorici che hanno definito la festività così come viene tuttora vissuta, visto che questi appaiono ormai quasi perduti tra i riti alienanti di un'altra divinità, meno etica certo e purtroppo mai sazia, quella attualissima ed onnipresente del Consumo.

Nel calendario la festa viene a trovarsi in un periodo piuttosto omogeneo per le credenze e le tradizioni che lo contraddistinguono (rinascita della luce, auguri e regali, confusione ed euforia rituali, giochi tra amici e familiari, particolare considerazione goduta dai bambini, maggiore disponibilità verso mantiche e pronostici), della durata di ben trentadue giorni, dalla festa di S.Nicola di Bari (6 di Dicembre) all’Epifania (6 di Gennaio). Al centro di questo mese rituale è il Natale, intimamente legato all'importante evento astronomico del Solstizio d’Inverno che cade quest’anno il 21 di Dicembre. Tanti, in proposito, i “gadgets” festivi dai beneauguranti cromatismi vitali del rosso e dell'oro, chiaramente ispirati al simbolismo solare.

Non per nulla, già nella Roma imperiale, protagonista pre-cristiano d’una cruciale ricorrenza dicembrina era infatti proprio l’astro del giorno, in risalita sulla volta celeste dopo la stasi solstiziale (“Sol Invictus”); questo fu identificato poi successivamente - tramite opportuni collegamenti simbolici, con il Salvatore di Bethlemme - venuto a proporsi agli uomini di buona volontà come stella di Luce ma pure d’Amore.

Sorprende poi il confronto tra Cristianesimo e Mithraismo (culto di provenienza indo-iranica, diffusosi in Occidente dal I secolo a.C.), viste le notevoli affinità simboliche esistenti tra i rispettivi apparati mitici: Mithra infatti - divinità solare - era nato da una roccia presso un albero sacro, alla presenza di alcuni pastori che gli avevano reso omaggio con rustici doni.

Come simboli collegati al Cristo e alla sua nascita, furono visti l'Anno in procinto di rinnovarsi - tra speranze ed euforia - verso un nuovo ciclo non solo cosmico, stagionale e biologico, ma anche spirituale, con il Divino atemporale incarnato come Evento nella Storia; il Ceppo di Natale posto nel camino per durare fino all'Epifania; e il suggestivo Albero della Vita, maestoso sempreverde ornato di frutti e di luci sostegno omeopatico al Sole che rinasce, e di strenne per auguri scambievoli tra gli uomini.

Vennero a rappresentare ancora il Salvatore - che del resto aveva parlato di sé come “'Pane della Vita” - anche le grandi focacce speciali della tradizione festiva italiana ("Pan d'oro") ed europea (“Pain de Calandre", "Christmas-Bathc"), arricchite d’uva passa (''Pan di Tono"=Panettone) o pure di spezie nel XIV secolo (“Pan forte" o "Pan speziale", "Pan Pepato”), in accordo con la concezione folklorica del Natale come “giorno del Pane”.

Così il Natale viene a fornire ogni anno - pur nella concezione temporale rettilinea della vicenda cristiana - speranza, esigenza e opportunità cicliche di rinnovamento, anche al di là della specifica matrice confessionale a cui la festa appartiene.

Nel folklore regionale italiano, la notte del 24 è considerata poi particolarmente magica, in quanto l’evento grandioso che vi si svolge libera energie e magnetismi incanalati - di volta in volta - da esigenze diverse. In questo momento speciale dell’anno, infatti, si crede che alcuni filtri trovino la loro efficacia; che sia favorita (durante la Messa di Mezzanotte) la trasmissione - tra operatori e apprendisti - della virtù di guarire alcune patologie; poi anche, però, che i nati nel periodo (se vi cade il plenilunio) siano esposti in futuro - se maschi - a licantropia, se femmine a stregoneria e sonnambulismo.

Come già detto, tutto il mese che va dalla ricorrenza di S. Nicola (“Sanctus Nicolaus” benefattore di giovani e fanciulli, divenuto “Santa Klaus” negli Stati Uniti dopo peregrinazioni e aggiustamenti narrativi) all'Epifania, oggi è periodo soprattutto di giochi e regali. Speriamo allora di poter esclamare - nell’intrattenimento più comune del momento - "Tombola!", per scacciare con soddisfatta meraviglia ansie e noie dell’anno trascorso.

December 18, 2018

La Befana Vien di Notte è una commedia fantasy per tutta la famiglia, in uscita nelle sale cinematografiche il 27 dicembre 2018, con protagonisti Paola Cortellesi e Stefano Fresi, affiancati da Fausto Sciarappa, Diego Delpiano, Odette Adado, Jasper Gonzales Cabal, Robert Ganea, Cloe Romagnoli, Francesco Mura, Giovanni Calcagno e Luca Avaglianola, per la regia di Michele Soavi e la sceneggiatura di Nicola Guaglianone (Lo chiamavano Jeeg Robot e Indivisibili).

Questo film è stata l’occasione – dichiara Michele Soavi - per tornare ad esplorare il fantastico in chiave di commedia attraverso il gotico e suggestioni moderne”.

Ambientato tra Roma e l’Alto Adige, il film rovescia la credenza che vede la Befana come una donna molto anziana, “con le scarpe tutte rotte”, che vola su una scopa consumata, per far visita ai bambini, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, e riempire le calze lasciate appese in attesa di doni, dolcetti o carbone.

Bisogna ammetterlo, la povera Befana vive da sempre all’ombra di Babbo Natale, che viaggia su una bella slitta comoda, protagonista di film e pubblicità natalizie, ma forse è arrivato il momento del suo riscatto.

Nella nuova pellicola di Michele Soavi ritroviamo, infatti, una Befana anticonvenzionale, un’eroina femminista, a volte addirittura attraente e seducente, divisa tra la sua vita di giorno e quella di notte.

Paola, interpretata dalla brillante ed eclettica Paola Cortellesi, è una maestra di scuola elementare con un segreto da nascondere: bella e giovane di giorno, di notte si trasforma nell’eterna e leggendaria Befana! A ridosso dell’Epifania, viene rapita da un misterioso produttore di giocattoli. Il suo nome è Mr. Johnny, interpretato da un bravissimo Stefano Fresi, e ha un conto da saldare con Paola che, il 6 Gennaio di vent’anni prima, gli ha inavvertitamente rovinato l’infanzia…

Sei compagni di classe assistono al rapimento e dopo aver scoperto la doppia identità della loro maestra decidono di affrontare, a bordo delle loro biciclette, una straordinaria avventura che li cambierà per sempre. Tra magia, sorprese, mistero e tante risate, riusciranno a salvare la Befana?

Una collaborazione tra Italia e Spagna, il film è prodotto da LUCKY RED con RAI CINEMA, in associazione con 3 MARYS ENTERTAINMENT e distribuito da UNIVERSAL PICTURES e LUCKY RED.

         Il 16 marzo scorso Papa Francesco, con l’ufficialità del suo viaggio apostolico a San Giovanni Rotondo, dava inizio all’apertura delle future celebrazioni di settembre per il Centenario delle Stigmate di San Padre Pio da Pietrelcina.

Ritenuto modello di misericordia come, l’altro cappuccino padre Leopoldo Mendik, il Pontefice aveva già indicato al modo il loro alto valore nella santità, il servizio reso nell’incarnarsi con la misericordia del perdono e dell’amore fraterno, quindi quale miglior esempio se non quello di essere esposti in San Pietro a modello cristiano per l’Anno Santo della Misericordia?

         Eppure qualcosa non deve aver incontrato il gradimento dei frati cappuccini di San Giovanni Rotondo. Abituati come sono a considerare il proprio confratello Padre Pio, Santo di fama mondiale, e quindi … “cosa loro”, hanno preferito porre in risalto il cadere della data del 23 settembre 2018 come l’anniversario del Cinquantenario della morte del Santo, piuttosto che la data della Stigmatizzazione. In materia di celebrazioni religiose di esponenti del mondo cattolico assurti agli onori degli altari si tiene conto della data di nascita del Santo, se laico, e della presa dei voti solenni, se religioso. Perché commemorarne la morte che è solo la fine della parentesi terrena?

         Per capirci qualcosa di più, in questo complesso mondo Vaticano, dove ormai sono in molti ad accorgersi che i tempi moderni hanno “logorato” più le coscienze che i poderosi graniti del Colonnato, della maestosa e maggiore Basilica del mondo, abbiamo rivolto questa domanda al giornalista e scrittore Enrico Malatesta*, che di San Padre Pio è ormai considerato tra i più preparati, se non addirittura il più documentato studioso del Frate delle Stigmate.

         Malatesta allora … che accade in questo Centenario delle Stigmate?

R. Nulla …. Assolutamente nulla !

         - Spiegaci ….. Cosa vuoi dire con “Nulla” ?

R. Quando si prepara una celebrazione per un Centenario, …. Diciamo per una guerra mondiale, per una scoperta scientifica, come il vaccino,…. della nascita di una Repubblica o di un regno, si approntano cerimonie celebrative, pubblicazioni, conferenze, studi storici e rievocativi, ecc. ecc.

In questo caso,…. Proprio il “nulla”. All’epoca della proclamazione a Beato, addirittura vennero programmate due fictions televisive sulla storia di Padre Pio, mentre ora per il centenario neanche la riproposizione di una di queste. Perfino il Programma “Porta a Porta” di Bruno Vespa che di anniversari non se n’è perso mai uno, ha taciuto miseramente.

Pensate, in libreria sono giunti centinaia di libri su Padre Pio ma… tutte vecchie edizioni, addirittura anche di venti o trenta anni fa.

Zero conferenze,….zero Studi, zero cerimonie, zero stampa e zero televisione …!!!!

Insomma zero di tutto. Una sola conferenza c’è stata, ma in sordina, a San Giovanni Rotondo, indetta dai frati, a mio avviso proprio per salvare la faccia. Però a commemorare il Centenario ci hanno pensato centinaia e centinaia di parrocchie di tutta l’Italia con processioni, fiaccolate e rosari recitati fino ad ora tarda con veglie ai luoghi di San Pio. Un culto semplice ma vero.

         E tutto questo perché ….?

R.   Perché ancora oggi l’eterno dissidio tra le regole del tradizionalismo disturbano la visione di una Chiesa al passo coi tempi. Ovvero il “modernismo” religioso”.

Il segno si è passato quando un importante monsignore della Segreteria di Stato ha confessato al mondo della stampa la sua omosessualità, (poco dopo l’elezione di Papa Francesco) e che viveva col fidanzato all’interno del suo stesso appartamento vaticano. Lo scandalo a mio avviso, non è l’omosessualità, ma la sfrontatezza di voler infrangere le regole a colpi di scandali, perché così si possa mettere in mora tutta la “tradizione ecclesiale”. Padre Pio era il semplice frate orante che aveva la “colpa” di amare il Cristo nella sua più tradizionale e costante passione mistica.

Papa Francesco lo ha capito.

        

         Tu invece cos’hai preparato per il Centenario?

R. non ne voglio parlare perché non amo andare per le redazioni dei programmi a fare pubblicità alle mie iniziative editoriali. Se sei così curioso puoi andare su internet e troverai tutto. Una cosa però te la voglio dare in esclusiva. Prima del marzo prossimo, del Centenario delle Stigmate pubblicherò un documento straordinario: un Dvd con due film che dimostrano, e mostrano in modo inoppugnabile, il compiersi di due straordinari miracoli, scaturiti proprio da quelle ferite stigmatiche.

Un documento storico-religioso di portata mondiale, accompagnato da un libro che narra l’impresa della scoperta e recupero dei documenti e dei filmati.

 

 

*Enrico Ripanti Malatesta è autore dei seguenti libri su Santo Padre Pio

 

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

La Toscana: una Regione dove investire

Assistiamo da alcuni anni ad un continuo investimento di denaro al fine di acquisire vigneti toscani. Chianti Classico, Chianti non classico, Maremma in lungo e largo, Montepulciano, Montalcino, Bolgheri: non si salva nessun territorio. L’industriale del nord che vende la propria industria e si da (si fa per dire) alla vanga, il grande Manager che ricevuta la liquidazione, si dedica anima e corpo al biologico e/o alla biodinamica (più filosofica), le Grandi Aziende vitivinicole che si espandono lungo l’italico stivale (preferendo la Toscana).Poi i più pericolosi: I Fondi d’Investimento, quelli dei quali non conosci niente, difficile capire chi veramente comanda e, se salvano “capra e cavoli”, ben accetti anche con gli “occhi a mandorla”. La globalizzazione del Vino che avanza.

 

 

Frammento n. 1

Tommasi nel Chianti Classico

È di questi giorni la notizia che l’Azienda Agricola Tommasi, quella dell’Amarone, ha acquisito la Fattoria La Massa di Panzano, Greve in Chianti. La più “francese” delle fattorie chiantigiane passa, con i suoi 45 ettari di vigneti, ai veronesi della Valpolicella. La Massa porta in eredità 140.000 bottiglie annue e un fatturato di € 1.300.000,00. L’espansione Tommasi. La Massa si aggiunge a Poggio al Tufo in Maremma e al Podere Casisano a Montalcino. “Verrà mantenuto inalterato il rispetto per le tradizioni, per il territorio e l’identità di marca”. Dicono tutti così, all’inizio!.

 

 

       

 

Frammento n. 2

VinNatur lascia Villa Favorita

La sedicesima edizione della manifestazione cult dei vini naturali e vegani cambia sede e nome. Da Villa Favorita, Monticello di Fara-Sarego (Vi) (identificativo nel tempo come nome dell’evento) a Gambellara, presso lo Show-Room Margraf (Vi). Il nuovo VinNatur si chiamerà: “VinNatur Tasting” programmato dal 6 all’8 aprile 2019 in concomitanza con il Vinitaly. Novità nelle novità: si potranno acquistare i vini dagli oltre 180 espositori. Quindi non semplice Manifestazione vinicola ma Mostra Mercato. Il nuovo slogan? “Prendersi il tempo per stare assieme, sia nel rapporto tra il contadino e l’uva, acquistare direttamente le bottiglie per proseguire la conoscenza a casa”.

 

 

Frammento n. 3

 
 Ritorno al Marsala

Marsala Magic Tour

Che sia l’inizio della sua “riscoperta”?. Evento organizzato dalla Wine and Food Academy di Parma. Ha collaborato anche un nostro caro amico e collega Rocco Lettieri. Il Marsala, emozione allo stato puro.

“Adesso spetta ai produttori riprendere questo Tour per far veramente rivivere una nuova storia a questo vino leggendario”.

 

 

Frammento n. 4

Una Birra Rosè: Biga ai cinque cereali

Debutto per la nuova Birra Biologica (Biga) lanciata dalla Cantina abruzzese Orsogna. Uva rossa montepulciano insieme a cinque cereali: matrimonio con la tipicità di un vitigno autoctono. Come definirla? Intrigante a cominciare dal suo colore rosé.

 

Frammento n. 5

Il sale italiano: fuorimoda.

Mancanza di una comunicazione ad esaltare i “nostri” Sali. Ridotto solo ad un prodotto primario necessario da tenere calmierato, senza anima. Intanto arrivano sulle nostre tavole i Sali himalayani, di gran moda, esaltati per la loro particolare composizione di…sale! Il color rosa? L’ossido di ferro a tracce. Salgemma da miniera. Eppure anche noi italiani vantiamo sale salgemma da miniera come quello di Volterra. Ma l’Himalaya fa chic! E gli Chef ci mettono del loro. Poi volete mettere acquistare un sale rosa orientale a € 50,00 al Kg contro il nostro migliore marino a € 3,00 al Kg?.

 

 

Frammento n. 6

Valhalla a Milano

Aperto a Milano il primo ristorante Vichingo: La brace degli Dei.

Selvaggina cotta alla brace insieme ad una approfondita ricerca sull’alimentazione delle antiche popolazioni nordiche. Il paradiso dei cacciatori guerrieri che richiamano la mitologia di Odino. L’idea è di due giovani milanesi appassionati dei nove mondi mitologici norren. L’atmosfera è quella dei palazzi dell’Ásgarõr, il Valhalla appunto, con pelli, elmi e scudi. Idromele, tartare di cervo, gli sfilacci di cavallo marinati, tagliata di capriolo, il burger di cervo, tutto alla griglia. E per i moderni vichinghi vegetariani? Carpaccio di rapa rossa con seitan affumicato o polpette di ceci in salsa di carciofi (vichinga?). A due passi dai Navigli milanesi il mondo vichingo. Se poi il menù non è nelle vostre scelte rimane comunque il bere una buona birra servita da una “vichinga” con tanto di treccine bionde. Chapeau!

 

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso.

La comunità Narconon Gabbiano e l’Istituto Comprensivo Statale di Veglie uniti nella prevenzione alle tossicodipendenze.

 

Ieri, 4 Dicembre 2018 alle ore 9.00, presso la scuola Media Statale di Veglie “Don I. Negro” alla presenza di oltre 150 studenti dell’Istituto Comprensivo Statale Polo 1 e Polo 2 gli operatori della comunità Narconon Gabbiano di Torre dell’Orso hanno svolto una conferenza di prevenzione alle droghe suscitando enorme interesse da parte di tutti i presenti.

Con il patrocinio del Comune di Veglie, la conferenza dal titolo “La scuola senza droga” ha risposto esaurientemente alle diffuse domande come: cosa sono le droghe? Esistono droghe leggere? C’è dipendenza fisica e mentale?

La conferenza è stata aperta con il saluto del sindaco di Veglie, dott. Claudio Paladini ed è proseguita con le dettagliate spiegazioni dell’operatore della comunità Narconon sugli effetti che le varie sostanze psicotrope causano a livello fisico e mentale, soffermandosi sull’uso di marijuana e alcol fra i giovanissimi, vista la fascia d’età –13-14 anni – degli studenti presenti e confutando il falso mito che le droghe leggere non fanno male e non creino dipendenza. Ha spiegato inoltre che non c’è nessuna distinzione tra droghe leggere e pesanti, ma viceversa sono tutte dei veleni.

Tra tutti gli studenti hanno poi suscitato profondo interesse le storie, di ex tossicodipendenti, di due giovani ragazzi che stanno terminando il loro percorso riabilitativo presso la comunità Narconon. Questi due ragazzi hanno raccontato la loro esperienza con le droghe, da quando hanno iniziato a quando hanno capito che stavano vivendo un problema pesante e come, quindi, si sono lasciati guidare dagli operatori della comunità fino a risolverlo. Hanno esposto quanto sia difficile accettare di avere un problema con le dipendenze e ammetterlo in primis a se stessi, ma soprattutto quanto sia stato veramente difficile uscirne, rispetto alla facilità, quasi banale, con cui sono cascati nel tunnel della droga.

Gli studenti sono stati per l’intera conferenza molto concentrati e coinvolti, ma soprattutto incuriositi da questi racconti di vita. Sono state molte le domande e gli apprezzamenti fatti e tra le varie domande le più gettonate sono state:

Quale è la parte più difficile dello smettere di fare uso di droghe?” “Perché somministrano farmaci o metadone per uscire dal problema con le droghe?”“Quando si fa uso di droghe si fanno atti di criminalità?”

Agli operatori sono state rivolte anche domande personali e richiesti consigli:“Perchè una mia amica ha smesso di uscire con me quando ha iniziato a fare uso di droghe?”“Come posso fare per aiutare un amica che ha appena iniziato ad utilizzare sostanze?”“I genitori, come devono fare per accorgersi che il figlio si droga?”

Alla fine dell’incontro sono stati distribuiti dei questionari da compilare in forma anonima con la richiesta di descrivere come avrebbero usato le informazioni apprese nella conferenza e le sorprendenti e profonde risposte da parte degli studenti hanno riempito di entusiasmo gli insegnanti e autorità presenti:

“Questa lezione mi ha permesso di capire che bisogna stare lontano dalle droghe!!!”.

“Innanzitutto posso prevenire evitando certi ambienti o persone e poi posso aiutare gli altri messi male con questo argomento, grazie a tutto ciò che mi avete spiegato!”.

“Con queste informazioni ho capito che la mia vita è un dono prezioso e va custodito”.

“Dopo questo incontro ho capito che non bisogna fare uso di queste determinate sostanze perché è meglio vivere la propria vita così come è”.

“Dopo queste due ore che sono state molto belle, ho capito che anche senza la droga ci può essere divertimento e se non riesci ad entrare a far parte di un gruppo, secondo me dovresti insistere, senza drogarti, e se gli amici non ti vogliono perché sei brutto, non sei snob o altro lasciali perdere perché sei meglio tu che loro che si credono forti ma in realtà sono molto deboli”.

“Non facendo uso di droghe e cose simili perché danneggerebbero la mia salute fisica e psicologica”.

“Questo incontro, mi ha fatto approfondire molte informazioni che già conoscevo in parte e mi ha fatto capire quanto sia pericolosa la droga e ringrazio persone come queste che ce ne hanno parlato”.

“Posso usare queste informazioni per parlarne ai miei amici e fargli capire di non fare sbagli”.

“In questa esperienza ho imparato molte cose sulla droga e ho capito anche le emozioni e stati d’animo che un tossicodipendente prova. Io non ho mai avuto la tentazione ma se in futuro l’avrò grazie a questo incontro avrò la forza di abbattere la tentazione ed essere forte contro la droga!”.

“Le informazioni mi hanno aiutata a capire meglio un argomento così vasto, NON FARO’ USO DI DROGHE”.

“Mi è stato molto utile perché ero curiosa di ascoltare le storie di chi ha provato le droghe e scoprire i vari effetti così da non esserne tentata a provare”.

“Posso usare le informazioni ottenute in questo incontro così da fare attenzione quando esco (visto che sono le prime volte che esco sola) scegliendo gli amici giusti, non accettando cose dagli sconosciuti e stare attenta!”.

“Facendo capire agli altri a cosa vanno incontro e facendo capire a me stessa che ho una ragione in più per odiare tutto ciò”.

“Sicuramente userò queste informazioni per capire quali sono i giri o i gruppi da evitare”.

“Pensando soprattutto a me stessa senza seguire la massa e quindi evitando di fare scelte sbagliate che potrebbero deviare i miei progetti di vita”.

“Sicuramente mi hanno reso responsabile e cosciente del mondo d’oggi e della società in cui vivo, mi è piaciuto tantissimo quest’incontro, soprattutto le testimonianze dei due ragazzi e mi piacerebbe avere un altro incontro”.

“Posso utilizzare queste informazioni per accrescere il mio senso critico su questi argomenti e non farmi influenzare dagli altri”.

I materiali utilizzati nelle conferenze sono tratti dal programma Narconon, una metodologia di successo per la riabilitazione e la prevenzione delle dipendenze, basata sulle ricerche dell’educatore statunitense L. Ron Hubbard.

Per coloro che desiderano ricevere maggiori informazioni o organizzare conferenze di prevenzione è possibile contattare la comunità Narconon Gabbiano di Torre dell’Orso allo 0832.841856 o a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Da Champillon (Montagne de Reims) a Merano grazie alla Compagnia dei Caraibi, esclusivista per l’Italia.

Ma da dove è uscito questo Champagne Carbon?

Scaduto nel 2015 l’accordo con Mumm, sul podio i festeggiamenti si facevano con Chandon, perlage non prodotto nella Champagne ma bensì in Cina sotto “l’attenzione” del gruppo Louis Vuitton e precisamente dalla Môet&Chandon.

Scaduto anche quello con la Chandon, la F1, nella nuova versione Liberty Media che gestisce dal 2015 “il Circus automobilistico”, è tornata a celebrarsi con lo champagne, quello vero prodotto nella Champagne.

Ed il marchio scelto è stato CARBON, entrato in scena nel 2011 ad opera di una famiglia che da ben cinque generazioni produce champagne. Sede ufficiale a Reims ma

 
 Champagne

con l’operatività a Champillon, Montagne de Reims, lato Vallée de la Marne.

Dal 2011 questo prodotto ha bruciato le tappe entrando nel firmamento dei Grandi Champagne.

Il CEO Alexandre Mea ha deciso da subito di legare Carbon al mondo delle quattro ruote sponsorizzando anche team privati come Rebellion nella 24H di Le Mans.

CARBON = Carbonio.

Altro collegamento per il marketing. La scocca di un bolide monoposto della F1 è in fibra di carbonio. Perché non collegare nome e veste all’elemento chimico? Carbon ha riservato per la sua bottiglia un materiale particolare: la stessa fibra usata per le macchine di F.1.

Ogni bottiglia viene avvolta in un foglio di carbonio (ha bisogno di una lavorazione artigianale di una settimana). Ogni bottiglia, dedicata alla premiazione di un Gran Premio, ha l’etichetta di un colore

Rete in carbonio che avvolge la bottiglia

differente, oro-argento-bronzo, a seconda della posizione occupata dal pilota che dovrà stapparla.

In vendita c’è una versione con elegante astuccio in carbonio che costa ben € 2.100.

Ma il vino merita? O è solo uno champagne convenzionale simile a tanti altri? Fenomeno da baraccone?

La gamma di etichette prodotta da Carbon si compone di quattro tipologie:

- l’Ascension brut (qui sono presenti tutte e tre le uve classiche della champagne),

- l’Ascension millesimato (base Pinot Nero e dosaggio dopo la sboccatura abbastanza contenuto),

- l’Ascension rosé (in prevalenza Chardonnay cui si aggiunge circa un 8% di Pinot Nero vinificato in fermo)

- il Blanc de Blancs Grand Cru 100% chardonnay. Attualmente in commercio c’è la vendemmia 2009, la prima uscita.

La permanenza sui lieviti non dura mai meno di tre anni e, sempre in cantina, è previsto l’utilizzo di legno in prima fermentazione (vin clair) per dare complessità aromatica e gustativa

In futuro sono previsti millesimati con permanenze maggiori sui lieviti. Tempo al tempo.

Al banco di Catwalk Champagne, il martedì frizzante del Merano Wine Festival, ho assaggiato due tipologie: l’Ascension brut (qui sono presenti tutte e tre le uve classiche della champagne e Blanc de Blancs Grand Cru 100% chardonnay. Che dire? Sono grandi champagne!

Riporto la filosofia della Maison. Utile per un approccio senza condizionamenti al fenomeno Carbon.

UN'OSSERVAZIONE TEMPESTIVA

(Rivolto al lettore). “Sei senza dubbio un grande appassionato di Champagne e appassionato di occasioni festive. O forse ti piacciono le feste, con o senza un accompagnamento frizzante. Forse sei un conoscitore dello Champagne, che preferisce l' intensità delle degustazioni organizzate. O un esteta audace ma di mentalità aperta, la cui curiosità è stata stimolata.”

IL SUO MANTRA È UN'EQUAZIONE.

“Una sapiente cospirazione tra esperienza, competenza tecnica e innovazione.”

NUMERO 6, COME IL CARBONIO.

“Un'identità atomica senza mezze misure per creare il colore della sua fusoliera. Un nero profondo, un multiplo non-colore, l'intersezione tra il desiderio inaspettato e profondo. Creare uno Champagne che afferra e poi trattiene l'attenzione richiede rigore assoluto. Un'esperienza di degustazione che cattura il pubblico può emergere solo attraverso la perseveranza e la creatività.”

Urano Cupisti (a sin.) ed  Helmut Köcher

INCANTESIMO

“La ricerca di offrire qualcosa che faccia un incantesimo sui palati più esigenti richiede curiosità, umiltà e desiderio.”

ANDARE SEMPRE PIÙ LONTANO

“Cresciuto con un'infusione di conoscenza, competenza ed esperienza familiare. Carbon ha acquisito l'appetito di imparare sempre di più e andare sempre più lontano.”

PROSPETTIVE E DIMENSIONI.

“Creare un design di bottiglia in perfetta armonia con il prezioso elisir che contiene è una sfida costante. Accettare lo status quo sarebbe contrario alla nostra natura. Perché per Carbon, la degustazione di champagne è un'ascensione.”

VERSO IL TANGIBILE.

“La bottiglia deve invitarti ad esplorare altezze vertiginose, dove la degustazione diventa un'esperienza paradisiaca. Una sinfonia di note distinte e irresistibilmente incantevoli.”

PROLOGO

“Il prologo di Carbon inizia a nel villaggio di Champillon. La culla delle origini dello champagne come punto di partenza ha tutti gli attributi di una classica storia della Champagne: un vino nato nel cuore del terroir che porta il suo nome.”

L'ELISIR DI CARBONIO

Le mie considerazioni concordano con il pensiero della Maison. Non riesco a trovare parole diverse:

“Il suo colore non è tradizionale: un display cromatico. La sua effervescenza è piuttosto inusuale: una performance grafica e artistica. La sua gamma aromatica divide le opinioni: come una galleria d'arte moderna. Il suo gusto non è convenzionale: un'odissea cesellata che sfida il palato. Non c'è nulla di innocuo nel suo carattere: è un momento di verità il cui unico scopo è offrire un'esperienza che ti lascia vacillare di piacere”.

Ed Helmut Köcher, accanto a me al momento della stappatura, ha annuito. Chapeau!

Parlare di stile vegetariano in Russia e' molto difficile, perché la prima cosa che viene in mente è come sopravvivere alle condizioni climatiche di questo paese solo con prodotti vegetali. Eppure il movimento vegetariano in Russia in questi ultimi anni ha avuto un significativo aumento di interesse, e pensare che i primi aderenti a questo stile di vita in questo paese sono comparsi più di cento anni fa'.

Il rifiuto totale del cibo di origine animale e' giustificata dall'aspetto religioso durante I 40 giorni della Quaresima ortodossa, alcuni santi venerati della chiesa ortodossa sono vegetariani. La nascita del vegetarismo in Russia può risalire al 14esimo secolo.

Il digiuno durante la Quaresima consiste nell'escludere vino e alcolici, olio e proteine animali (carne, pesce, uova, burro, latticini) e nel consumare solo pane, pasta, riso, olive, ortaggi e verdure (cotte o crude), frutta fresca o conservata. Sono consentiti crostacei e molluschi che, come si dice, non sono considerati né carne e né pesce.

Le statistiche mostrano che il 55% dei russi e' favorevole al vegetarianismo, ma ancora non sono pronti a passare al cibo vegetale, mentre il 4% della popolazione e' vegetariana convinta. I giovani fino ai 24 anni sono i più convinti nell’ abbandonare i prodotti animali.

Naturalmente il conflitto tra chi è pro e chi è contro lo stile vegetariano esiste anche in Russia, sono molte le teorie addotte dalle due parti.

Abbandonando questa piccola prefazione sul vegetarismo in Russia, a Mosca dal 16 al 18 novembre si e' svolto il 5° anniversario della Fiera vegetariana: VEG-LIFE-EXPO.

Ogni anno circa 4.000 visitatori tra vegetariani e non affollano la fiera. Sono persone che cercano di tenere il passo con il tempo per uno stile di vita sano, per la salute, per la bellezza e per il cibo. Gli espositori sono produttori e fornitori di varie categorie di prodotti del settore.

Con 104 aziende in fiera sono stati esposti più di 2000 articoli: lo scopo ovviamente è stato quello di sviluppare sempre di più questo stile di vita e facilitarne l'acquisto dei prodotti: queste le sezioni della Fiera.

Alimentare: vari tipi di latte vegetale, colazioni salutari, frullati, superfoods, integratori, dolci, cioccolato, salsicce vegane, formaggi, oli, noci naturali e chi più ne ha più ne metta.

Salute: forza ed energia con i prodotti alimentari vegani: snack energetici, integratori alimentari, prodotti per lo yoga, fitness, pulizia del corpo e prodotti ayurvedici (la medicina ayurvedica mira ad allungare e migliorare la vita dell'essere umano in armonia con la natura).    

Bellezza: cosmetici naturali, cosmetica decorativa ( trucco gratuito offerto a tutti), detergenti disintossicanti, cliniche che curano con la medicina orientale, trattamenti antinvecchiamento e consulenze naturopatiche (consultazioni dettagliate per approfondire lo stato bioenergetico, emotivo, mentale e fisico della persona)

Abbigliamento e accessori: scelta di eco-pelliccie, abbigliamento per fitness e yoga, gioielli fatti a mano, scarpe, casa, eco-tessile.

Attività alimentari-vegetariane offerte dai migliori caffé e ristoranti di Mosca; selezioni di piatti gourmet di pura genuinità.

Molte le attività collaterali: dagli esperti di cosmetica naturale che, a richiesta, hanno fatto il make-up ai visitatori, aiutandoli a scegliere i cosmetici più appropriati, agli Insegnanti di yoga che hanno svolto lezioni, presentazioni e seminari in tema per tutti i gusti.

Una fiera per conoscere meglio un altro stile di vita, forse più consono ai nostri bisogni. Mai come questo anno s’era verificata una così massiccia affluenza di persone di tutte le età.

È venuto a mancare il 16 novembre scorso, a 81 anni, a New York, il produttore e autore statunitense Scott English, famoso in America e nel mondo per aver composto insieme a Richard Kerr, “Brandy”, poi modificato in “Mandy” – canzone che ebbe il suo apice nel 1974 interpretata da Barry Manilow. Scott English era un autore con un dono particolare,  persona incredibilmente calorosa con la quale tutti amavano lavorare, ‘Mandy’ è un classico pop senza tempo,  le sue prodigiose produzioni includono canzoni per artisti che vanno da Dionne Warwick a Thin Lizzy.
La sua terza moglie è stata italiana, la nostra Fiorella Bellagotti, l’abbiamo intervistata perché ci parlasse un po’ di lui.

 


Fiorella, come lo ricordi?


"Scott é sempre stato un gran burlone ed il suo slang tipicamente newyorkese, dedito a modi di dire e jokes (barzellette), ha sempre affascinato un vasto pubblico. Nato a Brooklin da mamma Ida, una ballerina che intratteneva le truppe durante la guerra con spettacoli di Cabaret e Te Concerto, le sue origini si estrapolavano dall'antica Russia, da dove i suoi predecessori erano immigrati verso la prima metà del novecento, inserendosi nella comunità

 
 Scott English e la moglie, Fiorella Bellagotti

ebraica della Grande Mela, allora Nuova Caledonia. Scott é venuto sù senza la presenza di un padre, incontrando nel suo percorso adolescenziale molti zii che si accompagnavano alla madre in susseguenza, a dire di lei, alquanto promiscua. Già da bambino frequentava la Sinagoga locale dove per le sue doti canore era entrato a far parte del coro e, crescendo, era sempre più ammirato per la sua voce celestiale e l' innata perspicacia nel parlare ed esprimersi in liriche non indifferenti, tanto da far si che, con l'aiuto dei rabbini, nei suoi primi vent'anni aveva già un ufficio discografico a Manatthan ed iniziava a registrare i suoi primi dischi. Di li a poco le sue nozze con Jackie, la rampolla di una famiglia ebraica benestante, dolce e tenera che gli dette un erede, Jonathan. Ha inoltre avuto una figlia, Roxana, da una groopiée di passaggio, Susie, che poi ha riconosciuto grazie alla mia insistenza.

Fallito il suo matrimonio per incompatibilità, dopo aver inciso il suo primo grande successo, "Brandy", da lui scritta su base musicale di Richard Kerr, si trasferì a Londra con un contratto redatto da Chapel International."

 

 

Da New York si trasferì a Londra, come vi siete incontrati?

 

"Con lui al suo arrivo nel Regno Unito nel 69' vi era anche Jimmy Hendrix che, non munito di passaporto, dovette ricorrere alla vidimazione della sua identità con una firma di garanzia apportata da Scott sul suo permesso di soggiorno. Qui' la storia del rock and Roll faceva il suo ingresso ufficiale. Sono di questi anni grandi successi quali "Hi Ho Silver Lining" cantata da Jeff Beck, che diventerà l'inno nazionale del football inglese e "Bend me Shape me", cantata dagli Outsiders e

Scott English

The American Breed, (musiche di Larry Weiss). Il suo sol Album "Scott English" prodotto dalla Wagner Bross, contiene liriche meravigliose che si cullano sulle basi musicali dei Bee Gees; inoltre "Brandy" riadattata con il nome di "Mandy" é stata rifatta cantare da Barry Manilow che la rese un successo intercontinentale, da li ad ora é stata rifatta in tutte le lingue e dagli artisti internazionali più famosi. BMI: Broad Cast Music Inc ne ha raccolto milioni di royalties in tutto il mondo...milioni e milioni di copie vendute. Questo successo fece si che Scott venisse avvicinato anche da gente poco raccomandabile che lo trascinava in abitudini alquanto deleterie per la sua salute, sia fisica che psichica. Verso la fine degli anni ‘70 si unisce in matrimonio con Pat ma il rapporto si sfascia quasi subito. Conosco Scott a Londra e divento sua cara amica e fan indiscreta, poiché allora ero abbastanza famosa come Showgirl e Disco Queen, accompagnando e ballando per molte rockstars in tournee ed esibendomi nei locali più esclusivi, lui non mancava mai alle mie esibizioni; poi ad un mio rientro nella Capitale Britannica dal Vagabond Tour di Carlos Santana e Bob Dylan, la stessa sera mi telefono' per chiedere come era andata e mi invitò a cena al Trumps, il locale più famoso della Città, aperto ai soli membri (molto selettivo, dove dovevi essere per forza qualcuno, da teste coronate al rock, dalla politica all'industria).
Quella notte Scott mi chiese di sposarlo e pochi giorni dopo eravamo nell'Ufficio del Registro di Marylebone, lo stesso dove si erano uniti in

 
 Scott English e la moglie, Fiorella Bellagotti alla firma
del matrimonio

matrimonio Paul Mc Cartney dei Beatles, con Linda. Tra orchidee ed urla di felicità tra i nostri amici più cari pronunziammo il fatidico Si."

 

Come si svolgeva la  vostra vita familiare?

"Andavano spesso in America, a New York, risiedevamo a Manatthan tra la 56.ma e York, vicino alla residenza del sindaco, non lontano da Central Park e da Fifth Avenue, dove mi ingozzavo di shopping quotidiano da Sacks. Qui avevano molti parenti tra cui mia suocera, mamma Ida, che abitava a Long Iland, Long Beach, ed era un rituale che le dovevamo far visita ogni domenica per il Kosher brunch; l'appartamento era di fronte all'oceano e lo spettacolo di quelle onde maestre durante alcuni periodi dell'anno era stupefacente, ricordo che per raggiungerla dovevamo prendere un trenino da Penn Station ed attraversare parecchie zone periferiche e residenziali, tra cui i quartieri bassi di Jamaica e quelli più lussuosissi degli Hamptons; dopo circa un oretta eravamo arrivati. Proverbiali erano i raduni con i suoi zii e cugini nei migliori hotels e ristoranti della capitale, luculliani e scherzosi; inoltre ero quasi sempre costretta durante il giorno a frequentare le donne della sua famiglia che, a parte lo shopping, passavano tutto il resto della loro giornata nei Beauty Parlours, tra smalti e bigodini e mi ci tenevano sotto parecchio tempo intrattenendomi con serie infinite di gossip...era ok, intanto non potevo rifiutare, per loro ero un Icona europea...ma che dico....ITALIANA!!!

A New York Scott aveva molti meetings di lavoro con producers ed artisti e spesso eravamo assorti in Studi di registrazione a provare nuovi pezzi, avevamo stabilito infatti che avrei trascurato la mia carriera per seguirlo e collaborare con lui nella produzione di nuovo materiale discografico e cosi' fu.

A Los Angeles avevamo George Greif, il suo manager, che nella sua scuderia aveva nomi quali I Crusaders, Barry White e tanti altri. Con George passava molto tempo a trattare nuovi progetti discografici e trovare nuove voci per lanciare le canzoni. Scott, non essendo più giovane, preferiva affidarle a voci nuove ed attraenti in

 
 Scott English e la moglie, Fiorella Bellagotti

modo che riscuotessero maggior successo. Insomma tutta la nostra vita trascorreva fra musica e liriche. nella nostra grande casa di Londra, che si affacciava sul canale di Piccola Venezia, era un via vai dalla mattina alla sera di musicisti, cantanti, groopies e Take Away .....I parties si inoltravano fino a notte alta ed io non avevo mai tempo di riposare, dovendo fare gli onori di casa (la quale avevo denominato "Central Station") ai nostri ospiti. Purtroppo dopo più di 10 anni il nostro rapporto cominciò a vacillare per varie ragioni di incongruenti realtà le quali si opponevano ad un ménage tranquillo ed appagante, il divorzio era inevitabile."

 

Altri successi di Scott English: "I'm what I'm"-"Help me girl"-"Another goodbye"-"Funny girl"-"If ever I needed you"- e molte altre (interi albums scritti per Gee Bello, il cantante dei Platters, Frankie Miller e moltissimo altri artisti).

Fiorella Bellagotti sta per ultimare un libro sulla sua vita dettagliato e molto particolare che vi inviteremo a leggere non appena pubblicato.

Memorabilia di Scott English tipo albums, foto, liriche autografe ed altro, possono essere acquistate scrivendo a This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. o chiamando il número 00393356217471

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