L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Politics (385)

    Carlotta Caldonazzo

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April 09, 2020

“L’Unione europea deve agire prima che sia troppo tardi.Gli italiani hanno già dimostrato significativamente la loro disaffezione nei confronti dell'Unione con il voto del 2018 con un balzo in avanti dei partiti euroscettici e populisti (la Lega e il movimento 5 Stelle). Ma ora questa avversione per Bruxelles mette radici più profonde e si allarga con il problema della pandemia di coronavirus. Gli italiani hanno poca considerazione per la Merkel e si diffonde sempre più sui social e sulla stampa. V’è una crescente sfiducia nei confronti della Germania, di Bruxelles e della Banca centrale europea (BCE) e ciò inizia a radicarsi anche tra i politici italiani ", ha affermato Tiberio Graziani, Presidente della Vision & Global Trends, istituto di analisi geopolitica, con sede a Roma, intervistato dalla nota rivista francese “Valeurs Actuelles”.

Per Graziani all'atmosfera generale c’è da aggiungere anche che la consegna di mascherine all'Italia per il virus è stata parzialmente ostacolata da altri paesi comunitari che le hanno trattenute a proprio vantaggio e, al posto della solidarietà comunitaria, è sopraggiunta quella russa, cubana, cinese e albanese: sono accorsi in aiuto dieci aerei russi che hanno trasportato un centinaio di medici militari e attrezzature sanitarie ... questo è il paradosso: a fronte dell'inerzia europea si sono concretamente visti aiuti internazionali giunti da Cina, Cuba, Albania e Russia, paesi con cui l'Italia mantiene da sempre relazioni eccellenti.

Inoltre, l’Italia ha dovuto rafforzare i legami con la Cina dopo che Roma si è vista costretta ad adottare soluzioni disperate per rispettare le direttive di bilancio di Bruxelles ... Inerzia? Non proprio. Mentre gli ospedali italiani stavano trasformandosi in cimiteri, alcuni zelanti giudici europei non hanno trovato di meglio che multare alcuni albergatori sardi, accusati di falsare la concorrenza e condannarli a pagare una pesante multa.

Perfino Christine Lagarde, alla testa della BCE, è scivolata sul tappeto del rigore di bilancio europeo prima di correggere il tiro. Ma troppo tardi.

Come è possibile che un paese come l'Italia, tra i fondatori del progetto europeo, quello di Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli, ideatori dell'idea federale, possa essere abbandonata dai suoi partner? Come il risentimento verso Bruxelles non potrebbe ora minacciare una Unione europea che potrebbe passare da 27 a 26 membri?

I miliardi sbloccati dalla BCE e dall’'Unione europea a sostegno dell'occupazione arrivano troppo tardi, come le ritrattazioni espresse da Christine Lagarde e persino da Ursula Vonder Leyen, presidente della Commissione Europea che forse, sentendosi colpevole, ha finito per presentare le sue scuse agli italiani ... Sì, l'economia è un elemento importante della politica, ma non è politica. Continua Graziani.

In realtà, l'episodio di Covid-19 è solo un'altra disputa tra l’Europa tedesca (con i suoi attuali alleati, Paesi Bassi, Austria e Finlandia) e quella del sud.

L'euro sarebbe dovuto essere una ottima chance per l'Italia, ma la crisi economica dal 2008 al 2013 ha finito di dimostrare che questa valuta, un deutschemark sotto mentite spoglie, non ha fatto altro che distruggere la capacità di esportazione dell’Italia, sovrastata da una valuta troppo forte che ha reso la sua economia meno competitiva sui mercati esteri. Del resto già nel 2010 Angela Merkel aveva mostrato nei confronti degli Italiani e dei greci quella fermezza che non ha mai avuto per Erdogan.

La disoccupazione e la povertà hanno fatto il loro ritorno nella penisola. Già cinque milioni di italiani erano considerati poveri prima della comparsa del Covid-19, che ha colpito le zone più produttive del paese e privato di braccia il Sud agricolo, di conseguenza è prevista una contrazione del PIL di almeno il 6%. L'Italia è stata inserita nel campo dei PIGS (Portogallo, Italia,Grecia, Spagna), acronimo affascinante ("Maiali" in inglese), dagli esperti di Bruxelles e loro pari. Il famoso spread tra i tassi di interesse dei Titoli di stato tedeschi e quelli italiani continua a pesare, ha condizionato e condiziona la composizione degli ultimi governi italiani.

L'attuale presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non sarebbe stato accettato completamente previo un accordo con Berlino. Circola a Roma la battuta che l'impero romano era già stato distrutto dai barbari tedeschi e che ci stanno provando di nuovo, travestiti da europei ....

Ma l'economia non è l'unico punto di contesa. La crisi dei migranti innescata nel 2013 ha anche dato dimostrazione, a grandezza macroscopica, che quando la storia si è ripetuta l'Unione Europeo ha sempre brillato in assenza.

Non è in grado di proteggere i cittadini, rendendo allo stesso tempo, con le sue leggi, anche più complessa la gestione sovranazionale dell’ immigrazione. C’è voluta la determinazione politica del ministro degli interni Matteo Salvini per ripristinare i confini italiani e ridurre significativamente gli sbarchi degli immigrati clandestini sulla costa della penisola.

Emmanuel Macron, per la medesima causa dell’immigrazione, ha colto la palla al balzo per un maggior approccio con l’Italia. Forse è tempo che venga dimenticato il dossier libico e il numero incalcolabile di incomprensioni nelle relazioni tra Parigi e Roma.

Nel 2019, sullo sfondo delle elezioni Europee, si era giunti ad un incredibile scambio di accuse e al richiamo dei rispettivi ambasciatori in seguito a scambi di accuse tra Macron e Salvini ... Secondo fonti al Quai d'Orsay “ Macron vorrebbe salvare Giuseppe Conte, soprattutto per motivi economici ", Ma sembra che si sia ancora lontani dall’ipotesi della costruzione di un'alleanza latina nel cuore dell’ Europa comprendente la Francia, la Spagna, l'Italia e il Portogallo, la quale potrebbe essere una soluzione più che plausibile, e forse la migliore. Questa è l’ipotesi che avanza, ma rimane lontana per la mancanza di un reale coordinamento ", le considerazioni di Tiberio Graziani.

April 08, 2020

Helen Buyniski, giornalista e commentatrice politica americana presso la RT in un suo articolo riferisce che Henry Kissinger, eminente custode della politica estera imperiale degli Stati Uniti, ha ammonito in un editoriale che nessun governo - nemmeno il suo amato egemone - può sconfiggere Covid-19 da solo, sottintendendo che deve seguire il Nuovo Ordine Mondiale che ha sempre predicato. Se gli Stati Uniti non uniscono i loro sforzi per ricostruire la propria economia con i primi passi verso la creazione di un governo globale, l'umanità è condannata, ha scritto Kissinger in un recente articolo sul Wall Street Journal. "Nessun paese, nemmeno gli Stati Uniti, può superare il virus in uno sforzo puramente nazionale", ha avvertito Kissinger. "Affrontare le necessità del momento alla fine deve essere associato a una visione e un programma collaborativi globali". Se non si possono fare entrambi insieme, avremo il peggio di ciascuno. Kissinger lamenta che la pandemia ha portato al ritorno di un modello di governo nazionalista "città murata", suggerendo che la sola "esplorazione alle frontiere della scienza" può salvare l'umanità dalla malattia nella sua visione di un'utopia globalista. Ma lo sviluppo di cure richiede tempo e l'idea che i paesi debbano essere scoraggiati dal proteggersi nel frattempo è un suicidio. Semmai, uno dei motivi per cui Italia, Spagna e Francia sono stati colpiti così duramente dal coronavirus è stata l'insistenza disfunzionale dell'UE sui confini aperti in mezzo alla pandemia. "Il commercio globale e il movimento delle persone" vanno bene e ciò è bene, ma la pandemia ha messo in luce le debolezze del sistema globalista come mai prima d'ora. Ci vorranno anni per ricostruire le nazioni, e ripetere i loro errori non è qualcosa che possono permettersi di fare.

Mentre prestava servizio come Segretario di Stato e Consigliere per la sicurezza nazionale sotto i presidenti Nixon e Ford, Kissinger ha svolto un ruolo da protagonista nelle campagne di bombardamento contro il Vietnam, la Cambogia e il Laos e ha supervisionato le operazioni di cambio di regime che hanno messo al potere dittatori brutali anche in Argentina e Cile. Ha fatto da supporto alla repressione sanzionata dallo stato in Indonesia. Un noto rapporto da lui redatto per l'amministrazione Ford ha richiesto riduzioni drammatiche della crescita della popolazione nei paesi in via di sviluppo.

Kissinger avverte che "l'incapacità [di salvaguardare i principi dell'ordine mondiale liberale] potrebbe incendiare il mondo". Se, come egli stesso scrive, "lo scopo dello stato legittimo è quello di provvedere ai bisogni fondamentali delle persone: sicurezza, ordine, benessere economico e giustizia", ​​quei principi sono crollati molto tempo fa.

Per la redattrice dell’articolo il primo passo degli Stati Uniti, post-pandemia, dovrebbe essere quello di spegnere i fuochi di Kissinger e di quelli come lui che cercano di mascherare l'impero nella retorica della democrazia liberale. Si potrebbe pensare, dato il suo record di trascorsi, che sarebbe dalla parte del virus..

April 04, 2020

 Bruxelles - Oggi non tutti i politici dell'Unione europea hanno capito che le precedenti sfide e rischi dottrinali prioritari dell'UE si sono già sciolti come miraggi.

Oggi tutti i Paesi si trovano in uguali cattive condizioni, in una catastrofe sociale ed economica in cui il nostro mondo è precipitato a causa della pandemia di COVID-19. I regimi di emergenza, l'introduzione di severe misure di quarantena e persino il coprifuoco, come in guerra, sono ora solo mezze misure, sfortunatamente caotiche e troppo spesso assunte in ritardo.

In atto, le vite di migliaia o milioni di persone nel mondo, valgono più del sistema artificiale di competizione globale e delle direttive dei vecchi politici, che, come si è scoperto, possono cadere a pezzi come un castello di carte a causa di un virus mortale. Nelle condizioni di caos generale e di rischi crescenti di una catastrofe sociale e umanitaria, l'Unione Europea non è rimasta sola, come hanno dimostrato le azioni di Russia, Cina e Cuba. La vita è al di sopra della politica e, nella nuova realtà odierna, purtroppo, l'Unione europea non ha potuto dimostrare la propria unità.

La realtà in cui il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato la priorità delle tecnologie verdi e l'aumento della mobilità degli europei per il prossimo periodo a lungo termine della pianificazione fiscale dell'UE, è cambiata in appena un mese, come i piani che tutti abbiamo realizzato per l'estate o per l'anno a venire. Sulla tabella di marcia di un'Europa unita, un focolaio di malattia in Italia con migliaia di morti, si è rivelato come un inaspettato caso di forza maggiore che i politici di Bruxelles non sono riusciti a gestire. La leadership e la popolazione italiana apprezzano molto l'assistenza della Russia, osservando che i russi sono stati i primi a precipitarsi nel focolaio della pandemia e stanno cercando la soluzione al problema globale sorto.

Sfortunatamente, la situazione appare esattamente in questi termini: i medici russi sono venuti in aiuto della popolazione del paese dell'UE, mentre i partner dell'Europa occidentale e della NATO, sono fermi in pausa di esitazione e non hanno alcuna fretta di aiutare il paese più colpito dalla malattia. Che cosa è successo all'unità di tutti gli stati d'Europa dai tempi del grande umanista Robert Schumann? Perché ora ciascuno agisce per conto proprio e per sé stesso? La Repubblica Ceca ha tentato di appropriarsi di mascherine e medicinali inviati in Italia dalla Cina. La Polonia non ha concesso il proprio spazio aereo ai mezzi inviati dalla Russia, con forniture umanitarie così necessarie per gli italiani, e c'è stato forse un politico a Varsavia, che abbia proposto di inviare mascherine e test rapidi a Milano o Roma, per il coronavirus prodotti in Polonia?

Purtroppo, l'assistenza gratuita offerta agli italiani da Russia, Cina e Cuba, ha assunto nello spazio informativo occidentale forme mostruose. L’agenzia di stampa Bloomberg (USA) ha affermato che l'aiuto della Russia è stato presumibilmente fornito in cambio del voto dell'Italia, per revocare le sanzioni economiche anti-russe. Questa è una totale assurdità, il governo ed il popolo italiano hanno il diritto di decidere da soli. La verità è che Washington si è lavata le mani e la Russia sta aiutando gli italiani con azioni efficaci in tempo reale.

Naturalmente, la propaganda è in grado di svalutare e gettare fango su qualsiasi atto umano, ma in una pandemia, quando si contano migliaia di morti, questo appare semplicemente disgustoso. Per rendere chiara la disposizione dell'animo dei russi, si può citare un detto russo: "l'amico si riconosce nel momento del bisogno".

L'Italia sostiene il corso paneuropeo delle sanzioni anti-russe e proprio la Russia è venuta in suo aiuto nel momento critico, offrendo tutta la sua solidarietà, non mancando di onorare nobilmente l’aiuto richiesto e sostenendo l’amico in difficoltà!

La situazione attuale italiana ha dimostrato che tutti i meccanismi globali esistenti della politica comune nel campo della sicurezza, non sono in grado di affrontare nuove minacce e rischi. Purtroppo, questi rischi, nell'UE e nella NATO, sono stati sottovalutati o ignorati, proprio durante il periodo in cui si è costantemente sostenuta una folle politica anti-russa e persino russofoba. Alla prova dei fatti, durante questi giorni di prova, tutto ciò si è rivelato come una Fata Morgana, per tutti gli stati e tutti i popoli del mondo globalizzato.

March 26, 2020
 
 Tiberio Graziani

La pandemia causata dal COVID-19 sta cambiando il panorama politico oltre che frantumando le economie a livello mondiale: la politica globale e le relazioni internazionali così come le abbiamo conosciute cesseranno di esistere. Così dicono gli analisti.

 

Ad oggi, il virus mortale, rilevato per la prima volta nella Cina di Wuhan alla fine di dicembre, ha praticamente infettato oltre 458.000 persone in quasi ogni paese del mondo, uccidendo quasi 20.000 persone ( le statistiche sono della Johns Hopkins University).  L'11 marzo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha classificato l'epidemia come una pandemia. "Le relazioni internazionali dopo Covid-19 probabilmente non saranno più le stesse. Gli stessi principi che hanno governato le relazioni internazionali finora sembrano diventare obsoleti giorno dopo giorno.  

L'equilibrio di potere sta cambiando", così dichiara Tiberio Graziani, presidente di Vision &  Global Trends, International Institute for Global Analyzes. Secondo Graziani il cambiamento potrebbe diventare irreversibile a meno che organizzazioni come le Nazioni Unite, il Fondo monetario internazionale e l'OMS, nonché la NATO adottino "strategie adeguate". Nuove relazioni internazionali e nuove classi dirigenti potrebbero nascere come conseguenza della pandemia, ha detto Graziani. "Da questo punto di vista, le nazioni meglio apprezzate saranno, probabilmente, quelle che affermeranno i valori della solidarietà e della comunità come fondamento della sovranità politica", per Graziani.

 

La globalizzazione dell'economia è stata messa in discussione, anche per Wyn Grant, professore di politica internazionale alla Warwick University. "Chiaramente la pandemia attira l'attenzione sui rischi che sorgono dalle catene di approvvigionamento associate alla globalizzazione. Ciò può portare a politiche economiche più centrate a livello nazionale. A parte la risposta delle banche centrali, la solidarietà internazionale e il coordinamento sono stati relativamente limitati". Afferma inoltre Alan Cafruny, professore di affari internazionali all'Hamilton College : "La crisi ha notevolmente migliorato la posizione della Cina nei confronti della leadership globale. Nonostante la sua iniziale e lenta risposta all'insorgere del Covid-19, il suo rapido contenimento contrasta con l'incompetenza, la confusione e l'incapacità dell'amministrazione Trump di fornire alla popolazione americana cure mediche di base, articoli come mascherine chirurgiche, respiratori e kit di test, o con lo sviluppo di un piano coordinato per il contenimento “. 

Secondo l'esperto, c’è una marcata differenza negli approcci di Pechino e Washington per quanto riguarda l'epidemia, anche a livello internazionale. Il governo cinese ha fornito assistenza e forniture mediche alle nazioni colpite, tra cui l'Italia e l'Iran. Il co-fondatore di Alibaba Jack Ma ha inviato maschere chirurgiche, kit di test e attrezzature mediche in ogni regione del mondo a causa della carenza globale.  Gli Stati Uniti, dal loro canto, hanno dimezzato il loro contributo all'OMS e sospeso i voli dall'Europa senza consultarsi prima con i leaders europei. E questa crisi, secondo Cafruny, ha approfondito la spaccatura tra Washington e Pechino.  I due paesi hanno cooperato ampiamente di fronte ad altre importanti sfide del 21 ° secolo come l'epidemia di SARS del 2003, la crisi finanziaria globale del 2008 e l'epidemia di H1N1 nel 2009, ma questa volta non è stato così. "La pandemia di Covid-19 ha approfondito la rivalità geopolitica e ha evidenziato la mancanza di leadership degli Stati Uniti. Assistiamo ad una vera e propria guerra di accuse. Funzionari del governo e politici di spicco delle due parti parlano di guerra biologica e qualche giornalista è anche stato espulso. Praticamente, manca la cooperazione e c’è assenza di comunicazione comune ".

Dello stesso parere anche il professor Grant, dell'Università di Warwick: "La risposta dell'amministrazione americana nel dare la colpa alla Cina per lo scoppio dell'epidemia ha ulteriormente peggiorato le relazioni", ha affermato. Ma, per lo studioso la crisi per il COVID-19 ha sollevato ombre anche sulle istituzioni europee vecchie di decenni come l'Unione Europea: gli stati membri hanno esitato a fornire il necessario supporto all'Italia gravemente colpita, che finora ha registrato un totale di 74.386 casi, tra cui oltre 7000 decessi: "sorgono ulteriori domande sull'efficacia dell'UE in una crisi. l'Italia ritiene che le sia stato dato un sostegno insufficiente. Ciò ha evidenziato la fragilità della solidarietà all'interno della stessa UE". I punti di vista del professore sono stati ripresi da Graziani, il quale ha osservato che Cina, Russia e Cuba erano le uniche nazioni che hanno preso provvedimenti concreti per aiutare l'Italia nella crisi, a parte una piccola ong americana.

"Al momento, gli europei sembrano regredire nell'egoismo nazionale e persino regionale ... La pandemia ha dimostrato l'inadeguatezza delle strutture sovranazionali basate sul modello democratico liberale e sui cosiddetti valori occidentali. Dovranno essere costruite nuove istituzioni, basate su relazioni di solidarietà ", ha detto il Presidente di Vision &  Global Trends, International Institute for Global Analyzes e il professor Cafruny, continuando nell’analisi, ha sottolineato come l'incapacità dei sistemi sanitari degli Stati membri dell'UE a rispondere adeguatamente all'emergenza, è derivata da "anni di tagli drastici causati dall'imposizione dell'austerità guidata dalla Germania" – che ha imposto il blocco del debito dell'Eurozona come risposta alla crisi economica del 2009.

March 13, 2020

Ne approfittiamo del momento di forzato riposo per meditare all’ombra di un virus che ci assale, ci tormenta e che fa vedere nemici da tutte le parti. Come diceva l’allora divo Giulio, ..”pensare male è peccato, ma spesso ci si azzecca!” e allora facciamo una breve carrellata dei trascorsi dell’Uomo. Finita l’era del “io do una clavata a te, tu ne dai un’altra a me”, per far valere le proprie ragioni si iniziò a duellare con pugnali, sciabole, frecce e giavellotti. Ma le istanze non erano solo dei singoli bensì anche di intere comunità, popoli, nazioni. Nacque così la finanza, meccanismo economico di semplice applicazione che avrebbe svolto la funzione di assecondare gli interessi dei postulanti per campagne militari, e non solo. Ma, man mano, e con il tempo, si sono invertiti i ruoli: la speculazione ha preso il sopravvento e l’uomo ha perso la sua centralità, la sua dignità, i suoi diritti, ciò che di bello e meraviglioso Dio o la Natura che dir si voglia gli aveva regalato. Guerre, carestie, deportazioni, tutto è dipeso e dipende tutt’ora dagli umori di questo “mostro” che tiene sotto schiaffo il genere umano. Nelle guerre combattute con i carri armati o con i virus, non osiamo pensare con le atomiche, non ci sono né vincitori né vinti, ma ci perde l’intera Umanità.

I burattinai e i burattini sono sempre gli stessi, che si vinca o si perda, il movente è sempre il medesimo: il profitto. Finché si accorderà valore a questo il Mondo non conoscerà pace, l’Inferno sarà su questa terra e invocheremo forse la morte per avere la pace.

Per quanto riguarda il nostro Paese, e tornando ai pensieri del “Divo Giulio”, c’è da dire che in una guerra voluta anche da noi, ne siamo usciti con le ossa rotte e abbiamo perso la sovranità. Con il piano Marshall le potenze vincitrici pensarono bene di aiutare la pace in Europa tra vinti e vincitori creando, a piccoli passi, quella che è l’attuale Comunità economica europea, e ciò anche per evitare una fuga in massa in America degli europei dai loro paesi ridotti in macerie. Ovviamente tutto orchestrato e con l’attenta regia dei loro servizi di sicurezza che pensarono bene di incanalarci verso il Patto Atlantico, la Nato, a stretta dipendenza militare ed economica. Così ci è stato precluso avere una nostra politica, commerciare con chi vogliamo, rivolgerci a chi sia inviso ai vincitori. Siamo a libertà vigilata, in parole povere ci è precluso trovare gli spazi per la nostra stessa sopravvivenza che, per vocazione naturale, potrebbe essere anche l’Eurasia e non l’altra sponda dell’Atlantico. Ci fanno vivere in una cultura che non ci appartiene, ci impongono le loro informazioni, ci fanno vedere i loro film, una finanza che non è la nostra, ci dicono quello che possiamo fare e quello che non dobbiamo fare, in sostanza la nostra identità sta scomparendo. Dalla fine della guerra ad oggi abbiamo avuto in media un governo l’anno e questo tipo di instabilità non solo da noi, ma in tutto il mondo, è miele per le orecchie di chi  vuole speculare in borsa; possiamo prendercela con questo o quell’altro dei politici, ma il vero nemico e unico vincitore non si appalesa mai, è dietro le quinte che si stropiccia le mani. Per la nostra posizione geografica siamo una vera e propria portaerei naturale sul Mediterraneo, punto strategico per una politica che forse non ci appartiene ma di cui ne subiamo le conseguenze. Da noi partono gli aerei che vanno a bombardare popolazioni inermi che abitano in Medio Oriente, sul nostro territorio ci sono testate nucleari, a Sigonella abbiamo missili puntati contro le truppe cammellate dei beduini, siamo un enorme magazzino di armi per conto terzi destinate a seminare morte e distruzione, nessuno ne parla, eppure la nostra Costituzione ripudia la guerra. Bisogna prendere coscienza che hanno più bisogno gli altri del nostro territorio che noi di loro, e forse è proprio questa la causa per cui in tutti questi anni ci sono state nascoste tante verità, ciò che la nostra informazione a libertà vigilata non ci ha potuto dire.

Una via d’uscita potrebbe essere l’Europa. Sarebbe l’ideale: l’unione fa la forza e il mondo oramai viaggia a zone di macroeconomia, quindi anche l’Europa unita potrebbe avere la sua voce. Ma così purtroppo non è stato fin'ora. Fin dall’origine è stata pensata come una scatola vuota, come un’istituzione acefala, a uso e consumo dei vincitori, che in nome della democrazia hanno ottenuto uno sbocco commerciale sui territori conquistati di ben 500 milioni di persone in nome di un nemico che non esiste, prova ne è che gli ultimi arrivati nell’Unione, subito imbrigliati nella Nato, sembrano più sensibili alle direttive d’oltre oceano che a quelle europee. Comunque sia, vale tentare questa via per essere sicuri di non sbagliarci.

Sembrerebbe non ci siano molte vie di uscita e che oramai siamo destinati a soccombere ma, in realtà, a pensarci bene, qualcosa possiamo farla. La tecnologia ci sta portando sempre più ad un pensiero globale, siamo quasi tutti collegati ad internet e grazie alla rete siamo cittadini del mondo, al di la dei confini convenzionali, e stiamo pervenendo anche ad un vivere più locale, nel senso che grazie a questa possiamo permetterci di vivere anche in campagna e continuare a lavorare in rete sotto di un albero fuori della città, magari troppo caotica o inquinata. Vivendo questa nuova realtà che è sempre stata ma che non è stata considerata nel suo giusto valore, percepiamo che la razza umana è una, che i nostri bisogni in qualsiasi parte del mondo si trovino i nostri simili, sono gli stessi, i virus come quello che ci obbliga in casa  ora, non hanno confini e che la tecnologia è disposta ad aiutarci e soprattutto, eliminando le distanze, ci fa prendere coscienza di avere una casa in comune, la Terra, che va rispettata e pulita, anche dei nostri pensieri negativi, che tanto danno provocano. E allora forse i tempi sono maturi perché l’uomo faccia un salto di qualità, prenda coscienza che il male porta al male e il bene al bene. Siamo tutti una famiglia, tutti aspiriamo al bene, e questo è possibile ottenerlo grazie a una maggior presa di coscienza da parte di tutti noi, basta osservare le regole che Madre natura ci ha dato: Giustizia, Condivisione, Amore. Le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki hanno mostrato all’intera umanità che si è oramai giunti al punto del non ritorno. Il nostro Paese è sempre stato additato quale Paese di arte, di cultura, di civiltà, di bellezza: rompiamo le catene con la nostra creatività, con il nostro sapere, la nostra intelligenza, la nostra saggezza e allora non seguiremo più imprigionati il mondo ma il mondo sarà imprigionato dalla nostra Luce.

February 29, 2020

“Il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha affermato ieri in tv .. “li abbiamo visti tutti i cinesi mangiare i topi vivi o altre robe del genere ...”.

Ma cosa succede alla nostra classe politica? Come può un esponente di primo piano - di un partito politico che è stato al governo dell’Italia e che aspira a tornarci - ricorrere a espressioni di tal genere? La Cina è un paese-continente e insieme un paese-civiltà: 1,4 miliardi di individui eredi di un percorso millenario di civilizzazione, la cui profondità è di tutta evidenza ignorata da chi si serve di un vocabolario così brutale e mistificatorio nell’affrontare temi complessi. La Cina è certamente una nazione ancora in via di sviluppo sotto certi aspetti, e piena di contraddizioni di natura politico-istituzionali, sociali ed economiche, una nazione tuttavia che merita un lessico attento e rispettoso, specie quando a ricorrervi è un rappresentante politico incaricato di difendere gli interessi del nostro Paese, in un momento per di più di estrema difficoltà per tutti. Il vocabolario offensivo di Zaia (chissà?) è forse il sintomo - certo, non il primo - di un declino culturale della nostra nazione, emblema di una classe politica approssimata, mediatizzata e in possesso di scarsa cultura  pubblica. Talvolta per farsi ascoltare occorrerebbe tacere.”.

 

 

Alberto Bradanini, presidente del Centro Studi sulla Cina contemporanea ed ex-Ambasciatore d’Italia a Pechino (2013-2015).

February 24, 2020

Riceviamo dalla Palestina questa ennesima orribile notizia da Gaza. "Oggi due giovani palestinesi sono stati colpiti sul lato della recinzione e uccisi. Un terzo è stato ferito. Se uno è stato ucciso, l'altro non ha potuto essere salvato, probabilmente è stato ucciso sul posto. Gli altri intorno hanno dovuto rinunciare al tentativo di salvarlo quando un buldozer è sopraggiunto e ha raccolto il corpo con la pala e lo ha portato via. Ci scusiamo per la "pesantezza" della notizia e la mancanza di rispetto umano. Le morti quotidiane dei palestinesi, di solito taciute, rimangono nascoste, a menoché non siano VIDEO-registrate e particolarmente raccapriccianti."

February 20, 2020
 
 Teresa Bellanova

18 febbraio 2020  - Grande affluenza di pubblico ieri a Palermo presso l’hotel Addaura di Mondello in occasione della visita del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova.

Più di due ore di ritardo rispetto all’ora prevista ma, comprensibile, siamo al sud!

Alle 20:00 circa il ministro entra in sala con il suo stuolo di cavalier serventi di chiaro stampo renziano e il sipario si apre su quell’ambiguo teatrino della politica sempre nuovo e sempre uguale a se stesso.

Dopo i primi, diretti attacchi al Movimento 5 stelle, al PD, il neo-costituito partito Italia Viva ha rivolto l’invettiva verso il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, tacciato di incompetenza.

Una situazione preoccupante, a sentir loro, quella nazionale che sembrerebbe aver registrato una regressione pari al -4%, per quanto concerne la produzione industriale, e un -12% per il settore auto.

Un “sistema Paese” che non esiste e che scoraggia i potenziali investitori esteri che non trovano condizioni di garanzia sufficienti nella nostra nazione per i loro scopi imprenditoriali.

Si è, inoltre, stimato un aumento del precariato e del part-time volontario per via delle difficoltà, soprattutto della donna, a conciliare lavoro e famiglia.

Ma se le condizioni generali della nazione sono preoccupanti, principalmente per via del fisco che non ha prodotto i risultati promessi dal vecchio e decaduto Governo, quelle siciliane sembrano essere davvero disastrose!

La stessa ministra avrebbe visitato aziende agricole e un istituto agrario e riferisce che le prime segnalano crolli della produzione per via degli enormi disagi legati alla logistica.

La viabilità in Sicilia costituisce un’enorme ferita, una cicatrice mal cucita che attraversa un enorme territorio.

Dappertutto è un dissesto.

E lungo quelle ferite, ogni deviazione del percorso è una questione irrisolta, amara testimonianza dell’incompiuto siciliano.

Così gli autotrasportatori si rifiutano di consegnare il prodotto perché i costi lievitano spropositatamente a causa dei lunghi tempi necessari al trasporto.

Infrastrutture carenti, quindi, e opere pubbliche bloccate.

Pare, infatti, che siano 120 i miliardi di euro di opere pubbliche bloccate.

E la Sicilia, sempre più, si stacca dai tavoli nazionali e il “fattore tempo” che non si riesce a rispettare, sta escludendo la regione dai ricchi mercati dell’Unione Europea.

“Nihil novum sub sole” verrebbe da dire! Dove anche il sole sta prendendo parte a quella non meno spietata guerra che è quella climatica.

E Così i giovani, di cui tanto si parla e che non si fanno parlare, abbandonano la propria terra e le proprie terre che non sono più la primaria fonte di sostentamento dell’economia del Mezzogiorno.

Mentre nelle nuove arene dello scenario politico mondiale, dove il popolo è la nuova bestia da sfamare, il “circenses” è presto garantito dagli usurpatori di turno che si contendono la scena e che, grazie alla loro capacità di mistificazione, riescono a strappare ovazioni e consensi a quei cittadini “cornuti e contenti”che assistono allo spettacolo e che ben si accontentano della miseria ricevuta.

Ma il “panem”… quello NO!

Un accusativo che necessariamente sottende un verbo di elargizione.

Ma il soggetto che elargisce non è certo la classe politica dirigente.

Oggi sono i genitori e i nonni che provvedono ad aiutare questa nuova generazione con serie difficoltà economiche.

E’, ancora una volta, la famiglia, fin dove e, fin quando può, a sopperire ad un sistema carente che fa acqua da tutte le parti.

Ma sarà, forse, l’ultima generazione che potrà permettersi questo lusso!

Ancora una volta, “mutatis mutandis”, la miglior forma di demagogia è addestrare.

Di vero ci è rimasta solo l’ignoranza e la volontà di professarla.

Perché gli argomenti scottanti vengono evitati, seppelliti sotto le macerie.

Neanche lontanamente sfiorato l’argomento “grano”, oggetto di una spietata speculazione al ribasso. 18 centesimi non sono sufficienti neanche a coprire le spese per chi, come si dice da queste parti, “sta sempre con gli occhi al Cielo”.

Per fortuna, però, continuano ad arrivare navi cariche di grano contaminato nel silenzio più assoluto e la Sicilia rimane, sempre e comunque, una terra vessata, popolo di conquista, bacino di voti, ieri come oggi.

Del riformismo tanto auspicato e osannato ancora NESSUNA TRACCIA.

February 18, 2020

18 FEB 2020 — Il «Budget per il futuro dell’America», presentato dal Governo Usa, mostra quali sono le priorità dell’Amministrazione Trump nel bilancio federale per l’anno fiscale 2021 (che inizia il 1° ottobre di quest’anno). 

Anzitutto ridurre le spese sociali: ad esempio, essa taglia del 10% lo stanziamento richiesto per il Dipartimento della Sanità e dei Servizi Umanitari.

Mentre le stesse autorità sanitarie comunicano che la sola influenza ha provocato negli Usa, da ottobre a febbraio, circa 10.000 morti accertati su una popolazione di 330 milioni. 

Notizia taciuta dai grandi media, i quali lanciano invece l’allarme globale per i 1.770 morti a causa del coronavirus in Cina, paese con 1,4 miliardi di abitanti che è stato capace di misure eccezionali per limitare i danni dell’epidemia. 

Non può non venire il sospetto sulle reali finalità della martellante campagna mediatica, la quale semina terrore su tutto ciò che è cinese, quando, nella motivazione del Budget Usa, si legge che «l’America ha di fronte la sfida proveniente da risorgenti Stati nazionali rivali, in particolare Cina e Russia». 

La Cina viene accusata di «condurre una guerra economica con cyber armi contro gli Stati uniti e i loro alleati» e di «voler plasmare a propria somiglianza la regione Indo-Pacifica, critica per la sicurezza e gli interessi economici Usa». 

Perché «la regione sia libera dalla malefica influenza cinese», il Governo Usa finanzia con 30 milioni di dollari il «Centro di impegno globale per contrastare la propaganda e disinformazione della Cina».  

Nel quadro di «una crescente competizione strategica», il Governo Usa dichiara che «il Budget dà la priorità al finanziamento di programmi che accrescano il nostro vantaggio bellico contro la Cina, la Russia e tutti gli altri avversari».

A tal fine il presidente Trump annuncia che, «per garantire la sicurezza interna e promuovere gli interessi Usa all’estero, il mio Budget richiede 740,5 miliardi di dollari per la Difesa nazionale» (mentre ne richiede 94,5 per il Dipartimento della Sanità e dei Servizi Umanitari). 

Lo stanziamento militare comprende 69 miliardi di dollari per le operazioni belliche oltremare, oltre 19 miliardi per 10 navi da guerra e 15 miliardi per 115 caccia F-35 e altri aerei, 11 miliardi per potenziare gli armamenti terrestri.  

Per i programmi scientifici e tecnologici del Pentagono vengono richiesti 14 miliardi di dollari, destinati allo sviluppo di armi ipersoniche e a energia diretta, di sistemi spaziali e di reti 5G. 

Queste sono solo alcune voci di una lunga lista della spesa (con denaro pubblico), che comprende tutti i più avanzati sistemi d’arma, con colossali profitti per la Lockheed Martin e le altre industrie belliche. 

Al budget del Pentagono si aggiungono diverse spese di carattere militare iscritte nei bilanci di altri dipartimenti. Nell’anno fiscale 2021, il Dipartimento dell’Energia riceverà 27 miliardi di dollari per mantenere e ammodernare l’arsenale nucleare. Il Dipartimento per la sicurezza della patria ne avrà 52 anche per il proprio servizio segreto. Il Dipartimento per gli affari dei veterani riceverà 243 miliardi (il 10% in più rispetto al 2020)  per i militari a riposo. 

Tenendo conto di queste e altre voci, la spesa militare degli Stati uniti supererà , nell’anno fiscale 2021, 1.000 miliardi di dollari.

La spesa militare degli Stati uniti esercita un effetto trainante su quelle degli altri paesi, che restano però a livelli molto più bassi. Anche tenendo conto del solo budget del Pentagono, la spesa militare degli Stati uniti è 3/4 volte superiore a quella della Cina e oltre 10 volte superiore a quella della Russia. 

In tal modo «il Budget assicura il dominio militare Usa in tutti i settori bellici: aereo, terrestre, marittimo, spaziale e cyber-spaziale», dichiara la Casa Bianca, annunciando che gli Stati uniti saranno tra non molto in grado di produrre in due impianti 80 nuove testate nucleari all’anno.

«Il futuro dell’America» può significare la fine del mondo.

(il manifesto, 18 febbraio 2020) 

February 05, 2020

In riferimento al termine antropocene, con cui si indica l'epoca iniziata con la Seconda rivoluzione industriale e tutt'ora in corso, ci si potrebbe domandare se non sia opportuno, piuttosto, parlare di pantopoliocene, ossia di un'era in cui tutto è reificato e mercificato, in vendita: fenomeni naturali, dinamiche sociali e relazioni internazionali.

 

A causa della licenza [la democrazia] contiene tutti i generi di costituzione e probabilmente chi vuole costruire una città, come noi facevamo poc'anzi, deve recarsi in una città democratica, scegliere il tipo di Stato che più gli piace, come se fosse arrivato a una fiera delle costituzioni, e, dopo aver scelto in tal modo, fondare la città. (Platone, Repubblica, 557d). Queste parole, pronunciate dal personaggio di Socrate nella Repubblica di Platone in riferimento all'ordinamento democratico, sembrerebbero, oggi, particolarmente adatte a comprendere il principio fondante delle democrazie neo-liberali, nelle quali, tanto in politica interna quanto in politica estera, il piano finanziario si è imposto come fattore dominante nelle scelte compiute dalle classi dirigenti in domini tradizionalmente qualificati come di pubblico interesse, poiché legati ai diritti fondamentali della persona: il lavoro, le politiche abitative, l'istruzione e la cultura, la sanità, il diritto alla pensione. Si tratta di un aspetto che sembra distinguere queste forme di democrazia da quelle del secolo scorso, nelle quali la classe lavoratrice, in quanto anello fondamentale del sistema produttivo, conservava un certo potere di contrattazione. Infatti, se le prime due rivoluzioni industriali, in particolare la seconda, avevano conferito un peso politico notevole ai partiti e alle forze politiche e sindacali che rappresentavano i lavoratori, le maggiori conquiste in termini di diritti sono avvenute dopo il secondo conflitto mondiale, quando il confronto con l'Unione sovietica spingeva a venire incontro alle esigenze di quelle classi che avrebbero potuto rappresentare una solida base di consenso per i partiti e i movimenti di sinistra. In realtà, è piuttosto l'adozione di un certo tipo di sistema economico-produttivo a influenzare (quando non a determinare) le linee politico-culturali della classe dirigente. Valeva tanto nell'Atene del V secolo a.C., in cui l'aristocrazia era la classe dominante nel quadro di un'economia basata sulla schiavitù, quanto nelle società interessate dalla seconda rivoluzione industriale, caratterizzate da un'economia di tipo capitalistico. Contesti, questi ultimi, le cui dinamiche trovano una notevole sintesi nell'arte, nella letteratura e nel cinema a partire dalla seconda metà del XIX secolo.

 

Pur richiamandosi nella teoria all'imprenditorialità, alla libera iniziativa, all'individualismo e alla competizione per il successo personale, nella pratica, il capitalismo subordina qualsiasi istanza a quella della produttività e della concorrenza nella produzione e nel commercio di beni e servizi. In una parola, al mercato. In tale prospettiva, la libera iniziativa per avere successo deve iscriversi nei meccanismi del mercato, che oggi è un mercato globale. In caso contrario, causa all'individuo che la esercita esclusione ed emarginazione sociali, potenti deterrenti in grado di indurre le masse (nella concorrenza l'ordine quantitativo prevale quasi sempre su quello qualitativo) a prendere liberamente iniziativa solo nella direzione più funzionale al mercato, non considerandone il carattere disfunzionale rispetto allo sviluppo dell'individuo e della sua personalità. Le stesse nozioni di progresso e sviluppo sono elaborate e definite in relazione al successo economico e materiale, senza alcun riguardo, se non qualche cenno di compassione formale, per ciò che favorisce la crescita e il rafforzamento dell'individuo nella sua autentica dimensione esistenziale. Inoltre, per far fronte agli effetti disastrosi delle dinamiche innescate da un simile approccio, non si fa che mettere in piedi palliativi inefficaci a lungo termine (nella migliore delle ipotesi), fino ad arrivare a strategie repressive più o meno sofisticate e più o meno in linea con le leggi positive e morali. Infatti, per ridurre al minimo il disagio psichico individuale di massa, l'unica soluzione sarebbe andare alla radice, ossia all'ossessione della competitività, che induce la percezione dell'altro come nemico/rivale, dissestando il tessuto sociale. Al contrario, nelle società attuali si tende a identificare capri espiatori che non sono necessariamente incarnati in un tipo o categoria sociale: i migranti, i devianti, generiche allusioni a squilibri psichici o al disagio sociale, una scuola non abbastanza inclusiva (anche se le società neo-liberali attuali sono profondamente esclusive) o la mancanza di sovranità nazionale. Persino la lotta alla corruzione finisce sempre per rientrare in questo quadro.

Lo stesso discorso vale per la sensibilità ecologica o per le innovazioni nel campo delle nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale. Potenzialmente, si tratta di istanze positive per un autentico sviluppo sociale, ma che finiscono per essere inquadrate nei circuiti dell'economia di mercato. Così, per combattere il riscaldamento climatico e i disastri ambientali, si aumenta progressivamente il carico di responsabilità che gravano sugli individui, evitando di chiamare in causa l'inquinamento prodotto dalle grandi multinazionali e da altri organismi potenti e competitivi sul mercato, ivi inclusi i produttori di armi. In altri termini, invece di impegnare le grandi industrie a non produrre rifiuti e agenti inquinanti, finora si è rivelato più semplice appellarsi alla sensibilità dei singoli. Nondimeno, un sistema economico che trae la sua linfa vitale dalla crescita e dall'espansione continue e in(de)finite, su un pianeta con spazi e risorse limitati, ostacola la soluzione dei problemi ambientali molto più di piccoli gesti quotidiani, che pur avendo una loro importanza non sono determinanti. Nel caso delle nuove tecnologie e dell'intelligenza artificiale, un settore dominato dagli interessi privati delle grandi multinazionali di Internet, il rischio è che il potenziamento e l'oltrepassamento dell'umano teorizzato dai transumanisti si riduca in realtà a un ulteriore spostamento delle diseguaglianze sociali sul piano delle capacità individuali. Dunque, come è avvenuto nel caso del culto dell'uomo borghese vincente e di successo del secolo scorso, chi potrà sborsare ingenti somme di denaro per migliorare le proprie facoltà lo farà in uno spirito di competizione e concorrenza funzionale agli ingranaggi del mercato. Quindi otterrà maggiori opportunità di successo, a scapito delle classi sociali già svantaggiate dai meccanismi dell'accumulo di capitale. Anche in rapporto all'intelligenza naturale dell'uomo, il concetto di quoziente intellettivo già nel secolo scorso aveva ridotto l'intelligenza a fattori misurabili e quantificabili, difficilmente adatti a un'entità così complessa e indeterminata. In un certo senso, l'intelligenza dell'individuo nato e cresciuto in una società caratterizzata dall'economia di mercato è già tendenzialmente artificiale, in quanto è progressivamente irregimentata nei meccanismi del mercato.

Per riprendere Platone, le innovazioni tecnologiche permetteranno verosimilmente a ciascuno di acquistare capacità il cui significato, rispetto alla personalità, non appare sempre evidente.

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