L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1293)

Free Lance International Press

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June 14, 2023

 

June 14, 2023
           VIDEO

Questo è il popolo e la nazione che la UE e gli USA e le forze atlantiste vorrebbero vedere soccombere nella guerra con la UCRAINA.

E la cui identità culturale di tradizione certe forze neonaziste vorrebbero cancellare...

Ciò è stato fatto seminando odio, rancore e risentimento fra il popolo ucraino e russo, in modo scientifico e pianificato da forze e potentati occulti che si muovono dietro le quinte, sobillando e ingannando. 

Giovani e meno giovani soldati ucraini muoiono combattendo valorosamente da oltre un anno contro i Russi, convinti che i Russi siano orchi e persuasi di combattere per la integrità della madrepatria.

E così giovani e meno giovani soldati Russi combattono altrettanto valorosamente, per difendere i confini dalla tenaglia NATO e per garantire sicurezza alle popolazioni del Donbass bombardate e perseguitate dal regime di Kiev sin dal 2014. 

A causa di chi ha voluto l'accerchiamento NATO di Mosca negli ultimi anni e di chi ha voluto questa guerra per procura fra Ucraina e Russia, e a causa di chi ha provocato sin dal 2014 la guerra civile nel Donbass e ha poi tradito gli accordi di Minsk in cui la Federazione russa aveva riposto la ultima speranza, la Ucraina e la sua regione russofona sono terre martoriate, bagnate di sangue e di lacrime. 

Solo uno sforzo diplomatico internazionale che riconosca la verità storica e geopolitica può fermare la guerra fraticida fra uomini e donne, divisi dalla lingua e dalle tradizioni, ma con gli stessi cuori che palpitano per amore o passione, e con le stesse lacrime e gli stessi occhi per i propri figli o genitori o amici. 

Siamo tutti fratelli e sorelle sulla Terra e solo la verità e il suo riconoscimento potrà restituire la pace e la giustizia a tutti noi, e scongiurare un conflitto su vasta scala che rischia di diventare uno scontro nucleare.

June 13, 2023

June 13, 2023

Scrivo a tutta la comunità per assumermi la responsabilità di una scelta, evidentemente controcorrente, in occasione della scomparsa di Silvio Berlusconi.
Di fronte a questa notizia naturalmente non si può provare alcuna gioia, anzi la tristezza che si prova di fronte ad ogni morte. Ma il giudizio, quello sì, è necessario: perché è vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati. Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico, dall’interesse personale come unico metro alla speculazione edilizia come distruzione della natura. In questo, e in moltissimo altro, Berlusconi è stato il contrario esatto di uno statista, anzi il rovesciamento grottesco del progetto della Costituzione. Nessun odio, ma nessuna santificazione ipocrita. Ricordare chi è stato, è oggi un dovere civile.
Per queste ragioni, nonostante che la Presidenza del Consiglio abbia disposto (https://www.governo.it/it/articolo/bandiere-mezzasta-sugli-edifici-pubblici-e-lutto-nazionale-la-scomparsa-del-presidente) le bandiere a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici da oggi a mercoledì (giorno dei funerali di Stato e lutto nazionale), mi assumo personalmente la responsabilità di disporre che le bandiere di Unistrasi non scendano.
Ognuno obbedisce infine alla propria coscienza, e una università che si inchini a una storia come quella non è una università.
Col più cordiale saluto,

il Rettore   


Tomaso Montanari


Professore ordinario di Storia dell'arte moderna
Rettore dell'Università per Stranieri di Siena

 

Della presenza e/o dell’assenza di ordine, armonia e bellezza nel nostro Universo si discute da qualche migliaio di anni: dall’ àpeiron di Anassimandro al logos di Eraclito, dalle Idee platoniche al Dio “motore immobile” di Aristotele, dal Tao di Lao Tse  al rigoroso monismo vedantino,   dal dharma vedico all’impermanenza buddhista, il migliore pensiero metafisico, sia occidentale che orientale, ha elaborato innumerevoli affascinanti teorie con l’obiettivo di riuscire a darci una convincente interpretazione della  natura del Cosmo, capace di coglierne la sua vera essenza. Ciò ha finito per dare vita ad uno sterminato groviglio dialettico di visioni del mondo, in cui panteismo e panenteismo, meccanicismo e determinismo, creazionismo e panlogismo, e, soprattutto, pessimismo e ottimismo, si incontrano, si scontrano, si smascherano e si contraddicono, lasciandoci, molto spesso, solitari ed incerti, divorati dal dubbio e ammutoliti  di fronte all’insondabilità ontologica del Tutto.

Sul senso ultimo delle cose, sul significato e sul destino dell’esistenza umana e della intera Natura, si è ragionato e conversato per alcuni giorni (dal 2 al 4 giugno) all’interno dell’annuale Congresso della Società Teosofica Italiana*, svoltosi a Cervignano del Friuli. 

 Il tema proposto, La Sublime Armonia, bellezza della Vita, in un periodo storico in cui le preoccupazioni generali per il futuro dell’umanità e dell’intero pianeta hanno raggiunto livelli straordinariamente elevati, potrebbe apparire molto lontano dalla realtà, dai suoi problemi assillanti e dagli irrisolti ed inquietanti punti interrogativi.

Ma le parole di tutti i relatori, a cominciare da quelle introduttive del presidente Antonio Girardi, sono state tutte orientate a fare i conti con le criticità del vivere in sé e del momento presente, ma sempre nell’ottica di chi, nutritosi di cultura mistica, sa percepire, al di là delle apparenze fenomeniche e del flusso del divenire, la presenza onnipervadente di un principio unificatore e regolatore che strappa l’Essere dalle mani del Caso e che getta su tutto ciò che vive nelle infinite forme del Cosmo una luminosità intensa, ricca di Significato e di Bellezza.

Dalle varie relazioni, quindi, non sono tanto scaturiti fiumi di estatici elogi per l’armonia immanente alle “meccaniche celesti”, bensì hanno prevalso inviti a farci noi “creatori di un universo perfetto”, ad educare i giovani al desiderio di Bellezza, alla ricerca inesausta della Felicità attraverso la coltivazione di una mente “religiosa” sintonizzata con l’eternità, di una mente autenticamente compassionevole aperta ai bisogni altrui, capace di liberarsi dall’eresia della separatezza e di immergersi in una coscienza planetaria nella empatica prospettiva di una comprensione che si traduce in costruttiva cooperazione.

Insomma, in un mondo come l’attuale, caratterizzato dal trionfo delle più ignobili menzogne, dalla mistificazione imperante che disabitua all’esercizio del pensiero indipendente, dalla crescente incapacità di ascolto e di silenzio interiore, dalla ipocrisia  della Forza più brutale che si erige sempre più prepotentemente e sistematicamente a Diritto, il pensiero teosofico dimostra di essere ancora attualissimo ed in grado di credere nelle potenzialità evolutive della natura umana, esortandoci a mantenere viva la fiamma interiore dei valori dello Spirito e a continuare a sperare in un mondo liberato  dalle discriminazioni e dalle ingiustizie e finalmente benedetto dall’avvento della Fratellanza Universale.

 

 

* La Società Teosofica fu fondata a New York, il 17 novembre 1875, da Helena Petrovna Blavatsky e da alcuni suoi collaboratori, fra cui H. S. Olcott e W. Q. Judge.

Questi i suoi Scopi dichiarati:
1. Promuovere il sentimento di mutua tolleranza tra i popoli delle diverse razze e religioni.
2. Incoraggiare lo studio delle filosofie e delle scienze degli antichi popoli.
3. Incoraggiare le ricerche scientifiche sulla natura delle facoltà superiori dell’uomo.

Questa formulazione iniziale delle finalità della Società Teosofica fu perfezionata successivamente nella forma attuale:
1. Formare un nucleo della fratellanza universale senza distinzioni di razza, religione, sesso, casta e colore.
2. Incoraggiare lo studio comparato delle religioni, filosofie e scienze.
3. Investigare le leggi inesplicate della Natura e le facoltà latenti nell’uomo.

La Sezione italiana della Società Teosofica fu fondata nel febbraio del 1902.

https://www.teosofica.org/it/

 

June 11, 2023

 L'Ambasciata di Romania in Italia, in collaborazione con Wines Of Romania, ha organizzato il 5 giugno un evento di presentazione di vini romeni, alla presenza di personalità della penisola italiana quali Bruno Vespa, noto giornalista e conoscitore di vini prodotti in Romania, Helmuth Köcher  Presidente e fondatore del Merano WineFestival, Massimo Giletti giornalista e conduttore televisivo e molti altri. 

I numeri della Romania parlano chiaro: quinto produttore in Europa e decimo nel mondo con per poco meno di 200.000 ettari vitati che si estendono soprattutto nella regione di Moldova e in Muntenia.

Ai circa 160 vitigni autoctoni si affiancano altri internazionali. Per i rossi, quelli più noti sono Băbească Neagra e Fetească Neagra, Fetească albă Negru de Dragasani e Novac, e i vini bianchi romeni Feteasca Regala, Crâmpoșie, Busuioaca, Grasa, Galbena, Francusa, Zghihară de Huși; poi il Tamaioasa românească e il Busuioacă de Bohotin per gli aromatici.

Sette cantine romene, Domeniile Averesti, Domeniul Bogdan, Jidvei, SERVE, Gramofon Wine, Viticola Sarica Niculitel & Crama DeMatei, hanno partecipato all'evento con 60 vini premium, parte del programma di Carrefour Romania "Open Romanian Wine" e dei partner Wines of Romania. Gli appassionati di vino e gli imprenditori presenti hanno avuto l'opportunità di conoscere o ritrovare le varietà tradizionali romene. 

La degustazione di vini ha riunito importanti rappresentanti del settore Ho.Re.Ca, imprenditori, autorità italiane e personalità pubbliche, esperti di vino, gestori di ristoranti stellati Michelin, giornalisti e influencer nel mondo del vino.

Gabriela Dancău, Ambasciatore di Romania in Italia e organizzatrice dell'evento, ha dichiarato nel suo discorso: “Il vino romeno non è soltanto un prodotto destinato al consumo, ma è un ambasciatore della nostra cultura e della nostra storia. Ogni goccia di vino nel nostro bicchiere porta con sé la memoria di una terra ricca di tradizioni e nobilitata dalla diligenza dei nostri produttori. L'evento ospitato dall'Ambasciata di Romania a Roma è stato un invito a un viaggio sensoriale in Romania, dove i paesaggi pittoreschi e la calda ospitalità si intrecciano armoniosamente con la degustazione di vini squisiti. 

La nuova industria vinicola romena, in cui si è investito molto negli ultimi 15 anni, produce vini eccellenti. Quelli di qualità superiore, in particolare, possono essere collocati onorevolmente accanto ai vini italiani, spagnoli o francesi. Questa è la nicchia del mercato italiano in cui penso che i nostri vini abbiano buone possibilità di entrare a farne parte. E questo è stato confermato da sommelier, gestori di ristoranti stellati Michelin e distributori presenti al nostro evento, i quali sono rimasti particolarmente colpiti dai vini provenienti da vitigni autoctoni romeni, finora sconosciuti sul mercato italiano.” 

Marinela Ardelean, fondatrice di Wines of Romania, co-organizzatrice di RO-Wine e ambasciatrice del programma "Let's Open Romanian Wine" ha aggiunto: “Abbiamo accolto con gioia l'invito dell'ambasciatore Gabriela Dancău a promuovere i vini romeni in Italia. Gli apprezzamenti rivolti ai vini degustati, il modo in cui ciascun proprietario di cantina ha presentato i propri vini e il gran numero di partecipanti all'evento hanno rafforzato la mia convinzione che il vino romeno troverà posto sugli scaffali dei negozi e nei menu dei ristoranti italiani, diventando quello che tutti vogliamo, un marchio del nostro Paese.” 

Bruno Vespa, presenza emblematica nel panorama pubblico italiano, si trova per la prima volta nella veste di ambasciatore del vino romeno nella penisola italiana, in occasione del primo evento dedicato ai professionisti del vino organizzato dall'Ambasciata e da Wines of Romania. “Accolgo con favore questa ammirevole iniziativa di promozione del vino romeno in Italia, un vino eccellente e di qualità, che ho avuto modo di degustare in diverse occasioni e che ha il potenziale per penetrare nel mercato italiano e raggiungere il successo che merita!” 

La degustazione è stata accompagnata da uno sontuoso buffet preparato dalla chef Claudia Catana del Ristorante Cucina ai Monti di Bracciano (RM). 

Il territorio della Romania si estende circa allo stesso parallelo della Francia e il suo clima è mitigato dal Mar Nero e dal Danubio. Il suolo è ben drenato e ricco di oligoelementi, i vigneti riparati dai Carpazi godono di sole per buona parte dell’anno. Tutto, quindi, fa capire come questa regione sia particolarmente vocata alla produzione di vini e anche a un turismo enogastronomico. I vini rumeni di cui molti sono pregiati, rappresentano una novità che ogni appassionato italiano dovrebbe conoscere.   

 

June 06, 2023

Il Teatro de’ Servi chiude la stagione con due artiste strepitose, assolutamente divertenti, complici ed affiatate, che già hanno lavorato assieme con ottimi risultati. Stasera ci propongono una loro divertente commedia che in passato ha ricevuto dal pubblico responsi più che positivi.

Cinzia e Francesca si divertono e divertono con la loro proposta che già dalle prime battute si mostra rinnovata ed attualizzata con rimandi ad eventi recenti. Questo approccio dà allo spettacolo le sembianze di un prodotto appena partorito. Il tema trattato ricalca le orme di una trasmissione che va avanti da decenni, come è riportato nel titolo del famoso programma” Chi l’ha visto” che dall’aprile  1989 si occupa della ricerca di persone scomparse attraverso la partecipazione dei cittadini con le loro segnalazioni.

Affiatate, disinvolte ed esperte, queste due fantastiche autrici e attrici fanno frequenti divagazioni ed improvvisazioni alquanto divertenti.

Francesca è un’attrice alla quale sono molto affezionato e che seguo assiduamente; mi piace la sua schiettezza, la sua romanità, la naturalezza e la grande spontaneità.

Cinzia la ricordo per la bravura dimostrata quando lavorò assieme a Francesca  in una commedia molto divertente dal titolo “Vis a vis”.

L’ironia di questa commedia verte su un interrogativo che affligge anche me da tempo: le persone che spariscono, vogliono davvero essere ritrovate?

Le vediamo, allora, in uno studio televisivo dove Cinzia Berni è nel ruolo della presentatrice e ci ricorda molto Federica Sciarelli, la conduttrice del noto programma, ma in versione più cinica, visibilmente infastidita perché ormai satura per tutte le assurde vicende trattate, ma soprattutto per i personaggi con cui ha a che fare.

Alle prese con una serie di improbabili, paradossali, improponibili figure che Francesca Nunzi  interpreta, prima scomparsi e poi ritrovati, si prende spunto dalla realtà, e si usa una grande ironia che nasconde (neanche troppo velatamente) un profondo cinismo e una critica su questo particolare fenomeno.

Francesca sfodera tutta la sua simpatia ed esperienza di artista per interpretare i suoi bizzarri personaggi: dalla donna delle pulizie con l’accento marchigiano, all’ex ballerina di estrazione romana volutamente scomparsa con il suo segreto; dall’inconsolabile vedova calabrese ipocondriaca con i suoi acciacchi e malanni, all’invadente donna delle pulizie rumena… Troviamo anche un estratto del libro “Uomini senza uccello”, un esilarante libro scritto proprio da Francesca che qui riporta alcuni passi assolutamente riusciti che divertono moltissimo il pubblico.

Si chiude la serata con un’ultima folle signora, questa volta alla ricerca della sorella…

Non mancano ovviamente riferimenti e citazioni ironiche di molti personaggi dello spettacolo ed inevitabilmente di bizzarre vicende reali che hanno ispirato le due artiste per costruire questo spettacolo e farci ridere insieme a loro.

Di fondo, però, traspare una critica pungente sia alla nostra società che ad alcuni aspetti della trasmissione, spesso utilizzata in modo distorto semplicemente per fare spettacolo alle spalle di tristi realtà. Quando un individuo sceglie di sparire, a volte è per cambiare vita, per lasciarsi dispiaceri e fallimenti alle spalle e cercare di ricominciare da capo. Perché infrangere questa speranza rivelando la sua presenza in qualche luogo ameno dove si è nascosto e nella quale vorrebbe vivere dimenticato?

Ecco che questa diviene così anche una critica agli italiani impiccioni, che in tutte le maniere cercano di diventare protagonisti attraverso una trasmissione che forse specula sui disagi e sulle difficoltà degli scomparsi per farne sensazionalismo.

Insomma, una serata allegra in compagnia di due brave interpreti e autrici che tra una risata e l'altra ci permettono anche di riflettere su questo triste fenomeno e tutta la speculazione che vi orbita intorno.

June 05, 2023

 

La Svizzera dal punto di vista vitivinicolo ha solo 15.000 ettari vitati, tre quarti dei quali si trovano nei Cantoni di lingua e tradizione francese, per una produzione di 1,1 milioni di ettolitri di vino assorbito nella quasi totalità dal mercato interno. Basti pensare che, in aggiunta, ne importano moltissimo per accontentare la crescente richiesta. Agli svizzeri piace il vino!

La maggiore produzione è rivolta ai “bianchi” (distretti del Vaud e Valais in primis);  c’è una discreta produzione di “rossi” come Gamay, Pinot Noir e Merlot.

È bene sapere che la vitivinicoltura riveste per gli elvetici un ruolo importante culturale, sociale, geografico ed economico.

Vigneti del Valais

Un po’ di Storia

Furono i Romani a diffondere la vite in Svizzera oltre 2.500 anni fa. A seguire i monaci in epoca medievale che contribuirono a modellare le terrazze circondate da mura e muretti  ancora presenti  nel Lavaux (Vaud, Lago Lemano o Ginevra) e nel Valais (Vallese, la valle del fiume Rodano). Arrivati ai giorni d’oggi fanno parte integrante degli emozionanti paesaggi elvetici.

Pinot Noir nel Grabunden

Le zone di produzione.

Premessa:  Non è facile caratterizzare con precisione le diverse zone. Terreni molto diversi a causa della formazione geologica delle Alpi microclimi differenti, vuoi influenzati dagli aspetti mediterranei, vuoi dagli aspetti prettamente continentali. Infine la frammentazione del territorio vitato  a causa della presenza dei massicci alpini. A seguire anche l’influenza delle zone linguistiche. Proviamoci:

VALAIS: 5.000 ettari esposti al sole su pendii a volte ripidi come quelli della Mosella, lungo il fiume Rodano. Rappresenta il Cantone maggiormente produttivo di lingua francese;

Vaud: sul lato nord del Lago Lemano. Ricordato da chi conosce i vini svizzeri, per il plateau del Lavaux. Anch’esso di lingua francese;

Vully: detto anche distretto vinicolo dei TRE Laghi (Neuchâtel, Bienne e Morat) di lingua tedesca;

Ticino: che sentiamo nostro essendo di lingua italiana. Dal clima temperato, divenuto nel tempo zona vocata per l’allevamento del Merlot;

Graubünden, distretto dei Grigioni, il più interessante. Rappresenta lo scrigno del Pinot Nero. Di lingua tedesca;

Vigneti della Svizzera tedesca

Thurgau e Aargau: nord estremo al confine con la Germania, rappresentato dal corso del fiume Reno.

 

VITIGNI

Quando si parla, raramente, di vini svizzeri si ricordano lo Chasselas (bacca bianca) e Merlot (bacca nera). Pochi sono a conoscenza che esistono più di 200 vitigni autoctoni, nati, cresciuti, protetti dalle vie poco accessibili delle singole zone montane. Senza dimenticare, proprio per quanto appena detto, che uno stesso vitigno prende nomi diversi a seconda del luogo dove dimora. Riporto i più importanti:

  • Chasselas, chiamato anche Fendant e Gutedel , rappresenta da solo il 40%;
  • Pinot Grigio, chiamato anche Malvoisie;
  • Humagne, a bacca nera;
  • Amigne, a bacca bianca;
  • Pinot Nero, soprattutto nel Cantone dei Grigioni;
  • Merlot, soprattutto nel Canton Ticino;
  • Completer, a bacca nera;
  • Räuschling, a bacca bianca, piccola rarità coltivata nei pressi di Zurigo;
  • Müller-Thurgau, a bacca bianca;
  • Johannisberger, da noi conosciuto come Sylvaner, a bacca bianca.
Vigneti del Lavaux

Export

Quasi inesistente. Qualche svizzero italiano varca il confine di Chiasso e porta con se qualche bottiglia di Merlot.

Ne consegue che, per conoscerli, è necessario andare nei singoli distretti e capire le diversità delle produzioni. Un suggerimento?

Nel Cantone dei Grigioni e più precisamente nella zona  di Rheintal esiste  il Regno del Borgogna svizzero: il Blauburgunder (Pinot Nero) , chiamato come in Alto Adige, qui sinonimo di vino tradizionale vinificato come nella Côte de Nuits. Una vera e propria “chicca”. Pensate che bisogna prenotarlo di anno in anno. Risulterà un’esperienza unica! Chapeau!!!

 

 

 

 

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