L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1293)

Free Lance International Press

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May 09, 2023

GD – Perugia, 9 mag. 23 - Nell'ambito delle attività del Corso di Laurea magistrale in Relazioni Internazionali e Cooperazione allo Sviluppo, Dipartimento di Scienze umane e sociali internazionali dell'Università per Stranieri di Perugia, è iniziato un ciclo di eventi dedicati alla politica internazionale, organizzati dal prof. Emidio Diodato. E nel primo incontro, nell'Aula I della Palazzina Valitutti, è stata presentata la rivista di politica internazionale “Geopolitica” delle Edizioni Callive.

“Geopolitica” è una rivista accademica multilingue giunta al suo dodicesimo anno di vita, riconosciuta dall'Anvur Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario per le Aree 11, 13 e 14.

Alla presentazione hanno partecipato il direttore Tiberio Graziani, Emidio Diodato e Giuliano Luongo che hanno discusso gli ultimi tre numeri, dedicati rispettivamente alla Cina, alla Geopolitica delle risorse al tempo della guerra tra l'Occidente e la Russia e all'Asia centrale.

La Cina e il Mondo - Studiare la Repubblica Popolare Cinese non può essere fatto trascurando le relazioni della nazione asiatica con il resto del mondo. Perché nel bene – con il boom economico promosso dalle riforme di Deng Xiaoping – o nel male – con il Secolo dell'Umiliazione – il resto del mondo ha segnato e continua a plasmare l'ascesa della Cina.

Allo stesso tempo, il successo economico e l'espansione militare di Pechino impongono agli altri Paesi, fra i quali quelli dell'Occidente, di imparare lezioni ma anche di reagire a tale ascesa e di praticare nuovi equilibri per il mondo che verrà.

Questo numero di “Geopolitica”, curato da Tiberio Graziani e Zeno Leoni, è uscito in un momento in cui comprendere le relazioni fra la Cina e il mondo è più importante che mai. Numerosi sono gli interrogativi che la nazione asiatica suscita tra gli scienziati e gli osservatori di politica estera, ma anche tra i decisori della sicurezza, della politica, dell'economia e della finanza internazionale.

Pechino vuole integrarsi nell'ordine liberale o costruire una propria rete d'influenza che includa i Paesi in via di sviluppo? Oppure, contribuire alla costruzione di una nuova architettura internazionale multipolare, insieme alla Russia? La Marina dell'Esercito Popolare di Liberazione seguirà l'espansione economica delle rotte commerciali cinesi, sulle orme degli imperi del passato? E poi, Pechino è disposta ad andare in guerra con l'Occidente per Taiwan?

Questo numero di “Geopolitica” aiuta a capire la Cina attraverso le proprie relazioni internazionali.

La Geopolitica delle risorse al tempo della guerra tra l'Occidente e la Russia Il conflitto russo-ucraino del 2022, la cui conclusione sembra ancora lontana, ha riaperto una serie di scenari di opposizione (semi)bipolare tendenti a confermare la mai sopita rivalità tra le grandi sfere di influenza a livello globale. In particolare, questo nuovo scenario bellico – capace di sintetizzare elementi di guerra “guerreggiata” e prassi tipiche della politica dei “blocchi” da guerra “fredda” – ha aperto una serie di nuove prospettive di rilievo sotto il profilo delle transazioni in commodities di vario genere e origine. La Federazione Russa, nonché la Cina, si ergono protagoniste con un ruolo cardine in questo rimescolato scacchiere globale, nel quale la tendenza a ricreare un equilibrio di poteri di matrice vetusta sembra concretizzarsi in maniera sempre più preponderante. Quasi a conferma di uno dei pilastri della riflessione geopolitica, l'ago della bilancia di questa nuova conflittualità globale sono proprio le risorse, energetiche in particolare, i cui movimenti tendono a determinare il posizionamento dell'una o dell'altra forza geopolitica in gioco.

Il volume della rivista, curato da Tiberio Graziani e Giuliano Luongo, fornisce una serie di contenuti provenienti da autori di rilievo che aiutano il lettore ad approfondire i complessi e vari aspetti della geopolitica delle risorse. L’Asia Centrale nella ridefinizione degli equilibri mondiali. Le turbolenze provocate dal conflitto in Ucraina continuano a riverberarsi sull’insieme della “scacchiera eurasiatica”.

In particolare, la situazione nel teatro centrasiatico assume una crescente importanza nel contesto del più ampio confronto fra la Federazione Russa e l’intero Occidente. La regione, infatti, potrebbe rivelarsi tanto un’area di cooperazione russo-cinese quanto un elemento di contraddizione in un partenariato di respiro globale.

L’odierna Asia centrale misura la propria importanza nel mondo del XXI secolo quale elemento di connettività fra l’Asia e l’Europa, snodo fondamentale per le infrastrutture logistiche promosse dalla Cina nel quadro della “Belt and Road Initiative” (BRI o nuove vie della seta), destinate a farne un ponte da e verso il Mediterraneo ed il Medio Oriente. Gli sviluppi in termini di connettività avranno conseguenze di lunga portata tanto in una prospettiva logistica che geoeconomica; soprattutto nel quadro della ridefinizione di equilibri tra le grandi potenze regionali.

Le rivolte in Kazakistan d'inizio 2022, la meno cruenta ma ugualmente inattesa instabilità emersa nella provincia karakalpaka dell'Uzbekistan a luglio, così come gli scontri fra tagiki e kirghizi nell'agosto dello stesso anno, sono eventi che dimostrano come la situazione interna della regione permanga in una condizione magmatica, tale da assorbire ed amplificare le pressioni geopolitiche esterne.

Il fascicolo, curato da Tiberio Graziani e Fabrizio Vielmini, si propone di porre all'attenzione degli addetti ai lavori la valutazione di tali ridefinizioni in atto, mettendo in evidenza le strategie dei principali attori geopolitici così come dei paesi della regione.

May 08, 2023

May 02, 2023

Di Giuseppe Tornatore- Regia Roberto Belli - Compagnia Ass. Culto. Pex

Con Claudio Boccaccini, Paolo Perinelli, Andrea Meloni, Paolo Matteucci, Riccardo Frezza

scena: Eleonora Scarponi - disegno luci: Claudio Boccaccini

tecnico luci e fonica: Andrea Goracci - grafica: Giorgia Guarnieri

 

Un uomo bagnato ed infreddolito viene trovato senza documenti dalla polizia di notte, durante un terribile temporale, e portato in commissariato. Interrogato, dichiara di essere il celebre scrittore Onoff, ma il commissario, grande ammiratore dell'artista, senza la sua famosa barba non lo riconosce. Scettico sulla sua identità il delegato lo trattiene. Quella stessa notte è stato compiuto un omicidio e il reticente Onoff durante l'interrogatorio fa sorgere grossi sospetti. È impreciso, confuso, vago, sembra nascondersi dietro una sua apparente amnesia.

L'interrogatorio è anche una brillante trovata della sceneggiatura per far conoscere il protagonista e portare a galla, mediante mirabili dialoghi con il commissario, la sua vita e la sua essenza più intima.

Lo spettacolo.

Un rumore improvviso scuote la sala simile ad uno sparo, ad un fulmine caduto vicino. Un uomo, Claudio Boccaccini nei panni di Onoff, appare in sala sfiorando la prima fila, sconvolto ed impaurito; manifesta visibilmente paura, panico, incertezza. Le sapienti luci lo immortalano entrano in fotogrammi, rendendo la scena ancora più drammatica e realistica.

Nel frattempo, continua a cadere la pioggia.

All'improvviso appaiono due poliziotti in assetto militare, che insospettiti fermano l'uomo. Non ha con sé documenti, quindi viene tradotto in commissariato per l'accertamento dell'identità.

Il commissariato è ricostruito da una scenografia suggestiva; il tocco da maestro di Claudio Boccaccini si avverte subito: riesce sempre a dare al suo teatro quell'impronta cinematografica, ammaliante, sorprendente, riconoscibile per quanto è personale. Ogni volta che vedo un suo spettacolo sono sorpreso dalle idee e dalle trovate geniali. Stavolta è riuscito a portare la pioggia direttamente sul palcoscenico! Non so come abbia architettato questo effetto sorprendente, ma vi garantisco che il risultato è perfetto.

Nel fatiscente commissariato, dal tetto prese copiose infiltrazioni d'acqua. Non è un effetto scenico, è davvero acqua che, scendendo da vari punti, rimbalza in secchi quasi pieni disseminati per la stanza, bagnando tutto intorno. Il suono piacevole crea un'atmosfera malinconica, compagna inseparabile di tutto lo spettacolo.

Il commissariato è squallido, come lo sono i tutori dell'ordine che lo occupano. Da subito maltrattano l'uomo trattenuto fino all'arrivo del commissario. Sono poliziotti, guardiani, tre inquietanti personaggi; una sorta di trinità sospesa nel tempo, che presenzia molesta o silenziosa. Durante l'interrogatorio che subirà Onoff, se ne avvertono gli impercettibili movimenti, la fastidiosa presenza. I loro atteggiamenti cambiavano a seconda dei comportamenti del sospettato. Spesso si ritrovano suggestivamente a ripetere la stessa frase uno, dietro l'altro, ritmicamente, come se fossero un'unica persona, un' emanazione trina.

Due sono davvero inquietanti, burberi, seriosi, con sguardo severo; il terzo invece è un bonaccione introverso, balbuziente, quello che cerca di mitigare il comportamento degli altri attraverso il suo. Loro sono Andrea Meloni, Paolo Matteucci e Riccardo Frezza.

Arriva il commissario, un Paolo Perinelli in piena forma che ingaggia una sorta di duello verbale a suon di dialoghi complessi, incalzanti e profondamente teatrali. Una tenzone tra i due personaggi, ma anche a livello attoriale tra questi due grandi interpreti, con scambi continui e sempre più incalzanti che incollano alla poltrona lo spettatore per la loro intensità.

All'inizio la conversazione segue un normale iter fatto di domande precise ma di risposte vaghe; poi la situazione si trasforma, diviene ambigua, appesantita da un' atmosfera sempre più opprimente che pervade la scena, trasformando tutto in qualcosa di assolutamente insolito, irreale, onirico, visionario.  

I discorsi tra i due prendono una strana piega, mentre i tre gendarmi, che sembrano uniti da una sorta di cordone ombelicale, paiono sempre più entità asservite alla figura di questo insolito commissario che pian piano sembra diventare qualcosa di misteriosamente superiore. Forse è sempre stato così, siamo noi che non ce ne siamo resi conto; una sorta di entità superiore, un Caronte, un San Pietro, l'Angelo Samael, uno smistatore di anime perdute a capo di una sorta di purgatorio o di limbo dantesco di transito, chissà...

Questa è la strana impressione che pervade lo spettatore mentre viene rapito e confuso dagli eventi, sballottato e strattonato da situazioni in caduta continua nel paradossale. Una storia che appassiona perché sempre più ingarbugliata, perché scompagina ruoli e situazioni.

Un sogno? Un incubo? La materializzazione di un nuovo romanzo dello scrittore che si trasforma in una fantasia reale e perversa che lo imprigiona in una rete che lui stesso ha tessuto ed in cui si è intrappolato? Il commissario lo incalza; quell'omicidio che c'è stato sembra aver sporcato le mani di quest'uomo che mentre si cambia gli abiti bagnati, gentilmente forniti dai suoi carcerieri, scopre perplesso che sono imbrattati di sangue...  

Il cambio dei vestiti è già un passaggio, una metamorfosi, l'inizio di un percorso che lo avvicina alla sua nuova condizione, alla verità. Quei vestiti abbandonati e fradici sono le spoglie della sua vecchia identità, come un serpente che cambia pelle. Si trova così a vestirne una nuova, che lo avvicina ai suoi nuovi compagni di strada che lo hanno catturato ed uniformato, preparato.

La colonna sonora che ci accompagna nello spettacolo, oltre al delicato suono della pioggia, è fatta di musiche intense che sottolineano magistralmente i passaggi più drammatici e quelli con maggior tensione, accrescendo l'ansia dello spettatore. Spettatore che rimane in balia di quelle pause che paiono interminabili con cui Claudio e Paolo giocano ai burattinai, tirando i fili per solleticare la nostra emotività. Un incedere costante fino all'epilogo, quando finalmente realizzeremo quanto sta per accadere, con un finale sorprendente che lascia ammutoliti e stupiti.

Due mostri sacri del teatro, insieme sul palco. Ammaliano, imbrigliano, affascinano, rapiscono e stupiscono. La loro bravura è indiscussa. Tornatore dovrebbe vederli, ne rimarrebbe estasiato. I guardiani, i ragazzi che restano intorno ai due protagonisti, come a chiudere permanentemente la scena per impedire che si rompa quell'atmosfera cupa e opprimente, sono inquietanti e fondamentali. Sapientemente illuminati, i loro visi appaiono attraverso un gioco di luci che utilizzando un chiaroscuro ansiogeno, ne trasmette la loro impermeabilità e distanza.  

Si viene avvolti da questa misteriosa storia sublimata dagli egregi interpretati in grado di fare teatro con la “T” maiuscola. Espressività, toni della voce, movimenti plateali e gestualità impercettibili, pause, ammiccamenti o perplessità accentuati da manifestazioni emotive forti e chiare o flebili e appena accennate, che creano sul palco una situazione magica.  

Lo spettatore in platea può solo ritenersi fortunato di poter godere di uno spettacolo così ben fatto e deliziarsi di una recitazione semplicemente sublime.

Uno degli abbinamenti più facili da fare con una pietanza regionale è scegliere un vino del territorio. Eppure spesso con i piatti della tradizione romana ci si dimentica dei vini del Consorzio di Tutela Vini Roma DOC Ma quali sono? Che zona comprende? Cosa dice il disciplinare ?

“La denominazione di origine controllata “Roma“ è riservata ai vini ottenuti da uve provenienti da vigneti composti, in ambito aziendale, dalla seguente composizione ampelografia:

- Bianco e “Romanella” spumante : Malvasia del Lazio non meno del 50% Bellone, Bombino, Greco b., Trebbiano giallo, Trebbiano verde da soli o congiuntamente per almeno il 35% Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione per la Regione Lazio sino a un massimo del 15%.

- Rosso, rosato : Montepulciano non meno del 50% Cesanese comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Sirah da soli o congiuntamente per almeno il 35% Possono concorrere altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la Regione Lazio sino a un massimo del 15%.

La denominazione di origine, “Roma”, con la specificazione di uno dei seguenti vitigni:

                          Degustazione

- Malvasia puntinata

-Bellone 2

 

è riservata ai vini bianchi ottenuti da uve provenienti da vigneti costituiti per almeno l'85% dai corrispondenti vitigni. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione per la Regione Lazio fino a un massimo del 15%.

Quindi c'è una vasta scelta che può accontentare tutti i palati. Per quanto riguarda la zona di produzione delle uve per l'ottenimento dei vini designati con la denominazione “Roma”, comprende l'intero territorio dei comuni ricadenti in provincia di Roma ad esclusione dell'area interna al GRA.

 

La doc dell'Urbe nasce nel 2011 con appena 35 ettari vitati, ora ha progetti ambiziosi e tanti produttori hanno in uso la fascetta della DOC Roma. Ovviamente il primo mercato è proprio quello del territorio per poi allargarsi verso il resto d'Italia e del mondo.

La cucina romana si divide in tre filoni principali: i piatti della cucina giudaica del Ghetto che sono i più antichi e invariati, quella macellara che comprende i piatti del quintoquarto e quella burina , più recente, dei pietanze dei contadini che venivano a Roma a vendere i loro prodotti dalle campagne limitrofe (er buro - burro da cui burini). 

Dovrebbe essere una scelta naturale abbinata a una carbonara, alla trippa oppure a un carciofo alla giudia un buon calice di un vino Roma DOC. Gli sforzi del Consorzio sono proprio per far conoscere e sviluppare il commercio di questi ottimi prodotti cresciuti in qualità e brand.

   Degustazione

Il Presidente Tullio Galassini dichiara: “Le etichette Roma DOC sono un imprescindibile biglietto da visita per i ristoranti e gli alberghi della città. Un connubio naturale che abbiamo il dovere di sviluppare nel migliore dei modi”.

Sono stati mesi intensi quelli che hanno visto protagonista il Consorzio di Tutela Vini Roma DOC, al centro di numerose attività che hanno portato le etichette del territorio su palcoscenici importanti come ProWein, Vinitaly, Merano e VitignoItalia. Un vero e proprio tour de force che ha avuto come filo conduttore quello dell'attenta promozione dei vini e delle aziende aderenti al Consorzio. Il quale, in queste giornate, presenta il progetto Roma DOC…et che comprende una serie di azioni equamente divise tra cultura, promozione e business. Situazioni che vedranno la Capitale al centro delle operazioni.

Roma DOC…et si muoverà su diversi fronti. Proseguirà infatti nella politica di promozione nei confronti dei consumatori, attraverso la partecipazione alle più importanti manifestazioni di settore come VitignoItalia (Napoli 14 e 15 maggio), Vinòforum (Roma dal 9 al 18 giugno, nelle prime cinque serate) e ancora in calendario: la partecipazione a VinoXRoma (24/27 Maggio), a Hortus Vini 16/18 Giugno ea Ostia durante Mare Divino (8 Luglio).

 

Ma parlerà anche agli addetti ai lavori, con situazioni cucite su misura per loro. Il 5 giugno, infatti, è in programma un evento riservato al trade romano che avrà luogo nei bellissimi spazi del roof terrace dell'Hotel Flora, in via Veneto. Mentre il 17 luglio le etichette del Consorzio verranno degustate nel corso di uno special event realizzato in collaborazione con la FIS presso il Cavalieri Hilton di via Cadlolo che vedrà anche una masterclass riservata a un numero ristretto di invitati.

 

Sempre durante i mesi di maggio e giugno il Consorzio ha inoltre organizzato una serie di press tour che consentiranno alla stampa di settore di approfondire la conoscenza sulle diverse aree che caratterizzano il territorio della denominazione.

 

“Il tutto tenendo vivi i rapporti con situazioni culturali e lavorando proprio sull'educazione a un essere responsabile e consapevole – sottolinea Rossella Macchia, Vicepresidente del Consorzio – Roma DOC…et è un progetto ad ampio respiro che segue percorsi paralleli ma fortemente collegati tra loro . Un discorso che non si esaurirà nei prossimi mesi ma che proseguirà mettendosi al centro dell'attenzione temi come

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promozione, turismo, affari; ma anche formazione, attenzione per la sostenibilità, rapporti con i media. Siamo un Consorzio giovane ma abbiamo tutte le intenzioni e la volontà di portare avanti i nostri progetti con il massimo dell'entusiasmo e della professionalità”.

 

 

May 02, 2023

Il giornalista freelance spagnolo Pablo González è stato detenuto in Polonia per un anno con l'accusa di spionaggio per conto della Russia, senza che sia stata fissata una data del processo e nessuna prova divulgata dalle autorità. Il suo avvocato ei suoi sostenitori hanno denunciato la sua detenzione come una violazione dei suoi diritti umani e della libertà di stampa.

González, specialista nella copertura dell'ex blocco sovietico, è stato arrestato dall'Agenzia per la sicurezza interna (ISA) polacca il 28 febbraio 2022, nella città di Przemyśl, dove aveva riferito sui rifugiati ucraini. È stato accusato di usare il suo ruolo di giornalista come copertura per lo spionaggio, ma l'ISA non ha presentato alcuna prova a sostegno delle sue accuse.

Dal suo arresto, González è stato tenuto in custodia cautelare a Varsavia, per lo più in isolamento e in condizioni difficili. È stato classificato come "prigioniero pericoloso" dalle autorità polacche, nonostante non abbia precedenti penali. Viene ammanettato e accompagnato da un massimo di cinque guardie ogni volta che esce dalla sua cella. Non riceve cibo a sufficienza e deve comprare le obbligazioni dalla prigione. Le sue lettere vengono aperte e tradotte dal pubblico ministero e conservate per settimane o mesi prima di essere consegnate. Ha avuto contatti solo con il suo avvocato polacco e il console spagnolo, ma gli sono state negate telefonate o visite di familiari e sostenitori in Spagna e Polonia.

L'avvocato di González, Gonzalo Boye, ha intentato una causa presso la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, chiedendo il suo rilascio sulla base del fatto che i termini della sua detenzione violano i suoi diritti costituzionali. Secondo Boye, González vive in “condizioni incontrate e mentalmente insopportabili” che minano “i suoi diritti, la sua dignità e la sua salute”.

 

Boye ha anche affermato che l'ufficio del procuratore polacco non ha fornito alcuna prova delle presunte attività di spionaggio di González o alcuna indicazione su quando inizierà il suo processo. Ha detto che il caso si basa su "voci" e "speculazioni" e che González è innocente di qualsiasi illecito.

 

La detenzione di González ha scatenato proteste e campagne di solidarietà da parte di organizzazioni dei media, sindacati dei giornalisti, gruppi per i diritti umani e politici in Spagna e all'estero. Hanno chiesto alle autorità polacche di rilasciare González e di rispettare il suo diritto di riferire liberamente. Hanno anche esortato il governo spagnolo a intervenire diplomaticamente per garantire la sua libertà.

Il caso di González è visto da alcuni come parte di una più ampia repressione del giornalismo indipendente e della società civile in Polonia, che è stata criticata dall'Unione Europea e dalle organizzazioni internazionali per aver minato lo stato di diritto e la democrazia.

La moglie di González, Oihana Goiriena, che non lo vede dal suo arresto, ha detto che è “vittima di persecuzione politica” e che “sta pagando un prezzo molto alto per fare il suo lavoro”.

 

Da  Eurasia Media

May 01, 2023

April 27, 2023

Marta si trasferisce insieme a sua figlia Nina a Malanotte, un piccolo paese di montagna. La bambina da qualche tempo soffre di paralisi ipnagogiche, un disturbo del sonno che può portare ad avere stati allucinatori, e Marta ha pensato che un po' di aria di montagna e di lontananza dalla frenesia cittadina possano giovare alla piccola.

La casa in cui si trasferiscono però è tutt'altro che accogliente e per le strade di Malanotte non si vedono mai bambini. I sintomi di Nina cominciano a peggiorare già dalla prima notte, la bambina fa incubi sempre più vividi in cui una figura spettrale le si siede sul petto, la immobilizza e le ruba il respiro.

Per Marta, madre sola in un paese che le appare sempre più sinistro, sarà ogni giorno più difficile trovare il modo di fare la cosa migliore per la sua bambina.

 

PANTAFA

un film di EMANUELE SCARINGI

Con KASIA SMUTNIAK, GRETA SANTI, MARIO SGUEGLIA, BETTI PEDRAZZI, MAURO MARINO, GIUSEPPE CEDERNA, FRANCESCO COLELLA,GEMMA ESPOSITO.

scritto da Tiziana Triana, Vanessa Picciarelli, Emanuele Scaringi

produzione

FANDANGO e RAI CINEMA

April 24, 2023

 

     L'Occitania

Pays d'Oc. Con questo termine si intende una vastissima area Sud-Occidentale francese chiamata anche Occitania . Un caso emblematico di “ nazione senza stato e/o di nazione proibita ”, con una propria lingua fondata sulla diffusione dell'occitano antico che risulta appartenente al ramo galloromanico ovvero quel consolidamento partito dalla graduale latinizzazione della Gallia.

Ma oggi, alla luce della Rivoluzione Regionale francese avvenuta con la Legge del 2016 di riordino delle aree amministrative, si può parlare ancora di Pays d'Oc?

L'Occitania oggi è limitata alle aree di Linguadoca-Rossiglione e Midi-Pirenei con capoluogo Tolosa . Il resto della grande Occitania è stato

     Quella di oggi

accorpato alla Nuova-Acquitania, all'Alvernia-Rodano-Alpi e Provenza-Alpi-Costa Azzurra.

Comunque per noi “nostalgici del Vino ”, il “cuore occitano” è rimasto nella Languedoc-Rossillon e tarderà a dileguarsi e il “Pays d'Oc igp” comprenderà ancora i quattro dipartimenti di Aude, Gard , Hérault e Pyrénées-Orientales.

Nel Pays d'Oc siamo di fronte a condizioni ideali e soprattutto omogenee. Bagnato dal Mar Mediterraneo, spazzato dai quattro venti che ne determinano un microclima unico (Autan, Marin, Mistral e Tramontane). Troviamo al suo interno tre fasce di territorio: la pianura costiera, quella collinare, quella d'alta quota.

I vigneti coprono circa 120.000 ettari di suolo. Sono ammesse 58 varietà di uve; tra queste le varietà principali che contribuiscono al carattere e alla qualità dei vini. Usati come monovitigni ma in maggioranza in assemblaggio arrivando anche a più di dieci. Massima libertà di decidere da parte dei produttori.

Varietà principale? Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah. Grenache Noir (Garnacha Tinta), Cinsault (Cinsaut) e per i vini bianchi Chardonnay, Sauvignon Blanc e Viognier.

    La Rivoluzione regionale

Nel territorio ci sono 930 cantine indipendenti e 150 cooperative di viticoltori (Caves Coopératives), che insieme rappresentano 12.930 produttori (2022).

Senza dimenticare le produzioni speciali legate alla tradizione dei “vini dolci” .

Pays d'Oc o Occitane è sinonimo di vini VDN , Vins Doux Naturel dove le fermentazioni vengono interrotte con aggiunta di alcol.

Ed allora attraversando la Vallée du Maury, possiamo osservare botti di rovere esposte al sole e alle intemperie, talvolta

    Vini in damigiana nel Maury

damigiane svestite con all'interno vini color ambra cupo (bianchi) e/o color mattone (rossi). Senza dimenticare i rari Vin de liquer , misto di alcol e mosto (perché l'alcol viene aggiunto prima della fermentazione).

Citiamo anche i Banuls, Collioure ei Rivesaltes a ovest ei Saint-Jean de Minervois, le Clairette du Languedoc   ottenute da Muscat à Petits Grains e Muscat d'Alexandre a est. 

Della Blanquette de Limoux , il crémant ottenuto dai vitigni Mauzac, Chenin Blanc e Chardonnay, lo spumante nato circa duecento anni prima dello Champagne ne vogliamo parlare?

Le Pays d'Oc, una terra ricca di arte e natura, incastonata fra il Mediterraneo ei Pirenei, custode di antiche tradizioni e produttrice di tanto vino, non sarà ricordata come semplice refuso ma continuerà ad essere indicata come area vitivinicola di pregio.

Urano Cupisti

April 16, 2023

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