L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1290)

Free Lance International Press

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February 12, 2024

  

Come ho avuto modo di discutere giorni fa, non è strategicamente opportuno perorare una modifica della Costituzione in tema di denaro e autoproduzione, se poi ogni 4/5 mesi il Parlamento UE e il Consiglio e la Commissione Europea - che sono colegislatori - emanano continuamente Regolamenti UE direttamente applicabili contro agricoltori, allevatori, e famiglie, spingendo poi alla dematerializzazione di tutto in nome della digitalizzazione della educazione e non solo di essa.

Dunque la soluzione radicale - il recesso dalla UE ai sensi dell'art 50 TUE  - appare l'unica mossa che in un sol colpo risolverebbe la questione della perduta sovranità monetaria e frenerebbe ulteriori provvedimenti legislativi che stanno per impoverire campi e nazione, agricoltori e allevatori e pescatori, oltre che rivedere tutta la normativa che NON sarebbe più soggetta ai diktat della UE.

E' chiaro che il progetto della UE come unione di popoli e patrie si e' corrotto negli ultimi due decenni.

Il suo momento più alto e' stato equiparare la Carta di Nizza a Trattato, nel 2009, con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.

Non a caso il compianto professore e insigne giurista Stefano Rodotà  contribuì a scriverla con altri giuristi europei, difendendo poi in alcuni suoi scritti e saggi i principi di habeas corpus e del consenso libero e informato in ambito medico e terapeutico.

Ma da allora ad oggi, e' stato un crescendo di deriva autoritaria contro i diritti dei popoli, contro i diritti, mancando o arrecando offesa soprattutto alla tutela dei diritti fondamentali

(vedi il caso della CGUE di Lussemburgo che - interpellata anni fa durante la emergenza sanitaria COVID-19 -

non si è pronunciata sul caso sollevato dal giudice del lavoro di Padova, in merito all'obbligo vaccinale anti Covid 19, discriminatorio in caso di mancato adempimento di certe categorie professionali, quali quelle mediche e infermieristiche)

A malincuore, devo allora riconoscere che non vi è altra via se vogliamo riconquistare la nostra libertà e indipendenza da certi poteri influenzati da lobby potentissime, se non quella della uscita dalla UE, esercitando il diritto volontario di recesso.

A malincuore perché la Carta di Nizza (CDFUE) è stato un grande risultato, ma i giudici di Lussemburgo hanno dimostrato con la loro posizione pilatesca, negli ultimi mesi, che la tutela di questa carta in certi frangenti è solo formale e non sostanziale.

Fortunatamente alcuni giudici di pace nelle loro recenti sentenze si sono ricordati della Carta di Nizza e del suo carattere vincolante giuridicamente come legge.

Fortunatamente, l'art 2 Cost. tutela già i diritti inalienabili della persona umana (non sono elencati, ma fra di essi il consenso libero e informato e l'habeas corpus rientrano fra di essi, (così come la dignità cioè il rispetto della umana, il diritto al lavoro e ad una educazione e assistenza sanitaria).

February 11, 2024

February 09, 2024

 

 

Arriva la Befana del 2018. Marisa (Milena), Mirella (Giulia) ed Elvira (Beatrice), le tre Stremate amiche inseparabili e storiche, si trovano in vacanza in un albergo quasi di lusso a Vico Equense, dove ha inizio il loro dramma.

Si tratta del terzo episodio della divertente e riuscita serie, ma qui c’è un finale aperto che ci lascerà con il fiato sospeso fino al nuovo appuntamento di marzo con “Tre Stremate ed un maggiordomo”.

Se avete perso gli episodi precedenti, potete vedere i prossimi, perché il sottile filo conduttore che li lega tutti non è così incisivo da impedirvi di godere delle singole proposte. Fossi in voi, non li perderei.

Ogni nuova vicenda si allontana sempre di più dalla classica commedia teatrale, in un’evoluzione costante. Grazie a idee sempre più geniali e a trovate tecnologiche che prepotentemente entrano sempre di più in ogni storia, ogni vicenda acquista un taglio del tutto innovativo ed originale. Suoni ambientali, colonna sonora, video con ospiti illustri dello spettacolo ed effetti speciali, che difficilmente troviamo inseriti in teatro, vengono usati magistralmente.

Marisa ha aggredito, pare colpendolo a morte, un cameriere dell’albergo, pensando che si trattasse di un terrorista; così, questo episodio di Stremate si tinge di giallo e di suspense, pur non perdendo la forte connotazione comica dai tempi velocissimi. Scopriremo che il “terrorista” ha una stretta relazione con una di loro, o forse con tutte e tre, visto che ognuna a modo suo avrà, suo malgrado, un incontro con lui…

Lo spettacolo è sempre più travolgente. Giulia, Beatrice e Milena ormai non sono più colleghe, ma vere e proprie sorelle sul palco. Sono tangibili la loro complicità e il loro affiatamento. Si muovono, si accapigliano, si beffeggiano con una tale naturalezza da far dimenticare allo spettatore di assistere ad una commedia.

Elvira rivelerà alle amiche di essere rimasta incinta con l’aiuto dell’inseminazione artificiale, che però le è sfuggita di mano e che le causerà una serie di circostanze paradossali che coinvolgeranno anche loro. Un riuscito espediente per creare nuove e riuscite vicende comiche e assurde in cui sarà coinvolto telefonicamente anche lo strampalato avvocato di Elvira, che manifesta un serio problema di balbuzie, si direbbe infettiva…

Ascolteremo telefonate esilaranti e avremo a che fare anche con un “cadavere” nascosto nel bagno dell’albergo!

Preparatevi allora a ridere di cuore con i continui ed aspri pettegolezzi, gli acidi battibecchi, le intime confessioni e tutte le acute battute accompagnate da  trovate imprevedibili.

Giulia ha un modo di scrivere inconfondibile, una penna preziosa e di valore per il teatro. In scena porta con sé attrici competenti, esuberanti, trascinanti, vulcaniche. Lo spettacolo è diretto superbamente da Patrizio Cigliano, che aggiunge come sempre il suo inconfondibile stile, trasmettendo alle attrici la sua energia che, sommata alla loro, crea una miscela esplosiva.

Una commedia originale, creata e presentata con grande passione, la stessa che ritroviamo in ogni proposta. Stasera le Stremate hanno fatto tremare il teatro con la loro carica e passione e con la  spiccata personalità ed espressività con cui hanno scatenato risate ed applausi continui.

Mi ha colpito particolarmente la trovata delle “comari”, quando a turno, in coppia, le donne sparlano dell’amica fuori scena e spettegolano sui suoi difetti fisici e caratteriali mentre lavorano con i ferri della calza.

Divertentissimo anche lo sketch con il centralino della polizia… fantastico!

E non dimentichiamoci della divertente apparizione in videochiamata con Barbara Begala nei panni di una divertente signora francese!

Le nostre artiste hanno una padronanza del palco impressionante, si muovono elegantemente nei loro splendidi abiti messi a disposizione dalla RS Boutique che ne esalta la femminilità in una scenografia essenziale, ma con uno sfondo molto suggestivo che cambia in continuazione.

Aspetto con ansia il quarto episodio!

 

Teatro Golden
“LE bisbetiche Stremate” (terzo episodio)
Di Giulia Ricciardi
Con Giulia Ricciardi, Beatrice Fazi e Milena Miconi
con la partecipazione in voce di Giancarlo Ratti
regia Patrizio Cigliano

 

February 05, 2024

                                                                                                                                             

                                                                                                                                    VIDEO

 

Sessantatreesimo notiziario settimanale di lunedì 5 febbraio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Negli ultimi tempi, sarebbe stato difficile non notare le pubblicazioni dei media italiani sui presunti piani della Russia di attaccare la NATO. Già da varie settimane i quotidiani stanno gonfiando l’argomento, cosa che fa pensare a un chiaro e pianificato attacco mediatico contro la Russia.
Il 29 gennaio un rappresentante dell’Ufficio OSCE per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) ha annunciato che l’organizzazione non prenderà parte all’osservazione internazionale delle elezioni presidenziali nella Federazione Russa dal 15 al 17 marzo 2024, citando la mancanza di un invito da parte russa.
Il regime di Kiev continua a commettere crimini sanguinosi contro i civili nelle città russe, utilizzando armi fornite dai Paesi occidentali.
Il 2 febbraio, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha emesso una sentenza sul caso “Ucraina contro Russia: interpretazione e applicazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio”. Al momento, la decisione si limita alla questione procedurale relativa alle competenze della Corte.
Il velivolo da trasporto militare IL-76, con a bordo prigionieri di guerra ucraini, è stato abbattuto per mezzo di un sistema missilistico americano “Patriot”.
Secondo l’ufficio del comandante militare della Repubblica Popolare di Lugansk della Federazione Russa, sabato 3 febbraio il regime di Kiev ha bombardato le aree pacifiche della città di Lisičansk e le infrastrutture civili sono state sottoposte ad un brutale attacco. A causa delle azioni terroristiche dei neonazisti ucraini, un forno del pane è stato distrutto.
Il Washington Post ha scritto che “Il comandante in capo delle forze armate ucraine Valerij Zalužnyj, in una conversazione con Vladimir Zelenskij, ha chiarito che un rapido miglioramento della situazione sul campo di battaglia dopo le sue dimissioni è improbabile.
Il 7 febbraio 2024 ricorre il centesimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra l’Unione Sovietica e il Regno d’Italia.
Le relazioni russo-italiane tradizionalmente sono state caratterizzate (ahimè, purtroppo, dobbiamo parlare al passato) da una storia secolare, da un patrimonio culturale e spirituale comune di straordinaria ricchezza, da un’esperienza di cooperazione di successo in vari ambiti e da un capitale di fiducia reciproca costruito nel corso dei decenni.
L’uscita della Germania dall’Unione Europea priverebbe l’Unione stessa di un quinto del bilancio totale e influenzerebbe negativamente anche l’economia della stessa Germania: le perdite dirette del PIL potrebbero ammontare ad almeno 227 miliardi di euro e l’uscita di risorse lavorative – fino all’8%.
All’inizio di gennaio, la leader di uno dei Partiti più popolari tedeschi, Alternativa per la Germania, Alice Weidel, aveva affermato che il Partito avrebbe insistito per indire un referendum in stile Brexit sull’adesione all’UE se fosse salito al potere, definendo l’uscita della Gran Bretagna dal blocco “assolutamente corretto”.
Cent’anni fa, il 30 gennaio 1924, veniva fondato lo Studio Cinematografico Mosfilm.
Dal 15 al 29 settembre 2024, Mosca ed Ekaterinburg ospiteranno i Giochi Mondiali dell’Amicizia, una nuova competizione multisportiva priva di qualsiasi forma di discriminazione.
Quanto mi piacciono i flash mob! La canzone che vi propongo oggi è del 1940, parla dei partigiani dei tempi della guerra civile del 1919-1922, ma tutti la recepiscono invece come dei partigiani durante la Grande Guerra Patriottica, la Seconda Guerra Mondiale, grazie ad un famosissimo film del 1973, В бой идут одни старики, letteralmente “In battaglia vanno solo i vecchi”, sul rapporto protettivo che si instaura tra i piloti aerei d’esperienza e le giovani leve, le cui vite si cerca di salvare procrastinandone, finché possibile, l’ingresso in battaglia.
https://markbernardini.blogspot.com/2024/02/063-italiani-di-russia.html

February 01, 2024

 

Sapete chi è Hakaru Hashimoto? No, non è un saggio giapponese, né un eremita illuminato, tantomeno un ninja o un samurai. Si tratta invece di uno scienziato giapponese che ha legato al suo nome lo Struma Limphomatosa, una patologia della tiroide che conosciamo col nome di Tiroidite di Haschimoto. Stasera Giulia dedicherà parte del suo brillante monologo proprio a questo…

A sorpresa, apre la serata una simpatica comica napoletana con dieci focosi minuti di ironia partenopea in cui parla della sua famiglia, dell’ansia, della sua provenienza e di altri aneddoti personali. Lei è Rosa Di Sciuva, che rompe il ghiaccio con la sala gremita e riesce subito a mostrare tutta la sua simpatia per poi lasciare la serata in mano alla briosa ed esuberante Giulia.

Tra i temi toccati, la preparazione teatrale, le sue serate spettacolo e l’immancabile digressione sulle melanzane alla parmigiana di cui si definisce regina incontrastata, accusando imbufalita chi utilizza le melanzane arrosto anziché fritte. Il paragone è come quello fatto con la nostra amatriciana e con chi usa la pancetta al posto del guanciale e aggiungendo per di più la panna...

Giulia ci racconta che il suo sogno è sempre stato quello di fare la stand up comedy e spiega come ha imparato a proporla staccandosi dai soliti cliché americani. Poi si arriva al tema caldo della serata: riuscire a trovare la propria strade nella vita accompagnata dalla tiroidite di Hashimoto. Si tratta di un disturbo cronico ed incurabile con cui lei convive ogni giorno e che le porta una serie di fastidiosi disturbi. Giulia ha imparato ad accettarli come compagni di vita che non la fanno mai sentire sola.

Nonostante tutto, ha deciso di reagire alla malattia con il sorriso, l’ironia e tanta voglia di vivere, sicuramente facendo tanti sacrifici e rinunce, ma affrontando tutto con coraggio e forza. Il suo è un vero e proprio insegnamento per chi è in platea. Per chi non conosce Giulia, può sembrare una ragazza esile e delicata, e invece in lei ci sono una tempra invidiabile e una forza d’animo incredibile.

È una ragazza brillante, attrice, cantante, ukulelista e stand-up comedian che sprizza energia da ogni poro. La seguo da qualche anno e posso dire di averla vista crescere come artista, migliorarsi e sviluppare una sua personalità artistica. Continue apparizioni nei locali romani e non solo le hanno permesso di avere una ricca esperienza che inevitabilmente sfrutta e che si nota immediatamente quando calca i palchi. Che sia sola o accompagnata da suoi colleghi artisti, spicca sempre.

 

Teatro De Servi

“Hashimoto ha fatto anche cose buone”
di e con Giulia Nervi
scatti di Elena Tomei, che ringrazio

 

      Masterclass 2023

Una volta c’era il Vinexpo di Bordeaux a confrontarsi con il Vinitaly e ProWein se pur penalizzato dalle date di effettuazione. Mese di giugno, troppo lontano dal ProWein (fine marzo) e Vinitaly (fine aprile).

Oggi, unite le forze (Vinexpo Paris e Vinexpo Bordeaux) e anticipate le date di effettuazione alla prima quindicina di febbraio, giocando d’anticipo, la manifestazione francese naviga in acque da primati. Non solo.

                 Padiglione Union Grand Crus Bordeaux

La programmazione centrata su temi attuali tendenti a fornire risposte a tutto il mondo del vino e non limitarsi alle consuete discussioni e presentazioni legate al solo marketing ed “affari”.

Al centro del progetto 2024 le nuove sfide da affrontare.

Cambiamento climatico, le nuove richieste dei consumatori, i conflitti geopolitici, le questioni economiche e commerciali. Tanto per indicarne alcune.

L'intero settore del vino e degli alcolici deve necessariamente trovarsi pronto ad esplorare soluzioni innovative per contribuire alla sua necessaria evoluzione.

Ed ecco Wine Paris & Vinexpo Paris pronto a dibattere temi  come

  • Il piacere della scoperta ;
  • La crescita dell’evoluzione "no/low",ovvero il movimento no alcool e la proposta sì con moderazione;
  • Premiumizzazione, ovvero desiderio di più qualità, bere sempre meglio ;
  • La crescita degli alcolici ;
  • Cambiamento climatico ;
  • Questioni geopolitiche ;
  • Sostenibilità: dalla vigna alla bottiglia.

 

Wine Paris e Vinexpo Paris 2024 in cifre:

  • 948 espositori ;
  • 47 paesi produttori rappresentati ;
  • Aumento del 59% degli espositori internazionali (e +8% per gli espositori francesi). In particolare da parte dell’Italia, Portogallo e Spagna che insieme rappresentano il 67% degli espositori internazionali;
  • Sono attesi 40.000 visitatori professionali, di cui oltre il 35% internazionali;
  • 122 convegni e masterclass ;
  • 155 paesi visitatori ;
  • Sono presenti tutte le regioni vinicole francesi;
  • 35 categorie di alcolici, no/low, birra e sidro disponibili;
  • +46% di spazio in più per il settore Be Spirits;
  • Un OFF in città con 200 Ristoranti e Cocktail bar.

 

 

Scrissi l’anno scorso prima dell’edizione 2023: ” Wine Paris & Vinexpo Paris è una realtà ancora emergente e con questa organizzazione non avrà certo difficoltà a decollare, creando una concorrenza ad altre importanti  realtà come ProWein e Vinitaly”.

       Panoramica edizione 2023

Concluso l’evento ed analizzando i risultati ottenuti, quella che poteva sembrare una affermazione di comodo, una specie di profezia, si è dimostrata una realtà con alla base un processo empirico e logico, non chiaroveggenza.

Tra gli elementi a favore, oltre alla location di grande attrattiva come Parigi con tutti i servizi a disposizione, c’è un elemento fondamentale: Un’organizzazione straordinaria curata dalla società Vinexposium. Assistenza, comunicazione molto efficiente ed efficace, costante aggiornamento sui servizi a disposizione, proposte mirate alla miglior pianificazione delle attività e tanto altro.

WINE PARIS & VINEXPO PARIS 2024. Le nuove sfide da affrontare.

12-13-14 febbraio 2024 presso Paris Expo, Porte de Versailles. Parigi.  Chapeau!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

January 28, 2024

January 24, 2024

In questa nuova proposta di Veronica Liberale ci troviamo a vivere le avventure di quattro cinghiali diretti a Roma. Una commedia dolce ed amara in cui si racconta come la natura subisca lo stravolgimento a causa dell’essere umano, ma raccontato dall’altra parte: quella dei cinghiali. 

Macchia Desolata è un posto al limite della città, dove Nerina e Calidone (Antonia e Duccio) cercano di sopravvivere quando arriva Amaranta (Veronica) dalla Maremma con la sua numerosa famiglia. Dei cacciatori li inseguono, e sulla strada incontrano Red (Giuseppe), che li convince ad andare con lui in città dove li aspetta un futuro migliore. I tre si illudono e lo seguono in questa avventura, sperando di poter trovare un equilibrio con i "dumani" e convivere serenamente. 

“Cinghiali” è una proposta brillante, surreale e provocatoria, una piece per riflettere profondamente sullo stravolgimento della natura attuato dall'uomo, ma che non disdegna di inserire tematiche sociali attraverso metafore. 

Il tema trattato è molto sentito, esploso nel periodo della pandemia e ancora attuale. Una realtà che divide coloro che vorrebbero preservare il mondo animale e chi è più pragmatico e vorrebbe risolvere il problema attraverso l’abbattimento dei cinghiali. 

Ma che posizione prenderemmo se concedessimo la possibilità di esprimersi a questi animali? Se ascoltassimo il loro punto di vista, se dessimo voce alle loro paure e bisogni? Come in una favola per bambini che va alla ricerca di una morale, Veronica entra in questa scottante tematica con la sua profonda sensibilità, dando voce all’intimo del mondo e permettendogli di esprimersi, non solo attraverso qualche grugnito o con frasi che spesso contengono parole strampalate e distorte, ma soprattutto con concetti semplici ed elementari che ci svelano con ironia una realtà fantastica ma plausibile.

Veronica si discosta drasticamente con questa proposta dalle sue precedenti produzioni. Solo facendo molta attenzione si ritrova, è il caso di dire, la sua impronta. Questo testo è molto particolare, profondo e ricco di interessanti metafore.

Ho trovato delle forti analogie nei dialoghi, nei toni di voce e negli atteggiamenti, con il teatro dell’assurdo e del nonsenso. Dialoghi che si nascondono dietro un apparente paradosso volutamente infantile e strampalato, con cui i personaggi esprimono in maniera grottesca e ironica i loro disagi.

La prima cosa che traspare è una forte critica sul nostro modo di trattare la natura. Ma c’è anche un richiamo al mondo dei reietti, perché i nostri cinghiali sono rappresentati con l’aspetto di barboni, delle persone abbandonate agli angoli delle strade, di quelli con problemi mentali o sociali, scansati da tutti per il loro aspetto o per la loro situazione. Ci appaiono come i disagiati della irriverente pellicola “Brutti, sporchi e cattivi” che ai margini della società, vivono una vita dura e opprimente ignorati dalla società.

Questi cinghiali sono la rappresentazione di una minoranza schiacciata e dimenticata ma che esiste, pensa, desidera, spera e chiede aiuto al resto dell’umanità, che sorda e insensibile tira dritto e sorvola il problema, almeno finché questo non esplode e la travolge. Allora e solo allora, non potendo più girarsi dall’altra parte, dovrà farci i conti.

In questa proposta ho rivisto vicende vergognose legate alla storia dell’umanità, che spesso l’indifferenza ha foraggiato e permesso di crescere, acuirsi e degenerare. Vi ho visto riflesso l’esodo degli ebrei che fuggono vessati alla ricerca della Terra promessa, o le vittime dell’Olocausto, mentre a poco a poco si abbrutiscono perdendo i pochi residui di umanità che gli sono rimasti.

Durante lo spettacolo il pericolo è sempre incombente, si sparge per la sala opprimente, come un’ombra. È  una presenza eterea che ci circonda, è come una cornice invisibile che imprigiona e al contempo evidenzia il lato umano più insensibile e malvagio.

Non vediamo i dumani, ma li sentiamo lontani avvicinarsi sempre di più attraverso degli inquietanti spari.

Così i nostri cinghiali, che sembrano un incrocio tra sfortunati animali mitologici tramutati in barboni, con il loro linguaggio semplice ed elementare si muovono in una realtà artefatta che sembra quella partorita dalle saghe nordiche.

Il loro aspetto e il loro status di braccati e reietti sembrano una trasposizione delle vicende che coinvolgono gli immigrati di oggi, che rifiutati dalla società che hanno “invaso”, scorrazzano per le nostre vie cittadine. Una forte allegoria del miraggio di trovare nella nostra città quel paradiso perduto tanto anelato, ma che rappresenta per loro un infelice connubio tra pericolo e salvezza: da una parte trovano i “buoni”, gli animalisti, e dall’altra i cattivi, i cacciatori assassini.

Tutto viene raccontato come fosse una favola per bambini. Il linguaggio e le scene si servono di un approccio volutamente leggero che però nasconde la profondità e la sensibilità di Veronica.

Così, in una scenografia semplice e minimale che mi ha ricordato quella del suo “Gregory”, tra i rumori e i versi della natura, i giochi di luce e l’attenta regia di Pietro De Silva, i quattro artisti sono riusciti a comunicare con la loro bravura i messaggi della storia raccontandoci paure, ansie, esperienze, speranze e sogni di queste creature selvatiche alle quali e impossibile non affezionarsi, che vivono alla giornata e a cui Veronica aggiunge una dote tutta umana: la spinta per andare oltre, per guardare al futuro. Così, come in ogni suo lavoro, ecco il suo fil rouge: la scelta e il riscatto personale.

Nel triste e drammatico, ma a mio avviso trionfante epilogo, ritrovo così tutta l’essenza della dolce Veronica.

 

 

“Cinghiali”  di Veronica Liberale 

regia di Pietro De Silva 

con Duccio Camerini, Antonia Di Francesco, Veronica Liberale e Giuseppe “Zep” Ragone

 

 

January 21, 2024

January 20, 2024

La frase emblematica racchiude in sé il corpo dello spettacolo. L’amore qui non segue un cliché, rompe gli schemi e si libera. È semplicemente un amore che infrange ogni barriera, non vincolato alla coppia eterosessuale, che non ha obblighi. È un sentimento travolgente che arriva inaspettato.

Il testo sottolinea come l’amore non abbia sesso, come entri di prepotenza nella vita delle persone, cambiandole.

Pina è  una prostituta che vive in uno squallido seminterrato da cui vede “la strada all’altezza degli occhi”, scorgendo il mondo indifferente che le passa accanto. La visione che ha di questo mondo è come quella di una lumaca o di un verme che per sopravvivere deve schivare quei passi distratti, che già l’hanno ampiamente calpestata.

Vive dunque ai piedi della società, non parla mai di volti scorti dalla sua finestra, ma solo di scarpe che le sfiorano il volto mentre passano indifferenti. Sono le orme di una società che vogliono nasconderla perché di lei si vergognano e solo dopo averla sfruttata di notte, preferiscono dimenticarla di giorno.

Pina ha un figlio che non può crescere perché è sola e forse anche a causa del suo mestiere e della sua situazione psichica.

Infelice, si appresta a scrivere una lettera, l’ultima. 

Quest'azione però sembra essere l’inizio di una nuova vita. Forse la lettera ha inaspettatamente aperto la porta di un’altra  dimensione, è stata ascoltata in forma di preghiera da qualche entità sovrumana.

Così, inaspettatamente nella sua vita appare l’unica persona che finora sia stata in grado di ascoltarla e capirla andando oltre i pregiudizi e le apparenze, ed è riuscita con delicatezza e discrezione a penetrare la sua intimità.

È Principessa, un uomo che probabilmente condivide, come lei, un marciapiede. Nella sua borsa ha una parrucca bionda e delle scarpe con i tacchi alti.

Tra i due nasce qualcosa di speciale, si capiscono, si sentono e cominciano a condividere una passione comune fatta di un sentimento vero e profondo privo di secondi fini.

A dare vita a questa particolare storia, scritta da Donatella Diamanti, sono due artisti d’eccezione: Tiziana Sensi e Mariano Gallo, in arte Priscilla.

La vicenda è raccontata con particolare  delicatezza, sfruttando un’atmosfera onirica, eterea, fantastica.

Quando i due si incontrano, si specchiano in loro stessi, vedendo il loro riflesso. Seppur appaiano completamente diversi, si completano. Lei è frenetica, logorroica, infantile; lui posato, riflessivo e schivo.

 

Credo che una persona che arrivi a pensare al suicidio debba essere oltremodo disperata o coraggiosa. Pensare di affrontare l'ultimo viaggio con un biglietto di sola andata vuol dire aver superato abbondantemente il proprio punto di rottura, aver oltrepassato il proprio limite di resistenza al dolore. Significa essere arrivati ad uno stato di assuefazione che porta a convivere con quel dolore e cercare con questo gesto la pace.

Oppure, come sembra essere Pina, bisogna essere degli sconsiderati, dei folli, degli irresponsabili incoscienti ed immaturi. Effettivamente a primo impatto Pina può sembrare così.

Con il suo atteggiamento fanciullesco e superficiale nasconde però ben altro.

Pina è egregiamente interpretata da una mirabile Tiziana Sensi, che ci restituisce un personaggio candido, dolcissimo, estremamente delicato ed indifeso. Si aggira saltellando come la vispa Teresa per questo orrendo sottoscala ricreato da una scenografia che lascia a bocca aperta, impreziosita da effetti luce e sonori molto suggestivi.

Pina è molto particolare: loquace, logorroica ed infantile,  probabilmente a seguito di diversi traumi si è chiusa in questo stato di perenne fanciullezza, in cui è regredita.

Satura di un’esistenza fatta di stenti e di infelicità, ha deciso di farla finita, ma lo fa in maniera impacciata e goffa. Finché nella sua vita entra “casualmente” questo singolare personaggio magico e misterioso interpretato  da Mariano.

L’artista, come sempre, si muove delicatamente e fascinosamente, animato dalla sua essenza in cui due forze, quella maschile e quella femminile, si fondono e si compenetrano per dare forma ad un unico ed irripetibile essere dai tratti angelici ma anche profondamenti umani.

I due sembrano condividere un futuro simile, parallelo. Sembra che il destino li abbia voluti far incontrare, incrociandone le strade.

 

Dopo un iniziale impatto traumatico, almeno per Principessa, travolta dall’irruenza di Pina, trovano una sintonia.

Ho notato che mentre Pina rivela il suo vero nome, l’altro si nasconde dietro uno pseudonimo. Che celi la sua vera identità di essere celeste o immaginario?

La vita sembra non aver dato molto ai due, ma almeno ora si riscatta  facendoli incontrare e rompendo la loro profonda solitudine. In meno di un'ora, la pièce con profondità ed intensità ci trasporta in questa romantica e drammatica vicenda rendendoci testimoni di un particolare rapporto che vediamo crescere piano piano,  delicatamente, in punta di piedi.

Mariano è un artista fuori le righe, si muove con la sua forte e affascinante personalità. Quasi non sembra umano; è una specie di angelo caduto dal cielo ma per sua scelta e non per punizione divina. Sembra aver scelto scientemente il suo destino, quello di salvatore. Con il suo fascino maschile e femminile ammalia e seduce non solo il pubblico, ma anche questa dolce e amorevole donna.   

Tiziana interpreta magistralmente questa creatura, restituendoci una donna svuotata della sua essenza ma bella e amabile che per proteggersi vive in un mondo tutto suo.

Nell'interpretazione di Tiziana vedo la quintessenza della donna abusata e sfruttata, mentre in Mariano l’ Angelo della morte che con estrema bontà, inviato chissà dal destino, dalla sorte o dal padreterno, viene in soccorso di questa fragile creatura.

Mariano è un personaggio iconico, surreale, onirico, che si muove sfiorando il palco in questa realtà che sembra immaginaria.

Poi, abbandona per un momento quei tratti divini e magici di cui è dotato per tramutarsi in un uomo che vuole proteggere e poi accompagnare questa donna verso l’ultimo passo.

Due personaggi suggestivi interpretati divinamente, toccanti, emozionanti, a tratti divertenti e sempre dolcissimi, che affrontano insieme un dramma che si tramuta in una storia di amore romantica che sembra volerli unire per l’eternità.

Tiziana e Mariano riescono a toccare l’intimo dello spettatore e ad emozionarlo, come la stessa creatrice del testo, che a fine spettacolo ci ha rivelato di essersi profondamente commossa.

L’amore che va oltre la distinzione dei sessi e si rivela senza confini, incanta e suggestiona.

 

“La Strada all’altezza degli occhi”
di Donatella Diamanti
con Mariano Gallo e Tiziana Sensi
Scene Alessandro Chiti
Regia Luca Gaeta
Aiuto Regia Caterina Gramaglia
Costumi Ilaria Ceccotti
Disegno Luci Francesco Bàrbera

 

 

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