L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1291)

Free Lance International Press

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March 13, 2024

 

 Quanti sono 7 minuti? Abbiamo riflettuto su quanto poco tempo sia rispetto al trascorrere di una giornata? O al contrario, a quanto invece possano essere lunghi o preziosi in una situazione critica?

Probabilmente non ci si fa caso, oppure ognuno di noi associa questo tempo a qualcosa di personale. Ebbene, è un po' quello che accade sul palco: sacrificare sette minuti per una pausa, in fondo, non è poi un grande sacrificio rispetto al rischio di un licenziamento. Ma è davvero questa la motivazione che sta dietro a una rinuncia del genere? Quanto una decisione di questo tipo può influire invece su chi ci è vicino, o paradossalmente su chi non conosciamo, determinando un drastico cambiamento a causa di una superficiale decisione, o come in questo caso, di una reazione istintiva?

Il peso di questi “7 minuti” grava sulle spalle di ognuna delle povere operaie che sembrano non rendersi conto di quanto vitale ed importante sia la scelta a cui stanno per essere sottoposte.

Stefano Massini in questa pièce ci presenta una storia vera, ispirata ad un fatto accaduto in Francia, a Yssingeaux, nel 2012, e da cui è stato anche tratto un film con lo stesso titolo.

In una fabbrica tessile francese, alle operaie fu proposta una riduzione del tempo dell’intervallo da quindici a otto minuti. Undici donne, che fanno parte della rappresentanza sindacale della fabbrica e diverse per età, cultura, provenienza, idee, verranno poste di fronte a questa decisione. Si confronteranno e si scontreranno animosamente attraverso  dialoghi spesso aspri, serrati, concitati, ma non privi di qualche apertura delicata, profonda e toccante. Grazie al testo che lascia spazio ad ogni personaggio, e grazie ad un’attenta regia che dirige ottimamente ben undici attori, emergeranno il vissuto, la personalità, le speranze, le convinzioni, i timori, ma soprattutto il peso di quella che man mano si rivela un’enorme responsabilità.

Le donne temono che il rifiuto della proposta possa metterle a rischio di licenziamento. Sono quindi disponibili ad accettare, seppur con qualche remora, questo piccolo sacrificio richiesto dell’azienda. Ma è attraverso la visione di Bianca (magistralmente interpretata di Viviana Toniolo), la più anziana e la portavoce del gruppo, che cominciano a farsi strada considerazioni profonde maturate dopo una lunga e posata riflessione, che mette da parte i sentimenti più umani per concentrarsi su una visione obbiettiva della situazione.

Quest'analisi indurrà tutto il gruppo a comprendere che una decisione può nascondere una serie di insidie. Assisteremo ad un “Dividi et impera” che subdolamente i nuovi proprietari scatenano tra le operaie per affermare il potere del padrone sull’operaio.

Lo spettacolo si rivela avvincente, ricco di suspense e colpi di scena che lasciano col fiato sospeso fino all’epilogo drammatico della decisiva votazione finale. Lo svolgimento della storia riporta alla mente il film “Il Giurato”, in cui un esponente della giuria, attraverso un’attenta e profonda riflessione, spinge tutti i componenti della giuria, dapprincipio unanimi su un verdetto, a cambiare opinione. È esattamente quello che vedrete accadere sul palco.

Ognuna attraverso se stessa, arriverà per una diversa strada alla propria decisione uguale o diversa a quella di Bianca. L’anziana  donna rappresenta in fondo una sorta di coscienza di gruppo, è la giusta spinta che mancava ad ognuna per trovare il coraggio di guardarsi dentro con obiettività e senza preconcetti, facendo prima i conti con i propri conflitti interiori ed interpersonali per poi liberamente fare una scelta che altrimenti potrebbe trasformarsi in un pericoloso precedente.

Un bel cast formato da undici attrici molto diverse come i loro personaggi. Si muovono dinamicamente, incrociandosi continuamente tra loro e creando concitate e animate discussioni ricche di rivendicazioni, che spesso cadono velenosamente sul personale. Riempiono una scenografia sobria, scarna ed essenziale in cui spicca un enorme orologio fermo ormai da anni, che forse rappresenta la staticità dei diritti in ambito lavorativo e al contempo il peso della decisione che dovranno prendere su quella manciata di minuti.

Mi rendo conto che sarebbe giusto e meritevole poter parlare singolarmente di ognuna di loro, ma ci sarebbero troppe cose da dire su ciascuna. Posso però evidenziare la perfetta sinergia che tutte insieme creano, dando vita ad una superlativa “prima” scevra da quelle piccole imperfezioni che caratterizzano sempre un esordio. Professionalità e capacità spiccano immediatamente. Queste artiste, poi, riescono a trasmettere forti emozioni, ma soprattutto a far riflettere su questa apparentemente semplice scelta.

È bello e stimolante scrivere un articolo su uno spettacolo come questo, che riflette la triste realtà del mondo del lavoro e la vulnerabilità del lavoratore da parte della classe dirigente.

È obiettivamente difficile restituire per iscritto tutti i miei stati d'animo, del pubblico e quelli provenienti dal palco. Ognuno di noi avrà provato emozioni differenti. Questo è  il bello del teatro, questo è il bello di uno spettacolo riuscito che esalta il coraggio e la rivalsa dei diritti del lavoro e delle donne.

Da vedere!

 

 

7 minuti” di Stefano Massini regia di Claudio Boccaccini
“con Viviana Toniolo, Silvia Brogi, Liliana Randi, Chiara Bonome, Chiara David, Francesca Di Meglio, Mariné Galstyan, Ashai Lombardo Arop, Maria Lomurno, Daniela Moccia, Sina Sebastiani.
musiche originali Massimiliano Pace
scene Eleonora Scarponi
registi assistenti Fabio Orlandi, Andrea Goracci
tecnico luci e fonica Francesco Bàrbera
produzione Attori & Tecnici
in collaborazione con Associazione Culturale Pex

March 13, 2024

 

ZONA DI INTERESSE . (The Zone of Interest ) Cast: Sandra Hüller, Christian Friedel, Ralph Herforth, Max Beck, Stephanie Petrowitz, Marie Rosa Tietjen . Regia di Jonathan Glazer. Film 2023  - Drammatico, Storico - 105 min. Uscita 22 febbraio 2024.

 

Siamo ad Auschwitz negli anni ‘40. L'eleganza estetica della pellicola non può supplire alla mancanza di una trattazione chiara e specifica della relazione tra: la Germania, i suoi capi del tempo, e i campi di concentramento. L’ arte concettuale, che sembra essere il primo scopo del film, non sempre può essere accettata e soprattutto premiata.

Non è giustificabile che un film, che pretende in qualche modo di trattare l'argomento delicato della realtà del campo di concentramento di Auschwitz, possa essere privo di qualsiasi riferimento ai fatti: la storia insegna ma questo film non rappresenta la storia. Soprattutto perché manca la narrazione.

 È un collage di momenti lunghi, e spesso noiosi, che vogliono sottolineare la pacifica vita familiare di un signore che non pare affatto sia un mostro. È educato, si comporta bene con moglie e figli. La sua realtà di vita, orrenda, il suo cuore, la sua iniquità, non viene affatto evidenziata. Se il film venisse visto da una persona completamente ignara dei fatti essa non potrebbe assolutamente comprendere cosa c'è dietro questa vicenda.

 Assolutamente diseducativo per i giovani e totalmente privo di emozioni, risulta solo un giocattolo intellettualistico di cui parlare nei salotti.

I cenni ai momenti drammatici dello sterminio sono troppo brevi e rarefatti. Ad esempio la protagonista che dice alla sua domestica che potrebbe essere trasformata in cenere, la mamma che si stupisce che tenga degli ebrei al suo servizio. Oppure i bambini che giocano con i denti d'oro degli ebrei, Hoss che si lava dopo il rapporto fisico con un ebrea ecc. Durano solo pochi secondi e non hanno alcun impatto sul resto delle scene.

La sequenza del tecnico che parla della progettazione di nuovi forni di sterminio o il trasferimento di Rudolf Hoss a dirigere tutti i campi tedeschi, risultano essere, non evidenziati in maniera chiara e narrativa ma restano solo una traccia non sviluppata.

Le cose che vediamo nelle sequenze sono soprattutto immagini estetizzanti della vita del comandante di Auschwitz e sua moglie nei pressi del campo di concentramento, le gite sul fiume, i suoi fiori e i suoi giardini. Sullo sfondo il fumo dei forni del campo che bruciano. Troppo poco per giustificare questa pellicola che esalta la quiete borghese in una tenuta fuori città.

 Sono passati dieci anni dal film Under the Skin dove lo stesso regista ha trattato i problemi e le inquietudini del mondo di oggi. In questo caso Jonathan Glazer  prende spunto  da un romanzo di Martin Amis, ma le parole non sono come le immagini e su di esse è più facile meditare. Un film piuttosto irrisolto, dove lo spettatore non fa altro che aspettare, per tutta la durata della pellicola, che accada qualcosa di significativo. Un’ opera che spreca le occasioni di poter raccontare, in maniera efficace, degli anni '40 e dell’ esecrabile vicenda dell' olocausto.  In questo caso il vero protagonista è una simpatica cagna nera che gironzola dappertutto...e scusate se è poco!

 

March 11, 2024

 

Come funziona il sistema elettorale per gli italiani all’estero e i russi all’estero, più concretamente per gli italiani in Russia e per i russi in Italia? Si dice spesso che le elezioni in Russia sono una finzione, e tra l’altro sarebbe dovuto alla scarsa affluenza. A quanto ammonta concretamente? Alle ultime presidenziali, nel 2018, è stata del 68%. La più bassa fu nel 2012 col 65%, la più alta nel 2004 col 71%. Per le parlamentari, nel 2021 fu del 52%. La più bassa nel 2016 col 47%, la più alta nel 2007 col 64%. E in Italia? Alle ultime politiche, nel 2022, fu del 64%. La più alta nel 2006 con l’84%, e da allora continua incessantemente a calare. In altre parole, l’affluenza più bassa in assoluto è stata proprio quella delle ultime parlamentari nel 2022. E non parliamo delle amministrative: 52% in Sardegna pochi giorni fa. La Russia è un Paese presidenziale (come la Francia, o gli Stati Uniti), l’Italia parlamentare. Confrontando quindi le elezioni più importanti di entrambi i Paesi, abbiamo la Russia al 68% e l’Italia al 64%. Le elezioni italiane sono forse una finzione? Peggio che mai alle europee: alle ultime, nel 2019, al 51% (il 54% in Italia), la più bassa nel 2014 col 43% (59% in Italia). Le elezioni europee sono una finzione?

 

Veniamo agli italiani all’estero, partecipano anch’essi alle elezioni. Votano gli iscritti alla “Anagrafe degli italiani residenti all’estero”, più nota come AIRE. Fu istituita nel 1988, e gli iscritti sono cresciuti in continuazione: si è passati dai due milioni e tre del 2000 agli attuali sei milioni. In altre parole, quasi un decimo della popolazione italiana è residente all’estero. E dove si trovano? Nella sola Argentina sono quasi un milione, svariati milioni nei Paesi dell’Unione Europea.

 

In Russia siamo pochi, appena meno di cinquemila nella Federazione Russa, di questi più della metà a Mosca. Inutile qui riportare i risultati in Italia, sono già ben noti agli italiani. Pur trattandosi di un numero risibile, parliamo di una comunità che smuoveva capitali davvero impressionanti, nella bilancia commerciale dei nostri due Paesi. In secondo luogo, da quando esiste la legge sul voto per corrispondenza, possiamo votare per le politiche italiane, ma non per le europee. Si dice: se vivete fuori dall’UE, perché dovreste votare per il suo Parlamento? Ed io rispondo: se viviamo fuori dall’Italia, perché dovremmo poter votare per il Parlamento italiano? Perché, in entrambe le consultazioni, esse sono tra le poche cose per cui ci sentiamo ancora legati alla madrepatria. 

L’affluenza è comunque desolante, il 42% nel 2013. In Russia non ci sono mai stati gli italiani con le valigie di cartone, non è mai stato un Paese di tradizionale emigrazione italiana, la stragrande maggioranza sono imprenditori. 

Brogli. Si dice che il voto per corrispondenza sia particolarmente vulnerabile. Io ricordo, una quarantina di anni fa, lavoravo in un seggio elettorale a Roma. C’erano due sorelle, anche molto carine e curate, rappresentanti di lista del Movimento Sociale Italiano. Durante lo spoglio, le vedevo un po’ troppo interessate alle schede bianche. Fu così che scoprii che sotto alle unghie laccate avevano messo un pezzetto di grafite delle matite copiative che si usavano per votare, col quale mettevano una bella croce sul simbolo dell’MSI. Le feci portare via dai carabinieri. Racconto questo episodio per spiegare che non è una ragione sufficiente per invalidare tutte le elezioni sull’intero territorio italiano. 

Come che sia, un modo per ovviare parzialmente al voto per corrispondenza sarebbe quello di istituire dei seggi presso i consolati italiani sparsi per il mondo. Mi si dice che sarebbe un lavoro enorme. In fondo, sono pagati anche per questo. E allora? I russi lo fanno da trent’anni, con seggi presso i consolati a Roma, Milano, Genova, Palermo. Certo, l’Italia è infinitamente più piccola della Russia. Però anche gli italiani in Russia non sono così tanti. Basterebbe istituire dei seggi elettorali nei due consolati plenipotenziari di Mosca e Pietroburgo e nei consolati onorari di Krasnodar, Lipeck, Ekaterinburg, Volgograd, Kaluga, Kaliningrad, Ufa e Samara, e lasciare il voto per corrispondenza per quelle poche decine di italiani che risiedano in luoghi davvero distanti.

C’è da considerare anche il progresso tecnico-scientifico. Da qualche anno, nelle maggiori città russe, possiamo, se vogliamo, votare per via elettronica, che è quel che personalmente farò. D’accordo, per ora non si può fare dall’estero, ma è palese che sia solo una questione di tempo. E in Italia, quando?

Per le elezioni presidenziali russe, ho sentito in Italia che non sarebbero democratiche perché si sa già quale sarà il risultato. Beh, ma se il popolo, che è sovrano, vota convintamente in maggioranza assoluta per un candidato, questo non sarebbe democratico? E’ meglio farsi governare da qualcuno che ha preso un quarto della metà degli aventi diritto, cioè un ottavo in termini assoluti, come in Italia? E’ più democratico?

Non ho la sfera di cristallo né la bacchetta da rabdomante, faccio l’analista, non l’indovino, però mastico un po’ di politica russa, italiana e internazionale. Dunque, i dati interessanti da analizzare alle elezioni russe saranno non solo quelli dell’affluenza, che sarà comunque superiore al 50% e a quella italiana, ma soprattutto quelli relativi agli altri candidati. Sì, perché un’altra menzogna che vi dicono in Italia è che ci sia un candidato unico, e cioè Putin. Invece ce ne sono altri tre: Charitonov (comunista), Sluckij (liberaldemocratico, della buonanima di Žirinovskij) e Davankov (del Partito “Gente Nuova”, centrodestra). E’ scontato che verrà eletto Putin, è nell’aria, nei discorsi della gente al mercato. Sono convinto che Davankov arriverà ultimo, mentre vedremo chi prenderà di più, se i comunisti o i nazionalisti liberaldemocratici, sono sempre stati sul filo di lana: dal 12 al 18% i comunisti, dal 6 al 9% i liberaldemocratici. Da questo dipenderà una maggiore o minore attenzione del Partito al potere per i temi sociali piuttosto che imprenditoriali.

 

Trovate tutte le edizioni del notiziario (con il testo) in Blogspot.

March 09, 2024

Mi aspettavo una storia particolarmente drammatica e cupa, invece questa vicenda reale (forse ai più sconosciuta), è raccontata in maniera intensa e profonda ma in chiave leggera, ariosa e a tratti ironica, senza però perdere quella sua punta di drammaticità. La proposta così risulta fruibile e piacevole.

Conosciamo un uomo che sembra avere una doppia personalità e soffrire nel nasconderla, impelagato suo malgrado con il nazismo e a rischio di condanna per collaborazionismo; dovrà decidere se passare per un traditore o rivelare chi è veramente: un falsario di opere d’arte ma anche un grande artista che preferirebbe morire pur di non far disconoscere i suoi “originali”, ormai esposti in famosissimi musei.

Questa è la vera storia di Han Van Meegeren, accusato nel 1945 di collaborazionismo per aver venduto alcune opere d'arte di maestri olandesi del Seicento a Göring, il numero due del Terzo Reich. Si ritrovò all’improvviso ad essere osannato come un eroe nazionale per aver venduto dei falsi da lui stesso dipinti ed essere riuscito a frodare i tedeschi ottenendo, con un apparente scambio equo, la restituzione di altre opere d'arte precedentemente trafugate in Olanda dai nazisti per restituirle alla sua nazione.

Han è interpretato da un efficace e coinvolgente Mario Scaletta che lo propone come un uomo tenero, combattuto, un po’ svampito e confuso ma consapevole delle sue capacità di cui, a tratti, fa emergere il suo ego spavaldo. Rivive, attraverso una dinamica recitazione, la figura di questo valido falsario di opere d’arte che prediligeva emulare, tra i tanti, il pittori l’olandese Johannes Vermeer, tanto da arrivare a creare delle nuove opere mai esistite, gabbando famosi critici, esperti d’arte ed importanti musei.

Alla fine, per salvarsi la vita, Han deciderà di svelare il suo segreto grazie alla spinta dell’ex moglie, impersonata da una deliziosa e amorevole Tiziana Sensi, di un capitano medico militare olandese piuttosto convincente ed insistente, interpretato da un serioso ed amabile Felice Della Corte, e di una timida ma convinta giornalista a cui Caterina Gramaglia dona una serie di piacevoli sfumature. La giornalista segue con interesse e passione le vicende di quest’uomo dapprima come accusatrice, e in seguito, svelato il segreto, come aiutante. 

Han sarà messo alle corde da un alacre pubblico ministero, severo ed incalzante impersonato da Paolo Gasparini, che renderà il suo personaggio provocatorio, antipatico ed odioso in maniera realistica nel suo impegno volto a smontare le tesi difensive del falsario. 

Tiziana e Caterina efficacemente impersonano nei modi, negli atteggiamenti e nell’aspetto, due donne tipiche di quel periodo. Quasi si somigliano per l’approccio e l’abnegazione con cui cercano di aiutare Han. Acconciature, costumi, recitazione  sono perfetti per l’epoca che ripropongono, ed insieme creano un quadretto idilliaco sul palco.

Han, secondo le testimonianze, era un bugiardo, un imbroglione, un grande bevitore, arrogante, donnaiolo dalle tasche bucate. Ma sapeva come apparire  gentile ed affascinare con la sua passione per la pittura. Soprattutto per  Vermeer. Mario fa trasparire questa indole, trasmette quella magica sintonia che unisce lui al famoso pittore fiammingo, presentandolo perlopiù con un carattere simpatico, amabile, un tenerone un po’ stralunato ed indeciso sul da farsi. Qualsiasi scelta faccia, autoaccusarsi di collaborazionismo o di  falsificazione,  ha davanti un processo ed una sicura condanna.

Ho molto apprezzato come il testo sviluppi e sottolinei l’umanità del trittico formato dal capitano e dalle due donne, e come loro si prodighino con scambi di vedute e confronti intesi ad ammorbidire la rigidità e la chiusura dell’uomo per indurlo a riflettere.

Avvincente il confronto tra Han e l’accusatore, dove il primo mostrerà tutta la sua forza d’animo nel tenere testa  all’altro così pungente e sempre pronto a smontare le sue argomentazioni. Paradossale che nonostante si autoaccusi, non viene creduto, perché illustri critici riconoscono i suoi falsi come originali.

È qui che il testo approfondisce, con interessanti spiegazioni sia da parte del falsario che del procuratore, le tecniche in uso dei pittori del Seicento e quelle della contraffazione. Vengono spiegate con estrema semplicità e senza troppi tediosi tecnicismi, restituendo un quadro chiaro allo spettatore attraverso un linguaggio comprensibile.

Inoltre viene approfondita in maniera interessante la psicologia del protagonista, sempre in bilico tra verità e apparenze, in cui non manca un pizzico di ironia nel dramma che vede un uomo dalle grandi doti artistiche esprimersi come un falsario e costretto a vivere all’ombra dei grandi artisti che imita perfettamente senza però poterlo manifestare.

Alla fine il processo si rivelerà una liberazione da questo dualismo. Il bel testo di Letizia Compatangelo sottolinea questo conflitto interiore facendo spiccare il lato psicologico ed emotivo non solo di Han, ma anche dei personaggi coinvolti in questa particolare vicenda riproposta in una riuscita ed accattivante ricostruzione teatrale.

 

Teatro Marconi“
Il Grande inganno - La cena di Vermeer” 
di Maria Letizia Compatangelo
Regia Felice Della Corte
Con Felice Della Corte, Mario Scaletta, Tiziana Sensi, Caterina Gramaglia, Paolo Gasparini
Costumi Lucia Mirabile, Tecnico luci e fonica  Andrea Goracci
Grafica MDesign Studio
Foto di scena Valerio Faccini

 

 

 Champagne metodo solera

Un certo Monsieur Roland de Calonne, ex direttore generale della Maison Ruinart, ebbe a dire: ” Lo champagne è la cultura della distinzione”.

Ci sono voluti ben 28 (ventotto) viaggi nella champagne per capire il vero significato di questa esclamazione.  

Distinzione come nozione di raffinatezza e di una certa concezione della vita. Non banale privilegio né segno di snobbismo.

    Insieme a Charles Beaudoin-Latrompette

Lo champagne, con il tempo, “diventa il compagno naturale e ideale di una vita con un senso diverso, imbevuta di una dimensione poetica, creatrice, un’opera d’arte” (Samuel Cogliati)

Perché scegliamo lo champagne? Perché beviamo champagne? Perché degustiamo champagne? Perché celebriamo lo champagne? Domande banali? Non ne sono sicuro.

Da quando sono attratto da questo vino, nelle mie continue ricerche per dare risposte ai quesiti, ho sentito e letto molta retorica alimentata vuoi da interessi economici, vuoi per magica e irresistibile attrazione.

Leggende miste a storie, aneddoti legati a questo o quel personaggio nobile, che rendono alla fine questo vino, UNICO.

Il coinvolgimento dovuto alle domande poste è alla base delle mie continue ricerche. Qualcuno ha scritto: ”L’innamoramento si nutre di ideali”. L’amore però ha bisogno di realtà e mette criticamente in discussione la possibilità di giungere ad una definizione assoluta e definitiva. Ed io su e giù per colline e valli alla ricerca  delle risposte.

La Champagne non è più “regione”. La Legge del 2016 ne ha sancito ufficialmente la fine conglobandola nella Regione Grand Est. Complessivamente l’intero territorio è diviso in cinque dipartimenti: La Marna, l’Aube, l’Haute-Marne, l’Ardenne e lo Yonne. La parte vitivinicola, circa un terzo dell’intera estensione territoriale, è divisa in quattro grandi settori eterogenei: La Montagne de Reims, la Vallée de la Marne, la Côte des Blancs, l’Aube. A sua volta i quattro grandi settori annoverano ben 17 (diciassette) settori omogenei. E la conoscenza di quest’ultimi è già una risposta.

   Insieme a Maxime Mansard

Li conosco tutti? Li ho calpestati tutti? Credo proprio di no. Sono sulla buona strada.

    La Champagne

In quest’ultimo viaggio ho scoperto il Monts de Berru (370 ha), piccolo settore isolato ad est di Reims. Le vigne sono adagiate su un declivio gessoso che culmina a 150 metri di altitudine, perso nel mezzo della pianura cerealicola. Pinot Noir, Pinot Meunier e Chardonnay i vitigni presenti ed allevati.

Qui ho visitato Beaudouin-Latrompette, a Nogent-L’Abbesse.  Récoltant Coopérateur (RC), vignaiolo socio di una cooperativa cui ha conferito le uve e che ritira le bottiglie ad elaborazione conclusa. Prevede diversi interventi prima del dégorgemant. In tutto il territorio della champagne vitivinicola i RC sono circa 3.000.

Altra scoperta  quella parte della Vallée de la Marne, rive gauche (2.450 ettari). Ho scelto quella zona che corre lungo il fiumiciattolo Le Flogot (affluente di sinistra de La Marne), limitatamente alla frazione Cersuil del Comune Mareuil-le-Port.

Qui ho visitato la  Maison Mansard Gilles.  Storia di famiglia iniziata nel 1901. Oggi sono i fratelli Maxime e Vincent a condurrla, gestendo la proprietà composta da 24 ettari di vigne in questo piccolo anfiteatro intorno al paese. RM, Récoltant Manipulant, ovvero vignaioli coltivatori dei propri vigneti nonché elaboratori e commercianti del proprio vino. Nella Champagne sono circa 2.200 e rappresentano il 40% degli operatori champenoise.

Nel mio tour non potevano mancare le consuete visite agli “amici” di sempre, alcuni dei quali lo sono dal mio primo tour.

- Diogène Tissier, Maison a Chavot-Courcourt, nel settore vinicolo della Côte-Sud d’Épernay, là dove la piccola Église Saint-Martin, spesso fotografata come simbolo della Champagne, risulta  come “immersa nelle vigne” per la sua splendida posizione. NM, Négociant Manipulant ricordata anche come Maison de Négoce per l’opportunità di acquistare uve indispensabili per avviare il processo produttivo. Vincent, attuale proprietario insieme alla moglie Nathalie infatti raccolgono uve dal piccolo distretto della Côte de Sézanne. I négociant sono 262 e il 10% di loro controlla metà del mercato;

- Aspasie, Maison posta nella Vallée de l’Ardre, nel piccolo paesino di Brouillet scoperta alcuni anni fa a seguito della degustazione di una bottiglia particolare: Cépages d’Antan, elaborata a partire da tre vitigni a bacca bianca molto rari. Arbanne, Petit Meslier Pinot Blanc dette “uve fantasma” proprio per la loro rarità. Paul-Vincent Ariston (RM) ne rappresenta la quinta generazione ed amministra circa 15 ettari di vigneti;

- Delouvin-Nowack. Maison posta a Vandières nel distretto Vallée de La Marne, rive droite. Ben 10 generazioni tra conferitori e produttori di champagne nel primo anfiteatro posto sulla riva destra del grande fiume. Nei sette ettari intorno al villaggio domina il Pinot Meunier se pur si vinifica anche lo Chardonnay e Pinot Noir se pur ritenuti da Geoffrey, talentuoso conduttore della Maison, atipici per il terroir di

 I coniugi Tissier

provenienza. Con lui ho parlato a lungo del metodo Solera, meglio dire l’Art de la Réserve Perpétuelle. Fu il padre di Geoffrey, nel 1992, a decidere di riunire l’insieme dei suoi vini di riserva, solo Pinot Meunier, nella sua nuova cantina. Un affinamento costante arricchito anno dopo anno. Oggi 25.000 bottiglie di Meunier Perpétuel sono prodotti con l’aggiunta dell’ultimo millesimo.

Chiudo queste mie riflessioni dopo il ventottesimo tour nella Champagne con le parole di Roberto Bellini, (Champagne e Champagnes, Bibenda editore): ”Lo Champagne è autentica seduzione, è la purissima parte intellettuale del quotidiano dispensatore d’emozioni. È il simbolo mistico divenuto laico”. Chapeau!

 

Tour effettuato nel mese di Ottobre 2023

 

 

 

March 04, 2024

 

Sessantasettesimo notiziario settimanale di lunedì 4 marzo 2024 degli italiani di Russia. Vi anticipo che la prossima settimana vi parlerò anche del sistema elettorale per gli italiani all’estero e i russi all’estero, più concretamente per gli italiani in Russia e per i russi in Italia. Buon ascolto e buona visione.
Ci sono molti interventi sia di Marija Zacharova, che ho tradotto, sia dell’ambasciata russa a Roma, che hanno tradotto – e anche molto bene, altro che Google – risparmiandomi il tempo, per la qual cosa continuerò sempre a ringraziarli.
In merito alla dichiarazione congiunta dei leader del G7, ecco il commento della Zacharova
Con una tenacia che meriterebbe migliore impiego, le autorità ucraine hanno intrapreso un’ucrainizzazione dell’Italia. Si rilevano già i primi risultati: si considera la proposta di Zelenskij di preparare una lista dei cosiddetti “pro-Putin” per poi cacciarli dall’Italia; il Parlamento italiano ha spalancato ospitale le sue porte ai criminali ucraini, e intanto l’Ambasciata ucraina organizza proiezioni di film propagandistici.
Ho tradotto per Visione TV l’intervento di Putin al Parlamento russo in seduta congiunta per la parte che riguardava la politica estera. Eccovi alcuni estratti.
Per quanto riguarda le dichiarazioni di Emmanuel Macron sulla possibilità di inviare truppe NATO in Ucraina.
Il 24 febbraio sono arrivati a Kiev gli ennesimi visitatori occidentali. Questa volta vi hanno fatto visita i primi ministri di Belgio, Italia e Canada, accompagnati dalla presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen.
I Paesi dell’”Occidente collettivo”, e in primis gli Stati Uniti, stanno ricorrendo attivamente a strumenti finanziari, commerciali, di investimento e tecnologici per raggiungere i propri obiettivi di politica estera.
Nel marzo di quest’anno saranno trascorsi sei anni dal clamoroso incidente di Salisbury, quando la parte britannica presentò l’avvelenamento deliberato dell’ex ufficiale del GRU Sergej Skripal’ e di sua figlia Julija.
La guerra ibrida contro il popolo russo, scatenata dall’Occidente, è in pieno svolgimento.
Da una conversazione del 19 febbraio 2024 tra l’esercito tedesco, il capo del dipartimento delle operazioni e delle esercitazioni del comando dell’aeronautica militare della Bundeswehr Graefe, l’ispettore dell’aeronautica militare della Bundeswehr Gerhartz e i dipendenti del centro delle operazioni aeree del comando spaziale della Bundeswehr Fenske e Frostedt. Il frammento è dedicato all’attacco pianificato al ponte di Crimea.
Le finestre moscovite restano accese tutta notte ed hanno da sempre un fascino particolare, al punto da essere decantate da almeno un secolo. Qui vengono descritte oggi in una canzone del 1960, dall’Armenia a Omsk, Lugansk, Kaluga, Kurgan, Krasnodar, Rostov sul Don, Tambov, Caterimburgo, Kostroma, Volgograd, Dimitrovgrad, Pskov, Belgorod, Rostov, Čeljabinsk, Tver’, Sebastopoli, Novgorod Inferiore, Vladimir, Sachalin e, ovviamente, Mosca stessa.

Un riepilogo delle principali motivazioni per chiedere l'annullamento delle sanzioni amministrative pecuniarie per mancato adempimento alla vaccinazione obbligatoria durante il periodo pandemico COVID-19.

La recente sentenza del Giudice di Pace (GdP) di Lecce del 19 febbraio 2024 è analoga a quella del GdP di Acireale del luglio 2023, sul rispetto dei diritti fondamentali nell'intreccio delle fonti (rispetto della dignità della persona ex art. 32 Cost ultimo comma, e correlata difesa di habeas corpus e del diritto a un consenso libero e informato in ambito medico e terapeutico)

Qui di seguito ho riepilogato quali sono le principali motivazioni per annullare le irragionevoli sanzioni amministrative pecuniarie irrogate agli over 50 anni di età per mancato adempimento vaccinale, emerse nelle sentenze dei giudici di pace chiamati a decidere nei ricorsi:

1) difetto di legittimazione attiva e di potere in capo ad AdER, statuito nella sentenza del GdP Velletri n. 721/2023, depositata in data 21/03/2023, R.G. 517/2023, e successive sentenze del GdP di Torino: sentenze gemelle n. 1637 /2023 e 1638/2023, e sentenza del GdP Parma n. 640/2023, R.G. 1415/2023;

2) violazione del diritto alla difesa perché l'atto è equiparabile ad un atto erariale, viziato strutturalmente perché non sufficientemente trasparente, difettando di tutta una serie di informazioni a tutela del cittadino, inclusa la possibilità di avanzare istanza in autotutela oltre che manchevole del numero preciso dei giorni entro cui fare ricorso: rif. sentenza GdP di Treviso n. 506/2023, R.G. 443/2023;

3) violazione del diritto all'equo processo e alla buona amministrazione, perché il procedimento di accertamento sanzionatorio ha ecceduto i 90 giorni, sentenza GdP di Rovigo n. 445/2023, depositata il 17 agosto 2023, R.G. 1293/2023; la sanzione e il correlato  avviso di addebito ha violato l' art 14 L. 689 /1981 e -  aggiungo a commento mio personale - qualora sia considerato in deroga alla legge 689 / 1981 - comunque in violazione dell'art 6 CEDU diritto all'equo processo, art 41 CDFUE sul diritto alla "buona amministrazione" e a procedimenti imparziali portati a termine entro un "termine ragionevole" di tempo (cfr anche Consiglio di Stato, Sentenza nr 1330, Sez III 13 marzo 2015);

4) violazione di plurimi diritti soggettivi tutelati costituzionalmente, sentenza del GdP di Acireale n. 320/2023, depositata il 21/07/2023, R.G. 77/2023, e sentenza del GdP di Lecce, n. 7894/2023 depositata il 19/02/2024, R.G. n. 3345/2023, che sottolineano nella fattispecie, sia il reale rischio della vaccinazione anti-COVID-19 a fronte di uno scarso o nullo fattore di arresto di infezione epidemica previsto solo in ipotesi, sia la libera autodeterminazione dell'individuo tutelata da plurimi diritti costituzionali e dal diritto internazionale, per cui il trattamento sanitario obbligatorio deve costituire una eccezione e non la regola, e sempre debba essere garantita e promossa una libera e consapevole adesione, nel rispetto di assenso e dissenso informati relativi agli atti sanitari invasivi e rischiosi.

Queste sopra ricordate - con citate soltanto le più significative delle numerose sentenze pronunciate dai giudici di pace a favore dei cittadini ricorrenti - sono le principali argomentazioni suddivise per tipologia, con cui una giurisprudenza oramai consolidata ha censurato la illegittima attività amministrativa sanzionatoria di AdER e del Ministero della Salute nei confronti di milioni di persone non vaccinate per libera e consapevole scelta.

Seppur esse siano valide inter partes - poiché il nostro sistema giuridico continentale è di Civil Law e non di Common Law - il loro strutturarsi e sedimentarsi potranno suggerire analoghe interpretazioni in tutti i ricorsi ancora pendenti e in attesa di udienza e decisione imparziale del giudice.

 

 

February 26, 2024

Antonio Amurri è uno scrittore umorista satirico molto attivo negli anni ’70, conosciuto per aver dato alla luce una serie di libri molto divertenti dal titolo “Come ammazzare la moglie, e perché”, “Come ammazzare il marito senza tanti perché”, “Come ammazzare mamma e papà”, “Come ammazzare la suocera”. Amurri è stato anche soggettista radiofonico e televisivo e ha scritto opere teatrali. 

Stasera viene riproposto un estratto ispirato a questo autore, attraverso un approccio profondamente comico ed irriverente. Ci si avvale di un “Telefono Amico”, che con una certa disinvolta eleganza, propone consigli per una rapida eliminazione del proprio fastidioso partner.

Sì parla di vizi, difetti, incomprensioni, egoismi, nevrosi e manie che trovano ispirazione, seppur ironicamente, da una realtà in cui si muovono coniugi asfissianti e petulanti che il partner “sano”, per vivere in pace, dovrebbe avere la possibilità di eliminare.

Una commedia dal gusto assai retrò che ricorda i film in bianco e nero in cui, peraltro, sono state proposte all’epoca alcune delle sue gag.

Lo spettacolo forse andrebbe riscritto o quanto meno rimodernato perché un po’ troppo datato;  questa versione è a mio avviso più adatta ad un pubblico maturo over sessanta. Non manca comunque di comicità, grazie soprattutto all’approccio e all’improvvisazione degli attori che vi aggiungono una loro personale carica comica.

La scenografia ripropone degli ambienti interni disegnati su pannelli in bianco e nero, che rimandano inevitabilmente al periodo della scrittura al quale si ispirano. Il centralino del Telefono Amico non è un’ idea di Amurri, ma è  stata aggiunta solo in seguito. Dietro al banco del telefono, a dare strampalati consigli ai coniugi in crisi troviamo un divertente Bruno Governale, raggiunto poi dalla fidanzata più scaltra, perspicace e alquanto pungente Alessandra Cavallari. Loro sono in procinto di sposarsi, ma le telefonate delle coppie sembrano minare la convinzione di questo passo…

Le coppie in scena, a cui il centralino dà consigli, sono proposte attraverso cambi repentini di abito (e capigliature) dal folle matador della risata Marco Cavallaro e dalla buffissima Maddalena Rizzi, che spesso deve impegnarsi per non ridere delle improvvise uscite fuori copione di Marco. I due danno vita ad una serie di personaggi divertenti e strampalati, si divertono e divertono.

C’è il marito che crede di avere una moglie di vedute aperte e di poter avere sia lei che l’amante, almeno finché questa non chiede consiglio al centralino… Poi c’è la donna impicciona che legge tutta la posta del marito che, indispettito per la mancanza di privacy, diventa sempre più intollerante… L’uomo che cerca di provocare inutilmente la gelosia della moglie, finché con l’intervento del centralino… Oppure la moglie petulante che non fa dormire lui perché teme sempre di aver lasciato aperto il gas o il rubinetto dell’acqua… E quella che per paura delle speculazioni, si dà all’acquisto compulsivo facendo inutili rifornimenti, provocando la disperazione economica del marito… Un’altra moglie petulante, eccentrica ed egoista pretende che il marito si accorga di ogni suo piccolo maniacale cambiamento, ma non vede quelli ben più importanti di lui… Poi l’uomo frustrato perché  la moglie in casa è sempre super impegnata e distratta e non lo ascolta mai… O quella che critica il marito mammone e poi si rivela essere come lui…

Insomma, questi sono i divertenti quadretti che troverete al teatro per mano di quattro attori che strappano molti sorrisi grazie a trovate divertenti, e anche qualche sonora risata con gag irresistibili.

 

 

 

“Come ammazzare la moglie o il marito senza tanti perché “
Di Antonio Amurri
regia di Filippo D’Alessio
a cura di Francesco Fanuele
con Marco Cavallaro, Maddalena Rizzi, Bruno Governale, Alessandra Cavallari
musiche Francesco Fiumara
scene Tiziano Fario
produzione Seven Cults Srl

February 26, 2024

Sessantaseiesimo notiziario settimanale di lunedì 26 febbraio 2024 degli italiani di Russia. Buon ascolto e buona visione.
Gira un video in rete, che io ho tradotto per Visione TV, attribuito alla madre di Aleksej Naval’nyj, in cui lancia una serie di precise accuse alla vedova. Apriti cielo. I primi a parlare di fake sono stati il canale TV Dožd’ (Rain) ed il canale Telegram Meduza, sedicenti russi, ma che in realtà trasmettono rispettivamente dall’Olanda e dalla Lettonia. Dicono che sia frutto della propaganda del Cremlino, dunque falso per antonomasia.
Il 22 febbraio Repubblica ha pubblicato un articolo di Aleksej Paramonov, l’ambasciatore russo a Roma. Ve lo riassumo.
Sempre Paramonov, il 21 febbraio è stato convocato alla Farnesina, e gli è stato manifestato il desiderio, da parte italiana, di ricevere chiarimenti in merito alle cause della morte di Naval’nyj. Inoltre, all’Ambasciatore sono state manifestate alcune valutazioni politicamente faziose in merito alla situazione politica interna della Russia, in linea con quella lettura antirussa parziale dei fatti che è concordata a livello dei Paesi occidentali.
Il 21 febbraio 2014, con la garanzia dei Paesi occidentali, il Presidente ucraino in carica Viktor Janukovič e la leadership politica di Euromajdan, tra cui il leader del Partito “Bat’kovščina”, Arsenij Jacenjuk, il leader del partito “Udar”, Vladimir Kličko, e il leader del partito filonazista “Svoboda”, Oleg Tjagnibok, hanno firmato un accordo sulla risoluzione della crisi politica in Ucraina. I ministri degli Esteri di Germania e Polonia, Frank-Walter Steinmeier e Radosław Sikorski, e il capo del Dipartimento Europa Continentale del Ministero degli Esteri francese, Éric Fournier, sono intervenuti in qualità di garanti della sua implementazione. Tra le altre cose, l’opposizione si è impegnata a “normalizzare la vita nelle città e nei villaggi”, “liberando gli edifici amministrativi e pubblici e sbloccando strade, parchi e piazze”, consegnando le armi illegalmente detenute al Ministero degli Interni ucraino e “rinunciando a posizioni conflittuali con le autorità”.
La propaganda occidentale opera in modo che fatti ed eventi scomodi possano deliberatamente essere tenuti nascosti. La gente comune ha appreso della crisi in Ucraina soltanto due anni fa, quando la Russia ha dato inizio all’Operazione Militare Speciale.
Oggi una canzone del 1941: Давай закурим, più o meno “Fumiamoci una sigaretta”. Sempre in versione contemporanea, dalle repubbliche popolari del Donbass.

February 24, 2024

Grande serata al Golden! Una Prima con i fiocchi! Sala gremita, tanti nomi noti dello spettacolo per assistere allo spettacolo scritto e anche interpretato da Fabrizio Colica. Devo dire che ci troviamo davanti ad una bella proposta assolutamente riuscita e che ha riscontrato un meritato successo. Fabrizio ci offre un prodotto maturo e ben strutturato, che nasconde dietro la parvenza di una semplice commedia dinamica e divertente, un certo spessore e tanta profondità, sensibilità ed umanità intrinseca nei suoi personaggi.

Un viaggio introspettivo nelle paure di questi soggetti che rappresentano poi uno spaccato molto realistico della realtà  delle persone comuni; quelle che fanno difficoltà ad accettare di mostrare se stesse per come sono, per timore del giudizio altrui, ma anche del proprio. La commedia è ben articolata, non ha cali di tono e alterna magnificamente comicità a riflessione, riuscendo a scandagliare efficacemente l’intimo di ognuno dei personaggi e a tirarne fuori l’essenza. I bello è che Fabrizio ha pensato di legare tutti con un unico cordone ombelicale, quello affettivo, forse per sottolineare quanto anche con l’amore e il rispetto reciproco, la barriera del giudizio lasci tutti restii e titubanti a mostrarsi per quello che sono. Una sorta di pirandelliana memoria si può scorgere tra i comportamenti con cui nascondono, a loro stessi e agli altri, la loro vera natura, imprigionati dalla retorica del senso comune della società.

Ma “Arancione”, vuole tagliare questo velo di ipocrisia e omertà. Già Il titolo è piuttosto emblematico, e gioca sull’ambiguità del “colore che si ottiene mescolando il giallo di chi siamo e il rosso di chi gli altri vorrebbero che fossimo”. Così cita la sinossi. In realtà questa parola è la distorsione di un’altra, che rivela tutta la difficoltà di un ragazzo di manifestare i suoi sentimenti, di vivere liberamente la propria omosessualità con il compagno. Capirete perché “arancione” in teatro…

La storia è ambientata in una bella e realistica scenografia che riproduce la casa di Fabrizio e Mauro (userò  i nomi degli attori). Siamo all’ ora di cena, ma in realtà il pasto è un pretesto perché Fabrizio non ha preparato proprio nulla, con grande disappunto del fratello Leonardo, appena giunto, e più tardi dell'ex ragazza di Fabrizio, Paola, che sta arrivando per conoscere il nuovo ragazzo del suo ex fidanzato. Ma sta anche arrivando la madre, che crede che in quella casa ci sia lo studio di uno psicoanalista dal quale sta andando per fare terapia…  non voglio togliervi la sorpresa di questa simpatica trovata…

Ogni cosa è in bilico in questa storia, ma tra una risata e l’altra, piano piano e con ponderata delicatezza si svelano i segreti più reconditi di ognuno. In modo dolce e senza troppi traumi, il testo ci fa conoscere i risvolti di tutti e il segreto che nascondono.

Ma Fabrizio sa dare ai suoi soggetti anche un lato toccante e profondo. Ognuno di loro, sotto pressione, istintivamente cambierà atteggiamento, rivelando di fondo molte similitudini con gli altri. Ognuno ha delle aspettative, delle speranze, dei desideri, e fondamentalmente tanta voglia di amare e di essere corrisposto, ma ancora più importante, di essere accettato per quello che è.

Nascondere se stesso è in fondo una sorta di prigione dove spegnersi sempre di più. Questo, credo, sia il messaggio di Fabrizio e di Riccardo. Per questo si dà l’opportunità a tutti di liberarsi con naturalezza magari perché no, affrontando  qualche piccolo e naturale trauma.

Il legame affettivo che vincola tutti si rivela dapprincipio un freno, per poi diventare una forza di coesione che difende e protegge il gruppo permettendogli di spezzare le catene sociali.

Ma d’altronde chi è che non ha paura del giudizio altrui? Soprattutto di quello delle persone a cui si vuole bene?

Così, tra aspettative e delusioni, questa dolce commedia ricca di umorismo e romanticismo mette alla gogna i pregiudizi e gli stereotipi di oggi, finendo non solo per affrontarli elegantemente, ma anche sconfiggendoli.

Il cast è, neanche a dirlo, stupendo. Fabrizio è delizioso nella sua parte, ma lascia molto spazio agli altri; Mauro vi stupirà con la sua trasformazione, mostrandoci la parte più intima e arrivando a commuovere; Leonardo, nei panni del fratello burbero e scapolone, è assolutamente divertente, veste un personaggio perfetto per lui che lo rispecchia, almeno per come lo conosciamo sui video divertenti che ci propone spesso sul web, rivelandoci anche un segreto inaspettato; Paola è assolutamente spigliata, divertente e spumeggiante, un vero peperino, simpatica e verace. Anche lei sarà impegnata in una inaspettata rivelazione.

Patrizia, nei panni di una madre preoccupata per i suoi figli e per la sua nuova vita sentimentale e preoccupata dell’accettazione degli altri, ha una marcia in più: esuberante, divertente, toccante, sprintosa, poliedrica, camaleontica, sempre carica di energia da far arrossire una ventenne.

Insomma, il cast è perfetto per portare avanti una commedia intelligente e ricca di piccoli colpi di scena, di tante battute divertenti. Ottima prima prova di Fabrizio, superata a pieni voti.

 

“Arancione”
Fabrizio Colica, Leonardo Bocci, Patrizia Loreti, Paola Michelini, Mauro Conte
scritto e diretto da Fabrizio Colica
con la collaborazione di Riccardo Sinibaldi
produzione Lea Production

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