
L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
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Ecco come è cambiata la politica pro vaccini nel nostro Paese dopo che a Washington il 29 settembre 2014 - al “Global Health Security Agenda”- (GHSA) fu scelta l’Italia come cavia per guidare le strategie e le campagne vaccinali nel mondo per i successivi cinque anni. A ricevere il prestigioso incarico alla Casa Bianca da un Summit di 40 Paesi, alla presenza anche del Pres. USA Barak Obama, l’allora Ministro della Salute, Lorenzin, accompagnata dal Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) Prof. Sergio Pecorelli. GHSA è lo sforzo internazionale destinato a sostenere l’attuazione del regolamento sanitario dell’Oms. La vaccinovigilanza ha un ruolo cruciale nel sistema sanitario: supporta i medici nel capire come correggere il tiro ed è fondamentale per la popolazione per individuare la risposta dell’organismo ai vaccini. Però se da una parte è gestita direttamente dagli organismi governativi che attivano indagini e controlli sui prodotti somministrati e sui pazienti trattati, dall’altra si alimenta “dal basso”, ossia dall’apporto informativo di medici, ospedali e cittadini grazie alla denuncia di quelle che, in gergo tecnico, sono dette “sospette reazioni avverse all’immunizzazione”. Le centrali di raccolta di queste denunce, in Italia, sono le Asl sparse sul territorio.
Chi maneggia le segnalazioni sui vaccini?
Entrare nel mondo dei controlli sui vaccini è come avventurarsi in un sistema di sicurezza medievale – con sentinelle, bastioni , livelli di guardia più alti e il fortino centrale da cui muoversi in caso di problemi (anche solo presunti!) nella barriera di difesa.
Ebbene un rapporto dell’OER, l’Osservatorio Puglia, a seguito di un esperimento di vaccinovigilanza attiva, stravolge il paradigma del protocollo vaccinale in uso rivelando i limiti e le falle nel sistema della vaccinovigilanza. Le conclusioni sono drammatiche – le reazioni avverse “gravi” rilevate dalla vaccinovigilanza attiva sono di 40 su 1000 dosi, ossia il 4% – contro le 0,12 su 1000 dosi della sorveglianza passiva. La vaccinovigilanza attiva è un sistema di monitoraggio più efficace di quella comunemente utilizzata – cioè quella passiva- perché prevede di seguire attivamente il bambino per alcune settimane dopo la vaccinazione per registrarne tutti i cambiamenti nello stato di salute. Non è un sistema adottato comunemente se non nella regione Veneto. Intendendo per “grave”, morte, lunga ospedalizzazione, invalidità permanente, pericolo di vita, anomalie congenite o altri eventi particolarmente importanti in base alla definizione che ne da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).
18 dicembre 2017 - Beatrice Lorenzin firma il Protocollo di Intesa con la Federazione Nazionale della Stampa italiana FNSI - Ministero grazie al quale “ci vacciniamo contro le fake news” – riferisce il Ministro- con l’obiettivo di promuovere nei giornalisti conoscenze in ambito sanitario provenienti da fonte istituzionale autorevole e indipendente al fine di fornire un’informazione “corretta e scientificamente validata”. Ci sarebbe da chiedersi cosa sia da ritenere scientificamente validato.
Curioso l’inciso che garantisce la segretezza delle attività oggetto dell’accordo. Praticamente notizie sugli effetti negativi dei vaccini non usciranno più sui giornali. Non tralasciando tutta quella letteratura medica che sconsiglia ai soggetti immunodepressi di venire a contatto con altri che hanno effettuato un vaccino recente (nell’arco di almeno sei mesi dal vaccino), 7 febbraio 2018, sempre sotto il Ministro Lorenzin, a conferma della criticità della pratica vaccinale, viene depositata la relazione parlamentare redatta dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sui casi di morte per grave malattia che hanno colpito il personale militare italiano e che ha riguardato anche la somministrazione di vaccini. Da questa relazione si apprende che molte malattie autoimmuni sono da considerare effetti indesiderati dei vaccini, che le reazioni avverse non acute sono notevolmente sottostimate e che le case farmaceutiche chiedono delle opportune precauzioni all’impiego dei vaccini. Sono 81 gli elementi per cui è prevista una valutazione di sensibilità o allergia, le reazioni avverse e le controindicazioni sono ben 240 . Il limite massimo di vaccini non deve superare il numero di cinque in un’unica soluzione. Si conferma inoltre una stretta correlazione tra patologie neoplastiche e linfoproliferative e altre patologie autoimmuni in concomitanza alla somministrazione di vaccini. Si fa anche riferimento, sulla base dei dati consegnati il 14 gennaio 2018, al contenuto di questi vaccini, analisi molto gravi che la commissione ha trasmesso all’Istituto Superiore di Sanità affinchè li esaminasse. Approfondimenti che ad oggi ancora non sono stati eseguiti. Quanto al nesso di causa fra vaccino e danno esso viene negato nei rapporti AIFA in maniera emblematica. “Nesso di causa non correlabile” è perlopiù il verdetto finale dei casi esaminati.. Eppure i 4671 casi di morbillo del 2011 (epidemia si potrebbe dire!) non hanno destato alcun timore, tant’è che l’anno seguente viene approvato il Piano nazionale vaccini per il triennio 2012/2014 dove si prevede di superare l’obbligo vaccinale e passare alla raccomandazione. Addirittura si era ipotizzato di passare alla raccomandazione per tutti i vaccini fino ad allora obbligatori (all’epoca solo quattro).
Nel 2017 i casi stimati di morbillo sono 2700, età mediana 27 anni. Eppure viene approvata la legge che prevede l’espulsione dall’asilo dei bambini che non hanno seguito la prassi vaccinale. Come mai i 4671 casi del 2011 non hanno destato alcuna preoccupazione e i 2700 del 2017 impongono l’obbligo vaccinale pena l’esclusione sociale? Perché nel frattempo, come si legge dal sito di AIFA, nel già menzionato 29 settembre 2014, l’Italia è stata insignita del titolo di capofila per le strategie vaccinali. il Presidente di AIFA, Pecorelli, così ha commentato: Un importante riconoscimento scientifico e culturale internazionale per il nostro Paese. Il programma della durata di cinque anni prevede la diffusione del protocollo di vaccinazione in ambito nazionale. Il vaccino per il morbillo che deve assicurare una copertura di almeno il 90% nei bambini dei 15 mesi di età, sarà preso come parametro per valutare l’operato dell’Italia nell’ambito della vaccinazione
Il 13 aprile 2016 sul Sole 24 ore esce un articolo a firma Roberto Turno, Glaxo, leader mondiale nel settore vaccini, scommette 1 miliardo sull’Italia. Ecco cosa ha generato la campagna dell’allora Ministro Lorenzin mirata a diffondere panico sul morbillo, mentendo anche sui dati. A questo punto entra in gioco GAVI (Alleanza Globale per le Vaccinazioni), uno degli esempi più noti di partenariato globale fra pubblico e privato, che ha lo scopo di migliorare l’acceso all’immunizzazione per i Paesi in via di sviluppo, nei confronti del quale, come afferma di recente il ministro Speranza, l’Italia ha preso importanti impegni. La forma giuridica di GAVI è una Fondazione privata di diritto svizzero, non costituita in base a un trattato internazionale, quindi è un soggetto privato. GAVI nasce nel 2000 da un’idea della Fondazione Bill & Melinda Gates che offrì 750 milioni di dollari. GAVI è composto da 28 seggi, alcuni sono permanenti, altri a rotazione. Riunisce governi di Paesi in via di sviluppo e Paesi donatori, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef), la Banca Mondiale, l’Industria dei vaccini, la Fondazione Bill & Melinda Gates e altri filantropi privati. GAVI si sostiene tramite finanziamenti diretti e meccanismi innovativi, in buona sostanza, titoli obbligazionari che consentono liquidità. La fondazione Gates è il più grande finanziatore dell’Oms fino a condizionarne le politiche. Indetto nel 2010 da parte della Fondazione Gates il decennio dei vaccini. GAVI e Fondazione Gates, insieme, i due più grandi sovvenzionatori dell’Oms. Un sistema, quello perseguito dalla politica Gates sulla salute, con interventi in senso verticale, ossia contro alcune malattie (quindi attraverso i vaccini) anzicchè in senso orizzontale tramite il rafforzamento del sistema sanitario. Ancora il 78% delle risorse di GAVI è destinato ai vaccini e solo il 10 al sistema sanitario. Questa la politica che ha confermato a Bill Gates il primato di uomo più ricco del mondo e che sta facendo scontare la pena della mancata democrazia a livello sanitario mondiale. L’Italia sostiene GAVI dal 2006, finanziando i suoi principali strumenti. Nel quadriennio 2016/20 annuncia il sensazionale contributo di 120 milioni di dollari. Parliamo di una novità rispetto al passato e parliamo sempre del Governo Renzi.
Dal 2018 in Italia gli Ordini dei medici e le Federazioni nazionali diventano organi sussidiari dello Stato e viene indetto per il medico l’obbligo di attenersi alla ragion di stato. Un medico che sconsiglia un vaccino commette un illecito disciplinare con il rischio di radiazione. La dichiarata adesione dell’Italia a GAVI congiuntamente alla spietata campagna vaccinale sarebbe sufficiente ad istruire un’interrogazione parlamentare urgente che chiarisca quali sono questi accordi internazionali a cui l’Italia ha aderito. Dopo che la federazione medici impedisce il libero esercizio della professione medica nel riconoscimento del nesso causale tra vaccinazione e danno, il cittadino esposto al rischio rimane non tutelato giuridicamente in nome di interessi privati. Nel frattempo parte la campagna mediatica per la vaccinazione che non esclude neanche i metodi più aggressivi, vedi Burioni! Che il Potere protegga se stesso in qualche modo ci sta e per fare questo ha dovuto sottostimare all’inverosimile la maggior parte delle statistiche sulle reazioni avverse.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Vino e cibo durante la pandemia. Incubo lockdown a Natale, mancate vendite di vini e spumanti per non so quanti miliardi, ristoranti che chiudono a raffica, le industrie dolciarie con i magazzini stracarichi di prodotti invenduti e costrette a bloccare le produzioni. In questo contesto si cerca di “programmare la ripresa” quando questo virus lo permetterà. Al momento “rimandiamo” di mese in mese le manifestazioni, gli eventi, pubblichiamo le classifiche dei migliori vini mondiali, dei migliori ristoranti da visitare appena possibile. Poi registriamo notizie divertenti e interessanti, come il “vino novello inglese” e le preparazioni esclusive che fanno viaggiare con il palato come il “fuà” e il caviale albino.
Frammento n. 1
Incubo lockdown a Natale
Comunque vada, qualsiasi decisioni vengano prese nei prossimi giorni, ci dobbiamo rassegnare a festeggiamenti “più intimi”. Ne risentiranno notevolmente i consumi. In particolare per la gastronomia ricercata e “i brindisi augurali”. È la parola “prudenza”, tante volte riecheggiata in questi giorni come consiglio, che influirà negativamente sui consumi. Il settore del vino e degli spumanti sarà il più colpito visto che verranno meno i pranzi e cenoni con più persone, la mancanza degli ordini dei ristoranti ed hotel e i veglioni di fine anno. Senza considerare il mancato turismo invernale interno ed estero. Forse registreremo una tenuta del mercato per i vini di fascia medio-bassa (prezzo) a danno di quella medio-alta che ha sempre trovato un mercato privilegiato durante le festività natalizie e di fine anno.
Frammento n. 2
Le Anteprime slittano tutte!
Arrivano in questi giorni le comunicazioni ufficiali degli “slittamenti” in tarda primavera 2021 delle “Anteprime annuali dei Vini” solitamente programmate dalla fine di gennaio alla fine di febbraio. Anteprima Amarone, Anteprime Toscane (ben 6), Anteprima Sagrantino. C’è chi si consola, come la volpe che, guardando l’uva irraggiungibile, disse: <<tanto sei acerba>>. “Non tutto il male vien per nuocere, i mesi primaverili sono il periodo ideale, non solo per degustare vini più pronti, ma anche per far vivere e visitare gli splendidi territori del vino”. Le nuove date? Si partirà il 14 maggio per terminare il 24 maggio.
Frammento n. 3
Anche gli inglesi adesso producono il “Vino Novello”!
Che gli inglesi producessero vino è risaputo. Fin dai tempi di Roma Imperiale. Sotto il Vallo Adriano le legioni producevano vino. Oggi l’english wine è una realtà che si consolida sempre più in particolare gli sparkling (spumanti) realtà che sta raggiungendo i gradini alti dell’eccellenza. I dati reali 2019 sulla consistenza delle filiera vitivinicola d’oltre manica raccontano che: “gli ettari di vigne sono 3.500 contando ben 770 vignaioli”. Accanto alla produzione di rossi, bianchi, rosé e spumanti non poteva mancare il “Vino Novello”. Per adesso è Simon Day ad averlo prodotto nel suo vigneto a Ledbury, nei pressi del confine con il Galles, da uve Pinot Nero.
Solo una piccola produzione, 2.500 bottiglie, tutta prenotata dalla grande distribuzione Waitrose, che lo ha posto in vendita all’equivalente di circa € 13,00, superiore al prezzo del più famoso Beaujolais Nouveau.
Frammento n. 4
Arrivano le “classifiche” dei vini
Lockdown o non Lokdown le classifiche annuali dei migliori vini a livello mondiale arrivano puntuali ad informare (per chi ci crede), a pilotare gli acquisti (per chi non ci crede). Continuano così i gossip, le invidie, i malumori. Una cosa è certa: sono attese, anzi attesissime e i vari estensori diventano “eroi internazionali”. È il circo vinomediatico che dobbiamo accettare. Al “grido” di tutto fa spettacolo ecco alcune “chicche”: Secondo James Suckling è Chacra Pinot Noir Patagonia Treinta Y Dos 2018 il miglio vino 2020. L’italiano Livio Sassetti Brunello di Montalcino 2016 al terzo posto! Restiamo in attesa della selezione di Robert Parker. Intanto sappiamo che 12 etichette italiane sono nella lista dei 100 migliori vini “discoveries”. Tre siciliani, tre toscani, tre piemontesi, due campani e uno dell’Alto Adige. La saga continua.
Frammento n. 5
Fuà, il foie gras d’autore.
Torchon di fegato d’anatra al naturale (marinato con marsala e una particolare composizione di spezie), Foie Gras con fragoline in mostarda e pepe rosa e Foie Gras con mandarino candito e pepe Timut sono le novità della linea Fiori di Spezie firmata dallo chef Fabio Barbaglini. La complessità aromatica è il filo conduttore dell’intera linea di foie gras e il suo packaging ne rispecchia la cura del dettaglio. Tutto quanto che porta la firma di Fabio Barbaglini fa notizia. Chef tristellato (Guida Michelin), massimi punteggi secondo la Guida dell’Espresso, ambasciatore della cucina italiana nel mondo (naturale concezione del gusto) nel 2017 approda a Firenze dove il progetto Fuà si sta ampliando nella vendita di prodotti di alto livello. Chapeau! (fonte Ufficio Stampa PS Comunicazione).
Frammento n. 6
La novità per il Natale 2020: Caviale Albino.
La location di allevamento: Parco lombardo della Valle del Ticino. Dopo una lunga attesa durata otto anni, la Ars Italica del gruppo Calvisius, ha prodotto il caviale 24K, ottenuto dallo storione “sterleto nella varietà albina”. Storione di piccola taglia, originario dell’Europa dell’Est e della Siberia, si adatta benissimo alle acque dei nostri fiumi settentrionali. Estremamente prezioso con un grano leggero e soave. Sapore leggiadro con sfumature salmastre che svaniscono lentamente sostituite da una dolcezza finale originata da nuances fruttate .Nell’antichità lo storione albino veniva riservato solamente agli Zar. Riporto i contatti per chi volesse ordinarlo.
www.arsitalica.it e This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. (fote Paolo Pojano Ufficio Stampa&Comunicazione)
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Stiamo vivendo uno dei peggiori momenti della nostra storia e ci stiamo rendendo conto quanto l’essere umano sia estremamente fragile di fronte al male sia a livello fisico, psicologico, economico. Il Covid ce lo ha ampiamente dimostrato.
Quando sono arrivate le prime notizie a febbraio di questa pandemia, eravamo tutti estremamente impauriti; non sapevamo cosa fare, come difenderci e quanto sarebbe durato il tutto. I politici e il governo dopo essersi sputati addosso rabbiosi, ogni tipo di decisione, mai completamente accettata da tutti, hanno concluso con alcune norme e restrizioni. Per ogni spostamento era necessaria un’autocertificazione. Tutti con la mascherina, a volte i guanti e con in tasca il disinfettante spesso irreperibile inizialmente nei negozi.
Tantissime le vittime, situazioni portate all’esasperazione; difficoltà a seppellire i morti, medici infettati, infermieri stanchi e provati, volontari in prima linea. File interminabili davanti ai centri commerciali, mascherine aderenti ai volti, fiati corti, paura dello sconosciuto virus.
Alle finestre appuntamenti per cantare unanimi la voglia di farcela, canzoni stonate e lacrime agli occhi. Amici e parenti perduti, genitori morti soffocati in case di cura mai più rivisti. Le giornate di fronte al tg in attesa di notizie migliori mentre invece si parlava solo di numeri e vittime, di dati assurdi, e sofferenza data dall’impotenza di fronte a qualcosa di sconosciuto. Un Presidente che ogni volta riportava dati e scelte da fare, scienziati mai sicuri di niente perché di qualcosa di troppo grande, troppo diverso, troppo sconvolgente stava mietendo vittime mentre noi eravamo e siamo privi di armi per difenderci.
Ma quale è il male maggiore adesso? Cosa è che ci provoca malessere oltre che alle restrizioni, agli allontanamenti da amici e parenti, oltre alla propria libertà e al malcontento economico?
E’ lo scoprirsi deboli di fronte al male, impotenti contro chi non sai come combattere e soli… soli senza realmente qualcuno che possa darci certezze. Non almeno nell’immediatezza. E noi? Siamo migliorati noi? L’essere umano è l’animale meno coerente al mondo; è colui che basa il proprio comportamento a secondo del momento. Se ha paura si sente parte del branco, se si sente forte, diventa dominatore, se accusato addirittura vendicatore. Questa maledetta pandemia è l’unica a essere coerente con se stessa. Uccide chiunque e mina la libertà di tutti. Come ne usciremo da questo virus che ci ha minati fisicamente della libertà e della sicurezza? Soli, poveri, rabbiosi e forse ancora più egoisti se possibile. L’umano difende solo il proprio gregge, degli altri spesso vige il menefreghismo.
Questa maledetta pandemia è l’unica a essere coerente con se stessa. Uccide chiunque e mina la libertà di tutti.
L’egoismo è sempre stata la peste della società e quanto è stato maggiore, tanto peggiore è stata la condizione della società (Giacomo Leopardi)
E’ un dato di fatto che nei vari tg e su numerosi quotidiani pare tutto congelato nella notizia Covid.
Sono scomparse le notizie sulle violenze alle donne che ora più che mai vengono consumate all’interno delle mura domestiche, pare non ci siano altre malattie oltre che l’infezione al Coronavirus; non vengono menzionate le guerre nei luoghi dimenticati dai più, non si fa cenno dei bambini che ogni giorno muoiono per un miliardo di altre infezioni oltre che di fame.
Vi è dolore in tutto il mondo; piaghe continue, orrori, sofferenze. Siamo viaggiatori di un tempo difficile che schiaccia senza pietà e senza guardare in faccia nessuno. Il nostro dolore è forse “pilotato”? Sono le notizie dei giornali e dei media in genere a definire il nostro stato d’animo?
Se da domani alla televisione o nei vari quotidiani si andasse a smorzare le notizie sul Covid, se ne parlassero ogni tanto adducendo solamente i cambiamenti e le novità, vivremmo meglio almeno a livello psicologico? Il terrore psicologico non è modo di fare stampa; la gente ha bisogno di essere informata ma non tediata, ha bisogno di capire ma solo quando si hanno le facoltà di sapere spiegare. L’allarmismo causa confusione, depressione, e crea anche mostri e stupidità come l’esercito dei negazionisti.
Siamo uomini e donne in balìa a una tempesta emozionale e fisica difficile da gestire. Guardiamo dentro di noi e cerchiamo di uscirne forti nonostante le gravi e irrecuperabili perdite di chi ci ha lasciati più soli. Non sarà facile, sarà una salita irta e faticosa, non facciamo che ci manchi il fiato!
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musica e vino (foto bibenda.it) |
Faccio parte, orgogliosamente fino ad esserne presuntuoso, di quella corrente di pensiero che partendo dal Verbo “il vino è materia liquida viva”, si arriva alla definizione “ sintesi dei profumi di tutto ciò che ci circonda, perché ha nella sua natura più profonda le tracce della terra, dei fiori, dei frutti, delle spezie, del mare, della montagna, del vento, della luce e di tante altre cose che nobilmente rappresenta” (Luigi Moio da “Il respiro del Vino”, Mondadori editore).
A sua volta la musica, che cos’è? Un linguaggio umano universale.
L’idea che la musica sia un “linguaggio universale” ha radici antiche e attraversa in maniera più o meno esplicita l’intera storia del pensiero occidentale. Dall'alba dei tempi la musica ha fatto parte dell'essere umano. Essa ci serve per emozionarci, stare insieme.
Il vino, che accompagna anch’esso la storia dell’uomo, è presente nella musica. Mozart lo ricorda come celebrazione, momento di gioia, condivisione, adatto a suscitare colpi di scena. Basti ricordare la celebre frase del Don Giovanni, il dramma giocoso composto nel 1787: “Viva le femmine, viva il buon vino, sostegno e gloria d’umanità”. Vino inteso come esaltazione della vita e delle passioni.
Ma il rapporto tra musica e vino va oltre, nella genesi stessa del nettare degli dei.
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cantina Renzo Marinai (foto aziendale) |
Le fermentazioni, i momenti della nascita, della crescita, della maturità. È proprio nella maturità del vino che la musica incide sul suo definitivo carattere.
Come la musica interagisce con il vino?
Così come la micro-ossigenazione, la tecnica in cui piccole quantità di ossigeno vengono somministrate al vino in modo lento e continuo attraverso le pareti delle barriques o delle botti innescando al tempo stesso reazioni che portano al miglioramento
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Bach sesto concerto brandeburghese |
organolettico, anche alcune melodie ben specifiche con le proprie vibrazioni, riescono ad entrare in contatto con la massa viva, attraverso i pori dei contenitori, aiutandola ad esaltare la sua struttura aromatica conducendola ad uno stato fisico-chimico ottimale prima dell’imbottigliamento e la sua successiva evoluzione.
Vera e propria Fede.
I Templi in Italia dove “si professa” questa religione, riti che coinvolgono l'essere umano nell'esperienza di ciò che viene considerato Verbo, si moltiplicano. Ne riporto tre tra i più conosciuti e visitati.
Cantina Alois Lageder a Magrè sulla Strada del Vino in Alto Adige dove un suono melodioso pervade i locali in cui riposano le barriques. È il Sesto Concerto Brandeburghese di Johann Sebastian Bach che inonda di suoni la cantina stessa, con la proiezione sulle pareti delle immagini ingrandite di alcuni lieviti presenti nel processo di fermentazione.
Cantina La Regola a Riparbella (Pi) dove un suono “trascendentale” contribuisce a rendere l’atmosfera unica. «Questa musica non è causale: emana vibrazioni che contribuiscono al riposo armonico del vino nelle botti». (Flavio Nuti, co-proprietario dell’azienda)
Cantina Renzo Marinai a Panzano nel Chianti (Si) dove “in cantina diffondiamo dolcemente musica di Mozart in sottofondo traendo da essa l’ispirazione che diventa tensione creativa in accordi, in note, in armonia ed è Musica”. (Renzo Marinai).
Doveroso riportare la voce degli scettici, di coloro credenti nell'unica realtà che può veramente essere detta: l’esistenza della materia e tutto ciò che deriva dalla sua continua trasformazione.
“Mi fa sorridere pensare che la musica interagisca con il vino e le vibrazioni possano influire sulle fermentazioni e micro-ossigenazioni”.
“Sono solo trovate pubblicitarie, puro marketing”.
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Mozart sinfonia n. 4 |
“Ci piace parlare del vino come emozione, sensazione, evocazione... ma forse qui si esagera un po'”.
“ serve per impressionare maggiormente i turisti americani e giapponesi”.
“Basta con queste buffonate, dobbiamo fare il vino punto e basta”.
Preferisco rimanere un sognatore, ascoltare il “suono” del vino durante la fermentazione alcoolica e la successiva conversione batterica (conosciuta come malolattica), il gorgheggio della carbonica e il ticchettio del metronomo immaginato all’interno delle botti.
E la musica fantastica che esce dalla bottiglia quando dolcemente il nettare di bacco “scivola” nel bevante?
Una cascata di piacere che varia a seconda della densità o del corpo di un vino.
Voce tenorile (pinot nero), baritonale (Syrah) fino ad arrivare a quella di un basso (il cabernet sauvignon). Senza dimenticare il cool jazz (Jazz freddo), quello ritmato dalle spazzole sui tamburi di una batteria, che si percepisce dal perlage di uno champagne. Solo immaginazione?
Il filosofo Schopenauer ebbe a dire:<< “L’Architettura è Musica solida. Noi oggi, per altro verso, riteniamo che il Vino sia Musica Liquida”. Ne ha ragione da vendere il filosofo tedesco!
Due importanti uomini del vino viennesi, Thomas Koeberl e Markus Bachmann, hanno dimostrato che Mozart non fa bene solo all’anima ma anche al vino. A seguito dei loro studi hanno brevettato col nome di “Sonor Wines”, la loro scoperta musical-enologica.
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cantina La Regola (foto Giorgio Dracopulos) |
La Sinfonia n. 41, per esempio, porterebbe un beneficio eccezionale durante la fermentazione. La loro certezza: <<Il sapore del vino cambia, diventa più buono e raffinato>>. Ed io ci credo.
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cantina Alois Lageder (foto aziendale) |
<<Ecco perché con Mozart e Bach il vino migliora>>. Parole di Peppe Vessicchio il conosciutissimo musicista, direttore d’orchestra, che recentemente ha abbandonato i palcoscenici ritirandosi nei suoi vigneti, nelle sue cantine a far ascoltare la musica alle sue viti prima e ai suoi vini dopo.
<<Alcune frequenze sono in grado di intervenire sui composti del vino. Le onde sonore lo influenzano sia sul piano organolettico sia su quello dei suoi legami chimici. Del resto “tutta la materia è frequenza”. Credo che le note di una polifonia siano come elementi chimici con specifiche valenze e quando i legami sono giustamente rispettati ne viene fuori un composto, una medicina che interagisce con le nostre cellule, con gli atomi da cui siamo costituiti, influenzando le loro funzioni».
Ecco la chimica musicale di Peppe Vessicchio: Il suono, le viti, Bach e Mozart. La mia vita in ascolto dell’armonia naturale.
“Vini solisti e vini orchestrali”
In mio aiuto, ancora una volta, Luigi Moio, professore ordinario di Enologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Nel suo ultimo libro “Il respiro del Vino”, parla di Orchestra Olfattiva e immagina musicisti che suonano strumenti musicali odorosi (un fiore, un frutto) in modo da produrre “Suoni Odorosi” mentre un solista guida la melodia olfattiva.
Musica e Vino, indimenticabile piacere.
Urano Cupisti
Se, nella fase pre-moderna le campagne elettorali erano condotte quasi esclusivamente dai partiti politici attraverso la stampa di partiti e la partecipazione di volontari, nella fase post-moderna si assiste ad un radicale e continuo mutamento della comunicazione. Si assiste ad una sorta di rivoluzione copernicana dello stile comunicativo. Come nella rivoluzione copernicana il sole viene posto al centro del sistema solare, così nella politica il candidato diventa il fulcro delle attività di propaganda politica. Questo processo è stato avviato ed accelerato dall’uso sempre più insistente dei mass media. I partiti hanno iniziato ad assumere un ruolo marginale in favore del leader che si presenta, in televisione e sui social media, come rappresentante di valori ed ideali piuttosto che di programmi politici. Questi ultimi sembrano assumere un ruolo di secondo piano, ciò che spinge gli elettori a votare un candidato è dettato dalla reazione emotiva suscitata dallo stesso che dal programma.
Per realizzare una comunicazione efficace il candidato si avvale dunque della figura dello spin doctor (consulente politico), che guida ed indirizza le azioni del candidato per attuare una strategia comunicativa.
Un tipo di strategia politica di successo, tanto per il candidato quanto per le imprese e le aziende, è quella definita “storytelling”.
Lo storytelling è un racconto narrativo costruito sulla base di ideali e valori che si vogliono trasmettere agli elettori ed ai consumatori. La strategia risulta essere efficace sia sul piano politico che aziendale. Il partito, come l’azienda, fa capo al leader la cui reputazione e credibilità creano ripercussioni sul soggetto di riferimento.
Il 71% dei consumatori dichiara di aver acquistato beni e servizi dell’azienda che più riflette i valori in cui credono. La credibilità è dunque un concetto strettamente collegato a quello di reputazione che deve essere costantemente gestito al fine di migliorare la propria carriera ed evitare di comprometterla e la politica è diventata anch’essa, attraverso i mezzi di comunicazione, soggetta alle regole di marketing, tanto da poter parlare di “marketing politico”.
La strategia di storytelling risulta essere efficace se proveniente da un’unica voce, se dunque a parlare è il candidato a nome del partito e non l’intera istituzione politica. Si è assistito dunque al processo di personalizzazione della politica che ha portato a proporre il politico come brand.
Il candidato, per massimizzare le possibilità di successo, deve seguire le logiche e le regole di mercato, posizionandosi in maniera strategica nello scenario politico attraverso un processo di analisi dell’elettorato allo scopo di individuare gusti e preferenze degli elettori.
Si assiste così ad una segmentazione dell’elettorato per realizzarne i contenuti politici, confezionati appositamente per essere rivolti ad una determinata fascia di persone. Creare contenuti senza tenere conto delle richieste dell’elettorato risulta essere svantaggioso nella conquista e/o mantenimento del successo.
Le campagne elettorali, un tempo definite in un arco temporale antecedente alle elezioni, hanno anch’esse risentito dell’attività mediatica. Essere presenti quotidianamente sui social comporta essere in uno stato di “campagna elettorale permanente”.
I contenuti devono essere dunque studiati in modo da attrarre un maggior numero di interazioni. I volontari, attivi nelle campagne elettorali pre-moderne, adesso sono attivisti sui social come Facebook e Twitter.
Le condivisioni, i commenti, le “impressions” permettono al post, creato dal candidato, di raggiungere un vasto numero di elettori in pochi secondi. La politica dei click non deve essere sottovalutata, anzi, deve essere sfruttata.
I social media hanno modificato la comunicazione, rendendo immediata la divulgazione di notizie, di momenti di vita quotidiana che permettono di instaurare una relazione emotiva sempre più efficace.
La sua funzionalità deriva dal continuo perfezionamento delle piattaforme e dagli strumenti messi a disposizione dalle pagine Facebook, dagli insights su Instagram, dal numero di visualizzazioni su Twitter.
Tutti i social media permettono una visione sempre più dettagliata di dati, riuscendo ad identificare in maniera sempre più minuziosa il target di utenti.
L’avvento del 5G porterà ad un ulteriore perfezionamento tecnologico tanto da identificare con precisione cosa il consumatore vuole ed addirittura prevedere cosa potrebbe volere in futuro. Alle stesse regole di mercato sarà e potrà essere soggetta la politica.
Seguire strategie di marketing a livello politico significa anche saper sfruttare quello che il mercato offre e quello che prospetta maggior profitto.
I politici dovrebbero saper fare appello agli influencer o a coloro che detengono migliaia e migliaia di follower sui social.
Come le aziende contattano gli influencer per promuovere un prodotto che, nel giro di poche ore diventa sold out, anche i politici potrebbero sfruttare la visibilità di questi per avere una maggiore risonanza mediatica ed un allargamento consenso elettorale.
Negli Stati Uniti alcuni candidati, in occasioni delle presidenziali, hanno fatto loro appello, riscuotendo molto successo ed aumentando in maniera esponenziale il loro seguito.
La politica è tanto più efficace quanto più è al passo con i tempi.
Il documento che segue, è stato elaborato, a seguito di una accurata ricerca, da quattro scienziati cinesi, aderenti all'ufficio “Rule of Law Society & Rule of Law Foundation, New York, NY, USA”, ed è pubblicato on-line (scaricabile in pdf) su numerosi indirizzi web.
Si tratta di un documento di assoluto valore, di 33 pagine, a carattere eminentemente scientifico, con 123 note a margine - che rimandano ad altrettanti studi scientifici - il quale si ripropone di fare chiarezza e luce sulla vera origine del Sars-CoV-2.
La pagina creata da Wikipedia, al fine di smentire le parole del professore Li-Meng Yan, uno dei 4 autori del documento, riporta come fonti della creazione della pagina, della nota enciclopedia web, degli autori con dei particolari pseudonimi, i quali fanno presto capire che si tratta 1) di bot (robot informatici automatizzati) 2) di autori irreperibili, non identificabili in alcun modo, salvo in un caso, in cui si possono individuare alcune informazioni, ma mai comunque un nome, un cognome, una mail di riferimento.
Cose che sono invece presenti e pubblicate dagli autori del suddetto paper, e che non possono dare adito a dubbi, non tanto in merito alla validità del loro lavoro - sul quale, invitiamo chi ne ha le competenze a pronunciarsi - quanto sul tentativo, onesto, di diffondere pubblicamente una ricerca, esponendosi a critiche.
Quella che segue qui sotto, è la traduzione della prima pagina del documento, il sommario.
Questo accessibile a tutti.
La restante parte del documento, in inglese, può essere letta e valutata invece solo da biologi, medici e altri scienziati o studiosi, che possono fornire - li invitiamo proprio con questo articolo a farlo - un parere, al fine di aiutarci a fare luce sulla vicenda più rilevante del nuovo millennio.
https://www.researchgate.net/publication/344545028_SARS-CoV-2_Is_an_Unrestricted_Bioweapon_A_Truth_Revealed_through_Uncovering_a_Large-Scale_Organized_Scientific_Fraud
TITOLO
Il SARS-CoV-2 è un'arma biologica uscita dal laboratorio
Una verità rivelata attraverso la scoperta di una frode scientifica organizzata su larga scala.
dei dottori:
Li-Meng Yan (MD, PhD)
Shu Kang (PhD)
Jie Guan (PhD)
Shanchang Hu (PhD)
Rule of Law Society & Rule of Law Foundation, New York, NY, USA.
Per corrispondere : This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Sommario:
Due possibilità dovrebbero essere considerate per capire l'origine del SARS-CoV-2: evoluzione naturale o creazione in laboratorio.
Nel nostro precedente rapporto intitolato "Caratteristiche insolite del genoma di SARS-CoV-2, che suggerisce una sofisticata modificazione di laboratorio, piuttosto che una sua evoluzione naturale e definisce la probabilità di una sua via di sintesi”, abbiamo smentito la possibilità che il SARS-CoV- insorga naturalmente attraverso l'evoluzione ed è stato invece dimostrato che SARS-CoV-2 deve essere stato un prodotto di modifiche fatte in laboratorio.
Nonostante questo e sforzi simili, la teoria della creazione in laboratorio continua a essere minimizzata o addirittura messa da parte.
Questo avviene fondamentalmente perché la teoria dell'origine naturale rimane supportata da diversi nuovi coronavirus pubblicati dopo l'inizio dell'epidemia.
Questi virus (il RaTG13 coronavirus-da pipistrello; una serie di coronavirus da pangolino e il RmYN02 coronavirus da pipistrello), secondo quanto riferito, condividono un'omologia di sequenza con il SARSCoV-2 e hanno complessivamente costruito un percorso apparentemente plausibile per l'evoluzione naturale del SARSCoV-2.
Qui, tuttavia, utilizziamo analisi approfondite dei dati e della letteratura disponibili, per dimostrare che questi nuovi coronavirus animali non esistono in natura e le loro sequenze sono state fabbricate. Inoltre, forniamo anche i nostri approfondimenti sull'ipotesi che il SARS-CoV-2 possa aver avuto origine, naturalmente, da un coronavirus che ha infettato i minatori del Mojiang.
La rivelazione di queste fabbricazioni di virus rende la teoria dell'origine naturale del covid infondata.
Inoltre rafforza la nostra precedente affermazione che il SARS-CoV-2 sia un prodotto di modifiche di laboratorio, che possono essere create in circa sei mesi, utilizzando un modello di virus di proprietà di un laboratorio dell'Esercito Popolare di Liberazione (PLA).
Il fatto che la fabbricazione di dati sia stata utilizzata per nascondere ulteriormente la vera origine della SARS-CoV-2 implica che la modifica di laboratorio qui vada ben oltre la semplice funzione di ricerca.
La portata e la natura coordinata di questa frode scientifica, indica il grado di corruzione in settori della ricerca accademica e della sanità pubblica.
Come risultato di tale corruzione, sono stati fatti danni sia alla reputazione della comunità scientifica che al benessere della comunità globale.
È importante sottolineare che, sebbene il SARS-CoV-2 soddisfi i criteri di un'arma biologica del PLA, il suo impatto va ben oltre ciò che viene concepito per una tipica arma biologica.
Inoltre, i documenti indicano che lo scatenamento di questo patogeno “armato” (arma di bioterrorismo) sarebbe intenzionale piuttosto che accidentale.
Definiamo quindi il SARS-CoV-2 come un'arma biologica uscita dal laboratorio e l'attuale pandemia come il risultato di guerra biologica, di fatto attuata.
Suggeriamo inoltre che dovrebbero essere condotte indagini sul governo e sulle persone, per individuare i responsabili di questo brutale attacco alla comunità globale.
continua
https://www.researchgate.net/publication/344545028_SARS-CoV-2_Is_an_Unrestricted_Bioweapon_A_Truth_Revealed_through_Uncovering_a_Large-Scale_Organized_Scientific_Fraud
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Ingresso alla masseria |
“Tutti i salmi finiscono in gloria”. È accaduto di recente durante il tour organizzato in Campania da VinovagandoTour, parte integrante della community Vino una Passione che dirigo ormai da quindici anni.
Era prevista una cena presso l’Antica Masseria Venditti a Castelvenere provincia di Benevento.
Al mattino visita dell’azienda vinicola condotta da Nicola Venditti e la sera “assaggi dalla cucina” di Donna Lorenza Vessillo Venditti, cuoca pittrice.
Serata caldamente auspicata, sostenuta, necessitata da Nicola per dare un quadro il più completo possibile della realtà del Sannio. Cibo, vino, storia e accoglienza.
Devo dire che Nicola, Donna Lorenza, i figli e lo staff sono riusciti nell’intento di trasmetterci questi valori, beni, ricchezze.
Avendone avuto la possibilità sarebbe stato auspicabile una sosta di almeno una settimana in questa
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dipinto di Donna Lorenza |
“masseria” posta alle porte di Castelvenere, borgo un po’ defilato rispetto ai circuiti più battuti. Una autentica pausa rilassante.
Dormire nell’agriturismo annesso, fare colazione nella struttura all’aperto con vigneti come sfondo a ricordare l’attività vitivinicola, attendere l’ora di pranzo e cena coccolati dalla cucina territoriale di Donna Lorenza.
E nelle ore libere da questi appuntamenti altamente “goduriosi” calpestare le vigne con Nicola, prendere parte alle sue “lezioni” nel vigneto didattico o seguire Donna Lorenza nella sua passione di pittrice.
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pasta alla genovese |
Crescita intellettuale assicurata. Nicola aspettami, chissà che non possa accadere.
Ma torniamo alla cena. Un ambiente accogliente, rustico quanto basta per creare la calda atmosfera amichevole e familiare. Quest’ultima come valore aggiunto.
Ai fornelli Donna Lorenza coadiuvata dai figli e donne di casa a preparare i piatti gustosi basandosi su ingredienti di provata genuinità.
Cucina ispirata alla tradizione, prodotti del circondario e dal fornitissimo orto di casa. Percorso dei piatti stabiliti in accordo con il marito Nicola. Piatti ben fatti , dai sapori equilibrati che hanno soddisfatto tutti per presentazione e gusto.
E dei vini ne vogliamo parlare. Durante la serata, sono continuati gli assaggi del mattino. Bottiglie particolari, custodite per gli “eventi e amici speciali” (l’accoglienza sannita). Ed a concludere l’immancabile “nocino” fatto da loro.
Piatti e vini in abbinamento:
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brasato all'aglianico |
- Broccoli selvatici e pane raffermo abbinato a Assenza Falanghina 2017 e Vient e Voria bianco 2017
- Antipasti misti di prodotti locali abbinati a Bacalát bianco
- Panzanella sannita con taralli abbinaa a Vandári bianco
- Pasta alla genovese abbinata a Bacalát
- Brasato all’Aglianico abbinato a Bosco Caldaia 2011
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vini in abbinamento |
- Contorni di verdure dell’orto
- Formaggi sanniti dove abbiamo apprezzato sia il Bacalát che il Mari bianco
- Tortina con marmellata di uva fragola (dalla pergola della masseria) con Nocino
Donna Lorenza cuoca per arte. Nicola Venditti vinaiolo per amore.
Nel tentativo di fare chiarezza su quello che ormai è divenuto il grande equivoco del mondo, il dott. Franco D’urso, pediatra che da 45 anni studia medicina - come lui stesso tiene a sottolineare- si sta spendendo in favore di una campagna di informazione che, al di là di qualsivoglia etichettatura, persegue solo lo scopo di liberare dal terrore e dal terrorismo COVid che i media stanno esercitando in maniera spietata da parecchi mesi ormai, per qualche non meglio identificato scopo di profitto. Virali i suoi video su YouTube che hanno registrato qualche milione di visualizzazioni, con ottima percentuale di condivisioni. Segno che qualcosa comincia a mutare nella percezione delle coscienze. Ma come spesso accade in casi come questo, ad ogni azione corrisponde sempre una reazione ed ecco, quindi perentoria la CENSURA con conseguente blocco del canale.
“Verità che fanno male al Pensiero Unico” così risponde secco il dott. D’Urso alla domanda sul perché dei problemi avuti sul web.
COVid-19… partiamo anzitutto dalla nomenclatura: da “nuovo coronavirus” a “2019-nCoV”, ora coesistono COViD-19 e SARS-CoV2. Una confusione già nel nome, quindi, per quanto riguarda il fantomatico Virus, “scoperto” a Wuhan a quasi un anno da oggi.
COVID19 e SARS-COV-2 sono la stessa cosa. In COVID-19, CO sta per corona, VI per virus, 19 per l’anno in cui si è palesato. Mentre SARS-COV-2 è la malattia respiratoria acuta da coronavirus che va distinta dalla SARS-COV1. Quindi, sostanzialmente i primi due termini indicano la stessa cosa.
Quindi, dopo aver fatto chiarezza circa il nome, vorrebbe spiegarci, alla luce delle sue conoscenze, da un punto di vista medico, la reale carica letale di COVID-19?
Chiariamo anzitutto che il Virus esiste (a scanso di equivoci!) ed è della famiglia “coronavirus” alla quale appartengono tanti altri virus della stessa specie, ad esempio quelli responsabili dei comuni raffreddori. Nella fattispecie, il coronavirus responsabile della cosiddetta pandemia aveva una forte capacità e straordinaria infettività (passaggio da uomo ad uomo) ma come tutti i virus RNA possiede la capacità di mutare la sequenza nucleotidica molto rapidamente. Questa capacità di mutamento ne determina l’appiattimento della virulenza (questo lo sanno bene i virologi che hanno usato lo stesso meccanismo in laboratorio proprio per attenuare la virulenza dei vaccini), praticamente, più si diffonde il virus da individuo ad individuo e più la sua carica virale diminuisce. Cosa ampiamente dimostrata anche dai fatti di questi giorni. Non dimenticando peraltro gli errori sanitari dei giorni dell’emergenza che sono stati la prima vera causa di mortalità.
A circa sette mesi dall’imposizione della fantomatica mascherina, stiamo assistendo ad un vertiginoso aumento dei contagi. Due i capi d’accusa del giallo COVID: Mascherine e Tamponi. Quale dei due sistemi più fallace dell’altro?
Il tampone non è assolutamente un metodo diagnostico attendibile perché esso permette di rilevare e identificare non tanto la presenza del virus completo ma solo dei pezzi di genoma, sarà poi il numero di volte che pezzi di RNA del virus saranno trasformati in DNA a determinare o meno la positività del paziente. Da precisare che questo numero è del tutto arbitrario (ossia a discrezione di chi esegue il test in laboratorio), quindi se si vuole necessariamente ottenere un risultato positivo basta incrementare il numero delle sequenze. E il gioco è fatto!
Oltretutto Positivo nel 95% dei casi sta a significare che è Solo un Asintomatico, NON MALATO che sarà stato a contatto col malato. Da qui la spiegazione logica per cui vi sono molti positivi asintomatici perché il virus essendo presente non intero è estremamente debole, molto probabilmente “spappolato” dai nostri Linfociti Killer ossia il naturale vaccino posseduto dalle nostre difese immunitarie. Positivo al coronavirus quindi è definizione alquanto ambigua ed aleatoria perché potrebbe stare a significare il contatto con qualunque virus della famiglia Coronavirus (non COVID19) inattivato e spezzettato dal proprio sistema immunitario che ha lasciato circolare pezzi di genoma all’interno del corpo.
Esistono circa 75 tipologie di tamponi, non sono quindi unici ed omologati.
Per quanto riguarda le tanto osannate mascherine, parimenti al vaccino, NON SONO ASSOLUTAMENTE EFFICACI perché il virus ha dimensione 12 nano metri (un nano metro è un milionesimo di millimetro) sarebbe come pensare di proteggerci dalle zanzare tramite un cancello a sbarre. Per non parlare della potentissima carica batterica e virale sprigionata all’interno della mascherina qualora si dovesse prolungare l’uso della stessa per più di qualche ora. Inoltre, non respirando bene ( E QUESTA E’ LA COSA PIU’ GRAVE) il sistema respiratorio riassorbe gran parte dello scarto respiratorio con conseguente aumento di CO2 nel sangue ed acidità metabolica, provocando un aumento del Ph acido del sangue, condizione, questa, che favorisce l’attecchimento e la proliferazione di cellule cancerogene. Per non soffermarsi sui più “banali” disturbi quotidiani quali mal di testa, tachicardia, disturbi generici con alterazioni via via sempre più gravi, ansia, stress e nervosismo.
Ultimo in ordine di domanda ma sicuramente tra i primi per importanza, il miracoloso Vaccino che tutta l’umanità sta aspettando.
La sperimentazione di un vaccino è pretesa più insensata che inesaudibile alla luce delle argomentazioni fin qui esaurientemente svolte. E’ impossibile pensare ad un vaccino per un virus che muta continuamente pelle, le sequenze trovate in un anno hanno raggiunto l’enorme numero di 70 mila! Siamo di fronte ad un business di portata esorbitante che cura gli interessi di Big Pharma. Basti pensare il costo del vaccino (0,50 cent) al costo unitario al pubblico di 35/50 euro minimo. Oltretutto, in termini più generici, i vaccini contengono sostanze dannosissime per il nostro sistema immunitario che è appunto il principale deputato a difenderci dalle aggressioni e dall’aggressività di virus e batteri. I vaccini di nuova sperimentazione contengono sostanze che interagiscono con la tecnologia del 5G con lo scopo di controllare e modificare il nostro patrimonio genetico. Il premio da spartire fra gli operatori sanitari per la diffusione della campagna vaccinazione ha raggiunto cifre incalcolabili.
Per tutto quello che dico e affermo risulto scomodo a YouTube e Facebook che invece vogliono tutti allineati al Pensiero Unico Mondiale seguendo la dittatura dell’ignoranza e il potere della Finanza.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Ma è lokdown o non lo è? “Chiudere tutto significherebbe dare un colpo duro all’economia. Negozi aperti, bar e ristoranti, se pur in orari limitati, pure. Però non uscite di casa”. C’è qualcosa che non torna o, per alcuni, torna, eccome. E il comparto del vino, cibo, enoturismo torna in sofferenza. I ristoranti reinvestono in pranzi e nel servizio a domicilio, le aziende vinicole propongono sconti su sconti, televendite e vendite a distanza. Gli agriturismo offrono fine settimana a prezzi stracciati mentre tutti stiamo davanti ai televisori ad aspettare cosa fare. In questo marasma comunque le notizie dal nostro mondo non mancano. Le riporto commentandole come se nulla stesse accadendo. Non molliamo.
Frammento n. 1
Vendemmia 2020 ottima nella qualità
Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini ci confortano. La vendemmia 2020 ha mostrato il meglio di sé. Uve di altissima qualità a scapito della quantità. Personalmente il primato mondiale di produzione mi ha sempre lasciato indifferente ritenuto elemento non qualificante. L’ottima qualità sarà il valore aggiunto. Ora attendiamo “grandi vini”. La natura ci ha dato una grande mano. A noi non tradirla.
Frammento n. 2
Progetto vino a Pianosa.
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Pianosa |
È stato battezzato Progetto Pianosa. Direi Ri-progetto Pianosa visti i precedenti tentativi sostanzialmente “naufragati”(termine consono ad un’isola). La motivazione: reinserimento sociale e rieducazione ad antichi mestieri. Coltivare uva e produrre vino è uno di questi. Firmato, in questi giorni, il protocollo d’intesa tra Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria (Dap) e Comune di Campo nell’Elba. Ricordo male o anche i Frescobaldi, dopo il loro progetto Isola della Gorgona, iniziarono nel 2016 un programma simile a Pianosa? Come è finito? Pianosa dopo secoli e secoli forse ri-tornerà ad essere un luogo vitivinicolo. La riflessione: serve formazione in aula e sul campo con la scelta mirata per la selezione dei vitigni consoni ad un terroir marino spazzato da tutti i venti (isola pianeggiante senza alcuna barriera difensiva). Immagino filari molto bassi, potature adeguate e disposizioni delle piante a seconda delle varie “vene” dei terreni disomogenei presenti. Se l’accordo è finalizzato ad ottenere il “vino del contadino”, questa rimane solo una notizia socialmente auspicabile. Se si vuole ottenere il ritorno alla produzione nel ricordo di quanto fatto nell’antica Roma, la notizia diviene doppiamente interessante e rimaniamo tutti fiduciosi di bere tra qualche anno, il vino di Pianosa. Però, visti i precedenti tentativi, mi sia permesso e concesso di essere scettico.
Frammento n. 3
È in uscita il Prosecco Rosé.
C'è il via libera dall'Unione europea: sì al Prosecco Rosé. Prime bottiglie a fine dicembre. Lo rende noto la Coldiretti nell'annunciarne l'avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea C 362/26. L'obiettivo è il 10% della produzione, ovvero 50 milioni di bottiglie di prosecco rosé da immettere sul mercato. La Doc Prosecco, dunque, potrà esportare l’ultimo nato di famiglia, il Prosecco Doc Rosé. Si tratta di circa 20 milioni di bottiglie di color rosa tenue, in parte già distribuite entro i confini nazionali tra settore Horeca (ristorazione) e Gdo (grande distribuzione organizzata) che ora potranno raggiungere anche i principali mercati esteri, dai quali il Consorzio si attende le maggiori soddisfazioni. E poi c’è Prosekar (termine sloveno ad indicare le produzioni da vitigno glera nei dintorni della cittadina Prosecco alle porte di Trieste, che rivendica la paternità del nome). Ne vedremo delle belle e da parlarne.
Frammento n. 4
L’evoluzione della specie. Vi.Te. e VinNatur insieme.
Avvicinamento, avvenuto questa estate, tra le due associazioni più importanti nell’aggregazione dei vignaioli “naturali” in Italia: VinNatur e Vi.Te – Vignaioli e Territori.
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i vignaioli "naturali" |
Angiolino Maule e Gabriele Da Prato, presidenti delle due associazioni, con l'obiettivo di gettare le basi per un percorso condiviso. Quando si può parlare di vini autentici? Quando un vignaiolo può dirsi veramente tale, al di là di mode e progetti commerciali? La volontà di dare un primo segnale concreto e chiaro si è tradotta nell’idea di un evento congiunto (quando sarà possibile, Covid-19 permettendo), fuori dagli abituali e classici incontri vinicoli, che possa anche dare un messaggio di positività e speranza al settore. C'è chi lo definirà "ritorno", chi "evoluzione", e chi ancora "rivoluzione". L'attenzione sarà volutamente rivolta ai vignaioli naturali (!), prima che al vino (affermazione che ha il sapore di sfida). La decisione, da parte delle due associazioni, di percorrere una strada comune, mette in relazione oltre trecento vignaioli e le loro aziende, che con un'unica voce potranno finalmente affermare tutto questo con ancora più chiarezza e determinazione. La sentirete presto (dicono loro). Siamo impazienti per l’evoluzione di questa specie. I vignaioli naturali.
Frammento n. 5
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Carlo Cracco (a sin.) e Luca D’Attoma |
Carlo Cracco sceglie Luca D’Attoma
Carlo Cracco affida l’Azienda Agricola Vistamare - nuovo progetto dello Chef Carlo Cracco e della moglie Rosa Fanti – all’enologo Luca D’Attoma. L’azienda sorge su una collina a Santarcangelo di Romagna (Rimini). Un piccolo gioiello con 5 ettari di vigneto. “Sono molto felice di aver l’occasione per potermi misurare con una persona di grande talento come Carlo Cracco”, racconta l’enologo Luca D’Attoma che conosce bene l’entroterra romagnolo - collaborando già con altre due realtà come San Valentino e San Patrignano - e sa che si tratta di un territorio ancora poco conosciuto ma con un potenziale enorme dal punto di vista agroalimentare ed enologico. Carlo Cracco afferma:”proprio per il vino, mi sono affidato a Luca D’Attoma, grande professionista e conoscitore di vino, per cui nutro da sempre una profonda stima”. Due vini saranno imbottigliati prima della prossima vendemmia. Un vino rosso che vede Sangiovese di Romagna in preponderanza, con piccole percentuali di Cabernet Sauvignon, Lambrusco e Trebbiano. Un Vino bianco composto invece da quattro vitigni: Rebola, Pagadebit, Albana di Romagna e Trebbiano della fiamma. Ambedue ad esaltare le caratteristiche del terroir, senza aromi fermentativi e con profumi decisi.
Frammento n. 6 (Il ristorante scelto).
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Ristorante Pipero |
Pipero, stella di Roma.
Alessandro Pipero stella Michelin a Roma. Si definisce simpatico preferendo il contatto con le persone e le belle donne. Piaccia o non piaccia, sono così. Dopo diverse location è sicuro di aver trovato quella giusta. Sotto le mentite spoglie di un menestrello nasconde quelled’istrione, della buona tavola, con una personalità arguta e lungimirante, conoscendo bene il servizio, l'arte dell'accoglienza e dell'ospitalità. Camerieri si diventa non si nasce, servire è un'arte suprema. La sua forza? La compattezza e coesione con il suo team di sala. Unico obiettivo:lasciare un ricordo indelebile a tutti gli ospiti. Chef Ciro Scamardella “Tra i fornelli mi sento come un compositore. La genovese di polpo in raviolo è la mia portata di punta. Mi piace ricercare l’equilibrio abbinato all’emozione”.
Pipero Roma
corso Vittorio Emanuele II, 250 - Roma
T. 339 7565114 - 06 68139022
www.piperoroma.it
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Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
All’Angelus di domenica 25 ottobre, Papa Francesco ha annunciato la nomina di tredici nuovi cardinali.
“Tra essi sei sono italiani: ed è insolito che una metà siano nostrani. S’accrescono le modalità di uscita dalle regole tradizionali nella scelta dei ruoli e delle sedi, uscita praticata da Francesco fin dal primo concistoro, nel gennaio del 2014”, ha commentato il decano dei vaticanisti italiani Luigi Accattoli. Per altri, invece, la notizia segna anche il proseguimento di una secca reazione, da parte di Francesco, alle voci che parlavano di un indebolimento del suo Pontificato durante il coronavirus, dopo lo scandalo finanziario vaticano e la pubblicazione dell’Enciclica Fratelli Tutti, l’indizione del Concistoro segna quindi un nuovo cambio di passo.
Ma andiamo per ordine. Nessun indebolimento ha causato il recente scandalo che ha fatto capo alla destituzione del cardinale Beciu. La fermezza del Pontefice nella volontà di “mettere ordine” nelle cose della Chiesa e di bandire una volta per tutta la corruzione dalla Casa di Dio è dopotutto cosa che ha contraddistinto tutto il suo operato fin dal’inizio della sua salita al Soglio di Pietro. Come anche la scelta operata dallo stesso Conclave che lo ha selezionato e voluto, prendendolo da lontano ed appartenente all’antica e nobile stirpe ecclesiale dei gesuiti. Tanto è vero che nei corridoi dei sacri palazzi, il giorno dopo del suo “Abemus Papam”, già mormorava: “è arrivato il «liquidatore» del disordine“.
Ciò che invece salta al’occhio, anche del più sprovveduto commentatore di cronache vaticane, è che dei 6 nuovi cardinali italiani, sui 13 nominati, due abbiano stretta “confidenza” con il Santuario della Madonna del Divino Amore. Si perché nello scandalo che ha travolto Beciu, coesiste un secondo “affaraccio” non meno peccaminoso del precedente, anzi per certi versi…. , ben peggiore.
Ci riferiamo alla paventata canonizzazione (proprio sotto la diretta responsabilità del cardinale Beciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi) di don Umberto Terenzi, l’artefice nel 1959 del collocamento dei microfoni nel confessionale, foresteria e cella di Padre Pio, per spiarne l’operato. Un sacrilegio che negli anni sessanta fece gridare allo scandalo religioso alla stampa di mezzo mondo.
Fummo proprio noi, da queste pagine lo scorso giugno, gli unici a protestare (vedi articolo) per l’impropria elevazione del personaggio a “servo di Dio”.
Don Terenzi complice dei frati cappuccini nello scandalo Giuffré, tradì la fiducia, l’amicizia e la sua stessa consacrazione sacerdotale, a danno di chi Santo lo era veramente: Padre Pio.
Dunque l’elevazione a cardinale di Mons. Marcello SEMERARO (Vescovo di Albano e Segretario del Consiglio dei Cardinali) e la nomina, dello stesso, a Prefetto della Sacra Congregazione delle Cause dei Santi, in sostituzione del destituito Beciu ; come anche l’elevazione a cardinale di Mons. Enrico FEROCI ( Direttore della Caritas) e la sua nomina a Parroco del Santuario della Madonna del Divino Amore di Castel di Leva, ci inducono, gioco forza per diritto di cronaca, a pensare.
A pensare e dedurre che il nostro amato ed illuminato Pontefice, Papa Francesco, agendo con tempestiva risoluzione, abbia messo in salvo lo spirito di fede di milioni di credenti, devoti alla tradizione dei Santi e …., come anche a quella vastità di numerosi terreni, donati per grazia ricevuta, dagli innamorati di fede della Madonna del Divino Amore che trovarono salvezza da morte certa nel’ultimo conflitto Mondiale.
E’ uscito dalla porta principale anche se nella sua vita non si era mai sopravvalutato.
E’ morto il giorno del suo compleanno, il 2 novembre, giorno che commemora i defunti. Una “mandrakata” per usare la parola ormai cult degli anni settanta estrapolata dal film “Febbre da cavallo” interpretata da “Gigi”. Gigi il maestro, Luigi Proietti classe 1940.
Non parleremo di lui e di cos’era, tutti lo sanno, non faremo lodi alla sua bravura né tesseremo parole per quanto fu estesa la sua arte. Fu direttore artistico, regista di opere liriche, regista teatrale, regista televisivo, attore, cantante, musicista, doppiatore, suonava il pianoforte, il contrabbasso, la fisarmonica, la chitarra.
Attore di cinema, di teatro, di televisione, mattatore e show man, ironico, comico, mai prevedibile. Dai primi anni 60, iniziò anche a doppiare, dai cartoni animati della Warner Bros a grandi attori come: Marlon Brando, Richard Burton, Dustin Hoffman, George Segal, Robert De Niro, Silvester Stallone e tanti altri.
Si cimentò persino con la poesia componendo sonetti pubblicati negli anni ‘90 sul Messaggero e pubblicò il “Decamerino”Novelle dietro le quinte (Rizzoli 2015)
Scrisse libri ricchi di aneddoti, dove raccontava i retroscena nei vari teatri, di quei camerini dove cipria, costumi e parrucche riempivano ogni spazio. Scrisse di Roma, dei suoi personaggi, ne scrisse con amore, dolore, ricordo e tanta vita da rievocare. Un grande attore ma non solo, un grande protagonista, un ballerino, una macchietta, un saltimbanco, un mondo di arte da condividere con chiunque.
Luigi Proietti non rinchiuse in sé la sua bravura e la sua esperienza: volle giovani da indottrinare, ragazzi da fare crescere artisticamente e là dove trovava talento, spremeva fino in fondo per fare venire fuori da loro l’essenza dell’uomo o della donna per farli salire capaci, sul palco polveroso del teatro.
Laboratorio di Esercitazioni Sceniche nasce nel 1978 sotto la direzione artistica di Luigi Proietti e di Sandro Merli presso il Teatro Brancaccio di Roma; qui Proietti porterà in scena con i suoi allievi moltissimi spettacoli di successo. Per anni l’attore mantenne quella scuola da solo fino a che arrivarono i primi contributi Regionali. Molti attori furono formati grazie alla sua esperienza e qualità d’insegnamento.
Più scaviamo sulla sua vita e più scopriremo le attività artistiche svolte e non è questo il senso dell’articolo. Vogliamo ricordare l’uomo, le sue capacità, il suo prendersi in giro e la forza indomabile dell’interiorità istrionica che pareva esplodere ogni volta dal suo corpo. Vogliamo ricordare quel suo sorriso contagioso, quella sua mimica, quella sue pause, respiri e battiti che si sentivano pulsare nel silenzio di un palco di anime incantate da lui.
Erano anni che Proietti non stava bene, ma non resisteva la chiamata del teatro che era sua casa, il suo modo di vivere, la sua vita tutta d’un fiato. Non è retorica dire che ci mancherà, lui era grande davvero e come lui pochi portavano in scena l’ironia, l’allegria, la contagiosità di un mondo migliore. Se n’è andato da grande e se n’è andato nello stesso giorno in cui è nato come per chiudere un cerchio. Luigi Proietti nasce il 2 Novembre 1940 e muore il 2 novembre 2020. Giorno dedicato ai defunti. La sua ultima mandrakata. Vorremmo tanto che fosse una fake news
A tutte/i le Pacifiste/i, in concomitanza con un traguardo importante quale la ratifica da parte di 50 Stati del Trattato di Proibizione degli ordigni nucleari (TPAN), questa mattina 25 ottobre alle 7.00 è deceduta l’artista Silvana Simone, che per noi di WILPF-Italia e per me, che le sono stata amica, ha rappresentato una complice fervente dell’obiettivo di contrastare la guerra e profetizzare una vita di equilibrio, di rispetto per gli esseri umani, per gli animali e il Pianeta.
Come una vate, come una santa, convinta e brillante nella sua capacità di esprimersi – ovvio sbocco di un’Artista che sente, capta e restituisce agli altri il proprio pianeta interiore di intuizioni ed emozioni – Silvana ha prodotto sempre in modo indipendente tre CD. Negli Anni Ottanta “Almeno tentare”, nel 1998 “L’utopia ti cingerà la vita” e nel 2005 “Armonia Novella”. Appassionata di Bob Dylan, Joni Mitchell, ha vissuto a Ginevra il primo periodo di attività artistica e poi si è trasferita a Roma. Ha sempre lamentato la difficoltà di essere sulla scena musicale come artista che compone, scrive testi, interpreta e suona, senza essere supportata da discografici, spaventati dallo spessore del suo messaggio troppo poco commerciale e pronti solo a sfruttarne l’avvenenza e la voce, per interpretare canzoni scritte da uomini.
Per smarcarsi da questi meccanismi odiosi, descritti nella canzone “Mercati mentali”, Silvana si apre al mondo digitale e lì finalmente comunica con centinaia di followers che scaricano le sue canzoni e le scrivono ammirati. Così diventa invitata speciale della radio argentina “Nuevas Sensaciones Italianas” che le ha dedicato un’intervista il 1° maggio 2020. Intelligente e volitiva Silvana ha costruito il monumento a sé stessa, il proprio sito a disposizione dell’umanità, quando questa sarà pronta a capire e a ritrovarsi in parole così sagge.
Nella sua Arte e nella sua Vita c’è un’impronta: la Resistenza, la Solitudine, il Possibile “La chiarezza non si coglie come un fiore però, come montagna si può scalare”... c’è l’imperativo di rimanere sé stessa con le proprie convinzioni aldilà delle deficienze e dell’assurdità degli eventi, che si accumulano ispirati da logiche nefaste. Un’immensa solitudine ha circondato quest’artista dallo sguardo inquieto e il sorriso africano. Raccontava Silvana di avere fatto un’improvvisazione in Francia con Dizzy Gillespie (morto dello stesso male), che la voleva con sé; di un concerto in cui sentì dalla folla un ragazzo africano chiamarla estasiato: “Silvana!!!!”. L’ultima volta che ci siamo viste prima che si trasferisse a Lecce nel gennaio 2019 è stato nel dicembre 2018, quando mi ha accolto nella sua casa per fornire a tre ragazzi gambiani rifugiati - venuti con me - coperte, lenzuola, suppellettili…
Essere notturno, di grandi meditazioni e filosofia, Silvana ha utilizzato la sua musica per educare e per sfogarsi. E’ mancato tragicamente il nesso tra la sua genuina identità di artista capace di esprimersi solo attraverso la musica e un contesto militante che sapesse sostituirsi a quell’impresariato musicale che voleva solo deviarla. Ma ci sono state occasioni d’oro: un concerto a Bonn il 17 aprile 1999 invitata dalla diaspora curda, un’esibizione a Roma a piazza bocca della Verità il 10 novembre 2001, un’esibizione a Berlino invitata dalla WILPF tedesca, la realizzazione della versione italiana dell’inno della “Marcia mondiale delle donne contro guerra, violenza e povertà” nel 2002. C’era in programma un concerto presso la Casa Internazionale delle Donne a Roma…
Credeva nella dimensione dell’amore Silvana, nel tentativo di dialogare con il mondo maschile, che ha espresso in canzoni come “Uomo”, “Almeno tentare”, “Apriti come un fiore” “E’ amore”, “Sulla sabbia”. Credeva nei rapporti tra donne, anche se le trovava impreparate a cogliere la sua disponibilità artistica per le loro lotte. E’ stata adorata da Adele Faccio che le regalò la sua Enciclopedia della Musica. Bellissima è la canzone dedicata alla madre “Che tenerezza” e alle amiche “Aspetti”.. Amava i bambini e diceva sempre che non avrebbe potuto essere madre perché sarebbe stata troppo apprensiva. “Armonia novella” fa riferimento alla pedofilia quando parla di “oscenità naviganti e piccoli cuccioli offesi, di indifferenze colpevoli” e nella bellissima “Piccolo Tom” fa un omaggio a un bambino immaginario. Credeva nella Pace e nel Disarmo e lo ha espresso in modo imperativo e veemente in canzoni come “Non si può più aspettare” “A voi guerrafondai maledetti” e nella sua preghiera laica “Merçi”. La Musica era il suo grande conforto, la sua grande amica e “stella luminosa” a cui ha dedicato “Euterpe” e “Spontaneamente”. La sua mortificazione di fronte a scenari di violenza e guerra è espressa in “Anima” mentre l’incoraggiamento a non desistere mai è in “L’utopia ti cingerà la vita” e in “Armonia novella”. Una canzone in particolare è dedicata all’immigrazione: “La danza nel freddo”, ispirata dalla sofferenza dei curdi accampati a Roma nel 1998, vittime della repressione dei governi turchi. Ha conosciuto Dino Frisullo Silvana e Hevi Dilara le ha dedicato un ringraziamento, conservato nel suo sito. Al rispetto e al godimento dell’ambiente è dedicata “Non si interrompono i sogni”. La sua terrazza romana in Via di Casal del Marmo era piena di rose gialle, le scale di casa e gli interni erano tappezzati di ghirlande rampicanti, di ciuffi di piante: un’ evocazione di quel mondo naturale che stiamo uccidendo. Il giallo era il suo colore (insieme al rosso, all’azzurro, al nero e al bianco). Il suo cane lassie che apostrofava “O cuccolo” si chiamava “Sole”. Silvana era energia solare, vocale e mentale, consacrata alla liberazione dalla crudeltà umana, maschile in prevalenza. Chiara è per Silvana la femminilità. La sua una voce da opera prestata al blues. Quanta voglia di vivere e di fare aveva Silvana, di partecipare a concerti per sostenere delle cause, di collaborare con artisti africani che le proponevo di incontrare… D’altronde Karl Potter è stato per anni il suo percussionista (insieme a Roberto Genovesi, alle chitarre e tastiere)!
Giuliano Bucarella, suo compagno di vita, fotografo e marito in questi ultimi giorni, ha rivelato che la notte del 21 ottobre nel dormiveglia Silvana ha detto: «Non lo sanno che chi non sogna non sa amare…!» E’ stato proprio per stare vicino a Giuliano, “…la mia esigenza di vita più vera, viva, intensa…è anche la tua, la nostra tenera convenienza” (“Almeno tentare”).. - afflitto da problemi di salute - che lealmente Silvana ha sospeso la sua attività negli ultimi anni, sperando arrivassero tempi migliori. Dal 2020 invece, è stato Giuliano a prendersi cura di lei. Abbracciamo Giuliano, tutta la famiglia di Silvana e in particolare il fratello Donato, che ha sempre condiviso l’impegno civile di questa sorella speciale.
Sciogliamo le barriere che a volte lasciano scompagnate le persone impegnate in obiettivi comuni e facciamo risuonare la voce profetica di Silvana nelle nostre lotte per migliorare l’esistente e renderlo libero, positivo e dolce, come lei. Andatelo allora a vedere il suo sito dedicato all’utopia: www.silvanasimone.com, Silvana Simone Biografia.
Inno della Marcia Mondiale delle Donne (2002)
Nell’utopia il seme da coltivare
Per la gioia di un mondo da liberare,
da un mondo vile di guerre e povertà
ci dissociamo, complici non ci avrà,
in marcia, unite e vere
controvento
vogliamo, esistiamo
in marcia, unite e vere
la stella che brilla in noi mondializzata sì va, sì che va
il multicolore, vita alla vita,
armonia, armonia sarà
in marcia unite, futuro con dignità
amore e pace di certo sarà!
(a cura di Patrizia Sterpetti, Presidente di WILPF-Italia)
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Un piatto |
Quando si parla di cucina nella grande Roma il pensiero corre a quella “decisa, estrema”.
Basti pensare al fegato con i fichi o ai tagli di carne cosiddetti poveri , succulenti e cucinati magistralmente come la coda alla vaccinara o i rigatoni con la pajata, intestino di vitello con contenuto il chimo (latte).
Poi, allontanandoci dalla città, ecco apparire sulle tavole cacio e pepe, penne alla carbonara o i sempre ricordati bucatini all’amatriciana.
Tuttavia Roma offre anche altro, segue le mode, mostra il suo lato internazionale e negli ultimi tempi è divenuta anche il riferimento di una cucina dove ricercare, assaporare caratteristiche dominanti d’alto livello: la cucina dei grandi chef.
“Food is Love, il Cibo è Amore”. Una delle tante espressioni, citazioni dell’executive chef, Filippo Paoloni.
Con alle spalle una storia di emigrazione voluta e non obbligata, quella caratterizzata dal sempre omnipresente “bagaglio dei sogni, miraggi, aspirazioni”.
Viaggi nel mondo della ristorazione a fare esperienza nelle cucine dei grandi e lussuosi Hotel di prestigiose catene o ristoranti di fama internazionale.
<<Volevo viaggiare, scoprire nuovi luoghi, conoscere nuove culture. Ho pensato che studiare in ambito turistico mi avrebbe avvicinato al mio sogno>>. (Filippo Paoloni)
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Lo staff |
E così lo ritroviamo ad Abu Dhabi, Dubai, New York, Singapore, Malesia, ritorno nella Grande Mela e, nuovamente dopo una parentesi di sei anni a Roma, l’avventura a Mosca.
Partito alla scoperta del mondo ad imparare l’arte del cucinare e prepararsi ad esprimersi in prima persona.
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Filippo Paoloni |
Con in tasca, tra l’altro, una planimetria della terra con segnate in rosso i luoghi gastronomici più preziosi dove mettere piede ed assimilare, con serietà e passione, la suprema Arte della gastronomia.
Poi nel 2012 il rientro in Italia, a Roma zona Est vicino al raccordo anulare, finalmente nel “suo” locale: il Fil Restaurant.
<<Lontano dai riflettori, in una zona di periferia, ho scelto di ritirarmi qui con la mia dolce metà rendendolo un luogo accogliente e familiare>>. (Filippo Paoloni)
Ti accoglie con la sua aria simpatica, gentile, bonaria e, se sei curioso, ti racconta la sua storia con gli occhi che gli brillano.
In cucina non ci si annoia mai.
Passione e bravura messe a frutto per realizzare piatti in cui sapore e innovazione si sposano a meraviglia restando le caratteristiche dominanti della proposta culinaria, sempre di alto livello.
<<Ho girato il mondo ma le ricette tradizionali italiane sono state le mie compagne di viaggio, il bagaglio più importante, il mio baricentro. Non ho mai modificato una ricetta perché in quel posto piaceva così. Sono uno chef italiano porto l'Italia sulla tavola del mondo>>. (Filippo Paoloni)
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Il ristorante |
La proposta di antipasti è la forza del locale, un viaggio nei sapori di terra e di mare che possono diventare un menù degustazione. Per scelta il menù cambia ogni 3-4 mesi così che i clienti possono assaggiare sempre nuove ricette e in cucina....non ci si annoia mai!
Un'esperienza di gusto e con gusto è quella che si vive al Fil Restaurant dove il pesce è il protagonista. Sempre fresco, preparato con ricette tradizionali o rivisitate, come la sorprendente amatriciana di polpo. Grazie anche allo sfizioso menù degustazione, fatto di una meravigliosa serie di antipasti che esplorano tutti gli angoli della cucina dello Chef Filippo Paoloni, l'esperienza al Fil Restaurant diventa unica.
Ed il locale? Arredato con cura, con sale confortevoli, con un servizio pronto a fronteggiare qualsiasi esigenza contingente. Ma soprattutto calore e sorrisi spontanei e sinceri che fanno sentire chiunque subito a proprio agio
Varcare la soglia del Fil Restaurant è sempre un’esperienza straordinaria vuoi per la grande cucina protagonista principale con idee golose e interessanti che cambiano ogni volta, vuoi per la cura maniacale in ogni dettaglio accompagnata dalla nota di eleganza che lo contraddistingue. Chapeau!
Urano Cupisti
Fil Restaurant
Via Raffaele Costi, 11
00155 Roma
Tel. 06 2260877 - 339 2290072
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Il debito economico alla base della psicopandemia.
A poco più di sette mesi dal primo lock down annunciato dal Presidente Conte, nuova stretta decretata per L’Italia già gravemente provata dalle restrizioni in atto che hanno fatto registrare un Pil a singhiozzo dopo la dichiarazione di “Pandemia” da parte del Governo. Anche la fantomatica mascherina il cui uso è stato fatto osservare con modalità che molto spesso hanno rasentato il ridicolo e che avrebbe dovuto scongiurare i contagi (almeno così ci era stato detto!) non si è rivelata all’altezza del compito. Se, oggi, infatti, L’Institute for health metrics and evaluation dell’Università di Washington finanziato dalla Fondazione di Bill e Melinda Gates annuncia la previsione di 450 decessi al giorno, in Italia, per fine novembre! Ossia il triplo rispetto ai valori attuali. Ma i numeri, mai come in questo caso, sono opinabili poiché il risultato di mille variabili ed incognite. E mai, come in questo caso, usati per un fine che è di natura economica e non sanitaria. A spiegarlo, in maniera chiara ed estremamente lineare, Sonia Savioli che nel suo libro “Il giallo del Coronavirus. Una pandemia nella società del controllo”, indaga lo stretto rapporto fra soldi e potere. Già nel 2018 le Finanziarie Globali avevano previsto un crac dell’economia mondiale proprio per il 2020. Un’economia fondata sul debito che, nel suo conteggio globale di 253.000 mld di dollari, dal 2008 ad oggi ha avuto un incremento pari al 300%. Cifre esorbitanti e non certamente gestibili con i criteri economici alla portata umana. Così il WEF, World Economic Forum, secondo una proiezione del 2016, aveva previsto un aumento della disoccupazione globale che, entro il 2020, avrebbe portato alla perdita di 11 milioni di impieghi in tutti gli ambiti professionali, causa l’automatizzazione dei processi. La quarta rivoluzione industriale sarebbe stata il tema ufficiale del proprio incontro annuale. In cosa consiste è presto detto, sostituzione del lavoro umano con macchine cibernetico-digitali chiaramente nei Paesi industrializzati dove il costo della manodopera supera quello di una macchina. 800 milioni i posti di lavoro eliminabili. Il sogno del capitalismo si avvererebbe considerando la perdita di lavoro come un piccolo effetto trasversale del sistema da attuare. E per distruggere quella fetta di mercato non funzionale all’economia delle Multinazionali, cosmopolite e senza patria, ci si è serviti della pandemia come forma di esercizio del controllo. Obiettivo: distruzione delle piccole e medie imprese. Abbattere ogni forma di concorrenza alle catene commerciali digitalizzate e ogni impedimento burocratico, ossia qualsivoglia forma di mediazione fra volontà del popolo e istituzioni politiche. Perché un consenso, seppur minimo del popolo, è necessario affinché una democrazia rimanga in piedi. Multinazionali direttamente sovvenzionate dagli Stati. Creando inflazione. Di Reset e Capitalismo si parla! Azzerare e Ricostruire. Capitalismo globale allo stato puro predatorio. Abolizione del contante per meglio favorire le procedure di controllo. Smart working per scoraggiare i rapporti umani e sociali, mancando il luogo di lavoro, mancano anche le possibilità di organizzarsi in associazione condivise. Incentivazione del settore cibernetico per l’uso necessario dei dispositivi tecnici al lavoro da casa. E intanto nel settore sanitario ci si arrabatta nel sostenere il diritto alla salute di chi non è mai stato tutelato da un sistema che ha distrutto il Pianeta, si propina l’utilizzo di farmaci che si sono rivelati inefficaci e si minimizza sulle terapie letali. Mentre, in attesa del miracoloso vaccino, il cui arrivo è previsto per fine anno e sul quale aleggiano infiniti dubbi e misteri, si procede con chiusure a macchia senza logica e buon senso. Mentre scattano le denunce alla sanità da parte dello stesso personale sanitario, si continua a imporre l’uso della mascherina, fonte di arricchimento per le aziende produttrici, simbolo di un bavaglio, inibitore psicologico e innaturale umiliazione per il cittadino.
“ANCHE DOPO L’AFFIEVOLIRSI DELLA PANDEMIA LE RESTRIZIONI NON SOLO NON SPARISCONO MA SI INTENSIFICANO CON LO SCOPO DI POTENZIARE IL POTERE”. E’ quanto si apprende da un documento della Fondazione Rockefeller che già, nel 2010, sembra aver tenuto nel cassetto la possibilità di attuare il Capitalismo globale.
Unica forma di consolazione è che alla base della manovra sta non tanto la forza del Capitalismo, quanto la sua debolezza.