
L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Un toccante articolo di Camilla Dolcini.
Mentre prosegue asfissiante, da parte dei principali soggetti mediatici, la campagna filogovernativa, mirante a glorificare in maniera indecorosamente propagandistica la bontà indiscussa e indiscutibile dei cosiddetti “vaccini anticovid”, ridicolizzando, infangando e criminalizzando - al contempo - tutti coloro che, non volendo abbandonare l’uso del pensiero autonomo, continuano a sollevare e proporre dubbi, perplessità e analisi critiche, capita, fortunatamente, nel grande universo della libera informazione, di trovare interventi di grande intelligenza e di ricco spessore civile. E’ quanto mi è potuto accadere con l’imbattermi nello splendido articolo di Camilla Dolcini su La Pressa dell’8 febbraio (https://www.lapressa.it/articoli/parola_d_autore/follia-green-pass-i-bambini-prime-vittime-di-una-societ-disumana).
In questo articolo, la giovanissima Camilla, mettendo in luce una sensibilità psicopedagogica davvero pregevole, affronta un problema dolorosamente molto, troppo trascurato: quello delle conseguenze rovinose che la strategia dei green pass sta producendo nell’esistenza dei nostri bambini e dei nostri ragazzi.
“Oggi un ragazzino di appena dodici anni, - scrive - sprovvisto di super green pass non può salire sul bus per andare a scuola, venendo così ostacolato in quello che è il suo diritto allo studio, un diritto primario di ogni bambino o ragazzo in un paese civile e democratico come ormai un tempo era il nostro.
Oggi un ragazzino di appena dodici anni sprovvisto di super green pass non più fare sport, un’attività fondamentale per il benessere psico-fisico degli adolescenti e che fino a poco tempo fa medici, psicologici ed educatori raccomandavano di praticare.
Oggi un ragazzino di appena dodici anni sprovvisto di super green pass non può più andare al cinema o mangiare una pizza insieme agli amici, venendo così privato di quella vita sociale che per gli adolescenti costituisce una vera e propria necessità.
Oggi un bambino non vaccinato, nel caso in cui in classe vi sia un determinato numero di alunni positivi è costretto a rimanere in DAD, persino alla scuola primaria, mentre i suoi compagni inoculati possono tranquillamente andare a scuola, nonostante alcuni esponenti politici abbiano dichiarato espressamente che la didattica a distanza sia una pratica che crea profonde discriminazioni e disuguaglianze.
Oggi un ragazzino non vaccinato rappresenta un potenziale pericolo per la società, egli fa parte dei cattivi, dei nemici e per questo deve pagare. Deve pagare, ma senza aver fatto nulla di male, senza aver avuto alcuna voce in capitolo per la sua attuale condizione. Deve pagare per le scelte compiute legittimamente dai suoi genitori, ai quali secondo alcuni dovrebbe essere attribuita la colpa per la sofferenza dei propri figli.
Oggi ad un ragazzino di appena dodici anni in possesso di super green pass, non ancora in grado di distinguere con chiarezza ciò che è bene da ciò che è male vista la sua giovane età, è concesso salire sui mezzi pubblici, giocare a calcio, andare al cinema e al ristorante, rimanere in classe con i suoi compagni. A lui è concesso, è proprio questo il problema. Tutte queste attività non dovrebbero essere concesse, ma rappresentano, al contrario, una serie di diritti e di libertà che ogni ragazzo, dovrebbe possedere fin dalla nascita e che la Costituzione stessa gli garantisce a prescindere dalla sua etnia, religione, classe sociale e quanto meno dalle scelte sanitarie che i suoi genitori hanno compiuto per lui.
Oggi, dunque, un ragazzino di appena dodici anni in possesso di un super green pass che gli concede di vivere una vita relativamente normale, rischia di maturare un’idea malata di libertà, vincolata unicamente ad un passaporto sanitario, un lasciapassare che funge da permesso per esercitare i propri diritti costituzionali. Un’idea di libertà materiale, slegata dal suo significato più profondo intrinsecamente connesso alla dignità umana.
Oggi un ragazzino di appena dodici anni in possesso di super Green pass, rischia di crescere con la convinzione che sia accettabile discriminare gli altri, che bambini della sua stessa età con i quali ha sempre condiviso momenti ed esperienze di vita meritino di essere tagliati fuori perché i loro genitori hanno compiuto una determinata scelta, senza che nessuno si preoccupi delle conseguenze che tale atteggiamento potrebbe avere a lungo andare sulla società, senza che nessuno pensi che un domani, quando ormai odiare, discriminare ed escludere, sarà divenuto normale, il nuovo cattivo, il nuovo nemico potrebbe essere proprio quel ragazzo che oggi sembra apparentemente salvo grazie al suo lasciapassare.
Oggi un bambino i cui genitori hanno scelto altrettanto legittimamente di sottoporlo alla vaccinazione viene sfruttato dai media e dalle istituzioni per contrapporre a quei bambini cattivi, ai piccoli nemici non vaccinati, ai figli dei colpevoli, un modello di bambino buono e virtuoso che merita un premio o un attestato di coraggio. Ma la verità è che quel bambino, come ogni altro minore, meriterebbe solo di essere rispettato e tutelato e non strumentalizzato in modo così falso e meschino.”
E i bambini, ci dice Camilla, in questa società spaccata in due dalla mannaia dell’odio sociale e schiavizzata e abbrutita dal terrore, sono tutti (vaccinati e non) vittime incolpevoli e inconsapevoli. Gli uni ingannati, gli altri emarginati. Gli uni usati e strumentalizzati, gli altri emarginati e ghettizzati.
Tutto ciò nell’indifferenza o, addirittura, nel compiacimento vergognoso degli adulti. E, aggiungerei, molto spesso con il silenzio o con il supporto imperdonabile (diretto o indiretto) del mondo delle chiese, delle associazioni civili, delle istituzioni caritatevoli, ecc.
Tutto ciò mentre era tutto un ipocrita blaterare di responsabilità sociali e di doveri civici. Tutto ciò con la complicità di tutti coloro (poliziotti, allenatori sportivi, insegnanti, ecc.) che avrebbero dovuto tutelare i bambini, impedendo qualsiasi forma di discriminazione ai loro danni.
Tutto ciò grazie a
“tutti quegli uomini e quelle donne, che in molti casi sono anche padri e madri, i quali pur di non rinunciare alla propria tranquilla e mediocre esistenza apparentemente non minacciata da queste restrizioni perché magari i loro figli hanno il lasciapassare oppure sono ancora troppo piccoli per dover sottostare a queste regole, hanno preferito chiudere gli occhi e abbandonarsi ad un atteggiamento di impotenza e oserei dire di vigliaccheria.”
Bellissima, in particolar modo, la conclusione (di spirito decisamente montessoriano) dell’articolo:
a salvare questa società impazzita e disumanizzata, ipnotizzata, accecata e desensibilizzata, potranno essere LORO, soltanto loro, i bambini e i ragazzi che rifiuteranno di lasciarsi ingabbiare nelle nostre paure, nelle nostre bassezze, nelle nostre logiche ciniche ed opportunistiche di divisione e di esclusione!
Gli ultimi provvedimenti adottati dal Governo italiano in nome della emergenza pandemica vanno a colpire ancor più gravemente le fondamenta stesse della nostra civiltà democratica, rendendo, di fatto, cittadini di serie Z tutti coloro che continuano a rifiutarsi di sottoporsi alla cosiddetta vaccinazione anticovid. Tali cittadini, che non fanno altro che avvalersi legittimamente del diritto contemplato dalla nostra Costituzione di libera scelta in ambito sanitario, vengono progressivamente espulsi dalla vita sociale e sottoposti a restrizioni sempre più severe che li obbligano, in pratica, ad una vera e propria ghettizzazione.
Purtroppo, a molti di coloro che si trovano in sintonia con la linea governativa e con il pensiero mediaticamente dominante, sfuggono gli aspetti barbaricamente antidemocratici di tali provvedimenti, sfugge la loro gravità abnorme, sfugge, soprattutto, la portata incommensurabile del disagio e della sofferenza a cui vengono condannati i cosiddetti ribelli novax.
E’ nostra speranza, pertanto, che la lettera che qui presentiamo, inviataci da un caro amico professore di Filosofia in pensione, possa risultare di aiuto nel mettere meglio a fuoco la dolorosa realtà che si sta imponendo nel nostro Paese.
È solo uno sfogo.
I giovani che continuano a rifiutare i cosiddetti “vaccini”, oltre a non poter accedere a palestre e piscine, non possono neppure praticare sport di squadra all’aperto.I vaccinati POSITIVI possono fare tutto liberamente; il non vaccinato NEGATIVO è in gabbia come me. Il malato di covid guarito e difeso dagli anticorpi naturali, ben più forti e duraturi di quelli prodotti dal vaccino, si dovrà vaccinare, altrimenti in gabbia pure lui. Fuori posso fermarmi a parlare con gli amici che incontro, ma non posso bere un caffè al bar, né al bancone né all’aperto.
La passeggiata in campagna per raggiungere Padova, partendo da Venezia e rispettando le regole, è stata proibita a persone sia pro che contro i vaccini, assolutamente pacifiche, senza cartelli, senza slogan, senza simboli di nessun genere, che facevano questa (ripeto) passeggiata SOLO per il ripristino delle libertà costituzionali: ad attenderle, all' ingresso del primo paesino prima di Padova, c'era la polizia in assetto antisommossa.
Dopo una manifestazione autorizzata, chi si trattiene a parlare viene prelevato e schedato.
Se invii un messaggio in cui compare una parola di sdegno contro quello che sta accadendo ti oscurano per giorni: è successo varie volte.
Continua la narrazione a senso unico senza mai una voce dissenziente sui canali nazionali.
I farmaci validi, proposti ed utilizzati da tanti medici coscienziosi, continuano ad essere boicottati, la gente continua ad ammalarsi senza cure domiciliari precoci e muore. Le varianti continuano a moltiplicarsi, probabilmente proprio su stimolazione dei cosiddetti “vaccini, e le vaccinazioni continueranno all' infinito con profitti miliardari (40 miliardi in un anno Pfizer). La tachipirina non è uno sfiammante e quando ci si ammala di covid è assolutamente controindicata, ma è prescritta dal CTS. Il covid è diventato, di colpo, una malattia pediatrica.
Continua il silenzio sulle decine di migliaia di morti da vaccino e sui milioni di gravi effetti avversi da vaccino in Europa (dati EMA).
I non vaccinati possono fare solo due cose: la spesa e acquistare le medicine. Vengono privati dello STIPENDIO anche se devono accudire un parente disabile non autosufficiente.
Non possono più esprimere liberamente un proprio parere non in linea con la narrativa di regime senza venire ammoniti e schedati. Le poche emittenti che ospitano medici non allineati vengono spesso oscurate. Non c'è più libertà di opinione, di parola, di riunione in luogo pubblico.
I vaccini messi in commercio sono scarsissimamente efficaci, gravidi di controindicazioni e di gravissime incognite ( queste ultime dichiarate dalle stesse case produttrici insieme all' ammissione che si tratta di prodotti in fase ancora pienamente sperimentale). L' OMS, nonostante sia fortemente condizionata dalle pressioni esercitate dai suoi finanziatori, nella stragrande maggioranza privati, ha espresso parere chiaramente contrario alla vaccinazione dei bambini. Eppure …
Draghi ha fatto carriera nelle banche e con le multinazionali e, dal 1992, ha iniziato la politica delle privatizzazioni e della svendita delle nostre eccellenze in tutti i settori.
La scienza vive di confronti e di dibattiti: nel CTS vige il pensiero unico e Speranza è laureato in legge.
La Costituzione è continuamente VIOLATA nei suoi principi FONDAMENTALI. In parlamento si parla con una sola voce e, a volte, con qualche pigolio prima di dare il proprio assenso all' autocrate.
Non potrò più acquistare un libro, un paio di scarpe, un maglione, degli occhiali, delle stoviglie, prendermi un caffè nemmeno da solo all' aperto.
Non potrò vedere un film, non potrò spedire un pacco, non potròprendere il bus, il treno.
Non potrò viaggiare con NESSUN mezzo anche se sono NEGATIVO al tampone. I vaccinati (che contagiano e si contagiano perlomeno come i non vaccinati) hanno potuto fare quello che hanno voluto e si sono recati ovunque e ora, come ho ricordato, anche se POSITIVI, possono recarsi dove vogliono (con l' unico obbligo della mascherina). Per LORO, io e quelli come me, siamo terroristi, complottisti, terrapiattisti.
Ciò nonostante, pare che la maggior parte degli italiani creda ancora di vivere in democrazia. A questo punto, preferirei che a diventare presidente della repubblica fosse Berlusconi piuttosto che Draghi.
Però, ho ancora dei dubbi: si è candidata alla presidenza della repubblica anche Gianna Nannini!
Alberto
30/12/21 - All’evento “Diplomazia umanitaria e diritti umani: teoria e pratica”, organizzato dall’Università Federale degli Urali (Ekaterinburg, Russia), hanno partecipato ricercatori e professionisti russi e stranieri – Lyudmila Berg, viceministro delle relazioni economiche internazionali e straniere della regione di Sverdlovsk, Rashid Aluash, responsabile del Programma congiunto della Federazione Russa e dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per Diritti Umani, Anastasia Kushleiko, Consigliere per i Programmi Preventivi e Leader del Settore per l’Asia-Pacifico e l’Eurasia presso il Dipartimento di Diritto e Politica Umanitaria della sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa; Wellington Pereira Carneiro, consigliere giuridico senior, Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati; Tatyana Zonova, PhD, Professore del Dipartimento di Diplomazia presso MGIMO (Università), Elizaveta Gromoglasova, Ph.D., Esperto del Russian International Affairs Council, Tiberio Graziani, Presidente del Vision & Global Trends Analytical Center (Italia); Pasquale Policastro, professore all’Università di Stettino, direttore del centro “Cattedra UNESCO per i diritti umani, la pace, la democrazia, la tolleranza della comprensione internazionale”, PhD, Olga Bogatyreva, professore associato del Dipartimento di teoria e storia delle relazioni internazionale dell’UGI Ksenia Tabarintseva-Romanova, ecc.
I partecipanti provenienti da Russia, Italia, Polonia, Brasile, Svizzera e altri hanno discusso problemi di attualità di teoria e pratica del settore umanitario della diplomazia moderna. Durante la discussione sono stati evidenziati i seguenti aspetti teorici e metodologici nello studio della moderna diplomazia umanitaria:
1) la diplomazia umanitaria è l’arte di tradurre le componenti umanitarie in un piano politico e pratico (A.S. Kushleiko);
2) la diplomazia umanitaria è diplomazia del potere “soft”; un ruolo speciale nelle situazioni moderne nella risoluzione delle questioni diplomatiche dovrebbe essere assegnato alle ONG (T.V. Zonova);
3) la tutela dei diritti umani non deve trasformarsi in uno scontro di interessi geopolitici e non può dipendere dall’“egoismo” nazionale nella sua interpretazione e attuazione. La tutela dei diritti umani, inoltre, affinché sia efficace nella sua attuazione, anche in campo diplomatico, deve, paradossalmente, emanciparsi criticamente dalla sua ideologia fondativa quella del “dirittoumanismo”, imperniata sulla esclusiva interpretazione occidentale dell’essere umano, tener conto delle variegate culture dei popoli che abitano il Globo e trovare un equilibrio con la tutela dei diritti collettivi (T. Graziani);
4) Il concetto di diplomazia umanitaria al momento può essere piuttosto voluminoso e capiente. Può includere obblighi per proteggere le persone da varie minacce (create dall’uomo e non dall’uomo) e un’agenda positiva (ad esempio: promozione di iniziative culturali, scambi educativi, cooperazione scientifica). Tutta questa agenda positiva non ha perso la sua rilevanza. La pandemia ci ha mostrato che la minaccia alla vita non protetta è universale, globale. La minaccia di uno stato di emergenza, di cui scrive D. Agamben, mostrando come in tali condizioni nasce e si diffonde la “vita nuda” – è rilevante sia per i singoli paesi che per il mondo nel suo insieme in relazione all’introduzione di restrizioni, in connessione con l’appello degli Stati a tutti più a strategie di politica estera di mutua esclusione. Ad esempio, si può condurre una politica di sanzioni unilaterali volta a dimostrare il proprio potere sovrano e guidata dal desiderio di punire arbitrariamente quei paesi che perseguono un corso di politica estera indipendente (E.S. Gromoglasova);
5) Lo sviluppo di una cittadinanza transnazionale diretta a salvaguardare la nostra casa comune, ovvero la Biosfera, apre la strada ad una diplomazia, nella quale gli individui da una parte pongono i loro buoni uffici a disposizione delle comunità dei singoli stati. Dall’altra, chiama le diplomazie degli Stati, e le loro amministrazioni ad una attività di ascolto della società civile diretta a sviluppare una cittadinanza diretta al servizio per la protezione della Casa comune. Le opzioni che sono in grado di sostenere ogni comunità statale andando al di là delle differenze, e soprattutto evitando strumentalizzazioni dei discorsi e degli argomenti in favore della protezione dell’ambiente, appaiono così un importante elemento di ausilio per ricostituire le relazioni tra gli Stati (P. Policastro);
6) La moderna diplomazia umanitaria è multivettoriale e polimodale. Coinvolge stati, organizzazioni intergovernative, associazioni di integrazione e ONG, poiché i problemi umanitari globali possono essere risolti solo da sforzi congiunti di attori statali e non statali. La diplomazia umanitaria, basata sui classici principi umanitari di umanità, imparzialità e neutralità, nel XXI secolo è completata dai principi del rispetto e della protezione dei diritti e delle libertà umani e dell’umanesimo della sostenibilità. In accordo con il concetto di “triplo legame”, l’azione umanitaria moderna include non solo la fornitura di assistenza umanitaria di emergenza, ma anche di costruzione della pace e progetti a lungo termine volti allo sviluppo e all’attuazione dell’Agenda 2030 (O. N. Bogatyreva);
7) il concetto di diplomazia umanitaria è finalizzato all’implementazione di diverse modalità: 1) percettiva – una percezione positiva a livello internazionale di un paese / organizzazione internazionale; 2) emotiva: aiutare i gruppi vulnerabili della popolazione; cura per l’ambiente; 3) logica e semantica – l’attuazione e la tutela dei diritti umani, costruendo un dialogo interculturale; prevenzione dei conflitti. La diplomazia umanitaria come concetto ombrello poggia su due pilastri: la fornitura di assistenza umanitaria e il raggiungimento degli SDGs, mentre la protezione e l’attuazione dei diritti umani saranno una risorsa per l’attuazione di questo tipo di diplomazia, e la cooperazione umanitaria è l’obiettivo stabilito pratica di applicazione/interazione degli stati (KM Tabarintseva-Romanova).
La tavola rotonda si è svolta nell’ambito del progetto RFBR n. 20-014-00033 A “Il concetto di diplomazia umanitaria polimodale: implementazione, strumenti e modelli di civiltà”.
per gentile concessione di Vision and Global Trends
Pierre-André Udressy è una ex guardia svizzera che, non intendendo sottostare all’obbligo vaccinale imposto dalle autorità vaticane, insieme a pochi altri colleghi, ha preferito accettare di subire il provvedimento di licenziamento. Ha voluto, però, anche cercare di esprimere e di comunicare le proprie riflessioni, rivolgendosi direttamente al pontefice con una lettera aperta, ricca di dignità quanto di contenuti, pubblicata dal sito web Renovatio 21 (https://www.renovatio21.com/lettera-aperta-di-una-guardia-svizzera-che-ha-resistito-alla-vaccinazione-obbligatoria-in-vaticano/).
E, pochi giorni dopo, sempre sullo stesso sito, è apparsa una intervista a Udressy che permette di meglio comprendere le ragioni che lo hanno condotto ad operare una scelta di tale rilevanza. (https://www.renovatio21.com/per-me-cattolico-e-qualcosa-che-non-e-umano-intervista-alla-guardia-svizzera-che-ha-rifiutato-il-vaccino-obbligatorio-in-vaticano/)
La ex guardia svizzera, partendo dal presupposto filosofico secondo cui il dubbio andrebbe considerato come il vero padre della conoscenza, sottolinea l’entità dei rischi e della pericolosità degli attuali “vaccini anticovid”, non sufficientemente testati.
“La frequenza di incidenti mortali - scrive - dopo la vaccinazione è “sottostimata”, secondo il Direttore dell’Università di Heidelberg, Peter Schirmacher, che aggiunge: ‘Il vaccino è la causa della morte nel 30-40% delle autopsie delle persone vaccinate di recente’ “.
Inoltre, anche l’efficacia stessa dei vaccini somministrati risulterebbe alquanto incerta, come dimostrerebbe il caso dei membri della Guardia Svizzera, tutti vaccinati, risultati positivi al COVID-19, nonché la situazione critica di Israele, uno dei paesi più vaccinati al mondo.
Ma particolarmente degne di attenzione risultano le sue parole destinate a mettere in luce la sua esigenza di “testimoniare e sostenere così tutti quelli che si permettono di pensare diversamente, di reagire con intelligenza ed evitare con convinzione ciò che non è ragionevole”.
“Quanti dei miei cari colleghi - dice - hanno purtroppo ceduto a un trattamento medico a cui non davano pieno consenso, obbligati dalla forza, per riottenere delle libertà? Per me - aggiunge - è fondamentale difendere con convinzione la Libertà. Perché dovrei obbligarmi a qualcosa della cui assurdità sono cosciente?”
Ma la parte della lettera indubbiamente più interessante è quella che mette in chiara evidenza l’oggettiva contraddittorietà della posizione ipervaccinista assunta da papa Francesco rispetto a quelle che sono le posizioni tradizionali della Chiesa cattolica, limpidamente espresse dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, in data 21 dicembre 2020, secondo cui
“appare evidente alla ragione pratica che la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria”.
Inoltre, il documento della Pontificia Accademia per la Vita, del 5 giugno 2005, afferma con chiarezza che è doveroso combattere i “vaccini illeciti”, ossia quelli “preparati da feti umani abortiti, arrivando anche ad auspicare l’obiezione di coscienza da parte del personale medico cattolico
“rispetto all’uso di vaccini prodotti mediante ceppi cellulari di origine fetale umana abortiva.”
“Ora - prosegue Udressy - il Vaticano, l’istituzione della Chiesa, ha scelto il vaccino Pfizer, testato su linee cellulari abortive. Che pensare? Addirittura impone il vaccino a tutti i suoi dipendenti, benché come Stato sovrano, avrebbe la possibilità di scegliere dei prodotti non contaminati dall’aborto, che pure esistono.
Come cattolico che segue il Magistero, avrei il dovere di battermi contro le scelte vaccinali della Città del Vaticano?
Se si leggono i documenti citati, si deve rispondere di sì.
(…)
Ciò che è certo in tutto questo, - conclude - è che quanto stiamo vivendo non ha più niente di umano né tantomeno di cristiano, ed è davvero intollerabile vedere la santa Città del Vaticano arrivare a questo punto!”
Pierre André, da cattolico coerente, ha scelto di non essere più al servizio del papa e di ritornare, all’età di 24 anni, nel suo Canton Vallese. Riprenderà presto, senza lasciapassare verde ma con animo lieto, il suo vecchio lavoro di falegname.
![]() |
clicca sull'immagine per il video |
Alle 9 del mattino Athos de Luca è già accanto al piccolo palco, quest’anno senza verde intorno, concentrato a ripassare i suoi minuscoli appunti per la scaletta degli interventi. Campeggia alle sue spalle la scritta grande: “Mai Più Hiroshima 1945-2021”. La piazza conta meno presenze degli anni precedenti e anche i relatori sono di meno, così De Luca ha più spazio per l’introduzione. Ringrazia Forze dell’ordine, i militari, il I° Municipio, e prega la manodopera che sta effettuando dei lavori nell’ala destra della piazza di contenere il rumore.
Sottolinea che sono 23 anni che organizza questo evento. Quest’anno è d’obbligo ricordare la madrina che non c’è più: Carla Fracci. Lo fa con minuzia di riferimenti biografici. Aveva 84 anni, è stata considerata tra le 14 ballerine più brave al mondo, Montale la definì “l’eterna fanciulla danzante”, diceva che la danza non è questione di gambe ma di testa. Per questo motivo ogni edizione della commemorazione è anche un evento artistico, perché la bellezza e la cultura salveranno il mondo. Se si continua ogni anno è perché la forza delle cose è nella durata. Il disastro di Hiroshima ha rappresentato il punto critico più profondo nel mondo: l’arma nucleare usata sulla popolazione civile. E’ un’arma che non dovrebbe essere né prodotta né usata. Einstein diceva che se scoppiasse la guerra nucleare torneremmo all’età della pietra. Abbiamo in Europa due generazioni che non hanno conosciuto la guerra, a loro si rivolge per far capire che la Pace non è un dato acquisito ma un bene che va guadagnato e per il quale dobbiamo impegnarci tutti. Senza risolvere le diseguaglianze nel mondo non c’è pace. Da una parte abbiamo benessere e spreco, da un’altra mancanza di cibo. Il Presidente Sandro Pertini diceva: «Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai».
I “caccia” hanno un costo con il quale si può sfamare il mondo. Dobbiamo batterci per la Pace e la convivenza pacifica, devono farlo anche il nostro governo e gli organi internazionali per garantire questo bene primario. Questo è un monito per tutti, mantenere la pace costa fatica ma è la fatica più importante. La banda dei Carabinieri intona l’inno nazionale giapponese e poi quello italiano. L’attore Fabrizio Barboni, presentato come un amico, trasmette i saluti del I° Municipio e poi legge la poesia di Nazim Hikmet “La bambina di Hiroshima” : «avevo occhi limpidi, li ha resi di vetro». La cantante Heiko Misumi, una presenza abituale della cerimonia, si esibisce intonando le canzoni “Libellule rosse” e “Questa strada”: un flauto vestito di blu, di immensa grazia e compostezza. Poi viene introdotta Paola Iorio, direttrice della scuola di ballo che porta ogni anno in piazza allieve ed allievi. Ricordando Carla Fracci legge una lettera che lei aveva scritto, consapevole di non avere molto tempo avanti a sé. Voleva essere ricordata come una donna forte, che aveva lavorato tanto, tornando ad essere sempre e soltanto Carla. Iorio ha scelto il balletto con il quale Carla Fracci si esibì per la prima volta, seduta con una bambola. Sottolinea che la novità quest’anno è un’allieva giapponese: è lei e solo lei a tenere la colomba della pace alla conclusione del balletto, eseguito da dodici fanciulle-libellule in bianco, sulle note di un’orchestra di violini.
Segue l’intervento di Patrizia Sterpetti della sezione italiana di Women’s International League for Peace and Freedom. Per ricordare con coerenza dobbiamo continuare a contrastare i due mali intrecciati, alla base del disastro di Hiroshima e Nagasaki: la guerra e le armi nucleari. Esattamente da 100 anni, nel suo 3° congresso a Vienna nel 1921, la Wilpf, adottò il Manifesto per il Disarmo totale, ispirato dalla tragedia della Prima Guerra Mondiale. Nel corso degli anni tutti i tipi di armamento sono stati problematizzati, in particolare prima le armi chimiche e biologiche, con un intervento che portò all’adozione del Protocollo contro le armi chimiche a Ginevra nel 1925, poi il nucleare. In occasione della Conferenza di Bejing del 1995 è stato sottolineato da Wilpf il connubio necessario tra Uguaglianza tra uomini e donne, Pace e Sviluppo. Per reagire alle impasses delle revisioni del Trattato di Non Proliferazione nel 1999, è nato il programma di monitoraggio di tutti gli armamenti denominato “Reaching Critical Will” e dopo ciò la partecipazione alla redazione del testo del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari, adottato a New York nel luglio 2017 con il voto di 122 Paesi membri ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021 – senza alcun eco nei media italiani – e ormai ratificato da 55 Paesi. Il Disarmo, che Wilpf Italia ha fatto includere tra le Azioni del IV ° Piano italiano di attuazione della Risoluzione 1325 su Donne, Pace, Sicurezza” monitorato dal Consiglio Interministeriale dei Diritti Umani del Ministero degli Affari Esteri; la soluzione delle controversie in modo negoziato (nello spirito originario delle Nazioni Unite); la parità uomo–donna e bambini; il rapporto stretto con gli animali, le piante e tutto l’ecosistema, divulgato da una pedagogia specifica, come espresso da donne eco pacifiste, ecologiste, antispeciste sin dal 1700, sono le quattro strategie per la vivibilità e la sopravvivenza del pianeta. Abbiamo di fronte la COP 26, la conferenza sugli accordi di Parigi il prossimo novembre a Glasgow, in Scozia.
L’obiettivo di Wilpf e di altre organizzazioni pacifiste sarà quello di includere fra i fenomeni scatenanti l’inquinamento ambientale e l’ecocidio, gli effetti delle attività militari. Contemporaneamente si sta costituendo un coordinamento antinucleare europeo e il 5 settembre una catena umana protesterà contro il trasferimento nella base tedesca di Büchel delle bombe nucleari B-61 12, triste destino che coinvolge anche l’Italia, che in violazione dell’articolo VI del Trattato di Non Proliferazione ha accolto bombe nucleari statunitensi, in ossequio all’atlantismo. Ma i dati rivelano che le popolazioni sono contrarie alle armi nucleari e favorevoli alla ratifica del Trattato di Proibizione. Questo è l’obiettivo di ICAN, International Campain Against Nuclear Weapons di cui in Italia fanno parte diverse organizzazioni come Wilpf, Rete Disarmo, Senza atomica, Medici per la prevenzione della guerra nucleare, Disarmisti esigenti, Peace Link, Pax Christi, IALANA, Pressenza, Majors for Peace e condiviso da molte associazioni e reti, non ultima il Gruppo Pace, Disarmo Giustizia Globale de La società della cura. Questo movimento di opinione deve essere reso edotto su quali sono le banche italiane che finanziano il nucleare. Un ulteriore iniziativa portata avanti da associazioni come “The Wapon Watch” e il “Comitato Danilo Dolci di Trieste” mira alla denuclearizzazione e neutralità dei porti italiani, a partire da Trieste. E’ inoltre in atto la campagna “No Fist Use Global” per la prevenzione della guerra nucleare e l’eliminazione di queste armi. La Wilpf vuole Trattati che portino alla pace contro accordi e alleanze foriere di conflitti e insicurezza umana; l’empowerment delle donne, il cui elettorato è prevalentemente pacifista, per far regredire il trinomio Maschilismo, Militarismo, Ecocidio e chiede l’abolizione totale delle armi nucleari partendo dalla ratifica del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari.
L’Italia dovrebbe essere tra i Paesi osservatori alla prima riunione degli Stati parte, che si terrà nel gennaio 2022 a Vienna ed essere tra i Paesi che coprono le spese dei Paesi vittime del nucleare. Purtroppo c’è il rischio concreto di una concomitanza con la decima revisione del Trattato di Non Proliferazione, che si svolgerà dal 4 al 28 gennaio 2022 a New York. Insieme a molte associazioni, Wilpf ritiene scellerato l’orientamento a considerare il nucleare civile una soluzione per la riconversione energetica in Italia. L’impegno di tutti per il cambiamento è quanto si deve alle vittime di Hiroshima, Nagasaki e di altre le guerre, esercitazioni, attività con uso di armi nucleari. Penultimo intervento è quello del rappresentante diplomatico giapponese, letto in italiano. Esprime solidarietà alle vittime del passato e a coloro che ancora soffrono. Una nuova minaccia affligge il mondo come il nucleare: il corona virus. Si stanno svolgendo i giochi olimpici in Giappone, di cui assistiamo giornalmente ai risultati. E’ stato un notevole impegno promuovere i giochi olimpici, simbolo di pace nella comunità internazionale.
Il Giappone, unico Paese vittima dell’era atomica, continuerà a dare il suo contributo in questo senso. Arriva il momento dell’omaggio da parte del “Comitato Terra e Pace” ad una organizzazione della società civile. Athos de Luca specifica che non è un premio ma un attestato di stima, assegnato quest’anno all’Ordine dei medici, che tanto si sono spesi durante la pandemia. Invita a parlare Cristina Patrizi, che con un breve ringraziamento ricorda i quattrocento medici morti e l’importanza fondamentale della protezione della Salute e della Pace. De Luca, offrendo l’omaggio, spiega che si tratta di un piccolo fossile, per ricordarci che la vita viene da molto lontano, - per chi crede da Dio, per gli altri dall’evoluzione della specie - e lontano noi dobbiamo poter arrivare. Il trombettiere della banda dei Carabinieri esegue l’assolo e la cerimonia finisce seguita da saluti calorosi. Il 76 ° anniversario di Hiroshima ha unito ancora e dimostrato la determinazione ad agire per abolire le armi nucleari.
Vent’anni sono trascorsi dalle terribili vicende del G8 di Genova, da quelli che Amnesty International ebbe a definire come “una violazione dei diritti umani di dimensioni mai viste nella recente storia europea”. In molti, fra gli agenti coinvolti in quegli eventi, sono rimasti totalmente impuniti, non soltanto per via della prescrizione, ma anche a causa dell’impossibilità di individuazione dell’identità dei responsabili.
Due funzionari di polizia, tra l’altro, Pietro Troiani e Salvatore Gava, condannati in via definitiva a tre anni e otto mesi più cinque anni di interdizione dai pubblici uffici (Troiani per aver introdotto le due bombe molotov nei locali della scuola Diaz e Gava per averne illecitamente registrato il ritrovamento) hanno anche potuto ricevere, nello scorso ottobre, una sconcertante promozione alla carica di vicequestore. Promozione opportunamente definita dal Direttore generale di Amnesty Italia Gianni Rufini come “un’offesa alle centinaia di persone che vennero arrestate, detenute arbitrariamente e torturate in quella pagina nera della storia italiana”.
Negli anni successivi, non sono certo mancate altre circostanze in cui agenti di polizia hanno fatto ricorso ad un uso sproporzionato della forza, nel corso di manifestazioni o assemblee pubbliche.
Vedi, ad esempio, il caso del tifoso del Brescia, Paolo Scaroni, che, il 24 settembre 2005, ebbe l’esistenza distrutta a causa di una violenta aggressione da parte delle forze di polizia: due mesi di coma e stato di invalidità al 100%.
Nel suo, come in casi analoghi, non è stato possibile ottenere giustizia per l’impossibilità di identificare i suoi aggressori.
La risoluzione del Parlamento europeo del 12 dicembre 2012, sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea ha esplicitamente esortato “gli Stati membri a garantire che il personale di polizia porti un numero identificativo”.
Anche da parte del Relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto alla libertà di assemblea pacifica e di associazione e di quello sulle esecuzioni extragiudiziali è provenuta, in merito alla corretta gestione delle manifestazioni, la raccomandazione secondo cui “ i funzionari delle forze di polizia siano chiaramente e individualmente identificabili, ad esempio esponendo una targhetta col nome o con un numero.” Ora, nella maggior parte degli stati dell’Unione europea (21 su 28), identificare gli agenti di polizia impegnati nel mantenimento dell’ordine pubblico è diventata la regola. La Germania la prevede in nove regioni su sedici, mentre in Ungheria e in Svezia, pur non essendoci un obbligo, gli agenti espongono nome, carta d’identità, grado sull’uniforme e un codice sull’ equipaggiamento speciale.
Al momento, restano ancora fuori soltanto: Austria, Cipro, Lussemburgo, Olanda e Italia. Al fine di raggiungere l’obiettivo anche nel nostro paese, Amnesty International sta rivolgendo una petizione alla Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, in cui, fra l’altro, si dice:
“Crediamo sia ormai urgente la previsione di misure che consentano l’identificazione degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico. (…) Crediamo fortemente che l’introduzione dei codici identificativi sarebbe non solo uno strumento di garanzia per il cittadino, ma anche e soprattutto di maggiore tutela per tutti gli agenti che svolgono il proprio lavoro in maniera corretta.”
(https://www.amnesty.it/appelli/inserire-subito-i-codici-identificativi/)
l'Associazione Nazionale Teatri Consapevoli esprime il proprio sostegno al lavoratore
Siamo professori d'orchestra, artisti di coro, danzatori, lavoratrici e lavoratori dello spettacolo, della cultura.
Intendiamo esprimere il nostro sostegno al Professore d'orchestra della Fondazione “Arturo Toscanini” di Parma, licenziato a seguito del rifiuto di sottoporsi a continui tamponi anti-Covid.
Riteniamo si tratti di un licenziamento irricevibile, dopo 38 anni di servizio svolto sempre in modo impeccabile. È una decisione definitiva, dicono i vertici della Fondazione che gestisce l'orchestra, tuttavia i sindacati risultano dichiarati: " Preanunciamo da subito che se la vicenda non si conclude, come pensiamo, con il reintegro del lavoratore ed il pagamento degli arretrati, chiederemo a gran voce le dimissioni del Sovrintendente Alberto Triola , responsabile di quanto accaduto. Inoltre denunceremo alla Corte dei Conti i componenti del Consiglio di Amministrazione per il danno economico procurato alla Fondazione ”.
Come lavoratori dello spettacolo, dell'arte e della musica reputiamo gravissimo che una fondazione, tra l'altro così prestigiosa, assuma dei comportamenti che appaiono all'evidenza come in contrasto con valori costituzionali e diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, anche, certamente non solo, in considerazione delle idiosincrasie a cui nostro malgrado siamo costretti ad assistere ogni giorno, ormai evidenti a tutte ea tutti: è possibile stare ammassati sui mezzi pubblici, senza nemmeno poter mantenere un minimo di distanza; è possibile stare seduti a tavola al ristorante, giustamente, ma nelle orchestre bisogna spesso suonare un volto coperto,
Addirittura spesso si deve cantare con la mascherina, pur in presenza di un più che adeguato distanziamento, in barba alla fisiologia del respiro e dell'atto cantato, e alla stessa espressione artistica.
Si arriva quindi a determinare, sulla base di protocolli aziendali che interpretano in modo apparentemente arbitrario o comunque peggiorativo norme e decreti già per sé di dubbia costituzionalità, un continuo quanto ingiustificabile tamponamento, soprattutto dei reparti artistici.
Dopo più di un anno dall'inizio di questa crisi sociale e sanitaria, dopo la provata efficacia delle cure domiciliari precoci, appare un nostro parere non più tollerabile mantenere questo clima di terrore e sospensione dei diritti fondamentali.
La libertà di scelta, il consenso libero e informato, sono diritti inviolabili; il rispetto della dignità umana è un valore assoluto, non negoziabile, come insegna l'articolo 32 della nostra Costituzione.
Siamo cittadini consapevoli, non sudditi: la pandemia non può sospendere la democrazia e la politica non può sottostare agli interessi del potere tecnologico e finanziario.
Sentiamo il bisogno di unirci e vigilare attentamente sugli episodi di ricatti lavorativi per contrastarli e ricreare un clima armonioso sul lavoro e nella vita civile, nel pieno rispetto della democrazia e dei valori costituzionali.
Riprendiamoci il diritto a respirare, a cantare, a suonare, a lavorare in condizioni dignitose. Riprendiamoci la vita!
12.05.2021
ANTe.Co . - Associazione Nazionale Teatri Consapevoli
This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
www.associazionenazionaleteatriconsapevoli.wordpress.com
E 'di enorme importanza il Rapporto 2020-2021 di Amnesty International, presentato all'inizio di aprile, soprattutto per l'approfondita analisi in merito alle tendenze globali registrate nel campo dei diritti umani in seguito all'emergenza pandemica.
Il quadro che ne scaturisce è oltremodo allarmante, in quanto il fenomeno pandemico ha gravemente amplificato le situazioni di disuguaglianza e di oppressione provocata da inique politiche distruttivamente discriminatorie.
“La pandemia - spiega la segretaria generale Agnès Callamard - ha brutalmente mostrato e acuito le disuguaglianze all'interno degli stati e ha evidenziato l'incredibile disprezzo che i nostri leader manifestano per la nostra comune umanità. Decenni di politiche divisive, di misure di austerità errate e di scelte di non investire nelle traballanti strutture pubbliche hanno fatto sì che in tanti finissero per essere facili del virus. "
Il Rapporto evidenzia, infatti, come le disuguaglianze attuali, frutto di decenni di malgoverno, ha prodotto un impatto sproporzionatamente negativo su minoranze etniche, rifugiati, anziani e donne, andando a peggiorare, in particolar modo, la condizione di rifugiati, richiedenti asilo e migranti , rimasti spesso ingabbiati in campi privi di servizi essenziali o lasciati abbandonati in zone di frontiera.
Le risposte adottate nella sede governativa hanno finito per sfruttare il fenomeno Covid 19 per condurre spietati attacchi nei confronti dei diritti umani.
Emblematico il caso dell'Uganda, considerato fino a poco fa lo stato più ospitale dell'intero continente africano, il quale ha sbarrato immediatamente le frontiere, costringendo, in tal modo, ben 10.000 persone a rimanere in una sorta di limbo, al confine con la Repubblica Democratica del Congo.
Il rapporto, poi, sottolinea il grande aumento di casi di violenza di genere e di violenza domestica, favoriti dall'isolamento e dal forte di servizi dedicati alle vittime, venutesi e trovare sempre più indifesi di fronte alla violenza esercitata nei loro confronti.
“Stiamo raccogliendo - ha sottolineato la Callamard - quanto seminato in anni di calcolato diniego dei diritti da parte dei nostri leader. Nel 2020, durante l'eccezionale evento della pandemia, i sistemi sanitari sono stati sottoposti alla prova definitiva e le persone sono state lasciate in una caduta libera economica. Gli eroi del 2020 sono gli operatori sanitari in prima linea per salvare vite umane e persone i quali, sebbene collocati alla fine della scala del reddito, hanno lavorato per nutrire le famiglie e mantenere in funzione i servizi essenziali. E 'crudele ma è così: coloro che hanno dato di più sono stati protetti di meno ”.
Aggiungendo, poi, che “Le risposte dei nostri leader sono state di volta in volta mediocri, mendaci, egoiste, fraudolente. Alcuni hanno cercato di normalizzare le misure eccessive di emergenza adottate per contrastare la pandemia, altri sono andati oltre, intravedendo la possibilità di rafforzare il loro potere. Invece di sostenere e proteggere le persone, hanno semplicemente usato la pandemia come un'arma per attaccare i diritti umani ".
Un modello ricorrentemente impiegato nel corso del 2020 è stato quello della adozione di leggi miranti a criminalizzare qualsiasi forma di critica nei confronti delle strategie governative:
in Ungheria sono state introdotte pene fino a cinque anni di detenzione per “diffusione di informazioni false” sulla pandemia; Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Oman, grazie all'accusa di "diffusione di notizie false", hanno rinvigorito gli attacchi al diritto alla libertà di espressione, avviando duri procedimenti penali contro gli autori di commenti critici pubblicati sui social media .
In alcuni paesi, come le Filippine e la Nigeria, le circostanze sono state sfruttate per legittimare ed estremizzare addirittura l'uso della forza nei confronti delle proteste popolari. In Brasile, fra gennaio e giugno, le forze di polizia hanno ucciso almeno 3181 persone (una media di 17 al giorno).
In altri paesi, come India e Cina, si è fatto anche ricorso alla vicenda pandemica come fattore "distraente" per inasprire ulteriormente (in nome della sicurezza nazionale) attività di repressione politica.
La Callamard, inoltre, registra con grande amarezza come le istituzioni internazionali come il Tribunale penale internazionale ei meccanismi delle Nazioni Unite sui diritti umani, nati per obbligare gli stati a rendere conto delle proprie azioni, siano stati indotti in una sorta di "stallo politico" (e quindi messi fuori uso) dalle abili mosse delle forze governative.
“Siamo a un bivio. - ha concluso la Segretaria internazionale di Amnesty International - Possiamo allentare le catene che degradano la dignità umana. Possiamo ripartire da zero per costruire un mondo basato sull'uguaglianza, sui diritti umani e sull'umanità. Dobbiamo imparare dalla pandemia e unirci in un'azione coraggiosa e creativa affinché ognuno sia in una posizione di uguaglianza. "
Alquanto debole, purtroppo, la posizione assunta in merito alla campagna vaccinale in corso, limitandosi Amnesty (come anche altre importanti organizzazioni come Medici senza frontiere ed Emergency) a richiedere l'adozione e il rispetto dei criteri di equità nella distribuzione dei vari “vaccini” . Sarebbe stato, invece, oltremodo necessario ed auspicabile che venissero sottolineati i numerosi aspetti anomali ed inquietanti della campagna attuale, tali da richiedere doverose cautele e ben precise garanzie:
· Reale natura "sperimentale" dei farmaci che stanno somministrando e relativa oggettiva impossibilità di definire "vaccini" in senso proprio.
· Impossibilità di prevedere con adeguati controlli e garanzie gli effetti di tali "pseudo vaccini", sia per quanto concerne la loro reale efficacia, sia per quanto concerne le eventuali conseguenze nocive (in parte già registratesi).
· Mancanza di una corretta informazione in merito e di confronto dialettico fra diversi punti di vista scientifici.
· Eterodossia delle procedure adottate dagli organi di controllo per rendere possibile l'emissione sul mercato dei suddetti farmaci.
· L'orientamento in atto da parte di vari governi di rendere obbligatorio il cosiddetto “vaccino” (soprattutto per determinate categorie).
· I tentativi in corso di adottare misure discriminatorie fra "vaccinati" e "non vaccinati", con pesanti limitazioni di diritti per questi ultimi.
Il 10 aprile scorso un nutrito numero di famiglie venete (quasi novanta), coordinato dal collega Luca Scantamburlo che si è attivato come cittadino e genitore da alcuni anni in difesa dei diritti inalienabili della persona, fece ricorso al tribunale civile di Venezia perché ci fosse, per i propri figli minori, il ripristino della libertà dalla mascherina al volto in posizione statica al banco scolastico ed in cosiddetta “rima buccale” di 1 metro di distanza, come già previsto dai protocolli e dalle linee guida ministeriali approvate a fine estate 2020. Ma il ricorso delle famiglie, rappresentato dall'avvocato Michele Rodano del foro di Udine, venne rigettato dal medesimo tribunale che affermò “l' esclusiva giurisdizione amministrativa in quanto oggetto del procedimento è una materia di "pubblico servizio", riconoscendo altresì che nella controversia erano posti in essere deidiritti soggettivi,sui quali l'avvocato Rodaro aveva posto l'accento perché la loro difesa fosse il più possibile “erga omnes” . In pratica il tribunale civile di Venezia aveva eccepitoil difetto di giurisdizione.
Fortunatamente un altro fronte in sede giudiziaria amministrativa era stato aperto precedentemente dal medesimo avvocato Rodaro presso il TAR Lazio a nome delle stesse famiglie venete, già ricorrenti in sede civile a Venezia, ed il 14 aprile scorso si è svolta l' udienza presso il medesimo TAR Lazio .
Con Ordinanza del 14.04.2021 il TAR Lazio ha rigettato l'istanza di sospensione cautelare dell'obbligo di indossare la mascherina al banco. L'ordinanza conferma soltanto il diritto all'esonero dall'obbligo di indossare il dispositivo di protezione da parte di chiunque possa documentare con certificazione medica la propria situazione di incompatibilità con l'uso della mascherina. Nel dettaglio il Tar, visto anche il rilievo effettuato dall'avvocato Rodano in risposta a quanto eccepito dall'Avvocatura dello Stato, ha riconosciuto la sostanziale vigenza delle disposizioni contenute nel DPCM del 2 marzo, dato l'espresso richiamo effettuato dal DL 44/2021 .Tuttavia, in concreto, il DL 44/2021 impedisce di disporre la sospensiva del DPCM in questione (proprio in quanto formalmente decaduto), nonostante le disposizioni dallo stesso previste continuino ad applicarsi. Questo blocca eventuali istanze cautelari davanti al TAR, in ogni caso la possibilità di ottenere l'annullamento della disposizione che si assume illegittima nella successiva fase di merito. Ad ogni modo l'ordinanza di fatto non si sofferma sulla problematica sollevata, né sui presupposti cautelari (fumus boni iuris e periculum in mora) .Gli altri procedimenti analoghi hanno subito la stessa sorte.
La sentenza che verrà emessa dal Tar avrà portata nazionale, abbiamo sentito telefonicamente l'avvocato per un commento a caldo sugli sviluppi del procedimento in atto. Per i nostri lettori, di seguito il file dell'intervista.
Audio dell'intervista all'avvocato Michele Rodano
La pena di morte non è soltanto la morte di qualche uomo e neanche quella di tanti uomini. La pena di morte è la morte dell’uomo.
Con la pena di morte si attua la negazione istituzionalizzata della sacralità della vita umana. Si celebra la negazione del valore della dignità della persona, del suo diritto intangibile a non essere abbassata alla dimensione animale, a cosa, a mero fenomeno da eliminare.
La pena di morte è il naufragio della ragione. La ragione, infatti, viene arrogantemente e dogmaticamente ritenuta in grado di comprendere l’uomo, di leggere il suo cuore, di comprendere la genesi del male, di saper individuare per il male la giusta, necessaria, efficace terapia. E’ il trionfo di una ragione che si attribuisce poteri illimitati, che sconfina nel metafisico, che crede illimitatamente in se stessa, nella sua capacità di giudizio, nella sua capacità di darsi criteri di valutazione infallibili, di saperli applicare con altrettanta infallibilità. E’ la tragedia della presunzione metafisica che pretende di far assurgere la ragione dell’uomo al rango della divinità.
E’, altresì, il naufragio del pensiero etico che fa dell’essere umano un soggetto chiamato a dare a se stesso un’identità e un destino. Chi dice sì alla pena di morte nega che l’uomo sia un soggetto in divenire, nega che sia perennemente chiamato a scegliere di sé, dei cammini che vorrà intraprendere. Nega, in definitiva, l’unica cosa che è possibile affermare della natura umana: che sia una realtà dinamica, plastica, modellabile e rimodellabile all’infinito, che sia realtà gravida di insondabili potenzialità, che sia realtà votata (condannata) a ripensarsi e a riprogettarsi, che sia, cioè, realtà aperta, un crescere inarrestabile e imprevedibile.
Chi dice sì alla pena di morte staticizza il cuore dell’uomo che pretende di poter pienamente comprendere.
Chi dice sì alla pena di morte pensa che la ragione dell’uomo sia in grado e in diritto di tracciare un confine netto e irrevocabile fra coloro che possono continuare a vivere e chi no. Fra coloro che meritano la vita e coloro che meritano la morte. Pensa che la ragione dell’uomo sappia scovare le incarnazioni del male nel mondo e le possa e le debba circoscrivere come cancrene infettanti, come metastasi impazzite, isolandole e recidendole affinché l’organismo sociale sia difeso, sia salvato.
Chi dice sì alla pena di morte non comprende che, in questo modo, si colpisce, si infrange il legame basilare della solidarietà umana, si spacca l’umanità, si frantuma il sentimento di una comune appartenenza, il sentimento di essere un’unica cosa.
Si recide, in particolar modo, come afferma Albert Camus, il legame di solidarietà di fronte alla morte. Non ci sentiamo più uguali e fratelli di fronte al comune, universale destino del morire che su noi tutti incombe, ma proiettiamo una parte di umanità nel ruolo di Natura selezionatrice o nel ruolo di Dio giustiziere e vendicatore. La morte, che dovrebbe costituire il fattore maggiormente capace di avvicinarci gli uni agli altri, diventa una mannaia che separa l’umanità in coloro che vivranno ancora e in coloro che più non dovranno vivere ...
Chi dice sì alla pena di morte dimostra di non comprendere gli effetti devastanti della violenza che dichiara di voler combattere.
Non comprende nulla della genesi della violenza, non comprende la complessità del fenomeno, non comprende nulla dell’intreccio fittissimo di elementi che concorrono nella produzione della violenza. Della violenza si fa un’immagine banalizzata, ben delimitata. Di fronte ad un oggetto così sfuggente e così presente, almeno nelle sue potenzialità, nelle viscere dell’universale natura dell’uomo, reagisce con la logica e con la prassi dell’ipersemplificazione del reale: la violenza che voglio combattere, il male che debbo/dobbiamo estirpare sei tu che hai commesso il crimine. Non c’è altro da indagare, non c’è altro da sapere. Posso mettermi al riparo dal dubbio, dal sospetto che la violenza abbia radici più profonde, più sottili, più estese, soprattutto, aggrovigliate assieme alle mille cose del nostro vivere comune da noi chiamato “sano”. Mi rifugio nella certezza che la causa è rintracciata: il vero, l’unico responsabile è scoperto. Lo consegno nelle mani del boia (che, se fossi davvero coerente, dovrei considerare vero “ministro della volontà popolare” o, addirittura, “ministro di Dio”) e sono liberato dal problema. Il capitolo, la questione sono chiusi. Inutile perdere tempo in quisquilie oziosamente concettose: chi ha sbagliato deve pagare, la collettività deve difendersi.
Chi dice sì alla pena di morte sceglie una civiltà che, per salvarci dall’incubo della paura del male e della violenza che l’uomo può esercitare sull’uomo, innalza la violenza (gelida, pianificata, ponderata) di un’intera società nei confronti dei singoli a strumento di salvezza collettiva.
Il peggior ottimismo e il peggior pessimismo si fondono insieme: fede cieca nel potere umano di compiere giustizia, e sfiducia assoluta nel potere umano di porre rimedio all’ingiustizia, di rinnegare l’ingiustizia. Si teme il singolo, gli si nega ogni possibilità di progresso, di metamorfosi interiore, di redenzione dal male. Si enfatizzano fino all’estremo limite il potere conoscitivo e le capacità operative di un insieme composto da tanti singoli, da quegli stessi singoli individui verso cui ci si mostra radicalmente privi di fiducia e di speranza.
Come possono convivere due cose tanto contrastanti?
scarica Ordinanza Tribunale civile di Venezia 06 aprile 2021
10 aprile 2021 - Il ricorso collettivo d'urgenza in sede civile discusso in udienza a marzo 2021 dall'Avv. Michele Rodaro del Foro di Udine - in difesa e rappresentanza delle doglianze di quasi novanta venete - è stato rigettato dal giudice di Venezia (Ordinanza del Giudice Dottor Roberto Simone del Tribunale civile di Venezia, 06 aprile 2021).
Vediamo in sintesi il provvedimento. Le famiglie rivendicavano (e rivendicano tuttora) per i propri figli minori il ripristino della libertà dalla mascherina al volto in posizione statica al banco scolastico ed in cosiddetta “rima buccale” di 1 metro di distanza, come già previsto dai protocolli e dalle linee guida ministeriali approvate a fine estate 2020 (con l'avallo dello stesso CTS) che per i mesi di settembre ed ottobre 2020 posizione statica al banco (possibilità di rimozione della mascherina chirurgica / di comunità, quando seduti e distanziati) e condizione dinamica di assembramento (obbligo di indossare la mascherina e / o averla semper con sé).
Il Giudice non ha riconosciuto che siano “in discussione i diritti fondamentali della persona”.
E citando il comma 5 dell'art. 7 del Cpa - Codice del processo amministrativo, D.lgs. 2 luglio 2010, n. 104 - in materia di giurisdizione esclusiva, ha riconosciuto anche la controversia concernente “Diritti soggettivi” , su cui l'Avv. Rodaro ha posto l'accento per una loro difesa il più possibile erga omnes (sollevata anche la questione di legittimità costituzionale in via subordinata).
"[…] Nelle materie di giurisdizione esclusiva, indicare dalla legge e dall'articolo 133, il giudice amministrativo conosce, pure ai fini risarcitori, anche delle controversie nelle quali si faccia questione di diritti soggettivi."
Rigettando il ricorso collettivo ex art. 700 cpc e condannando i ricorrenti alla rifusione delle spese alle liti in favore del Ministero dell'Istruzione, il Tribunale adito ha dunque stabilito nella fattispecie l' esclusiva giurisdizione amministrativa in quanto oggetto del procedimento è una materia di "pubblico servizio".
Il Tribunale in composizione monocratica ha cioè eccepito il difetto di giurisdizione (accogliendo il rigetto del ricorso chiesto dal Ministero dell'Istruzione), ma dichiarando il solo difetto di giurisdizione del giudice ordinario in favore del giudice amministrativo, e non anche l'assenza di requisiti del fumus bonis juris e del periculum in mora come da richiesta ministeriale della difesa erariale, costituitasi in giudizio.
Fortunatamente - come già previsto e discusso nelle valutazioni ex ante fra me, i genitori a me vicini e l'Avv Michele Rodaro - un altro fronte nella sede giudiziaria amministrativa è stato aperto precedentemente dall'Avv. Michele Rodaro presso il TAR Lazio , ricorso collettivo al quale hanno aderito la quasi totalità delle famiglie venete già ricorrenti in sede civile a Venezia.
L'udienza al TAR Lazio di Roma è fissata per il 14 aprile 2021, la stessa data in cui anche l'Avvocato Nicola Massafra del Foro di Roma discuterà doglianze analoghe in difesa e rappresentanza di numerose famiglie italiane.Con l'Avv Nicola Massafra di Roma e l'Avv Michele Rodaro di Udine abbiamo due ricorsi in sede giurisdizionale amministrativa - indipendenti l'uno dall'altro ma analoghi - per una tutela erga omnes fino ai 18 anni di età, proprio sullo specifico problema delle mascherine imposte anche al banco scolastico, che hanno tradito i protocolli di intesa di fine estate 2020.
Si tratta di un appuntamento giudiziario spartiacque per la legalità ed il rispetto della Costituzione della Repubblica e dei diritti e delle libertà individuali tutelate anche dall'ordinamento giuridico eurocomunitario.
Fra le più recenti Ordinanze del TAR Lazio di Roma segnalo quella del 26 marzo 2021 e frutto del ricorso di altri avvocati (Avv.ti Gesess, Michi e Di Salvo) e le loro parti ricorrenti che rappresentano, la quale ordinanza ha mostrato un fondamentale cambio di passo: al Collegio del TAR Lazio di Roma hanno infatti cambiato tono nei confronti dei vertici dell'Esecutivo, avendo per la prima volta "ordinato" alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di riesaminare la chiusura delle scuole entro il 2 aprile 2021 (cosa che l 'Esecutivo ha fatto, seppur limitando in alcune Regioni il ritorno in presenza fino alla sola prima classe della scuola primaria di primo grado, in funzione della situazione epidemiologica).
Il ricorso al TAR Lazio citato era stato promosso ed aiutato anche dal team "PILLOLE DI OTTIMISMO", il quale sta contribuendo a fare conoscere lo studio "Uno studio di coorte trasversale e prospettico del ruolo delle scuole nel SARS-CoV-2 seconda ondata in Italia ” a firma di Sara Gandini, Maurizio Rainisio, Maria Luisa Iannuzzo, Federica Bellerba, Francesco Cecconi e Luca Scorrano, il quale è stato recentemente pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica The Lancet Regional Health - Europe.
Fino a qui ho citato dal comunicato del gruppo “Pillole ed Ottimismo” team multidisciplinare che vedi protagonisti la prof.ssa e dr.ssa Sara Gandini (ricercatrice), il dottor Paolo Spada (medico chirurgo specialista in chirurgia vascolare) ed il dottor Guido Silvestri .
Nelle ultime settimane i mass media hanno raccontato che il Governo stava rivalutando la riapertura delle scuole fino alla prima prima media dopo le festività pasquali, ma non hanno raccontato le reali motivazioni.
Dietro a tutto ciò vi è stata e vi è - sin dal dicembre 2020 - la pressione di numerosi ricorsi in sede giudiziaria amministrativa - di centinaia di genitori, comitati, associati e decine di avvocati di tutta Italia che li rappresentano, contro la deriva autoritaria in atto ed il mancato rispetto di numerosi principi giuridici, quali ad esempio quello di proporzionalità e ragionevolezza (Avv.ti L. Corrias, F. Scifo, Avv.ti Asso.ne Vaccipiano, Avv. Nicola Massafra, Avv. Michele Rodaro, Avv. ti Comicost, Avv.ti Gesess, Michi e Di Salvo, Avv.ti LaScuolacheAccoglie, ecc…).
La prossima udienza al TAR Lazio di Roma del 14 aprile 2021 di due distinti ricorsi collettivi ma analoghi nella sostanza e nelle doglianze - con l' Avvocato Nicola Massafra del Foro di Roma e l'Avvocato Michele Rodaro del Foro di Udine in rappresentanza di e nuovi di genitori di tutta Italia - dovrebbe portare quelle argomentazioni necessarie perché lo stato di diritto torni a far rispettare i diritti fondamentali dell'individuo e le sue libertà, in un'autentica tutela della salute individuale e collettiva e soprattutto della legalità, ove la Costituzione della Repubblica torni a splendere e la dignità umana al centro dell'agire politico ed istituzionale.
La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani
(Kofi Annan)
La donna non è nata per essere oggetto da manipolare, da distruggere, da piegare.
E 'notizia di ogni giorno un abuso, una violenza, un omicidio. Donne che soccombono a ogni tipo di ingiuria, sia nel campo lavorativo, familiare, nella società.
Ciò che ferisce di più è che spesso gli atteggiamenti di onnipotenza nascono all'interno della case dove il compagno, il marito, il padre e il fratello diventano carnefici e padroni.
La difficoltà di queste donne nel chiedere aiuto spesso deriva in quell'autopunizione e senso di colpevolezza inculcata dal convivente, dal genitore, dal fratello. Il senso di proprietà avviluppa psicologicamente la donna che si trova ad essere così incatenata in una situazione che non riesce a gestire credendo di essere lei stessa e scaturire la collera del compagno che nella propria convinzione la ama, protegge e “mantiene”. Negli ultimi anni anche l'età dei mostri si è abbassata, ragazzi che picchiano le proprie fidanzate facendole sentire brutte, incapaci e inadatte; oggetti di proprietà da gestire come sfogo a una rabbia interiore.Non parliamo di quella violenza fatta di ricatti, mettendo in ridicolo e allo sbando quella compagne che in momenti di intimità sono state immortalate in fotografie,
Ragazze indifese, sole, colpite nel profondo e disilluse, portate alla vergogna per qualcosa che doveva essere pulito, fatto con amore, con sentimento. Ragazze che schiacciate nell'intimo trovano l'unica via d'uscita a quel terrore con il suicidio.
La violenza, il senso di supremazia, il gusto di annientare, il desiderio di poter padroneggiare e avere tutto sotto controllo, porta a deliri ingestibili.
Cosa è che ha portato a questo tipo di squilibrio molti uomini? Perché spesso vengono difesi dalle proprie famiglie di origine? Perché i genitori di questi omuncoli non denunciano mai i propri figli? Dovremmo tornare all'origine di tutto, ai loro primi anni di vita, spesso il seme del male e del fare male si insinua rendendosi conto dell'incompiutezza del proprio essere, dall'insicurezza del sé, dalla necessità di essere assecondati.
Quel seme sbagliato germoglia venefico e l'esigenza di supremazia diventa pressante e necessario perché solo così “si viene creduti”, solo così il mondo “ci ascolta”. Solo così quegli orchi si sentono riscattati.
Il male generi male, quel procurare dolore diviene sostentamento di una mente malata e deviata da fermare, denunciare, allontanare. Non vi è alcun tipo di amore supportato da violenze incontrollate.
Indubbiamente queste persone soffrono di schizofrenie o altre patologie psichiatriche. Non sapere gestire le proprie emozioni rabbiose è comunque una forma di debolezza mentale che non va sottovalutata né scusata da nessuno!
A volte alcuni segni indicativi non vengono presi in considerazione: scatti d'ira, tirannie verso animali, inconsulte rivalse su oggetti, momenti di mutismo o eccesso di esibizionismo, nervosismo ed eccitazioni esagerate ecc…
Alcuni uomini che hanno ucciso le proprie compagne non provano alcun senso di pentimento, nessun rimorso restando freddi e inermi anche quando vengono arrestati; spesso sembrano addirittura sollevati.
Le donne dovrebbero proteggersi l'una con l'altra, parlarsi, confidarsi, cercare spazi e associazioni che possono venire loro in aiuto. Non dovrebbero mai pensare di essere le cause del loro male, mai pensare che quell'uomo così infame e violento possa provare amore verso di loro.
Purtroppo in alcune famiglie vige la protezione verso quel tipo di uomo, gli si riconosce la violenza ma non si ha coraggio e la forza di fermarlo. Si ha paura di lasciarlo perché ci sono i figli, la non libertà economica e la convinzione che possa cambiare. Non cambiano i mostri, non cambieranno mai poiché la loro rabbia li sostiene, li fa sentire grandi, potenti, padroni. Più le loro donne si piegano, più loro acquistano gradi di supremazia. Dovessimo fare un sondaggio e chiedere a ogni donna: -hai mai avuto attenzioni insane da parte di uomini? Hai mai subito anche solo verbalmente offese da amici, colleghi, uomini qualunque per la strada? Sei mai stata infastidita da atteggiamenti, parole e sguardi non propriamente rispettosi?
Tutto questo non vuole dire che tutti gli uomini sono in errore, ci sono esemplari di tutto rispetto ma questo non toglie che le vittime continuino ad essere donne che amano, che hanno paura, che si sentono in torto, che vogliono proteggere i propri figli. L'intero genere umano nasce dalla donna, la donna che con dolore mette al mondo figli, figli meravigliosi, figli giusti, figli desiderati e altri no. Spesso sono questi i più rabbiosi, le rivalse emotive, l'odio incanalato da tempo, la parola taciuta, il sorriso negato e molto altro generano mostri con mani enormi e veleno da sputare.
Cerchiamo di capire e comprendere qualsiasi donna abbiamo di fronte, spesso nel buio dei loro occhi vi è qualcosa da intravedere. Non spegniamo noi quella luce!
Amnesty International, in un rapporto pubblicato a metà dello scorso dicembre, ha provveduto a denunciare come, in almeno 60 stati, le forze di polizia, in nome dell’applicazione e del rispetto delle misure di contrasto alla “pandemia covid 19”, abbiano fatto ricorso a forme di violenza tali da produrre gravi violazioni dei diritti umani e, in alcuni casi, anche peggioramenti della crisi sanitaria.
Molti stati, inoltre, vengono accusati di aver utilizzato pretestuosamente e strumentalmente l’allarme pandemico, introducendo leggi e prassi che hanno violato i diritti umani, riducendo le garanzie in materia, come ad esempio le limitazioni innecessarie ai diritti alla libertà di manifestazione pacifica e alla libertà d’espressione.
Il quadro che scaturisce dal rapporto è quanto mai allarmante:
persone sospettate di aver violato le misure di contenimento o che protestavano per le condizioni di detenzione sono state ferite o uccise;
è stato violentemente represso il dissenso;
un po’ ovunque sono stati effettuati arresti di massa (persone accusate di aver violato la quarantena, trasgredito al divieto di spostarsi da un luogo all’altro, tenuto riunioni, preso parte a manifestazioni pacifiche e criticato la risposta del governo alla pandemia);
imposti rimpatri illegali;
effettuati sgomberi forzati e repressioni violente di manifestazioni pacifiche.
Ecco qualche caso particolarmente eloquente e emblematico:
· In Iran, le forze di polizia hanno usato proiettili veri e gas lacrimogeni per stroncare le proteste nelle carceri, uccidendo e ferendo parecchi detenuti.
· In Kenya, solo nei primi cinque giorni di coprifuoco, le forze di polizia hanno ucciso almeno sette persone e hanno costretto altre 16 al ricovero in ospedale.
· In Sudafrica le forze di polizia hanno sparato proiettili di gomma contro persone che “vagabondavano” in strada durante il primo giorno di lockdown.
· In Cecenia, alcuni agenti hanno aggredito e preso a calci un uomo che non indossava la mascherina.
· In Angola, tra maggio e luglio, sono stati uccisi almeno sette giovani.
· Nella Repubblica Dominicana, tra il 20 marzo e il 30 giugno, le forze di polizia hanno arrestato circa 85.000 persone accusate di aver violato il coprifuoco.
· In Turchia, tra marzo e maggio, 510 persone sono state arrestate e interrogate per aver scritto “post provocatori sul coronavirus”, in evidente violazione del diritto alla libertà d’espressione.
· In Etiopia, nella Zona di Wolaita, almeno 16 persone sono state uccise dalle forze di polizia per aver protestato contro l’arresto di dirigenti e attivisti locali accusati di aver manifestato in violazione delle limitazioni adottate per il contrasto alla pandemia.
· In numerosi stati le forze di polizia hanno mostrato un’attitudine discriminatoria e razzista nell’applicazione delle norme sul Covid-19, colpendo, in particolar modo, rifugiati, richiedenti asilo, lavoratori migranti, persone Lgbti o di genere non conforme, lavoratori e lavoratrici del sesso, persone senza dimora.
· In Slovacchia, durante la quarantena, le forze di polizia e l’esercito hanno isolato gli insediamenti rom, contribuendo ad alimentare lo stigma e il pregiudizio che quelle comunità già subivano.
· In Francia, tra marzo e maggio, i volontari di “Osservatori sui diritti umani” hanno documentato 175 casi di sgombero forzato di migranti, richiedenti asilo e rifugiati nella zona di Calais.
Dure ed inequivocabili le parole di Patrick Wilcken, vicedirettore del programma Temi globali di Amnesty International:
“Durante la pandemia, in ogni parte del mondo le forze di polizia hanno ampiamente violato il diritto internazionale ricorrendo a una forza eccessiva e innecessaria per far rispettare il lockdown e il coprifuoco. Col pretesto di contrastare la diffusione della pandemia, in Angola un ragazzo è stato ucciso per aver violato il coprifuoco e in El Salvador un uomo è stato ferito alle gambe mentre era uscito di casa per andare a comprare qualcosa da mangiare”.
Aggiungendo che, pur considerando che il mantenimento dell’ordine pubblico rappresenta senza alcun dubbio un elemento fondamentale nella protezione della salute e della vita delle persone, un
“eccessivo affidamento a misure coercitive per applicare le limitazioni per motivi di salute pubblica sta facendo peggiorare la situazione” e che il “profondo impatto della pandemia sulla vita delle persone richiede che le forze di polizia agiscano nel pieno rispetto dei diritti umani”.
“È fondamentale - ha dichiarato inoltre AnjaBienert, direttrice del programma Polizia e diritti umani di Amnesty International Olanda - che le autorità diano priorità alle migliori prassi sanitarie rispetto ad approcci coercitivi che si sono dimostrati controproducenti. I dirigenti delle forze di polizia devono dare al loro personale istruzioni e ordini precisi affinché i diritti umani siano al centro di ogni valutazione posta in essere. Coloro che hanno esercitato i loro poteri in forma eccessiva o illegale devono essere chiamati a risponderne. Altrimenti, si verificheranno ulteriori violazioni dei diritti umani”,
L’organizzazione umanitaria invita, pertanto, i governi di ogni parte del mondo ad assicurare che le forze dell’ordine rispettino correttamente e coerentemente la loro più importante missione: servire e proteggere la popolazione.
Infine, Amnesty International richiede che, nei casi in cui si siano verificate violazioni dei diritti umani derivanti da operazioni di mantenimento dell’ordine pubblico e dall’uso della forza, gli stati svolgano tempestivamente indagini approfondite, efficaci e indipendenti, in modo da assicurare che i responsabili ne rispondano in un giusto processo.
“ABBANDONATI”
Degno della massima attenzione risulta anche il Rapporto della sezione italiana di Amnesty, dall’eloquente titolo “Abbandonati”, presentato sempre alla metà del mese di dicembre, relativo alle violazioni dei diritti umani verificatesi nelle strutture di residenza sociosanitarie e socioassistenziali italiane durante la pandemia da Covid-19.
Lo studio, che raccoglie oltre 80 interviste effettuate in tre regioni d’Italia (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto), analizza l’impatto delle decisioni e delle pratiche adottate dalle istituzioni all’interno di dette strutture, rilevando la mancata tutela del diritto alla vita, alla salute e alla non discriminazione degli ospiti anziani.
“Oltre a violare il diritto alla vita, alla salute e alla non discriminazione, decisioni e pratiche delle autorità a tutti i livelli hanno anche avuto un impatto sui diritti alla vita privata e familiare degli ospiti delle strutture ed è possibile che, in certi casi, abbiano violato il diritto a non essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti”, ha dichiarato Donatella Rovera, ricercatrice esperta di crisi di Amnesty International.
“La pandemia - ha aggiunto Martina Chichi, campaigner di Amnesty International Italia - ha mostrato l’inadeguatezza del sistema di controllo delle strutture per anziani. La nostra indagine ha evidenziato che nel periodo in cui i controlli avrebbero dovuto essere più frequenti e più approfonditi – vista l’impossibilità di vigilanza da parte dei familiari o altri nel periodo di chiusura delle case di riposo al mondo esterno – spesso invece le verifiche condotte dalle aziende sanitarie locali sono state solo formali e amministrative” .
Il Rapporto, fra le altre numerose osservazioni critiche, evidenzia come l’emergenza sanitaria abbia acuito problemi sistemici delle strutture oggetto della ricerca, come la carenza di personale (aggravata dall’alto numero di operatori sanitari in malattia e dai reclutamenti straordinari dei presidi ospedalieri), cosa che ha comportato un grave abbassamento del livello di qualità dell’assistenza e della cura degli ospiti e fatto sì che si realizzassero condizioni di lavoro terribili per gli operatori stessi, sottoposti a un grave stress fisico e psicologico e sovraesponendoli al rischio di contagio.
Infine, in considerazione del fatto che, a partire dall’inizio dell’emergenza sanitaria, governo e autorità regionali e locali non hanno mai reso pubblici dati e informazioni omogenei e completi relativi alla diffusione del contagio nelle strutture residenziali sociosanitarie e socio assistenziali (essenziali per una lettura puntuale del fenomeno e tale da consentire, tra le altre cose, di rispondere alle esigenze del settore evitando il ripetersi delle violazioni e della mancata tutela dei diritti alla vita, alla salute e alla non discriminazione dei pazienti anziani), l’Organizzazione umanitaria, oltre a richiedere alle autorità di garantire agli ospiti delle case di riposo il diritto al più alto standard di assistenza ottenibile e l’accesso non discriminatorio alle cure, nonché di attuare politiche di visita che permettano un contatto regolare con le famiglie, esprime l’importante esigenza di un’inchiesta pubblica e indipendente che chiarisca le responsabilità e suggerisca misure concrete per affrontare le criticità riscontrate (tra cui il miglioramento dei meccanismi di sorveglianza delle strutture) e sottolinea il dovere ineludibile delle autorità di assicurare la massima trasparenza sui dati relativi alla gestione dell’emergenza sanitaria.
Abbiamo il piacere di intervistare Moncef Marzouki, medico, attivista per i diritti umani e politico tunisino. È stato Presidente della Tunisia del dopo “primavere arabe” dal 2011 al 2014, il suo programma è stato incentrato sulle libertà civili, come l'abolizione della polizia politica, della censura e l'approvazione di una Costituzione rispettosa della Dichiarazione universale dei Diritti Umani .
Come Presidente della Lega tunisina per la difesa dei diritti umani che idea si è fatto sulla vicenda di Julian Assange negli ultimi dieci anni per aver denunciato i crimini commessi dallo Stato e soprattutto dall'esercito degli Stati Uniti?
Prima di tutto, grazie a Pressenza per avermi invitato e per avervi incontrato, sono un uomo della società civile, ho lavorato molto nelle ONG, quindi mi sento molto a mio agio con voi, grazie ancora per questo invito. Sì, sono stato e rimango ancora un'attivista per i diritti umani e rimango estremamente sensibile alla questione di Assange. Inoltre, come forse saprete, nel 2012, quando ero presidente, l'ho chiamato da Cartagine, e abbiamo avuto una comunicazione tra lui e me da Cartagine, e gli ho detto che sarei stato molto felice di riceverlo in Tunisia come attivista per i diritti umani, che era il benvenuto in Tunisia. E sono sicuro che se gli fosse stato permesso di uscire, avrebbe esitato tra due o tre paesi, ma in ogni caso sarebbe stato accolto molto favorevolmente in Tunisia. Io ero indignato per il modo in cui è stato trattato, che cosa ha fatto quest'uomo? Ha fatto quello che oggi chiamiamo un lavoro di denuncia. La democrazia non può vivere senza denuncia, ci sarebbero molti crimini che passerebbero inosservati, così quest'uomo ha fatto il suo dovere di informare, ha detto ciò che andava detto su una serie di crimini; purtroppo, sapete che il presidente uscente sta amnistiando alcuni di questi criminali per atti commessi in Iraq. Quindi per me è un uomo che ha fatto il suo dovere, il suo dovere di cittadino e di attivista per i diritti umani ed è per questo che sarebbe stato il benvenuto in questo paese, la Tunisia, che era all'epoca, e che è ancora un luogo di rifugio per gli attivisti per i diritti umani. Sono stato totalmente impegnato fin dall'inizio, sia quando ero al potere, sia oggi, nel caso di Assange, che è un tipico caso di violazione dei diritti umani.
Lei che è stato medico personale di Mandela e che ha fatto tanto, nel suo mandato presidenziale, per la difesa dei Diritti Umani cosa vorrebbe dire a coloro che torturano Assange nel “democratico” Regno Unito?
Vorrei correggere quest’informazione, non ero il medico personale del presidente Mandela, ho incontrato il presidente Mandela nel 1991 e ho avuto una lunga conversazione, in particolare sui diritti dei bambini, perché all’epoca stavamo discutendo dei diritti dei bambini e purtroppo l’ho visto una seconda volta quando sono andato a rappresentare la Tunisia al suo funerale. Così ho visto questo grande uomo in piedi, ed ero triste quando l’ho visto su un catafalco, per me è un maestro, ma non ho avuto l’onore di essere il suo medico, se non altro perché lui ha vissuto soprattutto in Sudafrica e io in Tunisia. Ma per me, lui è il mio maestro, è il mio maestro spirituale e per tutto il tempo che sono stato a Cartagine avevo il suo ritratto dietro di me, non avevo il ritratto di un tunisino, ma avevo il ritratto di Mandela.
Per me c'è un parallelo tra Mandela e Assange, perché Mandela è stato prigioniero per 27 anni in una piccola cella semplicemente perché si è opposto ai crimini dell'apartheid e anche Assange è in qualche modo prigioniero da tanti anni, allo stesso modo, perché si è opposto a un crimine. E quindi quello che mi sembra più aberrante in questo caso, è che nel caso Mandela possiamo accettare, possiamo capire che è stato imprigionato da un regime di apartheid, un regime razzista, un regime senza diritti, ma in quello di Assange che fosse un prigioniero e che è stato trattato in questo modo da uno Stato democratico, è al di là di ogni immaginazione. Sappiamo che dietro ogni stato, qualunque esso sia, c'è lo sfarzo e poi c'è la cucina, il cortile, e il cortile di tutti gli stati, compresi gli stati democratici, non è mai molto pulito, non è mai molto pulito. Quindi tutti gli Stati non sono conseguenti rispetto alle idee che sbandierano, ma ci sarebbe aspettato che la Gran Bretagna, con la sua tradizione democratica e il fatto di essere la sede di Amnesty International, si sarebbe comportata diversamente, ma purtroppo direi che la vigliaccheria delle autorità britanniche di fronte alle pressioni americane è stata grande. Hanno accettato questa situazione che è totalmente indebita, infame, penso che purtroppo i britannici non usciranno da questa situazione in modo positivo, compenseranno forse alla fine ma in questo momento si nascondono dietro la legge e dicono no, no, no, no, questa è la legge, è la legalità. Ma tutti sanno che si tratta di una questione politica per eccellenza e che, se avessero voluto, avrebbero trovato una soluzione che consentisse ad Assange,
Cosa direbbe a chi si ostina a stare in silenzio, ai governi ei giornalisti che cercano di mettere “sotto il tappeto” gli orrori compiuti in Afghanistan, in Iraq e in tanti altri contesti?
Sapete, il silenzio è assolutamente inaccettabile perché ci sono uomini e donne che sono lì per difendere i diritti, e uomini e donne per difendere gli interessi; penso a tutti i giornalisti e tutte le persone che non si sono mobilitate per il caso di Assange; perché, alla fine, questi uomini difendono la libertà di espressione, la libertà di diffondere informazioni soprattutto quando è così importante per la pace e la sicurezza mondiale; penso anche alle molte persone non sono cresciute con la minaccia americana; persone a cui può essere proibito di tornare negli Stati Uniti.
Più gente avrebbe dovuto prendere posizione, ma quando si tratta di attaccare piccoli paesi o governi deboli, va bene, tutti vanno avanti e attaccano quel paese africano per le violazioni dei diritti umani, ma quando si tratta di attaccare gli Stati Uniti e dire no no , ci sono violazioni dei diritti umani negli Stati Uniti, ci sono molte persone che esitano e questo non le fa sentire meglio, ma fortunatamente ci sono persone come te sono capaci nonostante tutte le difficoltà, nonostante tutti i rischi, tutti i problemi di presa di responsabilità; quindi rimango ottimista per il fatto che, nonostante tutte le pressioni che gli americani esercitano su Assange, ci sono ancora persone che sono in grado di dire: NO, non vogliamo questo, quest'uomo è una fonte di informazione,
Lei pensa che sia giusto che non esistano "segreti di Stato" e che chi commette crimini, anche se riveste cariche politiche e militari, vada perseguito?
Sì, c'è giustizia uguale per tutti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, è molto chiaro; vi ricordo che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ha una madrina chiamata Eleanor Roosevelt, quindi è americana, quindi gli americani hanno avuto un ruolo importante nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, come possono negarla oggi? Quella dichiarazione, è chiaro che c'è un divieto totale di torturare le persone e oggi quello che Assange sta subendo è tortura.
Il segreto di stato, tu sai cos'è il segreto di stato, tu sai cos'è? Va e viene, ci sono persone che hanno paura che i loro crimini vengono rivelati, ma qual è la cosa più importante? la verità, la pace. Il popolo americano vuole sapere tutto, perché questo non è più importante dei cosiddetti segreti militari che consistono nel nascondere i crimini e nel perdonarli? Quello che non perdono a Trump è il perdono dei crimini che sono stati rivelati, tra l'altro, in parte da Assange e da persone come lui. Ciò che è importante è che la società civile, che la gente dica NO NO, c'è qualcosa di più importante dei segreti, segreti di Pulcinella; la cosa più importante è il diritto della gente, cioè il diritto della giustizia di processare tutti i crimini perché così potremo andare avanti.
In un'intervista che Assange fece all'ex Presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, nel 2012, Julian fece riferimento a lei in merito a un dialogo che avete avuto sul poco potere che spetta ai presidenti. Ci parli degli ostacoli che deve affrontare chi è un capo di un governo e degli ostacoli che cercano di imporre i poteri forti a chi realmente vuole cambiare le cose?
Un presidente non è una persona onnipotente: quando arriva al potere, ha una burocrazia, ha tradizioni di potere prima di lui, ci sono lobby estremamente importanti, e ci sono industrie dietro, ci sono interessi enormi, e poi c'è il suo stesso interesse a essere rieletto e così via… Quindi rimanere fedeli alle convinzioni è estremamente difficile perché ovviamente si entra in contatto con le lobby economiche, con i servizi segreti che hanno una loro politica, perché si sa che un presidente va e viene, ma i servizi e le autorità e le lobby economiche restano, sono lì da 20,30 anni, ma comunque i presidenti possono fare qualcosa. Io personalmente, quando sono arrivato, ho vietato la tortura ed è stata rispettata questa decisione; negli incontri che ho avuto con il Consiglio di sicurezza nazionale, sia che si trattasse di militari o di polizia, ho detto: “La tortura è finita in Tunisia”. E non venite a dirmi questo o quello, e non ci sono stati casi di tortura, o comunque, se ci sono stati, si trattava di veri e propri errori individuali, ma la tortura, che era qualcosa di sistematico in Tunisia, si è fermata . Così, nonostante tutto, si può fare qualcosa ed è così che le società possono andare avanti.
Assange è incriminato per l '”Espionage Act”, una legge americana del 1917 scritta “contro i traditori della patria” ma gli Stati Uniti non sono la sua patria perché lui è australiano e non ha tradito nessuno, al contrario ha denunciato governi e militari che, loro sì, hanno commesso crimini gravissimi e hanno tradito la patria ei suoi cittadini. Qual è il suo punto di vista sulla questione?
Il mio punto di vista è che non ha nulla a che fare con lo spionaggio, non ha nulla a che vedere, è una semplice vendetta e soprattutto un esempio, cioè voilà, vogliamo che Assange sia un esempio, voilà, se fai, se osi rivelare i nostri segreti ecc… questo è quello che probabilmente succederà, quindi stanno cercando di fare di Assange un esempio per intimidire tutti coloro che vorrebbero fare la stessa cosa. Ancora una volta, capisco che ogni paese mantenga un certo numero di segreti militari, io stesso non sono stato in grado di divulgare un certo numero di temi che erano veramente legati alla sicurezza del paese, segreti militari, i piani d'azione contro i terroristi ecc. Ma quando si tratta di crimini o di errori commessi dalle forze di sicurezza, non c'entra nulla la sicurezza nazionale. La sicurezza nazionale, al contrario, è obbligata a non accettare gli errori, a non tollerare che i soldati uccidano in missione, come è successo in Afghanistan: questo non è accettabile. C'è una confusione tra ciò che è veramente un segreto di Stato da mantenere perché anche lo Stato ha bisogno di mantenere segreti e il fatto di nascondere i crimini: i crimini non è un segreto di Stato, perché in linea di principio gli Stati non sono criminali, e in linea di principio gli Stati non proteggono il crimine, quindi non si può dire che sia un segreto di Stato. Per me l'atteggiamento del governo americano non ha nulla a che fare con i segreti di Stato, vogliono intimidire le persone afinché non lo facciano più, e questo pone un problema sul funzionamento della democrazia americana. I nostri alleati americani acquistano sollevare la questione su questo tipo di legge, di questo tipo di comportamento perché ciò mette in discussione la loro stessa “democrazia”, indipendentemente dall'influenza che essa ha sul mondo. Assange non è né americano né inglese, se deve essere giudicato, dovrebbe esserlo in Australia, per esempio, e certamente non dagli Stati Uniti.
Come forse saprà, Fatou Bensouda, Procuratore Capo della Corte Penale Internazionale, a seguito dell'inchiesta per Crimini di guerra commessi da Israele in Palestina e degli USA in Afghanistan è stata minacciata e sanzionata dal governo USA insieme ad altri della Corte Penale Internazionale. Come ha accolto questa notizia e che cosa vorrebbe dirle se volesse mandarle un messaggio?
Ho avuto il piacere di ricevere Fatou Bensouda quando ero presidente perché è venuta a trovarmi per una storia simile, ma diversa, c'era una riunione tra i capi di Stato africani che non volevano che l'Unione africana riconoscesse il ruolo della Corte Penale Internazionale , perché i capi di Stato africani si sentivano minacciati dalla CPI. È venuta a chiedere il mio sostegno e la mia opinione, perché voleva che la CPI si applicasse a tutti, compresi gli africani, e mi ha detto, ma no, non vogliamo assolutamente prendere di mira i capi di Stato africani. Io le risposi che ero completamente d'accordo con lei, non c'è motivo per cui i capi di Stato africani debbano sentirsi più sotto mira o protetti perché sono africani e le ho detto che la consideravo una donna coraggiosa, e che le davo tutto il mio appoggio,
Non la vedo intimidita, per me questa donna non si lascia intimidire, le do il mio pieno appoggio e l'incoraggio a continuare, ed è grazie a uomini e donne come lei che il processo per uno stato di diritto internazionale sta prendendo forma, e questa sarà la cosa più importante.
Qualche tempo fa lei ha annunciato la sua uscita dalla scena politica: quali solo i suoi progetti per il futuro?
Sì, sono uscito dalla politica tunisina, cioè dalla lotta per il potere in Tunisia, ma sono ancora Presidente dell'Associazione per i Diritti Umani, quindi rimango impegnato nella causa palestinese, in cui sono molto coinvolto cercando di istituire un consiglio nazionale arabo per la promozione della democrazia e per la difesa della primavera araba, che è sotto estrema minaccia. Quindi sono ancora molto attivo, faccio parte di un gruppo di saggi africani, ci incontriamo ogni anno, siamo circa dieci capi di Stato africani che sono capi di Stato africani democratici e che non hanno precedenti di corruzione, ecc…, un club molto chiuso, ci incontriamo ogni anno per riflettere sul futuro dell'Africa, sullo sviluppo di una strategia ecc. Sono quindi molto attivo sul piano africano, sul piano arabo, ma ho effettivamente evitato,
Per gentile concessione dell'agenzia di stampa internazionale Pressenza