L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1291)

Free Lance International Press

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June 29, 2015

Durante la notte è stato approvato il referendum che chiama a decidere il popolo greco sul proprio futuro. La data sarà il 5 luglio 2015. Con 178 voti a favore e 120 contrari il parlamento greco ha confermato la decisione presa poche ore prima dal Consiglio dei Ministri.
Hanno votato a favore i parlamentari dei partiti di governo, Syriza e Anexartiti Ellines. Insieme a loro anche il partito di estrema destra Chrisi Avghi ha sostenuto l'approvazione del referendum.
Contrari, ovviamente Nea Dimokratia e Pasok, che storicamente avrebbero accettato ogni "Memorandum" possibile ed immaginabile proposto dall'Eurogruppo e che mai si sono preoccupati di consultarsi con il proprio popolo per approvare o rifiutare provvedimenti imposti dal governo tedesco (Eurogruppo ndr). Il Potami, il partito neoliberista creato poco prima delle ultime elezioni politiche per ostacolare il Syriza, che ha alla guida un giornalista proveniente dall'area di interesse politico ed economico delle tv private e che viene sostenuto e proposto dall'Eurogruppo come possibile partito di governo al posto del Syriza, ha ovviamente votato contro il referendum. Anche il Potami è d'accordo con l'accettare in maniera incondizionata di ogni imposizione dettata dall'ex-Troika.
 

Vergognosa anche la posizione del Partito Comunista Greco KKE che ovviamente ha votato contro. Cosa che non mi stupisce per niente. Storicamente ha sempre privilegiato il "ruolo guida del partito" alla libera e personale valutazione del singolo cittadino. Molto probabilmente il 5 luglio sosterrà l'astensionismo. Ingessato nelle proprie posizioni continua a sostenere l'uscita dalla Comunità Europea senza vedere che la questione del referendum è un avvenimento storico e che vada come vada è un importante passo del governo e del popolo greco che potrà esprimersi in prima persona su una cosa così fondamentale per il proprio futuro. Questo referendum non è importante solo per il popolo greco, ma un importante esempio di democrazia per tutti i popoli d'Europa.
Come quasi sempre accade, coloro che sono contrari al far esprimere liberamente gli elettori coincidono con coloro che, ora che si andrà al voto referendario voteranno a favore del "Memorandum". Il primo obiettivo che hanno individuato davanti a loro è stato quello di impedire che il popolo prenda parte in prima persona a queste scelte importantissime che lo riguardano. Evidentemente, come abbiamo visto fino ad alcuni mesi fa, per molti partiti salire al governo non significa rappresentare la volontà espressa dalla maggioranza del proprio popolo, ma al contrario significa privilegiare gli interessi di una piccola casta che in questo caso vede i propri interessi coincidere con quelli contenuti nell'attuale proposta dell'Eurogruppo e nel "Memorandum" imposto dall'allora Troika.
Un altro avvenimento che ritengo importante commentare è il voto a favore del referendum espresso dal partito di estrema destra Chrisi Avghi. Fino ad ora, durante questi mesi di governo di sinistra e di estenuante trattativa il pericolo più grande sono state le possibili energie destabilizzanti che l'estrema destra incoraggiata dalla destra più moderata avrebbero potuto mettere in atto. Il rischio di un improvviso "caos" generato a tavolino per distruggere l'unità interna al paese è sempre stato presente e a tratti evidente. Il fatto che ieri anche i parlamentari di Chrisi Avghi si siano espressi a favore del referendum ricompatta, per quanto possibile, un unità nazionale che in questo momento è molto importante.
Intanto, la notizia del referendum ha spinto molte persone ha ritirare dai propri conti bancari più soldi possibili. Davanti ai bancomat si possono vedere file di cittadini più o meno lunghe. La paura di perderli è tangibile. Il ricordo del trattamento fatto a Cipro è un ricordo sempre molto fresco. Questo, che spesso viene presentato dai mass media come atto di sfiducia dei cittadini verso il proprio governo, è da interpretare invece come atto di paura verso un sistema bancario che evidentemente da tempo non è più sotto totale controllo greco. La gente non si fida di ciò che la Banca Centrale Europea può fare per ricattare e mettere il popolo greco in difficoltà in questo momento cruciale in cui viene chiamato a decidere.

 

“Mantova e Sabbioneta, terre gustose! Salami, grana, tortelli di zucca, risotto alla pilota, agnoli, luccio in salsa, stracotto con la polenta, sbrisolona ed il lambrusco mantovano. I pilastri di una cucina dalle antiche tradizioni, raffinata”

 

 

 

Già sapevo, dal programma ricevuto, che Sabato 6 giugno sarei stato ospite a Sabbioneta, presso il palazzo Ducale, di una rievocazione storica. A cena invitato da Lui: il Duca Vespasiano Gonzaga.

Naturale quindi nell’ammirare le varie sale sia a Mantova che a Sabbioneta soffermarmi sui particolari riguardanti i fastosi banchetti. Prepararsi ad essere a tavola con il Duca non è poca cosa.

Il mio approccio con la “Piccola Atene” avviene in un assolato tardo pomeriggio. Raggiungo Sabbioneta non con una carrozza trainata da cavalli ma con un modernissimo e confortevole bus “trainato” da un altro tipo di equini, quelli dell’ultimo secolo, gli HP (Horse Power di razza Mercedes).

Cercare l’ombra all’interno della splendida cittadina è la necessità primaria, assoluta ed “infilarsi” nelle fresche sale dei Palazzi, il miglior rimedio approfittando così di capire i fasti e la colta sensibilità dei Gonzaga.

Percorrendole ed ammirandole ritornano alla mente le reminescenze scolastiche giovanili intorno al  Rinascimento, ai grandi e potenti casati e quando da queste parti si raggiunse l’alto prestigio grazie ad un Gonzaga. Vespasiano  riuscì a trasformare un piccolo borgo contadino in una capitale culturale di eccellenza.  Ed oggi, la rinomata “piccola Atene”, continua a vivere con lo spirito del fondatore.

Sintomatico è constatare storicamente che iniziò a costruire il Palazzo Ducale quando ancora non era Duca. Il predestinato. E mentre attraverso le varie sale ammirando i soffitti lignei che rievocano la sua cultura classica, faccio strani incontri che mi riportano indietro nel tempo. Figuranti, che incontro “per caso”, ricordano come poteva essere la vita in quei luoghi nella seconda metà del cinquecento e il tutto diviene preparatorio all’evento serale.

Rimane ancora un po’ di tempo prima dell’appuntamento conviviale e la visita al Teatro all’Antica è dunque d’obbligo.

Un’autentica rivoluzione per quei tempi  la costruzione ad opera dell’architetto Vincenzo Scamozzi, vicentino di nascita degno erede di quel tal Messer Andrea di Pietro della Gondola (conosciuto come Andrea Palladio) padri entrambi dello stile “neo-classico”. Messer Scamozzi  colui che affermò che “l’Architettura è scienza”,  riuscì nell’intento rivoluzionario se pur con visione “antica” a far  ricoprire alla sua opera la funzione di teatro stabile nel periodo storico ricordato dove imperversavano i teatri girovaghi. Fu costruito per rispettare i canoni dei teatri antichi: statue che adornano il peristilio, gli affreschi, il pavimento inclinato del palco. Un gioiello come connubio di tradizione e modernità.

Un paggio, inviato dal Gran Cerimoniere di corte, mi ricorda che il momento conviviale è arrivato. Salgo la scalinata del Palazzo e scendo quella che conduce nel giardino interno dove la corte mi attende come ospite. Musici, damigelle e loro, gli alabardieri a significare la “potenza” del Duca. Mi sussurrano che avremo la gradita  presenza di un altro personaggio storico cinquecentesco: il Cardinale Federigo Borromeo.

Il Gran Cerimoniere di  Corte (oggi lo chiameremmo “presentatore della serata”) inizia “la chiama” degli invitati. Ci sono tutti. La Sabbioneta del tardo cinquecento è tutta presente. Infine arriva Lui, il Duca Vespasiano Gonzaga con tanto di consorte e cardinale (quest’ultimo non lo ricordo, dai quadri dell’epoca, grassoncello con pancia e pizzetto stile fine-ottocento. Via non stiamo attenti  a questi dettagli). Che la libagione di benvenuto abbia inizio.

La serata continua tra canti, poesie, danze e…le portate a ripetizione dei cibi cucinati alla “gonzaga”.

Antichi sapori costruiti per rivivere atmosfere e sensazioni del passato attraverso questo banchetto. E poco importa se poi, alla fine, il cibo si è discostato abbastanza da quello che imbandiva le tavole dei Gonzaga. Poco importante se sono mancate le selvaggine, le anatre ruspanti cucinate allo spiedo dai bravi “rosticceri del Duca”. In compenso le brave cuoche e cuochi del duemila hanno comunque raggiunto l’eccellenza unendo la tecnologia alimentare di oggi con la bravura della lavorazione fatta a mano attenendosi rigorosamente alle proporzioni indicate nei 'sacri testi” come 'L'arte di ben cucinare” di Bartolomeo Stefani, edito a Mantova nel 1662 e i racconti tramandati da nonni e bisnonni.

Questa la dovuta chiave di lettura della  rievocazione.  Non limitarsi a rideterminare i confini storici dell'arte culinaria, bensì partecipare ed essere parte attiva della rivisitazione in chiave moderna  dell'uomo del Rinascimento nella sua interezza per il quale non esisteva soluzione di continuità fra cucina, arte, musica e poesia

I “miei” HP mi attendono fuori dalle mura. Saluto l’Eccellenza e l’Eminenza, ringrazio la Corte con un inchino cinquecentesco e mi commiato. Sono contento, felice per l’esperienza.

 Adesso è mezzanotte e mi ci vuole una bella e fresca birrrra! Ritorno al futuro.

 

 Ho partecipato a questo evento grazie all’invito ad intervenire ad un programma “Educational” denominato: “Mantova e Sabbioneta patrimonio mondiale: il banchetto degli Dei” promosso dalla Federazione delle Strade del Vino e dei Sapori della Lombardia unitamente ai Comuni di Mantova e Sabbioneta. Un caro saluto a tutti i colleghi giornalisti che hanno partecipato con me alla tre giorni mantovana.



Giacomo Lauro, Girandola a Castel Sant’Angelo, 1618, acquaforte, mm 219x279, GS 63Giacomo Lauro, Girandola a Castel Sant’Angelo, 1618, acquaforte, mm 219x279, GS 63
 

La mostra il Barocco a Roma. La meraviglia delle arti si presenta come contenitore sintetico del fenomeno culturale complesso che si è sviluppato nel Seicento.

Palazzo Cipolla l’esposizione, attraverso le opere, ci introduce alla pittura, alla scultura, all’architettura barocche, ma anche alle altre espressioni della cultura e della società dell’epoca.

Ogni tema è poi suscettibile di approfondimento attraverso eventi satellite, conferenze, concerti, visite guidate e offerte didattiche. Il pubblico di qualsiasi età, formazione e nazionalità può scegliere, seguendo i propri interessi e curiosità, di approfondire la conoscenza di opere, tecniche esecutive, luoghi a cui solitamente non gli è consentito l’accesso. Il tutto fino al 26 luglio. Il sitowww.mostrabaroccoroma.it è il punto di riferimento per le date degli eventi e il resoconto di quelli passati, per la personalizzazione del percorso tramite la app da scaricare, i cui contenuti possono essere condivisi sui principali social networks.

 

Uno degli aspetti più interessanti della cultura barocca è la festa. Di questo fenomeno sociale è stata tramandata memoria tramite le stampe, oltre che nei racconti delle cronache. Alcuni esemplari sono presenti alla mostra di Palazzo Cipolla, mentre interamente dedicata alle incisioni è l’esposizione al Museo di Roma, che annovera questa tipologia di opere nelle sue variegate collezioni. Lo spirito giocoso della festa è espresso anche nel titolo Feste barocche “per inciso”. Immagini della festa a Roma nelle stampe del Seicento. Anche questa mostra offre spunti di approfondimento con il concerto Tono su tono in calendario per il 12 luglio. Si sono già tenuti, tra aprile e maggio, i laboratori Il solco che suona: l’acquaforte in età barocca, curati dall’Accademia di Belle Arti di Roma e dedicati alla tecnica incisoria, inquadrata storicamente e mostrata nell’esecuzione pratica.

Tra le stampe in mostra l’acquaforte di Giacomo Lauro, Girandola a Castel SantAngelo del 1618.

Il 29 giugno alle ore 21.30 sarà possibile provare dal vivo e dal vero l’emozione dei fuochi artificiali, grazie alla rievocazione che la Nona Invicta, ha riportato, ormai già da qualche anno, alla consuetudine passata. Quando la Girandola è stata inventata da Michelangelo e perfezionata da Bernini, per celebrare la festa dei patroni di Roma, S. Pietro e S. Paolo (ma anche la Pasqua e l’elezione papale). Un accurato studio ha portato all’identificazione dei materiali originari e alla riproduzione delle forme pirotecniche originali. La pirotecnia del resto è una delle arti di antica tradizione, oggetto del trattato di Vannoccio Biringuccio, De la pirotecnica pubblicato nel 1540. Quest’anno i fuochi saranno accompagnati dalla musica, gli spettatori potranno infatti fruire della colonna sonora, collegandosi con radio o smartphone a Radio Vaticana. A Castel Sant’Angelo è allestita fino al 29 giugno una mostra fotografica dedicata alla GirandolaAnche la regata storica accompagnerà l’evento.

QUELLO CHE I NUTRIZIONISTI TELEVISIVI NON DICONO SUL PESCE
 

 

Secondo una prassi ormai consolidata, quando in televisione si parla di alimentazione i nutrizionisti dicono ciò che la gente vuol sentirsi dire, celando volutamente gli aspetti negativi di certi prodotti che infastidirebbe un pubblico che vuole avere buone notizie sulla sua cattiva condotta e che probabilmente cambierebbe programma. Non v’è rubrica di cucina in cui non si raccomanda di consumare il pesce almeno due volte a settimana per garantire al nostro organismo il famigerato Omega 3. Ma i nutrizionisti dimenticano di dire che:

- solo alcuni tipi di pesce contengono modeste quantità di Omega 3 e solo se i pesci sono selvatici e si nutrono di pesci che a loro volta mangiano alghe da dove traggono l’Omega 3;

- se fosse necessario consumare pesce per assicurarsi l’Omega 3, coloro che non ne fanno uso, come i vegani, dovrebbero accusare carenze, invece godono ottima salute dal momento l’Omega 3 nel mondo vegetale è molto più abbondantemente del mondo animale (vedi tabella);

- il pesce è sostanza altamente putrescibile e un alimento è tanto meno ricco di nutrienti quanto più rapido è il suo processo di putrefazione: basta lasciarlo per qualche tempo fuori dal frigo per rendersi conto del fetore, che serve proprio a tenerci lontani da certi prodotti;

- i pesci contengono grassi saturi in quantità maggiore della stessa carne e fa ingrassare allo stesso modo della carne di maiale;

- il pesce spesso contiene mercurio, piombo, cadmio, inquinanti dei rifiuti industriali;

- le immense quantità di mercurio che le industrie scaricano nel mare (circa 10.000 tonnellate all’anno) passa facilmente dal pesce nell’organismo umano.

E’ utile ricordare la strage di Minamota (Giappone) del 1952 nella quale morirono 77 persone ed altre 360 rimasero invalide per aver mangiato pesce ricco di mercurio;

- il mercurio, secondo la Food and Drug Administration, contenuto nel grasso può causare malformazione nei neonati, danni renali, deficienza mentale, cancro;

- il pesce contiene molto colesterolo: gamberi e crostacei ne contengono quasi il doppio rispetto alla carne di manzo;

- il pesce per motivi di sicurezza e gusto deve essere cotto, e la cottura denatura gli Omega 3, oltre ad inattivare gli enzimi digestivi;

- il pesce da allevamento contiene residui chimici da farmaci somministrati agli animali per immunizzarli alla malattie e farli crescere più rapidamente possibile, e spesso contiene istamina, un aminoacido che provoca fenomeni allergici;

- il 70% del pesce consumato viene dall’estero e il 40% da allevamento: in Italia si contano circa mille allevamenti di acquicoltura;

- il pesce è carne grassa e i grassi sottoposti a cottura perdono il loro enzima lipase, indispensabile per una loro parziale digetione-assimilazione;

- i pesci sono ricchi di purine (sostanze azotate che fanno aumentare i livelli di acidi urici nel sangue) e di metalli pesanti;

- ma oltre al mercurio deve preoccupare la presenza, nelle cozze, nelle ostriche e nei crostacei, di cadmio e piombo, abbondantemente presenti negli scarichi industriali. Il pesce può anche trasmettere all’uomo la salmonella, larve di tenia e di ascaridi, né la cottura è sufficiente a scongiurare i pericoli in tal senso. Alcuni molluschi possono trasmettere l’epatite virale ed altre malattie infettive. Inoltre in diversi pesci sono state riscontrate anche rilevanti quantità di pesticidi;

- la morte del pesce è tra le più orribili, in qualunque modo avvenga: le convulsioni dell’animale che disperatamente cerca di riconquistare il suo ambiente vitale, sono la più palese manifestazione di dolore;

- tra pochi decenni non ci sarà più pesce nei mari e l’umanità sarà costretta ad attingere al benefico Omega 3 del mondo vegetale;

- mentre la dannosità della carne degli animali terricoli viene riconosciuta anche dagli stessi allevatori e macellai, la dannosità del pesce viene celata per motivi puramente commerciali, per ignoranza o malafede dagli stessi nutrizionisti;

- nel pesce, come in tutti gli animali uccisi violentemente dall’uomo e poi mangiati, vi è il terrore, l’angoscia, la paura dell’animale accumulata durante la sua cattura e la sua uccisione: più e lunga e dolorosa la morte di un animale più è pregna di vibrazioni dannose per chi se ne nutre;

- alcuni animali marini dotati di zampe quando vengono immersi ancora vivi nell’acqua bollente che entra in ogni cavità dell’animale, oppure arrostiti sulla piastra, schizzano via come saette. Sembra che le aragoste siano prive degli analgesici naturali dei mammiferi e quindi che siano ancora più di noi sensibili al dolore;

- per 10 kg di spigole di allevamento occorre sacrificare 100 kg di sardine catturate in mare. Ogni 10 pesci catturati 8 vengono ributtati in mare, morti o agonizzanti, ritenuti non commestibili;

- eticamente è molto più grave consumare pesce che carne di animali terricoli. Mentre con la carne di una mucca o di un maiale si possono nutrire centinaia di individui per il pesce è necessario sacrificare molti animali, e il valore di un animale non è in base alla sua dimensione corporea;

- la pesca sportiva è un vero e proprio passatempo per gente stupida, insensibile e crudele. L’amo che viene estratto dalla bocca del pesce che si contorce dallo spasimo, e che lacera anche parte della testa, è paragonabile ad un arpione conficcato nella bocca di un uomo che viene brutalmente

estratto fracassandogli le mandibole, la fronte ed il cervello per poi somministrargli con un pò d’acqua pochi grammi di ossigeno per prolungare il più possibile la sua vita e quindi la sua agonia.

Se noi umani potessimo udire il grido di dolore dei pesci agonizzanti nelle reti un uragano di terrore coprirebbe la faccia della terra e nessuno più oserebbe uccidere o mangiare le creature del mare.

Presenza di Omega 3 (mg/100) nei vegetali

Olio di semi di lino: 66

Semi di lino: 32

Olio di canapa: 18

Olio di noce: 14

Soia cotta: 11

Olio di soia: 7,60

Noce: 6,50

Germe di grano: 5,40

Semi di zucca: 5

Latte di soia: 4

Fagioli di soia secchi: 1,3

Olio ex. verg. d’oliva: 1

Mandorle: 0,3

Nocciole: 0,1

I Pesci più ricchi di Omega 3 e più consumati (mg/100)

Sardine fresche: 4

Anguilla: 3,56

Tonno fresco: 2,95

Aringa: 2,1

Salmone: 2

Spigola: 1,26

Storione: 1

Aragosta: 0,7

Orata: 0,67

Sgombro: 0,54

Sogliola: 0,54

Calamaro: 0,4

June 25, 2015
L’Isola del Cinema: la grande kermesse dell’estate romana torna ad animare le sponde del Tevere
 

“Quando ho pensato di dedicare questa edizione de L’Isola del Cinema al tema della Luce, naturalmente avevo in mente l’invenzione dei Fratelli Lumière di 120 anni fa…quei fratelli che avevano nel loro nome un destino legato alla Luce”. Così Giorgio Ginori, direttore artistico dell’Isola del Cinema, ha introdotto la XXI edizione della manifestazione sul cinema intitolata: “L’Ile Lumière”. Dal cuore di Roma al mondo e ritorno, su un palcoscenico di inestimabili emozioni, l’Isola Tiberina, Patrimonio Artistico dell’Umanità, sarà una ribalta di cinema e creatività: un’Isola della Luce, rievocando appunto i due fratelli che diedero vita a questa straordinaria forma d’arte, e in virtù del fatto che il 2015 è stato proclamato dall’Unesco “Anno internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla Luce”. L’Isola Tiberina si trasformerà in un grande set cinematografico per accogliere, come ogni anno, film, registi, produttori, attrici, attori e autori, contenitore di tutti i mestieri della Settima Arte, tra eventi speciali, proiezioni, incontri e dibattiti.

Appassionatamente italiana, ma pronta a confrontarsi con gli altri Paesi per favorire e sviluppare un rapporto di scambio culturale e cinematografico, il Festival aprirà una finestra sulle capitali e periferie del mondo, alla presenza di molti artisti e personalità illustri.

La nuova edizione sarà arricchita dalla collaborazione con l’Istituto Luce-Cinecittà, come afferma alla conferenza stampa il Presidente e Amministratore delegato dell’istituto Luce, Roberto Cicutto: “E’ così che in questa edizione portiamo tanto del nostro patrimonio: filmati e fotografie d’Archivio, film classici e recenti, documentari e videoinstallazioni. Per tre mesi il pubblico vedrà molto dei nostri 90 anni di storia, con l’obiettivo puntato al cuore della città e alla sua memoria, e contemporaneamente all’internazionalità del nostro cinema. Presenza coerente – conclude – con il nostro progetto di creare un ‘museo diffuso’ della storia audiovisiva d’Italia: un viaggio fra grandi mostre e piccoli centri che trova un ottimo approdo nell’Isola Tiberina”. Presente alla conferenza stampa anche Mario Sesti, responsabile di Cityfest – Progetti Speciali, che ha dichiarato: “La Fondazione Cinema, che quest’anno ha dato luce a Cityfest, una sorta di festa del cinema 2.0, ovvero un programma di attività che animano tutto l’anno l’intero territorio metropolitano, è felice di poter collaborare con l’Isola del Cinema da anni punto di riferimento per gli amanti della Settima Arte”.

Tanti gli eventi e le iniziative che illumineranno le rive del Tevere.

Dal 2 Luglio al 3 settembre si svolgerà, nell’ambito della kermesse, il Festival Isola Mondo: una sezione interamente dedicata alla cinematografia internazionale, realizzata in collaborazione con le Ambasciate, gli Istituti di Cultura presenti a Roma, e con il supporto delle distribuzioni di tutto il mondo. Viene così proposta una selezione di film dei Paesi partecipanti, con un’attenzione particolare alle nuove correnti cinematografiche e la particolarità di proporre anche pellicole non distribuite sul territorio nazionale. Le serate sono arricchite da spettacoli della tradizione o contemporanei, arti performative e percorsi enogastronomici.

Dal 28 Giugno, ogni domenica, L’Isola del Cinema presenta il Concorso Groupama Assicurazioni – Opere Prime e Seconde: una selezione delle migliori opere dell’ultima stagione cinematografica nazionale. Una giuria di esperti decreterà il vincitore che riceverà il Premio Groupama Assicurazioni Opere Prime e Seconde, il 29 Luglio nella Sala Arena.

Torna anche l’atteso appuntamento con il concorso di cortometraggi dedicato a Roma: Mamma Roma e i suoi Quartieri 2015. Dopo il successo delle passate edizioni, L’Isola del Cinema, in collaborazione con Maiora Film e con il Patrocinio di Assessorato Scuola, Sport, Politiche Giovanili e Partecipazione e di Biblioteche di Roma, presenta la quarta edizione del concorso che ha come tema centrale i quartieri di Roma, luoghi di narrazione e fonti inesauribili di ispirazione per i grandi Maestri del cinema italiano e internazionale, tra cui Pasolini, Fellini, De Sica e Monicelli.

Novità di quest’anno è “Il Cinema Inventato”: un film collettivo nel quale ogni partecipante riceverà 120 metri di pellicola super 16mm per realizzare un cortometraggio, con una tecnica simile a quella usata in occasione dell’invenzione del cinema. Tra gli autori invitati a partecipare: Valerio Mastandrea, Claudio Noce, Paola Randi, Aureliano Amadei, Davide Marengo, Ivano Di Matteo, Claudio Giovannesi, Libero De Rienzo.

L’abbinamento cinema e promozione del territorio, sancito dalla stretta collaborazione tra l’APT della Basilicata e la Lucana Film Commission, è alla base della presenza, per il quinto anno consecutivo, del format “Basilicata terra di cinema” . A soli due anni dalla nascita della Lucana Film Commission, la Basilicata si inserisce tra i territori italiani di maggior interesse per le produzioni italiane e internazionali con pellicole come “Noi e la Giulia” di Edorado Leo, “Tre conferenza stampa isola del cinematocchi” di Marco Risi e il kolossal “Ben Hur”.

Torna anche l’appuntamento con la poesia: dal 4 luglio, ogni sabato, Agostino Raff conduce il gruppo di poeti emergenti che leggono i propri versi all’interno dello spazio Luce.

Tra gli eventi speciali, il 2 Luglio, una serata di gala, organizzata in collaborazione con l’Istituto Luce, che unirà Francia e Italia. Si potrà assistere alla proiezione del film “La Famiglia” di Ettore Scola, interpretato da Fanny Ardant, entrambi protagonisti della serata, insieme a diverse personalità del mondo del cinema e della cultura.

Streghe in bikini
Streghe in bikini
 

 

FIRENZE – Alla 81^ edizione di Pitti Immagine Bimbo che si svolge in questi giorni a Firenze, (dal 25 al 27giugno), 446 collezioni, delle quali 207 estere, presentano l’anteprima dell’abbigliamento dei bimbi e dei ragazzi per la primavera/estate 2016. La rassegna si articola in 9 sezioni: Pitti Bimbo, Sport Generation, New View, Kids’ Design, SuperStreet, Eco Ethic, Apartament, Pop Up Store, KidzFizz ciascuna con una ben definita tipologia di proposte.

Ospiti vip, sfilate e persino il “tema” della manifestazione si rifanno al palcoscenico dei “grandi”. Anche i piccoli – da 0 a 14 anni – hanno scelto di presentare il loro abbigliamento per la prossima estate a tutto colore, copiando il tema “That’s Pitticolor”che ha contraddistinto la settimana scorsa la moda uomo.

Tra stand e corridoi di Pitti Bimbo, idee e novità non mancano e, spesso, sono di ottimo livello. La scelta è ampia ed estremamente raffinata e, tra tutte le collezioni presenti, brillano quest’ anno le proposte “sentimentalmente made in Parma” (ma nate e cresciute a Rom a) di Licia Julia Cavaliere, eclettica e straordinaria creativa, che presenta una deliziosa linea di mini costumi da bagno che, a ragione, ha chiamato “Streghe in bikini”. E calzano alla perfezione allo stile di piccole streghette quei deliziosi due pezzi che riportano alla mente i costumi da mare impronta “Positano”, che negli anni 70 indossavano le ragazze e le signore più chic sulle spiagge alla moda. Gonnelline/slip che, in acqua, si aprono come ombrellini e, come spiega Licia Julia, formano i petali di quella “Margherita” che sarà il tema della prossima collezione : le mutandine sono contornate da 9 petali tagliati e rifiniti a mano. Un prodotto di altissimo livello, quindi, come di alto livello è tutto il percorso della designer parmigiana/romana. A Parma vive ancora tutta la sua famiglia : la mamma, Jil Mackenzie, (gentile signora scozzese ormai da decenni “naturalizzata” parmigiana) e i tre fratelli. Lei sposata ad un romano, si è trasferita da diversi anni nella Capitale dove vive, crea e lavora, Nel frattempo, dopo la brillante laurea in Lingue e letterature straniere, diversi importanti master e … una medaglia d’oro al Valore Atletico conferitale dal Presidente della Repubblica per aver stabilito 13 record mondiali di velocità, durata e fondo (Offshore e Motonautica), ha finalmente scoperto che la sua via era segnata dal design di moda. E ha fatto bene : assieme a Clear Roun, Biba e Le Prince (altri forti marchi parmigiani di moda bimbi) testimonia a Firenze che la creatiGioseppo kids - oro blancovità è sempre di casa nel parmense.

Creatività che anche a livello nazionale, sta premiando il settore della mini-moda. Dopo stagioni grigie e con imperante segno economicamente negativo, giungono i primi segnali di una ripresa più che mai meritata : il trend espansivo del settore indica un +2,4 di aumento oltrepassando i 2,64 miliardi di euro che riportano i bilanci ai fino ad ora “nostalgici” livelli del 2011.  

 

 

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Micol Fontana con Ava GardnerMicol Fontana con Ava Gardner
 

 

”Ciao Micol, maestra e amica di tante eleganti stagioni. Te ne sei andata quasi in punta di piedi, con quello stile inconfondibile che è stato il fil rouge di tutta la tua splendida vita.”

 

E’ stato un colpo al cuore non solo per chi, come me, le voleva un bene lungo oltre trent’anni. Trent’anni fatti di stupore, di ammirazione ma soprattutto di quella dolcezza che, attraverso il suo sorriso sempre un pochino ironico, addolciva i lati di un carattere forte, volitivo, deciso, forse un pochino “scomodo” ma che l’aveva aiutata a diventare quella ineffabile “lady di ferro” della grande moda italiana che il difficile universo del “fashion” internazionale ci invidiava.

Questo è – facendo uno strappo alle fondamentali regole del giornalismo – un “addio” personale ad una grande donna, ma soprattutto a colei che mi onora essere stata una mia grande amica.

I ricordi si affollano alla mente con punte di nostalgia e di tenerezza. Mi voleva bene Micol ma non mancava mai di “riprendermi” quando qualcosa in me – secondo lei – non andava per il verso giusto. Come quella volta al Quirinale, in un grande galà a chiusura della settimana dell’ Alta Moda (anni ’80) dove giunsi – ahimé – con pantaloni e giacca neri (allora divisa d’ordinanza per le columnist del settore). Incontrai, nello splendore del salone delle feste, proprio lei, la mia cara Micol . L’abbracciai ma lei, squadrandomi con quegli occhi che sapeva rendere di ghiaccio, mi sibilò “E tu vieni da Parma vestita così !? “ “Veramente – balbettai – non sapevo della festa…”

“E allora ? Quando lo hai saputo, stamattina, potevi venire in atelier e ti avremmo trovato qualcosa di più idoneo … No?”

Ma poi mi sorrise. “Meno male che almeno non sei brutta : così guarderanno te e non quello che hai addosso!”

Questa era Micol, la “mia Micol” che credevo immortale.

Mi viene in mente di quell’altra volta, quando chiacchierando del più e del meno, scoprimmo che la mia mamma (ancora vivente) era nata a pochi chilometri da Traversetolo (a Fidenza) un giorno prima di lei : il 7 novembre 1913. La notizia la commosse e la divertì. Penso che da quel giorno cominciò a considerarmi quasi una figlioccia.    

La storia di Micol inizia nel lontanissimo 8 novembre di quasi 102 anni fa quando a Traversetolo, nel “Ducato” di Parma, nacque quella piccola/grande donna che sarebbe diventata una pietra miliare dell’alta moda italiana.

E’ bello pensare che quel giorno (era il periodo dell’estate di San Martino) a spazzare le solite grigie nebbie della Padania, ci fosse un sole splendido ed inatteso, incaricato di dare il benvenuto a colei che assieme alle sorelle Giovanna e Zoe, nei lunghi anni a venire, avrebbe inondato di luce tante importanti pagine del grande libro della Storia del Costume e della Moda.

Una lunga, meravigliosa vita quella di Micol, vissuta in un crescendo trionfale, una sinfonia nella quale le note sono sempre state “battute in levare”, le cui tappe incredibili, cosparse di successi, hanno precorso e vinto tempi duri e momenti difficili, superando invidie e avversità e portando la Moda italiana – l’Alta Moda firmata Sorelle Fontana – a ottenere lusinghieri riconoscimenti mondiali.

Dalla tranquilla Traversetolo che le diede i natali, alla stimolante Roma che le diede fama e successo (città della quale da tempo Micol è diventata cittadina d’onore) dove giunse, assieme alle sorelle Zoe e Giovanna, subito dopo la guerra e da qui partì alla conquista vittoriosa del difficile (e allora sonnacchioso) mondo della moda, sconvolgendone le regole stantie e innovandone lo spirito e i contenuti.

1913/2015 : quasi centodue anni che, attraverso il duro calvario di due guerre mondiali, hanno cambiato il volto della Storia così come lo straordinario lavoro delle tre Sorelle Fontana ha rivoluzionato lo stile e lo spirito della moda.

Micol Fontana foto Fabrizio De BlasioAttrici e nobildonne affollavano l’atelier delle “Sorelle Fontana”. Audrey Hepburn, Linda Christian, Ava Gardner, principesse e regine facevano “la fila” per avere un loro abito. Erano i tempi d’oro della “Hollywood sulle rive del Tevere” e le tre Sorelle ne erano le padrone incontrastate.

E ieri se ne è andata anche lei “Micol la combattiva”, unica testimone rimasta di quel trio favoloso, di una vita costellata di grandi successi, di riconoscimenti mondiali all’arte di questa illustre traversetolese e delle sue altrettanto mitiche sorelle.

 

 

Micol Fontana

 

 

June 13, 2015
Il Teatro Eliseo riapre sotto la Direzione Artistica di Luca Barbareschi
 

 

Teatro Eliseo E’. Una “E” maiuscola per il Teatro Eliseo e una “e” minuscola per il Piccolo Eliseo, sono i brand scelti per inaugurare la riapertura della sede storica di via Nazionale. Un messaggio di grande impatto che vuole trasmettere il concetto di un’identità importante, portavoce di integrità, di vita, di positività, di fiducia nei confronti di un ambizioso progetto culturale che va oltre l’idea tradizionale di teatro. Con queste premesse riapre il sipario del Teatro Eliseo con una stagione ricca di interessanti novità. Deus ex machina di questa radicale trasformazione e rinascita, sull’onda di un’incisiva ottimizzazione, è Luca Barbereschi: “farò del Teatro Eliseo il nuovo Beaubourg italiano”. Con queste parole il neo Direttore Artistico lancia la sua nuova sfida. Prima scommessa è recuperare e riconsegnare alla città il suo teatro per renderlo polo d’eccellenza, nucleo pulsante del territorio, che da sempre rappresenta la memoria depositaria di un elevato valore culturale.

Gettate così le fondamenta per instaurare un rapporto sinergico teso ad ampliare il più possibile le offerte culturali, scientifiche e d’intrattenimento, nell’ambito di un contesto che privilegia l’interazione sociale, grazie anche ai tredici progetti speciali che affiancheranno il programma della prima stagione. Il nuovo assetto del teatro vuole diventare un punto vitale di ritrovo aperto a tutti, con la possibilità di usufruire anche di spazi d’accoglienza e servizi di ristorazione. Cuore pulsante dell’attività è rappresentata dalla stagione teatrale 2015/2016 di entrambe le sale, Eliseo e Piccolo Eliseo.

Le proposte in cartellone accendono i riflettori sulla contemporaneità senza dimenticare il confronto con i classici. L’approccio del nuovo Teatro Eliseo vuole richiamare i modelli europei e internazionali: “Si tratta di un progetto innovativo per la città, un percorso inedito – afferma Luca Barbareschi - che porterà finalmente Roma verso una concezione europea delle arti sceniche, simile a quella delle grandi capitali europee”. Quindi, come ha evidenziato il Direttore Artistico, l’Eliseo diverrà una realtà senza confini, una fabbrica di idee, officina e luogo di vita, promuovendo e valorizzando le collaborazione e le sinergie con gli altri Teatri, l’unione e la condivisione di risorse artistiche e finanziarie, per arrivare alla produzione di eccellenze in ambito nazionale e internazionale, che mira ad un’offerta teatrale e culturale degna di una Capitale. “Eliseo multimediale – conclude Barbareschi – con il supporto delle nuove tecnologie che permetteranno di trasmettere gli spettacoli sui canali satellitari e produrre direttamente non solo teatro, ma anche cinema e televisione”.

Il programma prevede ventiquattro spettacoli tra Eliseo e Piccolo Eliseo e quattro progetti speciali, con particolare riguardo alla scelta dei testi drammaturgici che spaziano tra tradizione e presente con autori, come: Rajiv Joseph, Luca De Bei, Anton Cechov, Vittorio Franceschi, Harold Pinter, Luca Barbereschi, Luigi Pirandello, Nicola Piovani, Arthur Schnitzler, Charlie Chaplin, William Shakespeare, Stefano Bollani e Valentina Cenni , David Mamet, Anthony Burgess, Paolo Sorrentino, Claudio Fava, Gianni Borgna, Massimo Carlotto, Alessandro Bardani e Luigi Di Capua, Dorine Hollier, Neil LaBute, Giorgio Gaber e Sandro Luporini, Gustave Flaubert, Giovanni Testori, Gabriele Vacis, Fausto Paravidino, Gabriele Di Luca, Agota Kristof. Inaugurerà la stagione, in prima assoluta italiana, il testo del commediografo americano, finalista al premio Pulitzer, “Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad”: un gioco surreale condito da un umorismo noir sulla follia e la violenza umana. Si continua con: “Tempeste solari” di Luca De Bei, che firma anche la regia, e con Ugo Pagliai; “Ivanov” regia di Filippo Dini; “Grand Guignol all’italiana” con Lunetta Savino per la regia di Alessandro D’Alatri; “Tradimenti” con Ambra Angiolini per la regia di Michele Placido; “Cercando segnali d’amore nell’universo” di e con Luca Barbareschi; “Sei personaggi in cerca d’autore” con Gabriele Lavia in veste anche di regista; “Viaggi di Ulisse”, di e con Nicola Piovani; “Scandalo” con Franco Castellano e Stefania Rocca, per la regia di Franco Però; “Il grande dittatore” con Massimo Venturiello e Tosca; “La dodicesima notte” con l’interpretazione e la regia di Carlo Cecchi; “La Regina Dada” di e con Stefano Bollani e Valentina Cenni; “China Doll”, in prima nazionale, con Eros Pagni per la regia di Alessandro D’Alatri; “Arancia Meccanica” per la regia di Gabriele Russo. Particolarmente interessante anche il cartellone del Piccolo Eliseo con: “Hanno tutti ragione”, regista e interprete Iaia Forte; Mar Del Plata, in prima nazionale, con la regia di Giuseppe Marini; “Una giovinezza enormemente giovane”, ispirato ai testi di Pier Paolo Pasolini, con Roberto Herlitzka e la regia di barbaroAntonio Calenda; “Niente, più niente al mondo” con Crescenza Guarnieri per la regia di Nicola Pistoia; “Il più bel secolo della mia vita” regia di Alessandro Bardani e Luigi Di Capua; “Fratelli”, in prima nazionale, regia di Gianfelice Imparato; “Some Girl(s)” regia di Marcello Cotugno”; “Gaber, io e le cose” regia di Maria Laura Baccarini ed Elena Bono; “Madame Bovary”, in prima nazionale, con Lucia Lavia e la regia di Andrea Baracco; “Edipus” con Eugenio Allegri e la regia di Leo Muscato; “La parola padre” regia di Gabriele Vacis; “I vicini” regia di Fausto Paravidino; “Thanks for Vaselina” regia di Gabriele Di Luca; “John e Joe” regia di Valerio Binasco.

 

 

a sin. Luca Barbareschi

Intere famiglie vivono in strada, donne, uomini, bimbi con cui si cerca di instaurare un rapporto per poi portarli sotto un tetto.

 

È questa la testimonianza di chi ha scelto di vivere presso la Casa Famiglia “Oasi della Divina Provvidenza” a Pedara (CT), antico borgo alle falde dell’Etna, in Sicilia.

Riccardo Rossi, il giornalista chiamato il “mastino napoletano”, addetto stampa di politici noti, frequentava deputati e personaggi illustri e scriveva per loro ciò che loro pretendevano che venisse scritto andando anche contro la verità contingente.

Fu il monito di Giovanni Paolo II nella Sala Nervi, nell’incontro con gli addetti della stampa, della comunicazione in genere, a fargli cambiare missione: “I giornalisti non devono essere complici della cattiva informazione

Quell’incontro fu illuminante per Riccardo, quelle parole taglienti gli rimasero impresse; quell’enciclica venne più volte riletta dal giovane giornalista che iniziava a soppesare il suo lavoro al soldo dei politici e le aspettative concrete della gente semplice. Perché dare aspettative infondate e non dire realmente agli onesti le cose come stanno.

La scoperta di avere un fratello soggiogato alla droga ed il ricordo di un bambino di dodici anni incontrato in Romania qualche anno prima, durante un pellegrinaggio, che viveva in strada in un cumulo di rifiuti, lo convinsero a dedicarsi totalmente agli altri, al prossimo, bisognoso d’aiuto. Oggi Riccardo aiuta i disabili e i malati terminali, la Carità e l’Amore di Dio per tutte le sue Creature lo fanno vivere nella tranquillità dell’anima, della sua coscienza. Riccardo scrive notizie e articoli ma solo quelle belle, positive, quelle notizie che solo ad ascoltarle danno gioia e felicità oltre ad infondere tranquillità profonda. “La Gioia” è un giornale di buone notizie che vuole ispirare gesti solidali. Nasce come braccio operativo dell’Associazione “La Gioia onlus” che vuole, tramite la comunicazione, ispirare percorsi di carità; è anche su Facebook. Il suo motto che ribadisce a chi lo avvicina è: “soltanto il Signore ti mette nel cuore la sostanza della vita”. Bisogna ascoltare la voce del Signore, bisogna entrare in sintonia armonica con l’essenza divina. Bisogna aprire il proprio cuore all’Amore di Dio che ci ascolta e ci aiuta. Con coraggio bisogna avere fede, speranza e professare la carità verso chi ha più bisogno di noi.

Riccardo, si è convertito alla causa del sociale e da allora dedica la sua vita a donare amore e gioia al prossimo. Un amore ed una gioia che gli derivano, non dalle cose materiali, ma dalle persone che lo circondano e che nonostante mille difficoltà hanno una sana voglia di vivere. 

D – Cosa è una Casa Famiglia, chi ci lavora, come vivete e chi viene a bussare alla porta di questa casa? 

R – La casa famiglia “Oasi della Divina Provvidenza”, è la mia casa, è lì che vive la mia nuova, numerosa famiglia, che ha bisogno d’aiuto. Siamo tutti volontari e viviamo di Provvidenza, come i fraticelli di San Francesco. Quando ti trovi ad avere a che fare con malati terminali, persone sofferenti, persone disabili in quei momenti “esce” il Riccardo migliore. Ognuno di noi ha un lato buono, io ho solo la fortuna di vivere in un contesto che mi educa all’amore. In casa famiglia arriva tanta gente, qui accogliamo le persone che nessuno vuole. Da noi ci sono persone che vivevano in strada, immigrati, ragazze madri, alcolisti, disabili sia mentali, sia fisici, famiglie. I motivi sono tanti, chi scappa da un paese in guerra o chi è semplicemente povero, chi ha una dipendenza, chi rimane senza lavoro e senza casa, una donna che veniva maltrattata, anziani soli, disabili rimasti senza famiglia. I motivi sono veramente tanti, credimi, ed ho fatto solo alcuni esempi. 

D – Secondo te, chi sono i nuovi poveri? 

R – I nuovi poveri; la nuova povertà avviene con l’incomprensione che è troppo spesso di carattere politico-amministrativo. Sicuramente abbiamo il polso delle situazioni sulle nuove povertà. Registriamo molte famiglie italiane in difficoltà, un aumento notevole di persone che perdono il lavoro, la casa. Ci sono sempre più persone che finiscono in psichiatria e tanti anziani che rimangono soli. Tanti gli immigrati che scappano dai loro paesi con la speranza di una vita migliore. Questi sbarchi continui che portano i nuovi poveri, i derelitti. In breve, rispetto a qualche anno fa ci sono molti nuovi poveri italiani, tante persone emarginate e un numero cospicuo di stranieri che speravano in una vita migliore e invece trovano tante difficoltà e chiedono aiuto. 

D – Ma il tuo lavoro prevede anche un’assistenza sanitaria? 

R – In una famiglia c’è sempre chi è in grado di dare un’assistenza sanitaria. Io, per esempio, devo fare un’operazione particolare e delicata per fare andare in bagno un ragazzo tetraplegico, per fare questo ho dovuto fare un corso di specializzazione in ospedale poco tempo fa, uso il Peristeen, che è un sistema di irrigazione transanale per le persone che soffrono di incontinenza fecale o stipsi. Utilizzando il Peristeen si riduce al minimo la probabilità di perdite intestinali involontarie o le stipsi. Poi devo somministrare le insuline ai diabetici. 

D – Il tuo impegno in questa Casa Famiglia inizia dal mattino? 

R – È il mattino che ha l’oro in bocca, e così la mattina vado a fare vari servizi, vado a prendere il pane per sessanta persone e questo è l’attuale numero dei nostri famigliari, poi vado in farmacia, in vari uffici pubblici, spesso faccio la spesa al supermercato. A ora di pranzo mi occupo nuovamente delle insuline, poi servo a tavola e imbocco i disabili. Dopo mangiato vado a vedere i bidoni della spazzatura, se pieni li devo portare nel punto di raccolta che è sempre nel perimetro del giardino della casa famiglia. In genere nel pomeriggio non ho impegni fissi e scrivo le buone notizie: articoli, recensioni, foto notizie. Nel corso della giornata vado a parlare più volte con una nuova accolta disabile, che è spesso allettata. 

D – E i tuoi impegni serali quali attività prevedono? 

R – Diciamo che il mio unico impegno è stare qui giorno e notte con chi ci chiede aiuto. Tanti sono comunque gli imprevisti, donazioni di alimenti e bisogna andarli a prendere anche la sera sul tardi, recuperare ragazzini da attività sportive, andare a riprendere persone nuove che ancora non ricordano o non conoscono la strada di casa. La sera, c’è l’aiuto a cenare, sempre prima delle immancabili insuline. Nella serata leggo libri o scrivo, se arrivano chiamate, devo uscire per recuperare cibo che rimane nei ristoranti. Possono capitare anche emergenze notturne di persone che stanno male e spesso sono chiamato anch’io. Le giornate tipo variano a seconda degli accolti e se in quel momento c’è un malato terminale, possono essere necessarie anche sei ore al giorno, oltre tutti gli altri impegni. 

D – Che importanza ha l’Amore in un posto come la Casa Famiglia? 

R – L’Amore è fondamentale, l’empatia con l’altro da se, recuperare una persona è volergli bene ed essere disponibile. Nel momento che una persona accolta si sente amata e curata, accadono miglioramenti sorprendenti. I medici poi stabiliscono la cura, nel caso di patologie fisiche o mentali. L’Amore comunque è una delle più grandi armi per recuperare una persona e ciò dipende da come la persona è accolta. C’è chi recuperiamo dalla prostituzione ed ora è missionaria, c’è chi si è reintegrato nel tessuto lavorativo, c’è però anche chi è tornato in strada. Qui c’è la possibilità di ripartire, ma bisogna mettere la propria volontà!

Sono partito qualche anno fa da solo, ora ho tanti volontari che mi aiutano, che mi seguono ed insieme a loro riesco a raggiungere decine di migliaia di persone e sono sempre più i gesti solidali d’individui che ispirati dalle buone notizie compiono piccole opere solidali. C’è chi tramite “La Gioia” ha iniziato il giro notturno per incontrare i senza fissa dimora, chi ha fatto delle donazioni di alimenti alla casa famiglia dove vivo e tanti altri piccoli gesti. Un giovane da me interrogato dopo una mia testimonianza in una scuola mi disse: “ Tutte queste belle azioni mi stimolano a compierle”. Il motivo de “La Gioia” è appunto questo, far nascere percorsi solidali. 

D – Tu da giornalista scrivi solo per il tuo giornale? 

R – No, collaboro anche con “Golem informazione”, il giornale diretto da Roberto Ormanni, dove ho una rubrica molto letta di buone notizie, logicamente, e da poco ho anche uno spazio settimanale su “radio Kolbe” ogni mercoledì alle 22.00, dove scegliamo cinque buone notizie e si può ascoltare via web. Ti confido una mia scoperta Giuseppe, troppo spesso i nostri mezzi di comunicazione ci comunicano gli eventi negativi della nostra quotidianità, invece esistono tante cose positive. Più vado avanti nella ricerca di buone notizie e più ne scopro, c’è tutto un mondo di persone che aiuta il prossimo e di cui si sa poco e nulla ed io do notizia di questi bellissimi fatti, di questi meravigliosi eventi che arricchiscono l’anima dandoci la forza di andare avanti e di credere al nostro prossimo, di chi abbiamo vicino. Non bisogna disperare mai, c’è sempre una luce 11006398 10205877160270562 8611011573137729791 n1anche nel tunnel più nero. Non guardiamo sempre il bicchiere mezzo vuoto, ma impariamo a guardare il mezzo pieno. Ho conosciuto una persona con la Sla, immobile nel letto, che trasmetteva voglia di vivere e confortava chi era triste. Potrei portare tanti esempi di persone con vite difficili che erano gioiose e piene di vita. Il vero segreto per vivere bene è aprirsi all’amore, avere nel cuore la speranza e di essere noi il cambiamento che vorremmo nel mondo. Non dobbiamo più lamentarci di ciò che non abbiamo, gioiamo per il dono della vita che abbiamo. Hai una nuova vita a partire da adesso, forza dai, ricomincia tutto!

 

 

 

Riccardo Rossi

 

 

 

Giovedì 11 giugno, nella sala Santa Maria in Aquiro, presso il Senato della Repubblica si è tenuto il Convegno Ambiente, Alimentazione, Salute e Benessere organizzato da Forza Italia e l'Unione degli Osteopati Italiani. 

Il convegno, condotto dal Senatore Domenico Scilipoti Isgrò, ha riunito relatori e partecipanti di spicco, da sempre impegnati nella promozione delle buone prassi in materia di salute, benessere, alimentazione ed ambiente.

È stato un invito a riflettere ma anche un richiamo alle armi per combattere pratiche e leggi che non tutelano abbastanza i cittadini e l'ambiente. Tanto più, il convegno si è concluso con la formazione di un gruppo di lavoro che vuole richiamare l'attenzione pubblica e politica sulle tematiche discusse. 

Il discorso di apertura è stato di Salvatore Oliverio, rappresentante dell'Unione Osteopati Italiani. Oliverio ha esposto alcuni principi generali sulle cure olistiche, sull'alimentazione e sul funzionamento del metabolismo umano. La sua presentazione è stata rafforzata da quella di sua figlia, Nausicaa Oliverio che ha presentato l'attività degli osteopati, come supporto alle cure tradizionali o come una medicina alternativa volta al ripristino dello stato di equilibrio psicofisico.

Ci sono stati anche alcuni interventi di Luca Sardella, il giornalista Rai con il pollice verde, che ci ha ricordato che non basta essere approssimativi nella scelta degli alimenti sani, ma ben informati, in quanto al giorno d’oggi è molto facile farsi confondere dalle informazioni contrastanti che girano in rete.

In seguito l’Avv. Angela Violi, di Reggio Calabria, ha parlato delle battaglie legali ambientaliste e in particolar modo della battaglia vinta contro la costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche, in provincia di Reggio Calabria.

Silvia Laudoni, del centro benessere Olisticamente, ha tenuto una presentazione sull’antica medicina ayurveda e sui benefici che essa porta.

La Dott.ssa Francesca Ferri, ricercatrice e fondatrice di EffeggiLab, ha illustrato i benefici per la salute della fitomelatonina, assunta come integratore alimentare e non solo. Nel suo discorso la dott.ssa ha voluto porre l’accento anche sull’industria della cosmetica e della cura per il corpo, un’industria in cui sono usati molti ingredienti tossici senza controllo. Inoltre un campo dove la legislatura attuale è carente di norme di tutela.

La Dott.ssa Rosangela M. A. de Bassi, dell’Università Federal do Paranà, del Brasile ha trattato l’argomento dell’inquinamento dell’acqua ed ha raccontato alcune particolarità sulla lotta brasiliana contro il disboscamento e l’inquinamento delle acque.

In seguito il Prof. Dott. Giuseppe Forte ci ha parlato di nutraceutica e di nutrigenomica. Un campo di ricerca che unisce e integra due dimensioni della terapia medica: la nutrizione e la farmacologiadefinendo un nutriente da utilizzare, per prevenire e curare le malattie. Ricerca mirata ad offrire soluzioni terapeutiche innovative, soprattutto nella prevenzione e nelle fasi iniziali di malattia.

La Dott.ssa Iolanda Baldino ha presentato una relazione sul quadro legislativo e giurisprudenziale, italiano ed europeo, in materia di ambiente, salute ed alimentazione. Una relazione che fa riflettere su quanta strada c’è ancora da percorrere per salvaguardare la salute dei cittadini.

L’Arch. Matteo Sernesi ha tirato un campanello di allarme sui materiali utilizzati nella costruzione degli edifici e delle abitazioni. Un campo tutto da rivoluzionare nel camino verso un futuro ecosostenibile.

In chiusura, il maestro reiki Giuseppe Zanella,  persona portata a qualunque ricerca scientifica e paranormale, sensitivo, telepatico e tant’altro, ha ricordato a tutti i presenti in aula che la vita può essere molto di più di quel che la società contemporanea percepisce  essa sia. 

Il convegno si è concluso evidenziando la consapevolezza che tra di noi ci sono esseri superiori, in diretto contatto con la divinità e che il nostro destino è molto di più del semplice vivere, ma è un continuo evolversi, ricercando stati di coscienza migliori per avvicinarsi all’energia divina e creatrice.

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