L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.


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Kaleidoscope (1293)

Free Lance International Press

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Biagio Laponte ama la sperimentazione e la ricerca sonora. Sound engineer nel mondo della musica classica e della world music, vanta produzioni con Giovanni Sollima, Giuseppe Ettorre, Filarmonica della Scala, Orchestra Rai di Torino, e altri.

E' produttore e compositore di musica contemporanea elettronica.

Molti singoli e remix lo avvicinano ad un pubblico di ascoltatori interessati a questo genere. Nel 2014 entra a far parte del mondo teatrale, dove trova ispirazione per il suo ultimo progetto musicale Khaos, che sarà pubblicato da Drummond DSP.

 

Sei un produttore di musica elettronica, ambient, come sei entrato nel mondo della musica e perchè hai scelto questo genere?

 

E’stato il percorso che mi ha portato al mio fare oggi. Ho iniziato a suonare un po’di strumenti acustici, e più scoprivo gli svariati timbri esistenti, più volevo conoscerli e praticarli. Ma è impossibile suonarli tutti, così ho intrapreso il percorso per conoscere la fisica acustica da vicino. Ho messo piede nel primo studio di registrazione in qualità di tecnico del suono, registrando molti album di musica classica e world per poi passare alla produzione e alla composizione elettronica. Non ho proprio scelto questo genere avendo le idee chiare su cosa fare, ma potrei dire che ci sono arrivato. La musica ambient ha una varietà timbrica e una possibilità di modulazione che riesce a penetrare dritta a stimolare l’immaginazione di chi ascolta, evoca paesaggi e ricordi, per alcuni aspetti la definirei astratta, ma il beat elettronico le dà quella pulsazione che ti fa sentire ancora sveglio e tiene vigile l’attenzione sul presente.

 

KhaosHai concluso da poco il tuo primo progetto discografico "Khaos", come nasce questo album e qual è la sua particolarità?

 

L’album nasce a stretto contatto con le mie esperienze con il teatro di ricerca. Praticando nuove forme per immaginare e creare, accostando il mondo dell’arte a quello urbano, nasce uno scambio tra i due, una magia che mi ha molto ispirato a comporre questa musica.

La sua particolarità oltre che concettuale sta nelle sonorità, c’è uno zoom sull’ambiente urbano della metropoli registrato da me in alcune città d’Italia che fa da sfondo alla musica. Questo ambiente accoglie i ritmi a volte frenetici e a volte lenti ed echeggiati, in base al punto d’ascolto che si ha nei confronti della città. Nel senso che se ci vivo dentro ho a che fare col suono dei motori, le sirene e segnali acustici di tutti i tipi che senza dubbio disturbano il mio udito, ma allontanandosi sempre di più quei suoni diventano prima echi e poi rumore di fondo. Il percorso musicale si muove su questi livelli di presa di coscienza dell’attimo in cui ci troviamo e su cosa stiamo ascoltando.

 

Ci dai qualche breve cenno delle dieci tracce contenute in Khaos?

 

Per questo vi invito ad avere un po’ di pazienza, sarebbe impossibile trovare le parole per eguagliare le sonorità create. Ma posso dire che la sincronicità, il tempo e lo spazio, la deriva urbana, la ricerca del silenzio e l’oltrepassare i confini del rumore cittadino sono temi che ho voluto trasformare in suoni e in musica. Spero di esserci in qualche modo riuscito, lo scopo dell’album è portare alla riflessione di queste tematiche tramite la piacevole sensazione di ascoltare musica. Mi piace vederlo come un dipinto esposto in galleria, dove tramite i suoi colori e le sue forme ci si immerge in un mondo interiore che potrebbe migliorare ciò che ci circonda.

 

Qual è il punto di forza della tua musica? Perchè la gente ti dovrebbe ascoltare e scegliere tra le tante proposte del mercato discografico?

 

Bella domanda. Non ci ho mai pensato a dir la verità, ma sicuramente c’è dentro una grande fetta del mio essere, del mio pensiero e in parte anche quello di qualsiasi persona che vive il nostro tempo. La musica che compongo prova ad essere un riflesso della realtà che viviamo, un doppio filtrato dalle mie percezioni che trasformo in suoni. Non so cosa dire riguardo al mercato discografico se non che è oggi è arrivato ad essere una macchina schiaccia sassi e spesso solo per poter vendere il prodotto mette a rischio la qualità della musica stessa. Per fortuna che ancora esistono case discografiche indipendenti che appoggiano e valorizzano le tue idee, tra queste Drummond Records, che mi ha accolto con molto interesse.

 

Esiste un collegamento con il termine greco antico "Chaos" con la scelta del titolo del tuo lavoro?

 

Si. Khaos è il nome che più rappresenta il percorso musicale dell’album. “Nelle antiche cosmologie greche, il complesso degli elementi materiali senza ordine che preesiste all’universo ordinato.” Queste sono le parole che mi hanno colpito, perché oggi, nel mondo, i movimenti in atto sono molto caotici e la speranza è quella di trovare, dopo il caos, una forma adeguata al benessere comune per tutti.

 

Cosa porta un artista ad autoprodursi? Una tua riflessione.

 

Mi collego alla domanda precedente sul mercato discografico. Il motivo per cui oggi tanti artisti si autoproducono è soprattuto per avere la piena libertà di esprimersi, per comunicare tramite l’arte, perché si vuole dire qualcosa, perché il mondo viaggia verso direzioni opposte e in qualche modo è un buon compromesso per salvaguardare la cultura contemporanea, anche se i guadagni non sono elevati e a volte minimi, anche se non sforniamo prodotti per la massa, ci teniamo alla sincera espressione artistica per lasciare un segno originale ed un segnale di risveglio a chi ci ascolta.

 

Cosa pensi della musica etnica? La musica elettronica sarà la musica del futuro?

 

Penso che la musica etnica sia cultura, cultura dei popoli, un' impronta digitale sonora dei vari luoghi del mondo. Senza il ritmo dell’Africa non avrei mai formulato le strutture ritmiche che potrete ascoltare all’interno di Khaos. Come senza i mantra ipnotici indiani non avrei creato il senso di ripetizione minimale. Nella musica etnica e nelle sue culture secondo me c’è l’anima del mondo, ognuno di noi dovrebbe conoscere, approfondire, ricercare e praticare questo tipo di passione nella poesia, nel teatro, nei dipinti, nei linguaggi e nei suoni. Per quanto riguarda la musica elettronica, ti dà la possibilità di rendere il suono una materia malleabile e trasformabile in svariate forme. Tutto ciò è possibile grazie ai grandi progressi della tecnologia apportata alla musica ma non la definirei la musica del futuro. Esiste già e coesiste insieme a tutte le altre forme musicali come la musica barocca, l’opera lirica, il pop e il punk. Diventerebbe noioso andare tutti i giorni ad ascoltare i concerti di Tim Hecker o di Ryuichi Sakamoto se non fosse possibile anche ascoltare un concerto tra quelli dei Radiohead o di Bob Dylan, o perché no una bella sinfonia di L.V. Beethoven.

 

Chi pensava che Expo fosse una piattaforma informativa, scambio di risorse culturali e tecnologiche con lo scopo di trovare soluzioni politico-economiche per assicurare a tutti cibo sano e sufficiente e sconfiggere la fame che attanaglia 800 milioni di esseri umani, dovrà attendere edizioni eticamente più avanzate.

Il tentativo non è “Nutrire il pianeta” ma vendere di più i propri prodotti, utilizzando il cibo come strumento strategico per assicurarsi maggiori guadagni e far credere, tra le altre cose, che le grandi industrie non sono responsabili del cambiamento climatico in corso: l’80% delle risorse disponibili è ad appannaggio delle lobby.

L’Expo, che nella sostanza è una fiera per la colonizzazione finanziaria delle multinazionali, non parla di sovranità alimentare, di difesa della biodiversità, di impatto sugli ecosistemi da parte dell’industria della carne, di sostenibilità ambientale, dai danni dei cibi industriali, di sperpero di risorse naturali ed energetiche, di spreco di acqua potabile; l’Expo non parla degli enormi sussidi elargiti all’industria zootecnico agroalimentare, non dice che ogni mucca europea percepisce 2,5 euro di sussidi al giorno (che è il doppio di quanto dispone il 75% degli africani); non parla dei suicidi dei contadini indiani strozzati dai debiti delle multinazionali; non dice che il mangime utilizzato dagli animali d’allevamento sfamerebbe 9 miliardi di persone; non dice che si possono nutrire 12 persone con i prodotti coltivati su un terreno necessario a nutrire una sola persona che mangia la carne.

Sia il Brasile (più della metà della terra coltivata è utilizzata per la produzione di prodotti Ogm) sia le Istituzioni Europee sfiorano appena questi problemi: più attente agli interessi delle grandi lobby, industrie e banche, che all’opinione dei cittadini nettamente contrari alla coltivazione e l’utilizzo di prodotti Ogm.

Ma parlare di cooperazione allo sviluppo, diritti umani, condivisione, disinquinamento, di riduzione del consumo di energia, di sistemi ecocompatibili, di biodiversità, di tutela dell’ambiente, mentre si pubblicizzano prodotti che sono la causa di questi problemi significa prendere per i fondelli l’intelligenza umana.

In tutto questo dov’è la voce della Chiesa, la cui ancestrale visione antropocentrica vanta assurdi diritti sulla natura in preda alla furia devastatrice dell’uomo? La Chiesa, a parte un timido invito al “non abuso”, mai si è pronunciata contro gli allevamenti intensivi, le monoculture, la distruzione delle foreste pluviali, i danni provocati dall’industria chimica, dall’industria del tabacco, o contro le centrali nucleari: essa, teoricamente, lotta contro gli effetti della sua stessa politica.

In che modo una manifestazione sponsorizzata da Coca Cola, Ferrero, Eni, Mc Donalds, Nestlè, (ricordate i danni di quest’ultima per le scorrettezze criminali intese a promuovere sostituti di latte materno e di alimenti industriali?) può garantire cibo sano e sufficiente per tutti? Sarebbe come se l’industria farmaceutica indicasse programmi per non far ammalare le persone. Se la fame, l’inquinamento, la distruzione dell’ambiente è determinato dal consumo di un certo prodotto possono coloro che lo producono andare contro i loro stessi interessi?

Altro che nutrire il pianeta! Expo è un raduno mondiale di ingordigia capitalistica: invece di dibattere sui danni causati dal consumo di prodotti animali (sulla salute umana, sull’ambiente, sull’economia…) sarà una grande abbuffata di carne, di tutti i tipi, di tutte le specie, comprese quelle che i popoli europei considerano ripugnanti: serpenti, ragni, scorpioni, formiche… (di questo passo arriveremo ai pidocchi), meglio se di produzione propria: in fondo il cuoio capelluto di un contadino è sicuramente più pulito di una stalla.

                                                                            

June 03, 2015

l bombardamento mediatico contro il governo greco sembra non funzionare.

 

 

Una lettura fatta attraverso i sondaggi di opinione su come la società greca vede l'operato del

proprio governo fino ad oggi.

 

Mentre a gran voce ci viene detto dalla commissione europea e dal governo tedesco che in

Spagna, Portogallo e Irlanda le misure economiche di austerity stanno portando buoni frutti e

questi paesi stanno facendo "passi avanti", gli elettori di questi paesi, quando sono chiamati a

scegliere, si orientano su posizioni opposte a quelle dei loro governi. Sono forse impazziti?

Credo di no.

Questo ci può far riflettere su quanto l'informazione sia strumentalizzata e asservita a

sostenere un modello economico che da molto tempo ormai si è dimostrato fallimentare. Non

metto in dubbio che questi paesi stiano facendo "passi avanti" grazie alla cura a base di

neoliberismo, mi piacerebbe capire in quale direzione?

Anche per la Grecia, fino a pochi mesi fa quando ancora c'era il governo Samaras, venivano

dette le stesse bugie e tutta Europa stava a guardare una "ripresa della Grecia" invisibile per

noi, ma evidente solo sulla stampa di propaganda.

Il governo greco, per il momento l'unico ad aver alzato la testa è stato attaccato e

sbeffeggiato da tutti gli altri governi. Potendo dire ben poco sulla serietà degli argomenti

messi in campo dagli esponenti del governo Tsipras, si sono accaniti sui singoli ministri

cercando di screditarli con commenti e chiacchericci di bassa lega, ad iniziare dalla cravatta

(che non hanno) a finire con bugie e false dichiarazioni attribuite quando all'uno quando

all'altro.

 

Questi mesi di contrattazione con l'Eurogruppo non hanno portato a granché, da parte del

governo tedesco (cioè il vero cervello dell'Eurogruppo) è stata attuata la tecnica dello

"sfinimento" ovvero aprire momenti di speranza e di probabile accordo e subito dopo tornare

a chiedere e imporre le decisioni prese dal precedente governo, cercando di far leva sul

ricatto del fallimento economico e delle varie scadenze e pagamenti che la Grecia ha davanti.

Il problema del governo tedesco nei confronti del governo greco è politico e questo è bene

che venga capito da tutti. Non sopportano di aver a che fare con un governo di sinistra.

Poco importanza viene data alle proposte presentate da Atene, non vengono neanche

valutate dagli interlocutori, il "programma deve continuare" e basta.

Che Atene possa trovare all'interno della propria economia altri modi per riprendersi

economicamente diversi dalla macelleria sociale sostenuta dalla Germania, questo non

importa. Il problema non sta nell'economia e quindi nella ripresa economica della Grecia, ma

negli interessi economici della Germania e delle varie multinazionali che avevano iniziato a

spartirsi la torta ellenica. Quindi…meglio se altre soluzioni diverse da quelle imposte non

verranno trovate.

 

L'obiettivo finale dell'Eurogruppo è senz'altro quello di annientare il cattivo esempio che il

governo greco rischia di dare agli altri popoli d'Europa. E sicuramente nei prossimi giorni e nei

prossimi mesi si intensificheranno gli attacchi e i ricatti affinché il governo greco si pieghi al

volere del neoliberismo. Per il momento, grazie ad i rapporti di forza estremamente

sfavorevoli, Atene ha congelato alcuni punti del proprio programma e sta cercando di arrivare

ad un accordo senza varcare alcune "linee rosse" ovvero dei punti imprescindibili del proprio

programma che riguardano i diritti dei lavoratori, il rifiuto di attuare nuovi tagli a stipendi e

pensioni e l'eliminazione della famosa tassa ENFIA, una tassa orizzontale sulle proprietà che

sta mettendo il popolo greco in ginocchio.

La propaganda internazionale contro la Grecia non è la sola a martellare il governo Tsipras,

dovete sapere che tutte le emittenti televisive private del paese non hanno mai pagato un

euro per i diritti televisivi e per l'uso delle frequenze, ma non perché non dovessero pagarli,

perché i precedenti governi preferivano il sostegno mediatico alla riscossione dei compensi. Il

governo guidato da Tsipras ha pensato bene di iniziare a chiedere i milioni di euro che queste

emittenti televisive devono allo stato ed è così che le stesse emittenti televisive hanno iniziato

una guerra mediatica per screditare il governo. La propaganda che ogni giorno viene fatta

contro i vari personaggi del governo è vomitevole e priva di ogni deontologia giornalistica.

Se sul piano internazionale possiamo dire che il governo ellenico sta percorrendo una strada

da solo e in salita, diversamente vanno le cose in patria. Nei pochi mesi di governo è infatti

riuscito a fare molte cose positive. La differenza con i beceri del governo precedente è

enorme e con una certa velocità la Grecia si sta normalizzando.

 

Se prima c'era da lottare per non far peggiorare le cose, adesso possiamo discutere di come

migliorarle. L'opposizione al governo è di due tipi: quella da destra che è scontenta di veder

andare in fumo il grosso lavoro fatto in collaborazione con la Troika e che vorrebbe tornare al

precedente modello di dittatura sociale ed economica e quella da sinistra, che vorrebbe delle

posizioni più intransigenti del governo greco nei confronti dei creditori e dell'Eurogruppo.

Personalmente capisco di più l'opposizione di destra con tutte le sue ragioni, ragioni che

politicamente non condivido affatto ma che mi sembrano più sensate delle critiche mosse

dall'opposizione di sinistra.

Capisco che un'evoluzione verso qualcosa di ancora meglio può avvenire solo cercando di

spingere la politica verso nuove soluzioni e che accontentarsi frena questo processo, ma

dall'altra parte devo riconoscere che gli spazi per attuare una politica estera più radicale non

vi sono e gli equilibri europei (per il momento) non sono favorevoli.

Ricordiamoci che se questo governo cade non c'è da sperare in qualcosa di migliore, ma

semmai di un ritorno a qualcosa di molto peggiore...

Nonostante tutto ciò, due giorni fa sono usciti sul quotidiano Avghi dei sondaggi di opinione

relativi al periodo 1319

maggio 2015 e confermano come il governo Tsipras goda ancora di

una ottima popolarità.

 

Sono molto interessanti da esaminare perché rispecchiano l'impatto sulla società greca delle

scelte del governo in politica estera e confermano che il popolo greco crede ancora

saldamente nel tentativo che questo governo sta facendo per cambiare la politica economica

fin ora abbracciata dai precedenti governi.

Iniziamo con la stima dei voti, " Se in Grecia ci fossero oggi le elezioni politiche che cosa

voteresti ?"

Il 48,5% voterebbe Syriza, mentre Nea Dimokratia il maggiore partito di destra all'opposizione

si deve accontentare di un misero 21%, questo dato descrive in maniera evidente la forte

sfiducia che ancora il popolo greco nutre nei confronti dell'ex primo ministro Samaras,

amicone della Troika.

A seguire abbiamo i Nazifascisti

di Chrisi Avghi con il 6%, i neoliberisti di Potami con il 5,5% i

KKE partito comunista greco (all'opposizione) con il 6%, Anexartiti Ellines (al governo con il

Syriza) con 3,5% il Pasok con il 4% e un 5,5% di altri.

Alla domandato " Quale secondo voi è il migliore governo per il paese?" Il 54 % indica l'attuale

governo, mentre solo il 18% vorrebbe il governo di Nea Dimokratia, segue poi il 18% di

interpellati che non è soddisfatto da nessuno dei due governi.

La popolarità del primo ministro Alexis Tsipras è ancora molto alta e viene stimata al 77%.

Alla domanda: " Quale è il primo ministro più adatto per la guida del paese? " Ben il 63% degli

interpellati ha risposto Alexis Tsipras, mentre Antonis Samaras resta al 20% e il 14% non

indica nessuno di questi due.

 

L'ormai famoso ministro delle finanze Yanis Varoufakis che da mesi è nell'occhio del ciclone e

su di lui si è abbattuto il chiacchericcio mondiale è ancora molto sostenuto dal popolo greco.

Se analizziamo il confronto tra soddisfatti e insoddisfatti vediamo che a febbraio 2015, subito

dopo le elezioni, coloro che si esprimevano positivamente e coloro che invece risultavano

insoddisfatti erano rispettivamente il 75% e il 24%. A marzo 2015 erano rispettivamente il

59% e il 40%. Ad aplile 2015 il 55% e il 43% e a maggio il 59% e il 40%. Come potete vedere

c'è stato un calo fisiologico rispetto alle aspettative iniziali e al sorprendente dato registrato a

febbraio 2015, la sfibrante trattativa condotta con l'Eurogruppo e la contrattazione portata

avanti nella ricerca di un compromesso hanno fatto scendere la popolarità del ministro

Varoufakis, ma se valutiamo a quale martellamento mediatico negativo è stato sottoposto in

questi mesi possiamo dire che è ancora apprezzatissimo dal popolo greco.

Chiudo con un dato molto significativo che riguarda un argomento di grande attualità: il

referendum sull'Euro. Il 71% del popolo Greco è a favore e il 25% è contrario, il 4% non ha

opinione.

Questa massa di dati e di percentuali ci può dare un idea di come il popolo greco veda ancora

di buon occhio il proprio governo nonostante la feroce propaganda di cui è vittima. Una cosa

è certa: dopo il successo di Podemos in Spagna e la vittoria a Barcellona ci sentiamo un po'

meno soli in questa Europa drogata dall'austerity.

 

June 03, 2015

Siete comunisti, che cosa ci possiamo aspettare?" È Inge Graessle, una deputata del partito CDU della Merkel ad averlo detto in una trasmissione televisiva.

 

Perché non si arriva ad un accordo tra Eurogruppo (governo tedesco) e Grecia?

Dopo mesi di trattativa nei quali il governo greco ha fatto grandi concessioni per raggiungere un accordo ancora si parla di"posizioni distanti" .

 

Semplice. Il problema non sta nell'economia. Il problema è politico. Il governo conservatore

tedesco ODIA il governo della Grecia semplicemente per un fatto: è di sinistra.

E' la stessa Inge Graessle (rappresentante del governo tedesco) a dirlo apertamente:

..."Siete comunisti, che cosa ci possiamo aspettare?" .

Questa la frase pronunciata in una trasmissione televisiva giornalistica dove la Inge Graessle

oltre a questa affermazione ha ripetuto le solite bugie che da mesi danno in pasto al popolino

di tutta Europa.

Inge Graessle è una deputata del partito CDU della Merkel e detiene la presidenza della

commissione di controllo di bilancio del Parlamento Europeo. Ha partecipato a un talk show

televisivo con Stelios Kouloglou, un giornalista molto noto in Grecia che (ha curato molti

documentari e che ha un sito di giornalismo molto frequentato www.tvxs.gr che nel dibattito

televisivo rappresentava il partito Syriza.

 

Per l'ennesima volta la rappresentante del CDU si è dimostrata una bugiarda, affermando il

falso. Oltre a questo ha contestato a Kouloglou dei provvedimenti di politica interna del

governo Tsipras, dimostrando palesemente che il problema non è far tornare i conti e

riprendersi i propri soldi indietro, ma è politico e legato alle mire espansionistiche e

commerciali delle multinazionali tedesche.

Vi invito ovviamente a vedere il video, che è in un inglese semplice e capibile. Qui di seguito

riporto e commento alcuni momenti del dialogo.

Vedi il video: https://www.youtube.com/watch?v=OqU9PHRNpM4

Già dai primi minuti del colloquio appare chiaro come la signora Inge Graessle alimenta la

propaganda anti ellenica che da anni viene portata avanti dal governo tedesco. Inizia subito

ironizzando sul fatto che i greci sono inaffidabili e inclini a cambiare spesso idea.

Andrebbe ricordato alla signora Inge Graessle che nell'Eurogruppo del 17 febbraio avvenne

un cambio repentino della bozza di accordo. Una bozza che era stata preparata in

precedenza dai tecnici venne improvvisamente sostituita da un'altra dal presidente

dell'Eurogruppo Dijsselbloem su diretto volere si Schäuble. Il ministro delle finanze greco

Varoufakis si rifiutò di firmarla e di lavorarci sopra e proprio in quell'occasione, notata

l'abnegazione di Dijsselbloem nei confronti del capo, coniò il nomignolo di "Delivery boy" per il

capo dell'Eurogruppo. Se non ci fosse stato Paul Mason (giornalista inglese) a rivelare

l'inganno e a pubblicare il documento sparito i greci sarebbero stati fatti passare da paranoici

visionari. Questo fu il primo episodio di una serie infinita di scorrettezze, inganni, bugie, false

aperture, cambi di idea, accordi poi ritrattati, etc..che hanno caratterizzato questi mesi di

trattativa.

 

Questa tecnica, un classico del governo tedesco, ha l'unico fine di screditare i propri

interlocutori e di far passare in secondo piano le questioni economicopolitiche.

Il governo

tedesco si vergogna di affermare davanti al proprio popolo che il proprio obbiettivo è

colonizzare economicamente la Grecia (come è stato fatto con il resto dei Balcani) e quindi

deve aggirare l'ostacolo, lo fa presentando i propri interlocutori come dei cialtroni,

spendaccioni e dilettanti...tutte caratteristiche negative che fanno molta presa sulla psicologia

del tedesco medio.

"Il governo greco sta lavorando per un Grexit" , ha continuato. Anche su questa affermazione

c'è molto da ridire. Il governo greco ha fatto passi da gigante verso un compromesso che sia

vantaggioso per tutti.

Si può dire la stessa cosa per la Germania? No.

 

La Germania sta tirando tutta l'Europa verso una direzione che conviene solo a lei. C'è

veramente da chiedersi a cosa servono le elezioni e i mandati politici che gli elettori affidano

ai propri governi se viene dato per scontato che la politica sia fatta altrove e su decisioni già

prese in precedenza. In realtà è la Germania che sta lavorando per un Grexit, una punizione

esemplare che serva da lezione a tutti gli altri popoli dell'Europa. Ovviamente la Germania

vorrebbe gestire la cosa in maniera da non doversi prendere le responsabilità dei contraccolpi

economici che si ripercuoterebbero sulle economie più deboli di tutta l'eurozona.

La signora Graessle rinfaccia a Kouloglou che il governo attuale non ha rispettato gli accordi

presi dal precedente governo ovvero di portare i salari a 300 euro, tagliare le pensioni e

liberalizzare i licenziamenti di massa. È evidentemente difficile per la signora Graessle capire

che questi provvedimenti oltre a peggiorare l'emergenza umanitaria che già è in corso in

Grecia siano impossibili da applicare. Infatti anche il governo Samaras che ha preso questi

accordi e che sarebbe stato ben contento di applicarli, non ha potuto. Che non sia possibile

vivere con uno stipendio di 300 euro lo capisce anche un cane, ma forse qualche politico del

CDU non ci arriva, e comunque come sottolinea Kouloglou, si parla di alzare gli stipendi nel

settore "privato", quindi signora Graessle, non ci sarà nessun peso economico ulteriore per lo

stato...se è di questo che è preoccupata. Mi sembra che invece la paura sia di guastare gli

interessi delle multinazionali che con i salari ribassati ulteriormente avrebbero a disposizione

una piccola India in Europa.

 

"Vi aspettate che i contribuenti più poveri della Slovacchia e la Lituania, paghino per le vostre

promesse? Avete riassunto 3900 impiegati statali..". continua la signora Graessle.

La rappresentante del CDU si riferisce alla riforma che improvvisamente oscurò la televisione

pubblica (ERT) e che portò al licenziamento di tutti gli impiegati della televisione di stato.

È bene precisare, se vogliamo spostare la questione sul piano economico, il bilancio

dell'ultimo ERT era circa 3,7 milioni di euro, mentre la nuova tv di regime fatta da Samaras a

sostegno di un governo non democratico ha avuto un budget di 13,8 milioni di euro. C'è poi

da notare che il licenziamento di massa che fu fatto è stato dichiarato illegale dall'alta corte

greca. A parte questo, la televisione pubblica, come Stelios Kouloglou sottolinea giustamente

è finanziata dal contributo dei telespettatori, non dallo Stato. Quindi non influisce

minimamente sul bilancio statale. Ovvio che al governo tedesco piaceva di più una televisione

a diretto controllo della destra di Samaras.

 

Sarebbe interessante, tra gli altri miti da sfatare, dire che la Grecia non ha poi questo grande

settore pubblico che viene rinfacciato dal governo tedesco. E 'ovvio che anche prima della

crisi, la Grecia era uno dei pochi paesi con una percentuale bassa di funzionari pubblici in

rapporto al totale della forza lavoro. Al contrario, ci sono paesi come la Norvegia, la Svezia e

la Francia, che hanno tre volte il numero dei dipendenti pubblici greci. Ci sono dei settori dove

il taglio del personale e delle spese sono atti criminali, sto parlando, solo per fare un esempio,

degli ospedali. Da tempo mancano gli strumenti basilari come ad esempio un semplice

termometro. È giusto questo? Può uno stato europeo spingere un altro stato in una crisi

umanitaria perché vede in questo un proprio personale guadagno?

Per quanto riguarda i contribuenti di altri paesi europei:

a) la Grecia ha restituito i propri prestiti con interessi per gli anni passati e non ha ricevuto un

centesimo da agosto 2014.

b) Il debito pubblico greco è in crescita dall'inizio del memorandum da 127% al 180%.

Syriza propone un congresso europeo sul debito pubblico dal momento che questo non è

solo un problema greco (es. Italia, Spagna, Francia, etc.) ed è stato principalmente causato

dalla decisione politica del governo tedesco di salvare le banche.

c) Anche il Parlamento Europeo ha concluso che la politica di austerità che viene promossa è

fallimentare e antidemocratica.

 

Intorno al minuto 15 del video, la signora Graessle, dopo tante bugie, ha finalmente uno

scatto di onestà e dice: "Il governo greco ritiene che nessuna riforma sia il modo giusto

per uscire dalla crisi. (...) Come ci si può aspettare dai comunisti una riforma?

Inge Graessle e il partito popolare europeo, non ha ancora accettato che il muro di Berlino

non esista più, coltivano da 25 anni l'odio. In ogni caso, un grande grazie alla signora

Graessle che con linguaggio eloquente esprime un concetto semplice e alla portata di tutti: Il

problema è politico, inutile arrampicarsi sugli specchi, una soluzione non vogliono trovarla

perché il governo greco è di sinistra e questo cambia i presupposti del confronto. Se alla base

della discussione non vi è un saldo e massiccio sentimento antidemocratico e un gusto

perverso per la macelleria sociale...non ci può essere nessun dialogo.

Per questo rimpiangono il governo Samaras con cui si trovavano tanto bene.

 

Il recente successo del partito spagnolo Podemos è anch'esso un fatto inquietante per il

governo tedesco. In futuro potrebbero cambiare gli attuali equilibri politici e di conseguenza il

potere decisionale della Germania. Il governo tedesco cerca di ricattare il più possibile il

governo greco, è una corsa contro il tempo. Non potendo vietare le elezioni negli altri paesi

europei cerca di organizzare una punizione esemplare per la Grecia. L'odio è cieco e come in

un film già visto il governo tedesco rischia di fare scelte tragiche per tutta l'Europa come è già

successo nella storia di questo continente. La sua caratteristica è nota, cedere ad un

compromesso equo per tutti è visto come atto di debolezza. Mentre la ritorsione e la

punizione sono viste come normale evoluzione della loro tradizione.

Una vittoria della sinistra in altri stati d'Europa sarebbe per la Germania soprattutto una

sconfitta sul piano morale. Non dimentichiamoci che i peggiori crimini compiuti durante la

seconda guerra mondiale dall'esercito nazista sono stati compiuti in fase di ritirata.

 

May 28, 2015

Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo (Voltaire).

Tutto pronto per l’ottava edizione del Film Festival Senza Frontiere, che si terrà alla Casa del Cinema dal 5 al 7 Giugno 2015. La nuova edizione sarà incentrata sul concetto di libertà, nel senso più ampio del termine, inteso come la necessità di condividere, conoscere e lottare per la libertà di espressione, lontana da vincoli e barriere costruite su paure e pregiudizi.

La kermesse accende i riflettori sul Medio Oriente, la Russia, l’Iran attraverso una selezione di film provenienti da cinematografie internazionali legati da un fil rouge che passa dai conflitti ai grandi temi e dilemmi del nostro tempo.

In apertura del festival l’anteprima italiana di Taxi, del regista iraniano Jafar Panahi, vittima nel suo Paese di persecuzioni, a cui è preclusa la possibilità di dirigere, scrivere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste. Nonostante ciò il 14 febbraio 2015 Jafar Panahi ottiene un ambito premio: l'Orso d'oro al 65° Festival internazionale del cinema di Berlino proprio con il film Taxi, girato in clandestinità a causa del divieto imposto dal governo iraniano. La pellicola raccoglie le testimonianze dei passeggeri del suo taxi, e dipinge uno spaccato eterogeneo, multicolore e variegato della vita a Teheran. La proiezione segna anche il debutto della neonata Cinema”, casa di distribuzione creata da Valerio De Paolis.

Monk with a Camera, diretto da Guido Santi e Tina Mascara, è la biografia di Nicholas Vreeland (nipote della famosa Diane Vreeland) che ha rinunciato ai privilegi di un fotografo di successo per diventare un monaco buddista tibetano. Inviato dal Dalai Lama ad aprire e dirigere il Rato Monastery in India, è tornato alla fotografia per raccogliere i fondi necessari per la costruzione del monastero.

Sempre nel corso della prima giornata si assisterà alla proiezione di The Fool, per la regia di Yuriy Bykov: una finestra sulla corruzione in Russia, causa di morte e distruzione.

I tre film in programma nel pomeriggio di sabato 6 giugno sono dedicati a storie di bambini e adolescenti: My Neighborhood, regia di Jula Bacha, Redemption regia di Jon Alpert e Kes, regia di Ken Loach. Si continua il secondo giorno con A Girl Walks Home Alone at Night, diretto da Ana Lily Amirpour: “il primo western di vampiri iraniano”, fuori da tutte le categorie. Una città fantasma immaginaria, la sua gente, un vampiro e la musica, sono gli ingredienti principali di una pellicola densa di emozioni e di atmosfera.

 In programma anche Gett - The Trial of Viviane Amsalem, diretto da Ronit Elkabetz e Shlomi Elkabetz in cui la protagonista lotta per la sua libertà contro un uomo che usa il suo potere per tenerla legata a sé, in una Israele in cui un divorzio è possibile solo con l’approvazione del marito. A seguire Last Days in Vietnam, di Rory Kennedy, che descrive il dilemma morale di militari e diplomatici americani alla fine della guerra del Vietnam: ubbidire a ordini superiori provenienti dalla Casa Bianca ed evacuare solo i cittadini americani o rischiare l’accusa di tradimento e salvare la vita al maggior numero di vietnamiti possibile.

 Chiude il festival la proiezione di Citizenfour”di Laura Poitras, reduce dal premio Oscar come miglior documentario, e che affronta il tema della mancanza di privacy in una società totalmente dipendente dalla tecnologia, che Edward Snowden evidenzia attraverso l’incontro con la macchina da presa della regista.

 Un’originale e approfondita panoramica che affronta temi interessanti e attuali, il Festival rappresenta un’occasione unica e imperdibile per gustare il grande cinema dal respiro internazionale e dalla vocazione solidale.

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