L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Free mind (189)

Lisa Biasci
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 Il 25 novembre ricorre la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Un evento istituito nel 1999 dall'ONU ed che oggi più che mai necessita di essere celebrato.
In molti Paesi, come in Italia, il colore esibito è il rosso  che con le scarpe ancora rosse, allineate nelle piazze e in luoghi pubblici, è diventato uno dei simboli della lotta per i diritti delle donne contro la violenza di genere.
La violenza maschile sulle donne ha radici profonde, di solito sono costrette ad una condizione subordinata rispetto all' uomo e il movente non è solo passionale o di possesso, la violenza ha diverse forme più evidenti o più nascoste, parliamo di violenza psicologica, fisica, economica, domestica, sessuale e fatta di atti persecutori...
Non dimentichiamo che in Italia negli anni '70 esisteva il delitto d'onore e il matrimonio riparatore, anche dopo una violenza sessuale; l'abolizione definitiva è stata applicata solo quarant'anni fa circa. In Italia la campagna in Italia viene portata in particolar modo avanti dal centro antiviolenza e dalle associazioni di donne impegnate nell' ambito della violenza contro le donne. In tutta Italia e nel mondo le panchine rosse ricordano il posto occupato da una donna che non c'è più, portata via dalla violenza. La prima panchina fu ideata e posizionata nel 2016. A novembre proporranno in televisione fiction di storie realmente accadute affinché si abbia memoria delle vittime di tanta brutalità e ingiustizia . Da segnalare al cinema il grande successo con  incassi da record del film ” C'è ancora domani “ di Paola Cortellesi . In sala la gente applaude e piange, grande soddisfazione per il cinema italiano. Proiezione in bianco e nero, storie di ieri ma anche di oggi .                                                                                                                   

                                                                                                                         

 

                                                                                                                                  

                      Cristiano Fant

Cristiano Fant, nasce  a Belluno nel 1970, dopo una breve esperienza nell’esercito italiano, comincia ad occuparsi della cultura dei popoli nativi nordamericani; per dieci anni riveste la carica di presidente della sezione italiana del Comitato di Difesa Leonard Peltier, divulgando la cultura e le tradizioni dei popoli Nativi e realizzando progetti di tutela giuridica dei prigionieri nativi condannati a morte negli Stati Uniti.
Vorremmo conoscere più cose di lui e sopratutto conoscere di cosa attualmente si occupa.
Ciao Cristiano, intanto grazie per avere accettato questa mia intervista.
Grazie a te per questa splendida opportunità.

 

D- Sei un divulgatore scientifico; vuoi parlarci del tuo impegno in questo settore?

R- Mi occupo di tutela degli animali da 11 anni. Dopo un primo approccio “animalista” al settore ho compreso l’importanza di avere una giusta e profonda formazione sul tema. Ho cominciato a studiare perché per tutelare davvero gli animali bisogna conoscerli dal punto di vista biologico ed etologico (il comportamento che contraddistingue ogni specie ) e conoscere le norme che li tutelano in ambito nazionale. Il mio impegno oggi si divide tra interventi pubblici tramite convegni nei quali parlo della corretta convivenza con le specie che vivono intorno a noi e progetti con la scuole di ogni livello per dare a bambini e ragazzi gli strumenti che li aiutino ad entrare in un mondo nel quale si deve avere rispetto per tutti gli esseri viventi.

 

D- Sei un esperto di leggi a tutela degli animali. Quanto si fa a favore legislativo verso le specie animali?

R- In Italia abbiamo buone leggi a tutela degli animali. Quello che manca è una adeguata capacità di tradurle sul campo da parte degli organi preposti. Dalle amministrazioni comunali alle forze dell’ordine, passando per il settore veterinario pubblico e privato, mancano adeguate preparazioni in merito. I sindaci non applicano i regolamenti regionali, le forze dell’ordine intervengono spesso con leggerezza in fase di verifica delle segnalazioni di cattiva detenzione o maltrattamento di un animale e il settore veterinario spesso non applica correttamente la normativa sul benessere. Anche da parte della magistratura, sebbene si sia più volte espressa con sentenze in favore della tutela degli animali, mancano pene esemplari di condanna a danno di chi ha ucciso o procurato dolore agli animali senza che ve ne fosse motivo. Questa leggerezza, da parte di tutti gli organi citati, crea la sensazione che si possa violare la norma sul benessere animale senza subire alcun danno. La dimostrazione è data dal fatto che, nonostante le vigenti leggi, è in deciso aumento il numero di violenze a danno di animali di ogni specie.

 

D-Hai conseguito una formazione in etologia relazionale e gestione della biodiversità terrestre e marina. Di cosa si tratta? vuoi specificarlo?

R- Ho frequentato dei corsi di formazione approfonditi; la scuola di etologia relazionale per avere gli strumenti adeguati per potermi relazionare con animali di ogni specie. purtroppo a tutt’oggi la figura dell’etologo non è riconosciuta in Italia anche se si tratta di una figura fondamentale. La scuola di etologia relazionale - Cascina Myriam, la scuola che ho frequentato consente una formazione adeguata e completa nel settore. Il corso di gestione della biodiversità terrestre e marina, che ho frequentato tramite EIIS (European Institute of Innovation for Sustainability) permette di dotarsi degli strumenti necessari a risolvere problemi in aree più o meno vaste, problemi che vanno dalla gestione degli animali e delle piante al colmare le lacune che vi possono essere, ad esempio in un parco nazionale, riguardo la gestione del pubblico fruitore dei servizi. Il mio campo formativo non si ferma qui; ho operato in alcuni canili pubblici e privati, frequentato corsi sulla gestione di cani problematici e morsicatori, corsi su varie specie di animali selvatici e sono un’ex guardia zoofila e formatore di aspiranti guardie zoofile. Continuo tutt’oggi a seguire corsi sugli animali perché è doveroso, nel momento in cui si interagisce con un individuo di qualunque specie, sapere come comportarsi.

 

D- Ti occupi alla divulgazione scolastica: cosa spieghi ai ragazzi e sopratutto quanto interesse suscitano le tue relazioni?

R- Il mio compito è quello di formare futuri uomini e donne che sappiano rispettare il mondo in cui vivono; per fare ciò il primo passo è educarli al rispetto di ogni forma vivente, dalle più grandi e note come orsi e lupi alle più piccole come le formiche e le mosche, facendo comprendere che ogni specie ha un ruolo ben preciso e fondamentale sul pianeta, anche specie che l’uomo ritiene nocive come i cinghiali e le zecche. Le mie lezioni spaziano dalla convivenza con il cane, dal momento in cui decidiamo di adottarlo/comprarlo al momento in cui muore, passando per la movimentazione in passeggiata e l’importanza delle attività sociali per la specie a lezioni nelle quali spiego cos’è e come nasce un bosco, passando per la presentazioni di animali predatori e prede ed i rapporti che vi sono tra le specie. Quando possibile, alterno le lezioni in classe con le uscite sul campo per cercare insieme tracce, tane, segni del passaggio degli animali spiegando come muoversi nella natura creando il minor fastidio possibile. Un altro tipo di lezione verte sulla conoscenza delle norme a tutela degli animali; in questi casi spiego ai bambini e ai ragazzi come muoversi per denunciare un possibile reato a danno degli animali. Le lezioni generano sempre un grande interesse nei giovani; gli animali affascinano, il loro mondo è associato all’avventura. Ma generano anche un interesse più profondo che porta gli studenti a sensibilizzarsi e ad avere maggiore attenzione verso il mondo che li circonda. Non di rado infatti, i genitori mi chiamano per dirmi che il figlio vuole segnalare un animale maltrattato o per dirmi che il bambino li “costringe” a rallentare nelle aree di passaggio degli anfibi. Vedo molto più interesse per la natura nei giovani di oggi di quanto ne avessimo quando ero piccolo io. Nel frattempo abbiamo devastato, forse irrimediabilmente, buona parte del pianeta. Ripongo molta fiducia nei giovani e verso di loro tendo a portare i miei sforzi maggiori a livello educativo.

 

D- Sappiamo bene, quanto l'uomo sia deleterio per il mondo animale, per l'ecosistema, per il non rispetto della terra e del mare. Vuoi spiegarci tu, che sei al dentro di questo disfacimento universale cosa si potrebbe fare per far si che si ristabilisca un equilibrio?

R- Credo che, nemmeno fermandoci completamente oggi, potremmo ristabilire un equilibrio degno di tale nome. Ma possiamo salvare ciò che rimane. La metà delle specie animali si sono estinte a causa dell’uomo, ancor più sono quelle vegetali. Ma la Terra è un’entità molto resistente e forte e può generare nuove specie o riportarne alcune di quelle estinte, se lasciata lavorare in pace. In tutto questo noi avremmo un compito molto semplice: lasciare che la Natura faccia tutto il lavoro da sola perché è perfettamente in grado di autogestirsi. Purtroppo non è nella natura umana non interferire e per questo non ho molte speranze in merito. In ogni modo dobbiamo perseguire nell'intento di formare nuove generazioni più attente al pianeta e alle sue esigenze, mettendo da parte quelle dell’uomo. Il nostro compito è quello di formare nuovi amministratori, politici, insegnanti che comprendano quanto sia fondamentale vivere con la Terra e non della Terra.

D- Personalmente non mi sbilancio nelle interviste ma la rabbia mi porta a provare sentimenti indicibili verso chi maltratta, uccide, cattura gli animali di qualsiasi specie siano. Hai sentore di leggi severe? a che punto siamo a livello legislativo? Possiamo fare qualcosa tutti insieme?

R- La violenza a danno degli animali è dovuta per lo più al bisogno di alcune persone di dominare, non riuscendoci con i propri simili, si rifanno su specie più deboli e indifese. Le leggi italiane sono discrete ma male applicate. La tendenza è quella di non perseguire chi maltratta gli animali, considerandoli esseri viventi di “serie B”. Nella mia esperienza, che vanta ormai quasi duemila casi seguiti sul territorio italiano, ho potuto notare come molto spesso, l’ente chiamato ad intervenire a seguito di segnalazione non ha le competenze per valutare lo stato detentivo dell’animale e si limita a coinvolgere il veterinario pubblico (che di rado ha le competenze per valutare) piuttosto che chiamare un etologo, uno zoologo, un veterinario comportamentista o una persona ritenuta esperta del soggetto della specie interessata. La conseguenza è, che nella maggior parte dei casi, l’animale rimane nella situazione in cui si trova. Anche in tema di condanne la magistratura agisce con una leggerezza spesso imbarazzante. Un piccolo esempio: nonostante l’uccisione di un animale per crudeltà o senza che la soppressione fosse necessaria sia punita dalla legge con il carcere e non preveda altre pene, in galera non ci finisce mai nessuno ma la tendenza è quella di infliggere come pena, ore di lavori “socialmente utili”. Questo atteggiamento crea l’idea che si possa ammazzare un animale senza dover pagare molto ed è inaccettabile in un paese che intenda definirsi civilizzato. Credo che, per cambiare lo stato delle cose, sia importante che il “mondo animalista” cominci a muoversi con maggiore professionalità. In Italia sono milioni le persone che si occupano a vario titolo di animali ma in pochissimi sono preparati a farlo adeguatamente. Se ogni volontario avesse conoscenze normative ed etologiche potrebbe far sentire la propria voce dando il giusto peso alle proprie parole; se le associazioni non si limitassero a fare tesseramenti ma dessero una corretta formazione agli associati, avrebbero un maggiore peso politico e le cose potrebbero cambiare; perché è una semplice questione politica, secondo me e oggi non abbiamo nessun politico che si occupi davvero, seriamente in modo professionale di tutela degli animali, in Italia.

 

D- Caro Cristiano, lascio sempre ai miei intervistati uno spazio che definisco "bianco" perché senza domanda; serve a darvi VOCE e a dire tutto ciò che con libertà sentite di dire, di spiegare, di dissentire e di informare.  A te la parola.

Uno spazio bianco è quello che ci vorrebbe oggi per la tutela degli animali; uno spazio nuovo, vuoto, da riempire con una cultura adeguata e consapevole da parte di chi opera sul campo, sia in termini di volontariato che in qualità di professionista perché la più grande forza che abbiamo è proprio la cultura.

Personalmente sintetizzo ogni azione che faccio per la tutela degli animali, in una sola parola che vale sia che mi trovi a fare il relatore ai convegni o che mi trovi a fare l’insegnante nelle scuole ma anche quando accompagno qualche comitiva nei boschi; questa parola è consapevolezza perché solo se e quando siamo consapevoli delle nostre azioni e delle conseguenze che possono generare, siamo in grado di comprenderne l’importanza e decidere se compierle o meno, se possono recare problemi ad altri esseri viventi o creare per loro dei vantaggi. Essere consapevoli di ciò che stiamo facendo è il primo passo per comprendere che dobbiamo assolutamente rivedere il nostro modo di vivere e di porci verso il pianeta e tutti i suoi abitanti e per cominciare a lavorare sul serio per il benessere di tutti i viventi, animali e vegetali.

Una persona che non è consapevole di ciò che sta facendo è come un bambino che prende a calci il formicaio che trova nel proprio giardino e non si rende conto che sta distruggendo un mondo intero.

 

 

Negli USA quarantadue procuratori americani tirano dritto contro la società di Zuckerberg, META, con una serie di cause legali distribuite tra sette Stati: dalla California al Colorado, passando per Lousiana, Nebraska, South Caroline, Washington e Wisconsin.

Secondo i procuratori, Meta è colpevole di aver creato una “trappola cognitiva” per i giovani utenti: il funzionamento dell’algoritmo, le notifiche, lo scorrimento delle due piattaforme, fanno sì che essi restino sul social troppo tempo. Tempo nocivo alla salute mentale. 

Meta inoltre è accusata di aver raccolto dati di utenti con meno di 13 anni senza il consenso dei genitori, violando la legge americana sulla protezione dei minori on line. 

Non è la prima volta che negli Usa si affronta il problema di petto, via tribunale. Anche le scuole di Seattle hanno intentato una mega causa contro i giganti della tecnologia, accusandoli come noto, di essere responsabili dei danni alla salute mentale di milioni di ragazzi. Le scuole in quell’occasione hanno portato documenti in tribunale che sottolineavano in un arco temporale tra il 2009 e il 2019, problemi di ansia diffusa nei giovani, con un aumento del 30%.

I dati del dopo pandemia sono sicuramente ancora alti e destinati a non essere ancora riassorbiti e migliorati. (indagine OpenPolis).

L’allarme degli esperti è chiaro.  “Sempre più ragazzi, specie dopo la pandemia racconta – preferiscono vivere online piuttosto che fare esperienze nella vita reale, con tutto quello che può derivarne, dal cyberbullismo all’hikikomori. Ma spesso sottovalutiamo il fatto che un uso eccessivo e precoce può avere conseguenze negative sul piano psicologico e sociale”, sono state queste le parole di Giuseppe Lavenia, presidente dell’Associazione nazionale dipendenze tecnologiche (Di.te.).

Siamo noi adulti che dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi che il rapporto umano è importante, farli ragionare che la corsa contro i bot, per aumentare follower, like e commenti è nociva alla salute. La loro. 

In un mondo poi dove il Web ha abbattuto i confini fisici, permettendo alle notizie di circolare liberamente in rete, si presentano anche degli aspetti negativi per i nostri ragazzi che non verificano le fonti ma prendono per buono ciò che il web propone loro.

 La conoscenza senza confine è difatti un’arma a doppio taglio, poiché qualsiasi notizia, favorevole o meno che sia, rimarrà permanentemente nel mondo online. Questo significa che, anche a distanza di anni, si possono recuperare notizie che non hanno giovato all’immagine di una persona. O che sono false, non attendibili, per cui pericolose. 

Molte sono le notizie sulla cronaca di questi giorni di fragilità dei nostri ragazzi che sono arrivati al gesto estremo del suicidio, per colpa di quello che viene chiamato il danno alla “ web reputation”. 

Questa società che sbandiera l’importanza dell’impatto social di ognuno di noi, se iscritto alle piattaforme, è un oggetto da maneggiare con cura. Pena il benessere mentale e fisico dei nostri ragazzi.

 

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Una serata dedicata all’analisi della storia criminale di Roma.

 

Qualche giorno fa, a Roma, presso la sede della Freelance International Press, è stata presentata l’opera di Giovanni De Ficchy, intitolata “Roma Città Criminale”. L’evento ha rappresentato un importante passo verso la comprensione della realtà criminale romana grazie all’impegno instancabile di Giovanni, che con grande professionalità porta alla luce aspetti oscuri e sconosciuti della criminalità nella capitale italiana.

La presentazione è iniziata con l’introduzione di Virgilio Violo, Presidente della Freelance International Press, un’associazione che ha le sue radici a Roma da ben 25 anni. Questa piccola ma coraggiosa realtà si batte per la libertà di stampa in Italia. In un Paese dove la libertà di stampa occupa il 58° posto, l’associazione continua a lottare per mantenere viva la fiaccola dell’informazione libera.

Giovanni De Ficchy, autore del libro “Roma Città Criminale”, ha ricevuto i complimenti sinceri per il suo lavoro. L’opera è stata oggetto di un’ampia discussione che ha riscosso notevole interesse, perché evidenzia quanto aspetti davvero interessanti della Criminalità Romana. Nel suo intervento, Giovanni De Ficchy ha sottolineato l’importanza di una stampa libera, criticando anche il silenzio dei media sulla problematica delle batterie delle auto elettriche, un argomento di interesse pubblico spesso trascurato a causa degli interessi economici in gioco.

L’evento ha visto anche la partecipazione di Rino Sortino, che ha posto domande puntuali e approfondite, coinvolgendo l’uditorio. De Ficchy nel suo intervento, ha parlato del passato e del presente, analizzando la storia criminale degli ultimi cinquant’anni a Roma e gettando luce sulla vita quotidiana dei singoli cittadini.

La serata ha evidenziato come la criminalità a Roma sia stata spesso celata dalla stampa e quanto sia importante continuare a investigare e raccontare queste storie. Giovanni De Ficchy, con il suo libro, si è rivelato un attento conoscitore della Criminalità Romana, affrontando tematiche difficili e mettendo in discussione il ruolo dei media nell’informare il pubblico. Il suo lavoro offre un contributo fondamentale alla comprensione della realtà criminale di Roma, aprendo la strada a ulteriori inchieste e discussioni.

L’autore, nel corso della serata, ha parlato anche dei suoi prossimi progetti, tra cui un libro sul celebre pittore Pietro Vannucci, noto come il Perugino. Giovanni De Ficchy ha iniziato la sua ricerca scrivendo un libro basato sulla storia della sua famiglia di magistrati e avvocati, esplorando storie di criminalità e giustizia. Questo libro ha poi portato all’inchiesta su Roma e alla scoperta di personaggi come Franchino il criminale.

L’opera di Giovanni De Ficchy fa luce sulla storia della criminalità romana, evidenziando come essa sia stata spesso influenzata da dinamiche complesse, interessi economici e legami tra criminalità organizzata e istituzioni. La sua ricerca offre un’opportunità di comprendere meglio il passato e il presente della città, sottolineando l’importanza dell’informazione libera e della critica ai media.

L’evento di presentazione del libro “Roma Città Criminale” di Giovanni De Ficchy è stato un momento di riflessione che, evidenziano quanto sia fondamentale continuare a investigare e raccontare storie scomode e poco conosciute, al fine di contribuire a una maggiore comprensione della realtà che ci circonda.

 

per gentile concessione di www.fattidipaese.it

 

 

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“Premio Italia diritti umani 2023” ®

 

Dedicata alla memoria dell’ ex Vice-presidente della Free Lance International Press Antonio Russo.
via Ulisse Aldovrandi 16 c/o Unar - ROMA

ROMA 14 Ottobre 2023
Il Premio Italia Diritti Umani nasce dall’esigenza da parte delle associazioni coinvolte di voler dare un giusto riconoscimento a coloro che, per la loro attività, si sono distinti nel campo dei diritti umani. In un mondo in cui il profitto sembra essere lo scopo ultimo di ogni intento, bisogna sostenere chi lotta veramente, sacrificando spesso gran parte (o del tutto) la propria esistenza per aiutare il prossimo. I Mass Media spesso non prestano la dovuta attenzione al tema dei diritti umani, se non in maniera superficiale. È giunto quindi il momento, non solo di dare un giusto riconoscimento a chi lotta per la difesa dei più deboli, ma anche di parlare su come possano essere tutelati meglio questi diritti che, anche in paesi come l’Italia oltre che all’estero, sono sistematicamente violati, soprattutto nei confronti dei più deboli.

In collaborazione con  -

   

 

 

               Modera e presenta il premio: Neria De Giovanni – Free Lance International Press
Presidente dell’associazione Internazionale Critici Letterari
Saluti del Pres. della Free Lance International Press Virgilio Violo e Antonio Masia Pres. dell’UnAR - Ore 15. 50

Interventi

Massimo Tomaselli –Coord. Resp. coop. “il Futuro Quadrifoglio”
ore 16,00
L’assistenza domiciliare integrata nel trattamento delle dipendenze patologiche
Patrizia Sterpetti – Presidente di Wilpf Italia – ore 16.20
"Diritti umani e militarismo"
           Ornella Mariani Forni –  scrittrice - ore 16,40
 
“Informazione e diritti umani”

Buffet ore 17.00

 

Ore 17,30 - FerdiNando Maddaloni  presenta un estratto da

“SE CHIAMI UN DIRITTO RISPONDE UN DOVERE”

di & con Ferdinando Maddaloni
monologo ispirato alla vicenda giudiziaria relativa al duplice delitto di Ponticelli del 1983

 

                         

 

 

PREMIAZIONE ore 18.00   

Coordinatrice l’attrice Mariella Guarnera, consegnano i premi e leggono le motivazioni gli attori:
Annalena Lombardi, Patrizia Tapparelli, Alessandro Peccolo 

 

PREMIO ITALIA DIRITTI UMANI 2023


Galleria d’arte “Sempione” - Donate opere degli artisti: 
Stefano Pinci, Sergio Saviantoni, Stefano Sesti

per prenotarsi: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.                                      

 

 

                       

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