L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Publishing (175)

 

Andrea Signini
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November 14, 2023

L’idea della stesura di questo volume, è venuta al dottor Sposito durante il lockdown dovuto all’epidemia di Covid-19, del quale tutti noi siamo stati a lungo prigionieri; prendendo spunto dalla celebre peste del Trecento, che suggerì a Giovanni Boccaccio l’idea di far riunire un gruppo di giovani in campagna, per sfuggire al contagio, e raccontandosi novelle per ristorare la mente, il Decameron. Ebbene, anche in questo libro si propone un’analoga cornice narrativa: quattro coppie di amici si riuniscono in una grande casa di campagna, decisi a trascorrere le giornate di isolamento parlando di grandi temi: attualità certo, ma anche filosofia, scienza, letteratura, storia, astronomia, fisica, medicina.

I personaggi, a partire dall’io narrante, si danno nomi di fantasia che attingono però alla storia antica, al mondo rinascimentale, alla letteratura.
Ecco allora l’alter ego del narratore, Enea Silvio, Piccolomini naturalmente; e poi sua moglie Berenice, e ancora Pandolfo e Julia Domna, la coltissima moglie di Settimio Severo, Marsilio Ficino e Zenobia, Vitellozzo ed Ersilia, e Sofonisba, l’unica accompagnata da un personaggio shakespeariano, Mercuzio.

 

October 31, 2023

L’autrice premette un approfondimento sul concetto di devianza e criminalità in rapporto alla vera e propria emergenza della violenza quotidiana che purtroppo infesta il nostro territorio nazionale, come emerge dai più recenti fatti di cronaca nera, quale lo stupro delle due cuginette di Caivano in Campania .

Essa inoltre mette sotto la sua lente d’ingrandimento critica i sistemi tradizionali della prevenzione e rieducazione connesse alle reti educative familiari, scolastiche e della comunità educante ,esponendo  le principali teorie criminologiche che spiegano le cause del delitto in genere.

Quindi affronta il delicato problema delle motivazioni che, purtroppo, inducono un giovane ad uccidere  il  proprio genitore ,approfondendo , in concreto, tale tematica con la descrizione di tredici casi famosi di genitoricidio, quali ad esempio il caso Maso, ovvero quello di Erica ed Omar , fino ai più recenti avvenuti in Italia.

Purtroppo fin dall’infanzia è importante individuare i cd. fattori di rischio che potrebbero incidere sulla sana crescita psico-fisica della persona, portando delle ripercussioni negative non solo all’interno della famiglia, ma anche all’esterno con la sindrome da dark web, e cioè il ritirarsi nel mondo virtuale dei siti “pericolosi e violenti” come unica via di uscita e di salvezza per un ‘adolescente che non viene compreso dalla famiglia e dalla scuola e, in genere, dalla collettività sociale.

La sindrome del dark web può esser uno dei tanti fattori di rischio alla devianza.

Ma c’è di più. Anche quando  situazione della famiglia d’origine appare “normale”  può però cagionargli, per la mancanza di un adeguato ascolto, una profonda depressione con un malessere interiore che può condurlo all’ assunzione di sostante stupefacenti , che potranno arrecare  delle ripercussione negative per la sua vita e per coloro che gli staranno intorno, in quanto il giovane potrà aver sintomi come

abbassamento della percezione dalla realtà , problemi di apprendimento – concentrazione, disturbata alternanza sonno –veglia, e manifestare comportamenti di aggressività verso se stesso e verso gli altri.

È fondamentale che gli adulti attuino una maggior sensibilizzazione e siano più responsabili verso i loro figli che  non devono esser strumentalizzati per raggiungere i loro desideri, e così a loro volta diventeranno dei giovani adulti indipendenti autonomi e responsabili nelle loro scelte .

E per attuare ciò è importante che i genitori attuino la teoria della ‘’comprensione affettiva’’ , ideata dal magistrato minorile Roberto Thomas ( che ha curato l’introduzione del libro in oggetto ), in cui si instaura tra il figlio e il genitore un rapporto di fiducia e empatico nel quale il genitore ascolta e comprende le problematiche del figlio e lo aiuta a far capire che le azioni che ha posto in essere sono sbagliate e che non dovrà più comportarsi così, in quanto tutti siamo stati giovani  (attraverso la memoria storica) e abbiamo commesso delle “cavolate” , ma l’importante è AVER COMPRESO l’errore e non commetterlo più.

Tutto ciò avviene attraverso un processo suddiviso in quattro tappe quale l’ascolto accogliente, la memoria storica, la fiducia accordata e la responsabilità richiesta.

Conclusivamente si può affermare che ci possono esser fattori di rischio interni legati alla persona a livello patologico (disturbo di personalità) oppure esterni, come i social o l’ambiente circostante che possono compromettere la sana crescita e incidere sull’aspetto cognitivo- e socio relazionale del minore.

 

Herald    HE Editore

 

 

 

 

 

September 14, 2023

 

 “Conquistando la libertà- dalla Moldavia alla Sardegna” (Nemapress Edizioni) di Irina Mita è stato presentato in una sessione dei lavori del Convegno Internazionale Critici letterari che si è svolto nei giorni scorsi a Targu Neamt nella Regione moldava della Romania.

A parlarne oltre all’Autrice è  stato il vicepresidente dell’Associazione Angel Basanta, dell’Università di Madrid, insieme alla presidente Neria De Giovanni, direttora editoriale della Nemapress.

E’ stato molto emozionante il racconto fatto da Irina Mita in lingua rumena davanti a molti esponenti della cultura rumena, compreso il Sindaco di Targu Neamt e due Sindaci della Repubblica Moldova cui è stato donato il libro.

Tra gli apprezzamenti quello di Stefan Damian, docente italianista all’Università di Cluj, Romania,  vicepresidente dell’Associazione e di Tudorel Radu, poeta e scrittore, amministratore della Provincia di Neamt.

Il volume sarà presto tradotto in Romania e in Moldavia a dimostrazione di come il sincero e toccante racconto della vita di Irina Mita fino al suo approdo ad Alghero, sia condiviso da molti futuri lettori internazionali.

 

August 27, 2023

 Intervista alla dottoressa Francesca Bittarello

 

 Il fenomeno UFO è uno di quelli che spacca letteralmente in due l'opinione pubblica, viene trattato da due sfere di “competenti” l'una pro l'altra contro ed ovunque venga affrontato, semina una scia di polemiche interminabile da sempre. In questa intervista scoprirete alcuni dettagli che forse prima d'ora non vi erano noti e scoprirete anche che esistono in commercio pubblicazioni dedicate di tutto rispetto che rimangono una fonte straordinaria soprattutto alla luce del fatto che le stesse provengono da organi ufficiali, esattamente quelli che i “debunkers” (persone prezzolate che per vil denaro si abbassano a negare l'evidenza e ad insinuare il dubbio) badano bene a non citare per poter continuare a simulare una scioltezza che non appartiene loro.

L'intervistata è la Dottoressa Francesca Bittarello, geografa laureatasi presso l'Università "La Sapienza" di Roma con una tesi in Geopolitica e Geostrategia militare, nata dalla collaborazione con "Rivista Aeronautica", l'organo divulgativo ufficiale dell'Aeronautica Militare. Assieme alla Bittarello, vera e propria autorità in campo aeronautico ed ufologico, prolifica autrice, fondatrice della casa editrice Lux-Co Edizioni, già perito ufologico e padrina di Kermesse Ufologiche e Aeronautiche, in questa intervista scopriremo i files più affascinanti riguardanti avvistamenti di oggetti e soggetti UFO che ancora non trovano una risposta capace di soddisfare gli uni e gli altri.D: sappiamo che su cento avvistamenti, soltanto un misero 5% riesce davvero ad inchiodare gli esperti come lei al tavolo. Potrebbe illustrare per sommi capi quali siano i criteri che applicate in fase di analisi?

R: esattamente così. In media, soltanto un ristretto 5% di casi analizzati riesce a non trovare corrispondenza alcuna con quelli che potrebbero essere banalmente gli effetti dell'attività umana nei cieli. La nostra attività consiste nell'eseguire una serie di approfondimenti rispettando un protocollo severissimo facendo attenzione a non tralasciare il benché minimo dettaglio prima di passare alla fase di analisi successiva poiché ciò comporterebbe una leggerissima variazione sulla scala delle valutazioni che a lungo andare finirebbe inesorabilmente con lo spostare il risultato finale altrove. Un po' come accade in fase investigativa nel campo del crimine: si procede con il disporre sul tavolo ogni elemento noto, si interrogano i testimoni, si confrontano orari, presenze, si eseguono accertamenti sulle biografie dei soggetti coinvolti... insomma un lavoro certosino che nulla a che vedere con le analisi frettolose di improvvisati che si spacciano per esperti.

D: questo 5% come viene ricavato e come viene scartato il restante 95%?

R: la stragrande maggioranza delle persone non è a conoscenza di quelli che possono essere i numerosissimi tipi di velivoli sia civili sia militari che si spostano nell'aria. Questo fa sì che l'avvistamento di uno o più di questi velivoli di progettazione umana possano essere scambiati per qualcosa che non sia umano. E, conseguentemente, spinge l'avvistatore o gli avvistatori ad inoltrare segnalazione agli organi competenti i quali hanno il dovere di accertarne l'origine e quindi iniziano a svolgere quelle che possiamo definire “indagini preliminari” aventi lo scopo di effettuare una scrematura iniziale. Un esempio che desidero portare ai suoi lettori è quello relativo ai rotori di determinati tipi di elicotteri per il volo notturno che – per esser chiari con chiunque – sono dotati di fonti luminose. Molto spesso accade che queste fonti luminose vengano avvistate ed immediatamente segnalate. Negli uffici competenti, basterà raccogliere orario dell'avvistamento, confrontare le coordinate del luogo in cui l'avvistamento si è verificato e controllare se a quell'ora fossero in corso esercitazioni od attraversamenti di spazio di cielo da parte di velivoli militari (come nel caso dell'elicottero a rotore luminoso) ed ecco che la scrematura iniziale offrirà spontaneamente la risposta!

Diversamente, qualora ogni tipo di incrocio di dati continuasse ad offrire risultati non in linea con le attività di esercitazioni note o meno, ecco che entrano in funzione altri tipi di esperti che eseguiranno altri tipi di approfondimenti sino a trovare una risposta.

D: quante volte le capita di ripassare al vaglio le prove?

R: per correttezza professionale devo rispondere con franchezza e dirle che in realtà, prima di apporre una firma in calce alle mie analisi, ripasso tutti gli elementi al vaglio un numero incalcolabile di volte. Nemmeno io saprei dirle quante, in verità. Possono essere necessari giorni come anche settimane o mesi talvolta. Il mio è uno di quei lavori che devi svolgere per passione altrimenti non ce la puoi fare. A me capita di ripensare ai dettagli dei casi che analizzo anche mentre mi trovo alla guida della mia vettura o mentre sono seduta sulla poltrona di un treno. Non ho orari e spesso vengo colta da illuminazioni nei momenti più disparati della giornata.

D: quindi sarebbe corretto asserire che il suo libro intitolato “UFO a Roma, Volume 1” (l'autrice ha pubblicato diversi volumi aventi ad oggetto il tema UFO consultabili presso il sito della casa editrice ) sia nato collezionando tutte le sue esperienze di una vita professionale dedicata al fenomeno UFO ed aeronautico?

R: in buona sostanza sì. Ma in queste pagine ho inteso portare a conoscenza dei lettori ogni ambito riguardante le tecniche di cui sopra e soprattutto ho voluto donare al grande pubblico un qualcosa di inedito: quel famoso 5% di casi inquadrato ed analizzato da me, con la mia esperienza e la mia credibilità duramente conquistate sul campo in un quarto di Secolo di analisi ufologica.

D: non le chiederò di anticipare i contenuti dell'opera però le chiederò un qualcosa per i lettori di flipnews.org che sono tradizionalmente attenti, curiosi ed esigenti. Negli oltre trecento casi analizzati e riportati nel libro, qual è quello che l'ha maggiormente colpita?

R: ci troviamo presso la tenuta del Presidente della Repubblica Italiana di Castel Porziano. Erano le ore 21:32 del 25 Agosto del 1963. Il Presidente era Antonio Segni, padre del politico Mariotto. A riportare i fatti fu l'autista della vettura presidenziale il quale affermò di aver assistito all'arrivo di un disco volante proveniente dalle sue spalle. L'arrivo di questo oggetto sconosciuto venne accompagnato da forti sibili e da quello che potremmo definire un forte campo magnetico che ha interferito pesantemente con il corretto funzionamento della vettura che stava conducendo. A seguito di uno spostamento della vettura da questo campo magnetico, il motore ha cessato di funzionare e la terra ha cominciato a sussultare. L'oggetto sconosciuto aveva un diametro di circa quindici metri ed era sovrastato da una sorta di torretta posta in posizione centrale.

D: quindi la testimonianza è stata raccolta dalla viva voce dell'allora autista della vettura presidenziale?

R: c'è da dire che la notizia è rimasta per lunghi anni in archivio e nessuno, tranne un ristrettissimo numero di persone autorizzate, ne è entrato a conoscenza. Successivamente, alcuni 007 dei servizi italiani hanno iniziato a parlarne ma sempre con circospezione e prudenza. Fino ad oggi che il caso è noto a noi dell'ambiente e non solo.

D: un tipico esempio di “io so che tu sai che io so”... cambiando prospettiva, si narra che i piloti siano quelli che per forza di causa maggiore abbiano percentualmente più a che fare col fenomeno UFO. È una affermazione che ha del vero o no? 

R: in parte è senza dubbio così. Io nel libro, ad esempio riporto il caso di un Ufficiale dell'Aeronautica Militare Italiana il quale, nel 1972, avvistò un oggetto volante discoidale di colore argentato mentre si trovava ai comandi del suo aereo in procinto di atterrare all'aeroporto di Guidonia alle porte di Roma. L'oggetto, come descrivo nell'opera, ha affiancato il pilota e ne ha seguito il volo ad una distanza non superiore ai seicento metri, prima di andarsi a piazzare ad una distanza maggiore per eseguire dei rapidissimi spostamenti nel cielo sull'asse dei punti cardinali.

D: molti si scervellano con ogni mezzo pur di far credere alle persone che il fenomeno non esista e che ogni singolo avvistamento abbia una spiegazione riconducibile alla natura umana. Quindi secondo questa specie di esperti saremmo soli nell'universo e nessun'altra forma di vita è mai entrata in contatto con noi. Le sembra plausibile?

R: questo genere di approccio al fenomeno UFO non ha nulla di scientifico. E per scientifico intendo proprio quell'approccio di cui sopra. Costoro altro non sono che meri esecutori di ordini. Non sono persone pagate per pensare con la loro testa ma pagate per redigere testi e discorsi vuoti, aria fritta. Io li potrei incontrare e mi divertirei moltissimo.

Conclusione: Upton Sinclair usava ripetere che “E' inutile tentare di far capire qualcosa a qualcuno se il suo stipendio dipende dal non capirla”. Costoro – e ne sono più che convinto – sanno benissimo come stanno le cose. Solo che non possono mettersi dalla parte della verità perché altrimenti perderebbero i loro stipendi, le loro trasmissioni, sinanco i loro followers. Là fuori è pieno di cervelli ristretti incapaci di svolgere il benché minimo processo mentale se non grazie all'intervento esterno di qualcun altro che pensa per loro. E questa gente lo sa e ne approfitta in una sorta di incapsulamento darwiniano.

Desidero ringraziarla del tempo dedicatoci e prima di passare ai saluti, vorrei che fosse lei a ricordare ai nostri lettori ed alle nostre lettrici l'appuntamento di Settembre, ormai alle porte.

R: grazie alla FLIP per avermi ospitata e colgo l'occasione d'invitare i vostri lettori e le vostre lettrici all'appuntamento internazionale patrocinato dall'Aero Club Italia che si terrà il giorno 24 Settembre presso la Sala Valle dei Templi dell'hotel Simon sito in Via P. F. Calvi al civico 9 in Pomezia (RM), cui prenderanno parte personalità del mondo aeronautico e non solo. Mi impegno, inoltre, ad offrire un piccolo omaggio a chi ci verrà a fare visita. Tutte le informazioni le potete trovare in tempo reale sul sito https://www.aviationyes.com/

 

 

 

 

August 18, 2023

Mai  dimenticare mai Napoli” è un’antologia unica  ricca di documenti storici del nostro tempo, scritto dalla  Poliedrica scrittrice, Poetessa, Vice Presidente Dila Aps  Angela Maria Tiberi.  

Nel  libro sono ricordate tante  care persone di grande valore morale e storico che non sono più in questa vita, ma sono sempre con noi attraverso aneddoti mai sopiti   e testimonianze che  hanno lasciato una traccia indelebile nella storia d’Italia.

La poetessa Tiberi fa rivivere ricordi di persone dall’anima dorata  che sono passati a miglior vita, riconoscendo in loro il sigillo di un meritato podio.

Dott.ssa Tiberi  sei  l’ideatrice e curatrice di questa antologia ricca di spunti umani, da  cosa deriva questa idea?

Questa idea deriva dall’amore che ho per Napoli e i napoletani. Io sono cresciuta con i napoletani fin da bambina. Ricordo che avevo cinque anni quando conobbi per la prima volta la famiglia Longobardi che era un caro amico di mio padre. Le famiglie si riunivano a Roma dove vivevano , perché la povera gente si è sempre amata ed aiutata  nelle situazioni di difficoltà, avendo come fine la  sopravvivenza. 

Ho sempre apprezzato incondizionatamente il vero amore e la vera fratellanza   che esiste a mio parere  solo nella  povera gente. Ormai non è più tollerabile  l’attitudine di ricchi  miliardari dalla mente perversa,  che hanno il solo ed unico pensiero di annientare tanta gente, in cambio dei loro sporchi interessi.

Di questa verità se ne  ha la conferma tutti i giorni,   osservando lo sterminio di incolpevoli  esseri umani impiegati in assurde e lunghe guerre. Nel 2023 è inconcepibile che si continui ancora a combattere senza sosta e questo è  per me motivo di grande amarezza.

Di cosa tratta questo libro?

Questo libro tratta del sogno della mia vita,  l’amore per Napoli, della sua gente  e dei miei  proficui colloqui con tante persone. “Napoli ombelico del mondo” il mio precedente libro è stato premiato il 3 Aprile 2023 scorso a Montecitorio  alla Camera dei Deputati,  dal Presidente Internazionale La Sponda, Dott. Benito Corradini. 

In “Mai  dimenticare mai Napoli”  ho inteso proseguire sulle medesime  tematiche   del libro precedente, con  argomentazioni diverse.  In questo modo, intendo testimoniare  il mio amore per le tante persone di valore che ho avuto modo di conoscere durante la mia esistenza. Di certo preferisco investire i miei poveri risparmi versi i libri piuttosto in situazioni  di poco conto. 

Cito nel libro persone  che hanno lasciato un’impronta in me che  non potrò mai dimenticare, come il mio amato marito Vincenzo  Ruotolo   e Antonella Lavieri.  Entrambi erano soli davanti alla malattia, così sono rimasta vicino a loro fino all’ultimo istante della loro esistenza. Tutto questo perché le persone vanno amate e non abbandonate. Giovanni Rotunno lo ricordo come un Poeta di grandi capacità espressive.

Due figure importanti  che rimarranno per sempre impresse mei miei ricordi  sono inoltre quelle di mio padre e di mia mamma. Mio nonno quando morì lasciò orfani i suoi quattro bambini, (che poi di conseguenza  soffrirono la fame), compreso mio padre che aveva sempre gli occhi lucidi quando ricordava il padre. Nel libro c’è una menzione particolare per  la persona di mio cognato, Antonio Iuè che a noi ragazzi giovanissimi ci dispensò sempre di amore infinito, ed  era  un momento particolare  in quanto eravamo  adolescenti.

Nell’opera non posso fare a meno di ricordare con affetto  il mio sfortunato compare d’anello  Carlo Longobardi che morì ad Orte con altri quattro amici in un terribile incidente stradale, appena un mese dopo essermi  sposata.

Dott.ssa Angela Maria Tiberi, come stai vivendo questo momento?

 Attualmente sono una nonna felice e sono contenta di vivere dei bellissimi ricordi che hanno accompagnato la mia vita. Sono lusingata  di aver ricevuto circa  270 premi nell’ambito delle  mie attività culturali  durante gli anni, inoltre sono stata premiata tre volte alla Camera dei Deputati e una volta al Senato.  

Nel libro racconto la storia di mio nonno che il  prossimo 17 settembre a Milano sarà  premiata in presenza del Presidente della Repubblica Mattarella presso palazzo Merino di Piazza della Scala per la silloge "indimenticabile" dedicata a lui Tiberi Angelo Maria medaglia di bronzo". La sollecitazione venne richiesta dell'eroe di guerra Primo Premiolato, medaglia d'argento vissuto tre anni nel Campo di concentramento tedesco dall'età di dodici anni per tre anni . Io ho un desiderio, quello di poter essere un giorno nominata cittadina onoraria di Napoli e  vorrei che prima o poi questo sogno si avverasse.

Nell’intestazione del libro c’è un bellissimo ritratto, di cosa si tratta?

E’ raffigurata la Partenope  simbolo della città di Napoli, un ritratto della Pittrice e Scultrice Milena Petrarca.  Della sua vicenda ne intende ricordare le gesta  mitologiche  la mia cara amica Milena che visse in una famiglia di grandi personaggi  e artisti.

Il mito ricorda la Sirena Partenope che con il suo bellissimo canto cercava di sedurre il giovane Cimone, ma questi la rifiutava.  Partenope allora per il dolore si gettò dalla roccia più alta. Le onde portarono il suo corpo fino al golfo di Napoli e precisamente sull’isolotto di Megaride.  

Rispetto al libro precedente in che cosa differisce “Non dimenticare mai Napoli” ?

Io non amo ripetere le stesse cose, scritte nel libro precedente, ma intendo evidenziare  altre linee culturali di Napoli che ha una vasta storia. In questa mia opera  mi sono dedicata alla canzone napoletane del Festival di Napoli e alla poesia  che ha cominciato a farmi conoscere  la figlia di Sergio Bruni.

C’è anche il ricordo di Federico Salvatore che mi regalò la bella prosa del padre donata dal figlio Iuri. Tutta l’Italia è piena di meraviglie e  noi  tutti dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani, che nonostante siano sparsi nel mondo, contribuiscono a diffondere  la nostra cultura.

Tra i tanti personaggi importanti che cito nel libro vorrei ricordare Mario Fratti che è stato uno degli uomini più rappresentativi al mondo,  grande drammaturgo, scrittore e saggista. Con questo mio libro vorrei lasciare un’ impronta indelebile e a tale proposito  mio zio eroe di guerra, medaglia d’argento, era solito dirmi  “ Finchè vivi scrivi e cerca di farlo soprattutto a favore  della pace,  perché l’umanità deve conoscere  l’importanza di questo valore.

Grazie Dott.ssa Angela Maria Tiberi.

 

 

Un libro utilissimo di Benjamin Abelow, al di là dei pregiudizi e delle faziosità politico-mediatiche.

 

Lo storico statunitense Benjamin Abelow, con il suo Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina, si è guadagnato la piena riconoscenza di tutti coloro (non moltissimi, purtroppo) che, insoddisfatti delle strabiche schematizzazioni politico-mediatiche ricorrenti, continuano ad interrogarsi in merito alle cause profonde del conflitto in corso fra Russia e Ucraina.

Come ha ben scritto Luciano Canfora nella sua Prefazione, su una materia che è diventata spesso “oggetto di rissa mediatica e di sbuffi di intolleranza”, libri come questo, privi di faziosità preconcette e “fondati essenzialmente su documenti”, meritano di essere salutati con gioia, in quanto utili a recuperare lucidità di analisi e oggettività di giudizio, virtù sempre più rare e, pertanto, sempre più preziose.

Si tratta, tra l’altro, non di un tomo corposo e ridondante, bensì di un agile e leggibilissimo libretto di una settantina di pagine, ovvero di un piccolo manuale densamente ricco di informazioni, una sorta di impagabile “Bignami sul contesto politico ed i retroscena internazionali nei quali si inserisce la tragedia della guerra.” *

Il mio obiettivo - scrive Abelow al fine di evitare equivoci e facili etichettature - non è difendere l’invasione, ma spiegare perché è avvenuta. La maggior parte dei cittadini occidentali ha sentito una spiegazione unilaterale e semplicistica di come è nata questa guerra. Ovvero che l’Occidente è tutto buono e la Russia è tutta malvagia. Cerco di pareggiare quel conto. La verità può essere dolorosa, ma è comunque essenziale, perché se non diagnostichi correttamente un problema, non sarai in grado di trovare una soluzione.”

Come ha dichiarato Richard Sakwa (professore emerito di Politica russa ed europea all’Università del Kent),  Abelow ha saputo dimostrare, in modo chiaro e convincente, che la crisi in Ucraina era “prevedibile, prevista ed evitabile” e che, di tale crisi, gli Stati Uniti sono i principali reali responsabili, per via della loro trentennale storia di crescenti, sistematiche ed insistenti provocazioni, iniziate fin dal processo di disgregazione dell’Unione Sovietica.

Una storia di provocazioni, di accumulo di minacce militari, e di sfide politiche che è stata completamente oscurata, ignorata e cancellata dai leader politici delle nazioni europee e dai mass media, che hanno presentato lo scatenamento del conflitto (azione certamente ingiustificabile e criminale come tutte le guerre), come un fatto inspiegabile, frutto dell’impazzimento di un novello Hitler, deciso a soggiogare tutta l’Europa, in preda ad un delirio di potenza.” *

Che cosa sarebbe accaduto - si chiede Abelow - se gli Stati Uniti avessero agito diversamente?

 Ossia, se:

  • non avessero esteso la NATO fino ai confini con la Russia e non avessero calpestato le promesse formulate nel 1990;
  • non avessero installato dei missili con capacità nucleare in Romania e programmato di installarli in Polonia;
  • non avessero contribuito al rovesciamento del governo ucraino democraticamente eletto nel 2014 (colpo di stato che cacciò il presidente Janukovyc e portò al potere Porosenko);
  • gli Stati Uniti non si fossero ritirati dal trattato ABM sui missili nucleari a raggio intermedio e non avessero rifiutato le negoziazioni con Mosca su questo tema;
  • non avessero disatteso i due accordi di Minsk del 2014-2015, per concedere autonomia alle regioni russofone dopo la guerra in Donbass;
  • non avessero condotto esercitazioni in Estonia con obiettivo di colpire la Russia;
  • non avessero condotto una vasta esercitazione militare di 32 nazioni vicino al territorio russo;
  • si fosse interrotta la guerra (invisibile nei media occidentali) contro la minoranza russa violando gli accordi di Minsk;
  • non avessero raccordato l'esercito americano con quello ucraino, inviando consiglieri militari.  

E sarà pur vero, come molti dicono (rischiando, però, di scivolare nel determinismo o nel giustificazionismo), che la storia non andrebbe fatta con i “se”, ma chi potrebbe ragionevolmente dubitare che, se gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO non avessero fatto tutto questo, molto probabilmente la guerra in Ucraina non sarebbe scoppiata?

Inoltre, gli americani facendo arrivare fiumi di armi in Ucraina, sospingendo il governo ucraino su posizioni intransigenti nei confronti della Russia, promettendo fantasmagoriche e rapide ricostruzioni dopo la guerra, proponendo di incorporare l'Ucraina alla NATO, invece di ricercare e sostenere un negoziato nel Donbass tra il governo ucraino e gli autonomisti filorussi, non hanno fatto altro che favorire l’ineluttabilità del conflitto.

Tutto questo, quando, secondo il già menzionato Richard Sakwa, Zelenskij avrebbe potuto evitare la guerra pronunciando soltanto cinque parole: "L'Ucraina non aderirà alla NATO".

Gli USA, fornendo 33 miliardi di aiuti all'Ucraina, di cui 20 miliardi in armi, si preparano a una lunga guerra piena di insidie, che potrebbe condurre le economie europee sull’orlo del baratro ed oltre. Continuando a cercare ad ogni costo la sconfitta della Russia,  l'Occidente, inoltre, sta (quanto inconsapevolmente?) favorendo il consolidamento dell'alleanza tra Russia e Cina. 

Ma come non comprendere le ineludibili potenzialità autodistruttive insite nel progetto americano di distruzione della Russia?

La via d'uscita da questa minaccia, secondo Abelow, è davanti ai nostri occhi:

sforzarsi di trovare un ragionevole quanto realistico accordo con Putin.  Un accordo, cioè, che contempli l’impegno dell'Ucraina alla neutralità, il ritorno ai confini prebellici (senza riprendersi la Crimea) e l’autonomia della regione del Donbass. 

In conclusione, possiamo dire che il libro di Abelow ha veramente molti pregi, facendo emergere, fra le varie cose, quanto sia stata grande e colpevole la cecità dei leader europei che, di fronte alle strategie imperialistiche  statunitensi, hanno finito per dare prova di un “livello di deferenza e di codardia tali da essere quasi inconcepibili”.

Ma ha probabilmente ragione Domenico Gallo nell’affermare che il merito maggiore del libro di Abelow è quello “di far comprendere che non si possono valutare gli eventi internazionali se non si è capaci di mettersi nei panni dell’altro. Il libro stimola il lettore a porsi una domanda di una semplicità disarmante: “come reagirebbe Washington se la Russia stringesse un’alleanza militare con il Canada e poi piazzasse basi missilistiche a cento chilometri dal confine con gli Stati Uniti?” ” *

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*https://www.articolo21.org/2023/03/come-loccidente-ha-provocato-la-guerra-in-ucraina/

 

BENJAMIN ABELOW
COME L’OCCIDENTE HA PROVOCATO LA GUERRA IN UCRAINA
FAZI EDITORE

 

June 24, 2023

Questa autobiografia supportata in senso dialettico da una Intervista (come fa Fellini nel film del 1987, che presenta proprio quel titolo) è un libro fresco, senza pretese, senza retorica, senza falsa modestia, un libro di confessioni che è costruito come un testo di Svetonio, cioè un libro che racconta, racconta e offre spiragli di avvenimenti piacevoli e aneddoti ricchi di sapori, sempre raccontati con una autentica modestia priva di qualunque narcisismo, scanditi in un indice di eccezionale aderenza al testo (Il “demone” dello spettacolo prende il sopravvento; il mestiere dell’attore; i grandi incontri; l’avventura del film calabrese su Cesare Pavese; la tristezza e la nostalgia: a Roma con la Calabria nel cuore; non solo attore: varie e (soprattutto) eventuali; "Altro di me non vi saprei narrare").

 Entri nel testo sempre in punta di piedi, come un osservatore attento di quella vita che ruota intorno a te e allo spettacolo, ossia al teatro, al cinema e alla televisione, con una discrezione e un rispetto, che ti permettono di descrivere e di fornire i dettagli dei tantissimi attori e dei cineasti a vario titolo, guardati dietro le quinte e dietro i set. Ci sono i cromosomi della tua carriera, a cominciare dalle recite con tua sorella a Bellizzi, destinate ai tuoi genitori. Tutto è gustoso e con un sapore gradevole, che sazia la curiosità quanto basta, senza mai scendere nel pettegolezzo o nell’autocompiacimento. Molto bello l’episodio del bacio con un’attrice, quando entrambi sbagliate la scena per ripetere molte volte il bacio, che ovviamente vi piaceva ripetere (“Mi chiedono spesso se sia possibile prendere una “sbandata” per una collega mentre si gira una scena d’amore. Certo che è possibile! Può succedere in tutti gli ambienti, in un ufficio o in un ospedale, anche se qui la vicinanza fisica ‘aiuta’. Di solito però, finito il lavoro, molte ‘storie’ terminano. A me è successo nel 1987 in un film per Rai Tre in costumi settecenteschi. C’era un feeling pazzesco con l’attrice protagonista che dovevo baciare con trasporto: baci veri, ovviamente. E io sbagliavo apposta le battute per ripetere la scena e baciarci ancora. La mia partner lo capì e sbagliava apposta anche lei. Insomma, ci piacevamo. Finito il film la collega mi telefonò per rivederci, ma per una serie di circostanze non fu possibile e ci perdemmo di vista. Seppi poi che si era sposata felicemente con un facoltoso gentiluomo e si era trasferita”). Ci sono le tue ricerche, le tue curiosità, i tuoi studi, da La TV di Mussolini alla Morte di Kennedy, alla Guerra del Viet-Nam, che scandiscono e rivelano i fuochi dei tuoi interessi di storico e di ricercatore, ma c’è anche l’emersione delle tue radici e il tuo grande amore per il mondo pugliese, come affermi esplicitamente (“La Puglia è la mia infanzia”), ma anche calabrese: insomma il sud e la Magna Grecia, del quale, in compagnia di illustri attori (da Arbore a Lino Banfi a Maurizio Micheli, nato a Livorno ma cresciuto a Bari, a Checco Zalone ecc.) rivendichi la conoscenza precisa cogliendo gli aspetti salienti di quella cultura antropologica, dichiarandoti orgogliosamente in un altro momento milanofobo di fronte a un leghista romanofobo. C’è anche il destino che ti era segnato di diventare pilota militare all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, al quale, fortunatamente, ti sottrasse il TEATRO.

 C’è lo stato d’angoscia che prende un attore quando rimane in attesa per mesi che squilli il telefono, c’è il risvolto malinconico di che cosa significhi essere un attore e il continuo rischio di perdere la stima di se stessi. Molto bello è l’incontro con Fellini accanto a Fiammetta. [Fellini è stato un mio caro Amico e di lui conservo, oltre a tanti ricordi, sei letter autografe, compresa l’ultima, scritta nel maggio 1993, a quattro mesi dalla sua morte, che lascerò in eredità alla fondazione]. C’è anche il mondo del doppiaggio e insomma tutto lo spettro del mondo dello spettacolo, del quale hai partecipato tutta la vita in punta di piedi, nutrendoti di tutto quello che quel mondo ti offriva e che tu sapevi cogliere e decodificare, e che oggi racconti, quasi tirando le somme, consapevole che ogni momento, ogni episodio, ogni incontro (tra tutti meraviglioso è l’incontro con Sergio Leone, che racconti come in una sceneggiatura per un film), erano le varie tessere, tutte interessanti, che formavano l’intero mosaico. Forse l’incontro più umanamente denso di elementi profondi è quello con i due comici Ciccio Ingrassia e Franco Franchi, che getta molta luce sulla grande differenza dei due caratteri e sulla consapevolezza del significato della parola “attore”. Tu lo racconti in uno stile scarno e asciutto, ma rivelatore, anche grazie a questo tuo stile, di quello che i Latini chiavano histrio e i Greci υποκριθής, ossia il termine “attore” nel suo significato più profondo, che tu non hai mai dimenticato e che anzi, avendo anche esercitato per un breve periodo l’attività di insegnante, potrai oggi trasmettere a eventuali aspiranti attori affinché sappiano dall’inizio che cosa giace a livello semantico nella parola che usiamo con eccessiva semplificazione e superficialità (istrione e ipocrita): “A Canale 5 invece ebbi modo di lavorare con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia in uno sketch a Buona Domenica, negli studi Safa Palatino di Roma (dove fra l’altro, in quei giorni, conobbi Alberto Sordi). Erano una strana coppia, legata da amore/odio, come due vecchi coniugi che stanno insieme da una vita. Durante le prove Ciccio impose a tutti il silenzio e contestò una gag di Franco, dicendo che quelle erano pagliacciate.

A pausa mensa si divisero, immusoniti. Io capitai al tavolo di Franco, che mi disse, ancora di malumore: “Non vuole pagliacciate! Pazzesco! Ma non ha ancora capito che noi siamo due pagliacci?”. Un episodio monumentale, che dice tutto e potrebbe essere portato come esempio in tutti coloro che aspirano a diventare attori, facendo capire loro che, alla base di tutto (compreso Diderot e Brecht) c’è la coscienza di “esercitare un mestiere come un altro”. Una parola sul caro Amico Carlo Croccolo e alla sua confessione che ha trasmesso anche a me a proposito della sua relazione con Marilyn Monroe. Il libro è pieno di tanti aneddoti (per esempio quello di Nino Manfredi che decide all’ultimo istante di essere lui a dire la battuta conclusiva nello sketch pubblicitario “più lo mandi giù e più ti tira su”, destinata a te o anche quella analoga con Buzzanca). Io stesso mi vedo citato a proposito della francesizzata “Nini Pampan”, ossia Silvana Pampanini in una sera piovosa a via del Babbuino. Meravigliose e numerose sono le illustrazioni che completano il libro. Insomma questa tua bellissima autobiografia, non parla solo di te, ma parla del significato stesso dell’attore; delle sue speranze, dei suoi desideri, delle sue amarezze, delle sue malinconie, insomma del suo mestiere. Il motivo per cui questo testo affascina sta proprio nel fatto che racconta, senza alterarla, la pura VERITÀ.

 

June 10, 2023
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Il libro intitolato “L'era del pupazzanesimo”, scritto dallo storico contemporaneista Andrea Signini, utilizza lo scontro bellico tra Russia ed Ucraina come chiave interpretativa di gran parte dei codici comunicativi propri quell'architettura mondialista che si affanna a confinare l'Uomo del Terzo Millennio all'interno di un perimetro in cui tutto è artefatto, precostituito ed organizzato secondo schemi studiati ad hoc. Una sorta di truman-show in cui la popolazione del blocco occidentale e/o occidentalizzato rappresenta l'oggetto dell'ennesima sperimentazione di massa che altro non è che un agghiacciante tentativo di riprogrammazione culturale volto a ridurre se non addirittura ad azzerare le capacità stesse di discernimento di ognuno/a di noi. Saranno Lorsignori a doverci imporre cosa pensare e quando pensarlo? Ma chi sono costoro? Chi li rappresenta? Come agiscono ed in nome di chi operano?
A queste ed altre domande, l'autore risponde all'interno di queste pagine che potete acquistare direttamente sul sito di Amazon al seguente link:

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April 27, 2023

Difficile di questi tempi conoscere la verità su qualsiasi argomento. Per decenni, durante il secondo dopoguerra, siamo stati immersi nell'ideologia pseudo-occidentale, ma più che altra mercantilistica, che ha proposto e imposto Valori, Principi, Prassi e Costumi non necessariamente utili ma in cui credere ciecamente. Una volta assorbita e assimilata la componente ideologica ci siamo trovati immersi nella manipolazione dell'informazione. È stato un passaggio obbligato perché le falsità proclamate dalle ideologie avevano bisogno di una comunicazione che le perpetuasse. La manipolazione ci ha tragicamente fatto perdere la cognizione della verità. Eppure tutti dicono di cercarla perfino nella sua forma superlativa: il verissimo.Così il Vero, che dovrebbe già essere assoluto, si riduce a un “quasi” vero, in parte vero, non del tutto vero che permea la sfera cognitiva e la altera. Il vero e il falso si compenetrano e confondono. Sappiamo però che chi dispensa facili verità è un millantatore o un imbonitore, un truffatore che carpisce la buona fede. Chi cerca la verità sfidando le menzogne ​​sa di partire perduto. Rischia di arrestarsi dinanzi ai primi ostacoli e se li abbatte e distrugge presto si trova isolato perché le loro macerie si ammassano dietro di lui e lo separano dal resto del mondo. La vita è molto più facile se credi a tutto ciò che ti dicono, se non approfondisci niente, se ti accontenti di ciò che ti viene somministrato in modo suadente anche se palesemente falso.un truffatore che carpisce la buona fede. Chi cerca la verità sfidando le menzogne ​​sa di partire perduto. Rischia di arrestarsi dinanzi ai primi ostacoli e se li abbatte e distrugge presto si trova isolato perché le loro macerie si ammassano dietro di lui e lo separano dal resto del mondo. La vita è molto più facile se credi a tutto ciò che ti dicono, se non approfondisci niente, se ti accontenti di ciò che ti viene somministrato in modo suadente anche se palesemente falso. un truffatore che carpisce la buona fede. Chi cerca la verità sfidando le menzogne ​​sa di partire perduto.Rischia di arrestarsi dinanzi ai primi ostacoli e se li abbatte e distrugge presto si trova isolato perché le loro macerie si ammassano dietro di lui e lo separano dal resto del mondo. La vita è molto più facile se credi a tutto ciò che ti dicono, se non approfondisci niente, se ti accontenti di ciò che ti viene somministrato in modo suadente anche se palesemente falso.

 

In questi giorni la vicenda del rapimento e l'uccisione di Aldo Moro avvenuta 45 anni fa è descritta, ricostruita e commentata dal generale Piero Laporta in un libro autoprodotto disponibile in libreria e su Amazon: “Raffiche di bugie a via Fani” (ISBN9798385587193) . Il titolo è già indicativo del metodo avviato dal generale per riprendere la vicenda che non solo toccò emotivamente tutta la nazione, ma che espose l'Italia al primo vero pericolo per la propria sopravvivenza democratica: il terrorismo.Non quello internazionale che comunque già insanguinava mezzo mondo, ma quello interno perpetrato dalle frange nere neofasciste e quelle rosse comuniste con legami interni con apparati dello Stato, criminalità organizzata e massoneria e collegamenti internazionali con i servizi segreti di vari paesi “alleati e amici ” e “non alleati e non nemici”.

 

Piero Laporta è generale dell'Esercito proveniente dall'Arma del Genio. Fa parte di quella sparuta schiera di ufficiali che hanno detto e scritto mentre erano in servizio cose che nessuno si aspettava ma abbastanza di buon senso e ragionate da non poter essere censurate. La porta ha spesso toccato i limiti della libertà di espressione concessa anche ai militari (per graziosa elargizione della democrazia) ma sempre con una tale sagacia e franchezza da non poter essere impugnata contro di lui. Semmai i condizionamenti ei tentativi manifesti di silenziamento sono venuti dall'esterno del mondo militare invitandolo “a nozze” in un terreno che presto lo ha visto maestro e divertito contendente: quello giudiziario.Un ambito nel quale si è specializzato nella lettura e l'interpretazione delle leggi, delle relazioni ufficiali, dei reperti, delle escussioni testimoniali proprio attraverso l'esame degli atti che legislatori, magistrati, avvocati, esperti e consulenti stilavano e che spesso assieme ad accusa e contestazioni contenevano plateali svarioni ed errori grossolani. Con questa esperienza, gratificante e comunque pagata di persona, Laporta ha superato vari ostacoli aprendo la strada italiana ad un metodo di analisi diverso: non la ricerca della verità ma la ricerca delle bugie, delle menzogne ​​volontarie e involontarie, frutto di pregiudizi ideologici o di semplici castronerie.Il metodo non è certo nuovo e quasi tutta la letteratura del giornalismo investigativo si basa sulla ricerca delle bugie e dei “vizi” di forma e sostanza. Sono bastate due o tre menzogne ​​rivelate sul Vietnam per portare alla fine della guerra e alla sconfitta materiale e morale degli Stati Uniti. Un paio di bugie esposte dal Watergate hanno liquidato un presidente degli Stati Uniti, altre due sono ora esposte per liquidarne un altro, mentre un'altra serie di rivelazioni sull'Ucraina denuncia la fallacia dell'intera narrazione occidentale su quella guerra e sui suoi veri scopi e responsabile. La novità assoluta di Laporta e del suo libro sta nel fatto di esporre un racconto massa di bugie, incongruenze e mistificazioni da rendere l'intera storia conosciuta di quel delitto incredibile.Una sola di esse sarebbe sufficiente per avere uno scoop giornalistico ea promuovere una revisione di tutta la verità giudiziaria o extragiudiziaria ormai consolidata. Ma Laporta le espone tutte, e tutte assieme le ripete e ribadisce: in maniera brutale e raffinata, sottintesa e aperta, quasi alla ricerca di uno scontro con tutti. Uno che scontro possa portare in tribunale qualcuno e lui stesso dandogli modo di riaprire il “caso Moro” su basi nuove se non di prove almeno di dubbi legittimi e fatti ritenuti incontestabili diventati più che contestabili e inaccettabili anche e soprattutto a distanza di quasi mezzo secolo .Le “bugie” denunciate da Laporta riguardano tutta la vicenda: non furono soltanto quattro terroristi fai da te a sparare su Aldo Moro ma “lo Stato e le BR”, professionisti del crimine e dei servizi segreti. Aldo Moro non era a via Fani quando fu massacrata la sua scorta; dopo 55 giorni di prigionia chi gli sparò al cuore non volle firmare il delitto ma nascondere le torture inflitte. Il riferimento dell'autopsia sul suo corpo è incompleto. Ci fu un traditore, un Giuda, forse, ma lo Stato stesso tradì Moro. E le sue lettere dalla prigionia contengono sotto forma di complicati anagrammi informazioni preziose sulla verità. Non c'è un aspetto della vicenda sul quale Laporta non espone la falsità.E di esse è certo, non perché sia ​​depositario di una verità nascosta ma perché la narrazione e le conclusioni “ufficiali” che lui e altri pochissimi analisti hanno acquisito e verificato nel corso di quasi mezzo secolo fanno acqua da tutte le parti e la verità, qualunque essa sia, spilla dai fori delle raffiche di bugie rischiando di disperdersi irrimediabilmente. Sono i documenti a parlare ei ragionamenti razionali ad elaborare i dubbi che la Magistratura, in questo Laporta è chiaro, ha l'obbligo di dirimere individuando esecutori e mandanti. Quelli veri. Non è un compito facile. Lo stesso lavoro di Laporta lo complica con collegamenti inesplorati o volutamente tralasciati da parte delle autorità competenti e dei media.La porta non finge di essere asettico e distaccato, è passionale e vuole dimostrarlo con le parole enfatizzate, i puntigli esasperati, le ripetizioni, le annotazioni, gli aggettivi e gli insulti, e con la stessa grafica zeppa di “accidenti”. Egli partecipa emotivamente con foga e una prospettiva critica e “militare” formata e de-formata dagli anni della guerra fredda – gli anni di Moro- in cui bisognava credere in un mondo minacciato da un Grande Male e difeso da un Grande Bene. Insiste sulla matrice tutta italiana del delitto ma cita ripetutamente Cia e Kgb apparentemente per esonerare la prima e accusare il secondo, mentre per Stasi (Germania Est) e altri Servizi nazionali e stranieri è più che esplicito.Il suo modo di chiamare la Disinformazione operata dallo stato italiano e dai nostri media con il nome russo Desinformatsiya non è un vezzo linguistico ma una chiara allusione alla matrice ideologica e operativa sovietica che secondo lui sarebbe alla base di tutta la disinformazione globale. Un primato forse meritato ai tempi di Stalin ma che l'Occidente dovrebbe reclamare dopo mezzo secolo di sistematica disinformazione istituzionale. Tuttavia, toni e visioni personali a parte, il cumulo di bugie denuncia da Laporta fa del suo libro qualcosa di più del semplice “sasso nello stagno”. Il libro non provoca onde concentriche che pian piano approdano alle rive. Ogni pagina lancia un macigno e tutte assieme provocano onde che interferiscono fra di loro, annullandosi e amplificandosi,finendo per sollecitare e collidere con le accuse ei sospetti di complottismo, revisionismo, disinformazione che puntualmente toccano chi non si adegua ad una narrazione precostituita. Il risultato è la creazione di una turbolenza generale, una vera e propria tempesta che modifica lo “stagno”, di per sé allegoria dell'immoto e del putrido. Ma anche questo non è casuale: Laporta, con le sue cannonate contro le raffiche vuole bonificare lo stagno anche a costo di eliminarlo: acqua e fango. Esponendo le bugie egli esaminò la melma che ricopre questa vicenda e che è tuttora in fase di accrescimento ed espansione anche in altri campi.

 

 

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L'autore del libro:  Piero Laporta  – Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerato) Piero Laporta s'è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale considerando il lavoro svolto a quel tempo, (Ufficio Politica Militare dello Stato Maggiore della Difesa). Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale” ed è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi, ed.Leonardo 2015. (leggi qui: goo.gl/CBNYKg) Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con Stilum Curiae, il blog di Marco Tosatti. D'altronde il suo più spiccato interesse era e resta la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://www.pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico, non apprezza Bergoglio e nemmeno quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.(dal sito: https://www.pierolaporta.it/author/pierolaporta/ ) Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico, non apprezza Bergoglio e nemmeno quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli. (dal sito: https://www.pierolaporta.it/author/pierolaporta/ ) Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato, scarsa conoscenza del dialetto di Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo di San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. È cattolico, non apprezza Bergoglio e nemmeno quanti lo odiano, sposatissimo, ha due figli.(dal sito: https://www.pierolaporta.it/author/pierolaporta/ )

L'autore della recensioneFabio Mini  è generale del Corpo d'Armata dell'Esercito Italiano ed è stato Capo di Stato Maggiore del Comando NATO del Sud Europa e comandante della missione internazionale in Kosovo. Ha comandato tutti i livelli di unità meccanizzate ed ha prestato servizio negli Stati Uniti, in Cina e nei Balcani. Ha diretto la Comunicazione della Difesa e l'Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze. Laureato in Scienze strategiche con Master di secondo livello, specializzato in Scienze umanistiche e Negoziato internazionale è commentatore di geopolitica e strategia militare. È Consigliere della Fondazione ICSA e membro della Società italiana di Storia Militare. Scrive, tra l'altro, per le riviste “Limes” e “Geopolitica , collabora con “l'Espresso” ed è editorialista de “Il Fatto Quotidiano”. È autore di numerosi saggi e una decisione di libri. Tra gli ultimi pubblicati:  L'Europa in guerra , La guerra dopo la guerra; Soldati; Mediterraneo in Guerra; La guerra spiegata a...; Eroi della guerra; I guardiani del potere e perché siamo così ipocriti sulla guerra? Per la Libreria Editrice Goriziana (Leg) ha curato le edizioni italiane di Guerra senza limiti dei colonnelli cinesi Qiao Liang e Wang Xiangsui, Fanteria all'attacco di Rommel, i Diari di Hitler, Paride di B. Liddel Hart e altri.È Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana e Commendatore dell'Ordine Militare d'Italia. Tra le insegne straniere è Officer della Legion of Merit Usa ed è insignito delle medaglie al merito militare della PRC e del Kosovo.

 

Per gentile concessione di Vision & Global Trends

 

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