L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

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Andrea Signini
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July 01, 2024

 

Questa mattina non potevano mancare gli approfondimenti sulla questione delle studentesse venete promosse all'esame di maturità dopo aver fatta scena muta all'orale. Chi se la prende con Valditara per aver aggiunto Merito al nome del dicastero a lui affidato, chi con i famosi ispettori del dicastero di cui sopra, chi con insegnanti e corpo docente in generale. Tutto giusto, per carità: ben ha fatto Giordano a riprendere uno spezzone dell'intervento del ministro di qualche giorno fa sulle “lampade ad olio”, ci sta, vanno così le cose. E bene ha fatto il Valditara a mandare ispezioni a giochi fatti ma... è il protocollo, no? Insomma fino a qui nulla di irregolare. Se non fosse che non abbiamo letta mezza – dicasi mezza – riga sull'educazione impartita ai membri italiani dei tre gradi dell'adolescenza!

La scuola, sia ben chiaro, al di là delle frivolezze da salotto sgangherato o delle intollerabili idiozie istituzionali, ha il compito di fornire agli studenti gli strumenti idonei a farsi meno male possibile nella vita e - se si vuole - a capire come arrivare a contare qualcosa da grandi, ovvero: se non impari a leggere e comprendere ciò che leggi, sarai emarginato e pagherai i conti più cari di tutti; se non impari a pensare autonomamente, verrai catalogato nella massa indistinta della mediocrità e condurrai un'esistenza insignificante; se non avrai il coraggio delle tue azioni, qualcuno agirà per te e non ti resterà altro che adeguarti. Ma l'esempio spetta a Mamma e Papà! Loro e non altri devono dare l'esempio affinché la tra-dizione non subisca cesure drammatiche come accade oggigiorno: avere il coraggio delle proprie azioni significa innanzitutto non agire come pecore ma come leoni! Questo è il codice che non si deve mai smarrire!!! Le pecore si muovono in branco e non pensano perché sono convinte di pensare! E talvolta finiscono per fare scena muta non per scelta ma perché qualcuno ha sapientemente sussurrato che ciò consente loro nonostante tutto di tornare nel recinto di protezione... dal quale guai osare allontanarsi troppo...

June 23, 2024

 

Alta pupazzeria arcobalenante

In occasione delle ultime elezioni, è stato nuovamente messo a nudo il limite del pensiero unico, il cosiddetto mainstream (canale unico), lasciando ancora una volta il tavolo della discussione più sporco che mai. Tuttavia, nessuno sembra averci fatto caso, nemmeno chi dalla zinna del mainstream sugge a più non posso. Che ciò sia dovuto a scarsa intelligenza od altro, non saprei. Fatto sta che il dato più eclatante di tutti è quello riguardante l'immane pupazzata che ha visto per la prima volta l'eliminazione delle file dei maschi e delle femmine: “Guai dividere” è stato il grido di battaglia del popolo arcobalenato, quello che ha gettato il cervello all'ammasso per capirci. Così all'ammasso che questo popolo di rimbambiti che vivono tra noi come zombie non è nemmeno reso conto – o ha fatto finta di non capire – di aver fatto una fila unica per essere obbligato per Legge a votare un uomo ed una donna altrimenti la scheda sarebbe stata annullata! Se non è questo delirio da pupazzanesimo, ditemi voi cos'è!

 

Cerino Salis, chi lo prenderà per ultimo?

Sapete tutte e tutti che cosa è accaduto. Non è importante ripercorrere alcun iter. Bensì è importante stabilire alcuni punti saldi da cui intraprendere l'analisi che segue; nulla di complicato, anzi!

Scenario: abbiamo da un lato una persona nota alle cronache per essere finita in galera in Ungheria; ed abbiamo dall'altro lato gli epigoni pannelliani i quali, nel maldestro tentativo d'imitare il “maestro” senza possederne carisma e visione, hanno sostanzialmente rivelato all'Italia intera - e non solo - che il Voto è diventato un mero meccanismo propagandistico e null'altro!

Grazie (si fa per dire) a questo cortocircuito istituzionalizzato creato a tavolino, la prima si è ritrovata a transitare dalla posizione di incarcerata alla posizione di piena libertà senza passare per il giudizio dei Magistrati, trasformandosi di fatto nell'unica privilegiata europea contro il 34,5% dei detenuti in attesa di giudizio attualmente viventi nelle carceri italiane e contro il 22,4%* di quelli viventi nelle carceri europee. Ciò l'ha posizionata davanti agli occhi di quasi mezzo miliardo di abitanti europei su di un piedistallo da migliaia e migliaia di euro al mese con tanto di Uffici, segreterie e pacchetto completo pagato con le tasse versate dal mezzo miliardo di “guardoni”. Da Bruxelles, costei, non dovrà più temere il giudizio dei giudici, alla faccia di chi quotidianamente si vede costretto a sopravvivere in condizioni raccapriccianti.

E sempre grazie a questo cortocircuito istituzionalizzato creato a tavolino i secondi, ovvero le scialbe oleografie pannelliane antropomorfe, hanno dimostrato a quel mezzo miliardo di europei che il Marchese del Grillo di sordiana memoria è più vivo che mai. Oggi non circola più comodamente assiso sulla poltroncina in pelle di una lussuosa carrozza trainata da due cavalli (“uno bianco e uno nero come er vino”) ma è intento ad inciuciare nelle segreterie dei partiti, nei salotti esoterici, quelli a numero chiuso in cui giuristi e politicanti propongono stilemi anonimi perniciosi per dimostrare a loro stessi di essere in grado di sguazzare nel torbido di un sistema che sarà la loro tomba domani. Anzi, a ben vedere, la loro tomba lo è già oggi, visto che l'affluenza al voto è stata inferiore al 50%.

Numeri alla mano, questa che ha portato in bassissimo il nome dell'Italia all'estero, è stata votata da 176mila persone che, al netto delle buffonate entusiastiche, corrispondono a meno di un terzo dei maturandi del 2024, qualcosa come due stadi di calcio o della popolazione di Rimini, per capirci. Nulla se paragonato al fenomeno Vannacci che ha portato a casa il triplo totalizzando oltre mezzo milione di preferenze, su una base votante effettiva inferiore al 50% degli aventi diritto. Upton Sinclair scrisse che è inutile tentare di far comprendere qualcosa a qualcuno se il proprio stipendio dipende dal non capirla! Meditate gente, meditate... forse non lo hanno ancora compreso ma pare proprio che i vaticini di gelliana memoria si stiano compiendo sotto l'egida di chi sino a ieri si spacciava per progressista!

April 10, 2024

Giovanni De Ficchy è uno Scrittore di elevata  cultura, criminologo e giornalista indipendente specializzato in scenari internazionali,  oltre che  in questioni economiche. Il suo nuovo romanzo storico “Storia di uomini straordinari, Ricordi di un altro giorno”, tratta  di storie vere, verificatisi nell’ambito della seconda guerra mondiale.

L’idea di scrivere questo testo  nacque un giorno dalla visita inaspettata  di un avvocato che giunse nello studio dove Giovanni svolge la sua attività e dal momento che questo signore stava effettuando  una ricerca storica, gli domandò  se fosse parente del  magistrato De Ficchy che nel passato assunse notorietà per delle vicende collegate al conflitto mondiale.  La risposta fu affermativa,  poiché si trattava del padre di suo nonno che era stato  Primo Presidente di Corte di Cassazione durante la Seconda  Guerra  mondiale e nel primo dopoguerra.   L’avvocato  aggiunse  che dai documenti in suo possesso risultava che  il Presidente De Ficchy aveva annullato delle sentenze di morte riguardo alcuni gerarchi fascisti  perché probabilmente  parteggiava per loro. Giovanni   escluse  questa ipotesi  e rivelò che il suo capostipite era solo un cattolico praticante che si era sempre dimostrato  contrario alla pena di morte.

E' certo invece, che tutte le sentenze  avverse alle opinioni dei dirigenti fascisti del governo di allora, gli  costarono molto, in termini  di carriera. 

In “Storia di uomini straordinari, Ricordi di un altro giorno”, sono inoltre ricordati i bombardamenti  di Roma durante  il conflitto bellico, alla Garbatella, allo scalo di San Lorenzo  e a Piazzale Trastevere.

Roma  durante la seconda guerra mondiale venne dichiarata “città aperta”, in quanto patrimonio dell’umanità , ma questo non gli  impedì di subire 42 bombardamenti dove si contarono migliaia di morti.

Ho incontrato Giovanni De Ficchy per ascoltare  dalla sua viva voce gli aspetti più importanti del suo  libro.   Gli  avvenimenti si devono sempre  inserire   sotto la giusta lente

d’ingrandimento, vero? 

Ho sempre respirato  sin da piccolo  l’aria del diritto e della legalità.

A casa mia sono cresciuto con diversi parenti magistrati, lo stesso mio padre è avvocato  così come lo è mio fratello. Già nel passato  dai racconti di mio nonno ero venuto a conoscenza dell'atteggiamento eroico di suo padre che durante il fascismo, salvò dalla fucilazione  dei condannati a morte, esattamente tredici persone. 

Posso affermare che è stato un magnifico esempio di dirittura e di coraggio annullare tante sentenze ingiuste che seguivano  soltanto  le imposizioni che venivano dall’alto. 

Il 19 gennaio 1950 Vincenzo De Ficchy venne collocato a riposo per raggiunti limiti di età  con il titolo onorifico di Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione e  gli venne  conferita  la medaglia d’oro  per la sua  lunga e operosa carriera.

Alla sua scomparsa avvenuta il 14 Settembre 1959, anche la stampa ne ricordò il suo lungo e onesto impegno di magistrato.

 Giovanni De Ficchy

Giovanni questa edizione parla di uomini straordinari e a tale proposito il Magistrato  Vincenzo De Ficchy deve essere ritenuto tale. 

E’ sempre  stato  un giudice sereno ed imparziale ad  osservare  scrupolosamente le leggi.

A lui si appellavano le persone ormai prive di speranza  e così salvò la vita a parecchie persone.

Oggi si può certificare che siamo sull’ordine delle 17.000 condanne a morte annullate. 

Dopo l’annullamento delle condanne,  applicava l’amnistia prevista dal governo,  che consentiva agli ex  detenuti  di essere  addirittura reintegrati dallo stato e restituiva loro  anche i posti di lavoro.

Vincenzo De Ficchy   si adoperò molto per  salvare  degli ebrei che vivevano in Italia, vero?

Si  faceva parte insieme a suo figlio (mio nonno. che era capitano commissario di polizia) del Servizio Segreto del papa, durante la guerra qui a Roma.  

Raphael’s Verein”  era il nome della rete cattolica segreta che  cercava di salvare ebrei e altre persone  che correvano il rischio di essere internati nei campi di concentramento.

Ci fu anche chi asserì che il papa in quel periodo non si dette molto da fare per salvare gli ebrei, ma io so per certo invece, che si adoperò molto per aiutarli.

Chiaramente il papa non lo poteva fare direttamente, perchè la Chiesa deve essere sempre al di sopra di ogni contesa  ed è per tutti.

Uno degli obiettivi della rete era quello di permettere la fuga dalla Germania, attraverso l’Italia, verso la Svizzera o Lisbona (Portogallo), motivo per il quale la rete contava su alcuni uomini, in ciascuno di questi quattro Paesi.

In “Storia di uomini straordinari, Ricordi di un altro giorno”, Il tuo illustre antenato indubbiamente si trovò in grandi difficoltà a svolgere le sue funzioni.

Si, Gli fecero addirittura un  processo perché apparteneva alla "LOVRE" Organizzazione dei Volontari  per la Repressione al Servizio Segreto. Volevano che desse le dimissioni dal Consiglio Superiore della Magistratura. Alla fine scrisse al Ministro dicendo che era stato tutto un malinteso.

Prima dovette subire le ritorsioni dei Fascisti e poi dopo aver salvato queste persone dalla condanna a morte, venne preso di mira anche dai Comunisti.

Che cos’era il morbo di Kappa che venne identificato come  molto contagioso?

 Il morbo Kappa lo  inventarono   Giovanni Borromeo, primario dell’ospedale e convinto antifascista, insieme allo studente partigiano Adriano Ossicini anche lui  medico che poi  diventò  Senatore della Sicilia Indipendente.

Il morbo di K  definito come  “ molto contagioso“, in realtà venne escogitato  solamente per il nobile scopo di salvare la vita di decine di persone. All’ospedale Fatebenefratelli  c’era un intero reparto  dedicato al morbo di K, in cui venivano  ricoverati i “malati”, soprattutto  ebrei e polacchi. “K”  in realtà erano  le iniziali dei cognomi degli ufficiali nazisti Albert Kesselring e Herbert Kappler, all’epoca  incaricati di organizzare la deportazione degli ebrei italiani.

Nelle certificazioni mediche si faceva finta che qualcuno si era contagiato e che decedeva,  poi si faceva il certificato di morte ed i documenti di altre nazioni. In questo modo  riuscivano a portarli via dall’Italia.

Nel  tuo libro descrivi la figura del Re Vittorio Emanuele III di Savoia che durante il conflitto, non fece  indubbiamente una bella figura.

Si, il re denominato  “Sciaboletta”   scappò per non finire in mano alle SS, insieme a tutti i suoi 29 generali  e si rifugiò in una zona tra Brindisi e Bari, che gli alleati avevano militarizzato. Il re fece  veramente una figura meschina  e quando mio nonno si recò  dai carabinieri per salvare i generali  dal momento che stavano per arrivare  i tedeschi,  non riuscì a farlo in tempo, perché vennero  in fretta caricati sui furgoni e per poco non catturarono pure lui.

I lettori dove possono  trovare  il tuo libro “Storia di uomini straordinari, Ricordi di un altro giorno” ?

Il volume è edito da Amazon, ma presto  verrà distribuito anche da un altro  Editore.

Grazie Giovanni De Ficchy

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

March 25, 2024

Credo che chiunque abbia avuto la fortuna di essere genitore possa trovarsi facilmente d’accordo almeno su di un paio di concetti:

  1. poche cose (forse nessuna!) sono tanto belle e, al contempo, tanto difficili;
  2. per quanto ci si possa sforzare di svolgere al meglio la propria attività genitoriale, sarà sempre impossibile, per chiunque, evitare di commettere errori.
    Giovanna Kiferle

Questo, però, non dovrebbe affatto comportare né troppo facili autoassoluzioni, né troppo comode rassegnazioni: il mestiere genitoriale è sì difficile da praticare, ma tanto è possibile  fare per meglio comprenderlo, per meglio apprezzarlo e per meglio viverlo, riducendo enormemente il rischio (ineliminabile) di compiere tanti dolorosi errori.

Di questo e di molto altro si è a lungo discusso con la psicoterapeuta Giovanna Kiferle, oratrice brillante e assai competente conversatrice, nel pomeriggio del 17 marzo, a Trevignano Romano, ad un passo dalle rive del lago, nell’accogliente atmosfera del Cigno Ingordo. Oggetto principale dell’incontro è stata la nuova edizione del suo prezioso libro Genitori? 4 Mosse per vincere!, opera che condensa i risultati di una vita di studi, ricerche ed esperienze, ricca di insegnamenti teorici e di suggerimenti operativi, destinata soprattutto ai genitori e agli aspiranti tali, ma di gradevole e stimolante lettura per chiunque si occupi di questioni psico-pedagogiche.

Tanti i contenuti emersi sia nella parte introduttiva sia in quella successiva del dibattito con i numerosi presenti: dalla Memoria Genealogica alla Catena Causale, dalla Memoria Quantica alla Psicogenetica, dalle funzioni degli Stati dell’Io ai Circoli di Qualità.

Tutte questioni ruotanti intorno alle cruciali QUATTRO MOSSE VINCENTI che ogni bravo genitore dovrebbe apprendere ed esercitare, ovvero:

  • SOSTENERE
  • GUIDARE
  • ORIENTARE
  • CONTENERE

Il libro della Kiferle (come anche il suo intero pensiero filosofico e le sue metodologie psicoterapeutiche) non è certo riassumibile in facili formule magiche: le “4 mosse” suggerite, per poter essere correttamente intese ed efficacemente attuate, richiedono grande attenzione, grande consapevolezza e grande impegno. Richiedono, in particolare, la disponibilità a  sintonizzarsi con una globale visione del mondo capace di mettere da parte gli ottusi egocentrismi e gli utilitarismi meschini, l’indifferenza e lo sterile cinismo, per abbracciare una prospettiva esistenziale incentrata sulla comprensione, sull’empatia, sulla condivisione e sulla compassione, dirette espressioni di una illuminante espansione-elevazione della Coscienza.

Insomma, un libro che invita a riflettere e, soprattutto, che vuole rappresentare uno strumento validissimo per affrontare felicemente l’ impegno genitoriale con profondo sentimento di responsabilità, con inesauribile fiducia e con le necessarie conoscenze psico-pedagogiche.

 

GIOVANNA KIFERLE

GENITORI? 4 MOSSE PER VINCERE!

TRAINING & COACHING, NUOVA EDIZIONE,

 

 

 

 

February 08, 2024

 

Un cronista di nera, un eccelso scrittore di libri noir; si è occupato di casi clamorosi, storie di violenza, di terrorismo, di sequestri e omicidi. Per la sua grande esperienza lavorativa di inviato speciale, si può definire un  valido conoscitore di ogni riflesso malvagio dell'uomo Ha lavorato occupandosi di cronaca nera per dieci anni su il Paese Sera e dal 1985 per il quotidiano  Repubblica.

Ciao Massimo, grazie mille per la tua disponibilità e gentilezza nel concedermi questa intervista

R-Innanzitutto grazie a te per l’attenzione e le belle parole che merito solo in parte.

D- Sei stato per una vita quello che si definisce "giornalista di strada" e per fare questo oltre ad essere scaltri, intuitivi, preparati si è anche consci di attirare rivalse da un certo tipo di delinquenza; a te, è mai capitato? Vuoi parlarcene?

R_ Ho iniziato a lavorare a Paese Sera a 19 anni, nel 1975 con tutta l’incoscienza dell’età e del periodo e mai ho rifiutato di firmare un pezzo. Anni di malavita all’arrembaggio e di terrorismo, anni di spari, sirene, esplosioni. La mala ci impensieriva poco, i criminali romani difficilmente se la prendevano coi cronisti: capitava addirittura che chiamassero o venissero in redazione per correggere un articolo ma non andavano oltre il mugugno. Personalmente ho avuto problemi solo con alcuni ladri di gasolio che me l’avevano giurata ma, allora, la polizia aveva metodi più spicci e meno garantisti: zittiti subito. Con i terroristi o i militanti di estrema destra era un’altra storia: una scheda informativa a mio nome fui trovata in un covo delle BR, rifiutai la scorta ma mi toccò cambiare domicilio per un mesetto e farmi ospitare da un amico. (dopo quella forzata convivenza non era più tanto amico). Lasciami aggiungere che considero le presunte minacce di oggi, ai giornalisti romani, poco più che fake news.

D- Avevi appena 19 anni quando come praticante sei andato nel luogo  dove fu ucciso Pasolini

R- Il 2 novembre 1975 era domenica. Dovevo andare a fare un noiosissimo servizio in un Roma club, io che di calcio non ho mai capito un accidente e quando seppi della notizia mi precipitai all’Idroscalo. Un ambaradam pazzesco. Incontrai la corrispondente di Ostia quasi in lacrime: aveva saputo in anticipo che la vittima era PPP (il cadavere, per una volta, era coperto da un lenzuolo cosa che allora non usava) ma nessuno le aveva dato retta e il giornale aveva perso l’occasione di mandare in edicola un’edizione straordinaria che avrebbe venduto qualcosa come 500 mila copie (le cifre, allora, erano quelle). In seguito cercai di seguire le indagini ma ovviamente ero troppo novellino e mi venivano affidati solo pezzi di colore. Da quell’esperienza è nato il mio romanzo “Il giallo Pasolini”.

D- Quale caso di cronaca ti ha sensibilizzato maggiormente come uomo? come riesci  o sei riuscito ad assorbire il dolore, l'infamia, la violenza e il male in genere che hai trovato nella tua strada di  cronista?

R-Il caso che mi ha più coinvolto emotivamente risale al 24 agosto 1990: l’omicidio di Cristina Capoccitti, 6 anni, brutalizzata e uccisa dallo zio Michele Perruzza a Balsorano, in Abruzzo. L’assassino morì all’ergastolo ma poco dopo l’arresto si scatenò una bagarre coi cronisti locali che puntavano sulla colpevolezza del cugino di soli  14 anni. Sta di fatto che quella povera bambina mi è rimasta del cuore, l’ho sognata la notte, ho pregato per lei e i suoi genitori e, molti anni dopo, ho scritto ai familiari e sono andato a trovarli per esprimere dolore e vicinanza. E’ stata una delle pochissime volte in cui non ho indossato quella corazza emotiva che qualunque nerista, qualunque poliziotto, avvocato o magistrato deve mettersi addosso per non soccombere all’eccesso di emozioni e di compassione.

D- Sei un bravissimo scrittore dalle tantissime qualità, intuitivo, mai banale,  mai ripetitivo. Ogni finale non è mai quella che ti aspetti.  Ogni tuo libro è una storia di male con i mille riflessi che ne scaturiscono. Quanto di Lugli c'è nelle tue storie?  Il cronista Marco Corvino, geniale, intuitivo e perspicace è il tuo alter ego?

R- Gustave Flaubert ha scritto “Madame Bovary sono io”. Si parva licet, credo che ogni scrittore metta qualcosa di suo nei personaggi che inventa. Io, forse, più di altri. Con Marco Corvino ho raccontato la mia vita, il mio lavoro, i miei amori, le mie passioni come le armi da fuoco, il cinema, la letteratura e le arti marziali. Ho voluto ripercorrere il percorso di un ragazzo di buona famiglia che intraprende un percorso assolutamente diverso rispetto a quello cui sembrava destinato e, a volte, mi sono tolto qualche sassolino dalle scarpe mettendo in ridicolo alcuni colleghi che mi stavano sul gozzo. In redazione, coi miei romanzi, mi sono procurato parecchi amici, diversi nemici e spesso…tanta invidia. Molti giornalisti sono scrittori mancati.

D- E' uscito da poco "La ragazza del Vaticano" scritto insieme a Antonio Del Greco per la Newton Compton Editori. Ovviamente si parla di Emanuela Orlandi; che idea ti sei fatto di quel tragico fatto? vuoi dircelo sinteticamente?

R-La scomparsa di Emanuela Orlandi è stato e resta uno dei misteri più insondabili dell’ultimo mezzo secolo, una storia su cui sono stati scritti, detti e filmati oceani di scemenze. Io e il mio coautore e carissimo amico Antonio Del Greco non sappiamo il “CHI” ma pensiamo di sapere il “COME”: una vicenda, essenzialmente, semplice nella sua tragicità: un sequestro predatorio a scopi sessuali da cui la povera ragazza non è uscita viva e su cui, in seguito, si è imbastito un infernale meccanismo di depistaggi sia in cattiva che in buona fede. Basta pensare alle ultime, sconcertanti, esternazioni di Pietro Orlandi, il fratello, sicuramente mal consigliato e mal indirizzato. Dubito che la Verità verrà mai alla luce, nonostante le nuove inchieste e una futura commissione parlamentare d’inchiesta. La Verità ormai è sottoterra.

D- Sei spesso invitato a trasmissioni dove tengono molto al tuo giudizio proprio perché il tuo acume, la tua  esperienza e sagacità possono essere di supporto a indagini investigative. Da qualche tempo usi anche facebook  come mezzo di comunicazione che ti vede opinionista di alcuni casi. Quanto credi nell'utilità dei social?

R-I social sono una realtà che non si può ignorare, soprattutto se sei nel mondo della comunicazione. Televisione idem, visto che ormai la carta stampata si rivolge a un pubblico di nicchia. Io uso solo Facebook più consona alla mia età e agli argomenti che tratto, ho quasi 12.400 followers e il dialogo, il confronto, volte le critiche sono estremamente stimolanti. E, ebbene sì, è un buon modo per pubblicizzare i miei romanzi anche perché la Newton Compton, per cui ho pubblicato 25 libri, non fa pubblicità a pagamento.

D- Non solo giornalista, scrittore e opinionista ma anche grande appassionato di Arti Marziali che pratichi da oltre 30 anni.

Come ti sei avvicinato a questo tipo di pratica? Vi è stato inizialmente un motivo scaturente?

R-Le arti marziali sono una componente fondamentale della mia piccola vita, se non avessi fatto il giornalista e lo scrittore quasi sicuramente sarei diventato insegnante. In realtà lo sono, di Taikikung, con tanto di diploma del Maestro Ming Wong C.Y., ma non ho tempo per gli allievi e mi limito a praticare ogni giorno, sa solo o in gruppo. Ho iniziato a 9 anni, quando mia mamma mi iscrisse a una palestra di Judo visto che nel nuoto ero negato. Fare sport era tassativo in famiglia. Sul tatami divenni un campioncino, ricevetti offerte da club prestigiosi ma purtroppo abbandonai per un nuovo amore: l’equitazione. A 15 anni mi iscrissi a un corso di Tae Kwon Do e da allora ho cambiato disciplina ma non mi sono mai fermato: Karate, Wing Tsun, Taikikung e perfino qualche stage di daga, bastone, mazza e ascia. Passo ore a guardare video delle discipline più assurde, dal Letwey alla lotta con bastone irlandese. Sì, lo ammetto, sono un tantino fissato ma la pratica corpo-mente è qualcosa che mi aiuta a vivere.

D- E' vero che come sfogo personale, riflessivo- emotivo, a volte scrivi poesie? Pensi sia terapeutica la scrittura?

R- Ho scritto poesie d’amore (sempre con amori infelici, sennò che gusto c’è?) ma soprattutto tanti sonetti in romanesco ispirati a fatti di cronaca che hanno fatto scompisciare dalle risate i colleghi. Quasi tutti politicamente scorretti. Quando ho salutato i colleghi per andare in pensione, al posto della solita lettera strappalacrime di commiato, ne ho inviato uno, agrodolce, all’intera redazione, Direttore compreso e, che, in seguito, è stato pubblicato sul sito della Stampa Romana. Un giorno li tirerò fuori, quelli che non ho perso, e li autopubblicherò con uno pseudonimo, forse lo stesso che usavo, rarissime volte, a Paese Sera quando firmavo troppi pezzi in un solo giorno: Max July. O magari….Marco Corvino?

D- Ultimamente hai esternato pubblicamente di avere avuto una denunzia da Angelo Izzo il criminale del Circeo. Una cosa incredibile se si pensa da quale pulpito venga espressa tale accusa. Come hai risposto a tale notifica?

R- La storia di Angelo Izzo è quasi grottesca. Mi ha querelato anche se un ergastolano potrebbe farlo solo con un tutore giudiziario, che non aveva, per aver detto in tv le stesse cose che lui stesso afferma nel suo libro-intervista “Io sono l’Uomo Nero”. Mi ha chiesto, udite, udite, 150 mila euro di risarcimento. Sono sicuro di vincere la causa ma intanto ho già sborsato quasi 5 mila euro di avvocato che nessuno mai mi rimborserà. Pazzesco.

D-Se tu potessi tornare indietro nel tempo, rifaresti tutto il tuo percorso? cambieresti qualcosa?

R- L’unica cosa che cambierei della mia vita è il fatto di non avere avuto figli ma non è dipeso da me. Purtroppo con la mia ex moglie non sono venuti. La paternità mi avrebbe reso sicuramente un’altra persona, una persona migliore ma, con spirito taoista, ho accettato questa privazione che, secondo me, mi rende un uomo incompleto. Parere assolutamente personale, massimo rispetto per chi decide di non riprodursi, scelte sue. Per me, il dramma di una vita.

D- Quanto è cambiato il giornalismo dai tuoi inizi a quello di adesso?

R- Il giornalismo di 50 anni fa era soprattutto scrittura. Oggi è al 90 per cento immagine. Ovviamente dai tempi delle macchine da scrivere e delle linotype è passata un’era geologica ma alcune cose restano le stesse: la curiosità, lo voglia di stare sul pezzo e le tre parole magiche del mestiere. VAI SUL POSTO.

Nel ringraziarti del tuo tempo, della tua gentilezza e cordialità, ti lascio sotto uno spazio per qualsiasi cosa tu voglia dire al tuo pubblico di lettori. E' stato un piacere. Grazie Massimo!

A chi legge i miei romanzi vorrei dire due cose. La prima è grazie di cuore. La seconda, fatevi sentire: critiche, incoraggiamenti, insulti, richieste di rimborso perché il libro fa schifo (scherzo, la fregatura ve la tenete). La mia pagina Facebook è aperta a tutti, senza bisogno di chiedere l’amicizia e sta lì per questo. Vi aspetto.

February 04, 2024

Una storia che s'inerpica nei grovigli della mente fra realtà e possibilità in uno spazio infinito. Piani paralleli? Mondi sconosciuti? Tutto da scoprire.

La fantascienza è la letteratura delle menti aperte

   autoritratto  Andrea Gelici

(John Brunner)

 

Buongiorno Andrea, tu sei molto conosciuto per la tua attività di pittore, un maestro che Firenze ha la fortuna di avere. Tantissimi successi, grande amore per la tua città che riesci a rendere ancora più bella grazie alla tua tecnica e ai tuoi particolari colori che ti identificano fra mille.

Hai pubblicato due libri di poesia. Per altro molto belli perché oltre sapere usare la struttura/tecnica poetica rendi il verso sublime e emozionale. Parli di vita, di nostalgie, di amore, di ricordi in un girovagare introspettivo nel quale i lettori spesso si identificano.

Sta per uscire adesso un tuo libro che esplora attraverso una storia di fantascienza diversi aspetti di questa. Il suo titolo è Sar-ho.

D_Chi è Sar-ho?

R-SAR-HO è uno dei protagonisti del mio romanzo.

Un essere extraterrestre che insieme ad altri compagni da vita a questa storia.

D_Usi un linguaggio tecnico e scelto  aprendoti a un racconto che imprigiona i lettori attenti creando suggestivi attimi fra la terra e l'oltre. Una storia molto particolare che si presta a mio parere a una sceneggiatura sul tema della fantascienza.

Perché questa tua scelta su un argomento indubbiamente d'interesse ma ultimamente meno ricercato o di nicchia?

R-Perché sono appassionato di questa narrativa così speciale da tanti anni e non l'ho mai considerata qualcosa di minore, anzi. Credo che certa fantascienza possa accreditarsi il diritto di stare fra le più importanti forme di letteratura. Autori come Ray Bradbury, Jack Vance, Clifford Simak, lo stesso Asimov e tanti altri che sarebbe troppo lungo (e discriminatorio) elencare, hanno dato a questo genere un' impronta indelebile di meraviglia. Per quanto riguarda la sceneggiatura sarebbe una sorpresa bellissima anche perché una grande mia passione è il cinema e portare sullo schermo una storia sarebbe come dare un nuovo colore usando altre dimensioni.

D_Come nasce il tuo interesse verso la fantascienza?

R- Mi sono avvicinato alla fantascienza da ragazzo.

Sono state le prime letture che mi hanno portato lì. Giulio Verne, Edgard Allan Poe, George Wells, giganti nelle loro intuizioni e nel raccontare.

Poi sono arrivati i fumetti, su tutto e tutti Flash Gordon disegnato dal grande Alex Raymond di cui conservo ancora tutta l'opera in diversi volumi. Le tavole di questo grande maestro, mi hanno condizionato e ispirato anche nei miei quadri. Ricordo di aver copiato su di un piccolo album i suoi disegni per impararne lo stile. Con la matita entravo in mondi diversi fuori dal consueto.

Di lui, uomo degli anni quaranta ho un ritratto che gli ho dedicato, una memoria che resta nel mio cuore dei miei giovani anni. 

D_Ti sei ispirato a qualcuno?

R-Bradbury insieme a Vance e Matheson sono gli autori che più ho letto e apprezzato, ma non sono gli unici. Frederic Brown maestro dell' umorismo fantascientifico, dei racconti brevi con finali spiazzanti fuori da ogni aspettativa logica, Dick straordinario visionario di un mondo in continua ascesa tra il reale e il non reale, forse quello che è stato ed è un profeta oltre che un grande scrittore.

Sono tanti gli autori come fare a ricordarli tutti? E insieme a loro anche le meravigliose copertine di tanti pittori e illustratori fra tutti Karel Thole, Kurt Caesar e Carlo Iacono.

D-Visto l'argomentazione non proprio semplice, attraverso quali tipi di informazioni, studi o ricerche ti sei servito?

R-Per poter scrivere, secondo me, bisogna leggere. Leggere il più possibile e un po' di tutto.

Nella mia libreria ci sono testi di filosofia, scienza, psicologia poesia e narrativa.Tra tutti voglio ricordare in ordine sopra elencato Karl R. Popper, Julian Barbour, R.D. Laing, Alfonso Gatto, Jack Kerouac.

Sono solo alcune delle letture che preferisco oltre ai libri che parlano di altri paesi della loro storia e abitudini diverse dalle nostre. Una in particolare è la cultura del Giappone nella sua essenza nel suo attribuire poteri sacri alla natura alla trascendenza al diverso modo di accettare la vita.

D-Hai nozioni di astronomia?

R-Sì, qualcosa ho letto, anche di astronomia.

All'età di diciotto anni, con i primi risparmi acquistai un telescopio che ancora oggi posseggo. Ho osservato il cielo passando notti insonni fra carte stellari, luna, pianeti e nebulose; e tanto freddo perché le migliori osservazioni riuscivo a farle d'inverno con il cielo terso.

Lo spazio mi ha sempre affascinato e spesso ho pensato che guardare le stelle è come cercare qualcosa dentro di noi.

Ora che non sono più giovane credo che il tempo perduto con gli occhi puntati in quel nero sia lo stesso che gli anni mi hanno tolto e reso, senza clamore.

D-Una domanda forse un po' impegnativa nella risposta: credi sia possibile che vi siano altre espressioni o forme di vita nell'universo?

R-Domanda davvero difficile.

Per quanto mi riguarda, per il mio modo di vedere la vita, sì.

Ne sono sicuro.

Credo nell' esistenza di altre forme di vita, forse non proprio come la nostra, anche perché sarebbe molto presuntuoso e arrogante immaginare qualcun altro con le nostre stesse caratteristiche e fisionomie. Siamo solo una piccola, piccolissima cosa in questo universo, un niente ed è solo la nostra grande presunzione, il nostro metro a voler immaginare una somiglianza. Se penso da quanto poco tempo è che ci siamo affacciati oltre il nostro pianeta e a tutte le scoperte fatte in questi ultimi anni, vedo solo l'introduzione a questo nuovo ciclo della scienza e dell'astronomia, il racconto è solo all' inizio anche se gli avvenimenti rischiano di distruggerlo.

Amo e ho amato l'astronomia come astrofilo, come un dilettante e ho sempre avuto una grande ammirazione per chi gli ha dedicato la vita, tra i tanti la grandissima Margherita Hack della quale ho un rispetto e un ricordo bellissimo. Uno dei suoi pensieri più belli: "Credo che uccidere qualsiasi creatura vivente, sia un po' come uccidere noi stessi e non vedo differenze tra il dolore di un animale e quello di un essere umano." Parole che sono in armonia con il vivere e l' universo.

D-Un libro da mille spunti di riflessione nonostante si tratti di opera da te inventata, potrebbe a tuo parere, esserci una infinitesimale traccia di verità fra le righe del tuo libro?

R.-Hai parlato di traccia, Marzia.

Forse è proprio quella che sta tra le righe del racconto.

Una traccia mai evidente ma presente.

Infondo nella storia, anche se inventata traspare il senso dell'incompiuto, del dubbio ed è quello che ho voluto lasciare al lettore fino alla fine quando nell' ultimo capitolo qualcosa si risolve, come nelle ultime parole delle note a fine pagina.

D-Una copertina davvero molto bella. Si tratta di un tuo dipinto. Cosa rappresenta? Vuoi dircelo?

R-La copertina di un libro penso sia lo specchio delle parole che lo compongono.

Mi sono ispirato alle vecchie illustrazioni degli anni d'oro della fantascienza, forse un po' retrò ma sicuramente sincera.

Lì sono rappresentati alcuni dei personaggi del romanzo e nella doppia immagine centrale i volti dei due protagonisti divisi da una colonna di luce aderiscono al senso della storia.

È un racconto che ho scritto basandomi anche su esperienze personali, certamente colorata con tanti risvolti immaginari che però in qualche modo identificano un tempo vissuto. Spero che chi lo leggerà abbia la voglia e la pazienza di andare oltre i primi capitoli perché tutto diventa interessante e collegato nel prosieguo della narrazione.

D-Il libro  corposo di quasi 300 pagine che uscirà verso fine febbraio, sarà ordinabile in tutte le librerie fisiche e su tutti gli store online

Farai presentazioni di questo tuo libro? Lo presenterai solo a Firenze o lo farai conoscere anche in altre città?

R-Il libro lo presenterò sicuramente a Firenze e spero di poterlo fare sia di fronte a persone che mi conoscono che a sconosciuti. Avere qualcuno che si interessa ai tuoi pensieri, al tuo modo di vedere la vita è una cosa importante e spero che non sia solo un' esposizione ma un dialogo partecipato. Non so se verrà presentato in altre città, non sono così famoso e importante, solo il tempo lo renderà possibile.

D-Adesso immagina di essere di fronte a un pubblico e apriti ad un tuo pensiero sulla fantascienza in genere. Cosa diresti?

  ALEX-RAYMOND dipinto di A.Gelici

R-Parlare di fantascienza è come parlare dei sogni.

Di quelli strani però, quelli così strani che sembra impossibile diventino realtà. Eppure, fin dagli albori di questo genere letterario tante sono state le invenzioni, le trasformazioni nel modo di vivere, le idee più impossibili che poi, col tempo si sono avverate.

Non voglio certo nobilitare la fantascienza a posteriori, però con il passare degli anni sono proprio questi che l'hanno aggiunta nel suo giusto posto per merito.

Quella moderna, nata negli anni venti con le riviste americane ed inglesi, senza troppe pretese letterarie dette il via a questa corrente avendo come obbiettivo un pubblico prevalentemente popolare che voleva evadere dal quotidiano attraverso racconti corredati da illustrazioni e da trame abbastanza semplici. Hugo Gernsback prima, e John W. Campbell poi, nella sua distillazione degli argomenti da solo pseudo-scienza ben descritta fatta di guerre spaziali, mostri, invenzioni incredibili e marziani, indirizzò gli argomenti verso un orizzonte più umano che poi, grazie  anche ad altre pubblicazioni aprì la strada alla fantascienza di carattere sociologico.

Questa trasformazione prende il via anche nel cinema, con l'arrivo di 2001 odissea nello spazio di Kubrick dirigendo e disegnando uno scenario notevolmente diverso dai film anni 50 e 60 ponendo questo genere nel posto che gli spettava anche se di esempi altrettanto famosi e di culto si erano avuti negli anni addietro. Voglio ricordare, uno per tutti, il film " Il pianeta proibito" che pur essendo del '56 è un piccolo capolavoro.

Se penso al giorno in cui vidi questi due film, il secondo dopo dieci anni dalla sua uscita in un cinema di periferia, ricordo che ero preso da un senso di paura e meraviglia lo stesso che provai tre anni dopo davanti ad una scimmia che batte con un osso, davanti ad un monolite il suo futuro fatto di astronavi.

Artur Clarke scrisse il racconto da cui fu tratto il film; un grande scrittore oltre che scienziato che come tanti altri, della fantascienza hanno fatto la loro vita.

In chiusura chiedo sempre ai miei intervistati di sentirsi liberi di esprimere il loro pensiero sull'argomento per il quale sono stati intervistati.

A te la parola

R-Adesso dovrei parlare del perché di questa intervista, il mio libro, la sua storia, ma non farò niente di tutto questo. Voglio solo concludere con le parole di Boris Vian un jazzista francese che intervistato sull'argomento rispose così: La fantascienza è una nuova mistica, è la resurrezione della poesia epica: l' uomo e il suo superamento, l'eroe e le sue imprese, la lotta contro l'ignoto.

Grazie Marzia, grazie per questa opportunità.

 

http://www.andreagelici.it/

December 28, 2023

L'autore: «Cerco di chiarire concetti e idee che derivano dalla classica visione dei sistemi considerati come macro unità e non in riferimento alla loro costituzione microscopica. Cerco di chiarire nozioni e significati che si sono diffusi come una sorta di virus pedagogico in tutta la società, producendo una vera pandemia.»

“La meccanica quantistica dimostra che l'oggettività è un fantasma prodotto dal mondo macroscopico, ma che nel microcosmo gli oggetti esistono in modo diverso in funzione del tipo di osservazione cui sono sottoposti. Essi non hanno esistenza oggettiva, ma soggettiva, il loro mostrarsi dipende dal soggetto che li osserva.

La nostra conoscenza della realtà non potrà più pretendere di essere perfetta. Dobbiamo accettare la necessità di una 'naturale’ indeterminazione, dietro la quale si nasconde una porzione di realtà attualmente per noi inconoscibile.” 

Ogni teoria fisica stabilisce una relazione tra due livelli di descrizione del mondo naturale, uno fondamentale e un altro fenomenologico, e cerca di spiegare come il secondo possa emergere dal primo. Così ad esempio, nei primi decenni del novecento la meccanica quantistica ha assunto come livello fondamentale quello degli elettroni, dei nuclei e del campo elettromagnetico, e come livello fenomenologico quello dei sistemi materiali condensati: molecole, cristalli, liquidi, gas ecc. In tempi più recenti il livello fondamentale è stato spostato nel mondo dei leptoni, dei quarks, del campo elettro-debole e cromodinamico, e quello fenomenologico è stato spostato sul vecchio livello fondamentale dei nuclei atomici e degli elettroni.

Giuseppe Reda si è laureato in Ingegneria Meccanica indirizzo Energia preso l'Università della Calabria di Arcavacata Rende. Già ricercatore presso il Dipartimento di Chimica dell'Università della Calabria di Arcavacata Rende. Attualmente è membro del Patto Vera Scienza.

Diamo per scontate senza riserva alcuna le proprietà macroscopiche della materia mentre essa è costituita di entità che obbediscono a leggi fisiche completamente diverse da quelle che regolano il mondo macroscopico. La descrizione del mondo microscopico richiede una logica profondamente diversa da quella che ci basta per ragionare sui fatti della nostra vita quotidiana.

Proviamoci a spiegare come possa formarsi il livello dei fenomeni macroscopici a partire dal livello descrittivo di particelle quantistiche e delle leggi che ne governano il comportamento, ragionando solo quantisticamente. Come possiamo risalire dal livello strutturale fondamentale a quello dei fenomeni macroscopici? Come possiamo spiegare il fatto che da un mondo uniformemente popolato di pochissime specie di entità elementari, che interagiscono secondo leggi tutto sommato estremamente semplici e altamente simmetriche, possa generarsi l'immensa varietà e l'indescrivibile complessità di tutto ciò che si osserva in natura?

Lo scopo primario di questo lavoro è quello di presentare una nuova suddivisione dell’energia in “tipi” e “forme”. 

Si cercherà di analizzare la composizione dell’energia interna posseduta da un sistema. Inizieremo a considerare l’energia interna che viene considerata in termodinamica (assenza di fenomeni chimici e nucleari), successivamente considereremo l’energia dovuta ai legami atomici e a quelli subatomici.

Verrà effettuata una analisi semantica delle grandezze che vengono usate in termodinamica: Entalpia, Exergia, Temperatura, Entropia, Energia Libera.

Verrà svolta una analisi energetica ed exergetica di un dispositivo termodinamico nel quale si verifica conversione oppure trasferimento di energia, sia che in esso un fluido percorra un ciclo o un circuito aperto, sia che la conversione o il trasferimento avvengano senza che alcun fluido percorra cicli o circuiti aperti ossia in modo diretto.

Il fine è quello di dare una nuova definizione di rendimento termodinamico (energetico) che sia applicabile a qualunque dispositivo termodinamico, sia che in esso avvengano scambi di energia disordinata sia che in esso avvengono scambi di energia ordinata, senza che venga contraddetta la stessa semantica di rendimento termodinamico.

Viene poi effettuato un confronto fra le due analisi.

Verranno dati, sulla base delle conclusioni ottenute, dei nuovi enunciati dei Principi della Termodinamica.

 

 

Dettagli Autore:

Giuseppe Reda
Editore: Il Cerchio
Collana: Gli archi
Anno edizione: 2022
In commercio dal: 4 novembre 2022
Pagine: 104 p.,
Brossura EAN:  9788884746474

 

December 28, 2023

Gabriella Gagliardi, come tutti i veri filosofi, è di animo ribelle, pronto, pertanto, a sbertucciare anche le opinioni e le raccomandazioni più autorevoli e rispettate. Accadde così che, nonostante  il grande Umberto Eco  avesse perentoriamente intimato a tutti noi di gettare nel camino (senza esitazione veruna) le poesie partorite dalle nostre anime fanciulle in età giovanile, lei se n’è andata a ripescarle nelle soffitte del suo passato, per di più rimpinguandole con ulteriori componimenti legati alle recenti vicende della sua esistenza.

Dopo qualche perplessità, poi, il “desiderio di condividere” ha finito per prevalere sul comprensibile pudore e così, grazie alla complicità  del raffinato editore Les Flaneurs  (encomiabilmente ostile all’editoria a pagamento) eccoci qui a parlare del suo volumetto intitolato Distrazioni.

I versi di Gabriella, oscillanti fra ricercatezze di stile e leggerezze  filorodariane,  sono da lei stessa definiti “Infantili giocattoli da poco”, capaci, però, di rappresentare (anche per noi) “una ricca e impensabile sorpresa” e, quel che più conta, “una balsamica festa di allegria”. Giocattoli che le hanno reso il cammino più lieve, in questi ultimi anni densi di preoccupazioni, di dolori, ed amarezze, e che l’ hanno aiutata a non  rinunciare ad ironia e a  senso dell’umorismo, a non abbandonare, soprattutto, la convinzione che questa nostra Umanità, tanto intrisa di arrogante ed egocentrica ferocia, sia anche

  GABRIELLA GAGLIARDI

 “Gioia altruismo donazione

 sorriso gioco comunione.

Benevolenza cordialità affetto

amore dolcezza rispetto.

Innocenza canto creatività

allegria buonumore ingenuità”.

L’hanno aiutata, di fronte alle non poche esperienze di perdita e di dolorosa delusione, a continuare  ad avvertire, con arcaica saggezza, la vita come “continuo, faticoso rinnovato restauro”,  come inesausto processo di morte e di rinascita,  nella fiduciosa speranza  che

Tyche misteriosa

guiderà i nostri destini.”

 

 

GABRIELLA GAGLIARDI
DISTRAZIONI
LES FLANEURS EDIZIONI
BARI, NOVEMBRE 2023

 

December 21, 2023

 “Si parla di teorie pseudoscientifiche, medicine alternative, OGM, radiazioni, e altri argomenti di “attualità” scientifica. Si cerca di discutere proponendo il parere della comunità scientifica, di spiegare perché non siamo d’accordo, e si finisce per sentirsi dire che non abbiamo il rispetto per le opinioni altrui, che ognuno dovrebbe essere libero di pensarla come vuole, secondo il suo modo di vedere le cose. È difficile a quel punto convincere le persone che non stiamo parlando di politica, di musica o di cinema ma di scienza. È che non ci sono punti di vista. C’è il punto di vista della scienza. Purtroppo però l’incomprensione che si genera a questo punto  è dovuta solo perché non si capisce a fondo il metodo scientifico, come lavora, quali sono i suoi presupposti, e perché possiamo considerarlo affidabile. È abbastanza grave a mio parere che non sia chiaro a tutti”.

Ing. Giuseppe Reda, già ricercatore presso Dipartimento di Chimica UNICAL, membro del Patto Vera Scienza.

 

L’autore narra di come sia stato coinvolto, a causa degli eventi attuali, nella teoria del “VIRUS” e del “CONTAGIO”, e si sia riproposto di trovare risposte che si adattassero alle osservazioni dei suoi pensieri. Si è reso conto che tutto era sbagliato e contro la logica del creato, che inizialmente si è generata una falsificazione scientifica che poi si è trasformata in una frode mediatica e politica. Tante cose neanche riusciva a crederle all’inizio, e che anche per lui è stato difficile rendersi conto che ci fosse tanta menzogna e tanta malvagità.

Nel libro l’autore si propone di esporre la natura fraudolenta del termine “Virus”, del fatto che nessuno mai ha dimostrato la sua esistenza dal punto di vista della Scienza Galileiana o della Medicina Galileiana.

La scienza galileiana, con la sua totale innovativa indagine sulla "Logica del Creato", si basa su tre diversi livelli di credibilità.

Il primo livello è quello del rigore matematico e degli esperimenti riproducibili.

Galilei utilizzava le misurazioni e le formule matematiche per descrivere le sue esperienze scientifiche, e a chi gli chiedeva perché perdesse tempo con gli esperimenti, rispondeva che quello era il modo per porre domande al creatore e per avere in risposta la logica usata per il creato.

Il secondo livello di credibilità della scienza galileiana si riferisce ai fenomeni su cui non possiamo avere un controllo diretto; su cui è impossibile fare esperimenti “in loco”. È il regno dell’astrofisica, lo studio dei fenomeni naturali nell’universo.

Il terzo livello di credibilità riguarda gli eventi che accadono una sola volta, fenomeni che non possono essere osservati mentre succedono, né possono essere sperimentati.

I tre diversi livelli di credibilità della scienza galileiana hanno però in comune le formule matematiche. Anche gli avvenimenti che accadono una sola volta possono essere descritti con il linguaggio delle formule e tenuti ancorati alle sicurezze raggiunte al primo livello.

Esempio di terzo livello è la teoria sull’origine e sull’evoluzione del cosmo, dal big bang, la grande esplosione primordiale che diede inizio all’universo fino ad ora.

L'insegnamento galileiano è anche la chiave interpretativa per un altro tema di ineludibile attualità: il ruolo della Scienza oggi.

E qui Reda si propone di esporre la natura fraudolenta dei termini “batteri” e “microbi”, oltre che della teoria cellulare.

Si propone di esporre una credenza così consolidata nella nostra cultura e istruzione da essere diventata una certezza, l’establishment medico considera il cuore una pompa.

Considera l’ipotesi dell’essenza dell’energia che, sulla base delle conoscenze della fisica delle particelle, mette in evidenza come questa entità, programmata e coordinata dall’informazione, costituisca aspetto essenziale di ogni forma di vita e quindi della realtà.

Da per scontate, senza riserva alcuna, le proprietà macroscopiche della materia mentre essa è costituita di entità che obbediscono a leggi fisiche completamente diverse da quelle che regolano il mondo macroscopico. La descrizione del mondo microscopico richiede una logica profondamente diversa da quella che ci basta per ragionare sui fatti della nostra vita quotidiana.

Si suppone che l’energia esista secondo due tipi: Energia Potenziale ed Energia Cinetica. Ciascuno dei due tipi di energia si suddivide in una forma ordinata e in una forma disordinata.

Il nostro espone una credenza così consolidata nella nostra cultura e istruzione da essere diventata una certezza, il dogma dell’innocuità e dell’efficacia dei vaccini.

Si fa un’analisi dei grafici prodotti da alcuni enti internazionali di statistica sui Vaccini.

Espone la natura fraudolenta della teoria dell’immunità di gregge.

Illustra il 5G che definisce “illegittima sperimentazione sull'umanità e sull'ambiente”.

Fa considerazioni su quella che possiamo definire la “FRODE MEDIATICA”, un’operazione appunto mediatica e politica, del suo uso opportunistico, perseguendo fini non scientifici per mezzo della scienza, e facendo credere che gli interessi siano esclusivamente scientifici. Denunzia che si è utilizzata la “politica” sostanzialmente per vincere l’esitazione dei cittadini, obbligandoli con le leggi, ad accettare una idea irreale di medicina. Questo non è solo semplicemente ingannevole ma è una follia e un crimine.

Mette in luce l'evidenza di come si sia portata avanti una campagna di falsificazione medico-scientifica, oltre che di discriminazione e persecuzione delle persone non vaccinate, nonché istigazione all’odio tra le classi sociali. Denunzia l’anomalia di tale sistema comunicativo e di informazione che si accanisce immotivatamente, ma con uno scopo ben preciso, contro tutti coloro che, dotati di piena capacità di intendere e di volere e di raziocinio, hanno avuto l’ardire di porre domande e che per questo sono stati tacciati, etichettati, scherniti ed addirittura ghettizzati. Queste “categorie” di persone che non aderiscono sic et simpliciter a ciò che gli viene imposto (con atti amministrativi, illegittimi perché incostituzionali) in quanto non ne comprendono il senso e talora finanche la logica, diventano “negazionisti”, “complottisti”, “no vax”, “dissidenti”, insomma: gente da tenere alla larga. Queste persone, untori della collettività, devono essere “controllate” e “punite”.

L'anarchia è un modo per prendere distanza dal potere e mettersi dalla parte degli esclusi e dei vinti, dalla parte della bellezza, dalla parte della vita, dalla parte della verità, dalla parte della scienza, dalla parte della logica del creato. 

Osservando una umanità ignorante, incapace di senso critico, che non usa la ragione, l’ing. Giuseppe Reda ha sempre sposato la causa di chi viaggia in direzione ostinata e contraria.

Ci si ritrova allora a condannare il sistema politico ed economico, a prendere distanza da tutti coloro che si autoproclamano "potere" e che stabiliscono regole e codici della "normalità" o "anormalità", che decidono sulla vita o sulla morte.

 

 

La teoria del virus è anti scienza di primo livello

Autore:  Giuseppe Reda
Editore: Il Cerchio
Data di Pubblicazione:  Gennaio '2024
Genere: scienze mediche. medicina
Pagine: 364
Dimensioni mm: 240 x 0 x 19
ISBN-10: 8884746841ISBN-13: 
9788884746849

 

December 08, 2023

Letterato raffinatissimo, Erasmo è stato, per alcuni anni, la figura di intellettuale più stimata a livello internazionale nell’ambito dell’intero clima umanistico-rinascimentale. Un intellettuale sapientemente erudito quanto indipendente, sempre libero e severo nel giudicare e nel denunciare i vizi e le jatture del suo tempo, stracolmo di ipocrisia e di contraddizioni.

Uomo “delicato e debole” (per usare le parole di Stefan Zweig , che molto lo amò),   finirà  per risultare indigesto ai più, vittima di opposti dogmatismi e fanatismi: la Chiesa di Roma lo considererà un infido e pericoloso sovversivo, arrivando a mettere tutte le sue opere all’Indice dei libri proibiti; i luterani, in seguito al suo rifiuto di sostenerli nella contesa che stava frantumando l’intera cristianità, lo accuseranno di pusillanime incoerenza e codardia. 

Ciononostante, le sue opere, per nulla usurate dai secoli, continuano ad apparirci come rari gioielli di eleganza stilistica e di nitore argomentativo. Ne sono uno splendido esempio gli Adagia o Adagi, opera che contiene alcuni saggi, ispirati ad antichi proverbi, alla raccolta dei quali il nostro umanista  dedicò laboriosissime fatiche. Il più corposo (nonché il più dolorosamente attuale) di questi saggi, un vero e proprio manifesto ideologico del miglior pacifismo di tutti i tempi,  prende il titolo dal proverbio che si prefigge di commentare: “Dulce bellum inexpertis”, ovvero  “Chi ama la guerra non l’ha vista in faccia”.   

Nel mondo, dice Erasmo, nulla dovrebbe essere evitato e scongiurato più della guerra. Non esiste, infatti,  “iniziativa più empia e dannosa, più largamente rovinosa, più persistente e tenace, più squallida e nell’insieme più indegna di un uomo, per non dire di un cristiano.” Eppure, continuamente, anche per “le ragioni più futili”, sorgono conflitti caratterizzati da estrema crudeltà, vedendo all’opera  non solo pagani, ma anche cristiani, non solo laici, “ma anche sacerdoti e vescovi, non solo giovani senza esperienza, ma anche vecchi sperimentatissimi, non solo gente del popolo, masse anonime e volubili, ma anche e soprattutto principi, che avrebbero il dovere di tener a freno con avvedutezza e discernimento i moti inconsulti della stolta moltitudine.”

E il fenomeno della guerra - aggiunge - risulta  circondato da tale considerazione generale che il tentare di metterlo in discussione finisce per apparire perlomeno “stravagante” se non addirittura “irreligioso” e prossimo all’eresia.

Doveroso sarebbe, quindi, secondo Erasmo, domandarsi con grande serietà  “qual genio malvagio, quale flagello, quale calamità, quale Furia infernale abbia originariamente immesso un impulso così bestiale nell’animo dell’uomo, abbia indotto questo essere pacifico, che la natura ha preordinato a una solida convivenza – il solo essere predestinato alla salvezza – a farsi promotore e vittima di sterminio, con una frenesia così selvaggia, con tali esplosioni di follia.”

L’essere umano, infatti, secondo il pensatore olandese, è stato creato naturalmente fragile e bisognoso di vivere grazie a spontanei legami di solidarietà e di reciproco aiuto. La natura ha seminato in lui l’odio verso la solitudine e l’amore per la compagnia, in maniera tale che risultasse più debitore del dono della vita “non tanto a lei quanto all’amorevolezza”, facendogli  intendere di essere destinato alla gratitudine e al vincolo dell’amicizia, fino al punto di riuscire ad amare ed a praticare il bene in sé e per sé, in maniera del tutto svincolata da calcoli utilitaristici.

Sfortunatamente, però, l’essere umano continua a vivere in una sorta di “guerra perpetua”, che Erasmo riesce a spiegare, in buona parte, come conseguenza del millenario “tirocinio” di violenze esercitato ai danni del regno animale:

 “a forza di sterminare animali, s’era capito che anche sopprimere l’uomo non richiedeva un grande sforzo.”

Pitagora, quel gran savio, - ci dice -  aveva senza dubbio previsto questo esito, quando con un espediente filosofico cercava di distogliere la moltitudine ignorante dall’uccidere animali. Egli intuiva che l’uomo abituato a versare, senza la minima provocazione, il sangue d’una bestia innocua, non avrebbe esitato, in balia della collera e sotto lo stimolo della provocazione, a sopprimere il suo simile.”

In questo clima di accecamento generale, non mancano neppure roboanti “sermoni belligeri” di monaci e illustri teologi, nonché sacerdoti ed alti prelati pronti a lanciarsi nella mischia:

C’è chi plaude, chi esalta, chi chiama santa un’iniziativa superdiabolica e aizza i principi già per conto proprio farneticanti, dando, come si dice, esca al fuoco.”

Con efficace gioco dialettico, Erasmo mette a confronto i beni prodotti dalla pace (“madre e nutrice di ogni bene”) con gli innumerevoli mali prodotti dalla guerra, sia sul piano materiale sia su quello spirituale, con l’obiettivo di farci apparire la pratica bellica come qualcosa di visceralmente in contrasto con l’indole naturalmente docile e pacifica dell’essere umano e, quindi, con lo stesso progetto della creazione divina.

Il saggio di Rotterdam, inoltre, con sincero fervore, mette in luce che:

  • I più grandi mali, primo fra tutti il culto delle armi e l’esercizio della violenza bellica, “si sono sempre infiltrati nella vita degli uomini sotto la fallace apparenza del bene”.
  • La cultura e la pratica della guerra vengono, di conseguenza, subite acriticamente come qualcosa di ineluttabile o addirittura di nobilitante e i suoi oppositori trattati, con rozza sufficienza, come sciocchi sognatori.
  • La guerra, in realtà, spogliata delle sue vesti ingannevoli, non risulta altro che un “omicidio collettivo”, “una forma di brigantaggio tanto più infame quanto più estesa”.
  • La guerra mette il cristiano contro l’uomo. E, in molti casi, mette cristiano contro cristiano.
  • Cristo vien coinvolto in un’impresa demoniaca”. Eserciti nemici si scontrano portando l’uno e l’altro l’insegna della croce.
  • Chi uccide il fratello è un fratricida. Ma fra cristiano e cristiano esiste un legame più stretto che fra qualsivoglia coppia di fratelli, se i vincoli di natura non sono più saldi dei vincoli di Cristo”.
  • Un solo precetto Cristo enunciò come proprio: quello della carità” e il suo insegnamento fu tutto improntato alla mansuetudine e all’amore.
  • I cristiani prendono ad esempio i “pagani” soltanto per le cose peggiori, uguagliandoli e superandoli in avidità, superbia e dispotismo, arrivando, con grande abilità, a trasformare ogni inezia in pretesto di guerra.
  • Da quando Cristo dette l’ordine di riporre la spada, al cristiano - invece - non è lecito combattere che la più gloriosa delle guerre, diretta contro i più spietati nemici della chiesa: la cupidigia, l’ira, l’ambizione, la paura della morte.”
  • Il messaggio evangelico ci prescrive di non rispondere a chi ci insulta, di fare il bene a chi ci fa il male e di pregare anche per coloro che vogliono la nostra morte.
  • Come può, quindi, essere considerato un “atto cristiano” il massacro di esseri umani?
  • I cristiani che vomitano ingiurie contro i Turchi (l’età rinascimentale è ancora epoca di crociate) non si rendono conto di risultare, al cospetto di Dio, ben più abominevoli di essi, forse “più vicini al vero cristianesimo della maggior parte di noi”.
  • Non è certo irragionevole il sospetto che, dietro le ingannevoli giustificazioni di ordine religioso, alla base delle campagne militari contro gli “infedeli” ci sia, da parte delle potenze europee, il progetto di estendere la sfera d’influenza  e di accaparrarsi le loro ricchezze.
  • Non meno ragionevole va considerato, inoltre,  il sospetto “che le voci di guerra contro i Turchi vengano messe in giro apposta per avere il pretesto di spremere il popolo di Cristo, per opprimerlo, per fiaccarlo in tutti i modi e indurlo così a sottostare più servilmente alla tirannide dei principi secolari e non secolari”.
  • In molti casi, infatti, le guerre vengono create dagli uomini al potere essenzialmente perché, in questo modo, è assai più facile riuscire ad imporre la propria tirannide: “In tempo di pace l’autorità del parlamento, la dignità dei magistrati, la forza delle leggi non consentono al principe di fare lecito il libito. Ma quando il paese è in stato di guerra, tutto il potere viene gestito ad arbitrio di pochi: chi è nelle grazie del principe sale, chi non è nelle grazie del principe scende, non c’è limite all’estorsione delle tasse.”

In mezzo a fiumi di sangue, il sommo umanista rimase solitario a fustigare il potere politico (“il popolo erige città insigni, i principi le radono al suolo; l’industriosità dei cittadini arricchisce lo stato, la rapacità dei principi lo depaupera; i magistrati popolari elaborano buone leggi, i principi le violano; il popolo cerca la pace, i principi scatenano la guerra”) e quello ecclesiastico (“capi della chiesa cristiana impegnati nell’accumulazione della ricchezza, cupidi di piaceri, coinvolti nel lusso, in guerre spietate e in quasi tutti gli altri vizi”), odiato e vilipeso dalle opposte fazioni. Ma sia nel suo tempo, come negli anni terribili della  Controriforma, le sue radiose parole intrise di tolleranza e di sano equilibrio, capaci di coniugare il meglio della classicità con il meglio della cristianità, resteranno a rappresentare  (fino ai nostri giorni) una piccola ma viva luce di fiduciosa saggezza, resistente agli inganni dei potenti e alle ipocrisie della falsa fede.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       

 

 

 

 

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