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Lo scorso 26 agosto un numeroso pubblico ha affollato la Piazza d’Armi del Forte di Bard (Valle d’Aosta) per seguire lo scienziato-polemista più famoso d’Italia Piergiorgio Odifreddi. Il libraio Davide Gamba ha introdotto la presentazione del libro C’è del marcio in Occidente dell’Editore Raffaello Cortina, fungendo da anfitrione e da tramite tra l'evento e il pubblico. Attraverso la proiezione di 12 cartografie tematiche il Prof. Piergiorgio Odifreddi ha affrontato una moltitudine di argomenti di grande rilievo nella vita di tutti noi. Dall’impertinenza all’impenitenza sempre con lucidità: una raccolta di cartografie e saggi sull’attualità sociopolitica, la religione, la cultura. E lo ha fatto, come sempre, mettendo ogni questione sotto la lente impietosa della logica e della scienza. Con il consueto stile brillante e polemico, mai pronto ai diktat di alcun potere, laico o ecclesiastico, Odifreddi persevera nel suo atteggiamento sfacciatamente e razionalmente impenitente per svelare nel sul saggio C’è del marcio in Occidente le vere ragioni dei modi violenti in cui gli Stati Uniti l’hanno sempre fatta da padroni: sfruttamento economico, embargo e occupazione militare e mostrare la vacuità di certa presunta “cultura” per spiegare alcune curiosità legate al mondo della scienza e, presentare con un coro iniziale la selezione di 10 grandi personaggi come i politologi tedeschi Karl Marx e Friedrich Engels, il maestro russo Dostoevskij, il mahatma indiano Ghandi , il fisico tedesco Einstein, il rivoluzionario cubano Fidel Castro, il martire congolese Lumumba, il detenuto sudafricano Nelson Mandela, il pastore statunitense Martin Luther King, l’etologo austriaco Konrad Lorenz e il dissidente sovietico Aleksandr Solženicyn. Interessante anche la pattuglia di altri 10 protagonisti della scena internazionale racchiusi alla voce coro finale. Nell’accordo conclusivo del libro viene citato il monito profetico per l’umanità di Albert Einstein: la quarta guerra mondiale si combatterà tra bande armate di pietre a bastoni. Il suo occhio attento osserva i fenomeni e gli uomini senza lasciarsi sviare da preconcetti e pregiudizi. Dal libro: L’occidente per bullismo o per disperazione è deciso a preservare il proprio predominio sull’intero globo ed è disposto a rischiare il tutto e per tutto per riuscirci. Seguendo l’arguto argomentare dell’autore Piergiorgio Odifreddi un pubblico eterogeneo giunto numeroso al Forte di Bard (Valle d’Aosta) è stato accompagnato in una meticolosa, avvincente e chiarificatrice “analisi cartografica” della storia geopolitica internazionale dall’ estensione degli imperi coloniali, illustrando poi le invasioni e gli interventi militari degli Stati Uniti dal 1776 ad oggi evidenziando le attuali 800 basi U.S.A. nel mondo. Proseguendo nella sua esposizione Odifreddi ha presentato altre interessanti cartografie relative alle espansioni della NATO dal 1999 al 2024, soffermandosi anche sulla perdita di terra palestinese dal 1946 al 2000 e, sull’estensione attuale del cristianesimo e dell’islam. Per un’ulteriore analisi ha mostrato la cartografia con il coeficiente Gini nel mondo, soffermandosi poi sulle miserie, dell’umana intelligenza, sempre nel segno di quella logica che è, o dovrebbe essere, l’unica bussola delle nostre azioni, in quanto ci permette di ragionare in modo razionale, valutare in modo obiettivo, e prendere decisioni informate e ponderate. Dal libro dell’autore: Se l’Occidente ammettesse le proprie secolari malefatte, compensasse gli enormi danni provocati, rinunciasse a dominare l’intero pianeta, e concordasse insieme al resto dell’umanità un governo mondiale democratico. Sarebbe la soluzione razionalmente più sensata, eticamente più equilibrata, moralmente più giusta e politicamente più pacifica, ma non rientra nel carattere aggressivo, arrogante e prevaricatore dell’Occidente come questo questo libro ha cercato di dimostrare. E dunque non verrà scelta spontaneamente.
Piergiorgio Odifreddi
ha studiato matematica in Italia e negli Stati Uniti, e ha insegnato Logica matematica presso l'Università di Torino e la Cornell University di New York. Nel 2011 ha vinto il premio Galileo per la divulgazione scientifica. Nelle nostre edizioni ha pubblicato Il computer di Dio (2000), La repubblica dei numeri (2002), Pillole matematiche (2022), A piccole dosi (2023), C'è del marcio in Occidente (2024) e Incontri ravvicinati tra le due culture (2025).
C’E DEL MARCIO IN OCCIDENTE
Piergiorgio Odifreddi
Raffaello Cortina Editore
Pagine 261
Se è vero che ogni libro ci invita a un viaggio, i romanzi di Jamie Ford esortano il lettore a partire per un formidabile cammino, tante sono le tematiche indagate: l'amicizia, l'amore, la discriminazione, l'identità e la lealtà e tanta è l’abilità con cui l’autore riesce a intesserne i fili narrativi. A calcare la scena del bestseller Il gusto proibito dello zenzero sono due ragazzini americani di origini orientali, lei è giapponese, lui è cinese: s’innamorano in un’America divisa dall’odio razziale e si rincorrono per tutta la vita. È importante rileggere Il gusto proibito dello zenzero in quanto la memoria di Pearl Harbor serve da monito per comprendere i pericoli del disimpegno da certe contese internazionali e la necessità di vigilanza, anche nel contesto attuale. Nel grande capolavoro di Jamie Ford Il gusto proibito dello zenzero, giunto alla ventisettesima edizione, un’accorata meditazione sulla grandezza e la miseria dell’uomo. Una narrazione epica affermatasi grazie al passaparola dei lettori. questo romanzo ha ottenuto un grande successo di pubblico e di critica con oltre due milioni di copie vendute nel mondo, merito di una narrazione che ha il pregio di sottrarre all’oblio un momento poco noto della storia americana e di una delicata vicenda d’amore capace di superare le barriere della guerra e del tempo. E’ un’ amore che sboccia come una rosa quello tra Keiko e Henry Lee, adolescenti si incontrano in una delle epoche più difficili della storia americana. Un amore puro e vero fatto di incontri clandestini sorseggiando bibite analcoliche con zenzero spesso con musica jazz di sottofondo. A Seattle, un anno dopo l’attacco di Pearl Harbour, vige un clima di odio e razzismo nei confronti dei giapponesi, considerati pericolose spie del nemico e per questo segregati in campi di internamento. Così accade a Keiko. Henry non si arrende: si mette sulle sue tracce e le scrive numerose lettere d’amore per esprimere e rafforzare i propri sentimenti, creando e assicurando un legame più profondo. Il gusto proibito dello zenzero di Jamie Ford mescola suspense e analisi psicologica anche per narrare di come certe ferite si rimarginano con incredibile lentezza. Un romanzo d’esordio lucido e toccante, una storia che indaga sia i sentimenti e i legami più profondi sia quelle pagine che ci riportano la guerra, la sua tragicità, e la sua assurdità.
Jamie Ford
E’ cresciuto nella zona della Chinatown di Seattle e ora vive nel Montana con la moglie e i figli. Discende da un pioniere delle miniere del Nevada, Min Chung, emigrato nel 1865 dalla Cina a San Francisco, dove adottò il nome occidentale Ford.
Il gusto proibito dello zenzero
Jamie Ford
Edizioni Garzanti
Pagine 372
Un' avvincente analisi che mette al centro dell’attenzione il sapere alpino proponendo una riflessione sulla natura umana e ciò che siamo. Attraverso una lunga e stimolante chiacchierata con il lettore, rigorosa ma divulgativa nello stesso tempo il saggio Memorie di vita vissuta, antichi saperi, tradizioni e credenze nell’alta valle dell’Evançon dello studioso Saverio Favre - dialettologo e cultore della storia delle tradizioni valdostane - ci invita a meditare sull’importanza che riveste l’insita e spasmodica aspirazione al sapere del passato. Un bagaglio formato dall’insieme di mille esperienze e nozioni, accumulate nell’arco della vita, che ci offre di continuo l’opportunità di migliorare la nostra condizione generale e affinare le capacità già acquisite. La cultura alpina nelle sue evoluzioni, quella più razionale e metodica e quella più immaginifica e poetica si fondono perfettamente garantendo in questo modo lo sviluppo della civiltà, che non si trasmette geneticamente ma solo culturalmente. Un saggio logico e deduttivo, ma anche stimolante e coinvolgente, che riesce a trasformare argomenti di antropologia e etnografia culturale delle comunità alpine in trampolini di lancio per riflettere su noi stessi e sul nostro rapporto con la crescita interiore; un saggio che aiuta a comprendere quanto sia conveniente e propriamente naturale per ognuno di noi predisporsi alla conoscenza della cultura alpina. Un’avvincente storia di introspezione, intensa e ricca di riferimenti storici accurati. Una trattazione di ampio respiro, che curiosa nel mondo della storia, della filosofia, della psicologia e dell’artigianato dell’ alta valle dell’Evançon, conosciuta anche come Valle di Ayas (una valle laterale della Valle d'Aosta, situata tra Brusson e Champoluc) si tratta di tematiche che ruotano intorno a quel perno vitale che è la più straordinaria delle avventure: quella che racconta l’uomo e la sua saggezza, in merito a questo, l’introduzione dell’autore Saverio Favre si apre con un proverbio africano che dice: «Quando muore un anziano è come se bruciasse una biblioteca». Straordinaria metafora nella sua essenzialità. E’ stato coniato da un celebre scrittore del Mali vissuto nel secolo scorso di nome Amadou Hampate Ba, uno storico, un poeta, un traduttore, nonché uno strenuo difensore delle antiche culture orali dei popoli.
Saverio Favre
Nasce ad Ayas il 12 gennaio 1954 da una famiglia contadina di antico ceppo locale. Si è laureato in Lettere all’Università degli Studi di Torino con una tesi in Dialettologia italiana incentrata sulla parlata francoprovenzale di Ayas. Dopo alcuni anni di insegnamento, è stato distaccato al Bureau régional ethnologie et linguistique (BREL) della Regione autonoma Valle d’Aosta, in qualità di ricercatore, per occuparsi in primis dell’Atlas des Patois Valdôtains (APV) e dell’Enquête toponymique en Vallée d’Aoste e, dal 1998 al 2018, è stato dirigente di questa stessa struttura. Dal 1998 al 2001 e dal 2005 al 2011 è stato docente a contratto di Dialettologia, poi di Linguistica italiana, Etnolinguistica, Geografia linguistica, presso l’Università della Valle d’Aosta. È stato membro di vari comitati scientifici, tra cui quello dell’Atlante Linguistico Italiano (ALI) e quello del Glossaire des Patois de la Suisse Romande-Université de Neuchâtel, nonché rappresentante della Conferenza delle Regioni e Province autonome nell’ambito del Comitato tecnico consultivo per l’applicazione della legislazione in materia di minoranze linguistiche.
Dal 1995 è membro dell’Académie Saint-Anselme, Società accademica dell’antico Ducato di Aosta.
È autore di numerosi testi riguardanti in particolare la dialettologia francoprovenzale e la toponomastica alpina. È coautore, con Luigi Capra e Giuseppe Saglio, del volume I sabotier d’Ayas. Mestiere tradizionale di una comunità valdostana (Priuli & Verlucca, 1995). Ha curato anche l’edizione di alcune opere manoscritte, quali Mémoire de la Paroisse d’Ayas (1889), di Auguste Clos (Duc, Aosta 1997) e Grammaire du patois d’Ayas di Pierre-Joseph Alliod (Duc, Aosta 1998).
MEMORIE
di vita vissuta, antichi saperi, tradizioni e credenze nell’alta valle dell’Evançon
Saverio Favre
Edizioni Priuli & Verlucca
Pagine 347
E’ con la prima guerra mondiale che le cose cominciano a cambiare rapidamente anche nelle maggiori città italiane. Le donne prendevano il posto degli uomini al fronte, diventavano manovali, telegrafiste, postine, cantoniere e, in numero sterminato, maestre e infermiere. Questo ingresso nel mondo produttivo cambiò radicalmente il modo di pensare delle donne stesse che per la prima volta si trovavano impegnate in lavori extra casalinghi e anche in casa, per la mancanza dei mariti assumevano un ruolo dirigente. Finita la guerra si vuole riportare tutto come prima e rimandare le donne a casa. Nonostante la grande necessità di ricostruzione si guarda alle masse femminili come ad un proletariato di riserva anche se la scusa è che non si vogliono distogliere le donne dai loro compiti familiari e materni. Non sarà cosi anche per le protagoniste del nuovo romanzo di Helen Simonson. L’autrice fonde l’analisi psicologica con un eccezionale talento nel costruire storie e ci racconta in modo magistrale l’ansia e lo sconcerto di Constance, la tenacia e la perseveranza di Poppy in un incontro, a Hazelbourne-on-Sea, pianificato dal destino nell’estate del 1919. Il romanzo “Le ragazze del Club della motocicletta” di Helen Simonson è pieno di poesia e di forza: il ricordo sulle cose passate è momentaneo, e prevale lo stimolo a superare le difficoltà che la vita ti pone spesso a sorpresa sul tuo cammino. Sempre. Constance, Poppy e le altre protagoniste sono le eroine indimenticabili di una sfida nella quale soltanto le donne del loro ardore e della loro straordinaria forza di carattere potevano avventurarsi. Il romanzo “Le ragazze del Club della motocicletta” di Helen Simonson è un elogio all’emancipazione femminile, a questo riguardo, dal libro (pag. 309) dell’autrice Helen Simonson, un’esternazione emblematica: “Non è magnifico? Poppy era felice come una bambina. In mano stringeva i volantini che pubblicizzavano le lezioni di volo destinato alle donne. “D’ora in poi ci chiameremo il Club delle motocicliste e delle aviatrici di Hazelbourne.”
Helen Simonson, autrice bestseller tradotta in tutto il mondo, è nata in Inghilterra e ha trascorso gli anni dell’adolescenza in un paesino dell’East Sussex. Laureata alla London School of Economics, ha conseguito un master in Belle Arti presso la Stony Brook Southampton. Sposata, con due figli, vive a Brooklyn ed è orgogliosa di essere cittadina inglese e americana, nonché una newyorkese di lunga data.
Il suo sito internet è helensimonson.com
LE RAGAZZE DEL CLUB DELLA MOTOCICLETTA
Helen Simonson
Editore Nord
Pagine 460
Nel corso dei secoli il fascino esercitato dai testi letterari ha preso corpo in opere d’arte che hanno saputo tradurre con immediatezza ciò che la parola da sola difficilmente potrebbe rendere in modo altrettanto efficace. Il volume ENZ LAND Gressoney – Un angolo di terra Walser nel cuore delle Alpi , dato recentemente alle stampe da Lino e Nadia Guindani (padre e figlia), rappresenta un utilissimo strumento per identificare, antiche mappe, stemmi, documenti, idiomi, canti, personaggi e scene di vita quotidiana della comunità Walser in Valle d’Aosta, dall’alto Medioevo a tutt’oggi. In ogni pagina l’immagine non solo esalta la grandezza del testo che la origina, ma arriva spesso a coglierne e a trasmetterne gli aspetti poco noti o nascosti e i risvolti emotivi e, come in questo caso, quando parola e immagini si fondono nasce un capolavoro. La monografia ENZ LAND Gressoney – Un angolo di terra Walser nel cuore delle Alpi diventa un mezzo per celebrare donne e uomini della modernità, che si affiancano senza timore agli antichi in una cordata della memoria tra cultura classica e contemporanea, più salda che mai. E che perciò motivo trovano ampio spazio in questo volume: un’occasione unica per ripercorrere il cammino dei Walser. Questa affascinante monografia si inserisce in un rinnovato interesse per le tradizioni linguistiche e culturali dell’arco alpino europeo. Un cammino di ricerca costellato anche degli indimenticabili ritratti di personaggi noti e meno noti che hanno contribuito a promuovere la comunità Walser della Valle d’Aosta, meritano una citazione: Re Umberto I e la Regina Margherita, il pittore Sir Frederic Leighton, Giosué Carducci, Giuseppe Giacosa, Pietro Blaserna (fisico e accademico), gli scienziati Antonio Rostagni , Gleb Wataghin, Enrico Persico, Enrico Fermi, Matilde Rostagni. Inoltre da Villa Albertini passarono Benedetto Croce, Luigi Einaudi, Adriano e Arrigo Olivetti, tanto per citarne alcuni.
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L'autrice Nadia Guindani indossa l'abito |
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La ricercatrice Nadia Guindani ha egregiamente dato vita ad un libro destinato a diventare un classico nel suo genere: la trattazione è minuziosa, le fonti ricche, la prosa sciolta e veloce tanto da tenere inchiodato il lettore quasi come un romanzo coinvolgente.
Nel palinsesto del volume , a fare la differenza , anche lo scatto efficace di Lino Guindani ovvero la sua capacità innata di cogliere immediatamente la bellezza di una situazione, di un volto, di un paesaggio: in ogni sua immagine si percepisce, un vero e proprio scavo nell’anima dal profondo respiro poetico.
Lino Guindani, nato a Gressoney nel 1933, ha ereditato la passione per l'arte della fotografia da suo padre e da suo zio anch'essi fotografi. Ha visto l'evoluzione delle tecniche fotografiche fin dagli albori, andando sul Monte Rosa ancora con macchine fotografiche di legno pesantissime e lastre di vetro 18x24 cm, fino all'avvento del digitale degli ultimi decenni. Per una vita ha scattato immagini nella sua Gressoney, ha aperto il negozio che ancora porta il suo nome e condotto dal figlio, e, insieme a sua moglie Laura, è stato autore di numerosi libri fotografici. ENZ LAND – Gressoney, un angolo di terra walser nel cuore delle Alpi, rappresenta una sintesi dei lavori precedenti, ed è corredato da circa 300 immagini in un continuo dialogo tra presente e passato.
Nadia Guindani, classe 1973, parla il titsch, lingua minoritaria germanofona, e ha dedicato tanti anni allo studio della storia e cultura locale. In particolare, ama le vicende legate all'epopea del popolo walser, i racconti di vita vissuta, gli aneddoti, la ricerca negli archivi. Il volume bilingue (ITA - ING) ENZ LAND – Gressoney, un angolo di terra walser nel cuore delle Alpi, racchiude anche numerose notizie inedite e interessanti. Ha voluto imprimere una continua alternanza tra informazioni di carattere generale e approfondimenti su alcuni personaggi o temi, distinti anche graficamente. La catalogazione del prezioso archivio fotografico Curta-Guindani, composto da più di 1500 lastre di vetro d'epoca che, oltre al valore estetico, racchiudono anche numerose informazioni utili dal punto di vista storico, scientifico e culturale, le ha permesso di strutturare i diversi capitoli del libro arricchendoli di immagini straordinarie.
ENZ LAND -Gressoney – Un angolo di terra Walser nel cuore delle Alpi
Autori: Lino e Nadia Guindani
Stampa Tipografia Valdostana, Aosta
Edizione bilingue (Italiano-inglese) a tiratura limitata
Pagine 199
La pubblicazione è acquistabile a Gressoney, presso il negozio Foto Guindani
in Via Monte Rosa 7, Gressoney-Saint-Jean (Aosta), tel. +39 349 3441979, www.fotoguindani.com
Un viaggio nella storia, nella religione e nell’arte da intraprendere comodamente seduti. Un’avventura che attraversa circa 14 secoli di scienza, creatività e potere: accompagnati dal talento di due grandi divulgatori: Sandra Barberi e Bruno Orlandoni.
Questa preziosa monografia che tratta il periodo tra Medioevo e Ottocento nel territorio di La Salle in Valle d’Aosta, attraverso edifici religiosi e civili, offre ai lettori una prospettiva ricca e variegata sulla storia, l'arte e la società di quei secoli. Attraverso l'analisi di 36 costruzioni, è possibile comprendere meglio la mentalità, le credenze, le gerarchie sociali e le trasformazioni culturali che hanno caratterizzato quel lungo periodo. Tra gli edifici religiosi ci sono le chiese parrocchiali di La Salle e Derby e le 20 cappelle rurali delle due parrocchie, riunite nel territorio del comune di La Salle: edifici che riflettono la vita religiosa quotidiana e le pratiche devozionali della comunità. Nel contesto degli edifici civili meritano una citazione: il castello di Chátelard e la saga della famiglia Grossi, la Casa Forte dei De Curiis e tra gli edifici monumentali citiamo: Cour Freppaz, Maison Gerbollier, Tour Favrey a La Salle; il Castello giudiziario, la Casa degli stemmi, il Castello notariale e la Torre di giustizia a Derby. Edifici civili spesso sontuosi e ricchi di opere d'arte, che testimoniano la ricchezza e il potere delle classi dominanti. Il volume “La Salle “ Arte e architettura dal Medioevo all'Ottocento” offre una chiave di lettura preziosa per comprendere la storia, l'arte e la società di quei secoli, permettendoci di entrare in contatto con le aspirazioni, le credenze e le dinamiche che hanno plasmato il mondo in cui viviamo. Una monografia esaustiva e di facile comprensione che fa rivivere due delle epoche più suggestive della storia. Questa monografia fondata sulle più recenti acquisizioni di ricerca, rappresenta il tentativo riuscitissimo di tracciare una linea di sviluppo della storia dal Medioevo all’Ottocento e getta nuova luce sul patrimonio artistico culturale italiano che è uno dei più ricchi e variegati al mondo, comprendente opere d'arte, siti archeologici, centri storici, monumenti e tradizioni che testimoniano la ricca storia e cultura del paese.
Sandra Barberi
Nasce a Torino nel 1958. Si è laureata in Storia dell'Arte medievale presso la facoltà di Lettere dell'Università di Torino con una tesi sul chiostro romanico di Sant’Orso ad Aosta. Da allora è impegnata nello studio e nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico della Valle d’Aosta, dove risiede dal 1990, sia con finalità di ricerca specialistica, sia in una prospettiva di divulgazione e valorizzazione del patrimonio locale. In qualità di consulente per la Soprintendenza regionale, ha coordinato la riqualificazione e il riallestimento interno dei castelli di Fénis e di Issogne e ha collaborato ai lavori per l'apertura del Castello Gamba di Châtillon; per il Comune di Aosta ha ideato e organizzato il museo a cielo aperto Jolis Coins nel centro storico della città. Ha curato varie mostre e i relativi cataloghi: Pittori valdostani d’un tempo (Aosta, 1992); Il castello dei Sogni. La riscoperta dei castelli valdostani nel secondo Ottocento (Castello di Issogne, 1998); Arte popolare valdostana. La collezione Brocherel (con Daniele Jalla, Aosta, 1999); Textilia sacra. Tessuti di pregio dalle chiese valdostane dal XV al XIX secolo (Aosta, 2000); Tatà pouette borioule… (Castello di Ussel e Centrale elettrica di Pont-Saint-Martin, 2004 e 2006); rassegne “Détails” dedicate a Italo Mus, Federico Ashton, Federico Pastoris, Leonardo Roda (Castello Gamba di Châtillon, 2012-2015); Alessio Nebbia 1896-1975 - Retrospettiva (con Giuseppe Nebbia, Aosta, 2014); Reine de l'élégance. Abiti di corte di Maria José di Savoia (Castello di Sarre, 2018); La montagna titanica di Renato Chabod (Forte di Bard, 2023); Montagne senza frontiere. Pittura di montagna a Cuneo e in Valle d'Aosta nel Novecento (con Alessandro Abrate, Cuneo, 2024); “Imagines Pietatis” e “Imago mundi”. La scultura senza tempo di François Cerise (con Thomas Linty, Castello Sarriod de La Tour, 2023-2025). È autrice di diverse pubblicazioni, tra cui: I capitelli del chiostro di S. Orso ad Aosta, (Roma 1986), Jules Brocherel. Alpinismo, etnografia, fotografia e vita culturale in Valle d'Aosta fra Ottocento e Novecento (Ivrea 1992), Nos Ancêtres. Il ritratto in Valle d'Aosta nel XIX e all'inizio del XX secolo (con L. Ferretti, Aosta 1992), Il castello di Issogne in Valle d’Aosta. Quattro secoli di storia e quarant’anni di storicismo (Torino 1999), .
Bruno Orlandoni
| Maison Gerbollier, presentazione del libro “La Salle. Arte e architettura dal Medioevo all’Ottocento”, da sx Alessandro Battendier (Assessore comunale di La Salle) gli autori Bruno Orlandoni e Sandra Barberi. |
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Nasce nel 1948 ad Aosta dove compie gli studi superiori al liceo classico René de Challant. Si laurea in architettura al Politecnico di Torino nel 1973, insieme a Paola Navone, con una tesi di laurea sull’architettura radicale che Alessandro Mendini pubblicherà nel 1974 nella collana Documenti di Casabella. Nel 1976 si abilita all’insegnamento di storia dell’arte, materia che insegnerà ai licei classici Botta. Nel 1979 comincia a compiere ricerche sul medioevo in Valle d’Aosta che porteranno a pubblicazioni e mostre. Tra questi lavori si possono ricordare in particolare: la monografia Il Castello di Fénis pubblicata insieme a Domenico Prola nel 1982; “L’ordinamento del Museo del tesoro della Cattedrale” nel 1984, la progettazione e il coordinamento della mostra Presenza della memoria, la chiesa di san Francesco in Aosta nel 1986; i tre volumi : Architettura in Valle d’Aosta pubblicati nel 1995-96 - il coordinamento insieme a Elena Rossetti Brezzi dei due volumi Sant’Orso di Aosta; tre volumi: Costruttori di castelli per l’Archivio storico regionale di Aosta; L’age d’or, saggi e materiali su Stefano Mossettaz e sul tardo medioevo in Valle d’Aosta per l’Académie Saint’Anselme d’Aoste, (di cui è membro dal 1985); nel 2013 Bonifacio di Challant. Vita e imprese di un cavaliere cortese; nel 2017 La chiesa e il convento dei cordellieri di Aosta; L’assenza della memoria, nel 2018. Ha collaborato con Sandra Barberi alla pubblicazione di Hic sunt leones. Arte e architettura ad Avise dal Medioevo all’Ottocento. Nel 2020 opera nel campo della fotografia curando i settori di immagini delle sue pubblicazioni e facendo mostre: Poliptiques: d’après les cahiers de voyage d’un architecte, per la Regione Valle d’Aosta nel 2006 e il volumetto Flast-in-city, per l’editore Le Château, nel 2022. Ha collaborato a pubblicazioni e ricerche sull’arte africana per la Presse Universitaire di Nancy E sull’architettura contemporanea per la facoltà d’architettura dell’Università di Ascoli Piceno.
Attualmente ha in corso di preparazione un volume sugli affreschi del castello di Fénis, dal titolo Boso di Saint-Marcel e gli affreschi del castello di Fénis (uscita prevista entro il 2025) e una ricerca per la Soprintendenza ai Beni e alle attività culturali della Valle d’Aosta (titolo provvisorio: Aosta 1200-1500, uscita prevista entro il 2026).
STORIA: La Salle “ Arte e architettura dal Medioevo all'Ottocento”
Autori: Sandra Barberi e Bruno Orlandoni
Edito Tipografia Testolin Bruno
- Amministrazione Comunale di La Salle – Valle d’Aosta
Pagine 323
Ho sempre nutrito per Ivana Franzoso Crespi, storica libraia di Courmayeur un sentimento misto di ammirazione e diffidenza. Mi sono
sempre chiesta quale fosse la componente principale del suo fascino. Credo che Ivana, a forza di frequentare testi di storia, saggi, romanzi di autorevoli autori, intellettuali e grandi editori è divenuta lei stessa una specie di aristocratica. In realtà, è un’orgogliosa discendente della casata della grande letteratura, quella a cui appartiene, e non per nascita ma per destino e, per vocazione. L’ho incontrata lo scorso 2 agosto 2025 a Courmayeur in Via Roma 4, nella sua libreria Buona Stampa (aperta tutti i giorni anche nel dopo cena) e in occasione di una pausa pranzo ho avuto il piacere e l’onore di intervistarla. Non c’è bisogno di interrogarla, perché è lei che racconta, felice di comunicare come se si liberasse di un peso. In realtà le piace avere in pugno la conversazione, e ho il sospetto che poi, questa donna minuta (il volto, nonostante l’età della saggezza, è rimasto di bambina) dall’apparenza così fragile, sappia tenere in pugno tante altre cose.
Ivana Franzoso Crespi nasce a Rovigo. Nel periodo della sua adolescenza la famiglia si traferisce a Milano, qui si innamora di un critico letterario, di vent’anni maggiore di lei. Il matrimonio con Giuseppe Maria Crespi le apre le porte del mondo dell’editoria allora più elitario che mai. Il compianto marito Pino Crespi, i libri li amava e non aveva bisogno di leggerli. Sapeva d’istinto quel che contenevano. Il suono che davano quelle pagine egli riusciva a misurarlo da sfumature che non provenivano dal testo , ma che Pino Crespi poteva cogliere come nessun altro. Era un conoscitore di grandi uomini e siccome i soggetti che avvicinava erano scrittori, poeti, editori, intellettuali e autorevoli studiosi, quando sceglieva di presentare un libro non sbagliava mai. Ivana me ne parla con gli occhi lucidi e sottolinea che il paternalismo di suo marito era autentico e non dettato solo dal calcolo.
C’era nel suo fascino, questa preponderante umanità che temperava la grandeur e il culto della personalità da cui era circondato. “Un uomo del suo stampo sa che una certa parola pronunciata al momento giusto vale più di qualsiasi altra cosa; la sua vocazione di scoprire narratori e promuovere purosangue concorrenti ai Grandi Premi della Letteratura, si proiettava sull’impeccabile organizzazione di incontri dibattito sia nella piazza principale di
| Ivana Franzoso Crespi |
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Courmayeur sia in quelle di altri comuni della Valle d’Aosta. Ho imparato tutto da mio marito - afferma Ivana - egli concepiva il nostro mestiere di librai, come un rischio, una scommessa da vincere ogni volta. Pino non aveva altro hobby che il suo lavoro e per me medesima è lo stesso, dalle due librerie di Champoluc aperte nei primi anni settanta alla Buona Stampa di Courmayeur, il nostro progetto di promuovere la cultura non si è mai interrotto ”. Alla morte del marito Pino Crespi avvenuta nel 2006, Ivana non si risposa. La letteratura ha assunto per lei un significato tale da riempirle la vita. La sua vita sono i libri, gli autori, gli incontri letterari che prosegue ad organizzare anno dopo anno ed in essi proietta i suoi interessi e la sua carica umana. Ivana crede fortemente nei libri cartacei, parla di saggi, romanzi, libri di storia, di montagna con una certa disinvoltura, pensa alle novità nel mondo dell’editoria, sostiene e promuove le riviste di cultura, merita una citazione per l’impeccabile elaborazione grafica di copertina e l impaginazione il periodico Wonder Courmayeur Mont Blanc (Editore Platinum Medialab – Milano - www.platinummedialab.com) e la concorrenza del mondo digitale non la spaventa e non la demotiva affatto. Ivana Franzoso Crespi, per celebrare l’impegno profuso nella valorizzazione di Courmayeur, avviata con grande riscontro di pubblico dal marito Pino Crespi, con la preziosa collaborazione di Stella Bertarione (archeologa) , Raffella Nobbio (giornalista e fotografa), Leonardo Acerbi (coordinamento editoriale) e Aimone Bolliger (autore del progetto grafico di copertina), nel 2010 da alle stampe, una guida turistica unica nel suo genere dal titolo: Courmayeur e Dintorni – Itinerari fra storia e Natura (Edizioni BUONA STAMPA– Courmayeur – Via Roma, 4 ) Una guida particolarmente
gettonata e apprezzata anche per tutta la parte iconografica. Quando i passanti, residenti o turisti entrano nella sua bella libreria Buona Stampa a Courmayeur, il suo interesse non è mondano, è autentico, connaturato a quella idea di cultura che in lei tende sempre al sublime. Non ci sono aneddotti su di lei, anche perché Ivana non ama raccontare di sé, o meglio fa in modo da presentarsi sempre in un’immagine sia chiusa, sia empatica che offre davvero pochi appigli all’ironia. La letteratura resta la sua grande passione, ma in lei donna, ancora prima che libraia, mi piace immaginare che le protagoniste del Rinascimento si sono davvero incarnate.
Libreria Buona Stampa
Via Roma , 4 - Courmayeur
Tel 0165. 846771
Erano anni che gli amici e gli appassionati lettori di Stefano Zinanni aspettavano l’uscita del suo prossimo libro. Io per primo lo bombardavo di domande: «Stefano, ma il tuo libro quando esce?» Lui si faceva desiderare: «Porta pazienza, a breve uscirà...».
Ho sempre pensato che le giornate di Stefano non durassero 24 ore come quelle delle persone normali. No, le sue giornate devono essere di almeno 48 ore per contenere le sue mille e variegate attività: imprenditore, organizzatore di eventi, scrittore e uomo dedito alla famiglia (la dedica alla moglie Alessandra all’inizio di questo libro è commovente, così come il ricordo degli amati genitori che troverete più avanti).
Poi, quando ormai avevo perso le speranze, Stefano mi chiama per darmi una bella notizia, unita a una domanda che, in realtà, fa parte di quei regali che ogni tanto la vita ti fa: «Caro Giulio, il libro è pronto e vorrei che tu mi scrivessi la prefazione». E’ difficile spiegare la gioia che ho provato. Il mio non è solo motivo di orgoglio ma anche un’ideale medaglia da apporre sul petto. Leggendo questo libro, troverete tutte le personalità che hanno scritto le prefazioni dei vari libri di Stefano e, sinceramente, paragonandomi a loro mi sento come un abitante di Lilliput di fronte a tanti giganti Golia. Sono nomi di altissimo livello che fanno parte dell’élite culturale del nostro Paese: Vincenzo Mastronardi, Enrico Malizia, Antonio Spinosa, Claudio Angelini, Enrico Vanzina e Domenico Malan. Quest’ultimo, al quale sono legato da un’amicizia fraterna e ultradecennale, è colui che mi ha aperto le porte del magico mondo di Zinanni, prima regalandomi i suoi libri e poi presentandomelo. «Giulio, – mi disse Domenico anni fa – devi assolutamente conoscere Stefano Zinanni, è un uomo straordinario. In lui si fondono le qualità di un artista e la pragmaticità di un imprenditore di successo. Inoltre, è di una bontà infinita. Ha sempre il sorriso sulle labbra».
Il mio amico Domenico Malan aveva ragione. Stefano Zinanni è un uomo straordinario perché nonostante il mondo sia stato devastato da pandemie e crisi economiche e l’orrore delle guerre non ci abbandoni mai, lui continua, da oltre 30 anni, a parlarci del sorriso. Ma il nostro caro Stefano non si limita a parlare e a scrivere di questa meraviglioso strumento che ogni uomo possiede (il sorriso). Stefano fa sorridere tutti coloro che gli stanno intorno, regalando momenti di serenità, divertimento e spensieratezza. Date un’occhiata ai canali social di Stefano e alle foto e video dei suoi eventi. Vedrete solo gente felice e contenta e tutto questo grazie a lui che si dona senza esitazione al prossimo in quella che per lui è ormai una missione: far sorridere la gente.
Ho definito questa sua ultima fatica letteraria un’opera rivoluzionaria. Quale altro scrittore ha mai messo in un libro le precedenti prefazioni delle sue opere precedenti? Nessuno! Così Stefano, da grande artista quale in effetti è, ha sconvolto le regole della letteratura, tirando fuori un lavoro innovativo. “L’importanza di sorridere dopo 30 anni” sembra quasi un’antologia musicale di un cantante famoso, come quei dischi chiamati “The best of…”. Sì, il libro che vi apprestate a leggere è il “The best of Stefano Zinanni” in forma letteraria.
Ma non si tratta della parola fine sulla sua attività di scrittore, perché la mente sempre accesa di Stefano chissà quale altre sorprese sta meditando per noi, per il magico popolo dello “Zinan’s club”.
Buona lettura a tutti e ricordatevi, come dice Stefano, «un sorriso non costa nulla ed è la migliore medicina del mondo».
* STEFANO ZINANNI è nato a Roma il 28 agosto 1956 dove vive. Laureato in Giurisprudenza, svolge una attività imprenditoriale che riesce a conciliare con i suoi interessi culturali.
La sua azienda “Zinanni Infissi” annovera tra i suoi clienti prestigiosi enti, come Istituti di credito e la Città del Vaticano.
È vincitore di due premi letterari, “Premio Internazionale dell’Umorismo” a Sanremo, nel 1993, con il libro “L’Importanza di sorridere” e il “Premio Città di Roma” per la letteratura italiana, nel 1996, conferitogli in Campidoglio, per il libro “Se fossi nato donna”, pubblicato nel 1995.
È in terza edizione con il libro “Sorrisi da sballo” pubblicato nel 1997. Nel 2000 presenta il libro “Come ho fatto a difendere le donne”, mentre il romanzo “Il sorriso di Lorenzo” del 2002, rappresenta il suo esordio nella narrativa.
Con “Ho sognato mia madre”, pubblicato nel 2008, Stefano Zinanni si cimenta con un nuovo tipo di struttura narrativo-letteraria, fondendo sapientemente la propria vicenda autobiografica e la celebrazione-rielaborazione del lutto materno, con una attenta e affascinante analisi della nostra società e di tutti quei fattori socio-culturali che hanno contribuito a trasformarla.
Con la sua ultima fatica letteraria l’autore vuole ricordare che è lui L’Importanza di sorridere. Infatti sfogliando le pagine del libro si nota che chi ha sempre frequentato, oppure conosciuto Stefano Zinanni, ha visto il suo modo ironico di vivere la vita, soprattutto in questi ultimi anni.
Il suo libro è un inno al sorriso come metodo di vita contro le avversità che abbiamo tutti e la compagnia di alcune pagine di lettura possono alleviare i momenti più tristi.
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Accattivante ricco di aneddoti, ma non per questo meno rigoroso il romanzo di Alessandra Selmi concatena gli eventi in un racconto documentato e mai pedante. Alla trattazione storica sempre puntuale, frutto dei più recenti studi, si uniscono infatti il resoconto di aneddoti memorabili e ritratti di personaggi assolutamente straordinari. Il risultato è un meraviglioso viaggio nel tempo partendo da Villa Reale a Monza nel giugno 1868; un percorso che ci conduce a scoprire le radici di una vicenda storica che ruota intorno al matrimonio di Margherita e Umberto, mostrando in tutta la sua complessità un fenomeno dinamico e quanto mai gravido anche di conseguenze. Re Umberto I morì assassinato a Monza il 29 luglio 1900. Margherita assunse il titolo di regina madre, mantenendo un forte legame con la corte e la famiglia reale e, continuò a dedicarsi ai suoi interessi, come la montagna e l'alpinismo, e sostenne varie iniziative culturali e benefiche. Nonostante non fosse più sovrana, Margherita conservò una certa influenza e continuò ad essere una figura rispettata e ammirata. Dal libro dell’autrice Selmi “Uscire di scena con garbo, dignità ed eleganza: è l’ultimo sacrificio che le impone la Corona -“ La felicità del mio popolo è ciò che mi rende felice”.
Un intenso romanzo che alza il velo su un capitolo poco noto di due donne non ordinarie. Due facce della stessa medaglia: Margherita di Savoia, una donna di grande personalità, capace di unire eleganza e cultura, passione per la montagna e amore per la vita sociale, lasciando un'impronta significativa nella storia d'Italia e, Nina (un'invenzione letteraria) non è solo una persona che lavora al servizio della regina, ma diventa un'amica, una confidente e un'assistente personale, contribuendo al suo benessere e alla sua vita quotidiana.
Alessandra Selmi consegna un romanzo fatto anche di vicende che si inanellano una nell’altra tra Monza, Napoli, Roma e Gressoney. Luoghi particolari che riaccendono la sostanza leggendaria delle donne dell’epoca per dirci che tutti , anche una cameriera, anche le dimore come la Villa reale di Monza , il rifugio di una montagna a Gressoney in Valle d’Aosta, le ampie stanze di Palazzo Quirinale, portano sempre con sé anche la buona notizia dell’amore. Questa apprezzata opera ci regala la poesia e la freschezza delle passioni assolute, raccontandoci il miracolo e la tragedia della seduzione e delle bugie di facciata che ieri come oggi non conoscono logica né morale; le corti reali, sono sempre state luoghi di intrighi e potere, dove l'immagine pubblica era spesso più importante della verità.
La prima Regina di Alessandra Selmi è un capolavoro storiografico dove rivivono anche i volti nascosti di piccole e grandi donne in un neonato regno d’Italia quotidiano.
Alessandra Selmi
nata e cresciuta a Monza. Dopo gli studi umanistici, ha fondato l’agenzia letteraria Lorem Ipsum, occupandosi di scouting e editing. Con la Casa Editrice Nord ha pubblicato i romanzi Le origini del potere e Al di qua del fiume, diventato subito un bestseller e tradotto in tutta Europa.
Alessandra Selmi
La Prima Regina
Casa Editrice Nord
Pagine 382

L’autrice Maria Costa ci racconta in un’opera avvincente e rigorosa il periodo tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, quando le società europee dovettero affrontare non solo le conseguenze della pandemia di peste bubbonica, ma anche le sfide poste da guerre di religione, conflitti dinastici e tensioni tra stati. l'organizzazione sociale e la vita politica. Un saggio, con elementi di stile romanzesco, godibile e brillante percorre storia, vicende e fortuna di un giovane barone, destinato a seguire le orme paterne come medico, sfida il destino e, sceglie la carriera diplomatica. Rivive nell’opera di una grande studiosa la storia di Pierre-Léonard Roncas, Un ritratto inedito di una fra le figure più complesse del nostro tardo Rinascimento.
Paleografa e ricercatrice Maria Costa ripercorre le vicende e gli intrighi di corte dell’affascinante diplomatico e abile negoziatore, in un libro appassionante e autorevole che inquadra la personalità, l’azione e il pensiero di Pierre-Léonard Roncas, segretario di stato di Carlo Emanuele I di Savoia, nel particolare contesto in cui visse. Un saggio, importante per rileggere in una diversa prospettiva una pagina problematica e ricca di eventi della storia di transizione tra il tardo Rinascimento e il Barocco in un contesto di rafforzamento del potere monarchico, con sovrani che cercano di centralizzare il controllo politico ed economico, spesso sostenuti dalla Chiesa,
Con il libro Le ali di Icaro - Splendori e sventure del barone Roncas a metà fra il saggio e il romanzo, Maria Costa, selezionando dodici “esergo del libro” di autorevoli pensatori, ci guida alla comprensione di un peculiare periodo storico. E lo fa con garbo, attraverso una storia che gettando uno sguardo sul passato, sa raccontare molto anche del presente.
Maria Costa
Maria Costa è nata ad Aosta nel 1951. Laurea in Lingue e Letterature straniere moderne (1975) e in Lettere moderne con indirizzo storico (1987) presso l’Università degli Studi di Torino, specializzazione in Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Torino (1977). Dal 1980 ha lavorato come paleografo ricercatore presso l’Archivio Storico della Regione Valle d’Aosta, di cui ha assunto la direzione dal 2003 al 2010. Ha svolto un’intensa attività nell’ambito dell’erudizione locale, con particolare riferimento alla storia della cultura, e in questo contesto ha pubblicato numerosi saggi e articoli in lingua francese e italiana. Fra questi ultimi, il volume Le più antiche carte del priorato aostano di Saint-Bénin (1988). Nel 1988 ha debuttato anche nella poesia con la raccolta Chatteries. Con Le ali di Icaro – Splendori e sventure del barone Roncas si cimenta per la prima volta nel romanzo.
Maria Costa
LE ALI DI ICARO - Splendori e sventure del barone Roncas
Edizioni Albatros
Pagine 195
| Tutti i protagonisti |
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Quanto mi abbia affascinato da sempre il Premio Bancarella non saprei misurarlo e fu per me a dir poco sorprendente quando, anni fa, proprio nel Teatro di Pontremoli, mi veniva attribuito un Premio per la mia scrittura poetica. La vita sa sorprendere come null’altro. Ero nella città del Pons tremulus o ponte del Giudizio o ponte sottile o ponte capello, insomma il Pons tremulus da cui ha preso il nome la Città di Pontremoli e del famosissimo Premio. Proprio qui, nel 1953, nasceva, infatti, il “Bancarella”.
E tutto accadeva con lo scopo di onorare il ricordo dei librai ambulanti pontremolesi, fenomeno ben più che particolare, unico in Italia. Partivano dall’alta Lunigiana gli eroi librari, generazioni di librai ambulanti, partivano da una terra di grande emigrazione; partivano da Busatica, Montereggio, Bratto, Parana, Pozzo, Mulazzo, Filattiera, a spargere conoscenza. Si davano appuntamento in primavera al passo della Cisa, sull’antico itinerario della via Francigena, che divide la Lunigiana dalla Padania, e lì celebravano il rito dell’assegnazione delle zone dove andare a vendere i libri, perché non avessero a farsi concorrenza. E…e…come trovare libri a poco prezzo da
comprare coi pochi soldi ricavati dalla vendita delle castagne, del formaggio e delle foglie di gelso? Più leggo di loro e più mi pare una fiaba, che, a guardar bene, conserva -nel prezioso scrigno della memoria- una storia che ammalia più della fiaba. C'erano tanti e tanti sacrifici prima che quegli stessi sacrifici si tramutassero in risultati economici significativi e poi in consensi sul piano dell'interesse culturale.
Ebbe a scrivere Oriana Fallaci -che nel 1952 partecipò alla nascita del Premio Bancarella-: «…non avevano confidenza con l’alfabeto, ma “sentivano” quali libri era il caso di comprare e quali no: in virtù di un sesto senso che, dicono, è stato loro donato dal demonio in un’ora di benevolenza» (Epoca, 6 settembre ‘52). E, come nelle fiabe della mia incredibile vita, dopo quel Premio m’è capitato di ritornare a Pontremoli grazie al Salotto Letterario Giuridico fondato dall'Avvocato Antonella Sotira Frangipane che si dice: “feroce e libera lettrice”, Lei, la fautrice -da oltre 25 anni- dell’alleanza fra diritto e letteratura. Sempre Lei, in questo 2025, a organizzare e moderare la Conferenza stampa romana per la 73^ Edizione del Premio Bancarella nella prestigiosa Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro di Piazza Capranica; Lei che è la Presidente del Premio Letterario Giuridico IusArteLibri Il Ponte della Legalità che da 15 anni confluisce negli eventi della Fondazione Città del Libro per il Bancarella e del Centro Lunigianese di Studi Giuridici. Alla prolusione del Presidente della Commissione Cultura Arte Scienza e Spettacolo della Camera dei Deputati, On. Federico Mollicone, ha fatto seguito un’autentica intrigante trattazione delle trame dei libri finalisti a cura del Presidente della Fondazione Città del Libro, Ignazio Landi, e dei Consiglieri Giuditta Bertoli, Cosimo Maria Ferri e Giovanni Tarantola. La sistina di libri, ricca di esordi e di esordienti, è incentrata sulla figura femminile e non solo per le scelte grafiche delle sei bellissime copertine di “Come l'arancio amaro” di Milena Palminteri edito da Bompiani o ”Il dio che hai scelto per me” di Martina Pucciarelli edito da HarperCollins; “ pendio dei noci” di Gianni Oliva edito da Mondadori; “La fame del cigno” di Luca Mercadante edito da Sellerio; “La ragazza con la gonna a fiori” di Guido Rodriguez edito da Morellini; infine “Luisa” di Paola Jacobbi edito da Sonzogno.
| La sestin dei protagonisti |
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L'avv. Sotira non ha mancato di evidenziare il valore socio- giuridico dei libri finalisti, ecco allora soffermarsi sui diritti negati alle donne "che restano sedute dietro agli uomini" nella Sicilia dell'arancio amaro della Palminteri, delle donne che hanno madri terribili che scelgono il Dio a cui i figli devono obbedire, nel romanzo autobiografico della Pucciarelli; delle donne che hanno visioni imprenditoriali, le pioniere del welfare aziendale, è il caso della Luisa Spagnoli del romanzo della Jacobbi, che creò il primo asilo per i figli delle sue dipendenti. Ed anche -nel romanzo storico di Oliva- la sconvolgente disfatta di Caporetto si declina come resa all'amore e non solo alle armi in quel pendio dei noci. Nei romanzi di Rodriguez e Mercadante il tema della violenza e dello sfruttamento delle donne immigrate è la "notizia bomba" per i giornalisti Antonio Ricci, appassionato di fotografie e Domenico Cigno,
bulimico di cibo e umanità – ma è anche omaggio alla misteriosa Genova e alla devastata baia domiziana. L’avv. Sotira Frangipane ha colto la prestigiosa circostanza anche per omaggiare la Lunigiana e il prof. Enrico Ferri che sapeva radunare, nella sua Pontremoli, durante il Bancarella, giuristi e allievi. E, in chiusura, ha desiderato rammentare nuovamente i pensieri di Oriana Fallaci e di uno storico lunigiano che piace anche a me riportare in questo articolo in ragione sia della mia incommensurabile passione per i libri -pagine e pagine di carta che colmano l’anima e la mia casa- che per la condivisione di quanto anima il Salotto Letterario Giuridico che mi onora della Sua considerazione e, naturalmente non ultima, per la sorprendente storia fattasi tradizione con cui i librai pontremolesi hanno accarezzato il mio sentire...”i librai pontremolesi non avevano confidenza con l'alfabeto, ma "sentivano" quali libri era il caso di comprare e quali no...perché questa è una piccola terra che alleva, insieme ai prodotti del suolo, il libro e commercia in sapienza”.
Adesso, pur sapendo di cadere tutta intera nella retorica, mi ci tuffo e dico: nell’umana volgare caduta e integrale radicamento dentro la pienezza della mentalità commerciale …commerciare in sapienza mi pare veramente edificante! L’ho detto.
Una grande saga familiare. Affascinante compendio che delinea il cammino tumultuoso dei Florio dai moti del 1818 allo sbarco di Garibaldi in Sicilia attraverso le vicende politiche ed economiche del tempo. Fedeltà e segreti, colpe e sentimenti si mescolano in questa storia potente, che ha conquistato il pubblico internazionale e ha ispirato una serie televisiva italiana, diretta da Paolo Genovese. L’autrice Stefania Auci possiede l’incredibile capacità di dare vita a personaggi profondi e complessi; riesce a fondere un genere letterario americano caratterizzato da suspense con la raffinata profondità narrativa europea. Dando vita ad un romanzo dalla trama sorprendente, popolato da un universo di personaggi veri e indimenticabili. Stefania Auci narra la storia della famiglia Florio, originaria della Calabria, che si trasferisce a Palermo e, attraverso l'intraprendenza e l'ambizione, diventa una delle famiglie più importanti e ricche della Sicilia. Un romanzo che tiene incollati alle pagine.
STEFANIA AUCI nata a Trapani, vive da tempo a Palermo, dove lavora come insegnante di sostegno. Con I Leoni di Sicilia, che ha avuto uno straordinario successo – più di cento settimane in classifica, pubblicato o in corso di traduzione in 42 Paesi –, ha narrato le vicende dei Florio fino alla metà dell'Ottocento, conquistando i lettori per la passione con cui ha saputo rivelare la contraddittoria, trascinante vitalità di questa famiglia.
“Una passione che attraversa anche L'inverno dei Leoni, seconda e conclusiva parte della saga, e che ci spalanca le porte del mito dei Florio, facendoci rivivere un'epoca, un mondo e un destino senza pari”.
Stefania Auci
I LEONI DI SICILIA
Editrice Nord pagine 437

Nei giorni scorsi l’ AeroGolf, Associazione Italiana Golf Piloti e Gente dell'Aria, ha svolto a Roma la sua Gara di Golf nazionale quest’anno ispirata ai Frutti di Bosco.
L’organizzazione ha richiesto il volume di poesie di Domenico Marras proprio intitolato “Frutti di bosco”, pubblicato da Nemapress edizioni, da offrire come omaggio ai vincitori.
"Le emozioni dell'autore rivivono nel mondo animale in piccoli apologhi di sapore antico e parlano con la voce della luna, con il vento, con i frutti e gli oggetti semplici di ogni giorno, nel continuo tentativo di saggiare in diverse modulazioni e tonalità i temi costanti di una vita, di riproporli innanzitutto a se stesso attraverso le cose umili che gli avevano segnato il cammino, accompagnandolo anche nella scrittura" così Giovanni Biddau presenta questa silloge nella sua Prefazione.
Domenico Marras ha pubblicato diversi volumi di poesia e con la Nemapress : Racconti in versi (2025), Chicchi di grano (2023), Frutti di bosco (2021), La rosa, spine e petali (2020), Poesie di paese e pastori (2018).
Lo scorso 10 luglio il prestigioso tour di presentazioni del saggio Il Liberale Pannunzio – Tutto l’oro del mondo? a cura del Prof. Pier Franco Quaglieni ha raggiunto Saint-Vincent. Il primo evento, quello ufficiale, si è svolto alla Fondazione De Fonseca ( Via Pietro Micca – Torino). Sono seguite due importanti tappe: al Salone internazionale del libro di Torino e alla Librerie Italienne di Parigi (poco distante dall’ Operà). Nelle prossime settimane sono previste presentazioni nelle principali città italiane. Mario Pannunzio torna a rivivere in un intrigante saggio. Vita e opere di un grande intellettuale e politico raccontata con una scrittura elegante e raffinata. Attraverso un’opera ricca di dettagli, testimonianze illustri e di godibile lettura, il Prof. Pier Franco Quaglieni tratteggia la figura di uomo diviso tra giornalismo e politica. Un comunicatore filosofo che non ha voluto mescolarsi all’esercizio del potere e ha lasciato traccia delle sue azioni, per alcuni discutibili, e la saggezza dei suoi insegnamenti in particolare quella di offrire al lettore un racconto privo di baciamani per il dovere di raccontare ciò che è davvero accaduto. Un lusso che solo i “cronisti non ordinari” possono permettersi.
Un'élite nella sala conferenze della Biblioteca Primo Levi di Saint-Vincent, ha seguito con particolare interesse l’esposizione della vita e delle opere di un grande intellettuale e politico.
Mario Pannunzio con una grande facilità di scrittura è sempre stato un lavoratore infaticabile, sollecitato dagli avvenimenti che incalzano in lui il bisogno di tradurli in parole come se una macchina da scrivere battesse ininterrottamente nella sua testa. Tra il 1933 e il 1935 fu impegnato in tre riviste, fondate insieme a un gruppo di amici. Merita una citazione “ Oggi Settimanale di lettere ed arti”. Nel 1937 fu chiamato alla redazione di Omnibus fondata da Leo Longanesi. Negli anni successivi con Arrigo Benedetti diede alle stampe un settimanale per intellettuali anticonformisti, lo chiamò “Oggi", tuttora in edicola . Anche questa testata non ebbe vita lunga e nel 1942 fu chiusa, sempre per motivi politici.
Durante l'occupazione tedesca di Roma, Pannunzio costituì il Movimento liberale italiano. Il giornale del neonato movimento fu «Risorgimento Liberale» un foglio clandestino che uscì irregolarmente tra il 1943 e 1944 e che procurò a Pannunzio l’arresto mentre si trovava nella tipografia del giornale; trascorse alcuni mesi nel carcere di Regina Celi. In seguito diventa direttore di «Risorgimento Liberale», organo ufficiale del ricostituito Partito Liberale Italiano. In anni caratterizzati da forti contrasti ideologici, egli non esitò, andando controcorrente, a denunciare il dramma delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata e dei prigionieri italiani in Russia. Il suo antistalinismo procedette di pari passo col suo antifascismo Nel 1949 fonda e dirige il settimanale politico, economico e letterario "Il Mondo" . Il settimanale fu chiuso l'8 marzo 1966.
Alcuni nemici di Pannunzio lo hanno accusato di incoerenza e trasformismo, senza capire che egli seguiva semmai una coerenza interiore che nelle sue ideologie non trovava mai un sufficiente riscontro. Quasi che proprio lui, per alcuni, lo spietato analista della realtà politica, fosse invece il più ostinato degli utopisti ma con la straordinaria capacità della sua penna sapeva trascinare ogni volta il pubblico dalla sua parte. Sotto questo aspetto Pannunzio è stato forse il più grande persuasore della borghesia italiana è in effetti difficile difendersi dalla sua prosa adamantina e insieme insinuante, dialettica e tuttavia costruttiva. Una prosa che mette alle corde, e che forse nessuno è mai riuscito ad imitare. Se si comincia a leggere un suo articolo, o soffrendo o gongolando si dovrà comunque arrivare fino in fondo. Avere il coraggio di dire quel che si pensa e soprattutto di non sconfessare il passato, non è dote comune nemmeno di questi tempi, in cui ipocrisia e viltà sono largamente praticate. Mario Pannunzio morì nel 1968 all'età di 57 anni . Sulla bara volle una copia de I promessi sposi, il celeberrimo romanzo di iAlessandro Manzoni, autore di cui apprezzava il temperamento liberale e l'umanesimo cristiano.
Nel 1968 è stata fondata in suo onore, a Torino, l'associazione culturale «Centro Pannunzio» per iniziativa di Arrigo Olivetti, Mario Soldati e Pier Franco Quaglieni, che la dirige sin dalle origini.
Al lettore il piacere di scoprire la vita di Mario Pannunzio in questa lettura affascinante che ne costruisce le tappe più significative mostrando tutta la passione che muove il grande saggista Pier Franco Quaglieni . Un libro nitido nella scrittura e intenso nei sentimenti. Un viaggio tanto ardito quanto pieno di informazioni realistiche e concrete.
In appendice il libro pubblica per la prima volta il carteggio intercorso tra Benedetto Croce e Mario Pannunzio.
| Da sx Ennio Pedrini - Editore , Lina Conte - Presidente della Biblioteca Comunale “Primo Levi”, Prof. Pier Franco Quaglieni autore del saggio Il Liberale Pannunzio – Tutto l’oro del mondo? – Paola Cortese - Assessore alla Cultura del Comune di Saint-Vincent. |
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Il prof. Pier Franco Quaglieni è docente e saggista di storia contemporanea. Diventa giornalista nel 1968. Iniziò a scrivere i primi articoli quando era al Ginnasio e da allora ha sempre continuato a scrivere.. È Presidente fondatore ed è Direttore generale del Centro di Studi e Ricerche “Mario Pannunzio” di Torino dal 1968, da lui fondato, ventenne, insieme ad Arrigo Olivetti e Mario Soldati. È succeduto ad Arrigo Olivetti, Mario Bonfantini, Edoardo Ruffini, Mario Soldati ed Alda Croce che sono stati presidenti del Centro ‘Pannunzio’ prima di lui. Laureato in Lettere all’Università di Torino, è stato allievo di Aldo Garosci e di Franco Venturi.
Collaboratore di importanti riviste tra cui La Nuova Antologia di Giovanni Spadolini e Nord e Sud di Francesco Compagna, scrive per lunghi anni prima sul quotidiano La Gazzetta del Popolo e poi su Stampa Sera, La Stampa e altri quotidiani.
Dal 1970 al 1975 è stato Vice Presidente del Consiglio Italiano del Movimento Europeo.
È Componente del Comitato Scientifico della Fondazione “Filippo Burzio” e Vice Presidente della “International Federation of free culture” di Londra.
Ha fondato nel 1967 il gruppo studentesco “Riforma Democratica Universitaria” che si è battuto contro la nascente contestazione nell’ambito dell’Università di Torino.
Ha collaborato intensamente con l’U.S.I.S. e con il Consolato U.S.A. di Torino negli Anni ’70 e ’80, ospitando ed organizzando incontri con personalità della cultura nord-americana in tempi nei quali in Italia imperversavano le BR e il Consolato era meta di continui cortei e sit-in antiamericani.
Il Sindaco di Torino nel 1984 lo ha insignito del Sigillo d’Argento di benemerito della Città di Torino. Nel 1998 il Sindaco di Torino gli conferisce una targa di benemerenza per la sua attività di organizzatore e promotore di cultura. Nel 2008 il Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte gli conferisce una targa di benemerenza per i quarant’anni di direzione e di presidenza del Centro ‘Pannunzio’. Il Sindaco di Alassio nel 2007 gli conferisce l’Alassino d’oro, massimo riconoscimento della Città. Nel 2003 il Rettore dello storico Convitto Cicognini di Prato gli conferisce il titolo diEducatore Onorario. Nel 2002 i Licei Pantaleo e Giovanni Gentile di Castelvetrano gli conferiscono una targa in cui lo si definisce Vir bonus dicendi peritus.
È presidente della Giuria dei premi letterari Mario Soldati e Mario Pannunzio.
Presidente della Deputazione Subalpina per la salvaguardia di Venezia.
Ha vinto, tra gli altri, i Premi giornalistici Venezia, Salvemini, Arrigo Benedetti, Ernesto Rossi, Lucca, Prezzolini ed i Premi internazionali di cultura Voltaire, Tocqueville, Benda. È stato inoltre insignito del premio Einaudi scuola e Cavour-Italia. Nel 2008 ha ottenuto il Leon d’oro alla carriera per i suoi quarant’anni di giornalismo.
Autore di importanti pubblicazioni storiche tra cui Figure del Piemonte laico, Pannunzio ed il Mondo, Gozzano e il suo tempo, La Destra storica, Cavour e l’Europa, Giolitti e la sua età, Giolitti nella storiografia crociana, Cavour e Giolitti, Einaudi e Giolitti, Romeo storico di Cavour, Gobetti, Omodeo e il Risorgimento. È stato tra i primi studiosi in Italia ad occuparsi di temi scottanti come quelli delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Ha contribuito altresì a rivalutare il ruolo dell’Esercito regolare nella guerra di Liberazione e la Resistenza non comunista. Ha collaborato per la storia delle dottrine politiche e la storia contemporanea al Grande Dizionario Enciclopedico UTET. È stato Direttore della Collana Quaderni laici.
Per la Storia di Torino diretta da Valerio Castronovo ha scritto un importante saggio sulla storia delle istituzioni culturali subalpine. Curatore di alcune edizioni delle opere di Benedetto Croce, è autore anche di saggi sulla letteratura latina e di una traduzione del liber catulliano. Ha curato la pubblicazione del Carteggio Croce-Pannunzio su invito di Alda Croce figlia del filosofo.
È inoltre autore di pubblicazioni storiche edite dalla Città di Torino tra cui il volume Memorie di pietra e Le nostre radici. Coautore della Storia del Parlamento italiano in venti volumi.
È stato insignito dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga – motu proprio – della onorificenza di Grande Ufficiale al merito della Repubblica nel 1991 e nel 1999 dal Presidente Scalfaro – sempre motu proprio – di quella di Cavaliere di Gran Croce, massima onorificenza dello Stato.
Ha promosso importanti mostre storiche (Cavour) e storico-artistiche (I disegni di Leonardo alla Biblioteca Reale di Torino, Visti da Chicco, Il graffio di Gec, Torino liberty, I luoghi pavesiani, Dal “Risorgimento liberale” al “Mondo”, Il Mondo di Maccari, ecc.).
È stato insignito dal Presidente della Repubblica Scalfaro della Medaglia d’Oro di Benemerito della Scuola della cultura e dell’arte all’età di 46 anni, dopo che nel 1978 il Centro ‘Pannunzio’ ricevette lo stesso prestigioso riconoscimento, ad appena dieci anni dalla sua fondazione con decreto del Presidente Sandro Pertini.
È stato direttore del giornale Scuola Nuova, Segretario Nazionale e poi Presidente della Federazione Italiana Docenti F.I.D.
Nel 1998 la Fondazione “Popper” di Vienna ha promosso la pubblicazione di un libro su di lui e la sua attività scientifica e culturale dal titolo Professore di Libertà: oltre cento testimonianze di particolare significato ed autorevolezza.
Nel 2009 è uscito per le edizioni di Genesi un suo volume su Mario Pannunzio dal titolo emblematico: Liberali puri e duri – Pannunzio e la sua eredità in cui raccoglie molti suoi saggi ed articoli con testimonianze, tra gli altri, di Soldati, Spadolini, Laurenzi, Valiani, Montanelli, Man, Pera, Bettiza, Conso e Mathieu. Un’opera importante che ha fatto discutere perché Quaglieni dimostra in termini storici il profondo liberalismo pannunziano rispetto alle interpretazioni tramandate da una certa vulgata, volte a ridurre Pannunzio ad una icona dell’antifascismo laicista.
È considerato il massimo studioso di Mario Pannunzio e del “Mondo”, il settimanale fondato e diretto per 18 anni da Pannunzio.
In occasione del centenario della nascita di Pannunzio ha curato Mario Pannunzio. Da Longanesi al “Mondo”. Nel giugno 2010, avendo proposto la costituzione di un Comitato Nazionale per le onoranze a Mario Pannunzio per il centenario della sua nascita, ha rinunciato al contributo ministeriale stanziato con una lettera al Ministro dei Beni culturali in cui, considerando i tempi difficili che si profilavano per l’economia italiana, sostenne che il Centro “Pannunzio” avrebbe sostenuto con i suoi soli mezzi le manifestazioni promosse in tutta Italia. Nel 2010 ha girato città e grandi e piccole per commemorare Pannunzio in convegni e conferenze. È stato il promotore del francobollo emesso da Poste Italiane in 4 milioni di copie per onorare Pannunzio per il centenario della nascita e scrive sul bollettino ufficiale dell’emissione del francobollo un profilo storico di Pannunzio.
Nello stesso 2010 accetta invece di far parte del Comitato Nazionale per il centenario della nascita del Conte di Cavour presso il Mibac, ritenendo che per l’artefice dell’unità d’Italia fosse indispensabile che lo Stato italiano lo onorasse adeguatamente.
Nel 2010 pubblica Pannunzio e la sua eredità, vincendo un bando della Regione Piemonte. Il volume è stato diffuso gratuitamente a tutte le scuole e biblioteche del Piemonte, della Liguria e delle principali Biblioteche italiane.
Nel 2011 è protagonista di centinaia di incontri per il 150° dell’Unità d’Italia a cui viene invitato come relatore e conferenziere.
Nel 2013 cura la riedizione per “Libro aperto” delle “Memorie di Marcello Soleri”, scrivendo un’ampia introduzione storica sul ministro liberale piemontese che fu l’erede di Giovanni Giolitti. Inoltre, in occasione dei 45 anni del Centro “Pannunzio” promuove e partecipa in prima persona alle manifestazioni per questo anniversario che viene festeggiato in tutta Italia in quanto gradualmente il Centro Pannunzio da associazione preminentemente piemontese diventa una realtà nazionale con Sezioni che operano in molte città.
Il 21 maggio 2013 viene festeggiato nella Sala Rossa del Consiglio Comunale di Torino dal Sindaco Fassino con una cerimonia a lui dedicata al termine della quale il Sindaco gli conferisce un riconoscimento a nome dell’intera Città.
Il 3 giugno un’analoga manifestazione viene promossa dal Consiglio Regionale del Piemonte nell’Aula dell’Assemblea legislativa e in quella occasione gli viene offerto un libro con 120 testimonianze sulla sua attività di studioso e animatore del Centro Pannunzio dal titolo emblematico Il Centro Pannunzio e un maestro di libera cultura con prefazione di Piero Ostellino.
Il libro è stato presentato in molte città italiane, in concomitanza con i festeggiamenti per i 45 anni del Centro.
Prof. Pier Franco Quaglieni
Il Liberale Pannunzio – Tutto l’oro del mondo?
Edizioni Pedrini
Pagine 206