
L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
Come spesso ho ricordato il Merano Wine Festival, l’evento delle eccellenze, non è solo il “Festival del Vino”. Da alcune edizioni le eccellenze del food trovano sempre più spazio.
Helmuth Köcher, presidente e fondatore della manifestazione altoatesina, è riuscito a selezionare aziende “preziose” da tutto il territorio nazionale. Tra queste il Caseificio Marovelli da Vibbiana, una frazione del Comune di San Romano in Garfagnana, provincia di Lucca. Pensare che si trova a due passi da casa mia e l’ho conosciuto a Merano.
Nel girovagare incuriosito tra i banchi di prodotti di alta raffinatezza, sono stato colpito da una scritta: Laboratorio Didattico Sensoriale…Diventare Casaro in poche ore. Cosa significa?
È stata Romina, la giovane imprenditrice, terza generazione della Famiglia Marovelli a darmi la risposta.
“ Una esperienza sensoriale, raccontando la storia gastronomica del territorio attraverso il mondo casaro”. E nello specifico?
“Il Casaro ed il suo staff aprono le porte del laboratorio mettendo a disposizione la propria esperienza e professionalità a chiunque sia incuriosito ed interessato a vivere in prima persona tutte le fasi del processo di trasformazione del latte in formaggio”.
Non solo. Percorsi lungo sentieri, osterie alla ricerca della tradizione contadina. Farro, Ippocastano (vino insaporito con spezie profumate) e i formaggi del Caseificio Marovelli. Dalla tipologia “freschi” agli “stagionati”, ai “conciati”.
“Aspirazione alla massima qualità e alla capacità di coniugare le più moderne tecnologie con la tradizione artigianale familiare”.
Dalla semplice caciotta di mucca, ai caprini abbucciati ai più “secchi” e profumati Casaro dell’Ariosto e Verruchio fino a degustare l’Ubriaco Garfagnino ed altri affinati con erbe e foglie selezionate.
L’integrazione verticale: la “vera forza” del Caseificio Marovelli.
“ L’integrazione verticale, ovvero l’integrazione delle esperienze di tre generazioni verso la produzione di qualità medio-alta, altro non è che la migliore garanzia dell’accesso alla ricerca, materie prime e controllo dei processi. Uniti all’aspirazione del raggiungimento della massima qualità come riferimento nel mondo caseario italiano”.
Il carattere generoso, spontaneo, accogliente di Romina si ritrova negli assaggi dei suoi formaggi: formaggi espressivi che si sono rivelati alleati golosi.
La storia dell’azienda non ha radici così lontane: è stato suo nonno Giovanni, alla fine della seconda guerra mondiale, ad iniziare la trasformazione del latte garfagnino in formaggi. Come si legge nella presentazione aziendale: “per atto di sopravvivenza alimentare”. In termini più semplici: per campare.
Il successo: mantenere la semplicità di quei tempi con l’evoluzione tecnologica di oggi. Ed è proprio come interprete di questi principi che la Famiglia Marovelli ha consolidato nel tempo di tre generazioni la sua reputazione di produttori non solo affidabili ma anche attenti e sensibili alla Storia e Tradizioni di una valle, la Garfagnana, stretta tra le cime delle Alpi Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano. Chapeau!
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
La prima notizia “sconvolgente”(sic!) del 2018 nel mondo del vino italiano è stata la nascita di una nuova associazione di sommelier. La “fecondazione dell’idea” dai soliti spermatozoi smaniosi che solitamente coabitano in altre realtà. Il “parto” avvenuto dalla rottura con la FIS (Fondazione Italiana Sommelier) guidata dal giornalista Franco Maria Ricci. La sigla? Assosommelier. Si tratta della Delegazione Umbra della Fis che ha annunciato, per bocca di Davide Marotta, eletto presidente della neonata associazione, di operare sia nella formazione professionale (corsi e master) quanto nella divulgazione del vino attraverso degustazioni ed eventi. La riflessione immediata: ma le altre associazioni presenti sul territorio ( una trentina tra nazionali, regionali, provinciali, comunali, parrocchiali ecc…) cosa fanno?
Frammento n. 1
Per chi ama i cosiddetti Vini Naturali
Genova, Palazzo della Borsa in Piazza De Ferrari, domenica 21 e Lunedì 22 gennaio, appuntamento con i banchi di assaggio dei produttori di “vini naturali” organizzati da Vinnatur. “Siamo molto affezionati a Genova – ha affermato Angiolino Maule, presidente di Vinnatur nel presentare l’evento – dove abbiamo già organizzato due banchi negli anni scorsi. Qui vi è una ristorazione illuminata che ha compreso come produrre vini naturali possa essere un modo per valorizzare la cucina ligure.” Genova consacrata da Maule come “capitale d’Italia dei vini naturali”. 70 produttori a rappresentare le regioni italiane insieme ad “amici di comprovata fede” provenienti da Austria, Francia, Italia e Slovenia.
Frammento n. 2
Anteprima Amarone
Da sempre l’evento annuale veronese da il via alla kermesse delle presentazioni anteprime della nuova annata messa in commercio secondo quanto disposto dai singoli disciplinari di produzione. Per l’Amarone si tratterà della presentazione della vendemmia 2013. E poi se ricordiamo che quest’anno si celebra il compleanno dei 50 anni della costituzione DOC Amarone della Valpolicella, l’evento è uno di quelli da non perdere per gli appassionati. Le date: Sabato 3, Domenica 4 e Lunedì 5 febbraio al Palazzo della Gran Guardia di fronte all’Arena. I viticoltori aderenti al Consorzio che da anni gestisce questa manifestazione, operano su 8 mila ettari di vigneto per una produzione di circa 13 milioni di bottiglie ( circa il 60% destinate all’export) con un fatturato che supera i 330 milioni di euro. Cifre che supportano un lavoro che viene svolto nelle tre aree distinte della Volpolicella identificate dal Disciplinare di produzione: quella Classica, la Valpantena e la Doc Valpolicella.
Frammento n. 3
Decanter spara la sua TOP 10 su gli sparkling.
Gli esperti incaricati da Decanter (due!), la nota rivista inglese che si contrappone a quella americana Wine Spectator, hanno sparato i loro giudizi sui migliori spumanti (sparkling, bollicine, perlage ecc…) individuati nelle produzioni in commercio nel 2017 presi tra quelli con un costo inferiore a 55 sterline. Qualità/prezzo. Fuori quindi i pezzi da 90 (francesi soprattutto ma anche italiani come Giulio Ferrari e Annamaria Clementi) e scelta tra 173 spumanti provenienti da tutto il mondo. Come dire: “facciamo una graduatoria degli spumanti di un Dio minore”. Tutto questo è stato pubblicato prima delle feste natalizie. La riflessione:”vuoi vedere che è stata una mossa per indirizzare i consumatori verso il consumo di alcune etichette?” Come affermava Andreotti: a pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina.
Frammento n. 4
Il 2018 proclamato anno nazionale del Cibo Italiano
Iniziativa dei Ministri Franceschini e Martina. “Abbiamo un patrimonio unico al mondo – ha sottolineato il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina – che grazie all’anno del cibo potremo valorizzare ancor di più. Dopo la grande esperienza di Expo Milano (alzi la mano se qualcuno la ricorda) l’agroalimentare italiano torna ad essere protagonista in maniera diffusa in tutti i territori” E giù statistiche, successi economici, record d’export e facce sorridenti di agricoltori, allevatori, pescatori, cuochi e vignaioli tratti da Alice nel paese delle meraviglie. La riflessione inevitabile: “è iniziata la campagna elettorale”.
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
ULTIM’ORA
È MORTO Gualtiero Marchesi, un grande della cucina italiana che amava definirsi semplicemente “un cuoco”. Sua la frase cult:” Un piatto ha bisogno di studio, ricerca, passione e coreografia. Ma ricordarsi poi che dovrà piacere e soddisfare”. Così mi piace ricordarlo.
La Riflessione!
Ci siamo, come tutti gli anni. È Natale “dobbiamo spendere”. E per farlo servono dati economici “scacciacrisi”. Dobbiamo sorridere all’Anno Nuovo con i soliti, sempre uguali, dati sulla produzione vitivinicola. “Siamo la nazione che produce più vino al mondo”, “il nostro Prosecco batte lo Champagne”. Poi, conti alla mano, siamo terzi in ordine di fatturato e il nostro export, per oltre il 60%, è tirato dal vino in tetra pak (Tavernello, Ronco ecc…), dal prosecco e dal lambrusco. E al quarto posto c’è la CINA.
Frammento n. 1
Nasce VINTEGRA, Vino patrimonio comune.
FederVini e AssoEnologi, nell’ambito dell’accordo “Vino Patrimonio Comune” hanno dato vita a VINTEGRA, sistema specializzato e garantito di servizi integrati basato sui principi dell’economia e della condivisione. “Vogliamo applicare i principi della sharing economy all’interno della filiera vitivinicola” ha affermato Riccardo Cotarella, presidente dell’Assoenologi. “Ogni singolo prodotto è oggi ambasciatore del saper fare italiano e quindi deve attingere da una rete di competenze e diventare patrimonio comune” ha aggiunto Sandro Boscaini, presidente di Federvini. Quindi dal 2018 contributo della ricerca e comunicazione nei mercati. Fare squadra!
Frammento n. 2
Vino: in Toscana (e non solo) il 2017 la peggior annata di sempre per quantità.
Il valore economico è previsto in 480 milioni di euro persi. Confagricoltura Toscana precisa che il tutto è dovuto dalla gelata di Aprile, dalla siccità estiva e dall’effetto ungulati (da non sottovalutare anche in altre regioni). Confagricoltura usa il termine devastante. Tutto quanto, ahimè, si ripercuoterà sul consumatore che sarà costretto a sborsare dal 20% al 40% in più per una bottiglia di vino.
Frammento n. 3
Cantine ad emissioni zero.
Arriva dalla Spagna questa verde notizia. Miguel Torres, presidente della storica cantina iberica Bodegas Torres, ha presentato le nuove tecnologie che entro il 2032 potrebbero permettere di avere la prima cantina ad emissine zero di CO₂. In un prossimo futuro si prevedono aumenti delle temperature globali di oltre 2 gradi. Per questo la Bodegas Torres vuole essere in prima linea per recuperare e riutilizzare la CO₂. Intanto ridurrà entro il prossimo 2020 l’emissione di circa il 30%. La Cantina aziendale posta nel Penedes (Catalogna)ha già installata una caldaia a biomassa, installazioni solari e fotovoltaiche tanto da produrre il 25% delle proprie necessità.
Frammento n. 4
Leccino CSS 02 Minerva. Addio alla Xylella.
È uno dei cloni brevettati da un vivaio di Pistoia: Vivaio Attilio Sonnoli. Resistente al freddo e maggior qualità e quantità di produzione. Si chiama Minerva ed è stato dichiarato dall’Istituto per la Protezione sostenibile delle piante (CNR Bari) resistente alla Xylella, batterio che vive e si riproduce all'interno dell'apparato conduttore della linfa grezza (i cosiddetti vasi xilematici, portatori di acqua e sali minerali). Una speranza in più per i produttori pugliesi ai quali recentemente la Comunità Europea ha concesso la possibilità di reimpianto nelle zone infette.
Frammento n. 5
Un patto di filiera per rafforzare la competività della “pasta italiana”
Firmato in questi giorni un importante accordo che “sembra superare” la guerra del grano in Italia. Alleanza Cooperative, Confagricoltura, Cia, Copagri, Aidepi e Italmopa insieme per aumentare la disponibilità di grano duro italiano adatto alla pastificazione sostenendo gli agricoltori che scelgono di puntare sulla qualità. L’Italia è prima al mondo nella produzione ed export della pasta. Ma paesi emergenti come l’Egitto e la Turchia stanno facendo passi da gigante appoggiati dai propri governi. E noi… Serve adesso una risposta di “squadra”. Le intenzioni ci sono tutte in questo protocollo d’intesa. Rimarrà tale?
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Il 7° Mercato dei Vignaioli Indipendenti, svoltosi a Piacenza il 25 e 26 novembre scorso, si è chiuso con un successo atteso (era nell’aria) ma non nella misura che lo è stato veramente.
Grande, Grande, Grande, volutamente in crescendo a significare un successo maturato anno dopo anno, ben programmato, solidificando e compattando quanto realizzato. Crescere insieme è il motto. Come dargli torto.
I numeri parlano da soli. Una due giorni da Sold Out. E la cosa più sorprendente e allo stesso tempo clamorosa è stato il registrare affluenza di visitatori da regioni svariate e lontane. Presenze dalla Sicilia, Calabria e Sardegna per assaggi e acquisti ai circa cinquecento banchi dei vignaioli indipendenti .
La formula di così tanto successo?
rappresentare la figura del viticoltore promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani
fatta da vignaioli che coltivano le proprie vigne, imbottigliano il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vendono tutto o parte del proprio raccolto in bottiglia, sotto la propria responsabilità, con il proprio nome e etichetta.
persone che rispettano le norme enologiche della professione, limitando l'uso di additivi inutili e costosi, concentrando la propria attenzione sulla produzione di uve sane che non hanno bisogno del maquillage di cantina.
Quest’ultima posizione non vuol dire condurre necessariamente la propria coltivazione e le tecniche di cantina con certificazione biologica e/o biodinamica, ma produrre vini che prima di tutto siano buoni.
Ragione di questo trionfo, boom?
L’impegno generoso in vigna e in cantina, la ricerca costante della qualità, l’attenzione (finalmente aggiungo) dell’immagine del prodotto e perché no l’attività unitaria, associativa, di promozione e valorizzazione nel rispetto delle tradizioni, dei territori, per una offerta eterogenea di grande qualità.
E poi, non ultima, la familiarità che si respira appena varcate le porte della Mostra-Mercato. Essere uno di loro. D’obbligo dare del “tu” . Sorrisi, euforia, ottimismo, il bicchiere mezzo pieno. Fuori del capannone fieristico i problemi di tutti i giorni, dentro disponibilità, fratellanza, cordialità e stima. Quest’ultima toccata con mano. Alla richiesta di darmi qualche dritta negli assaggi, la risposta immediata e gentile è stata: ”vai ad assaggiare i vini di quel produttore o dell’altro” in una forma di cameratismo inusuale di questi tempi.
Giri per i banchi, leggi da dove provengono i vignaioli e subito il richiamo alla mente della straordinarietà dei luoghi di origine dei loro vini e la solidità delle tradizioni locali. Forse la mia presenza vuol essere il raccontare modestamente, con sobrietà, semplicità l’immenso patrimonio vitivinicolo che si cela dietro queste facce, le più arse dal sole, sagomate dalle intemperie.
Duemila anni di cultura del vino, di generazione in generazione, a volte di acquisizione in acquisizione, di volontà e ritorno alla terra, di lascio tutto e vado a vivere in campagna. Legame alla terra e al vino comunque sia la provenienza portando qui a Piacenza testimonianze, storia, echi e suggestioni.
Scrisse un giorno Pablo Neruda:” Non soltanto amore, bacio bruciante e cuore bruciato, tu sei vino di vita, ma amicizia degli esseri, trasparenza, coro di disciplina, abbondanza di fiori…”.
Questa è stata la FIVI, la mostra-mercato giunta alla sua 7° edizione. Lunga vita alla FIVI.
Urano Cupisti
Il 7° Mercato dei Vignaioli Indipendenti, svoltosi a Piacenza il 25 e 26 novembre scorso, si è chiuso con un successo atteso (era nell’aria) ma non nella misura che lo è stato veramente.
Grande, Grande, Grande, volutamente in crescendo a significare un successo maturato anno dopo anno, ben programmato, solidificando e compattando quanto realizzato. Crescere insieme è il motto. Come dargli torto.
I numeri parlano da soli. Una due giorni da Sold Out. E la cosa più sorprendente e allo stesso tempo clamorosa è stato il registrare affluenza di visitatori da regioni svariate e lontane. Presenze dalla Sicilia, Calabria e Sardegna per assaggi e acquisti ai circa cinquecento banchi dei vignaioli indipendenti .
La formula di così tanto successo?
rappresentare la figura del viticoltore promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani
fatta da vignaioli che coltivano le proprie vigne, imbottigliano il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vendono tutto o parte del proprio raccolto in bottiglia, sotto la propria responsabilità, con il proprio nome e etichetta.
persone che rispettano le norme enologiche della professione, limitando l'uso di additivi inutili e costosi, concentrando la propria attenzione sulla produzione di uve sane che non hanno bisogno del maquillage di cantina.
Quest’ultima posizione non vuol dire condurre necessariamente la propria coltivazione e le tecniche di cantina con certificazione biologica e/o biodinamica, ma produrre vini che prima di tutto siano buoni.
Ragione di questo trionfo, boom?
L’impegno generoso in vigna e in cantina, la ricerca costante della qualità, l’attenzione (finalmente aggiungo) dell’immagine del prodotto e perché no l’attività unitaria, associativa, di promozione e valorizzazione nel rispetto delle tradizioni, dei territori, per una offerta eterogenea di grande qualità.
E poi, non ultima, la familiarità che si respira appena varcate le porte della Mostra-Mercato. Essere uno di loro. D’obbligo dare del “tu” . Sorrisi, euforia, ottimismo, il bicchiere mezzo pieno. Fuori del capannone fieristico i problemi di tutti i giorni, dentro disponibilità, fratellanza, cordialità e stima. Quest’ultima toccata con mano. Alla richiesta di darmi qualche dritta negli assaggi, la risposta immediata e gentile è stata: ”vai ad assaggiare i vini di quel produttore o dell’altro” in una forma di cameratismo inusuale di questi tempi.
Giri per i banchi, leggi da dove provengono i vignaioli e subito il richiamo alla mente della straordinarietà dei luoghi di origine dei loro vini e la solidità delle tradizioni locali. Forse la mia presenza vuol essere il raccontare modestamente, con sobrietà, semplicità l’immenso patrimonio vitivinicolo che si cela dietro queste facce, le più arse dal sole, sagomate dalle intemperie.
Duemila anni di cultura del vino, di generazione in generazione, a volte di acquisizione in acquisizione, di volontà e ritorno alla terra, di lascio tutto e vado a vivere in campagna. Legame alla terra e al vino comunque sia la provenienza portando qui a Piacenza testimonianze, storia, echi e suggestioni.
Scrisse un giorno Pablo Neruda:” Non soltanto amore, bacio bruciante e cuore bruciato, tu sei vino di vita, ma amicizia degli esseri, trasparenza, coro di disciplina, abbondanza di fiori…”.
Questa è stata la FIVI, la mostra-mercato giunta alla sua 7° edizione. Lunga vita alla FIVI.
2017: Edizione da bollino Platinum, il più prezioso
Devo dire proprio di sì. Evento difficilmente superabile, senza alcuna “sbavatura organizzativa”. Vicinissimo alla perfezione.
Una “macchina” che ha bisogno di un solo goccio d’olio, meglio dire di vino, per far girare gli ingranaggi degli avvenimenti durante i cinque giorni. Dalla bio-dinamica al Catwalk Champagne passando per i tre giorni tradizionali, centrali, ricchi, come sempre, di novità “stellari” per gli appassionati di vini e non.
Non solo Vino.
La Gourmet Arena che da alcuni anni ha trovato la giusta location, come continuità del Wine, nella tensostruttura posizionata tra il fiume Passirio e il Kurhaus, lungo quella passeggiata resa famosa nel mondo come promenade Sissi.
Quet’anno oggetto di ulteriore “sana decisione”, da parte di Helmuth Köcher, liberandola dallo Show Cooking che, meritatamente, ha ottenuto il suo spazio in altra sede, piazza della Rena, vicinissima al Kurhaus, ribattezzata Cooking Farm.
Già, la Cooking Farm, meglio dire Chef Performance.
Dal venerdì 10 al Lunedì 13, nell’orario di apertura, più di venti chef stellati si sono alternati ai fornelli nel proporre piatti di particolare importanza cucinati secondo le loro filosofie di pensiero. Senza dimenticare i “temi giornalieri”
Wild Cooking, Fermenti in cucina, la prima manifestazione italiana sui cibi fermentati svoltasi Venerdì 10 in contemporanea con Bio&Dynamica, l’evento enoico più importante e rappresentativo insieme a Summa di Alois Lageder, guarda caso anche lui altoatesino.
Cooking Farm, confronto tra la più prestigiosa cucina italiana e la tradizione contadina svoltasi nel giorno 11. Sperimentare e giocare, amore per le radici e curiosità verso altre culture, lavorare in sintonia con la natura, la pizza nella continua e costante ricerca delle migliore eccellenze gastronomiche italiane.
Cooking Farm, “Place to be” per gli amanti dell’Alta Gastronomia svoltasi nel giorno 12. Rispetto come pilastro centrale di una precisa architettura, il fedele artigiano del cibo, la proposta di Risate&Risotti, cucinare per soddisfare i propri familiari.
Cooking Farm, il premio GODIO, inserito dall’ormai lontano 2004 in onore e memoria dello chef Giancarlo Godio, svoltosi Lunedì 13, con la premiazione di Luis Haller, altoatesino della Val Passiria, come giovane appassionato per l’arte culinaria e per la sua vocazione ai piatti semplici, composti di tre o quattro ingredienti, sapientemente selezionati, con cui riesce a creare sapori del tutto inaspettati.
Ed infine, martedì 12, durante l’evento di chiusura dedicato agli Champagne “esclusivi”, Catwalk Champagne, lo chef Italo Bassi trent’anni ai vertici della ristorazione italiana e internazionale insieme al giornalista francese Sebastien Ripari fondatore di “Le Bureau d’elude gastronomique”, hanno dato vita ad un show cooking con la complicità della Maison Maxime Blin. Maison che si trova a Trigny nel Massiccio di Saint-Thierry, chiamato anche Petit Montagne de Reims, posto sul 50esimo parallelo.
“ Il nostro lavoro- parole di Helmuth Köcher – consiste nello scegliere annualmente il massimo della qualità per gli appassionati di vino e gourmet. E presentarlo in
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Helmuth Köcher |
una cornice esclusiva come Merano. Siamo e rimaniamo i nostri clienti più esigenti”
Lo “sdoganamento” ufficiale del nuovo Merano Food & Wine Festival e risposta secca, con “una cornice esclusiva come Merano” alle insistenti e continue pressioni svolte da alcuni media nell’indicare Milano come sede logistica migliore. Svanirebbe il fascino, la seduzione, l’attrazione unite a charme, carisma a favore della sola massificazione senza anima, solo business.
E il futuro? Sono sempre le parole di Helmuth Köcher ad indicarne le linee.
“ Diffondiamo l’eccellenza enogastronomica da oltre 25 anni attraverso la selezione e valutazione dei prodotti, comunicazione dell’eccellenza, allestimento di eventi esclusivi rivolti al B2B e al B2C ed organizzazione di eventi in Italia e Europa. Da dicembre partiranno i Corsi di formazione di figure professionali e specializzate in ambito eno-gastronomico. Wine export manager, Event Manager tra tradizione e innovazione, Commesso agroalimentare, Cameriere, Aiuto cuoco ed altri. Un nutrito programma per tenere sempre ai vertici il Merano Wine Festival senza dimenticare che siamo arrivati fino a qui grazie al VINO”. Chapeau!
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
Frammenti antemprima del
Merano Wine Festival edizione 2017.
Dal 10 al 14 novembre. 5 giorni di degustazioni esclusive ed eventi.
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Merano Wine Festival |
Entriamo nei particolari indicando le “perle” di questa edizione che si presenta come una delle più “assortite” degli ultimi anni
.
Frammento n. 1
Naturae et Purae
Edizione 2017 che apre all’insegna del “naturale, biologico, biodinamico”. Celebrazione del territorio e dei prodotti naturali, mettendone in risalto “le differenze e invitando ad una riflessione sul grande tema della naturalità nell’ambito del cibo e del vino”. Anteprima giovedì 9 nov. nella splendida cornice dei Giardini botanici di Castel Trauttmansdorff con il convegno “Quo Vadis? Food&Wine, is the future natural”. Il giorno successivo ben 105 aziende provenienti da 18 Regioni Italiane proporranno vini biologici, biodinamici, orange. Nel contempo nell’area Gourmet Arena presso Cooking Farm, gli chef si “alterneranno nella preparazione di piatti dedicati al tema dei cibi fermentati, nuova frontiera culinaria che riprende l’antica usanza di modificare le caratteristiche organolettiche dei cibi tramite il processo di fermentazione”.
Frammento n. 2
VINO in VULCANO
Il protagonista di questa sezione sarà il fuoco. “Laddove vi siano vulcani estinti da oltre 10.000 anni, dormano quelli quiescenti o ribollano quelli ancora vivi, la natura è generosa nella sua fertilità”. MWF riserva, per la prima volta, un’area dove aziende selezionate provenienti da territori estremi, racconteranno la loro storia attraverso assaggi di vini dal carattere “vulcanico”.
Frammento n. 3
Charity Wine Masterclass. Cosa sono?
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Masterclass |
Volute dal Patron del MWF, Helmuth Köcher, destinando il ricavato degli ingressi al Gruppo Missionario per la realizzazione di progetti specifici in Africa. Veri e propri seminari aperti a “chiunque desideri approfondire, confrontarsi, assaggiare e conoscere territori, storie e tradizioni da prodotti unici, grandi classici dell’enologia”.
Sabato 11, Domenica 12, Lunedì 13, in vari orari. Ben 19 Masterclass con moderatori scelti tra enologi, giornalisti del settore, sommelier quotati, tra i più conosciuti sia a livello nazionale che internazionale.
L’elenco delle 19 Masterclass in http://www.meranowinefestival.com/charity-wine-masterclasses/
Infine, da non perdere,
Frammento n. 4
Catewalk Champagne
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Martedì 14 l’ormai attesa Catewalk Champagne. Giunta alla terza edizione ha “bruciato le tappe”; è già diventata il primo riferimento dello Champagne in Italia. Ben oltre 80 Maison tra le più famose con ben 200 etichette per condividere emozioni in un ambiente unico, il Kurhaus, elitario, elegante. “Lo champagne si confronta con il vino come l’haute couture si confronta con la moda” (Alfred Gratien).
Riflessione!
“Il Merano Wine Festival non è solo un evento; è un vero e proprio “think tank”, un forum di scambio di opinioni tra produttori, opinion leader, professionisti del settore e consumatori: un benchmark dell’eccellenza enogastronomica”.
Aggiungo: Un’azienda quando viene selezionata dal MWF entra a far parte del gotha dell’alta qualità.
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
“Premio Italia diritti umani 2017”
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato e che hanno reso possibile l’evento giunto alla sua 16.ma edizione. In particolare al collega e amico Antonio Di Spirito che ha “raccolto” il contributo enoico di alcune Aziende vinicole contribuendo a rendere piacevole il “generoso” buffet.
Tenuta Fontana di Pietrelcina (Bn)con il bianco “Civico 44” 2016 e il rosso “Civico 28” 2015
Il Cancelliere di Montemarano (Av) con il bianco “Gioviano” 2014 el il rosso “Nero Né” 2012
Monti Cecubi di Latina con il bianco “Amyclano” 2016 e il rosso “Terrae d’Itry” 2016
Fontanavecchia di Torrecuso(Bn) con il suo bianco “Taburno Falanghina del Sannio” 2016
Premio Italia diritti umani, nato per dar voce agli ultimi e per l’esigenza di dare un giusto riconoscimento a coloro che per la loro attività si sono distinti nel campo dei diritti umani. In altre pagine del giornale il resoconto dettagliato del Premio.
La Riflessione!
È iniziato il “Valzer delle Guide 2018”. Ha iniziato Slow Food, a seguire L’Espresso e Vitae (Ais). Siamo in attesa di Gambero Rosso, Touring, Michelin e Bibenda (Fis). Guide di vino e cibo. Cappelli, baci, forchette, cucchiai, cucchiaini, tralci, grappoli a non finire con punteggi in centesimi, ventesimi, cinquesimi tutto in abbondanza. E come condimento l’onnipresente Trip Advisor con recensioni da “spettacolo”. Eppure servono, eccome. “L’ha detto la tale guida, ha tre cappelli, un grande vino…ha quattro tralci,un grande chef…è mono-bis-tristellato”. E il “profumo della carta” ancora batte l’on-line. Nell’elenco dei sistemi di premiazione ho dimenticato i coltelli. Quelli servono per “Nacht der langen Messer” (la notte dei lunghi coltelli), quella celtica originale del Natale del 450 d.c. (U.C.)
Frammento n. 1
Il Bianco supera il Rosso
Storico sorpasso: cambia la geografia mondiale. In Italia ed Europa non è questione di mode, comunicazioni ad hoc, budget pubblicitari ma incide anche il cambiamento climatico. Basta pensare che in questo Ottobre si stenta a mangiare castagne, polenta, cacciagione ecc…, i tipici piatti accompagnati da vini rossi ma si continua con i piatti dell’estate che richiamano i vini bianchi. Un’analisi di Nomisma-Wine Monitor ha evidenziato come gli scenari evolutivi del prodotto storico della nostra eccellente enologia come Barolo, Brunello, Supertuscan siano in calo sorpassati da Vermentino, Arneis, Verdicchio, Fiano, i bianchi altoatesini e friulani senza dimenticare le innumerevoli produzioni legate anche a vitigni ritenuti scomparsi. Non solo. I Terroir vocati al rosso si stanno dimostrando altrettanto vocati al bianco. (C.d.G.)
Frammento n. 2
L’ultima dalla Cina
Il paese del Dragone è in testa al consumo mondiale globale con 16 milioni di ettolitri di vino consumati nel 2016 davanti a Usa, Francia, Italia e Germania con una domanda in fortissima crescita ponendo la Cina al quinto posto dei produttori mondiali.
Frammento n. 3
Confronto Francia-Italia sui numeri che valgono.
Non serve essere al primo posto nella produzione, compresi i vini in tetrapack. È il fatturato, in particolare quello dell’esportazione, che stabilisce il primato. Questi i numeri che ci devono ricondurre con i piedi per terra e “lavorare sodo” in unità d’intenti. Il Bordeaux stravince con un valore di 1,6 miliardi di euro contro i 531 milioni della Toscana, i 272 milioni di euro del Veneto (tantissime bottiglie ad un prezzo medio irrisorio, Prosecco docet) e i 243 milioni di euro del Piemonte. La Borgogna con i soli 352 milioni è in testa a tutti con un super prezzo medio di ben 23,5 euro al litro. Dati 2016. E nel 2017, con una ricognizione sui valori esportati nei primi 5 mesi, la forbice Francia-Italia si sta ulteriormente allargando con un +19,4% contro i nostri +4,4%. (C.d G.)
Frammento n. 4
Infine il patteggiamento della pena ha chiuso lo “squallido” scenario del Sauvignon Bianco alterato.
Si è chiuso con 41 patteggiamenti, per 31 persone fisiche e 10 aziende, l’inchiesta della Procura di Udine sul caso di sofisticazione del Sauvignon Blanc con aggiunta di un esaltatore di aromi. La diversità con altre sofisticazioni del passato è stata che almeno non risultava nociva alla salute ma solo perché non prevista (l’aggiunta) dai disciplinari di produzione. Nomi importanti e blasonati del Friuli dove il Sauvignon Blanc è uno dei vitigni maggiormente allevati. Il “lievito magico” aveva coinvolto anche produttori delle province di Chieti e Terni e rischiava di infettare tutto il territorio nazionale. In cima all’elenco dei patteggiamenti spicca il nome dell’enologo Ramon Persello, “inventore del lievito magico”. Per conoscere in dettaglio i nomi dei produttori coinvolti e quelli aggiunti vi rimando al Blog http://vinounapassioneilblog.blogspot.it/ (Ctrl + Clic per aprire il collegamento) all’articolo dal titolo “Purtroppo dobbiamo comunicare anche questo”
Frammento n. 5
Cambia la data di scadenza sui cibi
Arriva l’etichetta che cambia colore dal momento che gli alimenti non sono più commestibili. I ricercatori della Clarkson Universty a Potsdam (New York) hanno approntato un sistema innovativo per una informarzione in tempo reale. Non solo per gli alimentari ma anche per le creme e i cosmetici in generale. In base al colore dell’etichetta, dove è presente un sensore, sapremo se il prodotto avrà subito contaminazioni e quindi sia da buttare. È una rivoluzione se si pensa che ogni anno gettiamo tonnellate di cibo sempre commestibile per scadenze fisse imposte per legge
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
Frammenti del
Merano Wine Festival edizione 2017.
Dal 10 al 14 novembre. 5 giorni di degustazioni esclusive ed eventi.
“Sembra ieri che insieme con due amici avevo pensato di trasformare la città di Merano nel salotto buono europeo della raffinatezza in cui passato,
Urano Cupisti (a sin.) con Helmuth Kocher. |
presente e futuro del vino e della gastronomia trovano spazio per il confronto, la conoscenza, l’incontro” (Helmuth Köcher, Presidente e Fondatore del MWF)
Prende forma il Merano Wine Festival edizione 2017. Dal 10 al 14 novembre, 5 giorni di degustazioni esclusive ed eventi imperdibili. Venerdì 10 la rassegna consolidata dei bio&dynamica si arricchisce di una serie dedicata ai vini “orange” e PIWI (vitigni resistenti alle malattie). Sempre venerdì 10 apre la Gourmet Area che ospita la selezione food: Culinaria, Beer passion e Consortium. Sabato 11 e Domenica 12 come sempre una due giorni dedicata ai vini nazionali ed internazionali. Lunedì 13 è la volta delle New Entries della Selezione Ufficiale e delle Vintage Collection dei produttori, un grande appuntamento con le “annate vecchie”. Martedì 14 chiusura in bellezza. Torna, dopo il successo della prima e seconda edizione, Catwalk Champagne, l’appuntamento con gli importatori delle Grandi Maison francesi aderenti al Club Excellence.
Frammento n. 1
Gourmet Arena
Le eccellenze della culinaria si danno appuntamento lungo la riva destra del Passirio, meglio conosciuta come Promenade Sissi. All’interno dei padiglioni, oltre gli show cooking tenuti dai più rinomati chef nazionali ed internazionali trovano spazio acquaviti, liquori e distillati di gran pregio. Oltre 15 i birrifici artigianali scelti dopo accurata selezione. Spazio anche ai Consorzi come vetrina nel mondo dell’eccellenza. Infine una Rue des Chefs, dedicata ai prodotti e servizi di alto livello per il lavoro nella gastronomia.
Frammento n. 2
Bio&Dinamica.
Settore maggiormente in crescita negli ultimi anni non poteva non essere presente al Festival delle Eccellenze. Spazio, da sempre dedicato, nella giornata di apertura. Vini biologici e biodinamici affiancati dagli “orange” e PIWI ( vini da vitigni resistenti alle malattie). Un percorso tra la “naturalità” e “purezza” con oltre 100 produttori selezionati.
Frammento n. 3
Wine Italia ed International
La “vera” anima del Festival. Negli splendidi saloni del Kurhaus, uno dei capolavori Liberty altoatesini, prende vita la tre giorni meranese dove il Vino è il protagonista assoluto. Da anni, ne sono trascorsi ben 26 (ventisei), i riflettori si accendono sul Festival più amato dagli appassionati di tutto il mondo. “Almeno una volta nella vita bisogna visitare il Merano Wine Festival e rendere omaggio alle eccellenze provenienti da tutto il mondo”.
Frammento n. 4
Perché andare a Merano
Perché nelle sale del Kurhaus viene interpretato un percorso tra le varie aree vitivinicole nazionali ed internazionali. The WineHunter, 800 vini che hanno ottenuto l’Award Rosso, Gold o Platinum. Le sezioni Extremis (i vini estremi vanto della viticoltura italiana), le New Entries (le aziende che entrano piano,piano a far parte degli eletti). Infine, nella sala Czerny, i vini che condurranno i visitatori in un viaggio sensoriale attraverso la Spagna, Argentina, Libano, Sud Africa, Austria e Crimea.
Frammento n. 5
Masterclass, gli assaggi particolari, unici.
Da sempre sold out in breve tempo. Veri e propri seminari per approfondire, confrontarsi, conoscere e assaggiare, a volte per la prima volta. Imperdibili per un vero appassionato. Come per gli anni passati il ricavato degli ingressi sarà devoluto al Gruppo Missionario di Merano per la realizzazione di progetti specifici in Africa.
Frammento n. 6
Catewalk Champagne
Giunta alla terza edizione ha “bruciato le tappe”; è già diventata il primo riferimento dello Champagne in Italia. Ben oltre 80 Maison tra le più famose con ben 200 etichette per condividere emozioni in un ambiente unico, il Kurhaus, elitario, elegante. “Lo champagne si confronta con il vino come l’haute couture si confronta con la moda” (Alfred Gratien).
Frammento n. 7
L’Anteprima
Come tutti gli anni l’Anteprima del Merano Wine Festival è lasciata al 78° Gran Premio Merano Alto Adige di Ippica che si correrà il 23 e 24 settembre. Un’occasione speciale per presentare le eccellenze dell’eno-gastronomia offrendo in degustazione un assaggio dei migliori prodotti Food&Wine presenti durante il MWF. Uno spazio curato da Helmuth Köcher, Presidente e Fondatore del Merano Wine Festival.
Riflessione!
“Il Merano Wine Festival non è solo un evento; è un vero e proprio “think tank”, un forum di scambio di opinioni tra produttori, opinion leader, professionisti del settore e consumatori: un benchmark dell’eccellenza enogastronomica”.
Aggiungo: Un’azienda quando viene selezionata dal MWF entra a far parte del gotha dell’alta qualità.
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La riflessione!
Ci risiamo. Come tutti gli anni. Vendemmia sì o Vendemmia no?
Come al solito la notizia divulgata dalla Rai (Tg2) ci lascia nel limbo: buona o cattiva? Il servizio è partito categorico: vendemmia da non ricordare per la
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Sorbi - La festa della vendemmia |
scarsità produttiva. Poi, tramite interviste ai produttori, è proseguito in un altalenante spot a favore, ma non troppo, della vendemmia recuperata non in quantità ma in qualità. Il “povero” Prof. Riccardo Cotarella, nella sua veste di Presidente dell’Assoenologi, l’Associazione che raccoglie tutti gli enologi italiani, ha avuto il coraggio di richiamare i colleghi “a dire la verità” sulla vendemmia 2017. È stato “massacrato” dai vari Superconsorzi e UVI (Unione Italiana Vini), reo di discriminare il buon nome del Vino italiano. E i degustatori, assaggiatori, seguaci del bravo comico Albanese, privati della certezza buona o cattiva, ricercheranno nei calici il profumo “della gelata primaverile che apre a sentori solari ricchi di raggi UV per l’eccessiva esposizione”. Senza dimenticare “l’uva vizza” dovuta alla mancanza di acqua. Il “carrozzone enoico italico” del vino è già in fermento. Importante è mantenere il primato mondiale della produzione. Se poi a fruirne saranno i Consorzi dei vini in tetrapack (Tavernello, Ronco, San Crispino ecc…) non importa. E i francesi se la ridono (ndr)(U.C.)
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Il prof. Riccardo Cotarella |
Frammento n. 1
“Vendemmia 2017, ma quale alta qualità”.
Il Prof. Riccardo Cotarella, Presidente dell’AssoEnologi, l’Associazione che raccoglie gli enologi italiani, si rivolge ai colleghi invitandoli “a dire la verità sulla vendemmia 2017”. “A fronte di un innalzamento del grado zuccherino, riscontriamo un’altissima acidità. E questo è anomalo”. “Parlare di questa vendemmia mi rattrista. La situazione è pesante in tutte le Regioni d’Italia”. Il Prof. Cotarella va giù duro. “Gli enologi non devono seguire le logiche di mercato né cercare di indorare la pillola” Tutto questo è stato detto durante un convegno tenutosi nelle Marche in occasione del 50° anniversario della DOC Rosso Conero.
Frammento n. 2
La “risposta” del Gruppo Schenk e dell’UVI.
La risposta indiretta al Prof. Cotarella non è tardata ad arrivare. È nel commento di Daniele Simoni, Amministratore Delegato di Schenk Italian Wineries, colosso nel settore vinicolo italiano e
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Daniele Simoni, AD SchenK Italia |
internazionale. Basti pensare che il solo gruppo italiano Schenk produce 52 milioni di bottiglie all’anno. “Stiamo registrando un calo circoscritto ai volumi non alla qualità”. Ed ecco la pillolina amara. “Si potrebbero (il condizionale foriero di verità nascoste) aprire scenari diversi per il consumatore: a fronte di minor prodotto, aumento dei prezzi. Noi siamo però ottimisti confidando che il consumatore rimarrà fedele alla qualità (pagando di tasca propria l’andamento stagionale avverso n.d.r.). L’U.V.I., Unione Italiana Vini, da parte sua, nell’ammettere le difficoltà riscontrate ed emerse dai primi dati della vendemmia, conferma il primato produttivo mondiale italiano davanti a Spagna e Francia. Come dire: non è successo niente. Il prof. Cotarella è un “catastrofista”!
Frammento n. 3
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vigneti nello Ningxia |
Cina: è giunto il momento di smettere di imitare gli altri.
In Cina si passa alla fase CINQUE. Dopo aver studiato agronomia in riferimento alla viticoltura ed enologia (come fare vino), trovato le aree con terreni, microclimi, altitudini adatte all’allevamento dei vitigni, importato i macchinari necessari e studiato come produrli in loco, importato vini europei (per la qualità) per studiarne i segreti più nascosti, aver prodotto vini “imitati”, i cinesi sono pronti a camminare da soli e presentarsi sui mercati internazionali con prodotti di alta qualità. Regioni come Shanxi, Xinjiang e in particolare Ningxia, hanno accumulato da tempo esperienze e apprendimento. I viticoltori cinesi iniziano a essere consapevoli della diversità dei territori e stanno cambiando in funzione del terroir. Non più solo Cabernet, Merlot, Chardonnay in tutti i territori. Lo studio delle zone vocate è in atto. Sono arrivati vitigni come il Marselan, Petit Manseng, Malbec, Tempranillo e udite, udite, l’Aglianico (Grace Vineyards). Presto arriverà anche il Sangiovese e ne vedremo delle belle!
Frammento n. 4
Il Prosecco fa male ai denti. Poi ci ripensano: è una fake news.
Daily Mail e Guardian in testa. I grandi quotidiani inglesi cadono nella bufala del Prof. Darmien Walmsley, sedicente esperto della British Dental Association, che indica Il Prosecco come bevanda
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l'articolo del Guardian |
zuccherina-alcolica con l’aggravante dell’anidride carbonica e causa di tutti i mali con alto rischio di corrosione per i denti. Come se tutti gli spumanti, anche quelli inglesi, non contenessero zucchero, alcool e CO2. Poi si viene a sapere che i produttori britannici di birra sono preoccupati da tempo sull’aumento delle vendite di sparkling, con in testa il Prosecco. Che sia la lobby britannica della birra l’autrice di questa fake news (da noi detta più semplicemente bufala mediatica)? Una cosa è certa: è durata dalla sera alla mattina con tanto di scuse dei quotidiani per la notizia alquanto fantasiosa. Per questa volta lo sparkling, con il Prosecco in testa, sono salvi.
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
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La riflessione!
Il vino italiano più antico ha quasi 6.000 anni
La notizia è di quelle che “scombussolano” la Storia del Vino. Fino ad adesso il vino in Sicilia e nella Magna Grecia era stato introdotto dai Fenici e
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Il ritrovamento delle giare |
successivamente dai Greci. Si parla del 1.000/1.500 a.c. Il recente ritrovamento ci porta indietro nel tempo a 4.000 anni a.c., prima dell’Età del Bronzo e contemporaneo alla civiltà Sumera.
Interessante scoprire quale civiltà fosse approdata sulle coste siciliane o quale popolo, comunità indigena conoscesse allora la tecnica naturale della fermentazione. Del resto “la scoperta” del vino risale a 12.000/15.000 anni prima di Cristo. È scritto nelle Sacre Scritture e nei ritrovamenti di processi fermentativi. Chi vivrà saprà, intanto godiamoci la recente scoperta.
Frammento n. 1
Il vino italiano più antico.
Nella fretta di dare la notizia è stato scritto, erroneamente, che “il vino italiano più antico del mondo ha 6.000 anni”. Vino più antico italiano sì, del mondo no. Le Sacre Scritture ci ricordano (V° Libro della Genesi) che Noè scese dal Monte Ararat, piantò la vite, fece vino e si ubriacò. Periodo delle grandi alluvioni, indicato nelle scritture come “Diluvio Universale”, circa 10.000 anni avanti Cristo. Per i non credenti valgono le scoperte archeologiche risalenti a 12.000/15.000 anni avanti Cristo. Ma la notizia che riguarda l’individuazione in una grande giara dell’Età del Rame rinvenuta in una grotta vicino Agrigento è di quelle che cambierà le attuali conoscenze sulle origini del vino italiano. Università della Florida Meridionale, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Università di Catania ed esperti della Sopraintendenza ai Beni Culturali di Agrigento; insomma un gruppo internazionale d’esperti che hanno pubblicato congiuntamente la notizia, sul Microchemical Journal, del ritrovamento della giara contenente residui fermentativi. Sarà stato vino bianco o rosso?
Frammento n. 2
Gli olivi in Valtellina. Roba da matti. Ora lo copiano.
“Sono un uomo pacifico, gioviale, accomodante, ho 74 anni e non spreco certo il tempo in moti di rabbia”. Parole di Carlo Baruffi coltivatore di olivi in
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Raccolta di olive in Valtellina |
Valtellina a 600 metri di quota. E poi quando la Coldiretti certifica che “Oltre il 46esimo parallelo in Valtellina si trova l’estrema frontiera nord dell’olio d’oliva italiano”, che sempre in quella valle c’è la presenza di 16 mila piante su oltre 50 mila metri quadrati di terreno capisci che la scommessa l’ha pienamente vinta Carlo Baruffi. “Ora tutti mi seguono, conosco contadini che hanno piantato a 700 metri di altezza”. “La qualità del mio olio? Chi lo vuole costa € 35,00 al litro”. Con questo chiude qualsiasi discorso.
Frammento n. 3
Il perché del mancato successo del Vino Italiano in Cina
Perché l’Italia che viene indicata come il primo produttore di vino al mondo non ha grande seguito nel mercato cinese? Francia, Australia, Cile si sono affermati grazie ad una politica d’inserimento ben
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Tasting vino italiano |
pianificata e “semplice”. Noi italiani non riusciamo ad uscire da un approccio provinciale tanto da essere considerati produttori minori. Le grandi aziende sono poche e i Consorzi che riuniscono piccole cantine non riescono a “presentare” un brand ottimale. Pesano ancora i mancati investimenti ed errori fatti nel passato.
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
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Sorbi - la festa della vendemmia |
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La riflessione!
Iniziata ufficialmente la vendemmia 2017
Il taglio del nastro è avvenuto in questi giorni, come sempre, in Franciacorta. E non allarmiamoci; siamo in anticipo di una settimana scarsa rispetto all’anno precedente. Forse la difficoltà per questo millesimo sarà più per le gelate improvvise primaverili che per il caldo torrido di questi ultimi giorni. Ed intendiamoci. Gelate in riferimento al quantitativo di produzione. Più del 30% di coltivato è andato distrutto. In particolare soffriranno quei vigneti a conduzione “naturale e/o biologica” per i mancati “interventi” non previsti. Presto, finita la vendemmia (che sarà più lunga del previsto), riecheggeranno i soliti ritornelli. L’industria del vino farà comunicati ricordando “un’eccellente annata”, la media produzione ci dirà che è pur sempre ottima e “siamo riusciti a salvarla”e forse la verità verrà come sempre dalla fonte più attendibile: i piccoli produttori che rappresentano il polso del territorio. Quest’ultimi si sono già adoperati, in una situazione piuttosto delicata così come sembrerebbe, a richiedere ufficialmente un incremento dei controlli da parte delle unità competenti, al fine di garantire il “rispetto delle regole”.
Frammento n. 1
È tempo di cambiare il modo di fare vino in Italia
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Il prof. Attilio Scienza |
“Abituiamoci ad annate così calde. Questa è solo la prima. Altre ce ne saranno”. Parole del Prof. Attilio Scienza, docente di viticoltura all’Università di Milano, nell’analizzare l’annata 2017 sulla base di campionature provenienti da tutto il territorio nazionale. “Fare delle previsioni è un azzardo perché l’Italia è lunga quindi ci sono tante situazioni diverse. Ma di una cosa sono sicuro: questa non sarà l’ultima e unica annata calda e asciutta a cui assisteremo”. E allora cosa fare?. Il Prof. Scienza ricorda innanzitutto che “la vendemmia di quest’anno deve servire da scuola per quelle che verranno; i nostri produttori dovranno essere bravi a fare esperienza e tesoro per iniziare a studiare un modo diverso di fare enologia in Italia”. Ricerca sui portainnesti, studiare incroci sempre più resistenti al cambiamento climatico, diradare in vigna per dare possibilità alla pianta di avere lo spazio vitale e poi migrare nei territori interni perché i litorali perderanno, anno dopo anno, la loro attuale vocazione produttiva. “Infine (grazie Prof.) non auspicare la pioggia in questo periodo. Purtroppo arriverebbe nella forma torrentizia e avrebbe effetti deleteri”. (fonte: Cronache di Gusto).
Frammento n. 2
I Cinesi continuano a fare spesa in Francia: Château Fauchery.
La Cina continua a fare “man bassa” in Europa. È di questi giorni la notizia dell’acquisizione di Château Fauchery in piena Aoc a Bordeaux. Cantina rinomatissima per la produzione di vini biologici. La Holding cinese, in un comunicato, ha fatto sapere che l’operazione serve loro per il mercato medio-alto, quello dei numerosi Club privé di Pechino, Shenzhen e Hong Kong. È Hugo Tian il nuovo presidente con il compito di preparare nuove acquisizioni a breve. Chapeau!!!
(fonte: Cronache di Gusto)
Frammento n. 3
Boom del “vino biologico”: + 40%
Volenti o nolenti, che piaccia o no, il vino cosiddetto biologico tira, eccome! Sui mercati internazionali il biologico italiano vale 192 milioni di euro. + 40% rispetto al 2016 e + 35% nel mercato nazionale. Tutti contenti ma attenzione: che si proceda nel modo giusto. Controlli e severità nelle visite aziendali soprattutto in vigna vengono richiesti da più parti. Non ci si può accontentare della sola scritta in etichetta. E chi se ne approfitta paghi veramente. Non disperdiamo quello che è un valore aggiunto.
Frammento n. 4
Tiramisu World Cup. A Treviso.
Dalla terra che ha visto nascere uno dei dolci più amati ecco la Tiramisu World Cup. La competizione decreterà il migliore pasticcere e la migliore ricetta originale. Le finali a Treviso i primi di novembre. La sfida si disputerà su due fronti: da un lato la ricetta originale decretata dall’Accademia Italiana della Cucina, dall’altra la creatività e aggiunte personalizzate. Un’idea stimolante per sancire la casa natale del Tiramisù: Treviso. Correvano gli anni settanta, presso il Ristorante Le Beccherie, quando la Signora Campeol mise insieme uova, mascarpone, savoiardi, zucchero, caffè, cacao e dette inizio all’apoteosi del dolce più imitato nel mondo.
Frammento n. 5
Siamo i primi in Europa a produrre gelato!
Con 595 milioni di litri prodotti nel 2016, gli italiani hanno sbaragliato tutti nel produrre gelato in Europa. Lo certifica Eurostat. Secondi i tedeschi e terzi distanziati i francesi. La qualità premia. Basti pensare che nel 2011 eravamo terzi dietro ai francesi e l’anno scorso secondi dietro i tedeschi. Nonostante le acquisizioni di aziende italiane da parte di multinazionali estere (tedesche e francesi).
Osservo, scruto, assaggio e…penso.
È il caso di dire proprio così. Titolo scontato per un ristorante che propone una carta di quasi solo pesce in una città di diversa tradizione culinaria? Forse. Ma Il Mestolo di Siena racconta tutt’altra storia.
Una storia basata sulla difesa della qualità, per l’affermazione di una cucina di ricerca in un territorio quanto mai ostico, sotto il profilo gastronomico, ancorato a precise radici ultracentenarie.
Entri e capisci subito di essere finito nel ristorante “marinaro” per eccellenza. Situato nella periferia est della città del Palio ad un chilometro circa dal centro. Oggi meta di buongustai da ogni dove.
Ci si accomoda in un ambiente curato, pur senza eccessi, per assaporare gli ottimi piatti cucinati con abile maestria dalla Signora Nicoletta, moglie di Gaetano De Martino, patron cordiale nell’accoglienza, tendenzialmente impeccabile.
Il pesce, protagonista principale della proposta gastronomica è freschissimo . Proviene primariamente dal mare grossetano senza disdegnare l’origine livornese. Verdure di stagione e soprattutto un buon olio extravergine d’oliva che, con altri ingredienti genuini, si uniscono con fantasia ed equilibrio in piatti ben presentati, profumati e saporiti.
Ad incorniciare il tutto una cantina completissima dove c’è l’imbarazzo della scelta. Ma con Gaetano l’imbarazzo viene superato per la sua dote di eccellente MaÎtre di sala, maestro d’arte e fine conoscitore delle tecniche d’abbinamento cibo-vino.
Talento di razza. Non si ferma mai Quasi se fosse perennemente insoddisfatto. Sempre alla ricerca di “materia prima” particolare da sottoporre alla Signora Nicoletta per “pensare” insieme nuove ricette. Il suo obiettivo è quello che il Mestolo debba sempre e comunque stupire con soluzioni imprevedibili.
Dalla cucina si può pretendere l’avanguardia , ovvero la scienza applicata ai fornelli, così come tornare indietro nel tempo, ai sapori genuini di una volta. E la Signora Nicoletta pronta a presenziare ai tavoli, a spiegare con naturalezza la preparazione dei piatti, le cotture, tenendosi per se quei segreti che fanno del Mestolo un locale di riferimento della ristorazione regionale.
Ho conosciuto Gaetano e Signora nella primavera scorsa durante una mia visita al Ristorante per accertare che fosse “degno” dell’inserimento nella Chaîne des Rôtisseurs, l’Association Mondial de la Gastronomie.
Ha superato “l’esame” a pieni voti tant’è che oggi, Gaetano De Martino è stato intronizzato nella Chaîne con la fascia di Maître de table.
Pranzare nella sala tra arredi di gusto e tavoli ben apparecchiati è stato di una gradevolezza senza pari.
Di quel giorno, dei piatti presentatimi, ricordo due alfieri della mano felice ed ispirata della Signora Nicoletta, oggettiva capacità di creare piatti di alto livello. Emozioni ad ogni assaggio.
IL CRUDO DI MARE DEL MESTOLO, un piatto molto richiesto che ha contribuito a rendere famoso questo locale. Sembrerebbe un piatto banale se non fosse l’accurata scelta degli ingredienti che devono essere assaggiati secondo “il senso dettato dal mare” per conoscere i fondali marini di quella parte del Mar Tirreno che si stringe tra Punta Ala e l’Argentario impreziosito da due ostriche “francesi” , bretoni, di diversa provenienza a rappresentare un’avanguardia selettiva e non una moda qualunque.
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Spaghetti al riccio |
SPAGHETTI Al RICCIO, dove il ricco in tutta la sua freschezza e profumo è il protagonista del piatto, servito al naturale, combinato appena a un ottimo olio extravergine d'oliva. Piatto di alto livello, linearità e immediatezza nei sapori. Chapeau.
Il Mestolo è senza alcun dubbio il giusto “approdo” ( il termine quanto mai felice) gradevole e sicuro nel “mare” di Siena. Ma se esplodesse il desiderio dei sapori antichi dell’entroterra senese dove “lo
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Mestolo |
spiedo scoppiettante” richiama una “cucina etrusca, rinascimentale”, la Signora Nicoletta è pronta ad offrire uno dei piatti di cacciagione più richiesti: Pernici allo spiedo con l’inevitabile chiusura di un “bicchierino” di Vin Santo Occhio di Pernice.
Il momento del commiato arriva sempre presto e così lo è stato anche al Mestolo. Indelebile ricordo di Nicoletta e Gaetano, semplici ristoratori che hanno proposto il mare nella città di Siena.
(foto: Claudio Mollo)
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La riflessione!
VINEXPO è stato un evento “caldo”.
Edizione 2017 all’insegna dell’eccellenza e della canicola. “Caldo” lo è stato in tutti i sensi. Dal punto di vista climatico con una “canicola” che ha influito negativamente in alcuni comparti organizzativi. Dal punto di vista dell’entusiasmo, slancio e partecipazione dalle presenze registrate durante i quattro giorni dell’Evento.
La “canicola” non ha permesso di usufruire al meglio tutto l’esterno lungolago dove si sono registrati 38° con percezione oltre i 40°. I numerosi ristoranti a tema e le tensostrutture allestite dalle Maison dai nomi altisonanti come Veuve Clicquot per i previsti lunch party sono stati frequentati in misura minore.
È stato il Vinexpo della Spagna vitivinicola l’attore maggiore delle quattro giornate del salone. A disposizione del visitatore la larga gamma di vini da vitigni autoctoni iberici di alta qualità come il Tempranillo, Bobal, Monastrell, Garnacha, Mencia, Albariño, Godello, Txacoli, Verdejo. Senza dimenticare lo Sherry, vino elaborato con vitigni Palomino Fino, Moscatel e Pedro Ximenes e il Cava, vino effervescente prodotto con uve Xarel.lo, Parellada e Macabeo.
La Cina è stata presente con aziende in partnership con U.K e Francia (basti pensare allo spumante Chandon, quello della F1). Inoltre quest’anno si è presentata con una delle regioni vitivinicole produttrici di vini d’ottima qualità: il NINGXIA, posizionata ai confini sud della Mongolia interna.
Territori dove è possibile allevare i vitigni internazionali e trarne uve sane da vinificare “alla francese”.
Frammento n. 1
Giugno da record per il Chianti Docg
Da non confondere con il Chianti Classico “Gallo Nero”. Un giugno da record che ha fatto registrare un aumento nelle vendite del 10%. Questo dato è stato reso noto durante la recente Assemblea dei soci del Consorzio. “È un dato che ci conforta- ha spiegato Giovanni Fusi, il Presidente – ma dobbiamo essere più presenti all’estero e investire in promozione”. Ed ha continuato: “Difficile immaginare di rilanciare il nostro prodotto nel mondo se il primo a bloccarci è il sistema burocratico italiano ben distante dalla realtà”. Una accusa precisa in riferimento al Ministero delle Politiche Agricole e alla Regione Toscana in ritardo sui bandi di finanziamento tanto attesi. (Fonte: Consorzio Chianti)
Frammento n. 2
Faremo rinascere la Calabria con le nostre uve.
“La Calabria del Vino? Produce ancora poco rispetto alle sue potenzialità e va promossa di più nei mercati internazionali. Molto di più”. Ad affermarlo è stato Demetrio Stancati, patron della cantina Serracavallo di Bisignano in provincia di Cosenza. La vecchia Enotria (così si chiamava la Calabria) è ancora fanalino di coda nella produzione vinicola nazionale e i suoi vini, fuori dai confini regionali, sono poco conosciuti. “C’è tanto da fare. Tutto passa dalla valorizzazione delle specie autoctone e lo spirito di collaborazione tra i produttori, che hanno capito finalmente che solo facendo rete possono dare voce ai vini di Calabria”. (Fonte: Cronache di Gusto)
Frammento n. 3
Rivoluzionare il modo di fare Prosecco
Graziano Merotto e la sua particella 86.Scelte innovative frutto di lunghe sperimentazioni. La doppia maturazione ragionata. Venti giorni prima della vendemmia recidere il 20% dei tralci lasciando i grappoli in pianta. Si ottiene un leggero appassimento con conseguente concentrazione. Il resto si tratta normalmente. Fatto il vino si procede ad una rifermentazione lunga per donare al prosecco una complessità unica. (Fonte: Cronache di Gusto).
Frammento n. 4
I vignaioli della FIVI disobbediscono alla nuova tenuta dei registri telematici.
Perché solo noi in Europa? Ce lo chiede l’Europa? Non è vero ribadiscono i produttori del Piceno in una lunga lettera inviata al Ministro Martina. La stessa Unione europea ha fatto sapere che la normativa italiana è sopra le righe.Nell’ottica della semplificazione, nei controlli di produzione, perché avere dieci organismi diversi che controllano le medesime cose? Quando in altre realtà c’è un solo organismo? Si chiedono i vignaioli della Fivi: Ci risponderà il Ministro Martina o troppo indaffarato a fare il Vice-Segretario del suo Partito di appartenenza?
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
“Il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana nasce nel 2014 dopo il conferimento della Doc con l’obiettivo di promuovere la qualità dei suoi vini e garantire il rispetto delle norme di produzione previste dal disciplinare, dedicandosi inoltre, alla tutela del marchio e all’assistenza ai soci sulle normative che regolano il settore”
Paesaggi maremmani
È iniziata così la conferenza-stampa di presentazione della seconda edizione di Maremmachevini, l’appuntamento dedicato alle aziende e ai vini della DOC Maremma.
“242 aziende associate di cui 174 viticoltori (per la maggior parte conferenti uve a cantine cooperative), 1 imbottigliatore e 67 aziende verticali (che vinificano le proprie uve e imbottigliano i propri vini) per un totale di 5,5 milioni di bottiglie prodotte all’anno. Il tutto su di una zona di produzione rappresentata da circa 8.500 ettari vitati”
Questa, in sintesi, la crescita e la forza nei tre anni di vita del Consorzio che opera nell’intera e vasta provincia di Grosseto. Questi i numeri dell’incremento registrato sotto la Presidenza di Edoardo Donato, giovane imprenditore della zona di Alberese e dal dinamico Direttore Luca Pollini .
41 aziende consorziate rappresentative della grande diversità del terroir hanno dato vita alla seconda edizione di Maremmachevini nei giorni 11 e 12 scorsi.
Diversa la location dalla prima edizione svoltasi nel novembre 2016 nel centro di Grosseto.
È stato scelto l’Hotel e Residence Roccamare a Castiglione della Pescaia, presentato come confortevole rifugio avvolto dal mare e dalla natura immerso in una delle tante pinete che costeggiano la
costa marina grossetana.
Luca Pollini Direttore e Edoardo Donato Presidente
Scelta azzeccata vuoi per il periodo decisamente estivo, vuoi per quel tocco di charme dato all’evento.
41 aziende della denominazione, con circa 120 vini, che si sono presentate ad un pubblico interessato formato da ristoratori, enotecari, sommelier, stampa nazionale ed internazionale ma anche ai Wine Lover’s, incuriositi, affascinati e attratti dai numerosi prodotti testimoni di territori e vitigni diversi.
Suoli vulcanici ad est, formazioni marnose e marnose-pelitiche sui rilievi collinari vicino al fiume Ombrone, suoli decisamente argillosi e argillo-limosi nell’Alta Maremma e nell’immensa piana alluvionale.
Terreni vocati per moltissime varietà viticole a partire dagli autoctoni come Ciliegiolo, Canaiolo, Sangiovese ed altri e gli internazionali come i Cabernet, Merlot, Syrah, Sauvignon Blanc, Chardonnay senza dimenticare i recenti Viognier e Petit Verdot.
Le note interessanti e novità coinvolgenti uscite da questa manifestazione sono state senza dubbio il dilagare della presenza del Vermentino come vitigno a bacca bianca, in appoggio se non in sostituzione dei tradizionali Trebbiano, Malvasia e la nuova espressione del Ciliegiolo. Quest’ultimo spesso vinificato in purezza affiancato ad altro vitigno in ascesa (inteso come ettari vitati): il Pugnitello.
Il Vermentino rappresentativo di una beva fresca, immediata, coinvolgente nelle note agrumate.
Il Ciliegiolo rivelativo di una beva fruttata, versione di piacevolezza: da bere con slancio.
Il Pugnitello con la sua rustica fragranza centrato sulla componente fruttata con un appeal godibile.
“La Maremma è un territorio che possiede un incredibile patrimonio storico, culturale ed eno-gastronomico per molti ancora poco conosciuto”. L’organizzare eventi come questo è l’obiettivo per farla conoscere e apprezzare tramite la cultura vitivinicola. Non si possono scindere storia, cultura e viticoltura. Sono parte una dell’altra. Ancora in gran parte da scoprire.