L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Food & Wine (255)

 
 
 
 
Urano Cupisti
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Stemma della tenuta

“Nel 1994 Fulvio Martini, industriale delle “spugne”, torna a far vivere un luogo abbandonato in una posizione incantevole della costa toscana. Le lande incolte vengono popolate di oliveti, vigneti e macchia mediterranea, mentre una ristrutturazione di gran gusto crea dai resti dell’antico casale un relais di campagna”. Così si legge nella presentazione della Tenuta Fortulla.

 
 Il casale

Ci troviamo a Castiglioncello tra Rosignano Marittimo e Livorno, la costa che precede la rinomata area bolgherese. Ad accogliermi Laura Marzari, l’anima vera della Tenuta.

Avevo promesso a Laura, in un precedente incontro, che sarei venuto “a calpestare le vigne” per consolidare e rafforzare quanto era emerso in quel contesto. Promessa mantenuta. Ed insieme a scoprire…

 

 

LA PITTURA

Luogo da sempre fonte di ispirazione per gli artisti in particolare pittori. Qui alla fine dell’800 nacque il movimento dei pittori Macchiaioli.

La storia racconta che il loro maggiore esponente, il pittore Giovanni Fattori (Livorno, 6 settembre 1825 – Firenze, 30 agosto 1908), abbia soggiornato spesso a Castiglioncello nella tenuta dell’amico e critico d’arte Diego Martelli. Si racconta che il Poggio Pelato sia stato fonte d’ispirazione per molte sue opere.

 

 

 
 Scena del film "Il sorpasso"

IL CINEMA

Sono i luoghi del celeberrimo film Il sorpasso, film del 1962 di Dino Risi. Il regista scelse quel tratto dell’Aurelia, tra Castiglioncello e Calafuria, per girare le scene finali drammatiche di quel sorpasso ormai vero cult della storia cinematografica di quel periodo. E la Tenuta Fortulla ha voluto dedicare uno dei suoi vini prestigiosi, Sorpasso (appunto), alll’evento divenuto ormai patrimonio di quel territorio.

 

 

LA MACCHIA MEDITERRANEA

La macchia mediterranea (lecci, ginepri, eucalipti, rovi, rosmarini) è uno dei principali ecosistemi. Formazione vegetale arbustiva sempreverde. A Castiglioncello e nel suo entroterra si sviluppa sui declivi con suolo poco profondo e soggetto a un rapido drenaggio. Svolge quindi la funzione importantissima di difesa del suolo dall’erosione da parte degli agenti atmosferici, assicurando un'efficace regolamentazione idrogeologica.

Olivi, pini (bosco) e vigneti come patrimonio del Progetto Bioitaly della Direttiva Europea Habitat ovvero sito di interesse Nazionale per la sua preziosa biodiversità.

“La nostra filosofia aziendale abbraccia le pratiche biologiche perché siamo convinti che questa è la strada del nostro futuro. Fin dalla preparazione del terreno, le lavorazioni sono state condotte in maniera biologica e abbiamo piantato le barbatelle a mano. L’essere biologici rispecchia la nostra linea di pensiero, aiuta e amplifica l’identità dei nostri vini e ad essere più unici”

 

 

I NUMERI

La proprietà si estende su 110 ettari di cui circa 7 vitati e 5 ad oliveta. “La scelta dei vitigni è stata dettata dal nostro terroir e dal clima per dar vita a dei vini ottimi, ricchi di frutto, sole ed equilibrati ma sempre rispettando la peculiarità dei nostri vitigni”.

 

 

GLI ASSAGGI

5 i vini prodotti e 1 spumante (metodo charmat).

Serpentino 2018, vermentino 90% e viognier 10%. Ottimo voto 86/100;

Pelagico 2015, petit manseng 100%. Ottimo, voto 89/100;

Epatta rosé 2018, cabernet franc e sauvignon al 50% ciascuno. Ottimo, voto 87/100;

Fortulla 2014, cabernet franc e sauvignon al 50% ciascuno. Ottimo 89/100

Sorpasso 2013, cabernet sauvignon 47%, cabernet franc 47% e merlot 6%. Eccellente 91/100.

Ventaglio eterogeneo di terreni, esposizioni; differenze notevoli nello stesso areale. Peculiare diversificazione come recente eredità della storia di Laura e Fulvio. I vini vividi e gradevoli che hanno dato ottime prove durante la degustazione.

Tenuta Fortulla: nella sua crescita meritevole di molta attenzione. Chapeau!

 

 

Urano Cupisti

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

La Riflessione!

 

 

 

In arrivo Vinitaly e Vinexpo.

Terminata la girandola delle Anteprime e in corso l’evento vinicolo tedesco ProWein, all’orizzonte ecco arrivare la kermesse italiana più importante e seguita: il Vinitaly con al seguito l’edizione biennale del Vinexpo di Bordeaux. Un 2019 ricco di eventi a livello mondiale nel segno della “globalizzazione”. Tutti, sud-americani, europei, cinesi, asiatici e chi più ne ha ne metta, alla conquista forsennata dei mercati altrui a suon di numeri, produzioni, fatturati ecc…Il mondo del vino in movimento. Ognuno dica la sua. Ogni tanto fermarsi e pensare con Baudelaire non farebbe male:”  Caro povero uomo, dalla prigione del vetro e sotto questa rossa laccata cera, ti giunga luminosa, fraterna, una canzone. So bene quanta pena, quanto sudore occorra sulla collina in fiamme, sotto il sole cocente perché io abbia un’anima, e la vita in me scorra”.

 

Frammento n. 1

La FIVI al Vinitaly

Ormai è stata definita “la carica dei 212 vignaioli al Vinitaly”. Nuovi spazi espositivi nel padiglione 8. È la prima volta che un numero così sostanzioso partecipa a questo evento occupando ben 1200 metri quadri. Basti pensare che nell’edizione del 2018 erano solo 158 posizionati su 830 metri quadri. Presenteranno al pubblico e agli operatori del settore, italiani e stranieri, i loro vini frutto di una viticoltura “artigianale” a ricordare da dove provengono e le tradizioni che rappresentano. E bene ricordare che il vignaiolo Fivi è colui che coltiva le proprie vigne, produce e imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto.

 

 

Frammento n. 2

Vinexpo Bordeaux anticipa

Non più a giugno ma un mese prima: dal 13 al 16 maggio. Quattro giorni per fare il giro del mondo del vino e degli alcolici, incontrare i decision maker leader, fare affari, confrontarsi sulle sfide strategiche della filiera e beneficiare di un’esperienza unica nel cuore di uno dei vigneti più famosi. Come sempre l’impronta diversa, unica di affrontare le tematiche della vinoviticoltura mondiale. 850 giornalisti provenienti da 40 paesi, esplorazione delle tendenze grazie ai numerosi lanci di prodotti nuovi, contenuto di alto livello con relatori di fama internazionale. Questo sarà il Vinexpo 2019.

 

 

Frammento n. 3

Il Riesling delle Alpi Apuane

Alpi conosciute per i bianchi bacini marmiferi (il marmo bianco di Carrara e le cave di Michelangelo) non certamente per luoghi viticoli anche se nei paesini disseminati lungo quello che oggi è il Parco Naturale delle Alpi Apuane, da sempre si fa vino. Un vino schietto, aspro, sincero, prodotto e consumato durante l’anno. Tre “ragazzi” provenienti da esperienze diverse che in qualche modo hanno avuto a che fare con il vino( Andrea Elmi, Gian Luca Guidi e Marco Raffaelli ), hanno dato origine ad un progetto: produrre vino da vitigni riesling a mille metri s.l.m. Piantato il vigneto nel 2013 con l’obiettivo della prima vendemmia nel 2017. Ma il gelo fuori stagione ha rinviato la nascita del vino delle Apuane. Il 17 di ottobre 2018 la festa della vendemmia. Cinque quintali di uva adesso si trovano a riposare in cantina in attesa di essere imbottigliato. Il Riesling delle Apuane è in procinto di nascere.

 

 

Frammento n. 4

Mu Mu la mozzarella made in Japan è servita

Ormai i falsi hanno preso il sopravvento in tutti i campi. L’assedio adesso è rivolto verso l’alimentare. A Tokio, precisamente nel quartiere di Shibuya, è attivo un caseificio dove si produce Mozzarella di Bufala Dop: Mu Mu Mozzarella Tokyo Dop. Il marchio riporta la testa di una bufala chiaramente campana e la scritta Dop un acronimo giapponese. Riusciremo a fermare l’avanzata delle bufale con gli occhi a mandorla?

 

 

Frammento n. 5

Grappa veneta made in Germany

E dopo la mozzarella con gli occhi a mandorla ecco la grappa veneta made in Germany. Si chiama Grappagner. A monte il 65% delle esportazioni in terra germanica della grappa in particolare quella veneta. Smerciare prodotti simili diventa molto più facile. Se poi consideriamo che la truffa è perpetrata nell’ambito europeo su di un prodotto tutelato…che dire?

 

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso.

Urano Cupisti

 

 
 L'azienda

Chianti Classico Collection. Un invito che mi ha incuriosito. “ Ti aspettiamo al tavolo 191, area Castelnuovo Berardenga, per assaggiare i vini dell’Azienda Terra di Seta certificata Kosher”.

Lo ammetto: non era annotata nel mio moleskine per essere visitata ma l’oggetto dell’invito che recitava “ una delle due aziende europee (l’altra è spagnola) che producono vini solo con uve proprie senza produzioni miste, solo esclusivamente Kosher”, mi ha attratto.

Come non possa incuriosire un invito simile; non tanto per l’insolita, particolare produzione, quanto nel mio credo che prima di tutto il vino deve essere buono. E quando ci troviamo di fronte ad allevamenti e vinificazioni particolari, la ricerca del “vino buono” altroché se mi incuriosisce.

In un primo istante mi attira, poi mi affascina e nel caso dei vini Terre di Seta, mi ha sedotto.

Ed ecco il frutto delle mie ricerche preventive:

IL TERROIR

Ci troviamo nella frazione Vagliagli, Comune di Castelnuovo Berardenga, nella parte più a sud del territorio di produzione del Chianti Classico. L’altitudine è di circa 500 metri (alta collina), con cinta boschiva, clima ventoso ed asciutto, con terreni sassosi e rocciosi, in presenza di galestro e alberese

I NUMERI

I numeri aziendali mi hanno messo di fronte ad una realtà interessante.

46,50 ettari complessivi di cui 15,30 a vigneto.

La risultante nello specifico: 10,35 piantati (9,70 sangiovese, 0,70 cabernet sauvignon), produttivi circa 8, circa 5 in fase di reimpianto.

 
 vinificazione kosher

Produzione annuale in bottiglie: circa 32.000. I numeri delle bottiglie ci riportano alle difficoltà di produzione Kosher.

LA STORIA

Storia relativamente giovane. Anno 2000 l’acquisto da parte di Maria Pellegrini e Daniele Della Seta, la certificazione bio arrivata nel 2001 (la scelta bio direi obbligata vista la posizione e protezione), nel 2007 il loro primo vino (precedentemente venditori di uve ad altre aziende del Chianti Classico) e dal 2008, tutta la produzione vinicola ha ottenuto la certificazione Kosher dalla “OK”, l’ente che garantisce l’idoneità dei cibi per essere consumati da persone osservanti di religione ebraica.

KOSHER

“Fondata nel 1935, la certificazione Kosher OK è uno dei simboli più rispettati al mondo per l’approvazione kosher, cioè l'idoneità di un cibo ad essere consumato da un ebreo, in accordo alle regole alimentari e igienico sanitarie della religione ebraica stabilite nella Torah. Le leggi di cibo kosher hanno origine nella Bibbia, e sono state osservate dagli ebrei per oltre 3.300 anni. Una norma speciale disciplina la produzione di vino. Anche se tutti gli ingredienti nel vino sono di origine kosher, il vino è kosher solo se la produzione è stata fatta esclusivamente da ebrei osservanti”.

Le norme che disciplinano l’alimentazione kosher hanno origine nella Bibbia e vengono osservate da più di 3000 anni. Per la produzione di vino è previsto non solo che tutti i prodotti che vengono usati in cantina siano a loro volta certificati kosher, ma che il vino venga prodotto esclusivamente da ebrei osservanti. Questo implica che la cantina di Terra di Seta sia sigillata, come anche i tini in acciaio e le botti in legno, che possono essere aperti solo in presenza della persona incaricata dall'istituto di certificazione, l'unica a cui è permesso maneggiare il vino ed intervenire nei processi di vinificazione, pena la perdita della certificazione.

Ditemi se la mia curiosità sia stata, in quel frangente, fondata o no.

E i vini? La ricerca del “buono” alla fine ha ripagato?

Anteprima Chianti Classico Terra di Seta 2018. Un ottimo vino in costruzione. Una gradevole beva. Sarà un eccellente Chianti.

Anteprima Chianti Classico Vigna del Pozzo 2018. Sangiovese 100%. Che dire? Ne sentiremo parlare.

Chianti Classico Terra di Seta 2016, Sangiovese 95% e Cabernet Sauvignon 5%. Ottimo, voto 88/100

Chianti Classico Riserva Terra di Seta 2015. Sangiovese 100%. Eccellente, voto 90/100

Chianti Classico Gran Selezione Assai 2015. Sangiovese 100%. Eccellente, voto 91/100

Chianti Classico Riserva Terra di Seta 2013 . Sangiovese 100%. Eccellente, voto 90/100

Esperienza sorprendente, incredibile, didattica e sbalorditiva. Da quel giorno posso dire che al mio bagaglio di conoscenza del mondo del vino, quello buono, si è aggiunto anche Terra di Seta, l’autentico vino “buono” kosher. Chapeau!

Urano Cupisti

Assaggi effettuati il 12 febbraio 2019 durante Chianti Classico Collection

AZIENDA AGRICOLA LE MACIE

Loc. Macie, SP 9 n. 52

53010 Vagliagli (SI)

Tel/Fax: +39 0577 322428

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www.terrediseta.it

Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

La Riflessione!

E le Anteprime “sono andate”.

 

Lo dico subito a squarciagola. Sono andate benissimo! Anche l’annata quattordici del Brunello di Montalcino. Certo non verrà ricordata come annata a cinque stelle ma, chi l’ha prodotta, può dire:” l’abbiamo sfangata”. Avanti con la 2015. Le altre? Fantastica quella dell’Amarone, ottime le “toscane” con la Vernaccia di San Gimignano che rientra finalmente a pieno titolo nelle eccellenze. Come sempre sorprendente, impensata e straordinaria quella del Chianti Classico Collection, meglio ricordata “quella del Gallo Nero”, la più frequentata in assoluto. Altra sorpresa i Morellini di Scansano che, inseriti nell’evento Chianti Lovers, godendo di una visibilità maggiore, tentano di riconquistare il terreno perduto. Il Nobile di Montepulciano è sempre più Nobile e il Sagrantino sempre più sorprendente.

 

 

 

Frammento n. 1

Distretto rurale del Chianti.

 

Tommaso Marocchesi eletto Presidente dell’Associazione di Distretto Rurale del Chianti. Ma cosa è questo Distretto e cosa effettivamente vuol rappresentare. Sembrerebbe uno dei tanti “giochini di parole” tratte dal vocabolario “Il politichese”. E la politica intesa come scelta c’entra. Infatti l’obiettivo di questa Associazione nata nel 2017, che coinvolge le amministrazioni comunali del territorio del Chianti Classico insieme ai Consorzi Vino Chianti Classico, al Consorzio Olio Dop Chianti Classico e alla Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico, è favorire l’integrazione economica e sociale, culturale e turistica, nel rispetto della conservazione e riproduzione degli equilibri naturali e arrivare a una programmazione condivisa degli interventi. Semplicemente: Fare sistema. Intanto all’interno del Chianti Classico assistiamo al proliferare di singole associazioni di produttori legate ai propri territori di appartenenza.

 

 

 

Frammento n. 2

Un’altra Docg che si aggiunge al panorama delle denominazioni italiane.  

Si tratta della neonata Docg Nizza. Va ad aggiungersi alle Denominazioni esistenti tutelate dal Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato. Ce n’era veramente il bisogno? Secondo i promotori significa rappresentare adeguatamente il Monferrato in tutto il mondo. Sommelier di tutte le associazioni: Adeguatevi.

 

 

Frammento n. 3

Terra di Seta 

Perché dare risalto a questa azienda d Castelnuovo Berardenga (Siena). Perché dal 2008 tutta la produzione vinicola di Terra di Seta ha inoltre ottenuto la certificazione Kosher dalla 'OK', un ente tra i più qualificati nel mondo a garantire l'idoneità dei cibi per essere consumati da persone osservanti di religione ebraica, in accordo con le regole alimentari e igienico sanitarie stabilite nella Torah. Attualmente in Europa ci sono soltanto due cantine che producono vini solo con uve proprie e che sono esclusivamente kosher, Terra di Seta e un'azienda spagnola, tutte le altre hanno una produzione mista. Questa scelta è stata dettata dalla volontà dei proprietari di Terra di Seta di produrre vini kosher con la stessa qualità di quelli tradizionali.

 

 

Frammento n. 4

Il Lugana avanza.

17,5 milioni di bottiglie con una crescita del + 8,6%. Un deciso segno + registrando il trend di crescita. Il bianco Lugana sfonda i mercati internazionali, soprattutto quelli nord europei. È un tutt’uno con l’offerta turistica gardesana. Il Consorzio di riferimento è impegnato nel suo ruolo-guida di garantire ai produttori, ma anche ai consumatori, un’offerta promozionale efficacie, partecipando ad eventi e a manifestazioni di richiamo nazionale ed internazionale.

 

 

 

Frammento n. 5

Gli assaggiatori di caffè  

Da sempre esistono. Mai portati alla ribalta e conoscenza del grande pubblico dei consumatori. Ma loro, gli assaggiatori di caffè, ogni tanto si riuniscono, progettano concorsi e aiutati dagli sponsor del settore, fanno formazione con scuole personalizzate. Ed ecco il podio del 2019 del Concorso assaggiatori e tostatori di caffè. Francesco Sanapo miglior assaggiatore, Michele Andreotti miglior tostatore. Ed ora è il momento di pensare ai mondiali che si svolgeranno a Berlino dal 6 all’8 giugno.

 

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso.

Urano Cupisti

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

La Riflessione!

Anno nuovo, si ricomincia.

 

Da dove? Passata “la buriana” della diffusione di “numeri” trionfalistici sull’export vinicolo italiano, talmente camuffati che non ci crede più nessuno, si riparte con le manifestazioni delle Anteprime. Come vuole il calendario inizierà l’Anteprima Amarone vendemmia 2015 (Verona 2-3/02), la riscossa dopo l’annata problematica targata 2014. A seguire le “toscane”con Buy Wine (8 e 9 febbraio a Firenze, Fortezza da Basso) dove Buyer provenienti da tutto il mondo incontreranno le oltre 200 aziende selezionate da un Bando Regionale. Il calendario delle Anteprime toscane proseguirà con la PrimAnteprima, quella di dieci Consorzi (9/02), con Chianti Lover’s (10/02), Chianti Classico Collection (11-12/02), Anteprima Vernaccia di San Gimignano (10 e 13/02), Anteprima Vino Nobile di Montepulciano (10 e 14/02) e Benvenuto Brunello (dal 15 al 18/02). Chiuderà il mese di Febbraio l’Anteprima Sagrantino vendemmia 2015. E ricominceremo a parlare di vendemmie a due, tre, quattro e cinque stelle, a macchia di leopardo e così via. Quindi: ne riparleremo! (per date e programmi consultare i siti dei singoli Consorzi)

 

 

Frammento n. 1

Come sono belle le classifiche!

Per essere smentite all’istante o, al massimo, il giorno dopo. “Franciacorta Doc, il vino più venduto nel 2018 in Italia”. A seguire Amarone, Prosecco e Brunello. Indagine fatta in 15 punti vendita Signorvino, certificata da Nomisma come indagine “veritiera”, per poi giustificarsi dicendo che “non vuole essere uno studio statico ed astratto (boh!)”. L’andamento delle vendite di una catena di enoteche durante le Feste Natalizie programmate con sconti particolari. Per poi diffondere i risultati come classifica e tendenza nazionale. Come sono belle le classifiche!

 

       

Frammento n. 2

Vi.Te. si fa grande.

L’associazione Vi.Te. (Vignaioli e Territori), l’eccellenza enologica rappresentata da piccoli produttori che, nell’edizione 2018 del Vinitaly ha raccolto un grandissimo successo, ha sentito il bisogno di un ulteriore passo avanti. Ha firmato un contratto di collaborazione a lungo termine con Veronafiere S.p.A., organizzatrice del Vinitaly, che consentirà un “profondo rinnovamento e un’evoluzione nella promozione del mondo enologico legato alla produzione sostenibile e artigianale”. Il primo risultato dell’accordo? Al prossimo Vinitaly (dal 7 al 10 Aprile) l’Associazione composta da ben 150 vignaioli provenienti da tutta Italia, ma anche da Francia, Slovenia e Austria, si presenterà nel nuovo spazio “Vi.Te.” situato all’interno del neonato padiglione “Organic Hall”.

 

Frammento n. 3

Buy Wine 2019. Arriveranno a Firenze dai 5 continenti

“Secondo una indagine condotta durante e dopo Buy Wine 2018, nell’86% dei casi presi in considerazione, Buy Wine ha rappresentato l’apertura di una trattativa tra buyer e seller. Alla domanda relativa alla professionalità dei buyer incontrati, il 75% dei seller ha risposto di aver riscontrato un elevato livello di competenza. Confrontando i dati delle precedenti edizioni, Buy Wine conferma il successo del format, con percentuali ben oltre l’80% per quel che riguarda le trattative avviate durante la manifestazione e concluse in maniera positiva”. Un successo che porterà, nell’edizione 2019 (Firenze 8 e 9 febbraio), alla possibilità di conoscere dei profili dei possibili interlocutori con largo anticipo e di esprimere preferenze di incontro puntuali sugli operatori più adatti alle rispettive esigenze.

 

 

Frammento n. 4

L’Amarone svela i risultati della vendemmia 2019

Da 2 al 4 febbraio si terrà a Verona, Palazzo della Gran Guardia, Anteprima Amarone ’15 (numero a rappresentare la vendemmia 2015). Si tratta dell'evento di punta del Consorzio Tutela Valpolicella che svela il suo "Grande Rosso" veronese. “Assaggi di Storia ed Eleganza”. Insomma, dopo la problematica vendemmia targata 2014, l’attesa di quella predestinata a raggiungere “le 5 stelle” sussiste, vive in questi giorni, traspare dalle dichiarazioni dei produttori. Sarà una gran bella Anteprima.

 

Frammento n. 5

Chianti Classico Collection 2019. La novità

Il Gallo Nero, ben in mostra nella sua nuova veste disegnata per l’edizione 2019, attenderà i visitatori della rassegna d’eccellenza all’ingresso della Leopolda di Firenze nei giorni 11 e 12 febbraio. Attenderà tutti coloro che vorranno assaggiare i vini alla presenza dei produttori dell’area Chianti Classico. TUTTI. Quest’anno rappresenta la novità. Non solo giornalisti e addetti del settore ma anche i semplici appassionati, i cosiddetti wine lover’s. Per la prima volta la “Collection” aprirà le sue porte anche a quei tanti appassionati che per anni hanno potuto solo sognare un contesto esclusivo e altamente rappresentativo della denominazione quale è la Chianti Classico Collection. A loro è dedicato il pomeriggio del 12 febbraio, quando, dalle 14.30 alle 19.30 potranno accedere, con un biglietto di ingresso a pagamento, per poter degustare una delle più grandi e preziose collezioni enologiche del mondo a disposizione del pubblico. Serve la registrazione attraverso il sito con il rilascio del badge personalizzato. www.chianticlassicocollection.it

 

Frammento n. 6

Anteprima Sagrantino sarà anche Sagrantino nel piatto.

E poi ci sarà, come negli ultimi anni, il “Gran Premio del Sagrantino” riservato ai Sommeliers. Su il sipario di “Anteprima Sagrantino 2015” che si svolgerà a Montefalco (Perugia) dal 18 al 20 febbraio 2019. Tasting, visite in cantina, approfondimenti, iniziative e masterclass per un focus completo su Montefalco, le sue aziende ed i suoi produttori. Quest’anno l’obiettivo che si intende centrare con l'evento vino riguarderà gli abbinamenti gastronomici con il coinvolgimento diretto di chef provenienti da tutta Italia. Dalle ore 10.30 di lunedì 18 febbraio si svolgerà la finale del Concorso nazionale “Sagrantino nel piatto” dedicato agli chef di tutta Italia. Il Concorso ha l’obiettivo di selezionare e premiare il miglior piatto che abbia come ingrediente il Montefalco Sagrantino Docg e che abbia in abbinamento uno dei vini di Montefalco. Per informazioni su programma, aziende partecipanti, regolamenti e concorsi: www.consorziomontefalco.it

 

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (Urano Cupisti)

Presso l’Azienda vinicola Marini Giuseppe a Pistoia da quindici anni a questa parte si svolge un evento che “sa di antico”, che svela la storia e leggenda di un vino che nasce, vive ed è pronto “dalla prigione del caratello” a scendere e “In te farò cadere la vegetale mia ambrosia, raro seme che il gran Seminatore sparge perché dal nostro amore poesia nasca e verso Dio salga come un prezioso fiore”(Charles Baudelaire, L’Anima del Vino).

Un evento che nel tempo riuniva tutta la famiglia in trepida attesa per “scoprire” se le aspettative del lungo periodo avrebbero trovato conforto, soddisfazione, felicità da trasformare in esultanza: l’Apertura dei Caratelli.

Di solito è il capo-famiglia che, munito di martello e scalpello, rimuove il tappo di cemento del caratello. Oggi, all’azienda Marini, Giuseppe lascia questo “scultoreo” momento al figlio Fabio ormai a tutti gli effetti capo-cantiniere. E l’applauso dei presenti accorsi al “rito della tradizione” ha accolto il “neonato” che ha ringraziato “chi sulla collina in fiamme, sotto il sole cocente ha fatto si che abbia un’anima, e la vita in me scorra” (sempre lui, Charles Baudelaire).

Ho parlato di applausi dei presenti accorsi perché è vero, eravamo in tanti a questo appuntamento, in un sabato di gennaio stiepidito da un sole invernale.

Un vero privilegio poter degustare direttamente all’apertura dei caratelli la produzione, in questo caso, della vendemmia 2015.

 

 

Ma partiamo dalle origini: cos’è il Vin Santo, la storia, il suo territorio,i vitigni, la tradizione.

Il territorio. tre distretti vitivinicoli producono il Vin Santo: Chianti, Chianti Classico e Montepulciano.

I vitigni. Due principalmente quelli usati: Trebbiano toscano e Malvasia bianca. Troviamo anche un po’ di Grechetto.

La tradizione. Le uve vengono appassite in locali appositi, ben areati, di solito ai piani superiori delle “cascine”, chiamati “vinsantaie”. Dopo la pigiatura e fermentazione il vino viene invecchiato in piccole botti (la tradizione vuole di castagno) chiamati “caratelli”, con il tappo cementato, dove l’invecchiamento ha una durata da tre anni a cinque, sette ed oltre.

Storia mista a leggenda. Ancor oggi sull’origine del nome di questo vino le leggende si intrecciano con la storia vera e “certificata” che, nei campanilismi toscani, trovano facile presa e ognuno di loro è sicuro di possedere il sigillo della verità.

Nel senese, da sempre, il nome Vin Santo è legato ad un frate francescano che curava gli appestati proprio con questo vino dalle doti miracolose. A mio avviso ubriacava i poveri malati cercando di alleviare il dolore. Ogni tanto qualcuno guariva per ben altri motivi e da lì Vin Santo, miracoloso..

Nel fiorentino, tanto per rimanere nel campanilismo dei guelfi e ghibellini, il nome è legato al metropolita greco Giovanni Bessarione che, nell’assaggiare il Vin Santo esclamò: "Questo è il vino di Xantos!" un vino passito delle sue parti.

Ma se fosse legato alle tradizioni dei “vini da messa”, come ultime ricerche storiche lo rendono più verosimile?

Una cosa è certa: è il vino delle feste toscane e non solo.

Da Marini Giuseppe le quattro degustazioni di altrettanti caratelli protagonisti dell’evento Vin Santo è si sono susseguite tra sensazioni “miracoliste”, “greche” e “celebrative”.

Caratello 1: legno di castagno con lieviti madre. Profumi di nocciole tostate, caramello, fichi secchi e decise sensazioni minerali. Morbido con freschezza adeguata. Ottimo, voto 88/100

Caratello 2: legno di castagno con lievito madre. Più ambrato del primo e più dolce al palato. Vellutato e ricco. Ottimo, voto 87/100

Caratello 3: legno di rovere senza lieviti madre. Ambrato con tonalità più chiare dei precedenti. Al naso sfilano le note classiche del Vin Santo. Caramello, frutta secca, miele ecc… Al palato dolcezza contenuta e buona freschezza che compensa, caldo con finale lunghissimo. Chapeau! Eccellente, voto 91/100 (per essere un campione, spillato da alcuni minuti è tanta roba)

Caratello 4: legno di castagno senza lievito madre. Si torna all’ambrato intenso. Ricchi sentori di uva passa, miele e datteri. Più dolce dei precedenti tre. Comunque ben controbilanciato dalla componente di freschezza. Ottimo, voto 89/100

Se questi sono i componenti dell’assemblaggio futuro vendemmia 2015, una volta affinati insieme in botte grande e un anno in bottiglia ci consegneranno un Vin Santo che scalerà le vette dell’Eccellenza così come ha fatto, con tanto di riconoscimenti importanti, la vendemmia 2012.

“Provo una grande gioia quando soave piombo nella gola d’un uomo sfibrato dal lavoro: perché il suo caldo petto è per me dolce tomba, meglio che in una fredda cantina là dimoro” (ancora lui, Charles Baudelaire).

E i cantucci toscani si tengano pronti a tuffarsi in tanta grazia e amabilità.

Lunga vita a Vin Santo è, l’evento dell’azienda pistoiese Marini Giuseppe.

 

 

Urano Cupisti

Assaggi eseguiti il 12 gennaio 2019

Marini Giuseppe

Via B.Sestini, 274

Pistoia

Tel: 0573 451162

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www.marinifarm.it

Dal classico tegamino alle ricette più sofisticate con al centro lui, l’Ovo.

Nel cuore della Firenze cinquecentesca a due passi dal Duomo, da Palazzo Vecchio, di fronte al Museo del Bargello. Arte, cultura e l’uovo. O meglio dire

Tagliolini uova e tartufo

l’Ovo, l’inizio.

Dire che Nu Ovo lovely eggsperience non sia un locale innovativo ce ne vuole. Lo è in tutti i sensi.

Dal momento che entri in questa sala dalle mura duecentesche dove pare, si mormora, si ricorda che Dante Alighieri s’innamorò perdutamente della sua Beatrice, con gli alti soffitti affrescati da Galileo Chini maestro italiano del Liberty, ti colpisce l’arredamento eseguito con il concept di ristorante minimale, quasi caffetteria elegante, non invasiva, che ti pone a proprio agio da subito.

Parte integrante del Grand Hotel Cavour con il suo charme voluto “semplice”, proprio adatto a mangiare du ova.

“Il nu Ovo nasce dal forte legame con la campagna toscana e dalla voglia di portare fin nel centro cittadino l’attenzione per la tradizione, per il cibo

 
 arancino ripieno di carbonara

semplice e genuino”. A dire il vero “tanto semplice” non direi a cominciare dalla ricetta classica du ova al tegamino.

“Uova di altissima qualità, prodotti biologici, pane e focacce fatti in casa con lievito madre e farine integrali, carne chianina, tartufo ed olio extravergine di oliva di provenienza toscana. Alla base di nu Ovo c’è l’idea di rivisitare e interpretare la cucina a base di uovo per esplorare tutte le sue potenzialità e valorizzare pienamente questo patrimonio gastronomico”.

A parlare e spiegare tanta bontà in mezzo ad altrettanta bellezza una amica collega, Roberta Perna, che è stata la promotrice di questo mezzodì con ova.

bocconcini d'uovo

L’uovo, la sua filosofia. È nato prima l’uovo della gallina? La domanda che, come risposta conclusiva e risolutiva, non ha mai trovato quella esaudita. L’uovo, dalla forma perfetta, dal fascino misterioso e nascosto che ha fatto impazzire i coetanei di Cristoforo Colombo con quel giochetto primordiale di tenerlo in equilibrio su di un piano. L’uovo dalla filosofia semplice; descrizione di “un modo incredibilmente banale di risolvere un problema che sembra senza soluzione”.

Seduto al centro del locale, con il mio personale cicerone Roberta, alla scoperta delle prelibatezze a base di ova.

Dai bocconi, serie di delizie tra le quali una cocotte mignon contenente una delizia dai forti profumi aromatici. Senza non ricordare l’arancino che nasconde una pasta alla carbonara perfetta.

Dalla ribollita con il tuorlo fritto, ai tagliolini 30 con uovo e tartufo.

Infine non potevano mancare du Ova di Parisi, in camicia cotte a 62° adagiate su letto di cime di rape, aglio, peperoncino e spolverata di bottarga,

La scritta che campeggia nel locale, lovely eggsperience, che all’istante ho tradotto “esperienza uova deliziose”, ha risposto appieno alla mia personale esperienza di degustare uova deliziose. È stato il ritornare bambino, il forte sapore di tradizione.

Urano Cupisti

 
 Les Fa'Bulleuses

Diversi movimenti femminili percorrono in lungo e largo l’Europa a testimoniare la loro presenza in tutti i settori. Il fenomeno, perché di fenomeno si tratta, oggi supera il concetto della posizione o atteggiamento di chi sostiene la parità. Si va oltre.

Anche il mondo del Vino è attraversato, da qualche tempo, da un diverso approccio al femminile che non rivendica alcuna parità ma dimostra con i fatti di averla raggiunta se non, in alcuni casi, superata.

“Le Donne del Vino sono la più grande e attiva associazione femminile mondiale del settore enologico e, in Italia, hanno aperto la strada ad altre associazioni di donne impegnate in diversi comparti economici con un format basato sull’inclusione dell’intera filiera, da chi produce uva a chi scrive, vende, serve le bottiglie (fonte U.I.V.)”.

Stesse posizioni le ritroviamo a giro per il mondo ed in particolare in Francia dove all’interno del movimento Femmes de Vin, da alcuni anni, si muovono Les Fa’ Bulleuses, le Donne della Champagne.

Esiste addirittura un tracciato di strade, La Route des Fa’Bulleuses de Champagne, percorribile ad anello, a indicare i “grandi terroir” all’interno della grande Regione Champagne, dove ognuna di loro ha la propria Maison e ne rappresenta le diversità:

Claire Blin, della Maison Mary Sessile a Treslon, nella piccola valle dell’Ardre;

Charlotte De Sousa, Champagne De Sousa ad Avize, Côte des Bancs;

Hélène Beaugrand, Champagne Beaugrand, Montgueux;

Delphine Brulez, Champagne Louise Brison, Noe-les-Mallets (Aube);

Mathilde Bonnevie, Champagne Rocet Bocart, Trepail, Montagne de Reims;

Sophie Milesi, Champagne Guy Mea, Lovois Montagne de Reims;

Laureen Baillette, champagne Baillet Prud’homme, Trois-Puits, Montagne de Reims.

Ho conosciuto questa realtà durante la visita alla Maison Beaugrand nel Montgueux.

Hélène ne è la presidentessa . I loro motti: l’unità è la forza ed insieme facciamo “brillare” lo champagne.

Fa’, come un’aria musicale che inizia con questa nota e Bulleuses, come un flûte di champagne ricco di perlage.

 
 Urano Cupisti con la Presidente e Mathilde Bonnevie

Conosciamo meglio le magnifiche sette Fa’ Bulleuses:

Claire Blin: dopo gli studi e il tirocinio nei vigneti del Bordeaux e Cognac, il ritorno alla maison di famiglia.

È una viticoltrice frizzante che ama la sua terra e sa condividere e comunicare questa passione agli altri.

Charlotte De Sousa: da sempre attratta dalla professione esercitata ogni giorno dai genitori. I tour mondiali fatti con i suoi hanno permesso di avere una visione più ampia, più internazionale. Come donna ha portato una certa meticolosità e base artistica, del tutto femminile, nei suoi champagne. La sua filosofia? "Vivi i tuoi sogni, ma non sognare la tua vita".

Hélène Beaugrand: la presidentessa. Enologa, cresciuta a Troyes. Ha passato diversi anni a produrre vino in Sud Africa, Australia, Messico, Nuova Zelanda e Stati Uniti. Essere una viticoltrice è soprattutto condividere la passione per il vino e trasmetterla alle generazioni future.

Delphine Brulez: Fin dall’adolescenza ha avuto un solo obiettivo, quello di essere una enologa! Questa formazione raggiunta a Digione ha dato la capacità di capire cosa stava succedendo nei vini. Oggi lavora in tandem con il padre, Francis Brulez. Essere una donna nel mondo del Vino: è tutta una questione di passione.

Mathilde Bonnevie: Molti stage in regioni viticole francesi hanno fatto capire a Mathilde che il marketing e la comunicazione sono elementi da non trascurare. Ha sempre pensato che il mondo dello champagne avesse bisogno di un tocco di femminilità per aggiungere creatività e sensibilità. La sua filosofia? Darsi i mezzi per raggiungere i propri obiettivi e sogni.

Sophie Milesi: Laurea in tasca via a scoprire altre cose. Imparare, incontrare, arricchire il proprio background formativo e conoscenze professionali attraverso vari stage e soggiorni all'estero. "Quando sarò grande, sarò "Champagneuse "! Non cercate questa parola nel dizionario, ha un significato e lo si capisce percorrendo le cantine con i loro odori di vino. "Quando vogliamo, possiamo"

Laurent Baillette: dopo gli studi, come ogni Fa'Bulleuse che si rispetti, ha effettuato diversi viaggi per completare la propria esperienza. Oggi si dedica interamente all'agricoltura familiare con la

 
 la Presidente Hélène Beaugrand

madre e la sorella. Ogni mattina, 2 scelte sono a sua disposizione: o tornare a perseguire i sogni o, al mattino, alzarsi per realizzarli".

La definizione di Fa'Bulleuses, alla fine cos’è?

Nell’analizzare i profili delle sette “Champagneuse” ne è uscito uno stereotipo esclusivo, originale, straordinario.

Lo Champagne è un vino magico nella misura in cui è condiviso.

Condivisione; questo è il design delle Fa'Bulleuses.

Condividere passioni, dubbi, successi, progetti in un'atmosfera dinamica per scoprire vini delicati elaborati da donne audaci.

Una Fa'Bulleuse deve rispondere a requisiti particolari: essere una donna dinamica, motivata e determinata.

Il concetto di Fa'Bulleuses de Champagne è soprattutto l’insieme di storie di amicizia e rispetto reciproco.

Una Fa'Bulleuse è audace; assume, crea e fa vivere questi terroir attraverso vini di carattere.

Prendi una grande dose di passione, un pizzico di vita e un profondo rispetto reciproco, questo è ciò che le Fa'Bulleuses condividono!

Una "Bulleuse" è un amante dei vini della Champagne e della sua regione. È vivace e spumeggiante. È una donna audace e appassionata.

 

Urano Cupisti

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

La Toscana: una Regione dove investire

Assistiamo da alcuni anni ad un continuo investimento di denaro al fine di acquisire vigneti toscani. Chianti Classico, Chianti non classico, Maremma in lungo e largo, Montepulciano, Montalcino, Bolgheri: non si salva nessun territorio. L’industriale del nord che vende la propria industria e si da (si fa per dire) alla vanga, il grande Manager che ricevuta la liquidazione, si dedica anima e corpo al biologico e/o alla biodinamica (più filosofica), le Grandi Aziende vitivinicole che si espandono lungo l’italico stivale (preferendo la Toscana).Poi i più pericolosi: I Fondi d’Investimento, quelli dei quali non conosci niente, difficile capire chi veramente comanda e, se salvano “capra e cavoli”, ben accetti anche con gli “occhi a mandorla”. La globalizzazione del Vino che avanza.

 

 

Frammento n. 1

Tommasi nel Chianti Classico

È di questi giorni la notizia che l’Azienda Agricola Tommasi, quella dell’Amarone, ha acquisito la Fattoria La Massa di Panzano, Greve in Chianti. La più “francese” delle fattorie chiantigiane passa, con i suoi 45 ettari di vigneti, ai veronesi della Valpolicella. La Massa porta in eredità 140.000 bottiglie annue e un fatturato di € 1.300.000,00. L’espansione Tommasi. La Massa si aggiunge a Poggio al Tufo in Maremma e al Podere Casisano a Montalcino. “Verrà mantenuto inalterato il rispetto per le tradizioni, per il territorio e l’identità di marca”. Dicono tutti così, all’inizio!.

 

 

       

 

Frammento n. 2

VinNatur lascia Villa Favorita

La sedicesima edizione della manifestazione cult dei vini naturali e vegani cambia sede e nome. Da Villa Favorita, Monticello di Fara-Sarego (Vi) (identificativo nel tempo come nome dell’evento) a Gambellara, presso lo Show-Room Margraf (Vi). Il nuovo VinNatur si chiamerà: “VinNatur Tasting” programmato dal 6 all’8 aprile 2019 in concomitanza con il Vinitaly. Novità nelle novità: si potranno acquistare i vini dagli oltre 180 espositori. Quindi non semplice Manifestazione vinicola ma Mostra Mercato. Il nuovo slogan? “Prendersi il tempo per stare assieme, sia nel rapporto tra il contadino e l’uva, acquistare direttamente le bottiglie per proseguire la conoscenza a casa”.

 

 

Frammento n. 3

 
 Ritorno al Marsala

Marsala Magic Tour

Che sia l’inizio della sua “riscoperta”?. Evento organizzato dalla Wine and Food Academy di Parma. Ha collaborato anche un nostro caro amico e collega Rocco Lettieri. Il Marsala, emozione allo stato puro.

“Adesso spetta ai produttori riprendere questo Tour per far veramente rivivere una nuova storia a questo vino leggendario”.

 

 

Frammento n. 4

Una Birra Rosè: Biga ai cinque cereali

Debutto per la nuova Birra Biologica (Biga) lanciata dalla Cantina abruzzese Orsogna. Uva rossa montepulciano insieme a cinque cereali: matrimonio con la tipicità di un vitigno autoctono. Come definirla? Intrigante a cominciare dal suo colore rosé.

 

Frammento n. 5

Il sale italiano: fuorimoda.

Mancanza di una comunicazione ad esaltare i “nostri” Sali. Ridotto solo ad un prodotto primario necessario da tenere calmierato, senza anima. Intanto arrivano sulle nostre tavole i Sali himalayani, di gran moda, esaltati per la loro particolare composizione di…sale! Il color rosa? L’ossido di ferro a tracce. Salgemma da miniera. Eppure anche noi italiani vantiamo sale salgemma da miniera come quello di Volterra. Ma l’Himalaya fa chic! E gli Chef ci mettono del loro. Poi volete mettere acquistare un sale rosa orientale a € 50,00 al Kg contro il nostro migliore marino a € 3,00 al Kg?.

 

 

Frammento n. 6

Valhalla a Milano

Aperto a Milano il primo ristorante Vichingo: La brace degli Dei.

Selvaggina cotta alla brace insieme ad una approfondita ricerca sull’alimentazione delle antiche popolazioni nordiche. Il paradiso dei cacciatori guerrieri che richiamano la mitologia di Odino. L’idea è di due giovani milanesi appassionati dei nove mondi mitologici norren. L’atmosfera è quella dei palazzi dell’Ásgarõr, il Valhalla appunto, con pelli, elmi e scudi. Idromele, tartare di cervo, gli sfilacci di cavallo marinati, tagliata di capriolo, il burger di cervo, tutto alla griglia. E per i moderni vichinghi vegetariani? Carpaccio di rapa rossa con seitan affumicato o polpette di ceci in salsa di carciofi (vichinga?). A due passi dai Navigli milanesi il mondo vichingo. Se poi il menù non è nelle vostre scelte rimane comunque il bere una buona birra servita da una “vichinga” con tanto di treccine bionde. Chapeau!

 

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso.

Da Champillon (Montagne de Reims) a Merano grazie alla Compagnia dei Caraibi, esclusivista per l’Italia.

Ma da dove è uscito questo Champagne Carbon?

Scaduto nel 2015 l’accordo con Mumm, sul podio i festeggiamenti si facevano con Chandon, perlage non prodotto nella Champagne ma bensì in Cina sotto “l’attenzione” del gruppo Louis Vuitton e precisamente dalla Môet&Chandon.

Scaduto anche quello con la Chandon, la F1, nella nuova versione Liberty Media che gestisce dal 2015 “il Circus automobilistico”, è tornata a celebrarsi con lo champagne, quello vero prodotto nella Champagne.

Ed il marchio scelto è stato CARBON, entrato in scena nel 2011 ad opera di una famiglia che da ben cinque generazioni produce champagne. Sede ufficiale a Reims ma

 
 Champagne

con l’operatività a Champillon, Montagne de Reims, lato Vallée de la Marne.

Dal 2011 questo prodotto ha bruciato le tappe entrando nel firmamento dei Grandi Champagne.

Il CEO Alexandre Mea ha deciso da subito di legare Carbon al mondo delle quattro ruote sponsorizzando anche team privati come Rebellion nella 24H di Le Mans.

CARBON = Carbonio.

Altro collegamento per il marketing. La scocca di un bolide monoposto della F1 è in fibra di carbonio. Perché non collegare nome e veste all’elemento chimico? Carbon ha riservato per la sua bottiglia un materiale particolare: la stessa fibra usata per le macchine di F.1.

Ogni bottiglia viene avvolta in un foglio di carbonio (ha bisogno di una lavorazione artigianale di una settimana). Ogni bottiglia, dedicata alla premiazione di un Gran Premio, ha l’etichetta di un colore

Rete in carbonio che avvolge la bottiglia

differente, oro-argento-bronzo, a seconda della posizione occupata dal pilota che dovrà stapparla.

In vendita c’è una versione con elegante astuccio in carbonio che costa ben € 2.100.

Ma il vino merita? O è solo uno champagne convenzionale simile a tanti altri? Fenomeno da baraccone?

La gamma di etichette prodotta da Carbon si compone di quattro tipologie:

- l’Ascension brut (qui sono presenti tutte e tre le uve classiche della champagne),

- l’Ascension millesimato (base Pinot Nero e dosaggio dopo la sboccatura abbastanza contenuto),

- l’Ascension rosé (in prevalenza Chardonnay cui si aggiunge circa un 8% di Pinot Nero vinificato in fermo)

- il Blanc de Blancs Grand Cru 100% chardonnay. Attualmente in commercio c’è la vendemmia 2009, la prima uscita.

La permanenza sui lieviti non dura mai meno di tre anni e, sempre in cantina, è previsto l’utilizzo di legno in prima fermentazione (vin clair) per dare complessità aromatica e gustativa

In futuro sono previsti millesimati con permanenze maggiori sui lieviti. Tempo al tempo.

Al banco di Catwalk Champagne, il martedì frizzante del Merano Wine Festival, ho assaggiato due tipologie: l’Ascension brut (qui sono presenti tutte e tre le uve classiche della champagne e Blanc de Blancs Grand Cru 100% chardonnay. Che dire? Sono grandi champagne!

Riporto la filosofia della Maison. Utile per un approccio senza condizionamenti al fenomeno Carbon.

UN'OSSERVAZIONE TEMPESTIVA

(Rivolto al lettore). “Sei senza dubbio un grande appassionato di Champagne e appassionato di occasioni festive. O forse ti piacciono le feste, con o senza un accompagnamento frizzante. Forse sei un conoscitore dello Champagne, che preferisce l' intensità delle degustazioni organizzate. O un esteta audace ma di mentalità aperta, la cui curiosità è stata stimolata.”

IL SUO MANTRA È UN'EQUAZIONE.

“Una sapiente cospirazione tra esperienza, competenza tecnica e innovazione.”

NUMERO 6, COME IL CARBONIO.

“Un'identità atomica senza mezze misure per creare il colore della sua fusoliera. Un nero profondo, un multiplo non-colore, l'intersezione tra il desiderio inaspettato e profondo. Creare uno Champagne che afferra e poi trattiene l'attenzione richiede rigore assoluto. Un'esperienza di degustazione che cattura il pubblico può emergere solo attraverso la perseveranza e la creatività.”

Urano Cupisti (a sin.) ed  Helmut Köcher

INCANTESIMO

“La ricerca di offrire qualcosa che faccia un incantesimo sui palati più esigenti richiede curiosità, umiltà e desiderio.”

ANDARE SEMPRE PIÙ LONTANO

“Cresciuto con un'infusione di conoscenza, competenza ed esperienza familiare. Carbon ha acquisito l'appetito di imparare sempre di più e andare sempre più lontano.”

PROSPETTIVE E DIMENSIONI.

“Creare un design di bottiglia in perfetta armonia con il prezioso elisir che contiene è una sfida costante. Accettare lo status quo sarebbe contrario alla nostra natura. Perché per Carbon, la degustazione di champagne è un'ascensione.”

VERSO IL TANGIBILE.

“La bottiglia deve invitarti ad esplorare altezze vertiginose, dove la degustazione diventa un'esperienza paradisiaca. Una sinfonia di note distinte e irresistibilmente incantevoli.”

PROLOGO

“Il prologo di Carbon inizia a nel villaggio di Champillon. La culla delle origini dello champagne come punto di partenza ha tutti gli attributi di una classica storia della Champagne: un vino nato nel cuore del terroir che porta il suo nome.”

L'ELISIR DI CARBONIO

Le mie considerazioni concordano con il pensiero della Maison. Non riesco a trovare parole diverse:

“Il suo colore non è tradizionale: un display cromatico. La sua effervescenza è piuttosto inusuale: una performance grafica e artistica. La sua gamma aromatica divide le opinioni: come una galleria d'arte moderna. Il suo gusto non è convenzionale: un'odissea cesellata che sfida il palato. Non c'è nulla di innocuo nel suo carattere: è un momento di verità il cui unico scopo è offrire un'esperienza che ti lascia vacillare di piacere”.

Ed Helmut Köcher, accanto a me al momento della stappatura, ha annuito. Chapeau!

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