L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni. |
L'insegna |
Non un vitigno ma un vino. “Un vino locale”, autoctono, fatto con uve da vitigni alloctoni che troviamo diffusi in altre zone. Croatina, Uva Rara (Bonarda) e Vespolina (Ughetta).
Una sostanziale differenza: quelli usati per produrre il Barbacarlo sono diversi perché vengono allevati su di una collina dai suoli tufosi, con un microclima particolare. Ecco perché, Lino Maga, l’inventore del Barbacarlo, li ricorda sempre come vitigni locali, di quella parte del pavese esposta a sud-ovest e che permette di “ricevere il sole tutto il giorno”.
In un caldo giorno di questa torrida estate 2020 mi sono ritrovato a Broni nell’Oltrepò Pavese, alla ricerca di due miti. Mito lui, mito il suo
Il tavolo degustazione |
vino.
Sto parlando di Lino Maga, viticoltore, vignaiolo, filosofo alla sua maniera, contestatore, insomma “un personaggio” e del suo vino, Barbacarlo, assemblaggio di Croatina, Uva Rara, Vespolina, allevati nella vigna collinare posta a 300m s.l.m. con inclinazioni del 70% e un lavoro sfiancante da condurre solo a mano. Vigna Barbacarlo sulla collina di Porrei da sempre proprietà dei Maga. E proprio il nome della vigna e del suo vino a ricordo perenne di “zio Carlo” (zio nel dialetto locale si traduce con Barba), un antenato che ripartì la proprietà tra i suoi nipoti alla fine del XIX secolo.
Tutti elementi indispensabili per capire Lino Maga, il Barbacarlo e la filosofia di vita d’entrambi.
Varcato l’ingresso a volta mi sono trovato in una corte tipica pavese, di quelle divise con altre famiglie, osservato da occhi indiscreti, abituati poco da presenze estranee. Alle 10 in punto, orario certificato dal vicino campanile della Chiesa, ecco arrivare con passo “stanco” lui, ultraottantenne (classe 1931) Lino Maga, fisico asciutto, con l’inseparabile cappello, consumando come in un rito l’ennesima sigaretta del mattino. Mi osserva (non nascondo di essermi trovato in imbarazzo), mi scruta non distogliendo lo sguardo dal mio viso quasi a dire: “questo capirà di vino? Non sarà un perditempo?”
<<Mi segua>>. Precedendomi apre la porta che conduce in un passato remoto, fatto di cimeli, bottiglie da tutto il mondo avute in regalo e mai bevute, con al centro un tavolo per la degustazione.
Tutt’intorno diverse foto che lo ritraggono con personaggi importanti come presidenti della Repubblica, cardinali, filosofi, scrittori, attori, figure di grande credibilità e quelle più amate che lo ritraggono con l’inseparabile amico di bevute qual’era il giornalista sportivo Giovanni Brera.
I vini assaggiati |
Insieme alle foto, in bella evidenza, diversi “ammonimenti” scritti alla meglio che ricordano al visitatore i suoi pensieri filosofici come:
- Terra…Vite…Vino…La civiltà contadina in un bicchiere!
- Sono i terreni che fanno il Vino!
- La qualità del vino non nasce da una imposizione di legge, ma piuttosto da una vocazione del produttore.
- Il mio vino non esibisce diplomi né medaglie. L’unico autentico premio è il giudizio del consumatore!
- I francesi non sanno fare il vino, sono mediocri. Lo sanno vendere a peso d’Oro. Gli italiani sanno fare il vino. Non sanno venderlo e risulta per loro Piombo.
- Un consiglio per abbinare il mio Barbacarlo? Essere in due: la bottiglia e chi la beve!
Lino Maga e il "suo" cavatappi |
- Volete lo spumante? Il meglio: Barbacarlo naturale rosso!
Quest’ultima affermazione per la presenza nell’assemblaggio dell’uva rara, chiamata anche Bonarda, che con il suo trasporto di carbonica rende leggermente effervescente il vino.
Il tutto avvolto in una cappa di fumo di sigarette che rende tutto surreale. Anche la signora che lo aiuta nelle degustazioni fuma come una “turca” e collabora nel servizio dei vini con la sigaretta che pende dalle labbra.
Vi da noia il fumo? Evitate la visita da Lino Maga, dove le leggi antifumo si fermano all’ingresso.
E non parlate di papille gustative che assorbono nicotina e rendono gli assaggi “truccati”. Vi tiene seduti per ore dimostrando alla fine che il piacere del tabacco è interconnesso con il piacere di un “buon bicchiere di rosso”. Personaggio da accettare così, autentico, sanguigno e pertanto “favoloso”.
È lui a raccontare la storia di famiglia, le battaglie in difesa del nome Barbacarlo opponendosi a consorzi, produttori, denominazioni, politica e quello che lui chiama "il sistema". Solo contro tutti. E alla fine il Barbacarlo è solo suo!
Infine, visto il mio interessamento e il continuo assenso a tutte le sue innumerevoli espressioni filosofiche, ha iniziato a parlare dei “segreti”: conduzione in vigna e in cantina.
<<L’azienda Barbacarlo si estende su circa 8 ettari vitati. Nessun diserbante o prodotti chimici, solo lavoro di braccia. La raccolta è selettiva. In cantina arriva solo il meglio della produzione>>.
<< Fermentazioni con macerazioni in vecchie botti di rovere. Dopo la svinatura diversi travasi per la decantazione naturale. In primavera l’imbottigliamento, un primo affinamento orizzontale per poi passare alla posizione verticale per la vendita>>.
Berlo subito? Sconsigliato, l’affinamento in bottiglia deve essere nel tempo, fino anche a trent’anni. Il fondo che s’intravede è sinonimo di alta qualità. Evitare di agitare la
bottiglia.
insieme a Lino Maga
<<Il Barbacarlo va rispettato e lui riserverà magiche emozioni>>
Gli assaggi.
Personaggio inserito nel suo mondo di provocazioni cerca il suo cavatappi personale che altro non è che Il classico cavatappi casalingo, con le caratteristiche "ali" d'estrazione.
<<Si meraviglia per l’utilizzo di questo cavatappi evoluzione del tirabusciòn a vite?>> Rispondo ricordando che nelle tecniche di servizio stabilite dalle Associazioni delle Sommellerie è categoricamente vietato.
<<Perché? È il più comodo, semplice ed estrazione sicura. Deve sapere che Dominick Rosati che lo progettò in parte nel 1930, lo ritenne il sistema più semplice, maneggevole per l’uso al quale era chiamato. E la versione più moderna, da attribuire a Tullio Campagnolo realizzata nel 1966, che recepì la necessità di avere anche una possibilità di stappare i tappi a corona, lo ha reso ancor più funzionale>>. Il tutto accompagnato da una alzata di spalla, come dire “è stupido negarlo”.
Inutile insistere, avrei perso anche questa battaglia.
Gli assaggi non porteranno le mie considerazioni in voti. Una scelta dovuta vuoi al personaggio carismatico e un po’ permaloso vuoi ai vini stessi, diversi tra loro.
- Barbacarlo 2016. Naso che sprigiona un’incantevole complessità aromatica. Il palato che si snoda in una lunga e persistente sensazione di freschezza (acidità e sapidità).
- Barbacarlo 2017 Definito da Lino Maga “problematico”, da bere con amici che possono capire le varie evoluzioni.
La corte
- Barbacarlo 2018 Merita la menzione ed un augurio: invecchiare con queste sensazioni olfattive e gustative.
- Montebuono 2017 Infine abbiamo parlato di un secondo vino dove il tocco di barbera unisce all’eleganza gustativa quella caratteristica di fruttato che non guasta. <<Ogni anno la natura gli dà la propria impronta madre per cui ogni annata porta un particolare carisma>>.
<< Deve sapere che mangio presto e i rintocchi del campanile della chiesa sono stati 12, li ho contati>>. Come dire che il tempo a disposizione era scaduto. Ho aggiunto: “anche il pacchetto delle sigarette è finito”.
Un arrivederci diverso da inserire nella descrizione del personaggio. Lino Maga e il suo vino eterno. Chapeau!
Urano Cupisti
Visita effettuata il 4 agosto 2020
Azienda Barbacarlo
Strada Statale Bronese, 3
Broni (PV)
Tel: 0385 53890
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"La qualità del vino non nasce da una imposizione di legge, ma piuttosto da una vocazione del produttore".
La nuova cantina |
È stata una visita aziendale diversa, insolita e alla stesso tempo straordinaria. Subito immerso nella Storia della ultra centenaria tradizione vitivinicola, preso per mano da Silvia Mellini, agronoma, e David Landini, Direttore e capo enologo.
“La nostra è una tenuta storica nel cuore della Toscana, con un ricco patrimonio agricolo e una moderna “cantina boutique” che produce una serie di vini pluripremiati”. Così Silvia al momento dell’accoglienza.
“Villa Saletta ha una storia ricca di fascino, tanto per il suo passato quanto per il suo potenziale. Le sinuose colline toscane, il borgo medievale e le antiche fattorie sono testimoni delle trasformazioni avvenute nei secoli”. Il racconto continua durante un sali-scendi di una strada tortuosa che porta verso i vigneti collinari di Palaia e al Borgo Antico,
insieme a Silvia e David |
imponente quanto misterioso.
Una storia in continuo divenire.
La tenuta è appartenuta a quattro sole famiglie. I Gambacorta che consolidarono la proprietà delle terre nel 1300, prima che ne entrassero in possesso i Riccardi, abbiente famiglia fiorentina di banchieri della potente casa dei Medici. I Riccardi trasformarono Villa Saletta in una vera e propria azienda rurale nel corso del 16° e 17° secolo, quando fu ceduta alla famiglia Castelli. Infine gli Hands.
Siamo nel 2000 quando Julia e GuyHands acquistarono la tenuta e iniziarono da subito a recuperarne la vitalità produttiva attraverso il re-impianto di 22 ettari di vigneti mettendo a dimora Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Sangiovese, quello pisano.
La riscoperta della tradizione
“Gli interventi di restauro sono stati rivolti primariamente alla produzione di vino, che ha comportato ingenti investimenti nel recupero degli antichi vigneti e nell’impianto di nuovi, in base una comprensione accurata del terroir. Grazie all’uso congiunto di tecniche e approcci tradizionali e degli strumenti dell’agronomia moderna, il sistema di viticoltura di Villa Saletta ora è tra i più avanzati in Italia”. È sempre Silvia che dall’alto
Alcuni vigneti |
di uno dei vigneti, racconta e rende il dialogo sempre più affascinante ed ermetico.
Un’autentica fattoria
“Non ci occupiamo solo di vino, ma ci impegniamo con determinazione per sostenere la biodiversità in tutta la tenuta. Gran parte del territorio è destinato a produzioni agricole varie. Lo facciamo per due motivi: vuoi perché siamo consapevoli che quanto più riusciamo a favorire la biodiversità e l’equilibrio nel nostro ambiente tanto maggiore sarà l’impatto sulla viticoltura, vuoi perché questo approccio riporta in vita la tradizione straordinaria di una fattoria intesa come azienda agricola, in grado di produrre le migliori materie prime che il
gli assaggi |
territorio offre”. Esce lo stato d’animo dell’agronomo Silvia.
L’incontro con il Direttore nonché enologo David Landini è avvenuto da lì a poco, al Borgo Antico.
Era all’ingresso ovest del borgo ad aspettarmi. E da subito è stata l’anima del Direttore ad imporsi iniziando così: “stiamo scrivendo una nuova pagina riappropriandoci delle rovine”.
Il borgo è attraversato da un unica strada lastricata che segue l’andatura di un dosso. Sulla piazza principale si affaccia la bella villa padronale seicentesca, sulla sinistra altre costruzioni con lo scudo, una chiave della famiglia dei Ricciardi. La piazza è impreziosita dalla bella torre con l’orologio che la domina. Senza dimenticare, in una veduta a 360° della chiesa di SS. Pietro e Michele con altre abitazioni, scuderie e magazzini. David mi ricorda che il Borgo è stato spesso scelto come location per diversi set cinematografici come Io e Napoleone di Virzì e La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani.
Strano ma vero: nel Borgo Villa Saletta ci abita ancora una persona, in una casetta che parla di Storia, con le piccole finestre invase da fiori e illuminate da raggi del sole, creando un effetto amarcord prodigioso e allo stesso tempo inverosimile.
Il Cru 980 ad |
“La nostra tenuta è in continua trasformazione. Abbiamo intrapreso un percorso di restauro completo di questa fattoria storica per riportarla alla biodiversità e alla produttività del passato. Il nostro scopo è la sperimentazione continua con la frutta, gli ortaggi, le erbe e i fiori, ed essere al tempo stesso custodi responsabili della terra. Abbiamo in mente anche di trasformare questo edificio storico del borgo in un’esperienza di ospitalità di lusso, fondata sull’autenticità e sulla storia”. Adesso è David che ci parla dei progetti della famiglia inglese Hands mentre ci avviciniamo alla nuova cantina che presto non sarà più nuova nei disegni di più ampio respiro e progettualità d’interventi previsti.
“Viviamo in un’epoca in cui i processi, l’efficienza, la pianificazione, i dati e i procedimenti meccanici determinano il nostro vivere: noi preferiamo ancora ascoltare la terra, comprendere quali frutti può offrire, ma senza mai forzare il terreno affinché fornisca ciò che non dovrebbe. Lavoriamo la terra e la nutriamo affidandoci alle giuste tecnologie perché abbia tutto ciò che le serve per essere fertile”. Giunti al dunque: parlare di vino, di tutto quello che gira intorno e assaggiarlo.
La degustazione
“Nella tenuta si producono una serie di vini eccellenti: alcuni sono tipici esempi dello stile toscano e altri, grazie alle tecniche adottate, evocano i migliori cru di Bordeaux, ma con un tocco italiano inconfondibile”.
Così l’enologo David Landini al momento degli assaggi dei vini della Fattoria Villa Saletta nella modernissima sala-wineshop.
Il borgo antico |
Presente anche l’agronoma Silvia Mellini, conosciuta prima, attenta descrittrice dei terreni, vitigni, tecniche di allevamento.
Cosa può volere di più un assaggiatore se non essere guidato nei molteplici volteggi dei vini nei calici, nelle effusioni olfattive che si sprigionano ad ogni svolazzo e dalle analisi gustative e tattili?
“In Villa Saletta, l’innovazione serve a valorizzare una particolare tradizione. Ogni dettaglio ha un ruolo essenziale. Crediamo fondamentalmente che solo la cura empatica e olistica dell’ambiente possa produrre dei vini davvero eccezionali e così è sempre stato per noi”.
David mi parla di filosofia di produzione mentre versa sette vini, l’attuale produzione.
Con la mano, con gli occhi, con l’assaggio
- Spumante Rosé Villa Saletta Sangiovese 100%. 48 mesi sui lieviti. Vendemmia 2014, sboccatura 2020. È sceso nel calice carico di spuma liberando un perlage fine. Naso originale come abituati dal sangiovese. Uno sfacciato timbro di vino rosso che disorienta al palato. Molto diverso dai tradizionali spumanti.
- Villa Saletta Rosé 2018 Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon e Franc in parti uguali. Affinamento 8 mesi di cui il 75% in inox e 25% in bottiglia. Iniziato come esperimento nel 2013 senza Cabernet Franc e Sangiovese al 50%. L’assemblaggio ultimo ci ha guadagnato. Aleggiano sentori di ribes, frutti rossi. Al palato, acidità e sapidità lo rendono fresco, immediato, vivace pur nella sua semplicità.
- Villa Saletta Chianti 2015 92% Sangiovese, 4% Cabernet Sauvignon, 4% Cabernet Franc. Affinamento 12 mesi di cui 50% in barriques secondo passaggio, 50% in botti da 30hl. Rosso rubino luminoso caratteristico del Sangiovese.Naso che ricorda sensazioni solari di frutta matura. Al palato una buona tannicità con prezioso contorno minerale. Finale balsamico. Un bel Chianti delle colline pisane.
- Chiave di Saletta 2015 Sangiovese 50%, Cabernet Sauvignon 20%, Cabernet Franc 20%, Merlot 10%. Affinamento 14 mesi di cui 40% in barriques nuove, 30% in barriques di un anno e 30% in barriques di due anni. Rosso intenso, quasi impenetrabile. Profumi orientati verso tonalità balsamiche, erbe aromatiche, marasca e macchia mediterranea. Al palato tannicità vellutata, decisa mineralità. Lunghissimo.
- Saletta Riccardi 2015 Sangiovese 100%. L’espressione più vera della tenuta. Affinamento di circa 24 mesi di cui 50% in botti nuove e il resto in barriques di primo, secondo e terzo passaggio. Regala da subito intensi profumi fruttati con sfumature floreali macerate. Speziato su note di caffè, pepe rosa e liquirizia. Al palato solenne e sontuoso. Finale quasi infinito. Un bel futuro davanti a se.
la bottaia |
- Saletta Giulia 2015 55% Cabernet Frabc, 45% Cabernet Sauvignon. Affinamento in barriques di primo e secondo passaggio. Bendato sarebbe posizionato nel Bordeaux, Rive Gauche. Rubino scuro. Danza nel bevante con insistenza lasciando copiose tracce di se stesso. Al naso offre un ventaglio di note suadenti. Al palato caldo e morbidissimo ben sorretto da acidità e sapidità. Strutturato, armonico.
- 980AD 2016 Cabernet Franc 100%. Fermentazione e affinamento tutto in barriques in parte francesi e in parte ungheresi. Imbottigliato solo in Magnum. Che dire, un Franc così è difficile trovarlo. Un vino da meditazione e per pochi eletti. Chapeau!!!
“A Villa Saletta facciamo parte di una tradizione straordinaria: è una tradizione vivente, una storia che ci porta verso l’innovazione invece di limitare il cambiamento”.
Urano Cupisti
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Dopo la pausa agostana riprendiamo la ricerca dei frammenti cosmici che nel frattempo sono stati oggetto di attenzione da parte dei “media”. Un agosto con notizie altalenanti: il Chianti è pronto per una buona vendemmia, i fallimenti hanno portato alle aste numerosi poderi, i vignaioli portano il loro vino in banca per avere anticipi,in Danimarca l’ostrica safari, il miglior giovane enologo d’Italia e ahimé il recente nubifragio che ha distrutto i vigneti in Valpolicella (come dire piove sul bagnato). Spunti, critiche e autocritiche sul mondo del vino italiano. Non ci resta che sperare in una ottima vendemmia. I presupposti ci sono tutti!
Frammento n. 1
Nubifragio a Verona. L’acqua trascina via 400 ettari di vigneti in Valpolicella. Il Governatore del Veneto firma lo stato di crisi.
Il nubifragio ha colpito il 5% della superficie vitata della Valpolicella. Un numero che sembrerebbe ridurre il danno se non fosse che quel 5% rappresenta l’eccellenza di tutta la valle. San Pietro a Cariano e i vignaioli di quel comune simbolo dei migliori amaroni è completamente distrutto. “Una tragedia” il commento del Governatore del Veneto in visita tra quello che resta dei vigneti. “Ora serve rimboccarsi le maniche e fare quello che appare più urgente: risistemare i vigneti e ripartire”.
Frammento n. 2
Annata ottima nel Chianti ma “siamo senza soldi”.
Così Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti, quello ormai conosciuto come Chianti Lovers. Annata felice, ottima vendemmia ma:” le aziende vitivinicole sono
Giovanni Busi |
senza soldi e i fallimenti sono all’ordine del giorno. Andiamo avanti solo con le nostre forze”. C’è battaglia sulle rese e i finanziamenti governativi risultano bloccati. Il vino toscano nella bufera burocratica. Cose che non dovrebbero accadere in situazioni di crisi come questa. Mentre l’uva rigogliosa, che non conosce covid, è pronta per il rito annuale della vendemmia.
Frammento n. 3
Toscana, Puglia e Sicilia: record di fallimenti e aste di vigneti.
Nell’immaginario collettivo si pensa che il mondo del vino sia esente dalle conseguenze della crisi dovuta dalla pandemia e dai mancati “soccorsi”. Di recente sono finiti all’asta il controvalore di 250 milioni di euro di vigneti. In testa a questa classifica la Toscana (100 milioni), seguita dalla Puglia (18 milioni) e Sicilia (17,5 milioni). Il restante diviso tra le rimanenti regioni. In Toscana non si sono salvate zone come Montalcino e Scansano, in Puglia territori con i vigneti di Negroamaro, Primitivo e in Sicilia le perle vinicole che rispondono ai nomi di Pantelleria, Lipari e terre del Marsala. Allarmante!
Frammento n. 4
In banca ad ipotecare il vino.
Se da una parte significa chiedere “anticipi” sulla produzione di vino che verrà, dall’altra la notizia si presta a facili ilarità. S’immagina i vignaioli con i motocarri d’uva pronta per la vinificazione, nell’ufficio di un qualsiasi direttore del Monte dei Paschi di Siena, ad impegnare il vino che verrà per avere liquidità. Questo in buona sostanza l’accordo raggiunto dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano con il Monte dei Paschi di Siena, Istituto bancario da sempre presente sul territorio “poliziano”. Non è una novità ma la conseguenza “prevista” dal Decreto Cura Italia quando i decreti attuativi vedranno la luce. Un pegno rotativo dove la proprietà del bene non viene ceduta (non avremo caveau delle banche piene di bottiglie d’uva). In attesa di quanto previsto dal Governo, MPS e Consorzio del Nobile hanno raggiunto un accordo , formula di credito agrario, come pronto-intervento in un settore particolarmente colpito dalla crisi. Il vino in banca, chapeau!
Frammento n. 5
Ostrica safari
In Danimarca a caccia delle bivalve seguendo il ritmo delle maree.
Le maree, in una parte del mare di Wadden (ci troviamo nel profondo Mare del Nord), ogni giorno rendono fangosi i litorali e liberano banchi di ostriche. Pensate, sono considerate da quelle parti alla stregua delle cavallette perché distruggerebbero l’eco-sistema. Quindi il via alla “caccia delle ostriche”. Senza limiti di numeri. Fino alla loro estinzione di presenza a quelle latitudini. “Valore aggiunto della consapevolezza di fare del bene all’ambiente”. Organizzati veri e propri “safari”, con tanto di guida conoscitrice delle maree. È permesso portare dietro bottiglie di spumante per gustare sul luogo questi particolari molluschi. Si tengono anche lezione per bambini. Roba da danesi!
Frammento n. 6
Vinoway ha proclamato il “Miglior giovane enologo d’Italia 2020.
Nicola Biasi |
È Nicola Biasi. Dopo anni di esperienza in affermate cantine italiane ed estere, nel 2015 fonda la Nicola Biasi Consulting che, avvalendosi di noti professionisti del settore, riesce a dare alle aziende una assistenza e consulenza a 360°. Ha partecipato e partecipa tutt’ora a sperimentazioni ed innovazioni nel settore enologico. Da ricordare la realizzazione di vigneti di Johanniter, varietà locale della Val di Non (incrocio tra Riesling e Pinot Gris), resistente alle malattie fungine della vite. Il 10 ottobre a Bari la premiazione ufficiale!
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
La vendemmia 2020, salvo ulteriori grandinate e affini, sembrerebbe “buona” ma…
le aziende sono piene del vino 2019 e senza soldi. Non demordono, annunciano sconti a non finire, attenzioni alla clientela “da ricordare”, ricerca continua dell’idea brillante per sbloccare i consumi. In particolare un’attenzione verso il mercato interno, il primo a ripartire. Si festeggia alla fine del lockdown con spumanti a go-go raggiungendo un buon 20% in più ma contemporaneamente registriamo divisioni “in casa” come quella della Valpolicella che non aiuta a superare questo particolare momento di ripartenza. Serve unità!
Frammento n. 1
Festeggiamo la ritrovata libertà
La Coldiretti, in una accurata analisi dopo il lockdown, sciorina numeri incoraggianti. Rispetto al maggio 2019 i consumi di spumanti, in grande maggioranza quelli italiani, sono cresciuti del 20%. In base ai dati pubblicati da Ismea gli acquisti si sono registrati nella spesa casalinga. Voglia di festeggiare tra le mura domestiche ancorché nelle movide.
Frammento n. 2
Avviso ai poeti, filosofi, sognatori. Anche questo è vino!
La Caviro, la cooperativa romagnola “la più grande d’Italia” (quella del Tavernello), investe 9 miliardi di euro nel mega stabilimento di Forlì. I numeri? 36.000 ettari, 12.400 soci viticoltori di sette regioni italiane, 183 milioni di litri venduti e quello che conta adesso 12 nuove assunzioni. "Caviro intende precorrere i tempi in un settore che vive una fase di grande evoluzione sia sul fronte packaging che per quanto riguarda la richiesta di qualità e servizio – ha evidenziato Simon Pietro Felice, Direttore Generale del gruppo Caviro - Si tratta di un'operazione che riteniamo fondamentale per accrescere la solidità della nostra filiera, migliorare il posizionamento sul mercato dei nostri prodotti, consolidare e sviluppare mercati esteri, ridurre l'incidenza dei costi di gestione e, auspichiamo, incrementare il livello di remunerazione dei nostri soci". Anche questo è Vino!
Frammento n. 3
Il Concorso del Pinot Nero d’Italia alla fine c’è stato!
Pochi giorni prima della totale chiusura. A Montagna in Alto Adige. I risultati pubblicati in questi giorni. Ha vinto Ludwig, il Pinot Nero di Elena Walch e giù giù nella classifica altri 9 altoatesini. Non sono mancate le polemiche alla pubblicazione. “Perché non togliere “d’Italia” e mettere “dell’Alto Adige”? hanno commentato in molti”. Chissà. Un caro amico altoatesino ebbe a dire “cosa sana e giusta”. I viticoltori di altre regioni:”Non c’è confronto possibile. I nostri sono diversi”.
Frammento n. 4
E quest’anno saranno 10. La FIVI festeggia
I vignaioli indipendenti aderenti alla FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) durante la Manifestazione che si terrà, come consuetudine, alla Fiera di Piacenza dal 28 al 30 novembre, festeggeranno il 10° anniversario della loro “unione”. “Con la conferma del Mercato, i Vignaioli Indipendenti vogliono ritrovare il piacere dello stare insieme ma anche mandare un messaggio forte per la ripartenza del settore vitivinicolo e non solo - dichiara Matilde Poggi, presidente Fivi- Per la Fiera di Piacenza, nostro partner in questo progetto da anni, questa sarà la prima esposizione organizzata direttamente dopo il lockdown e le restrizioni dovute al Covid-19”. Noi di FlipNews ci saremo.
Frammento n. 5
Divisi alla meta
“Le Famiglie Storiche, ovvero le aziende Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant'Antonio, Tommasi, Torre d'Orti, Venturini e Zenato, nel commentare le recenti misure emergenziali che il Consorzio Tutela Vini della Valpolicella intende proporre, ribadiscono l'importanza di salvaguardare la reputazione e la riconoscibilità di uno dei vini simbolo del made in Italy nel mondo”.La polemica è sottile e sa di linguaggio politichese. Come dire:” Va bene tutto ma vi siete dimenticati…”. "Riteniamo che sia fondamentale riunire intorno a un tavolo tutti gli attori del mondo vitivinicolo del territorio e aggiornare il disciplinare, Abbiamo dato vita a questa Associazione proprio per contribuire a diffondere questo patrimonio con impegno, in Italia e nel mondo, e strenuamente intendiamo difenderlo". Visto da un esterno cosa semplice sarebbe, nell’intento di difendere la Valpolicella, incontrarsi e chiarirsi e non cambattere uno contro l’altro armato di soli archi e frecce. È l’Amarone che lo chiede.
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
La voglia di “ripresa” non manca.
Il bicchiere mezzo pieno. Nonostante il puzzle del dopo Covid-19 formato da Dpcm, Decreti Legge, Circolari dei vari ministeri, Regioni, Comuni, le aziende vitivinicole sono ripartite “inventandosi” creatività da proporre al grande pubblico dei consumatori. Non solo acquisti nei supermercati off-limits per le piccole aziende, ma un marketing territoriale e on-line. Ne parlo qui sotto nei miei frammenti cosmici insieme ad altre notizie che hanno “smosso” il mondo del vino. Buona lettura!
Frammento n. 1
Ripartenza
ApeCar, Grandi Cru della Costa Toscana, in Viaggio
Nelle piazze dei borghi antichi, nei Comuni capoluoghi di Provincia, ecco il marketing territoriale. Organizzato da Event Service meglio conosciuta come organizzatrice dei Grandi Cru della Costa Toscana, ecco la risposta creativa al momento storico che viviamo: un percorso tra piazze, eventi, rassegne, cantine, per raccontare attraverso i vini, le storie di uomini, donne e vigneron, che rendono UNICA la produzione enologica di Costa Toscana. Un’APE PIAGGIO simbolo della rinascita del dopo-guerra come ambasciatrice. Il ricco calendario è consultabile su Facebook nella pagina dedicata. Guidata da Ginevra Venerosi Pesciolini (Tenuta di Ghizzano) e Alessandra Guidi (titolare Event Service) l’ApeCar ha iniziato il suo percorso da una delle piazze più belle d’Italia: Piazza Anfiteatro di Lucca.
Frammento n. 2
Ripartenza
Vernaccia di San Gimignano: nuove scelte strategiche per la ripartenza.
“Oggi si apre un nuovo capitolo nella storia del Consorzio”. Frase pronunciata da Irina Strozzi, da poco Presidente del Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano, durante il consiglio d’amministrazione del Consorzio stesso e al momento dei ringraziamenti dopo la conclusione della collaborazione con Stefano Campatelli, direttore pluriennale. “Serve una rivoluzione e nuova strategia di marketing e comunicazione”. Incarico ad una Agenzia che opererà con la Commisione Comunicazione e al personale d’ufficio per nuovi contenuti, obiettivi e tempistica. Il via del nuovo format alla fine del mese di Luglio. “Il Coronavirus ha sparigliato le carte in tavola”
Frammento n. 3
Ripartenza
VeronaFiere lancia Wine2Wine Exhibition per la ripartenza
Aggregare business, contenuti, incontri, formazione, idee. È wine2wine Exhibition, il nuovo format dell’ecosistema Vinitaly, in programma dal 22 al 24 novembre.Presentazione a Verona dell’evento come progetto inedito per far fronte al tempo straordinario che viviamo. Risposte positive alle esigenze dei produttori con la necessità di riprendere il dialogo con distributori, buyer, ristoratori, stampa specializzata, opinion leader e anche consumatori. Il mondo del Vino si muove!
Frammento n. 4
Attualità
Il Lago di Garda custode di spumanti.
“Così è se vi pare”. Il fondale del Lago di Garda custode dello Spumante Brezza Riva Riserva. “Condizioni uniche per uno Spumante unico”. Adesso non si spumantizza più nelle cantine ma nei fondali del mare e dei laghi. Una “moda” che sta prendendo piede ovunque. Scientificamente non provato che a zero bar l’affinamento sui lieviti produce i migliori effetti ma di effetti (scusate il bisticcio) ne provoca con la comunicazione. Tutto reso ancor più legale con la presenza delle squadre sommozzatori dei Vigili del Fuoco al momento del deposito sui fondali del lago. “A queste profondità, con una temperatura costante che oscilla in modo lento tra i 9 e i 13 gradi, in assenza di luce e rumori, le 1.216 bottiglie di Spumante Brezza Riva Riserva troveranno le migliori condizioni per una lenta e incessante maturazione” Inoltre i produttori insistono su un altro fenomeno dato dal “dolce cullare delle correnti”: l’effetto remuage continuo impedendo stratificazioni e depositi. Basta crederci!
Frammento n. 5
Attualità
Il Comune di Asti chiede di essere inserito nel Moscato d’Asti.
È ancora il tempo degli archi e delle frecce. Il comune di Asti torna a chiedere di essere inserito nella zona di produzione del Moscato d'Asti Docg. Lo ammetto: davo per scontato che fosse inserito. Un Moscato che porta il glorioso nome di una delle zone maggiormente vocate del patrimonio vitivinicolo italico che ancora deve discutere se accettare il territorio del Comune di Asti all’interno della Docg.
Lo riferisce l'associazione Comuni del Moscato. "Nella recente riunione del consiglio direttivo dell'associazione - si legge in una nota - si è aperta una finestra sul passato, discutendo nuovamente, dopo tanti anni, della questione". L'occasione è stata data da una recente dichiarazione del Comune di Asti che ha nuovamente manifestato, in un incontro in videoconferenza a cui hanno partecipato anche il Consorzio di tutela, Coldiretti e Confagricoltura, la volontà di far parte del territorio del disciplinare. "La posizione dei sindaci dell'associazione è stata netta - sostiene il presidente dell'associazione Comuni del Moscato, Alessio Monti - si è assolutamente contrari a questa idea che il Comune di Asti ha rispolverato". Siamo sempre al tempo degli archi e delle frecce!
Frammento n. 6
Attualità
Campagna acquisti e cessioni dei Top Manager del Vino.
Non esistono solo il “calcio-mercato”, il “valzer delle panchine”, “l’alternarsi alla guida di importanti Banche, Aziende, Industrie”. Oggi siamo soliti registrare i cambi, movimenti alla guida dei grandi gruppi della galassia vinicola italiana: Consorzi, Aziende S.p.A. ed altri.
Un vero e proprio Borsino dei manager del Vino. Nomi ad indicare ruoli come CEO (Chief Executive Officer che altro non è che l’Amministratore Delegato), Manager del marketing o sviluppo strategico, Responsabili delle Holding, Direttore Generale, Direttore risorse umane. Dall’abbigliamento al vino, dalla grande distribuzione al vino e via, via, via.
Ben lontani i tempi del responsabile in vigna, in cantina, della semplice amministrazione per controllare chi paga e chi no. Nel mercato globale il Top Manager è importante ed allora via al Valzer delle poltrone. Eleonora Guerini lascia Terra Moretti e approda in Bertani Domains della famiglia Angelini. Massimo Tuzzi, ex Zonin, è in cerca di nuova occupazione (calcisticamente a parametro zero). E al posto di Tuzzi? In casa Zonin i “procuratori” sono in fibrillazione”. In pole position Federico Girotto (Masi) e Roberta Corrà (Giv). Ricordo per la cronaca che il 36% di Zonin è tenuto dalla famiglia Benetton. Se andiamo a leggere il curriculum di questi signore e signori troviamo Stefanel (abbigliamento), Morellato (gioielli), Sector (orologi), Lidl (supermercati) e Media Markt. E noi wine lovers a parlare di consistenza, complessità, equilibrio, armonia.
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Io speriamo che me la cavo!
Dal film del 1992 mai titolo così realistico. Sei frammenti a testimoniare la tragidità del momento in cui viviamo tra tentativi di salvare il salvabile, l’ottimismo sui dati dei consumi, l’appello dei Presidenti dei Consorzi “a fare presto”, alla ripartenza del mondo didattico. Sei frammenti che fotografano la situazione attuale all’inizio del nuovo percorso (incerto) post-pandemia (speriamo).
Frammento n. 1
IL Prosecco Doc congela la vendemmia 2020.
Prosecco Doc da non confondere con i due Docg (Conegliano-Valdobbiadene e Asolo). Non un vero “congelamento” con i depositi in freezer. Congelamento inteso come ritardata immissione del prodotto sul mercato. Al momento è prevista nel 2021. Provvedimento approvato dal Consorzio. Sarà vietato mettere in autoclave, cioè spumantizzare, il prodotto vendemmia 2020. Il tutto per dare la possibilità ai produttori di esaurire le scorte precedenti. Tanto per far capire di cosa stiamo parlando ecco qualche numero: Il Sistema Prosecco nel 2019 ha venduto ben 500 milioni di bottiglie per un giro di affari di 2,7 miliardi di Euro.
Frammento n. 2
Il Gallo Nero veste il tricolore.
Ristoratori alla ripartenza. Il Consorzio Chianti Classico (quello del Gallo Nero) ha voluto inviare un messaggio di solidarietà e di augurio ai ristoratori italiani al momento della riapertura. Questo il messaggio: “Viva l’Italia. Viva la nostra voglia di stare uniti, la capacità di saper offrire e condividere, il coraggio dell’impresa, la passione verso le nostre infinite materie prime e l’arte di saperle lavorare. Bentornati Ristoranti di tutta Italia”. Per amplificare questo messaggio di solidarietà il Gallo Nero, simbolo del Chianti Classico, si è immerso nel tricolore. Chapeau!
Frammento n. 3
I consumi del vino aumentato durante il lookdown.
Sembrerebbe un fake ma non lo è. A causa della quarantena passata ai domiciliari, la “frequenza” del consumo di vino sarebbe aumentata in modo marcato. Lo dice e lo pubblica l’Euawe, l’Associazione Europea di Economisti del Vino insieme all’Università di Bordeaux, grazie ad un sondaggio (come non credere ai sondaggi) realizzato in numerosi paesi europei, Italia compresa. La Francia al primo posto nei consumi di vino seguita da Spagna, Italia e Portogallo. Strano questo sondaggio; il risultato finale registrerebbe questa diseguaglianza: Vino per i ricchi e Birra per i poveri. Il costo dei prodotti come “volano d’indirizzo e scelte”. I supermercati hanno battuto di gran lunga la vendita on-line. Un dato significativo da questo sondaggio? L’aumento sarebbe causato “dall’esplosione del fenomeno delle degustazioni digitali guidate attraverso webinar”. A voi crederci.
Frammento n. 4
La richiesta di alcool per disinfettare, in forte aumento.
La Coldiretti:“L’allarme per l’eccessiva disinfezione trova conferma nell’aumento del 166% degli acquisti specifici dove l’alcool denaturato ne è il prodotto primario”. L’Istituto Superiore della Sanità invita all’acquisto come rimedio di tutti i mali. Poi, registrati gli assalti ai supermercati (con aumenti di prezzo ingiustificati), ecco l’invito a “non esagerare nelle disinfezioni”. Al grido “Bisogna consumare italiano” la stessa Coldiretti ha elaborato un piano, su base volontaria (per i vignaioli), per la distillazione di almeno 3 milioni di ettolitri di vini generici (tipo tavernello) da trasformare in alcool disinfettante per usi familiari e contrastare l’invasione di prodotti “cinesi”.
Frammento n. 5
Giovanni Busi |
La Toscana in “vendita”
Un fenomeno che, purtroppo, abbiamo cominciato a registrare dall’inizio del nuovo millennio con punte preoccupanti in concomitanza con le “crisi” di liquidità. Adesso come non mai. Giovanni Busi, Presidente del Consorzio Vino Chianti, ha lanciato l’allarme:”se continua così fra pochi mesi il 40% della Toscana viticola passerà di mano perdendo la sua autenticità”. E giù accuse al Governo reo di averli lasciati soli. Che la Toscana sia nelle mire della malavita organizzata lo si sapeva da tempo. Adesso, tanto per rimanere in tema, il “terreno è ancora più fertile”. Il Tempo è finito. Busi è categorico.
Frammento n. 6
Comité Champagne: Corso online gratuito in italiano.
Il rilancio della didattica post-covid. Champagne Mooc, questo il nome del progetto. Un Corso accessibile 24 ore su 24 e sette giorni su sette. Diversità e degustazione, l’elaborazione dello champagne, il terroir champenois, storia ed economia dello champagne. Dicono al Comité: “Che tu sia un professionista o un semplice appassionato hai tanti motivi per iscriverti a questo nuovo progetto: occasione perampliare le conoscenze e avere una panoramica completa su questo straordinario vino”. Verrà rilasciato un attestato di frequenza. Per saperne di più https://www.champagne.fr/it/comite-champagne/bureau/bureau/italia In alternativa mandare una mail a: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.. Tel 02 4351 1671
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
L'antico feudo di Montepò |
LA DIMORA DEL VINO: Castello di Montepò.
“Boschi, alture e un antico maniero: la Maremma, dolce e mossa, che si distende fino all’orizzonte tra campi, uliveti e vigne. Una casa per custodire la cultura della vite”.
Mai così presagire una visita aziendale. Quando arrivi a Pancole, una frazione del Comune di Scansano (quello del Morellino) e scolletti sulla sinistra, ti ritrovi in un anfiteatro tra boschi, alture, oliveti e una marea di vigne con al centro, elevato su di uno sperone di roccia, il Castello di Montepò che domina a 360° l’antico feudo equivalente a 600 ettari. Qui Jacopo Biondi Santi e suo figlio Tancredi sono impegnati a proseguire una storia d’eccellenza del vino italiano nata a Montalcino: la ripartenza da un processo scientifico.
LE SCELTE
Importanti e decisive le scelte di cosa allevare. Visione coraggiosa e moderna nel coltivare Sangiovese Grosso BBS 11, patrimonio esclusivo della famiglia in quel di Montalcino, insieme a varietà internazionali come Merlot e Cabernet Sauvignon con cui realizzano etichette che esprimono una vigorosa individualità determinata a ricostruire il futuro della propria famiglia rendendolo ancor più brillante che in passato. Un intenso lavoro
Jacopo e Tancredi Biondi Santi |
dove convergono esperienza, intuizione e rigore enologico, principi nei quali Jacopo e Tancredi credono come missione.
RIPARTENZA con il BOTTO.
È accaduto Giovedì 28 maggio in coincidenza con la mia ripartenza dopo l’uscita dal confinamento (loockdown) a seguito del COVID-19.
In una sala del Castello, appositamente preparata, alla presenza del Dott. Jacopo Biondi Santi e di suo figlio Tancredi, hanno avuto luogo superbi assaggi di due anteprime (JeT rosé e Sassoalloro 2018) e di una verticale composta da sette annate di Schidione selezionate tra le migliori dal 2016 al 1995.
Queste le mie considerazioni:
JeT 2019. J e T, acronimo di Jacopo e Tancredi, padre e figlio in un progetto di grande ambizione: produrre un rosé con uve sangiovese nelle terre di Scansano. “Dal nostro Sangiovese grosso “BBS11” nasce un rosato intenso e profumato. Raccolto nei vigneti più freschi e meglio esposti, attraverso un’accurata vinificazione in bianco a bassa temperatura, ne nasce un vino di estrema freschezza e sapidità”. Scheda Tecnica: Sangiovese grosso BBS11 100%. Zona di Produzione: Scansano (Grosseto). Composizione del terreno: galestro a larga tessitura. Altitudine: tra i 300 ed i 450 metri s.l.m. Esposizione dei vigneti: ovest, sud-ovest. Vendemmia: primi di settembre.
Le mie considerazioni: Rosa tenue “provenzale”. Sottofondo vegetale dove assistiamo in progressione al passaggio di piccoli frutti rossi. Sorso animato, esuberante, brioso ben amalgamato in una gradevole morbidezza. Equilibrato. Uno dei pochi rosé italiani che meritano particolare attenzione. Eccellente, voto 90/100.
La Cave |
Sassoalloro 2018 “Figlio enologico prediletto del Castello di Montepò, un'etichetta capace di esaltare tutte le qualità organolettiche portate in dote dal Sangiovese Grosso BBS 11, patrimonio esclusivo della famiglia Biondi Santi. Un vino fresco, rotondo e dinamico, il cui nome è ispirato a un masso erratico di origine vulcanica che, nei secoli, ha alimentato” Mai considerazione per un vino così azzeccata. Scheda Tecnica, Uve Sangiovese grosso BBS11 100%. Composizione del terreno: galestro a larga tessitura. Esposizione dei vigneti: ovest, sud-ovest. Altitudine: tra i 300 ed i 450 metri s.l.m. Vendemmia: fine settembre.
Le mie considerazioni: campione in anteprima. Ancora molto lucente. Ha danzato nel bevante lasciando scie di morbidezze ed alcolicità. Ventaglio olfattivo in evoluzione. Al momento scomposto nei secondari e terziari. Il lungo affinamento lo porterà ad un progressivo olfattivo di grande respiro. Sorso vivo con verve sapida che fa capire eleganza che si sprigionerà a breve. Insomma un puledro di razza che scalpita. Ha iniziato a percorrere gli scalini dell’eccellenza. Chapeau!
Terminate le novità abbiamo iniziato la degustazione in verticale di Schidione, il Supertuscan che unisce le preziose tradizioni al piacere del gusto moderno. Di grandissima personalità, lo Schidione - blend di Sangiovese grosso BBS 11, Cabernet Sauvignon e Merlot - deve il suo nome “allo spiedo medievale usato per arrostire la selvaggina, che lo lega alla tradizione dei grandi rossi da meditazione”.
Sette annate per capire al meglio la sua evoluzione. Sette annate a dimostrare che, pur essendo un blend nobile, il Dott. Jacopo non ha mai voluto incidere sulle percentuali a seconda dell’esito della vendemmia: “se lo si produce deve rappresentare il terroir, l’annata come se fosse un monovitigno”.
Ed ecco allora nel 1995 la scelta del 40% sangiovese, 40% cabernet sauvignon e 20% di merlot immutati nel tempo. Così ha voluto il suo Schidione dandone una personalità evitando uniformità e standardizzazione. Del resto il Dott. Jacopo è uomo vissuto “nel Brunello”.
Tavolo degustazione |
Schidione 2016 e Schidione 2015 zona di produzione: Scansano (Grosseto), composizione del terreno: galestro, esposizione dei vigneti: ovest, sud-ovest, altitudine: tra i 300 ed i 500 metri s.l.m. vendemmia: ottobre. Vinificazione: separatamente per singole varietà di uva, con prolungata macerazione (18 gg) e fermentazione malolattica a complemento. Affinamento: in barriques di legni delle foreste di Tronçais per 24 mesi Blending per circa 6 mesi in tini di acciaio.
Le mie considerazioni: inevitabile associare le due annate 2016 e 2015 per capire i possibili sviluppi nel tempo. La 2016 si è presentata pronta alla beva mentre la 2015 ancora ha dalla sua parte quella rusticità che invita ad aspettare. Ritengo che la 2015, quando avrà raggiunto la maturazione ottimale, recupererà il gap che adesso la separa dalla 2016. Adesso il mio voto porta entrambi nella scala delle eccellenze: 94/100 per la 2016 e 93/100 per la 2015.
Schidione 2011
Le mie considerazioni: Ha in se tutte le prerogative stagionali di quell’annata. Un vino nel pieno della sua maturazione, con sviluppo di profumi di gran persistenza e ricchezza. Al palato è risultato avvolgente, con trama tannica nobile e una infrenabile escalation gustativa. Eccellente, 93/100
Schidione 2001
Le mie considerazioni: Nel 2001 ricordo un settembre piovoso in tutta Italia con perturbazioni che si succedevano senza discontinuità. Tanto da posticipare le date delle vendemmie nel mese di ottobre. Questo ha portato nel tempo ad una leggera scoperta di sovramaturazione. Questo campione, se pur sempre inserito nelle eccellenze, ha manifestato quel tocco di dolcezza in più. Si è lasciato apprezzare anche per un supplementare tocco di sauvage. Ha comunicato una immediatezza fruttata stimolando la beva. Eccellente, 90/100
Schidione 1998
Le mie considerazioni: Dalle note sull’andamento stagionale ho ricavato “raccolta in settembre con uve mature e di grande concentrazione, scarsamente acide”. E la freschezza ,nel lungo affinamento in bottiglia, ne ha risentito. Il campione più debole dell’intera “verticale”. Leggermente scomposto, sovramaturazione, dinamica gustativa non coinvolgente. Si ferma a 89/100
Schidione 1997 |
Schidione 1995
Le mie considerazioni: Un “vecchio” che ha ancora molte cose da raccontare. Nell’analisi sensoriale ha giocato la sua partita sul terreno delle innumerevoli sfumature aromatiche con tannini cesellati. Il tutto in una naturalezza espressiva dove la sapidità è risultata particolarmente versatile. Eccellente, 91/100
Schidione 1997, III Millennio, versione Magnum
Le mie considerazioni: Volutamente lasciato per ultimo. Leggo nell’introduzione aziendale:” La vendemmia tra le migliori del XX secolo, la grande struttura dimostrata da questo vino, la promessa longevità ed il passaggio al nuovo millennio, inducono ad onorare questa riserva con una etichetta in oro 23 kts”. Cosa aggiungere se non evidenziare alcune note che rendono lo Schidione 1997 ancor più ciclopico. Leggiamo l’analisi chimica: TAV 13,40%, zuccheri g/l 1,51, estratto g/l 29.70, acidità totale g/l 7.50. Partendo da questi dati l’assaggio, dopo 23 anni, ci ha consegnato un vino che ha saputo esprimere classe e complessità a tutto tondo. Insomma: un vino emozionante, impressionante, commovente fuori dal tempo. Riduttivo dargli un punteggio. Solo aggiungere all’eccellente il mio Chapeau!
Nulla di holliwoodiano al Castello di Montepò. Si lavora per la ricerca della pura espressione del terroir, con un atteggiamento volutamente alieno da enfasi e retorica. Vivere questa nuova esperienza come una missione: La ripartenza da un processo scientifico.
Assaggi effettuati giovedì 28 maggio 2020.
Castello di Montepò
Località Montepò
Scansano (Gr)
Tel: 0577 848238
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La Riflessione!
La luce in fondo al tunnel!
Inutile continuare a piangerci addosso. La nostra economia era già fragile prima della pandemia, figuriamoci ora. Soldi nelle casse dello Stato non ce ne sono, imposte e tasse non arriveranno come preventivate nel bilancio, tutti i settori nessuno escluso hanno enormi difficoltà a ripartire e la disoccupazione avanza. Tutti i settori compreso quello generico che passa sotto il nome “agro-alimentare”. Aziende vitivinicole in ginocchio nel particolare momento in cui i vigneti devono essere “curati” in modo maniacale, il vino delle annate precedenti invenduto, le fatture 2019 non pagate. Agriturismo vuoti senza prenotazioni e tutto l’eno-turismo bloccato. Senza parlare del settore food. Timidi segnali da parte di chi vuol ripartire giungono nelle redazioni ed hanno priorità nella comunicazione. Come quello di Helmuth Köcher patron del Merano Wine Festival così come riportato nel frammento n. 1. Alcuni Hotel si stanno organizzando con progetti studiati per offrire alloggi sicuri (frammento n. 2) e riflessioni sul turismo eno-gastronomico che è tutto da re-immaginare (frammento n. 3).
Frammento n. 1
Helmuth Köcher. |
L’Alto Adige in pole position nella ripartenza.
Il Merano Wine Festival (MWF) si farà! Ad annunciarlo il suo dinamico patron Helmuth Köcher. Le date: dal 6 al 10 novembre 2020 nelle storiche sedi di Merano. L’instancabile, intraprendente, efficiente Wine Hunter affronta la nuova sfida nel segno delle formule ormai note e rodate dell’evento food&wine più glamour al mondo, aggiungendo le necessarie gestioni rese particolari dal Covd-19 come la gestione degli afflussi, le distanze, i vari test sanitari. “Merano Wine Festival, back to the roots (ritorno alle origini)”. Così si chiamerà l’edizione novembrina 2020. Non a caso il segnale di ripartenza con il 2020 anno 0. Per il programma ne parleremo più diffusamente nei mesi a venire quando conosceremo i “veri numeri” relativi alla partecipazione dei produttori italiani ed esteri. E come ritorno alle origini quanto di meglio avere come Paese Ospite chi il vino lo ha prodotto per primo: la Georgia.
Frammento n. 2
Il progetto Grand Hotel della Salute
Non un progetto di un particolare Hotel ma un’idea di un gruppo di circa venti strutture alberghiere, distribuite lungo lo stivale, da nord a sud isole comprese, a rilanciare l’offerta per un alloggio sicuro e confortevole. Conferenza stampa di Piergiorgio Mangialardi della catena alberghiera Allegroitalia coadiuvato dal Prof. Claudio Zanon del progetto “Motore Salute”. "In un momento così delicato vogliamo mettere a disposizione i nostri spazi per permettere di soggiornare in un luogo sicuro che possa trasmettere benessere attraverso il proprio personale e i servizi offerti. Può inoltre essere un modo per rilanciare il turismo e il mondo dell'ospitalità, così profondamente colpito". Il pacchetto include assistenza medica e infermieristica giornaliera, dieta personalizzata, animazione culturale, palestra e Spa e possibilità di avere personal trainer a disposizione. È evidente che si tratta di un progetto dedicato ad una clientela facoltosa per assicurarla che potrà effettuare la vacanza in sicurezza. I costi? L’unico dato certo proviene dagli hotel della catena presieduta da Piergiorgio Mangialardi: soggiorno per 7 giorni, a partire da 770 euro a persona. Termoscanner con il quale viene quotidianamente misurata la temperatura a dipendenti e clienti, ionizzatori per una pulizia approfondita delle camere e degli spazi comuni, speciali sistemi di erogazione di perossido di idrogeno per la sanificazione di scarpe e valigie. Tutto compreso nel prezzo supergarantito. (fonte Cronache di Gusto a firma Michele Pizzillo).
Frammento n. 3
Re-immaginare il comparto food&wine
Quanto emerso dal Food&Wine Tourism Forum, organizzato dall’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero che ha proposto una riflessione sul tema della sostenibilità. Finalità del forum: una riflessione sul turismo enogastronomico a seguito della pubblicazione della ricerca di Nomisma (una società che realizza ricerche di mercato e consulenze che non è un acronimo ma ispira il suo operato al significato del nome greco: “il valore reale delle cose”) sulle cose prioritarie da fare finito il lockdown (confinamento): al primo posto riabbracciare i propri cari, al secondo (per il 43% degli intervistati) una cena fuori casa. Quest’ultimo è importante per un settore che va incontro a non poche incertezze e ad una crisi che sicuramente coinvolgerà decine di migliaia di imprenditori. Al Forum hanno partecipato Alessandra Priante, direttore Europa Unwto (l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di Turismo), l’albergatore Michil Costa (Hotel La Perla, Corvara-Alta Badia), presidente di Maratona dels Dolomities, Mauro Carbone e Roberta Milano, rispettivamente direttore dell’Azienda turistica e coordinatore scientifico del forum (come moderatori). La ristorazione sta attraversando un momento difficile. È necessaria una grande capacità di adattamento da parte di questo comparto e un’estrema sensibilità nei confronti dei clienti. Diverse le soluzioni per reinventarsi, come il delivery (consegna a domicilio) per esempio, definita “una carezza verso i clienti”. È importante tornare a fare i ristoratori, nel senso classico del termine, perché la differenza si fa dentro un locale. Qualità, ospitalità e prezzi non dovranno cambiare. Per garantire queste caratteristiche serve attenzione da parte di chi ci governa per formalizzare le regole e rendere sostenibile la situazione. “È il momento di fermarsi a riflettere sul futuro, sulla visione di turismo che siamo chiamati a re-immaginare e riprogettare - dicono all’Ente del turismo delle Langhe - Questa crisi accelera l'urgenza di scelte nette nella strategia e azioni concrete conseguenti nell'unica, a nostro avviso, direzione possibile”.(fonte Cronache di Gusto a firma Michele Pizzillo).
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La Riflessione!
Arrivederci al 2021, speriamo!
Previsione ahimè che si sta avverando con una “moria” di aziende vinicole impensabile e inimmaginabile. Al di là delle difficoltà di attuazione dei vari DPCM una cosa è ormai certa: “bambole, non c’è una lira!” di avanspettacolo memoria.
- Oltre duecento vignaioli chiedono che sia pagato subito il vino venduto nel 2019 con uno straziante appello ai governanti;
- “il corona virus ha ucciso il turismo del vino”, il rilievo di Donatella Cinelli Colombini Presidente Nazionale delle Donne del Vino;
-la mancanza di liquidità per procedere a coprire i costi fino alla vendemmia;
- l’impossibilità di stoccare le nuove produzioni.
Senza ricordare la fragilità pregressa. E il primo salone importante, dove fare business, programmato a Marzo 2021. Infine le banche tentate a cedere i loro crediti a Società di recupero crediti, il colpo finale alle aziende vinicole.
Frammento n. 1
Appello choc dei Vignaioli.
Sono oltre duecento i vignaioli che hanno firmato un appello choc che contiene il loro grido di allarme per il perdurare del momento di difficoltà dovuto al blocco del flusso dei pagamenti del vino consegnato nel 2019. Nella sostanza i vignaioli portano all’attenzione dei governanti il mancato incasso dei prodotti venduti a ristoratori ed enotecari fatturati entro il 31 dicembre 2019. Tra i vignaioli che hanno aderito a questo appello choc ci sono buona parte degli aderenti alla FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti).
Frammento n. 2
Il Coronavirus ha ucciso il turismo del Vino
È Donatella Cinelli Colombini, Presidente Nazionale delle Donne del Vino, a lanciare più che un allarme: la tragica uccisione del Turismo del Vino. “Il turismo è la
Donatella Colombini |
vittima economica principale della pandemia e quello specifico legato al mondo del vino, in particolare ”. In questo disastroso 2020 ogni nazione cercherà di tenere i cittadini nei propri confini nazionali e gli italiani faranno viaggi di prossimità (se tutto andrà benino). Il turismo del vino comprende una articolata serie di consumi che solo parzialmente riguardano le cantine. Basti pensare all’hospitality, agriturismi, l’offerta dei cibi locali, vivere la natura. Un dato che purtroppo perderemo: nel 2019 cinquantotto milioni di turisti stranieri aveva acquistato almeno una bottiglia di vino.
Frammento n. 3
I “vini naturali” riconosciuti anche dalla Francia. Una buona notizia?
Per gli ecologisti, in generale, rientra in una di quelle notizie che portano i vignaioli ad una maggiore responsabilità nel trattamento della terra. Per i vignaioli italiani, sicuramente i primi a rivolgere particolare attenzione a produzioni biologiche, biodinamiche ed altre, si pensa all’ennesimo “colpo di scena alla francese”, l’ottenimento da parte dei governanti, in tempi brevissimi, della possibilità di utilizzare in etichetta “Vin Méthode Nature” e dare il via ad una massiccia operazione di marketing. Mentre noi, malati di personalismi, evochiamo l’unione d’intenti (da quanti anni sento queste parole?). Gabriele Da Prato, presidente di ViTe (Vignaioli e Territori): In Francia c’è dialogo fra istituzioni e territori, in Italia la politica dialoga con la politica. Tutto qui.
Frammento n. 4
Choc nella ristorazione: saranno i delivery gourmet la nuova frontiera.
Pare proprio di sì anche perché le soluzioni paventate per la riapertura dei ristoranti non sono altro che dosi di morfina da iniettare al paziente agonizzante. Secondo il quotidiano spagnolo che si occupa di questioni economiche, finanziarie e commerciali, El Economista, il consumatore è già abituato a comprare online e a ricevere i suoi acquisti rapidamente a casa. Ricorda che il settore della ristorazione che di recente ha iniziato a offrire il servizio delivery ha aumentato le sue vendite del 29% nel 2015. Ed è una tendenza in crescita. In Italia Alcune aziende alimentari di cibo a domicilio, in periodo di Pandemia, hanno rotto gli schemi organizzandosi con un ventaglio di proposte che vanno oltre la pizza, kebab o involtini primavera. Hanno capito che, di fronte a difficoltà insormontabili serva portare anche gli ultimi trend gastronomici direttamente a casa: il Delivery Gourmet. Insomma quanto presentato sul tavolo di un ristorante di grido deve essere riprodotto nel confezionamento e nel trasporto affinché i piatti giungano a destinazione conservando il loro aspetto e il loro sapore originale. Infine potenziare il marketing. Personalizzare buste e scatole significa lasciare marchi nella mente dei clienti.
Ma con le cene galanti, quelle del primo approccio? Tempi durissimi per gli amanti (comunque c’è qualcuno che si sta organizzando).
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Se tanto mi da tanto…Arrivederci al 2021!
Pandemia, manifestazioni annullate per il 2020 e “possibile” rinascita nel 2021. Pessimismo?
Qualcuno ipotizza “qualcosina” ad autunno. Improbabile perché già da adesso dovrebbero partire le “macchine organizzative”, le prenotazioni alberghiere e soprattutto gli inviti per gli operatori stranieri.
Nel mondo dell’editoria specializzata in enogastronomia stesso discorso: salteranno le edizioni 2021 delle Guide.
I ruolini di marcia degli assaggiatori risultano stravolti e, nel caso specifico della gastronomia con i ristoranti chiusi, annullati.
Questo è lo scenario ad Aprile. Niente di buono all’orizzonte. Fermarci?
Servono nuove strategie, interpretazioni, adottare sistemi diversi.
Per esempio, nel mondo del vino, dare maggior impulso alle vendite con “l’e-commerce”, le enoteche virtuali. Del resto in Cina è il sistema maggiormente usato. Stimoli nuovi e lavoro in sinergia. (U.C.)
Frammento n. 1
Guida Michelin: salteremo un giro.
La più famosa Guida della ristorazione, la Guida Rossa, salterà la pubblicazione 2021? Pare proprio di sì. Non ci sono più i limiti temporali organizzativi. Si pensa ad una edizione digitale molto ridotta con le visite effettuate fino al 28 febbraio 2020 penalizzando, di fatto, esercizi di primo ordine non visitati. Giusto così? Credo proprio di NO! Meglio saltare e continuare a vendere la 2020 (stampata alla fine del 2019) magari con una edizione straordinaria contenente l’appendice 2021 ricordando la pandemia. Questo è lo scenario italiano. Nel resto del mondo non si sa cosa accadrà. La conclusione lasciamola all’ufficio stampa della rossa:”se ci saranno segnali incoraggianti di ripartenza noi ci saremo”.
Frammento n. 2
Non ci resta che piangere: è saltato anche il rito del Vino Santo.
Vino Santo del Trentino, non Vin Santo Toscano. Tutti gli anni, durante la Settimana Santa, in Valle dei Laghi, si ripete un rito storico: la spremitura delle uve Nosiola per la produzione del Vino Santo Trentino Doc. Causa Covid-19, tutto annullato. La spremitura, che rappresenta il passaggio dalla fase di appassimento dei grappoli a quella di fermentazione e maturazione, ha avuto luogo nelle cantine senza presenza di pubblico esterno, sagre e musiche comprese. Ahimé, un tocco di amaro in questo vino dolce raro e prezioso.
Frammento n. 3
Il salva-mele è in atto
Una distesa di luci, nel contesto di uno scenario magico, ha illuminato le notti dell’Alto-Adige. I viticoltori aderenti al Consorzio Vog sono ricorsi ai sistemi anti-brina scaldando i meleti in fiore. Immaginate i viticoltori altoatesini che, svegliati durante la notte, corrono nei meleti ad accendere i fuochi? Niente di tutto questo.
Hanno scaricato sui propri cellulari un’App che, nel momento in cui sono iniziate le gelate, ha avvertito i produttori facendo loro azionare un congegno a distanza che ha acceso i fuochi. Tutto dal comodo letto.
Frammento n. 4
Ancora cocktail durante la quarantena
Della serie: mi ispiro ad un film per preparare un cocktail. A proporlo questa volta il Barman Alessio Ciucci, bartender del Borgo La Chiaraccia Resort & SPA di Castel Giorgio (Terni). L’ispirazione? Il film “Balto”, di Simon Wells, 1995. Ingredienti:
Alessio Ciucci |
5 cl Historiae Brandy Portegnac Pilzer
1 cl Amaro Venti
3 cl succo di limone
3 cl succo di arancia
4 cl miele di eucalipto diluito (5:1)
1 pezzo zenzero
1 goccia tabasco
mezzo bar spoon curcuma
profumo al pino mugo
scorza di limone e scorza d'arancia tenute per guarnire
Preparazione:
Diluire il miele con acqua calda in proporzione 5 (miele) a 1 (acqua) e poi raffreddarlo. Con la tecnica dello shake and strain, versare tutti gli ingredienti con del ghiaccio nel Boston Shaker e agitare. Filtrare il tutto e versarlo in un sifone Twist'n Sparkle per la soda con una cartuccia di Co2. Appena ultimato il processo, versare nel bicchiere Cortina da 16 cl.
Ma qual è il fil-rouge che lega il cocktail al film secondo Alessio Ciucci?
Il drink presenta parti agrumate, dolci, acide, una parte balsamica e contrasti che rappresentano sogni, paure, speranze e dolori racchiusi nella storia di un viaggio di un eroe che ha salvato diverse decine di persone; un viaggio pieno di speranza, paura, ansia e voglia di superare ogni ostacolo. Visto il periodo certamente non facile, con questo drink il barman Alessio Ciucci racconta e omaggia le persone che, con coraggio, affrontano tutte le difficoltà a testa alta, con le maniche rimboccate.
Preparatelo e nel berlo pensate al film. Non avete visto il film? Non importa, il cocktail è gradevolissimo e sicuramente è un presidio anti Covid-19. Chapeau!
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.
La Riflessione!
Covid-19, Vino e dintorni
Pandemia, Tutti a casa, Economia al collasso, Manifestazioni rinviate (minimo un anno), Cantine che traboccano di vino invenduto, Ricerca disperata di vie per vendere qualche bottiglia, Rischio di non portare avanti la vendemmia per carenza di personale ed incentivi per pagarlo. Tutto questo il tragico scenario causato dal Covid-19. Adesso, da subito, oltre salvare il salvabile, dobbiamo progettare il “primo futuro” appena si allenterà la morsa.
Pubblico alcuni frammenti che partono dalle fake news per proseguire con le prime riflessioni raccolte (che contengono proposte provenienti dal mondo lavorativo vinicolo) terminando con un gradevole fai da te (tanto per tirar su un po’ di morale).
Frammento n. 1
Il Vino non contamina
Il Consorzio Vini Valpolicella contro la fake news di presunte contaminazioni del vino al tempo del Covid-19. Daniele Accordini, DG ed enologo di Cantina Valpolicella Negrar, rassicura sul bere il vino e contrasta con viva forza l’immotivata campagna denigratoria che circola su alcuni media rischiando di infierire duri ulteriori colpi all’economia del vino italiano. Il DG di Negrar, oltre a ricordare che molti esponenti della comunità medico-scientifica hanno divulgato i loro autorevoli pareri per cui la sopravvivenza del virus appare impossibile grazie alla presenza nei vini di alcool e fenoli, ricorda il rigoroso rispetto, da sempre, delle norme igieniche da parte dei produttori dovute dalle costanti verifiche delle autorità sanitarie.
Frammento n. 2
Una proposta: “Riduciamo le rese”
Il Presidente del Consorzio Vignaioli del Trentino, Lorenzo Cesconi, scende in campo proponendo alle autorità preposte un provvedimento d’urgenza finalizzato alla riduzione della resa di uva a ettaro. Il tutto riconducibile agli effetti negativi dati dalla riduzione delle vendite. In parole più semplici cambiare i limiti esistenti producendo meno. La proposta avanzata è per un taglio orizzontale tra il 20% e il 30% delle rese.
Frammento n. 3
Da una ripresa lenta e graduale un primo futuro realistico.
"Il contraccolpo sarà pesante". Così l’Assessore Regionale all’Agricoltura del Veneto dopo l’enorme calo delle vendite di vino (Prosecco in primis). I dati raccontano che in Veneto i consumi registrano un calo del 30-40%. Al momento tengono solo i consumi nella grande distribuzione mentre sono ferme le esportazioni. A preoccupare i consorzi dei vini Dop del Veneto sono le prospettive per la prossima vendemmia, i surplus produttivi che si genereranno in cantina a fronte del vino 2019 rimasto invenduto, la crisi di liquidità determinata dalla frenata di vendite ed export, gli impegni finanziari richiesti dai programmi di promozione e commercializzazione. Gli strumenti ci sono, dalla riduzione della resa, all'aumento degli stoccaggi, fino a forme parziali di "vendemmia verde" o distillazioni di crisi (anche se limitata a contesti particolari). L'obiettivo è superare questo "annus horribilis". Poi il primo futuro: tutti i fondi risparmiati ora da aziende e consorzi a seguito dell'annullamento di fiere e manifestazioni, dovranno essere investiti in una futura grande campagna di promozione e commercializzazione.
Frammento n. 4
Consoliamoci con un cocktail da fare in casa.
Stefano Santucci |
Della serie: mi ispiro ad un film per preparare un cocktail. A proporlo il Barman Stefano Santucci, head barman dell’Hotel Hassler di Roma. L’ispirazione? Il film “The Irishman”, di Martin Scorsese, 2019. Ingredienti:
2 cl Maker’s Mark bourbon
2 cl Connemara Peated Single Malt whiskey
2 cl Amaretto di Saronno
scorza di limone, cannella e amarena per guarnire
(se in casa non avete le bottiglie sopra indicate arrangiatevi con prodotti simili). Preparazione:
Riempire di ghiaccio un mixing glass fino a tre quarti della sua capacità per raffreddarne le pareti, successivamente scolare l'acqua in eccesso. Versare i tre ingredienti, miscelarli con un bar spoon e quindi versare il contenuto con uno strainer per trattenere il ghiaccio nel bicchiere Old Fashioned con ghiaccio. Infine, decorare con una lunga striscia di buccia di limone, una amarena e rametti di cannella.
Ma qual è il fil-rouge che lega il cocktail al film secondo Stefano Santucci? Tutti gli ingredienti sono scelti in base alla nazionalità dei personaggi:
Robert De Niro, che nel film impersona Frank Sheeran, detto L’Irlandese è raccontato dall'unico whiskey irlandese torbato, il Connemara;
Joe Pesci, che impersona Russell Bufalino, capo di una famiglia mafiosa italiana è l'Amaretto di Saronno,
Al Pacino - Jimmy Hoffa è l'americano che ha legami con la mafia è il bourbon Maker’s Mark.
Preparatelo e nel berlo pensate al film. Non avete visto il film? Non importa, il cocktail è gradevolissimo e sicuramente è un presidio anti Covid-19. Chapeau!
Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)
Montalcino |
È trascorso un mese dal 21 febbraio, il primo giorno di Benvenuto Brunello 2020. Adesso, causa Covid-19, ho tempo a sufficienza per sistemare gli appunti, rassettare i depliant delle aziende presi “in fretta e furia”, riordinare le idee.
Si fa presto a dire : il Brunello è un vino unico, eccezionale! E le vigne, magnifiche! Le cantine di produzione, fantastiche! Il vitigno Sangiovese Grosso, unico!
Mi domando: ma in che senso?
Passeggio nel borgo, incontro amici e colleghi. Quattro chiacchiere tutte improntate immancabilmente all’evento eccezionale, magnifico, fantastico, unico. L’enfasi che si respira al posto dell’aria.
Passano in secondo piano le necessità, le occorrenze di comprendere ed interpretare le annate 2015, le Riserve 2014, il Rosso 2018, il Moscadello e il Sant’Antimo.
E tutti gli anni è la solita storia, il solito copione. Nessuno parla del Vino Italiano prodotto con quella disciplina che ne è l’essenza, il suo rigido sistema di classificazione che dura nel tempo, dei vincoli produttivi ai quali i produttori devono assoggettare le scelte.
Ed ecco allora che il mio spirito critico ha un senso, ecco perché tutti gli anni mi presento qui, a Montalcino, ed essere partecipe , se pur in piccolissima parte, di quella che è la magia del Benvenuto Brunello.
Senza dimenticare la “gerarchia delle annate”, da queste parti come assegnazione delle stelle.
Materia sdrucciolevole della quale ho sempre evitato di parlarne. Intervengono diversi fattori che non possiamo ignorare. Personalmente, da appassionato più che da comunicatore, mi rifugio in una frase detta da un “certo” Aubert de Villaine che aveva a che fare con la Romanée Conti:” È vero che niente è più seducente di un grande vino in un’annata eccezionale, ma non c’è nulla di più ammirevole di un grande vino in una piccola annata”.
I territori vitati a Nord, ad Ovest, a Sud, ad Est diversi tra loro, molto diversi. Nel tentativo di dargli un loro connotato ti accorgi dell’emergere delle eccezioni rafforzando e consolidando il concetto di vino di Montalcino.
Di conseguenza ogni anno mi trovo nelle vie del borgo antico con l’esigenza di comprendere e interpretare.
Quest’anno ho optato per il contatto diretto con i produttori per capire, recepire i loro messaggi. Ne ho selezionato 9 (nove) tra i 146 presenti nel Complesso di Sant’Agostino. Parlerò di loro nelle settimane a seguire.
Produttori che non hanno quella visibilità come altri pur svolgendo con altrettanta passione il loro lavoro.
Produttori con vigneti dislocati in località diverse a rappresentare la realtà territoriale e i diversi terroir.
- Corte dei venti;
- Fornacella;
- La Fornace;
- Lambardi;
- Le Gode;
- Mocali;
- Poggio Antico;
- Sesta di Sopra;
- Terre Nere.
Inoltre, durante la mia tre giorni ilcinese, ho visitato la Cantina Ridolfi , la Cantina Casisano e il Casato Prime Donne con intervista a Donatella Cinelli Colombini. Tutto materiale per prossimi articoli.
Benvenuto Brunello, appuntamento annuale nel mio intimo. Ogni anno un intreccio di ricordi e nuove sensazioni. Chapeau!
Urano Cupisti
Consorzio del Vino Brunello di Montalcino
Via Boldrini, 10
Montalcino (Si)
Tel: 0577 848246
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www.consorziobrunellodimontalcino.it
A Primavera-Estate, tempo di zucchine. Al vapore con un filo d’olio, bollite con aggiunta di carote, cipolle, patate per un secondo leggero (sempre condite con olio vergine di oliva a crudo), trifolate (ottime, saporite, saltate in padella) ed infine come prodotto principale per torte. Ed è di queste ultime che voglio parlare: La Scarpaccia
Torta semplice, genuina, saporita sia nella versione salata che dolce. Nome che non deriva da una scarpa rotta ma bensì dallo spessore della torta simile ad una vecchia e consumata suola da scarpe. La torta dell’orto, quello spazio vitale tipico di ogni abitazione di un tempo ormai remoto, dove il piccolo allevamento di animali da cortile si integrava con le coltivazioni di verdure che mutavano a seconda delle stagioni. Patate, cipolle, pomodori, piselli, insalate e zucchine. Ed è proprio con questo prodotto dell’orto, raccolto in primavera ed estate che ha origine questa scarpaccia.
La ricerca nel tempo trova una data: 1400, quando la Repubblica di Lucca offriva a qualsiasi cittadino disposto a stabilirsi sulla Marina, al di la del monte, tre coltre di terreno per costruirvi la casa e coltivare orti. Significava urbanizzare, con il concetto rurale, la fascia pedemontana rivolta al mare ancora in parte acquitrinosa (l’attuale Versilia).
A Camaiore, borgo medioevale costruito lungo la via Francigena già famoso nel periodo romano come Campus Major (accampamento maggiore della vicina Lucca), nella primitiva versione salata era un vero piatto nel comune desinare. Zucchine, fiori di zucchina e cipolle, ingredienti tipici dell’orto. Oggi la si trova in qualche pizzeria a taglio o durante sagre e fiere rievocative.
La versione dolce è un piatto tipico della cucina viareggina, elaborata, nata come merenda pomeridiana e integrativa alla dieta legata prevalentemente ai prodotti del mare. Ancora oggi nelle famiglie la tradizione continua come dolce di stagione nel momento migliore delle zucchine
Abbinamento:
Anche la vite era elemento importante degli orti. Con il sistema d’impianto a pergola riparava dalla calura estiva e forniva l’uva da tavola e da vino. In particolare l’ibrido americano (post filossera) prodotto da vitis labrusca e vitis vinifera conosciuta meglio come uva fragola. E un bicchiere di fragolino, con il suo spiccato profumo di framboisier e il sapore deciso di cassis, accompagna benissimo la Scarpaccia. Ricercando un vino da dessert del territorio toscano sicuramente il migliore abbinabile è il Moscadello di Montalcino (85% moscato bianco e 15% altre uve a bacca bianca) da non confondere con il Vin Santo nella versione uve trebbiano e malvasia. Oro brillante, piacevolmente aromatico con un leggero tocco muffato, beverino con il suo 10,5% di volume litro di alcool, molto misurato nella dolcezza con un finale rispondente e perfettamente abbinabile.
LE RICETTE
Versione salata:
ingredienti: zucchine, fiori di zucchine, cipolla, farina, olio vergine d’oliva.
Affettate finemente sia la cipolla che i fiori di zucchine e le zucchine (mi raccomando a rotelle) in egual misura, insaporite con sale e pepe. Aggiungete dopo circa due ore della farina, senza aggiunta di acqua, amalgamando il tutto. Teglia unta pronta, versare il tutto fino ad ottenere uno strato al di sotto di un centimetro, cospargere il preparato con un filo d’olio vergine e via in forno fino a quando la superficie non avrà raggiunto quel bel colore dorato (temperatura di cottura media 150°)
Versione dolce:
ingredienti: 300 gr di farina bianca 00, 400 gr di zucchine pulite e tagliate a rondelle, 1 bicchiere di latte, 250 gr di zucchero, 50 gr di burro, 2 uova, 1 bustina di vaniglia.
Preparare una pastella con tutti gli ingredienti ad esclusione delle zucchine (ricordarsi di aggiungere un pizzico di sale), versare nella teglia già imburrata il preparato (meglio cospargere prima il fondo con un velo di pangrattato) anche in questo caso non superare 1 centimetro di spessore (ne è la caratteristica), aggiungere le zucchine a rotelle, un filo d’olio vergine di oliva e infornare fino a quando la superficie non avrà raggiunto quel bel colore dorato (temperatura di cottura media 150°)
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Fattoria di Fiano |
Le manifestazioni rappresentano, sotto certi aspetti, una specie di “banca dati” da salvare e parlarne alla bisogna. Mi spiego meglio.
Le aziende vinicole presenti agli eventi non hanno solo lo scopo di generare business ma di farsi conoscere, presentare i loro prodotti, farli assaggiare, raccontare le loro storie, intrattenersi con i wine lovers, con chi fa comunicazione (come il sottoscritto). Ed allora ecco che dal moleskine esce un nome: Ugo Bing, Fattoria di Fiano.
La manifestazione di riferimento: Sangiovese Purosangue del novembre 2019 svoltasi a Siena. L’incontro con l’enologo e amico Angelo Bertacchini. Gli assaggi dietro la sua descrizione. E l’azienda?
“L'antico borgo di Fiano, vicino a Certaldo, in origine si chiamava “Alfiano”, perché apparteneva alla nobile famiglia fiorentina degli Alfani. E' situato sulla cima della collina che divide la Valdelsa dalla Valdipesa, nella zona del Chianti Colli Fiorentini. È proprietà della famiglia Bing sin dal 1940. Questi terreni, unici per esposizione e origine geologica, sono naturalmente vocati alle produzioni di alta qualità”. Così l’inizio della chiacchierata con Angelo tra un sorso e l’altro.
La bottaia |
“I terreni sono esposti a ventaglio da est a ovest, per oltre 65 ettari, e orientati a sud in corrispondenza del vigneto Poggio ai Monti, situato a 330 metri di altitudine. Altri 14 ettari di vigneto si trovano a Novoli, circa 1 km più a nord-est, nella valle del Vergignolo”. Interessante il racconto. Del resto la descrizione dei terreni, del microclima, degli allevamenti e il conseguente lavoro in cantina, meglio dire del terroir, aiutano a capire più soddisfacentemente i vini.
Tutto non è nato per caso. Ugo Bing, agronomo, si è dedicato allo studio del comportamento della varietà dei vitigni nei diversi appezzamenti . Applicare la propria filosofia basata sulla fedeltà al terroir, nel rapporto stretto, totale, tra uomo e terra.
In seguito, insieme al figlio Francesco, calpestare le vigne perché è in vigna che nasce il vino. Senza dimenticare le operazioni in cantina, la scelta dei legni per l’invecchiamento e l’accompagnamento verso la bottiglia.
“Il vino "Ugo Bing" di Fattoria di Fiano è un vino rosso, fermo e secco, vinificato da uve nel contesto delle tipologie previste dalla denominazione Chianti DOCG sottozona Colli Fiorentini”.
In degustazione le “riserve” .
Le note aziendali descritte da Angelo: “Si presenta come un vino tipico del territorio, con l’austerità della Riserva ma con un taglio morbido. Ottenuto da sangiovese, canaiolo e colorino vinificati in barrique. Uve da vigne di 15/20 anni che rendono i profumi molto intensi con sentore di elicriso, ciliegia e nelle annate più calde profumi di macchia mediterranea. Nella maturazione i profumi si arricchiscono di note di sottobosco, muschio, e di tartufo, che da queste parti, nascono in buone quantità. Un vino sapido, strutturato e di corpo”.
Devo dire che mi sono ritrovato appieno nella descrizione sensoriale dell’amico Angelo. Aggiungerei:
- Chianti Colli Fiorentini Docg Riserva 2016. Un tocco di selvatichezza aromatica con buona struttura tannica. Aiutato da un’ottima vendemmia. Voto ottimo, 89/100
- Chianti Colli Fiorentini Docg Riserva 2011. Trasuda austerità, intensità verticale e, anche questo millesimo, con marcata struttura tannica. Ottimo, 89/100
- Chianti Colli Fiorentini Docg Riserva 2009. Direi, nella sua tipologia, disteso, rilassato, elegante. Mi è piaciuto superando la soglia dell’eccellenza: voto eccellente, 91/100
- Chianti Colli Fiorentini Docg Riserva 2005. Il “vecchio” del panel. Da questo millesimo non è possibile ottenere di più. Onore al merito. Ottimo, 88/100
Autentica passione che deriva dal lavoro in vigna e in cantina mossa da tradizione e ricerca. La cura maniacale dei vari processi, con la mente sempre rivolta al terroir, “ideale”alla base della continua ricerca di un'identità riconoscibile e della massima qualità dei prodotti finali. Chapeau!
Urano Cupisti
Fattoria di Fiano
Località Fiano
Certaldo (Fi)
Tel: 0571 669048
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