L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Food & Wine (242)

 
 
 
 
Cristiana Curri 
 
 
 
 
 
 
 
 
 San Gimignano

«Questi, e mostrò col dito, è Bonagiunta. Bonagiunta da Lucca: e quella faccia di Ià da lui più che l'altra trapunta ebbe la Santa Chiesa e le sue braccia: dal Torso fu, e purga per digiuno l'anguille di Bolsena e la Vernaccia»(Dante Alighieri, Divina Commedia, Purg. XXIV,19-24).

E le vicende di vita di Dante Alighieri con San Gimignano spesso si sono incrociate nel periodo storico di riferimento tant’è che nel Palazzo, oggi sede del Comune, c’è una sala affrescata dedicata al Sommo Poeta: Sala Dante che per noi umili mortali dediti alla comunicazione vitivinicola è la Sala della Vernaccia di San Gimignano.

Termine quest’ultimo dovuto all’evento che ogni anno, nel periodo “Anteprima Vernaccia di San Gimignano”, vi si svolge: l’Edizione dei cicli di degustazione dove alcune “vernacce” si confrontano con altri “bianchi” provenienti da territori sia nazionali che internazionali.

Ma torniamo all’Anteprima 2019. Non si può parlare di Vernaccia di San Gimignano se non ricordiamo didascalicamente numeri e brevi cenni distintivi del “fenomeno bianco”, prima Doc italiana.

San Gimignano, comune di circa 8.000 abitanti, esteso per 138 km2, con dislivello altimetrico compreso tra 64 metri s.l.m. e 631 metri s.l.m., con un centro storico dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. All’ombra delle sue 14 torri (nel periodo d’oro erano 72 tra torri e case-torri) nasce, da centinaia d’anni, il bianco toscano più famoso che ha saputo coniugare la sua eccellente qualità.

Dai 693 ettari destinati alla produzione viticola della Vernaccia coltivati da 172 aziende ai circa 4 milioni e 700 mila bottiglie prodotte nel 2019 per un giro d’affari che si attesta sui 13,2 milioni di Euro.

Il 52% rappresenta l’export mentre del 48% destinato al mercato italiano il 24% viene venduto nei Wine Shop aziendali e nei locali sul territorio. Numeri che tutti gli anni rappresentano il biglietto da visita dell’Anteprima dell’ultima vendemmia.

Quest’anno è stata la Rocca di Montestaffoli (detta a San Gimignano semplicemente La Rocca) nel cuore della città, sede del Wine Experience, ad ospitare la

 
 Sala Dante

manifestazione. Una tensostruttura esterna ha raccolto 38 produttori con più di 110 campioni rappresentativi in primis la vendemmia 2019, la riserva 2018 e altre precedenti vendemmie a giustificare le proprie linee aziendali.

Mentre nelle sale della Rocca destinate alla Storia secolare della Vernaccia, ai suoi poeti, al territorio, al racconto dei momenti della vinificazione attraverso immagini, luci, suoni, voci, video, ologrammi e visori per la realtà virtuale, giornalisti rappresentanti Blog, Stampa nazionale ed internazionale hanno potuto testare le due Anteprime anche dei produttori non presenti nella tensostruttura.

La vendemmia 2019 l’ho trovata con ottimi profumi, una bella spalla acida, equilibrata. Tutto lascia prevedere che, dopo un ulteriore periodo di affinamento, rientrerà in una grande annata. La riserva 2018 ha portato con se la disomogeneità riscontrata l’anno scorso in alcuni campioni di botte. Solo la struttura riesce a renderla in generale, salvo eccezioni di eccellenza, ottima.

Questi gli assaggi che porterò all’attenzione dei miei lettori nel tempo :

 
   La Rocca

- Alkessandro Tofanari;

- Cantine Guidi;

- Collemucioli;

- Fattoria Poggio Alloro;

- Guicciardini Strozzi;

- La Lastra;

- Macinatico;

- Mormoraia;

- Signano.

“Quest’anno è stato segnato da importanti cambiamenti a cominciare dal nostro Consorzio. Nell’eleggere il nuovo Consiglio d’amministrazione si è voluto ribadire una tradizione iniziata con la precedente Presidenza, una tradizione tutta femminile, quella di una donna alla guida della “Signora Vernaccia di San Gimignano”. Così Irina Strozzi, nuova Presidente. Chapeau!

Urano Cupisti

Consorzio Vernaccia di San Gimignano
Via di Fugnano, 19
San Gimignano (Si)
Tel      0577 940108
info@vernaccia
www.vernaccia.it

 Se crediamo alle profezie dei numeri e diamo loro un valore particolare, premonitore, divinatorio, in questa edizione del Chianti Collection ne troviamo delle coincidenze che hanno prodotto ancora una volta il “successone”. Ci vogliamo credere? Proviamo.

Il comunicato stampa di presentazione recita così:

“Parte con una sfilata di “due” (strane coincidenze) la nuova edizione della Chianti Classico Collection. Siamo nel secondo mese del 2020 (2 volte venti dove il 2 primeggia), due le giornate di apertura e per la seconda volta l’evento apre anche al consumatore finale. Vi partecipano 200 aziende del Gallo Nero e, nell’occasione, si festeggiano i 20 anni della DOP dell’olio Chianti Classico. Per la seconda volta, Giovanni Manetti farà gli onori di casa e darà il benvenuto agli ospiti in qualità di Presidente del Consorzio. Due gli ambasciatori ad honorem del Chianti Classico che verranno nominati nell’ambito dell’evento, due i seminari dedicati agli altri prodotti di eccellenza del territorio chiantigiano, l’olio DOP e il Vin Santo DOC”.

Il mondo della cabala che ci riconduce alla smorfia napoletana legata ad altri numeri, quelli del lotto. Mistero.

 
 

Una cosa è certa; altri numeri hanno caratterizzato la manifestazione. Numeri da capogiro a testimoniare che il Gallo è vivo più che mai. Anzi si è divertito sfoggiando una veste inusuale, colorandosi di varie tinte, i colori del vino, il rosso rubino, il viola dell’uva, il verde delle vigne, ma anche le tonalità dei marroni dei suoli e le sfumature azzurre dei cieli del Chianti.

Ritornando ai numeri, al di là dei giochi e interpretazioni, la potenza del Gallo Nero si è espressa sciorinando 740 etichette in degustazione, circa 10.000 bottiglie aperte e servite dai produttori insieme alla squadra dei sommelier AIS, 56 anteprime da botte per valutare il Chianti Classico che verrà ed infine la Gran Selezione che sta prendendosi la rivincita sugli “esperti scettici” di tal scelta raggiungendo, con le sue annate, l’eccellenza (95 centesimi minimo).

Al Chianti Collection bisogna andare organizzati. Sapere cosa assaggiare, capire il Chianti dei vari terroir, scegliere le visite ai tavoli dei produttori mossi da quelle curiosità che possono nascere dalle degustazioni riservate alla stampa.

E allora chiedere il campione di botte del 2019 anziché della 2018 e magari soffermarsi su quella che uscirà il prossimo anno.

Un applauso va riservato al Consorzio per la perfetta organizzazione. Cartella Stampa espressione del lavoro che c’è stato e di quello attuale, nozioni esplicite sulle

 
parte dei campioni in assaggio

vendemmie di ben otto anni.

Ecco che il degustatore-comunicatore ha a disposizione tutti gli elementi per diffondere pregi e difetti.

Questi gli assaggi che porterò nel tempo all’attenzione dei miei lettori:

- Castelnuovo Berardenga, Canonica a Cerreto;

- Gaiole, Rocca di Montegrossi;

- Radda, Borgo la Stella e Corte Domina;

- Castellina, Castello La Leccia;

- Poggibonsi, Fattoria Le Fonti;

- Barberino Tavernelle, Fattoria Cerbaia;

- Greve, Candialle, Fattoria Le Bocce e Ottomani;

- San Casciano, Luiano e Poggio Borgoni.

Ancora una volta protagonisti i calici, le bottiglie, i vini e i produttori con la loro passione ed entusiasmo. E il Gallo Nero, nella sala della Leopolda, impettito, sembra “cantare”. Chapeau!

Urano Cupisti

Consorzio Vino Chianti Classico 
Località Sambuca
Barberino Tavernelle
Tel 055 82285
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www.chianticlassico.com

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

Le Anteprime allo scoperto

Il mese di Febbraio è da sempre il mese delle Anteprime. Verona per l’Amarone, Firenze per i vari Consorzi toscani e per i Chianti, San Gimignano per la Vernaccia, Montepulciano per il Nobile, Montalcino per il suo Brunello e Montefalco per il Sagrantino. E tutti gli anni le solite polemiche vuoi per le organizzazioni che non riescono ad apportare le modifiche richieste, vuoi per (in alcuni casi) vivere sugli allori. Piangere se il Buon Dio non manda il sole o la pioggia nei momenti richiesti, prendersela con Trump e Putin per i dazi ed ora con il coronavirus per le minori esportazioni in Cina. Sabato ero a Firenze e non ho mai visto tanta tristezza all’anteprima dei Consorzi della Toscana. Bolgheri ha abbandonato da alcuni anni, Pitigliano e Sovana hanno dato forfait, Montecarlo ha deciso di non ritornare e quella che è la vetrina sul mondo vinicolo toscano sarà destinata a rivedere il tutto, rendendosi conto che la formula è carente e doveroso sarà cambiare strategia.

 

 

 

Frammento n. 1

Vi.Te. Vignaioli e Territori.

È un’organizzazione dove sono banditi personalismi e verticismi. L’inizio del 2020 è stato scoppiettante. Valpolicella, Maremma, Roma e Abruzzo in attesa del Vinitaly. Quattro incontri in quattro zone diverse d’Italia. Circa settanta vignaioli che si sono confrontati con un pubblico sempre più “bio”, “biodinamico” e “naturalista”, convinto e/o “al passo con i tempi”, meglio dire modaiolo. Allargare l’essere protagonisti, andare oltre l’appuntamento nell’area riservata del Vinitaly, insomma un “VI.TE. in fermento”.

 

 

Frammento n. 2

LVMH (gruppo Louis Vuitton) è venuto a fare spese a Montalcino.

“Il nostro modello, basato su una visione a lungo termine, valorizza il patrimonio delle nostre Maison e stimola la creatività e l'eccellenza. È la forza motrice del successo del Gruppo e la garanzia del suo futuro.” Così si è presenta la LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy) multinazionale francese dell’eccellenza, con le sue 75 Maison, € 53,7 milioni di ricavi nel 2019 e 156.000 dipendenti in quel di Montalcino attratta da Castello Banfi. Dopo Biondi-Santi l’altro “idolo ilcinese” rappresentativo di quel territorio patrimonio del Vino Italiano. Si sta parlando di 2.400 ettari di cui 900 a vigneto (173 di questi atti a produrre Brunello). Poi se aggiungiamo seminativo, bosco e uno splendido Relais, la fotografia è pronta. Dimenticavo: Castello Banfi nel 2018 ha registrato € 2,2 milioni di utile netto.

 

 

Frammento n. 3

GARDAMI, il nuovo tormentone estivo

Garda spumante Doc e Amaro, Aperitivo Rosato Ramazzotti: nasce il cocktail Gardami (Garda e Milano), patto per l’italian style. Sarà il cocktail che narrerà la dialettica territoriale e lo stile italiano del buon vivere. Così nelle intenzioni dei promotori. Sostituirà l’Aperol Spritz, usato e abusato in centinaia di migliaia di modi. Per niente felice di questo avvicendamento. Anzi, di sicuro, saremo tartassati pesantemente da budget pubblicitari ultramilionari per indurci ad essere “fighi”, “alla moda”. Com’è lontano il tempo quando l’aperitivo era rappresentato da un calice di Vermouth o da un bicchierino di Marsala secco e per darsi un contegno chic uno Sherry Palomino fino. Almeno sapevamo cosa bevevamo.

 

 

Frammento n. 4

Sapevate che a Londra esiste un Bancomat del Prosecco?

Che lo spumante Prosecco è il vino italiano più venduto al mondo lo sappiamo. Che il territorio complessivo di produzione comprenda gran parte del Veneto e Friuli (in particolare la Venezia Giulia) lo sappiamo. Che l’Inghilterra è il paese estero che maggiormente consuma Prosecco lo sappiamo. Ma che nel paese di Sua Maestà fossero posizionati nei pressi di alcuni Pub dei “simil-bancomat” distributori di Prosecco Doc alla spina, ai più era ed è sconosciuto. Apriti cielo, spalancati terra. Invocare il Signore affinchè faccia precipitare nell'inferno i reprobi. Attenzione! Il Consorzio di tutela del Prosecco Doc (da non confondere con il Prosecco Docg) è intervenuto chiedendo l’immediata rimozione dei “bancomat gialli” sulla base del disciplinare di produzione che non prevede la mescita con sistemi alternativi al versamento diretto dalla bottiglia al calice. Anche la Ministra Bellanova è intervenuta parlando di “pronto intervento” delle autorità italiane nel ruolo di vigilanza ricordando che si tratta di frode. Reggerà questa accusa o verrà cambiato il disciplinare tornando a degustare per strada, magari in un bicchiere di plastica (riciclabile ovviamente), il tanto amato Prosecco?

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

Così Andrea Sartori, Presidente del Consorzio Tutela vini Valpolicella: “Archiviamo un’edizione che ha sancito, tra le altre cose, il successo di vendite dello scorso anno sia all’estero che in Italia. Guardiamo al 2020 consapevoli di poter contare su un’eccellente nuova annata, ma anche preoccupati per il moltiplicarsi di incognite sulle principali piazze internazionali. Servirà per questo intensificare gli sforzi e le professionalità con l’obiettivo di monitorare e ascoltare sempre di più i mercati e le tendenze dei consumi globali”.

Semplificando, visto “il moltiplicare delle incognite” (dazi e quant’altro), è la comunicazione l’arma del successo. E la buona comunicazione riesce anche a contribuire alle inutili e pericolose derive divisorie in atto. Le Famiglie Storiche da una parte e il Consorzio dall’altra, negli stessi giorni, non sono un’immagine comunicativa che “arriva” là dove dovrebbe arrivare e non fa certamente chiarezza. I panni sporchi si lavano sempre in famiglia. Francesi docet.

Torniamo all’Anteprima. Sorrisi, tanti sorrisi sulle bocche dei produttori: “siamo a presentare una vendemmia (2016) eccellente, che ci ripaga dell’anno orribile 2014”.

E questo l’abbiamo subito capito al primo assaggio. Il 2016 ha mostrato al primo sorso una tessitura setosa e flessibile con un frutto godibile rilasciando slancio alla beva.

Al di là dei numeri il mercato dell’Amarone è in crescita sia su quello interno che estero. Forse questa “rinascita” è dovuta al cambio generazionale all’interno delle “famiglie” dove si cura maggiormente sia la produzione che la commercializzazione.

Accelerano i vigneti sostenibili, oggi a ¼ del totale. “Una tendenza bio – ha detto il direttore del Consorzio tutela vini Valpolicella, Olga Bussinello - cominciata forse un po’ tardi ma che ora non accenna a rallentare, se si considera che anche gli ettari in conversione sono cresciuti nell’ultimo anno del 10,5%”.

Ma a trainare i vigneti green in Valpolicella è soprattutto il progetto RRR (Riduci, Risparmia, Rispetta), la certificazione voluta per le aziende dal Consorzio a tutela dell’ambiente, che prevede l’adozione di tecniche innovative in vigneto ma anche la sostenibilità sociale e la tutela del paesaggio.

“Nei 19 comuni della Doc Valpolicella si fa sempre più largo il verde, quello della sostenibilità”.

2.273 produttori di uve, 272 aziende imbottigliatrici con 373 fruttai destinati all’appassimento. Circa 15 milioni le nuove bottiglie di Amarone che entreranno in commercio quest’anno. Numeri rappresentativi usciti dagli incontri programmati nella due giorni veronese.

Ma sono stati, ancora una volta, i calici ad esprimere i vari micro-terroir e consegnare la verità sulla vendemmia 2016. Est, Ovest, Nord, Sud. Pianura anziché collina alle diverse altitudini. Assaggi mirati provenienti da tutte queste realtà della Valpolicella. Il risultato? Grandi Amaroni che apparteranno ad una vendemmia a “sette stelle”. Ne parlerò nei dettagli, nei giorni a seguire, con i dovuti riferimenti alle relative aziende.

Unico rammarico aver constato il calo delle presenze delle cantine. Solo 53 contro le 63 dell’anno scorso e le quasi 100 di alcuni anni fa. La mancata partecipazione delle Famiglie Storiche si è fatta sentire nei numeri ma non ha inciso sulle diversità territoriali presenti ben rappresentate.

Le accoglieremo a braccia aperte qualora decidessero di rientrare nel Consorzio Valpolicella”. E l’Amarone ringrazierebbe.

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Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

Anno Nuovo…Vita Vecchia

I buoni propositi di fine anno sono “rimandati” forse al 2021. Aziende vinicole che “delocalizzano”, vendono a chi passa per caso dalla cantina, i mercati orientali ben lontani dal vino italiano, i dazi americani che sapevamo, prima o poi, sarebbero diventati realtà quotidiana (registriamo piangistei ad ogni latitudine), partirà (si dice, si mormora) la Cabina di Regia del Vino (altro super carrozzone ministeriale?). Non ci resta che consolarci con il “Gardami” l’annunciato nuovo “tormentone” colktail che soppianterà lo Spritz usato e abusato in centinaia e migliaia di modi. Chapeau!

 

 

Frammento n. 1

Farnese Vini abbandona!!!

Una Società di investimento americana, la Platinum Equity, nuova proprietaria. Un’altra eccellenza vinicola nazionale, definita negli ultimi tempi “winery boutique”, getta la spugna. La formula è quella di sempre: vendita e presidente esecutivo quello precedente per rendere indolore il passaggio. La Farnese Vini produce vini di alta qualità destinata principalmente all’estero.

 

 

Frammento n. 2

Cabina di regia sul Vino.

Sarà un nuovo carrozzone? La notizia dalla bocca della Ministra alle politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova <<Entro il mese di gennaio l’insediamento presso il Ministero Mipaaf della Cabina di regia sul vino>>. Mi sa tanto del solito annuncio dai vari palchi davanti a platee politiche consenzienti. Gli addetti ai lavori chiedono a gran voce di rivedere gli adempimenti burocratici che insistono poi sul prezzo del prodotto, non cabine di regia politiche che non portano ad alcun risultato. Nuove generazioni, donne, filiere, investimenti, innovazione, internazionalizzazione, export, promozione del made in Italy. Parole che riempono la bocca, riscuotono applausi politici, ma rimangono “sogni”. Un altro spot nell’Italia degli spot dove il politichese impera.

 

 

Frammento n. 3

GARDAMI, il nuovo tormentone estivo

Garda spumante Doc e Amaro, Aperitivo Rosato Ramazzotti: nasce il cocktail Gardami (Garda e Milano), patto per l’italian style. Sarà il cocktail che narrerà la dialettica

 
 Gardami

territoriale e lo stile italiano del buon vivere. Così nelle intenzioni dei promotori. Sostituirà l’Aperol Spritz, usato e abusato in centinaia di migliaia di modi. Per niente felice di questo avvicendamento. Anzi, di sicuro, saremo tartassati pesantemente da budget pubblicitari ultramilionari per indurci ad essere “fighi”, “alla moda”. Com’è lontano il tempo quando l’aperitivo era rappresentato da un calice di Vermouth o da un bicchierino di Marsala secco e per darsi un contegno chic uno Sherry Palomino fino. Almeno sapevamo cosa bevevamo.

 

 

Frammento n. 4

Cavit compra La Vis

Nasce ufficialmente un colosso dei vini tutto Trentino. Rientrano “nell’affare” anche Cesarini Sforza spumanti, Casa Girelli (imbottigliamento e commercializzazione) e Cembra Cantina di Montagna. L’operazione alquanto complessa ha permesso il salvataggio della Cantina La Vis “carica” di debiti “non performing”.

I trentini ci sanno fare e capiscono cosa significhi curare il territorio evitando “intrusioni” esterne ad alterare equilibri ed identità.

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. 

Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

 

La Riflessione!

 

 

Archi e Frecce nel Chianti

Così un mio titolo dopo la “notizia”. Mentre nel resto del mondo vinicolo assistiamo ad “unire le forze” per affrontare i mercati dei prossimi anni, noi in Italia torniamo

 
 Battaglia di Campaldino

al Medioevo, alle battaglie con gli archi e le frecce cercando di “creare confusione” e seguire il vecchio adagio (locuzione latina) “divide et impera”. Già registriamo confusione tra Consorzio Vino Chianti e Consorzio Vino Chianti Classico, ulteriormente aumentata dalle continue “nascite” di movimenti legati ai singoli Comuni rivendicando le “differenze” territoriali evidenziando le disomogeneità. Il contendere questa volta è la scelta del Consorzio Vino Chianti di modificare il proprio disciplinare introducendo, anche loro, la Gran Selezione.

“Qualità e semplificazione le parole d’ordine della revisione” così il Presidente Aldo Busi. Risponde Giovanni Manetti Presidente del Gallo nero:” increduli nel credere a questa modifica volta ad una strategia di gestione non costruttiva e priva di idee innovative”. Avanti miei prodi si torna alla sfida lancia in testa fra il Cavaliere Bianco e quello Nero di cinquecentesca memoria. È tornato il tempo degli Archi e Frecce. Mi domando:”ma è mai sopito?”.

 

Carte bollate e sentenze a non finire in Valpolicella

Se nel Chianti c’è “maretta” anche in Valpolicella non scherzano. Altra storia quella che gira intorno all’Amarone. Consorzio tutela vini Valpolicella da una parte e Le Famiglie Storiche dell’Amarone dall’altra. Siamo già al secondo grado di giudizio, sentenza d’appello, che da ragione al Consorzio confermando la sentenza di primo grado. Il contendere? Alcune “famiglie storiche” avevano costituito una Associazione “Famiglie dell’Amarone d’Arte” con tanto di Manifesto costitutivo e un proprio marchio. Ed ora? La guerra continua tra l’incredulità dei non addetti ai lavori, consumatori inclusi particolarmente quelli stranieri. Appuntamento alla prossima Anteprima Amarone a Verona il 1-2 febbraio 2020.

Frammento n. 1

 
Chateau Barton 

Finalmente i punteggi di Wine Spectator tornano nella normalità.

Alla fine il primo posto della classifica dei “Top 100” secondo Wine Spectator viene assegnato alla Francia vista l’avanzata “pericolosa” (ndr) degli americani di Napa Valley (California). Non solo. Il punteggio assegnato a Château Léoville Barton, St-Julien 2016 Bordeaux, è “ritornato” ad essere credibile: 97/100. Il vino perfetto non esiste e non è mai esistito. È materia vivente e quindi imperfetta. Dare ad un vino 100/100 significa rendere poco credibili i giudizi.

 

 

 

Frammento n. 2

L’uva “affinata” in mare.

Fino ad oggi abbiamo registrato progetti, veri e propri tentativi, di affinare bottiglie di vino in mare, in particolare spumanti. Per gli spumanti raggiungendo profondità pari all’azzeramento della pressione (sei atmosfere) contenuta nelle bottiglie. Ma immergere le uve prima della fermentazione, mai. Ci sta provando Antonio Arrighi nel mare che bagna la sua Isola d’Elba. Il progetto è seguito dal Prof. Attilio Scienza. Lo scopo? Ritornare ai metodi usati dai Greci e Romani. Il vitigno usato: l’ansonica. Qualche “solone” sempre pronto a distribuire lodi lo ha già definito “vino fantastico dal carattere unico”. Sul carattere unico concordo, sul “fantastico” aspettiamo. Credo che Antonio Arrighi, conoscendolo, concordi.

Nasse con uva

 

 

 

Frammento n. 3

La Rossa francese

 

La Guida Michelin compra tutto e monopolizza il mercato mondiale.

La colpa è anche nostra. La Michelin fa sul serio. Anche Robert Parker alla fine ha ceduto. L’intera sua società passa al 100% nelle mani della “rossa francese”. Il prezzo della cessione ovviamente è “top secret”. “La piena integrazione cibo-vino garantirà le sinergie a lungo termine”. Ciò vuol dire che è nata la Bibbia e chi oserà dire il contrario sarà scomunicato!!! Non facciamoci ingannare dalle parole del solito CEO di turno; influenzeranno il mercato da veri leader incontrastati. Bel colpo!

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. 

Parafrasando l’espressione di Enrico IV in una libera interpretazione come “ci si può sacrificare pur di raggiungere un obiettivo alto” ne esce il valore del perché “andare a Merano per il Merano Wine Festival”.

Aggiungo convintamente che, se per un musulmano la visita alla Mecca almeno una volta nella vita è d’obbligo, per un wine lover andare al Merano Wine Festival almeno una volta è doveroso. Vuoi per vivere tre-cinque giorni in un contesto da fiaba (aggiungo fiaba enoica), vuoi per aprire le proprie visioni sul mondo del vino, vuoi per assaggiare prodotti sconosciuti o al limite “sentiti ricordare” da altri.

E anche nella 28^ edizione 2019 il Merano Wine Festival non ha tradito le aspettative.

Partiamo dai numeri:

- 11.500 presenze registrate;

- 950 case vinicole selezionate;

- 300 giornalisti del settore accreditati;

- aumento del numero di operatori e specialisti del settore;

- indotto calcolato per oltre 10 milioni di euro

- aumento registrato di produttori internazionali

- apprezzata e folta rappresentanza della “Young generation”.

Quest’ultima vera linfa vitale per programmare le edizioni future.

Tutto questo non per caso.

Si lavora all’edizione di questa eccellente kermesse tutto l’anno e alla fine le selezioni e degustazioni dei campioni da parte del gruppo di degustatori “The Official Selection” formano l’offerta in buona parte diversa ogni anno. Una specie di promozioni e retrocessioni senza se senza ma ben evidenziata e sottolineata nel Regolamento di partecipazione.

Ma “il bello” del Merano Wine Festival non è limitato solo all’esposizione delle eccellenze vinicole che trovano spazio nelle sale del complesso liberty del Kurhaus. Da alcune edizioni il WineHunter Helmuth Köcher, ideatore e patron dell’evento, ha di fatto dato vita ad un “Fuori Salone” parte integrante del Merano Wine Festival.

La Gourmet Area, spazio dedicato alla gastronomia, le Masterclass ospitate all’Hotel delle Terme, The Circle uno spazio dal linguaggio innovativo vera e propria novità che ha trovato la propria sede in una tensiostruttura posizionata nella vicina Piazza della Rena, il Merano Wine CityLife novità 2019, l’ormai consolidato appuntamento dell’ultimo giorno (il martedì del perlage) Catwalk Champagne ed infine l’ampio spazio dedicato alla cultura con un programma di talk e convegni a tema riempiendo così di contenuti la Manifestazione.

Ho ricordato il Merano Wine CityLife che ha coinvolto sul tappeto rosso di viale Libertà (di fronte al Kurhaus), in perfetto stile con l’idea del “fuorisalone”, migliaia di persone, in prevalenza young generation, che hanno dato vita (notturna) a Merano e che per il futuro l’organizzazione pensa “di implementare con sempre nuove e coinvolgenti attività”.

E dell’indotto ne vogliamo parlare?

Ogni anno riservare una camera per il Merano Wine Festival in centro è sempre più difficile. Bisogna farlo per tempo. Basti pensare che molte persone confermano per l’anno successivo. In queste ultime edizioni sono le frazioni come Lagundo, Lana, Naturno, ben collegate con Merano, a sopperire il fabbisogno delle sempre più numerose richieste di alloggio. Bus, treno, parking esterni e vicino al Kurhaus, una rete efficiente di taxi anche notturni permettono di raggiungere hotel, ristoranti, stube in alta montagna, per vivere al meglio questo straordinario evento.

Brindiamo ancora una volta al successo di questa edizione riaffermando con l’alzata dei calici, il prestigio di un appuntamento di eccellenza, unico nel panorama vinicolo italiano e non solo.

Merano Wine Festival: vaut bien una messe (Val bene una Messa). Chapeau!

 

Nel cuore di Siena non per caso. Scelta ponderata per sottolineare la centralità toscana del sangiovese, vuoi perché Siena è la sede dell’Associazione EnoClub che ha ideato e organizzato da sempre questo evento.

Vero che il Sangiovese, ogni giorno che passa, perde la sua connotazione di vitigno autoctono per vestire i panni dell’internazionale ma è anche pur vero ricordare le origini e festeggiarlo al meglio.

Così è stato nei giorni 2, 3, 4 e 5 Novembre con il coinvolgimento degli addetti ai lavori (produttori e stampa di settore) ma soprattutto con gli appassionati, wine lovers, che hanno raggiunto Siena e la sua bellissima Piazza del Campo dove nei Magazzini del Sale posti nei sotterranei del Palazzo Comunale, hanno potuto assaggiare più di 300 sangiovese in purezza prodotti da 120 aziende.

Per i più interessati gli appuntamenti (seminari, masterclass) nella Sala Italo Calvino al settimo piano del Palazzo Squarcialupi nell’altra location affascinante di Siena: Piazza Duomo con la Cattedrale riportata ai suoi massimi splendori dopo un restauro durato alcuni anni.

Parlare con i produttori di Sangiovese non solo toscani, conoscere altre realtà italiane che da tempo si dedicano a questo vitigno ricavando ottimi vini (considerando il Sangiovese un vitigno loro “locale”), sono stati momenti di “scoperte” prodigiose.

Difficile designare la zona di origine del Sangiovese. Oggi preferiamo considerarlo un vitigno di qua e di là dall’Appennino Centrale accontentando così anche i viticoltori romagnoli, umbri, marchigiani, laziali, abruzzesi e siciliani.

Una cosa è certa: il Sangiovese è conosciuto nel mondo per essere il vitigno rappresentativo dell’area toscana denominata Chianti. E l’occasione dell’evento di Siena è stata la possibilità di confronto con le realtà italiane e non solo.

Tre (3) le degustazioni guidate, veri e propri Seminari di approfondimento, per capire le evoluzioni e adattabilità del Sangiovese:

- Vecchie annate di Brunello di Montalcino;

- Sangiovese del mondo

- Confronto Borgogna-Sangiovese

Senza dimenticare i 262 campioni assaggiati durante il Lunedì dedicato alla stampa di settore a conclusione di una ricognizione sui Sangiovese italiani nel più vasto progetto di valorizzazione di questo particolare vitigno.

Il contenuto internazionale con il ricercato spirito toscano dell’EnoClub, l’impegno del suo Presidente Davide Bonucci, è risultata la ricetta vincente per l’ottima riuscita di questo ottavo appuntamento senese.

Ebbene sì: la vinocoltura legata al Sangiovese è cultura secolare che rilascia grandi emozioni. Da sempre si suggellano importanti momenti socio-culturali elevati. Ci vorrebbe un’enciclopedia per raccontarla.

Ne faccio buona memoria nel riferire il presente ricordando comunque le radici.

Ne sono certo nell’affermarlo: l’esito di questo evento è stato di eccellente caratura. Chapeau!

Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

 

La Riflessione!

Novembre: ultime grandi manifestazioni enoiche!

Novembre è il mese dell’Olio nuovo, del “ribollir dei vini”, del vino novello (da non confondere con il vino nuovo che ancora è in costruzione) e delle ultime grandi manifestazioni enoiche. Ne cito tre: Sangiovese Purosangue che è già in corso a Siena (una due giorni iniziata il 2), Merano Wine Festival programmato dall’8 al 12 e la Fivi, mostra-mercato dei vignaioli indipendenti in programma dal 23 al 26 presso i padiglioni della Fiera di Piacenza (quest’anno prolungata anche al lunedì per permettere a ristoratori di partecipare). La prima giunta alla sua ottava edizione in corso dove si stanno alternando approfondimenti e degustazioni alla presenza di 120 aziende. La seconda un vero e proprio festival dell’eccellenza vitivinicola italiana e non solo. La terza che da diversi anni, con la formula mostra-mercato, permette ai visitatori di degustare, comprare e caricare storie in bottiglia da consumare durante l’anno.

 

 

 

Frammento n. 1

Cantina di Soave inaugura il nuovo quartier generale.  

 
 La cantina di Soave

Leggendo questa notizia e i suoi numeri viene meno quella parte poetica che accompagna il vino. Mi vien da dire: poveri Charles Baudelaire e Alda Merini, poesia, passione, metafora del territorio. Ma le cantine, in particolare le cooperative, sono anche aziende e devono vendere i loro prodotti e pagare chi ci lavora. Ed allora anche i numeri diventano pura e semplice verità: 90 milioni d’investimento, 11 ettari di superficie, 35.000 metri quadri coperti utilizzabili per conferimento, imbottigliamento, stoccaggio, logistica e uffici. 437 pannelli fotovoltaici, acque piovane recuperate ecc… che nel linguaggio d’oggi significa “progetto green”: Ma i vini? Produzione definita convenzionale. I Bio ancora lontano. Ahiahiahiahi (traduzione dall’alpitourese: sono dolori!).

 

Frammento n. 2

Life of Wine al Radisson Hotel di Roma

Un evento volutamente trasferito a Roma da Firenze per una centralità maggiore. 210 vecchie annate, ben 70 cantine che hanno dato vita a Life of Wine, Viaggio nell’età del vino. Grazie ad una selezione unica di cantine, simbolo di una enologia rivolta alla qualità, si è percorsa la storia del vino attraverso l’assaggio di rare ed uniche vecchie annate. Respiro anche internazionale con la presenza di aziende provenienti da Slovenia e Svizzera. Ne ho parlato più diffusamente in questo articolo pubblicato da Flipnews nei giorni scorsi: http://www.flipnews.org/component/k2/life-of-wine-ovvero-la-vita-del-vino.html.

 

 

Frammento n. 3

Merlot, vino amato e odiato.

Molti dei cosiddetti esperti di vino considerano il Merlot un vino pacione, banale, senza nerbo. Ne ha parlato recentemente anche Daniele Cernilli (Doctor Wine) ricordando che i palati “raffinati” hanno conoscenze e memorie corte. Vini marmellatosi, omologati, ruffiani, poco interessanti. Chi invece li considera, come il sottoscritto, viene etichettato come poco educato e con conoscenza enologica superficiale. Fatta questa premessa ecco le mie considerazioni e riflessioni. Cari amici superesperti come la mettiamo con vini merlot 100% come Montiano, prodotto nel viterbese e considerato una eccellenza nazionale? Come la mettiamo con il merlot 100% Masseto considerato uno dei vini migliori al mondo? Come la mettiamo con il merlot 100% del Pommerol Chateau Petrus icona mondiale? Senza dimenticare gli italici L’Apparita, Redigaffi, La Ricolma, Nambrot ed altri. Francamente mi vien da pensare che ancora siamo lontani dalla conoscenza del Vino.

Osservo, scruto, assaggio e…penso. 

 
 La sala Sold Out

Questo evento l’avevo frequentato nella sua prima edizione fiorentina, all’Orto Botanico “Giardino dei Semplici”, ben otto anni fa e l’ho ritrovato molto cresciuto sabato 26 ottobre nei saloni del Radisson Blu Hotel di Roma.

Life of Wine, VIII edizione, viaggio nell’età del vino. “La vita del Vino” passando per vendemmie antiche fino alle attuali. Non solo. Ho scoperto realtà che hanno scelto Roma per presentarsi sul mercato italiano come CIEK, azienda del Canavese e DELEA, i vini del Canton Ticino.

“Grazie ad una selezione unica di cantine, simbolo di un enologia rivolta alla qualità, si è percorso, attraverso gli avvenuti assaggi di rare ed uniche vecchie annate, la storia del vino assaporando il presente con la degustazione delle annate in commercio”. Così Roberta Perna dello Studio Umami artefice di questo evento.

Apertura ad un “respiro internazionale” con la presenza di aziende slovene e svizzere. Quest’ultima particolarmente gettonata poiché i meravigliosi vini svizzeri (e mi assumo la responsabilità di questa affermazione) sono poco pubblicizzati da noi.

E le presenze a questo evento unico? Un vero e proprio Boom!!!.

“Oltre 700 tra operatori, stampa specializzata ed enoppassionati per l'VIII edizione della manifestazione, andata in scena sabato 26 ottobre:70 cantine italiane e non, 250 grandi etichette fra cui 210 vecchie annate protagoniste di un affascinante viaggio nel tempo all'ombra di Bacco”. Roberta è radiosa di fronte alle domande per conoscere i numeri e

Radisson Hotel

la dimensione della manifestazione. Perché poi sono i numeri che alla fine contano.

“Settanta grandi cantine da tutta Italia – affiancate da ospiti stranieri da Svizzera e Slovenia, novità che ha conferito un respiro internazionale a questa edizione – hanno dato vita ad un viaggio nel tempo scandito da oltre 250 etichette, di cui 210 vecchie annate spesso introvabili sul mercato”.

Il vero successo di questa manifestazione? Il mix di annate recenti, le ultime immesse in commercio, e almeno due vecchie annate di una o più etichette nel rispetto del tema dell’evento: Life of Wine ovvero La vita del Vino. Chapeau!

Questi i miei assaggi :

 
 Vino Svizzero

- Basilico vini della Basilicata (Barile)

- Cantine del Notaio da Rionero in Vulture (Basilicata)

- Ciek da San Giorgio Canavese (Erbaluce di Caluso) Piemonte

- Delea dal Canton Ticino-Svizzera

- Tenuta Monteti da Capalbio Toscana

 
 Erbaluce di Caluso

- Tenute Silvio Nardi da Montalcino Toscana

- Ventolaio da Montalcino Toscana

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