L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Food & Wine (266)

 
 
 
 
Urano Cupisti
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 accostamenti tibetani

Chi mi conosce e mi segue sa che da anni studio l’evoluzione della vitivinicoltura in Cina. Più volte ho parlato dei passi da gigante in questo settore, se pur “criticato” da molti.

Non arriveranno MAI ai nostri livelli, non hanno la retrocultura millenaria, non hanno territori adatti all’allevamento dei vitigni, sono sprovveduti in tutto”. Senza riportare le frasi offensive.

Oggi registriamo che la Cina è il quinto produttore mondiale di vino. Da diversi anni ha permesso agli occidentali europei di eseguire “saggi” dei terreni a Nord (Mongolia interna) ad Est (verso la Manciuria),nel Centro (Ningxia) ad Ovest ( verso il Tibet) per identificare i micro climi ideali per l’ allevamento dei vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Syrah, Pinot Nero, Petit Verdot, Merlot, Sauvignon Blanc, Chardonnay, senza dimenticare gli studi sul Sangiovese, Colorino, Canaiolo per la produzione del Chianti, autenticamente cinese 基安蒂.

In seguito hanno iniziato la produzione di vino con l’aiuto di agronomi, enologi, chef de cave francesi, italiani, spagnoli mandando, in contemporanea, i loro giovani a studiare scienze agrarie ed enologia nelle università di Bordeaux, Montpellier, Lione e far pratica anche presso le nostre aziende più blasonate.

 
 Chianti in cinese

Hanno stretto legami economici e joint venture, ovvero accordi fra aziende per realizzare determinati progetti in tempi limitati, sotto l’attenta vigilanza del governo cinese. L’accordo più significativo?

Dare da bere vino al 10% della popolazione. Ma vi rendete conto, in numeri, quanto rappresenti il 10% dei cinesi?

È di oggi la notizia del “vino che fa volare sopra le nuvole": un vino prodotto con la supervisione del Gruppo francese LVMH ai confini con il Tibet e la sua bottiglia misteriosa ed esclusiva commercializzata nella rete distributiva dello stesso colosso francese LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy, tanto per capirci).

A parlarne è Francesca Landolina su Cronache di Gusto.it del 4 dicembre.

A dire il vero ero già a conoscenza di questo investimento in quella parte remota della Cina e dopo la notizia di per sé emblematica, definita allora come allegorica, ne avevo perso traccia e sostanza.

Francesca Landolina la riprende e ne parla a seguito di una degustazione che, da quanto riportato qui sotto, l’ha letteralmente sconvolta. E i pregiudizi si frantumano.

 
 Vigne a 2.600 metri di altezza

“La Cina potrebbe diventare uno dei Paesi più importanti per la produzione di vino nel mondo? Potrebbe sfidare anche la Francia e i suoi Bordeaux?” si chiede Francesca.

“Ci sono ancora tanti interrogativi aperti, ma una cosa è certa: mentre i big già affermati nel mondo del vino sono impegnati alla conquista del mercato cinese, Ao Yun, il vino del Tibet, parte all’assalto dell’Occidente. E lo fa con un grande vantaggio: è il nato tra i prestigiosi vini dell’impero LVMH, il big del lusso di Bernard Arnault. LVMH ha puntato sull’esclusività”.

Ao Yun, un blend di Cabernet Sauvignon 74%, Cabernet Franc 20%, Syrah 4% e Petit Verdot 2%, cresce nella vallata tibetana del fiume Dza-Chu (meglio conosciuto con il nome thailandese Mekong, il fiume che percorre ben sei nazioni: Cina, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam) ad una altezza compresa tra i 2.200 e i 2.600 metri.

 
 Vino Ao-Yun

Meglio precisare il suo vero aerale, la provincia nord dello Yunnan, al confine con il Tibet.

Il territorio di quattro villaggi che presto saliranno alla cronaca mondiale come villaggi Grand Cru del vino Ao Yun: Adong, Shuori, Sinong e Xidang. E guardate che non è affatto una battuta visto che la bottiglia è in vendita intorno ai € 300,00.

Francesca Landolina sciorina numeri per far capire che non è uno scherzo: 314 parcelle distribuite su 28 ettari di terreno con l’impiego di centoventi famiglie contadine di quella provincia per una produzione da definirsi di “nicchia”: solo 21mila bottiglie.

“Aggiuungo che il risultato è stato sorprendente. Un vino raro e di ottimo livello gustativo, complesso e multi-sfaccettato”.

Analisi sensoriale eseguita da Francesca Landolina:

“Il vino ha un colore scuro e profondo. Al naso rivela freschezza, aromi di fumo, legno di cedro, frutta gialla ed esotica che si mescola ai frutti rossi, ribes nero e mirtilli. Evidenti note balsamiche e cenni di muschio bianco. Al palato è persistente ed elegante, con tannini estremamente morbidi e densi, seguiti dal lungo finale minerale sapido. Di certo un grande rosso che fa “volare sopra le nuvole”, come indica il significato del suo nome, e che fa viaggiare con la fantasia tutti coloro che in un vino cercano territori, storie, persone e avventure”.

L’enologo Maxence Dulou, da parte sua, aggiunge:

“La fermentazione malolattica si è svolta per 3 mesi in botti (32%) e vasi di argilla (68%), che aiutano a compensare la mancanza di ossigeno in altura. È seguito un affinamento per 14 mesi in botti di rovere nuove (32%) e di secondo passaggio (68%), regalando ancor più finezza al vino”.

Amici eno-scettici prendete appunti:

“A partire dal 2016, nello Yunnan, hanno cominciato ad adottare un nuovo sistema di classificazione del territorio basato sull’osservazione del suolo e la misurazione delle piante: il risultato è stata un’ulteriore frammentazione delle 314 parcelle in 900 sottoparcelle che mostravano caratteristiche simili; si è così cominciata a gestire ciascuna di queste sotto-unità in maniera indipendente”.

 
 Vigneti nello Yunnan

Ora tocca a noi imparare.

Maxence Dulou continua: “Questo nuovo sistema è riuscito a migliorare ancora di più la qualità dei grappoli. L’altitudine della Tenuta di Ao Yun, con la cantina ad Adong a 2.600 metri, è tra le più alte del mondo. A questa quota la quantità di ossigeno è inferiore del 25% e ciò influisce sulla percezione del gusto. Dopo tre annate, per la prima volta da quando è stato lanciato Ao Yun, l’assemblaggio finale della vendemmia 2016 è stato deciso a livello del mare, a Hong Kong, dove il grado di umidità dell’aria è più costante. Stiamo studiando le condizioni in cui avviene la degustazione per avere un’idea più precisa su come verrà percepito il gusto del vino in condizioni di altitudine e umidità dell’aria regolari”.

Nel chiudere l’articolo Francesca si chiede:

“solo avventura portata avanti dalla determinazione, passione e impegno di un gruppo di visionari o un attento risultato ottenuto secondo scelte scientifiche ben precise?”

e continua : “Il 100% delle operazioni sui vigneti è svolto a mano, secondi i principi della produzione biologica e della centenaria tradizione locale. Agli inizi del 2008, Estates & Wines, la divisione vini del mondo di Moët Hennessy, ha chiesto al Dottor Tony Jordan, enologo e scienziato australiano, di individuare in Cina un territorio che presentasse le condizioni ideali per la produzione di un grande vino rosso. Dopo quattro anni di ricerche è giunto nel nord dello Yunnan, dove ha trovato un microclima ideale nel villaggio di Adong. Nel 2012, affascinato dalla meraviglia di ciò che si nascondeva in questa remota parte del mondo, Maxence Dulou, enologo di Bordeaux, si è unito all'avventura di Ao Yun. Le spesse nuvole vaganti, caratteristiche della zona, sono un'eco del nome di Ao Yun, che significa proprio “volare sopra le nuvole”. Ed il vino riflette questo ideale”.

Giudicate voi.

Francesca Landolina per Cronache di Gusto.it 4 dicembre 2020

 
 La Foresteria d'estate

Ha conquistato le “Due Forchette” dalla prestigiosa Guida Michelin 2021, anticamera per arrivare alla Stella.

Questo ristorante posizionato all’interno del Resort di Menfi è considerato, da molti critici gastronomici, una vera e propria “Officina del Gusto”.

<< Le erbe aromatiche che crescono nel “giardino degli aromi” de La Foresteria, hanno un ruolo primario, fanno parte della cultura e della tradizione della famiglia. Segreti di un’arte culinaria che le generazioni custodiscono e tramandano con orgoglio e passione >>. Così Francesca Planeta, responsabile dell’ospitalità Azienda Planeta, che ha aggiunto << Il resort è un luogo in cui si respira allo stesso tempo storia e cultura, mare e collina, nell’atmosfera di un’elegante dimora di campagna >>

La pandemia non ci ferma.

La riflessione di Francesca Planeta: << In questo anno non abbiamo mai smesso di credere nel nostro lavoro e abbiamo trovato entusiasmo anche in giornate grigie di fronte alla totale incertezza di cosa fare. Hanno prevalso idee, creatività, competenza, passione, condivisione>>

 
 La Foresteria

La famiglia Planeta, è risaputo, che non perde occasione di cercare modi nuovi per continuare ad essere ambasciatori dell’eccellenza siciliana. Non solo nel modo del vino e dell’olio ma anche nell’ospitalità, nella ristorazione, arte e responsabilità sociale continuando ad investire nei singoli progetti.

La Foresteria ne è un esempio. Genuina essenza e raffinatezza dove il terzo elemento, l’accoglienza, trasmette il grande rispetto, unito alla indiscussa passione dei proprietari per il territorio e le sue tradizioni.

La conquista delle “due forchette”, oltre a quanto detto, si deve anche al pregevole lavoro dello chef Angelo Pumilia.

 
 Coniglio alla stimpirata (foto tripadvisor per Planeta)

Prima di approdare a Melfi , Angelo ha ampliato le proprie conoscenze culinarie in India, Cina, Israele, Texas, Norvegia, Svizzera, Irlanda, Francia e Spagna.

A La Foresteria porta avanti una cucina siciliana contemporanea dalle radici ben salde, giocata tra un racconto attento della tradizione e una spinta ad esplorare e innovare.

Essere di fronte ad uno spazio gastronomico interpretato fra le trame della tradizione familiare Planeta.

Ecco il segreto di questo chef; attingere a questa eredità e alla grande ricchezza del patrimonio enogastronomico siciliano, per proporre una carta e due percorsi di degustazione, con una rigorosa selezione delle migliori materie prime tra i produttori d’eccellenza dell’Isola.

 
 Francesca Planeta Direttore del Resort

 

 

Suggerimenti a pranzo:

I TARTARI IN SICILIA: tartare di manzo modicano , scalogno marinato, matarocco, tuorlo d’uovo, tapenade, dressing alle acciughe;

CRUDO DAL MARE DI SICILIA: carpaccio di pesce con salsa al mandarino e colatura di alici di Sciacca;

 
 Lo chef  Angelo Pumilia

SPAGHETTO AL KAMARINO: salsa tradizionale di pomodorino kamarino, ricotta salata e basilico;

CANNOLO: con la ricotta di pecora del Belice, scorza di arancia candita e pistacchio.

Suggerimenti a cena:

UOVO DEL CAVALIERE: uovo poché con purè di patate all’olio extravergine di oliva Planeta, verdure di stagione, capperi e carciofi;

RAVIOLI DI RICOTTA E MENTA: una ricca sfoglia ripiena di delicata ricotta di pecora di Menfi, menta del giardino, salsa di pomodoro Kamarino;

CONIGLIO ALLA STIMPIRATA: coniglio siciliano in tegame con verdure miste, olive e capperi in agrodolce;

 
 Il giardino degli aromi

CASSATA SICILIANA: un grande classico della pasticceria isolana a base di ricotta di pecora di Menfi e mandorle di Avola.

 

Buon appetito!

 

Urano Cupisti

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

Vino e cibo durante la pandemia. Incubo lockdown a Natale, mancate vendite di vini e spumanti per non so quanti miliardi, ristoranti che chiudono a raffica, le industrie dolciarie con i magazzini stracarichi di prodotti invenduti e costrette a bloccare le produzioni. In questo contesto si cerca di “programmare la ripresa” quando questo virus lo permetterà. Al momento “rimandiamo” di mese in mese le manifestazioni, gli eventi, pubblichiamo le classifiche dei migliori vini mondiali, dei migliori ristoranti da visitare appena possibile. Poi registriamo notizie divertenti e interessanti, come il “vino novello inglese” e le preparazioni esclusive che fanno viaggiare con il palato come il “fuà” e il caviale albino.

 

 

Frammento n. 1

Incubo lockdown a Natale

Comunque vada, qualsiasi decisioni vengano prese nei prossimi giorni, ci dobbiamo rassegnare a festeggiamenti “più intimi”. Ne risentiranno notevolmente i consumi. In particolare per la gastronomia ricercata e “i brindisi augurali”. È la parola “prudenza”, tante volte riecheggiata in questi giorni come consiglio, che influirà negativamente sui consumi. Il settore del vino e degli spumanti sarà il più colpito visto che verranno meno i pranzi e cenoni con più persone, la mancanza degli ordini dei ristoranti ed hotel e i veglioni di fine anno. Senza considerare il mancato turismo invernale interno ed estero. Forse registreremo una tenuta del mercato per i vini di fascia medio-bassa (prezzo) a danno di quella medio-alta che ha sempre trovato un mercato privilegiato durante le festività natalizie e di fine anno.

 

 

Frammento n. 2

Le Anteprime slittano tutte!

Arrivano in questi giorni le comunicazioni ufficiali degli “slittamenti” in tarda primavera 2021 delle “Anteprime annuali dei Vini” solitamente programmate dalla fine di gennaio alla fine di febbraio. Anteprima Amarone, Anteprime Toscane (ben 6), Anteprima Sagrantino. C’è chi si consola, come la volpe che, guardando l’uva irraggiungibile, disse: <<tanto sei acerba>>. “Non tutto il male vien per nuocere, i mesi primaverili sono il periodo ideale, non solo per degustare vini più pronti, ma anche per far vivere e visitare gli splendidi territori del vino”. Le nuove date? Si partirà il 14 maggio per terminare il 24 maggio.

 

 

 

Frammento n. 3

Anche gli inglesi adesso producono il “Vino Novello”!

Che gli inglesi producessero vino è risaputo. Fin dai tempi di Roma Imperiale. Sotto il Vallo Adriano le legioni producevano vino. Oggi l’english wine è una realtà che si consolida sempre più in particolare gli sparkling (spumanti) realtà che sta raggiungendo i gradini alti dell’eccellenza. I dati reali 2019 sulla consistenza delle filiera vitivinicola d’oltre manica raccontano che: “gli ettari di vigne sono 3.500 contando ben 770 vignaioli”. Accanto alla produzione di rossi, bianchi, rosé e spumanti non poteva mancare il “Vino Novello”. Per adesso è Simon Day ad averlo prodotto nel suo vigneto a Ledbury, nei pressi del confine con il Galles, da uve Pinot Nero.

Solo una piccola produzione, 2.500 bottiglie, tutta prenotata dalla grande distribuzione Waitrose, che lo ha posto in vendita all’equivalente di circa € 13,00, superiore al prezzo del più famoso Beaujolais Nouveau.

 

 

Frammento n. 4

Arrivano le “classifiche” dei vini

Lockdown o non Lokdown le classifiche annuali dei migliori vini a livello mondiale arrivano puntuali ad informare (per chi ci crede), a pilotare gli acquisti (per chi non ci crede). Continuano così i gossip, le invidie, i malumori. Una cosa è certa: sono attese, anzi attesissime e i vari estensori diventano “eroi internazionali”. È il circo vinomediatico che dobbiamo accettare. Al “grido” di tutto fa spettacolo ecco alcune “chicche”: Secondo James Suckling è Chacra Pinot Noir Patagonia Treinta Y Dos 2018 il miglio vino 2020. L’italiano Livio Sassetti Brunello di Montalcino 2016 al terzo posto! Restiamo in attesa della selezione di Robert Parker. Intanto sappiamo che 12 etichette italiane sono nella lista dei 100 migliori vini “discoveries”. Tre siciliani, tre toscani, tre piemontesi, due campani e uno dell’Alto Adige. La saga continua. 

 

 

Frammento n. 5

Fuà, il foie gras d’autore.

Torchon di fegato d’anatra al naturale (marinato con marsala e una particolare composizione di spezie), Foie Gras con fragoline in mostarda e pepe rosa e Foie Gras con mandarino candito e pepe Timut sono le novità della linea Fiori di Spezie firmata dallo chef Fabio Barbaglini. La complessità aromatica è il filo conduttore dell’intera linea di foie gras e il suo packaging ne rispecchia la cura del dettaglio. Tutto quanto che porta la firma di Fabio Barbaglini fa notizia. Chef tristellato (Guida Michelin), massimi punteggi secondo la Guida dell’Espresso, ambasciatore della cucina italiana nel mondo (naturale concezione del gusto) nel 2017 approda a Firenze dove il progetto Fuà si sta ampliando nella vendita di prodotti di alto livello. Chapeau! (fonte Ufficio Stampa PS Comunicazione).

 

Frammento n. 6

La novità per il Natale 2020: Caviale Albino.

La location di allevamento: Parco lombardo della Valle del Ticino. Dopo una lunga attesa durata otto anni, la Ars Italica del gruppo Calvisius, ha prodotto il caviale 24K, ottenuto dallo storione “sterleto nella varietà albina”. Storione di piccola taglia, originario dell’Europa dell’Est e della Siberia, si adatta benissimo alle acque dei nostri fiumi settentrionali. Estremamente prezioso con un grano leggero e soave. Sapore leggiadro con sfumature salmastre che svaniscono lentamente sostituite da una dolcezza finale originata da nuances fruttate .Nell’antichità lo storione albino veniva riservato solamente agli Zar. Riporto i contatti per chi volesse ordinarlo.

www.arsitalica.it e This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. (fote Paolo Pojano Ufficio Stampa&Comunicazione)

 

 

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

 
 musica e vino (foto bibenda.it)

Faccio parte, orgogliosamente fino ad esserne presuntuoso, di quella corrente di pensiero che partendo dal Verbo “il vino è materia liquida viva”, si arriva alla definizione “ sintesi dei profumi di tutto ciò che ci circonda, perché ha nella sua natura più profonda le tracce della terra, dei fiori, dei frutti, delle spezie, del mare, della montagna, del vento, della luce e di tante altre cose che nobilmente rappresenta” (Luigi Moio da “Il respiro del Vino”, Mondadori editore).

A sua volta la musica, che cos’è? Un linguaggio umano universale.

L’idea che la musica sia un “linguaggio universale” ha radici antiche e attraversa in maniera più o meno esplicita l’intera storia del pensiero occidentale. Dall'alba dei tempi la musica ha fatto parte dell'essere umano. Essa ci serve per emozionarci, stare insieme.

Il vino, che accompagna anch’esso la storia dell’uomo, è presente nella musica. Mozart lo ricorda come celebrazione, momento di gioia, condivisione, adatto a suscitare colpi di scena. Basti ricordare la celebre frase del Don Giovanni, il dramma giocoso composto nel 1787: “Viva le femmine, viva il buon vino, sostegno e gloria d’umanità”. Vino inteso come esaltazione della vita e delle passioni.

Ma il rapporto tra musica e vino va oltre, nella genesi stessa del nettare degli dei.

 
 cantina Renzo Marinai  (foto aziendale)

Le fermentazioni, i momenti della nascita, della crescita, della maturità. È proprio nella maturità del vino che la musica incide sul suo definitivo carattere.

Come la musica interagisce con il vino?

Così come la micro-ossigenazione, la tecnica in cui piccole quantità di ossigeno vengono somministrate al vino in modo lento e continuo attraverso le pareti delle barriques o delle botti innescando al tempo stesso reazioni che portano al miglioramento

 
 Bach sesto concerto brandeburghese

organolettico, anche alcune melodie ben specifiche con le proprie vibrazioni, riescono ad entrare in contatto con la massa viva, attraverso i pori dei contenitori, aiutandola ad esaltare la sua struttura aromatica conducendola ad uno stato fisico-chimico ottimale prima dell’imbottigliamento e la sua successiva evoluzione.

Vera e propria Fede.

I Templi in Italia dove “si professa” questa religione, riti che coinvolgono l'essere umano nell'esperienza di ciò che viene considerato Verbo, si moltiplicano. Ne riporto tre tra i più conosciuti e visitati.

Cantina Alois Lageder a Magrè sulla Strada del Vino in Alto Adige dove un suono melodioso pervade i locali in cui riposano le barriques. È il Sesto Concerto Brandeburghese di Johann Sebastian Bach che inonda di suoni la cantina stessa, con la proiezione sulle pareti delle immagini ingrandite di alcuni lieviti presenti nel processo di fermentazione.

Cantina La Regola a Riparbella (Pi) dove un suono “trascendentale” contribuisce a rendere l’atmosfera unica. «Questa musica non è causale: emana vibrazioni che contribuiscono al riposo armonico del vino nelle botti». (Flavio Nuti, co-proprietario dell’azienda)

Cantina Renzo Marinai a Panzano nel Chianti (Si) dove “in cantina diffondiamo dolcemente musica di Mozart in sottofondo traendo da essa l’ispirazione che diventa tensione creativa in accordi, in note, in armonia ed è Musica”. (Renzo Marinai).

Doveroso riportare la voce degli scettici, di coloro credenti nell'unica realtà che può veramente essere detta: l’esistenza della materia e tutto ciò che deriva dalla sua continua trasformazione.

“Mi fa sorridere pensare che la musica interagisca con il vino e le vibrazioni possano influire sulle fermentazioni e micro-ossigenazioni”.

“Sono solo trovate pubblicitarie, puro marketing”.

 
 Mozart sinfonia n. 4

“Ci piace parlare del vino come emozione, sensazione, evocazione... ma forse qui si esagera un po'”.

“ serve per impressionare maggiormente i turisti americani e giapponesi”.

“Basta con queste buffonate, dobbiamo fare il vino punto e basta”.

Preferisco rimanere un sognatore, ascoltare il “suono” del vino durante la fermentazione alcoolica e la successiva conversione batterica (conosciuta come malolattica), il gorgheggio della carbonica e il ticchettio del metronomo immaginato all’interno delle botti.

E la musica fantastica che esce dalla bottiglia quando dolcemente il nettare di bacco “scivola” nel bevante?

Una cascata di piacere che varia a seconda della densità o del corpo di un vino.

Voce tenorile (pinot nero), baritonale (Syrah) fino ad arrivare a quella di un basso (il cabernet sauvignon). Senza dimenticare il cool jazz (Jazz freddo), quello ritmato dalle spazzole sui tamburi di una batteria, che si percepisce dal perlage di uno champagne. Solo immaginazione?

Il filosofo Schopenauer ebbe a dire:<< “L’Architettura è Musica solida. Noi oggi, per altro verso, riteniamo che il Vino sia Musica Liquida”. Ne ha ragione da vendere il filosofo tedesco!

Due importanti uomini del vino viennesi, Thomas Koeberl e Markus Bachmann, hanno dimostrato che Mozart non fa bene solo all’anima ma anche al vino. A seguito dei loro studi hanno brevettato col nome di “Sonor Wines”, la loro scoperta musical-enologica.

 
 cantina La Regola (foto Giorgio Dracopulos)

La Sinfonia n. 41, per esempio, porterebbe un beneficio eccezionale durante la fermentazione. La loro certezza: <<Il sapore del vino cambia, diventa più buono e raffinato>>. Ed io ci credo.

 cantina Alois Lageder (foto aziendale)

<<Ecco perché con Mozart e Bach il vino migliora>>. Parole di Peppe Vessicchio il conosciutissimo musicista, direttore d’orchestra, che recentemente ha abbandonato i palcoscenici ritirandosi nei suoi vigneti, nelle sue cantine a far ascoltare la musica alle sue viti prima e ai suoi vini dopo.

<<Alcune frequenze sono in grado di intervenire sui composti del vino. Le onde sonore lo influenzano sia sul piano organolettico sia su quello dei suoi legami chimici. Del resto “tutta la materia è frequenza”. Credo che le note di una polifonia siano come elementi chimici con specifiche valenze e quando i legami sono giustamente rispettati ne viene fuori un composto, una medicina che interagisce con le nostre cellule, con gli atomi da cui siamo costituiti, influenzando le loro funzioni».

Ecco la chimica musicale di Peppe Vessicchio: Il suono, le viti, Bach e Mozart. La mia vita in ascolto dell’armonia naturale.

“Vini solisti e vini orchestrali”

In mio aiuto, ancora una volta, Luigi Moio, professore ordinario di Enologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Nel suo ultimo libro “Il respiro del Vino”, parla di Orchestra Olfattiva e immagina musicisti che suonano strumenti musicali odorosi (un fiore, un frutto) in modo da produrre “Suoni Odorosi” mentre un solista guida la melodia olfattiva.

Musica e Vino, indimenticabile piacere.

 

Urano Cupisti

 
 Ingresso alla masseria

“Tutti i salmi finiscono in gloria”. È accaduto di recente durante il tour organizzato in Campania da VinovagandoTour, parte integrante della community Vino una Passione che dirigo ormai da quindici anni.

Era prevista una cena presso l’Antica Masseria Venditti a Castelvenere provincia di Benevento.

Al mattino visita dell’azienda vinicola condotta da Nicola Venditti e la sera “assaggi dalla cucina” di Donna Lorenza Vessillo Venditti, cuoca pittrice.

Serata caldamente auspicata, sostenuta, necessitata da Nicola per dare un quadro il più completo possibile della realtà del Sannio. Cibo, vino, storia e accoglienza.

Devo dire che Nicola, Donna Lorenza, i figli e lo staff sono riusciti nell’intento di trasmetterci questi valori, beni, ricchezze.

Avendone avuto la possibilità sarebbe stato auspicabile una sosta di almeno una settimana in questa

 
 dipinto di Donna Lorenza

“masseria” posta alle porte di Castelvenere, borgo un po’ defilato rispetto ai circuiti più battuti. Una autentica pausa rilassante.

Dormire nell’agriturismo annesso, fare colazione nella struttura all’aperto con vigneti come sfondo a ricordare l’attività vitivinicola, attendere l’ora di pranzo e cena coccolati dalla cucina territoriale di Donna Lorenza.

E nelle ore libere da questi appuntamenti altamente “goduriosi” calpestare le vigne con Nicola, prendere parte alle sue “lezioni” nel vigneto didattico o seguire Donna Lorenza nella sua passione di pittrice.

 
 pasta alla genovese

Crescita intellettuale assicurata. Nicola aspettami, chissà che non possa accadere.

Ma torniamo alla cena. Un ambiente accogliente, rustico quanto basta per creare la calda atmosfera amichevole e familiare. Quest’ultima come valore aggiunto.

Ai fornelli Donna Lorenza coadiuvata dai figli e donne di casa a preparare i piatti gustosi basandosi su ingredienti di provata genuinità.

Cucina ispirata alla tradizione, prodotti del circondario e dal fornitissimo orto di casa. Percorso dei piatti stabiliti in accordo con il marito Nicola. Piatti ben fatti , dai sapori equilibrati che hanno soddisfatto tutti per presentazione e gusto.

E dei vini ne vogliamo parlare. Durante la serata, sono continuati gli assaggi del mattino. Bottiglie particolari, custodite per gli “eventi e amici speciali” (l’accoglienza sannita). Ed a concludere l’immancabile “nocino” fatto da loro.

Piatti e vini in abbinamento:

 
 brasato all'aglianico

- Broccoli selvatici e pane raffermo abbinato a Assenza Falanghina 2017 e Vient e Voria bianco 2017

- Antipasti misti di prodotti locali abbinati a Bacalát bianco

- Panzanella sannita con taralli abbinaa a Vandári bianco

- Pasta alla genovese abbinata a Bacalát

- Brasato all’Aglianico abbinato a Bosco Caldaia 2011

 
 vini in abbinamento

- Contorni di verdure dell’orto

- Formaggi sanniti dove abbiamo apprezzato sia il Bacalát che il Mari bianco

- Tortina con marmellata di uva fragola (dalla pergola della masseria) con Nocino

Donna Lorenza cuoca per arte. Nicola Venditti vinaiolo per amore.

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

 

La Riflessione!

Ma è lokdown o non lo è? “Chiudere tutto significherebbe dare un colpo duro all’economia. Negozi aperti, bar e ristoranti, se pur in orari limitati, pure. Però non uscite di casa”. C’è qualcosa che non torna o, per alcuni, torna, eccome. E il comparto del vino, cibo, enoturismo torna in sofferenza. I ristoranti reinvestono in pranzi e nel servizio a domicilio, le aziende vinicole propongono sconti su sconti, televendite e vendite a distanza. Gli agriturismo offrono fine settimana a prezzi stracciati mentre tutti stiamo davanti ai televisori ad aspettare cosa fare. In questo marasma comunque le notizie dal nostro mondo non mancano. Le riporto commentandole come se nulla stesse accadendo. Non molliamo.

 

 

Frammento n. 1

Vendemmia 2020 ottima nella qualità

Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini ci confortano. La vendemmia 2020 ha mostrato il meglio di sé. Uve di altissima qualità a scapito della quantità. Personalmente il primato mondiale di produzione mi ha sempre lasciato indifferente ritenuto elemento non qualificante. L’ottima qualità sarà il valore aggiunto. Ora attendiamo “grandi vini”. La natura ci ha dato una grande mano. A noi non tradirla.

 

 

Frammento n. 2

Progetto vino a Pianosa.

 
 Pianosa

È stato battezzato Progetto Pianosa. Direi Ri-progetto Pianosa visti i precedenti tentativi sostanzialmente “naufragati”(termine consono ad un’isola). La motivazione: reinserimento sociale e rieducazione ad antichi mestieri. Coltivare uva e produrre vino è uno di questi. Firmato, in questi giorni, il protocollo d’intesa tra Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria (Dap) e Comune di Campo nell’Elba. Ricordo male o anche i Frescobaldi, dopo il loro progetto Isola della Gorgona, iniziarono nel 2016 un programma simile a Pianosa? Come è finito? Pianosa dopo secoli e secoli forse ri-tornerà ad essere un luogo vitivinicolo. La riflessione: serve formazione in aula e sul campo con la scelta mirata per la selezione dei vitigni consoni ad un terroir marino spazzato da tutti i venti (isola pianeggiante senza alcuna barriera difensiva). Immagino filari molto bassi, potature adeguate e disposizioni delle piante a seconda delle varie “vene” dei terreni disomogenei presenti. Se l’accordo è finalizzato ad ottenere il “vino del contadino”, questa rimane solo una notizia socialmente auspicabile. Se si vuole ottenere il ritorno alla produzione nel ricordo di quanto fatto nell’antica Roma, la notizia diviene doppiamente interessante e rimaniamo tutti fiduciosi di bere tra qualche anno, il vino di Pianosa. Però, visti i precedenti tentativi, mi sia permesso e concesso di essere scettico.

 

Frammento n. 3

È in uscita il Prosecco Rosé.

C'è il via libera dall'Unione europea: sì al Prosecco Rosé. Prime bottiglie a fine dicembre. Lo rende noto la Coldiretti nell'annunciarne l'avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea C 362/26. L'obiettivo è il 10% della produzione, ovvero 50 milioni di bottiglie di prosecco rosé da immettere sul mercato. La Doc Prosecco, dunque, potrà esportare l’ultimo nato di famiglia, il Prosecco Doc Rosé. Si tratta di circa 20 milioni di bottiglie di color rosa tenue, in parte già distribuite entro i confini nazionali tra settore Horeca (ristorazione) e Gdo (grande distribuzione organizzata) che ora potranno raggiungere anche i principali mercati esteri, dai quali il Consorzio si attende le maggiori soddisfazioni. E poi c’è Prosekar (termine sloveno ad indicare le produzioni da vitigno glera nei dintorni della cittadina Prosecco alle porte di Trieste, che rivendica la paternità del nome). Ne vedremo delle belle e da parlarne.

 

 

Frammento n. 4

L’evoluzione della specie. Vi.Te. e VinNatur insieme.

Avvicinamento, avvenuto questa estate, tra le due associazioni più importanti nell’aggregazione dei vignaioli “naturali” in Italia: VinNatur e Vi.Te – Vignaioli e Territori.

 
 i vignaioli "naturali"

Angiolino Maule e Gabriele Da Prato, presidenti delle due associazioni, con l'obiettivo di gettare le basi per un percorso condiviso. Quando si può parlare di vini autentici? Quando un vignaiolo può dirsi veramente tale, al di là di mode e progetti commerciali? La volontà di dare un primo segnale concreto e chiaro si è tradotta nell’idea di un evento congiunto (quando sarà possibile, Covid-19 permettendo), fuori dagli abituali e classici incontri vinicoli, che possa anche dare un messaggio di positività e speranza al settore. C'è chi lo definirà "ritorno", chi "evoluzione", e chi ancora "rivoluzione". L'attenzione sarà volutamente rivolta ai vignaioli naturali (!), prima che al vino (affermazione che ha il sapore di sfida). La decisione, da parte delle due associazioni, di percorrere una strada comune, mette in relazione oltre trecento vignaioli e le loro aziende, che con un'unica voce potranno finalmente affermare tutto questo con ancora più chiarezza e determinazione. La sentirete presto (dicono loro). Siamo impazienti per l’evoluzione di questa specie. I vignaioli naturali.

  Frammento n. 5

 
Carlo Cracco (a sin.) e Luca D’Attoma

Carlo Cracco sceglie Luca D’Attoma

Carlo Cracco affida l’Azienda Agricola Vistamare - nuovo progetto dello Chef Carlo Cracco e della moglie Rosa Fanti – all’enologo Luca D’Attoma. L’azienda sorge su una collina a Santarcangelo di Romagna (Rimini). Un piccolo gioiello con 5 ettari di vigneto. “Sono molto felice di aver l’occasione per potermi misurare con una persona di grande talento come Carlo Cracco”, racconta l’enologo Luca D’Attoma che conosce bene l’entroterra romagnolo - collaborando già con altre due realtà come San Valentino e San Patrignano - e sa che si tratta di un territorio ancora poco conosciuto ma con un potenziale enorme dal punto di vista agroalimentare ed enologico. Carlo Cracco afferma:”proprio per il vino, mi sono affidato a Luca D’Attoma, grande professionista e conoscitore di vino, per cui nutro da sempre una profonda stima”. Due vini saranno imbottigliati prima della prossima vendemmia. Un vino rosso che vede Sangiovese di Romagna in preponderanza, con piccole percentuali di Cabernet Sauvignon, Lambrusco e Trebbiano. Un Vino bianco composto invece da quattro vitigni: Rebola, Pagadebit, Albana di Romagna e Trebbiano della fiamma. Ambedue ad esaltare le caratteristiche del terroir, senza aromi fermentativi e con profumi decisi.

 

 

Frammento n. 6 (Il ristorante scelto).

Ristorante Pipero

                                       Pipero, stella di Roma.

Alessandro Pipero stella Michelin a Roma. Si definisce simpatico preferendo il contatto con le persone e le belle donne. Piaccia o non piaccia, sono così. Dopo diverse location è sicuro di aver trovato quella giusta. Sotto le mentite spoglie di un menestrello nasconde quelled’istrione, della buona tavola, con una personalità arguta e lungimirante, conoscendo bene il servizio, l'arte dell'accoglienza e dell'ospitalità. Camerieri si diventa non si nasce, servire è un'arte suprema. La sua forza? La compattezza e coesione con il suo team di sala. Unico obiettivo:lasciare un ricordo indelebile a tutti gli ospiti. Chef Ciro Scamardella “Tra i fornelli mi sento come un compositore. La genovese di polpo in raviolo è la mia portata di punta. Mi piace ricercare l’equilibrio abbinato all’emozione”.

Pipero Roma

corso Vittorio Emanuele II, 250 - Roma

T. 339 7565114 - 06 68139022

www.piperoroma.it

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Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

 
 Un piatto

Quando si parla di cucina nella grande Roma il pensiero corre a quella “decisa, estrema”.

Basti pensare al fegato con i fichi o ai tagli di carne cosiddetti poveri , succulenti e cucinati magistralmente come la coda alla vaccinara o i rigatoni con la pajata, intestino di vitello con contenuto il chimo (latte).

Poi, allontanandoci dalla città, ecco apparire sulle tavole cacio e pepe, penne alla carbonara o i sempre ricordati bucatini all’amatriciana.

Tuttavia Roma offre anche altro, segue le mode, mostra il suo lato internazionale e negli ultimi tempi è divenuta anche il riferimento di una cucina dove ricercare, assaporare caratteristiche dominanti d’alto livello: la cucina dei grandi chef.

“Food is Love, il Cibo è Amore”. Una delle tante espressioni, citazioni dell’executive chef, Filippo Paoloni.

Con alle spalle una storia di emigrazione voluta e non obbligata, quella caratterizzata dal sempre omnipresente “bagaglio dei sogni, miraggi, aspirazioni”.

Viaggi nel mondo della ristorazione a fare esperienza nelle cucine dei grandi e lussuosi Hotel di prestigiose catene o ristoranti di fama internazionale.

<<Volevo viaggiare, scoprire nuovi luoghi, conoscere nuove culture. Ho pensato che studiare in ambito turistico mi avrebbe avvicinato al mio sogno>>. (Filippo Paoloni)

 
 Lo staff

E così lo ritroviamo ad Abu Dhabi, Dubai, New York, Singapore, Malesia, ritorno nella Grande Mela e, nuovamente dopo una parentesi di sei anni a Roma, l’avventura a Mosca.

Partito alla scoperta del mondo ad imparare l’arte del cucinare e prepararsi ad esprimersi in prima persona.

 
 Filippo Paoloni

Con in tasca, tra l’altro, una planimetria della terra con segnate in rosso i luoghi gastronomici più preziosi dove mettere piede ed assimilare, con serietà e passione, la suprema Arte della gastronomia.

Poi nel 2012 il rientro in Italia, a Roma zona Est vicino al raccordo anulare, finalmente nel “suo” locale: il Fil Restaurant.

<<Lontano dai riflettori, in una zona di periferia, ho scelto di ritirarmi qui con la mia dolce metà rendendolo un luogo accogliente e familiare>>. (Filippo Paoloni)

Ti accoglie con la sua aria simpatica, gentile, bonaria e, se sei curioso, ti racconta la sua storia con gli occhi che gli brillano.

In cucina non ci si annoia mai.

Passione e bravura messe a frutto per realizzare piatti in cui sapore e innovazione si sposano a meraviglia restando le caratteristiche dominanti della proposta culinaria, sempre di alto livello.

<<Ho girato il mondo ma le ricette tradizionali italiane sono state le mie compagne di viaggio, il bagaglio più importante, il mio baricentro. Non ho mai modificato una ricetta perché in quel posto piaceva così. Sono uno chef italiano porto l'Italia sulla tavola del mondo>>. (Filippo Paoloni)

 
Il ristorante

La proposta di antipasti è la forza del locale, un viaggio nei sapori di terra e di mare che possono diventare un menù degustazione. Per scelta il menù cambia ogni 3-4 mesi così che i clienti possono assaggiare sempre nuove ricette e in cucina....non ci si annoia mai!

Un'esperienza di gusto e con gusto è quella che si vive al Fil Restaurant dove il pesce è il protagonista. Sempre fresco, preparato con ricette tradizionali o rivisitate, come la sorprendente amatriciana di polpo. Grazie anche allo sfizioso menù degustazione, fatto di una meravigliosa serie di antipasti che esplorano tutti gli angoli della cucina dello Chef Filippo Paoloni, l'esperienza al Fil Restaurant diventa unica.

Ed il locale? Arredato con cura, con sale confortevoli, con un servizio pronto a fronteggiare qualsiasi esigenza contingente. Ma soprattutto calore e sorrisi spontanei e sinceri che fanno sentire chiunque subito a proprio agio

Varcare la soglia del Fil Restaurant è sempre un’esperienza straordinaria vuoi per la grande cucina protagonista principale con idee golose e interessanti che cambiano ogni volta, vuoi per la cura maniacale in ogni dettaglio accompagnata dalla nota di eleganza che lo contraddistingue. Chapeau!

 

Urano Cupisti  

 

Fil Restaurant

Via Raffaele Costi, 11

00155 Roma

Tel. 06 2260877 - 339 2290072

www.filrestaurant.it

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 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

 

La Riflessione!

- La pandemia continua e miete “vittime” nel mondo vitivinicolo. Dopo il lokdown si è tentato di riorganizzare Fiere e Manifestazioni per poi comunicare con urgenza che “non sanno da fare” (parafrasando Manzoni).Le ultime “vittime” dell’aggravarsi della situazione emergenziale legata al Covid-19 sono il Merano Wine Festival (al momento rinviato a Marzo 2021) e il Mercato della Fivi annullato per il 2020. Inimmaginabile il danno al comparto. Non si tratta di Feste del Santo Patrono ma di Incontri dove gli operatori programmano il futuro. E come non pensare all’indotto. Prenotazioni alberghiere “saltate”, ristoranti pronti a soddisfare le richieste degli operatori, dei visitatori e costretti a rinunciare ad un lavoro già programmato con acquisti deperibili. Senza pensare alle messe in sicurezza dei locali. La voglia di non arrendersi annullata dai crescenti numeri di contagiati.

- “La dicitura vino naturale in etichetta è ingannevole”. Vero, sono d’accordo. Finalmente l’Europa si muove per portare chiarezza. Vino naturale non significa Vino di qualità più alta. E poi sul “naturale” ne vogliamo parlare?

 

Frammento n. 1

Mercato dei Vini Fivi e Merano Wine Festival rinviati al 2021.

Il Mercato dei Vini Fivi che annualmente si svolge a novembre al Piacenza Expo, è stato rinviato a novembre 2021 con un comunicato congiunto Fivi-Expo.

Il Merano Wine Festival in programma dal 6 al 10 novembre è stato rinviato a partire da venerdì 26 fino al 30 di marzo 2021. La scelta di queste date porterà confusione nel calendario primaverile 2021. Infatti sia il Prowein di Dusseldorf, il Summa e il Vinitaly si svolgeranno (salvo ripensamenti) nello stesso periodo.

 

  

Frammento n. 2

La dicitura “Vino Naturale” è ingannevole.

Quante volte gli addetti ai lavori, compreso il sottoscritto, l’anno detto e ridetto. L’indicazione vino naturale in etichetta può suggerire l’idea di un vino di qualità superiore. Il termine usato dalla Commissione Europea non da adito a nessuna interpretazione: misleading ovvero ingannevole. Ora aspettiamo dalla stessa Commissione regole chiare e un nuovo termine appropriato nell’interesse dei produttori e dei consumatori. Avremo la sostituzione di vino naturale? Personalmente sono scettico e l’impropriamente definito naturale ho la sensazione che sia difficile cancellarlo.

 

 

Frammento n. 3

Arrivano in Italia i vini cinesi, quelli buoni.

A renderlo possibile, udite, udite, Meregalli, il distributore italiano dei vini stranieri d’eccellenza. All’interno del proprio catalogo ci sarà la linea dello Chateau Changyu Moser XV. Un nome composito; si tratta dello Chateau Changyu, azienda vitivinicola fondata nel 1892 (!) e l’enologo austriaco Lenz Maria Moser. Come siamo arrivati a questo accordo? Nel capitale dello Chateau cinese c’è un 20% di proprietà statale e una piccola parte detenuto dalla storica casa italiana dell’Amaretto di Saronno, l’Ilva. E l’Ilva è distribuita da Meregalli. Il cerchio a questo punto è chiuso. Wine lover italiani volete una chicca? “Operazione ambiziosa per vincere la diffidenza nei confronti della provenienza di un prodotto superiore marchiato in negativo dalle convinzioni nostrane. Parola di Corrado Malpelli (Gruppo Meregalli). Siete pronti all’assaggio? Helan Mountain White 2018 (cabernet sauvignon vinificato in bianco), Helan Mountain Red 2017 (ne producono solo 300.000 bottiglie/anno) ed infine The Icon 2016, un cru produzione limitata messo in vendita a solo € 220,00.

Dimenticavo: il Gruppo Meregalli distribuisce il Sassicaia.

 

Frammento n. 4

L’enologo Riccardo Cotarella firma i vini della Cantina Valle d’Isarco.

 
 Riccardo Cottarella

“L’Alto Adige è un territorio unico soprattutto per la sua biodiversità e l’habitat naturale, unico nel panorama italiano” Così si è espresso Riccardo Cotarella, l’enologo italiano più famoso, appena ha messo i piedi sui terreni dei vignaioli consociati della Eisackaler Kellerei (Cantina cooperativa della Valle Isarco). “A 72 anni bisogna avere motivazioni nuove interessanti e qui le ho trovate”. Certo è una sfida importante visto le tipologie dei vigneti da cui si ricavano uve uniche: Kerner, Sylvaner, Muller Thurgau, Gruner Veltliner, Gewurztraminer, Riesling, Schiava, Zweigelt, Pinot Noir, Lagrein. Saranno i vini firmati Riccardo Cotarella a confermarlo.

 

 

Frammento n. 5

Chi è il pizzaiolo più bravo d’Italia?

Lo ha stabilito la classifica 50 Top Pizza. Si chiama Francesco Martucci della Pizzeria I Masanielli di Caserta. Una promessa fatta allo zio Franco con cui ha mosso i primi passi e imparato l’arte:” Zio vedrai che non ti deluderò”. Il suo essere sempre presente e la sua regola ferrea:” La mia regola è che se io non ci sono la pizzeria rimane chiusa”. Persona concreta che accetta il lavoro degli altri pur sempre ricordando che la pizzeria è casa sua. Chapeau!

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

La pandemia continua. I virologi chiedono nuove chiusure, i governi tentennano e si arrendono solo di fronte a situazioni incontrollabili. Le economie sono al collasso. Noi in Italia ci difendiamo dicendo “siamo stati i più bravi ed insegniamo al resto del mondo come e cosa si deve fare”. Ma la pandemia corre anche da noi e qualche governatore è pronto con il “lanciafiamme”. E l’enogastronomia si trova di fronte a prossime, possibili, parziali, chiusure. Le manifestazioni, se pur in difficoltà organizzative, pianificano le date, gli appuntamenti, per dare ossigeno a questo comparto in agonia e i vaccini, quelli veri, testati, efficaci, sono sempre lontani a venire.

 

 

Frammento n. 1

Erbamat, chi è costui?

1 agosto 2017. Il nuovo disciplinare Franciacorta, prevede l’utilizzo del vitigno autoctono Erbamat, a bacca bianca, nella produzione dello spumante. Solo un 10% ma è solo l’inizio. Motivazione ufficiale: dare allo spumante Franciacorta una propria identità e gestire, nel contempo, le conseguenze del cambiamento climatico. Il tutto, garantiscono gli esperti, per non rischiare il crollo delle acidità.

Frammento n. 2

All’asta i vini di Pinchiorri.

Notizia che ha addolorato migliaia e migliaia di wine lovers. Tenuta, da Zachy’s, casa d’asta londinese specializzata in vini, la vendita di 2.500 bottiglie di pregio, tesoro della cantina più fornita d’Italia. La cantina del ristorante Enoteca Pinchiorri di Firenze. Alcune bottiglie vendute? Magnum Vosne-Romanée Cros-Parantoux reserve Henri Jayer 1999 (base asta 60 mila sterline), Romanée-Conti 1990 (partenza 24 mila sterline). Il motivo spiegato da Giorgio Pinchiorri e da sua moglie Annie Féolde: “Il covid-19 non c’entra visto che la preparazione di questa asta è cominciata nel 2019.Solo creare un grande evento che potesse rimanere nella storia e portare valore all’Enoteca”.Spetta a noi crederci!

 

 

Frammento n. 3

Toscana, caos al Consorzio di Pitigliano e Sovana.

Un Presidente eletto che resta in carica solo 6 mesi. Messo in minoranza e sostituito da altra figura rappresentante della potente Cantina Sociale di Pitigliano in virtù della rappresentanza di ben 80% dei produttori. Storie legate ai campanilismi radicati in questo territorio, lotta tra il bianco di Pitigliano e il Rosso di Sovana. Situazione attuale? I produttori autonomi seguono il Presidente precedentemente eletto e nel Consorzio rimane solo la Cooperativa Cantina Sociale. “Stiamo costituendo una nuova Associazione – spiega Edoardo Ventimiglia della cantina Sassotondo – per promuovere i vini di questo particolare territorio dandogli una specifica connotazione come Volcanic Wines (per la vicinanza del Monte Amiata)”. Siamo solo agli inizi; vedremo come finirà la rivolta.

Notizie flash

- Festival Nazionale Spumantitalia 2021. Dal 21 al 24 gennaio sul Lago di Garda. Una kermesse che vedrà la partecipazione, come invitati, di maison straniere. Da mettere in agenda.

- Piemonte, Albese. Nasce un nuovo Consorzio: Consorzio Albesia. Ne sono costituenti i produttori facenti parte dell’Associazione Produttori Albesia. Presidente: Marina Marcarino.

- Villa Crespia, l’arcinota Tenuta della Franciacorta comunica: Riccardo Cotarella e il suo Team alla guida dei vini Villa Crespia. A darne l’annuncio la famiglia Muratori e più precisamente la seconda generazione. Dal 2020 la firma di Cotarella sull’intera gamma.

- La notizia è ufficiale: Autochtona 2020 si fa. Nuova formula per il Forum dedicato ai vitigni autoctoni italiani. 19 e 20 ottobre le date. Fiera di Bolzano la location. Per notizie dettagliate: www.fierabolzano.it

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

 
 Panzano in Chianti

Analizziamo bene il successo di questa manifestazione.

Iniziamo dai promotori: Unione Viticoltori di Panzano in Chianti. Chi sono?

“Dall’esigenza di condividere un percorso comune pur nel rispetto delle identità che ogni azienda esprime con i propri prodotti, dando il proprio apporto personale per una esperienza collettiva” pur mantenendo, aggiungo, la comune posizione e appartenenza (non tutti ma quasi) al Consorzio Chianti Classico ( quello del Gallo Nero).

“Nata nel 1995, l’Unione Viticoltori di Panzano nel Chianti, è un’associazione che unisce 22 viticoltori con un’idea comune: produrre vini di altissimo livello nel rispetto della propria terra”.

Perché Unione e non Associazione o Accordo?

Unione come necessità di una stretta collaborazione e urgenza di un'azione comune.

 
 

La Manifestazione

Nata dalla necessità di degustare più vini per Azienda e di diverse annate, conoscere da vicino un territorio e una Associazione (appena nata) che propone al mercato enologico italiano ed internazionale vini biologici e di filiera corta.

Dare, durante la manifestazione, la possibile di acquistare i vini in all’interno di uno stand allestito ad hoc.

 
 il logo 2020

Niente di diverso da altri eventi sparsi su tutto il territorio nazionale.

Per l’edizione 2020 tutto è cambiato, complice il Covid-19.

Non organizzare e predisporre distanziamenti, ingabbiamenti (box plexi glass), evitando gli assemblamenti e i necessari controlli da parte della Polizia Locale, ma: “il visitatore, dopo aver acquistato il suo calice in piazza a Panzano in Chianti (una specie di iscrizione all’evento), potrà degustare i vini recandosi direttamente con il proprio mezzo nelle 22 aziende, in orario 10:00 – 18:00”

E ad attenderci in azienda il titolare o il direttore, i loro staff, capire con le loro descrizioni le varie location, ammirarando le vigne generatrici dei vari “campioni”, visitare le cantine vecchie e nuove, capire i futuri progetti ed ascoltare i racconti “di come nascono certi vini”.

Stringere la mano (non materialmente) alla Signora Maurizia, al direttore Stefano, ad un veterano di tante battaglie come il Sig. Renzo ed allora Vino al Vino, l’evento dell’ Unione Viticoltori di Panzano nel Chianti, raggiunge un’altra dimensione: far vivere in prima persona l’appartenenza a questo particolare territorio.

 
 il Gallo Nero simbolo del Chianti Classico

Ecco perché Vino al Vino è stato diverso, ecco perché tutti quanti, produttori, stampa, wine lovers, chiediamo di continuare in questa direzione rendendo la Manifestazione unica nel suo genere. Chapeau!

 

Urano Cupisti

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