L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Food & Wine (255)

 
 
 
 
Urano Cupisti
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Derthona 2.0  Il colore  del Timorasso

Due.Zero

 

Perché si dice 2.0? Dicitura largamente diffusa ed utilizzata nella lingua italiana contemporanea ma sappiamo realmente cosa significa e perché si dice in particolare in riferimento a questo evento?

Il 2.0 non è altro che l'interazione tra l'utente e il sito. Ed allora cosa vuol dire Derthona Due.Zero?

Da leggere come aggettivo posposto, serve a caricare Derthona di una qualità, di quella caratteristica che la vede competente e aggiornata. Vogliamo allargarne il significato?

Essere 2.0 significa essere aggiornati, connessi, globali e veloci. Vuol dire essere un passo avanti rispetto agli altri, saper utilizzare le nuove tecnologie senza particolari problemi. Un fenomeno in continua evoluzione che sarà caricato di ulteriori significati.

Derthona

Derthona, antico nome latino (Derthona Julia) dell'attuale città Tortona in provincia di Alessandria. Dal punto di vista vitivinicolo riferimento per il vitigno a bacca bianca Timorasso dei Colli tortonesi divenuta una Doc nel 1996.

      Le aziende presenti

Museo Orsi

intitolato alla memoria di "Roberto Giuseppe Orsi Carbone", pioniere nell'ambito della meccanica agricola. Esempio di archeologia industriale oggi è trasformato in locali pubblici con una estensione espositiva di 1.800 mq. Un'esposizione permanente di vecchi cimeli (trattrici, locomobile, pressaforaggi, trebbiatrici, mietitrebbia) fa da contorno ad eventi addirittura Due punto Zero.

Colli Tortonesi

Il comprensorio viticolo della denominazione Colli Tortonesi DOC è costituito da trenta comuni collocati nella parte sud est del Piemonte con predisposizione geologica e climatica ad ospitare una viticoltura di elevata qualità. Terreni argillo-marnosi che trasferiscono alle uve e di conseguenza al vino alcuni sali tra questi il ​​litio, dandone caratteristiche uniche come la forte predisposizione all'invecchiamento.

Timorasso

Il Timorasso è un vitigno a bacca bianca presente nei Colli Tortonesi fin dall'antichità. Dimenticato negli anni, è stato recentemente recuperato dai produttori e la sua fama è cresciuta fino a farlo diventare la bandiera dei Colli Tortonesi . Le performance del vino ne determinano i numerosi successi sanciti con premi e primarie posizioni in concorsi enologici.

Il Timorasso diventa protagonista dell'evento. Dal 1987 ad oggi l'investimento in termini di coltivazioni è cresciuto: si è partiti da meno di un ettaro dedicato al Timorasso, per arrivare ad oggi dove se ne conta più di 270 ettari.

    Derthona 2.0  Macchina antica

Due.Zero, Derthona, Museo Orsi, Colli Tortonesi, Timorasso , tutti elementi che anche quest'anno ,per due giorni , hanno dato vita ad un grande banco di assaggio, dove è stato possibile degustare in anteprima i vini dell'annata 2021 ed allo stesso tempo anche bottiglie con più anni di invecchiamento mettendo in evidenza il potenziale evolutivo di questo vitigno e dei suoi elementi che lo individuano: freschezza in gioventù; equilibrio, potenza, finezza ed intensità con l'invecchiamento.

Attraverso la degustazione di alcuni vini ho analizzato le diverse sfumature e interpretazioni che le principali aree della denominazione sono in grado di donare a questo vino contribuendo in modo determinante a creare un carattere. Seguiranno nei prossimi giorni, su questa testata, le mie specifiche degustazioni con “le mie impressioni” che preannuncio impreviste, sorprendenti, impensate .

    Derthona 2.0  Museo Orsi

Un plauso anche al Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi vuoi nel titolare l'evento Derthona Due.Zero, proiettandolo nel futuro, vuoi per l'accoglienza e la disposizione semplicemente fruibile delle aziende. Senza dimenticare i produttori (53) che credono in questo Rinascimento del Timorasso . Capeau!

 

Urano Cupisti

Assaggi effettuati il ​​13 marzo 2023

 

 

 

 

Se pensiamo al Piemonte ci vengono in mente tantissimi ottimi prodotti per imbandire una tavola sontuosa. Possiamo scegliere tra tartufo bianco, formaggi eccellenti, riso, nocciole, cioccolato, grissini, gianduiotti, perfino un pesce: la tinca! Poi il Nebbiolo in tutte le sue versioni, dal Barolo, al Barbaresco, alla Barbera…! E il Roero? A chi viene in mente il Roero? Attenzione, non il Roero Arneis, un bianco ottenuto appunto dalla vinificazione del vitigno Arneis. La Docg Roero comprende i vini rossi ottenuti da vitigno Nebbiolo minimo al 95%; la Docg Roero Arneis è riservata al vino bianco ottenuto da vitigno Arneis, minimo al 95%.Il primo è coltivato prevalentemente sui versanti esposti a sud, mentre il secondo si coltiva anche nelle zone più fresche.

Il Roero a “Nebbiolo nel Cuore” IX Edizione

 

La masterclass dal titolo “Le Zone ei Terroirs del Roero” tenuta a “Nebbiolo nel Cuore” IX edizione, evento organizzato da Riserva Grande lo scorso gennaio 2023, è stata fortemente voluta dall'organizzazione per far conoscere questo territorio e di questa DOCG ricca di personalità e molto identitaria.

Il Roero si estende dalla riva sinistra orografica del fiume Tanaro, in provincia di Cuneo, tra Langhe e Monferrato, nel centro del Piemonte. I vini della denominazione vengono prodotti in 19 comuni. La storia geologica di questa zona risale a circa 5 milioni di anni fa, iniziata con l'affioramento di colline coperte dal mare fino a due milioni e mezzo di anni fa, ricche di minerali e fossili marini. Nei suoli troviamo sabbie mescolate ad arenaria, roccia fragile sedimentaria di origine pelagica, calcare ed argilla, che creano terreni più soffici e drenanti, rispetto ai suoli delle Langhe. La presenza delle sabbie è determinante, poiché caratterizza i profumi e la struttura dei vini prodotti.

Questa zona è caratterizzata dalle “Rocche” nate dall'erosione delle parti sabbiose da parte di alluvioni che modificarono anche il corso del Tanaro circa 250.000 anni fa. Appaiono come canyon che aprono il terreno facendo affiorare ghiaie e argille fluviali e sabbia e arenarie di origine marina rendendo molto caratteristici i paesaggi.

Chi ha avuto la fortuna di viaggiare in questi luoghi, si è trovato in un mondo fiabesco attraversato da boschi, vigneti, frutteti, castelli e paesi ricchi di storia.

Dal Medioevo, questi territori sono appartenuti al nobile casato dei Conti di Roero dai quali prendono il nome. Dal 2014 sono iscritti dall'Unesco nella lista del Patrimonio mondiale dell'umanità, insieme a Langhe e Monferrato con la motivazione di essere “eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basato sulla cultura del vino”.

La Masterclass

 

Riserva Grande e il Consorzio di Tutela del Roero hanno organizzato una intera Masterclass dedicata al Roero proprio per far apprezzare ad appassionati, sommelier e giornalisti le diverse sfaccettature di questa DOCG. Dieci produttori hanno raccontato le loro esperienze, le loro storie ei loro vini con passione e professionalità. Pur mantenendo un comune denominatore dato dal medesimo vitigno, sicuramente ogni vino rappresenta un unicum dato dalla varietà straordinaria di microclimi e suoli e dal diverso approccio in cantina dei produttori.

 

LA DEGUSTAZIONE

 

DOCG ROERO RISERVA COLLA 2016 – BATTAGLINO

Comune: Vezza D'Alba. 100% Nebbiolo. Affina 24 mesi in barrique.

 

Rosso rubino cupo, unghia granato, luminoso, consistente. Al naso espressivo, profondo: violetta mora, prugna tamarindo, agrumi, radice di liquirizia, lieve spezia. Sorso pieno, appagante, sapido, morbido, caldo e potente. Chiude lungo e coerente.

 

DOCG ROERO RISERVA KARMA 2016 – MONPISSAN

Comune: Canale. 100% Nebbiolo. Affina 30 mesi in tonneau.

 

Rosso rubino non troppo scuro, granato, leggermente trasparente, consistente. Intensi profumi floreali di viola, amarene sotto spirito, tabacco, un cenno mentolato. Un sorso leggiadro ed elegante, buona sapidità ed equilibrio. Persistente e pulito.

 

DOCG ROERO FIL 2020 – CARLO CASETTA

Comune: Montà. 100% Nebbiolo. Affina 12 mesi in barrique.

 

Rosso rubino più trasparente e brillante, consistente. Al naso tanta frutta dall'arancia sanguinella, frutti di bosco e visciole; arrivano anche i fiori di rosa e di viola, poi granatina e tabacco fresco, appena balsamico. Al palato grande pulizia, fine, dal tannino setoso. Sapido, persistente.

 

DOCG ROERO PANERA ALTA RISERVA 2016 – BRIC CASTELVEJ

Comune: Canale d'Alba. 100% Nebbiolo. Affina in botte grande e tonneau per 30 mesi.

 

Colore insolito, quasi porpora impenetrabile. Il naso conferma la sua particolarità e vira sul caramello, chiodi di garofano, caramella mou poi arrivano anche i frutti di bosco la ciliegia, tabacco e qualche nota boisè. Un sorso masticabile, materico, potente.

 

ROERO DOCG 2020 – CASCINA GOREGN

Comune: Castagnito. 100% Nebbiolo.

 

Rosso rubino trasparente, riflessi granato, abbastanza consistente. Al naso si svela più timidamente, regalando frutti di bosco freschi, tanti fiori rossi e viola, lievi note speziate, d'incenso, chiodo di garofano. Forse il più giovane tra i dieci degustati, che al palato gioca tanto su durezze ancora da smussare, tannini e freschezza su tutto, ma che non pecca per finezza e lunghezza. Dalle ottime potenzialità.

 

DOCG ROERO RISERVA SORANO 2015 – FILIPPO GALLINO

Comune: Canale. 100% Nebbiolo. Affina 24 mesi tra barriques e botti grandi.

 

Rosso rubino scuro, unghia granato, trasparente, consistente. Naso ricco di fascino, regala ampi spunti frutto a bacca rossa, fiori purpurei, sottobosco, chiodo di garofano, liquirizia, qualche nota ferrosa ed ematica. Armonioso ed equilibrato avvolge con un tannino fresco e integrato. Piacevolissimo.

 

DOCG ROERO RISERVA VALMAGGIORE 2017 – GIACOMO BARBERO

Comune: Canale. 100% Nebbiolo. Affina 30 mesi in botte grande.

 

Rosso granato scuro, abbastanza trasparente, consistente. Profumi allegri e appassionati come il giovane Giacomo Barbero, piuttosto eleganti. Mirto, violetta, spezie e tabacco. Un sorso potente ed equilibrato tra durezze e morbidezze. Memorabile.

 

DOCG ROERO RISERVA 2017 – CANTINA CAREGLIO

Comune: Baldissero D'Alba. 100% Nebbiolo. Affina 12 mesi in botticelle in legno di 10 hl, con rovere solo parzialmente tostato.

 

Rosso rubino scuro, unghia granato, consistente. Si apre piano in profumi di bosco, mirtillo, corteccia, ginepro ma anche violetta e mora con qualche erba aromatica. Al palato molto minerale e sapido, giovane, inaspettatamente. Lungo e coerente, lascia una bocca buona e pulita.

 

ROERO RISERVA MORINALDO DOCG 2017 – CANTINA MARIO COSTA

Comune: Canale. 100% Nebbiolo. Affina 32 mesi, tra legno e bottiglia.

 

Rosso granato, trasparente e consistente. Timidamente sprigiona profumi di rosa, viola appassita, qualche agrume e spezie. Equilibrato, fresco ed elegante leggermente sapido con note ematiche. Chiude con un'ottima lunghezza.

 

DOCG ROERO RISERVA CARLINOT 2016 – CASCINA LANZAROTTI

Zona: Monte Roero. 100% Nebbiolo. Affina 30 mesi, di cui 12/14 mesi in legno, 16/18 mesi in bottiglia.

 

Tra il rubino e il granato scuro, consistente. Profumi austeri, con note di prugna e mora, spiccano note terziarie di tabacco, tostatura e tante spezie non ultime anche le resine di conifera. Al palato viene avvolgente seta, dinamico e lunghezza gradevole.  

 

PER ULTERIORI INFORMAZIONI:

Consorzio di Tutela del Roero

 

 

 

QOCOESSENZA - Spaghettone, pane, olio evo, aglio,

peperoncino, seppia alla brace

 

il contest gastronomico glocal e tanti eventi collaterali 

ANDRIA CASTEL DEL MONTE - 24-25-26 marzo 2023 

 

Se pensiamo all'olio d'oliva sicuramente lo associamo alla Puglia. Se pensiamo a Federico II di Svevia, la mente arriva quasi subito al suo amato Castel del Monte, luogo magico e fusione tra elementi culturali venuti dal Nord Europa, dal mondo muscolare e dall'antichità classica. Forse non tutti sanno che oltre ad essere un grande appassionato di caccia, Federico II era anche autore di un trattato gastronomico con ricette dal mondo, amava infatti una cucina “fusion” con sovrapposizioni di culture, influssi, e diverse suggestioni. 

Quale luogo più adatto, allora, per QOCO? il Concorso Internazionale per Giovani Cuochi del Euromediterraneo, nato nel 1999 e che dopo 10 anni di stop rinasce quest'anno per forte volontà del Comune di Andria, l'organizzazione dell'Associazione

     Gli chef

Nazionale Città dell'Olio e la collaborazione di Slow Food Puglia e Strada dell'Olio di Castel del Monte. 

 

Dieci gli chef in concorso, per gran parte "Generazione Y": quasi tutti al di sotto dei 30 anni! Paesi di provenienza: Belgio, Francia, Germania, Italia (Paese con 2 chef in concorso), Paesi Bassi, Slovenia (Paese con 2 chef in concorso), Spagna, Turchia. Tutti i cuochi, selezionati da JRE- Jeunes Restaurateurs d'Europe, saranno affiancati da cuochi tutor del territorio con i quali lavoreranno insieme così da rendere ancora più stretti i legami e lo scambio. Andria si pone così come snodo e crocevia di culture gastronomiche tra Castel del Monte e il mare. 

Come si svolge la gara 

 

Il 24 marzo, dopo un briefing mattutino, i 10 chef si suddivideranno in altrettanti ristoranti del territorio della provincia di Andria/Barletta/Trani per improntare un menù ricco di suggestive contaminazioni gastronomiche forti di una visione contemporanea, che avranno come filo conduttore l'olio extravergine pugliese, testimone di una mediterraneità profonda. Una sorta di "gemellaggi" gastronomici che prendono il nome di "QOCO Fusion". 

La giuria sarà composta da Alfonso ed Ernesto Iaccarino Chef di Villa Carafa dal tristellato Don Alfonso 1890 di Sant'Agata sui Due Golfi e nella quale tra gli altri siederà anche Nino Di Costanzo, Chef Patron bistellato di Danì Maison di Ischia, Giuseppe Iannotti, Chef Patron bistellato del ristorante

 La Murgia

Krèsios di Telese e Felice Sgarra Chef Patron stellato di Casa Sgarra di Trani. 

I giurati avranno come quartier generale e palcoscenico principale dell'evento Villa Carafa, un'antica masseria rivisitata nel segno dell'ospitalità, nel cuore della Murgia andriese a pochi chilometri proprio da Castel del Monte. 

I parametri con cui saranno giudicate le proposte gastronomiche saranno il gusto, l'originalità, la presentazione e l'equilibrio generale. Dirimente sarà la valorizzazione ed esaltazione dell'Olio Evo. 

Nella serata di sabato 25 marzo, durante la Cena di Gola (non è un refuso!) aperta al pubblico, i primi tre classificati si presenteranno al pubblico raccontando il loro piatto in un appassionante percorso da nord a sud del Mediterraneo e viceversa. L'atmosfera si rivelerà contemporanea, giovane, frizzante, il mood cosmopolita. 

La Murgia sarà vista e vissuta attraverso i lavori di questi giovani chef provenienti da 10 paesi diversi, riprendendo il pensiero della corte di Federico II, lo Stupor Mundi , l'imperatore gourmet che era anche un “salutista” assai attento alla cucina.  

Andria sarà in questi giorni un laboratorio del gusto, anello di congiunzione tra passato e futuro, tra culture diverse con un filo d'olio che unisce idealmente tanti popoli.  

 

Il FUORI QOCO - programma 

Iniziative organizzate in collaborazione con Strada dell'Olio Castel del Monte 

 Castel del Monte

 

QOCÒ DI STELLE  

giovedì 23 marzo 

PRIMA DELLA PRIMA Donato De Leonardis, Chef del Don Alfonso 1890 al San Barbato Resort di Lavello (PZ) è ospite di Felice Sgarra, Chef di Casa Sgarra di Trani, entrambi stellati, per una serata d'apertura nel segno di una mediterraneità profonda, in terre "dove all'ulivo si abbraccia la vite".  

 

venerdì 24 marzo 

Lancio di tre nuovi piatti inerenti Qoco che rimarranno in menu fino al 1 maggio: 

QOCOINHOUSE - Pane e Olio , presso il ristorante Casa Sgarra , Trani  

QOCOESSENZA - Spaghettone, pane, olio evo, aglio, peperoncino, seppia alla brace , presso il ristorante Quintessenza, Trani. 

QOCOBEACH - Ostrica, favetta e sivoni presso il ristorante Canneto Beach2 , Margherita di Savoia. 

 

venerdì 24 marzo  

QOCO FUSION Cene a 4 mani in 10 ristoranti ad Andria, Barletta, Bisceglie, Margherita di Savoia e Trani . Dieci cene aperte al pubblico con menu realizzati dagli chef locali insieme ai 10 chef ospiti (1 per ogni locale) dando vita ad una vera e propria girandola di stili e sapori mediterranei. Il piatto presentato in ogni ristorante rimarrà in carta fino al 1 maggio. 

Pane e olio - Eleonora Corvasce

Qoco Fusion Award : gli ospiti a cena voteranno i piatti presentati con assegnazione del Premio consumatori al primo classificato. Sorteggio di coupon omaggio per cene e olio Evo. 

 

sabato 25 marzo 

VERDE SPONTANEO Tour sulla Murgia alla scoperta di erbe spontanee e della flora arborea accompagnate da una guida ambientale . Sosta a Castel del Monte

 

SPIRITI e SOSPIRI Tradizione e spiritualità si fondono al Museo Diocesano in una degustazione che unisce in abbinamento i dolci tipici delle monache , preparati antichi secondo ricette nei conventi del territorio, a vini da dessert , tra cui in particolare il Moscato di Trani.  

 

sabato 25 marzo e domenica 26 

MERCATO DELLA TERRA E DEI PRESÌDI DEL GUSTO , Andria, Chiostro di San Francesco a cura di Slow Food Puglia. 

 

TUTTE LE INIZIATIVE DI QOCO e FUORI di QOCO sono APERTE AL PUBBLICO 

 

 

  

Ostrica, Favetta e Sivoni  

 

 Include per 4 persone   

8 struzzo Kristal 

100g di Sivoni 

 Per la favetta:  

500 g di fave secche di carpino sgusciate   

200 g di olio extravergine di oliva peranzana   

1 patata   

1 cipolla   

1 spicchio d'aglio  

 1 costa di Sedano  

 1 carota  

1 foglia di alloro  

1 cucchiaino di miele  

Procedimento   

Lasciare a mollo le fave per tutta la notte  

 Lavare bene e cuocerle con abbondante acqua, appena bolle togliere la schiuma e poi aggiungere tutti gli ingredienti a pezzi grandi, anche una foglia di alloro e olio extravergine d'oliva, 

 Appena la patata è cotta la favetta è cotta, mescolare e controllare il sale e aggiungere 1 cucchiaino di miele   

Aprite le ostriche senza far perdere la sua acqua, staccatela dalla valvola e aggiungete un filo d'olio extravergine d'oliva peranzana, pane soffritto e sivoni dei monti dauni. 

Chef:  Salvatore Riontino

 

 

 

 

Il manifesto 2022

Per questa edizione 2022 è stata scelta la cittadina di Barga, nella Mediavalle di Lucca, meglio identificarla come Mediavalle del fiume Serchio. Importante è non individuarla come Garfagnana. Da quelle parti ci tengono alla loro identità.

Interessante la scelta del Tema annuale che ha voluto focalizzare i micro-terroir appenninici toscani e il mestiere artigiano di fare vino.

In particolare allevare lo scorbutico Pinot Noir in quelle località di montagna da parte di 16 Aziende tante sono quelle appartenenti all’Associazione dei Vignaioli di Pinot Nero dell’Appennino Toscano, Associazione promotrice dell’Evento.

Evento che ha voluto presentare ufficialmente i nuovi affiliati partecipanti agli obbiettivi prefissati dallo Statuto associativo.

Ne è stata testimonianza l’affermazione di Cipriano Barsanti, vignaiolo (Azienda Macea di Borgo a Mozzano) nel suo ruolo di Presidente dell’Associazione: “Oggi in questa sala ospitiamo nuovi vignaioli che nelle nostre valli hanno piantato o stanno piantando Pinot anche grazie a noi. O giovani enologi, agronomi o semplici appassionati ai quali i nostri esperimenti hanno aperto strade professionali e di reddito che fino a poco tempo fa in questi luoghi non erano prese in considerazione. Per noi è un gran risultato”.

“Un’utile bellezza, dove il lavoro fatto bene del vignaiolo è garante del buon raccolto. Ed è questa dinamica che aiuta a mantenere vivo l’Appennino, visto non solo in funzione turistica ma come un luogo di umanità”. Parole pronunciate dallo scrittore Maurizio Maggiani durante il proprio intervento che ha riportato tutti i presenti alla realtà quotidiana del duro mestiere di chi, artigianalmente, produce vino.

       Alcuni vini assaggiati

Infine la testimonianza di Paolo Cerrini, vignaiolo nel Mugello, antesignano del Progetto Pinot Nero della montagna toscana, che ha centrato il proprio intervento sulla manualità del lavoro, ricordando parte della propria vita in relazione a scelte che l’hanno portato da modellista orafo fiorentino a vignaiolo in quel di Vicchio di Mugello quando scommise sulle caratteristiche pedoclimatiche di una zona considerata da sempre scarsamente vocata alla viticoltura.

Al di là di tutto sono stati gli assaggi che hanno decretato il successo dell’Evento. Queste le Aziende che hanno presentato Pinot Nero vendemmie 2018-2019-2020 e uno spumante metodo classico nella tipologia Blanc de Noirs (Primum della Fattoria di Cortevecchia):

Aliotti (Val Tiberina)

Bacco del Monte (Mugello)

Borgo Macereto (Mugello)

Cantina Bravi (Garfagnana)

Castel del Piano (Lunigiana)

Fattoria Brena (Val Tiberina)

Fattoria di Cortevecchia (Mugello)

Fattoria Il Lago (Mugello)

Frascole (Mugello)

Macea (Garfagnana)

     grappolo di pinot nero di montagna

Ornina (Casentino)

Podere della Civettaja (Casentino)

Il Rio (Mugello)

Tenuta Baccanella (Mugello)

Terre di Giotto (Mugello)

Per quanti non abbiano ancora avuto la fortuna di una diretta esperienza e scoperta di assaggi dei Pinot Neri di Montagna dell’Appennino Toscano non resta che attendere il 2023, partecipare al nuovo Evento e recepire i profili delle diverse territorialità e manualità. Chapeau!

Urano Cupisti

Per saperne di più: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

 

 

 

           Palazzo degli Affari

L'evento L'Altra Toscana ha chiuso, venerdì 17 febbraio, le Anteprime toscane 2023. E l'ha chiuso con un grande successo, legittimando la propria appartenenza alle kermesse che tutti gli anni presentano al mondo l'intero comparto produttivo della Toscana ( escluso Montalcino per sua libera scelta ).

Un evento che ha consacrato il lavoro di squadra composto da dodici Consorzi di Tutela facenti parte dell'Associazione “L'Altra Toscana”, associazione nata “per raccontare una Toscana del vino diversa, talvolta meno nota, contraddistinta da punte di qualità sempre più alte che vanno ad arricchire l'offerta vinicola della regione”  (Francesco Mazzei, Presidente dell'Associazione).

   I loghi dei Consorzi

Ma vediamo le circostanze che hanno reso l'Evento importante e meritevole di plauso:

  • LA POSIZIONE. Palazzo degli Affari, un elegante e moderno centro congressuale, che si affaccia su Piazza Adua a pochi passi dalla stazione centrale di Santa Maria Novella, dove tecnologia, innovazione e ottimizzazione funzionale si fondono ed hanno permesso all'evento di presentarsi al meglio in quella che è stata definita l'espressione concreta dell'architettura modernista italiana del dopoguerra, risultata ottimale per la riuscita della manifestazione. Sale ampie e modulari, flessibili, molto luminose dalle quali il degustatore ha potuto operare godendo di uno skyline unico ed emozionale sui principali monumenti della città;
  • IL SERVIZIO impeccabile e veloce operato da un numero considerevole di Sommelier dell'AIS toscana, sempre attenti a supportare le esigenze dei presenti;
  • LA NOVITÀ in assoluto dimostratasi “azzeccata” di individuare cinque percorsi tematici differenti per mettere in condizione gli addetti ai lavori di poter capire al meglio i micro-terroir, gli assemblaggi, i bianchi, gli autoctoni;
  • LE MASTER CLASS , condotte egregiamente da Gabriele Gorelli, Master of Wine.

I Cinque percorsi tematici:

  • ASSEMBLAGGI DI SANGIOVESE : vini rossi e rosati in assemblaggio con altre varietà autoctone e/o internazionali;
  • GLI INTERNAZIONALI : sia in purezza che in assemblaggio tra loro;
  • I BIANCHI DI TOSCANA : interessantissimo percorso che ha aperto una vetrina su di una produzione a volte bistrattata, ottenuto sia da vitigni autoctoni che da varietà internazionali;
  • IL SANGIOVESE : la purezza del vitigno maggiormente prodotto;
  • GLI ALTRI AUTOCTONI : alla scoperta delle varietà, in maggior parte prodotta in purezza come Ciliegiolo, Alicante, Pugnitello, Canaiolo, Montepulciano d'Abruzzo.

Ed infine merita una segnalazione particolare la partecipazione del CONSORZIO VINO TOSCANA , nato per la Tutela di tutti i vini classificati IGT che, negli ultimi anni il disciplinare di produzione ha permesso la nascita e lo sviluppo di vini di grande qualità e di rilievo mondiale, associati ad un territorio considerato di grande fascino. Uno su tutti: Tignanello di Antinori .

Grazie alla partecipazione di questo Consorzio è stato possibile organizzare la MasterClass “I Supertuscan”, nove vini iconici a base Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot, le tre varietà che hanno un rapporto particolare, nel tempo, con la Toscana. Unico rammarico aver constatato la mancata presenza “dei giornalisti e comunicatori italiani”. Da meditare.

L'Altra Toscana, l'evento dei territori “nascosti” dove la vite si coltiva da secoli e dove, accanto ai nomi blasonati dell'enologia italiana, altri operatori portano nei calici qualità e identità, incuriosendo sempre di più gli appassionati ed il mercato .   Chapeau!!!

Urano Cupisti

 

Bene la prima!

Nelle premesse, di solito, essere partecipe ad un “nuovo evento”  è sempre emozionante, appassionante, entusiasmante. In questo caso invece, la mia presenza in quel di Firenze, è stata mossa da curiosità.

 

Quella del ficcanaso, alla ricerca (leggere constatazione) di uno scoop per sottolineare  “ancora una volta” l’ennesimo tentativo di scissione campanilistica. Non è stato così!

Dai primi approcci con i produttori ho recepito, capito i loro intenti: “Esistiamo anche noi, da sempre i portabandiera della specificità del Chianti Colli Fiorentini (diverso dalle altre realtà), del Vino di Firenze (storicamente esistente da lunghissimo tempo)”.

Una giornata intera passata insieme a loro per approfondirne la conoscenza. E le occasioni di questi  incontri hanno fatto emergere specificità nascoste, sconosciute ai più.

Nessun scoop; una scoperta ricca di fascino e attrazione tanto da farmi annotare nel fedele ed inseparabile moleskine,  i nomi delle realtà da dover visitare nel tempo per andare a calpestare le vigne e capire i micro-terroir esistenti, differenti, che sappiano dare le risposte concrete a quanto assaggiato in quella sala di Palazzo Vecchio.

Niente è stato lasciato al caso in questa “prima”. A partire dalla scelta della location.

Il Vino di Firenze dove presentarlo se non nel luogo maggiormente rappresentativo della Città di Firenze agli “occhi” del mondo?

In una sala di Palazzo Vecchio, sotto le volte della storica e suggestiva Sala d’Arme.

Le premesse perché questo evento rappresenti  l’inizio di un nuovo corso, ci sono state tutte. Adesso è il momento di mettere in cantiere idee, programmi e continuare sulla strada appena intrapresa; è il territorio che lo chiede.

Certaldo, Montespertoli, Montelupo Fiorentino, Lastra a Signa, Scandicci, San Casciano in Val di Pesa, Impruneta, Bagno a Ripoli. Tutti Comuni rappresentati che “sanno di vino”.

Per adesso 18 aziende partecipano a questo progetto il Vino di Firenze.

Qualche collega presente le ha definite “poche nel rappresentare  un così vasto territorio”.

NO- ho risposto convinto.

“Consideriamole pionieristiche” ed allora il numero è sufficiente per assumersi la responsabilità di ricoprire il ruolo di “apri pista”.

Urano Cupisti

300 mila api protette e 300 milioni di fiori impollinati al centro del nuovo progetto sostenibile del Consorzio della Finocchiona IGP.

 

 

L'amore per la natura non può essere solo un argomento romantico, scaturito davanti ad un bel tramonto. Bisogna concretizzare questo sentimento: cosa c'entra la Finocchiona con le api? Scopriamo questo strano sodalizio.

Da sempre il Consorzio della Finocchiona IGP si dedica alla tutela della tradizione e alla qualità del prodotto. Questo salume, noto anche come la Regina dei salumi toscani ha un disciplinare molto rigido che detta le regole per avere un prodotto eccellente: la scelta e la provenienza delle carni, le pezzature dei salumi, la conservazione, gli ingredienti ed i metodi di produzione vengono normati dettagliatamente e solo chi aderisce al Consorzio e rispetta queste regole può utilizzare il marchio “Finocchiona IGP”.

L'origine della Finocchiona risale al Medioevo, quando i norcini scelsero di sostituire il costoso pepe nero con i semi ei fiori del finocchietto selvatico, che nasce spontaneamente nelle dolci colline toscane. Si racconta che Niccolò Machiavelli fosse un grande estimatore di questo salume, tanto da non farlo mai mancare sulla sua tavola. Piaceva molto ai nobili che la consideravano una prelibatezza, ma anche gli osti la servivano perché il suo profumo intenso di finocchio riusciva a camuffare i vini di pessima qualità... infinocchiavano i clienti! 

Mangiare una fetta di Finocchiona, ti porta la mente ai borghi toscani, alle tradizioni contadine ea scorci di paesaggi leonardeschi. Dei cinque ingredienti necessari per la Finocchiona IGP uno ovviamente è il finocchietto di cui si utilizzano i semi ei fiori. Proprio da questo ingrediente è partito il progetto “Adotta un alveare” in collaborazione con la società 3BEE per la tutela delle api impollinatrici del  finocchietto selvatico. 

Hai presente quei bei campi di fiori gialli che si vedono d'estate? Cosa sarebbero quei campi senza l'impollinazione delle api? Va da sé che la Finocchiona non sarebbe più tale senza l'aroma di questa pianta.

Da questo piccolo fiore è nato questo progetto che ha messo in contatto il Consorzio della finocchiona, con i ragazzi della 3BEE che hanno sviluppato dei sistemi intelligenti di monitoraggio e di diagnostica per la salute delle api. Attraverso un QR code, è possibile collegarsi al proprio alveare e verificare come stanno le api e intervenire tempestivamente. Con questo sistema si è riusciti a proteggere 300 mila api e impollinare 300 milioni di fiori.

Questi piccoli insetti sono, inoltre, un anello fondamentale dell'intera catena alimentare. Grazie al loro instancabile lavoro, le api sono responsabili di circa l'80% del cibo che mangiamo tutti i giorni.

“La Finocchiona IGP nasce dallo stretto legame con il territorio ed i suoi frutti. Il Consorzio vuole fare in modo di tutelare la biodiversità ed il territorio: questo bellissimo progetto vuole proteggere l'ambiente e aiutare l'impollinazione naturale grazie alle api bottinatrici delle casette” - afferma il Presidente del Consorzio di Tutela della Finocchiona IGP, Alessandro Iacomoni. “Con questa iniziativa, che ripetiamo per il secondo anno consecutivo, vogliamo osare valore aggiunto al territorio in termini di mantenimento della biodiversità e preservazione dell'ambiente. Un approccio rispettoso delle terre in cui viene prodotta la Finocchiona IGP, dove anche il territorio diventa parte integrante della ricetta della produzione.Infatti, questa nasce secoli fa dalla conoscenza di questi territori.  

Nel corso degli anni, a causa di inquinamento e uso di pesticidi, il numero di api presenti sul territorio si è drasticamente ridotto, causando notevoli scompensi per tutto l'ecosistema e per il comparto agricolo di zona: un alveare mediamente ha circa 70.000 api mellifere e un'ape visita 700 fiori in media al giorno, per cui un alveare con 20.000 api visita 14 milioni di fiori al giorno e per produrre 1kg di miele, devono essere percorsi circa 150.000 chilometri. Il raggio di raccolta di un'ape è di circa 3 km, ma se trova “cibo” più vicino rimane nella zona.

Ma ovviamente trattandosi di Finocchiona IGP, prodotto molto apprezzato, il Consorzio non poteva  tralasciare l'aspetto più squisitamente gastronomico. Il miele che verrà ricavato dalle api tra aprile e giugno  , infatti, sarà utilizzato anche dall'Unione Regionale Cuochi Toscani (URCT) per mettere a punto una raccolta di ricette innovative in grado di abbinare il gusto inconfondibile della Finocchiona con le note del miele. 

“Io e un gruppo selezionato di colleghi come Lorenzo Pisini, Giampiero Cesarini e il pizzaiolo Tommaso Vatti  siamo stati coinvolti dal nostro Presidente Roberto Lodovichi nella creazione di questo ricettario - afferma  Maria Probst, una stella Michelin, chef dell'Osteria di Torre a Cona – Sono davvero orgogliosa di essere una delle ambasciatrici di questo progetto, perché ritengo sia fondamentale sensibilizzare il pubblico su queste tematiche. Dal lato gastronomico, per quanto riguarda l'abbinamento, il dolce e salato sono estremamente complici e, nelle giuste dosi la Finocchiona e il miele, danno vita ad un connubio equilibrato e divertente al palato.” 

Il progetto del Consorzio di Tutela della Finocchiona IGP è in sintonia con l'ultima direttiva del MITE – Ministero della Transizione Ecologica – sulla conservazione della biodiversità ed al riguardo della tutela degli insetti impollinatori. 

Grazie al lavoro delle api, il territorio “monitorato” dalle piccole e instancabili amiche dell'agricoltura, può godere di buona salute, regalando un prodotto – in questo caso il finocchietto selvatico – di qualità assoluta, che si integra e arricchisce la Finocchiona IGP, donandole il suo inconfondibile sapore e il suo gusto intenso.

 

 

            Opera esposta

Da sempre sono uno strenuo difensore del Vino come Arte. O meglio fare Vino è un Arte. E quando mi coinvolgi in serate, incontri dove l'Arte pittorica, scultorea, musicale viene avvicinata, accostata, equiparata al vino, mi esalto ricordando che …”Il vino è una vera e propria opera d'arte da ammirare e degustare in tutte le sue forme”.

È stato fonte d'ispirazione per molti artisti. Da sempre collegato alla figura dell'uomo come frutto del suo lavoro. Basti pensare al giovane Mozart che non poteva comporre se non avesse un calice di “marzemino” a portata di mano o il poeta Charles Baudelaire , poeta maledetto, che costruiva la sua poesia sull'alternanza di contrasti, passioni, sprofondando nell'abisso del dolore e del tormento e riuscirono a superarli affidandosi al Vino al quale dedicò un Ode, L'anima del vino , dove descrisse il rapporto con una materia viva che poteva ad

             Genesi

innalzarlo, provvisoriamente, verso la vita.  

Il vino ha accompagnato e accompagna l'uomo in tutta la sua sfera sensoriale, (udito, vista, olfatto, tatto e gusto) e questo ha fatto in modo che l'arte lo descrivesse nelle diverse situazioni.

Pietrasanta , via del Marzocco. Evento promosso da ARTEARTI che si è posto lo scopo di mettere in relazione “tre mondi” che, seduti a tavola, hanno dialogato parlando di finanza, arte e cibo.

Nedo Mallegni, consulente di San Paolo Investimenti, presentando dati economici sul vino e arte si è soffermato sulle prospettive e opportunità per le aziende;

Nicola Rosi, presidente di Slow Food-Versilia, ha ricordato l'azione dell'associazione che promuove la conoscenza del territorio, delle materie prime, dei prodotti e produttori presentando in particolare l'azienda biologica Le Vigne del Grillo;

 
 

Veronica Ferretti, storica dell'arte ed animatrice della serata. Partendo dalla Storia del Vino, le arti figurative dei Greci e Romani, le opere sacre del medioevo, l'esplosione rinascimentale in tutte le sue forme ha lasciato al sottoscritto il compito di “abbinare” opere pittoriche e scultoree presenti ai vini dell'Azienda Vigne del Grillo di Camaiore.

    Scultura in sughero

Artista: MASSIMO GARRONE

Minimalista, ha lavorato nel cinema di animazione e per il regista Dario Argento.

Queste le opere presentate e gli abbinamenti:

  • scultura Bianco Gabberi
  • Astratto Ippocampo Bianco Gabberi
  • Orlando Furioso Bianco Gabberi
  • Astratto Rosso Prana
  • Chitarra Rosso Prana

Artista : ELIA INDERLE

Informale pittore e scrittore presente quest'anno alla 59° Biennale di Venezia.

Queste le opere presentate e gli abbinamenti:

  • Astratto 1 Bianco Gabberi
  • Astratto 2 Rosso Matanna
  • Astratto 3 Rosso Barriccato

Artista GIANFRANCO MEGGIATO

    Opera astratta

Scultore astratto famoso per le sue installazioni monumentali, opere che gli sono valse il prestigioso PREMIO ICOSMOS/UNESCO per l'Arte.

Le sue maggiori opere raccolte in un libro esposto per ammirarne la magnificenza. Sulla base di bellissime foto ho potuto procedere con gli abbinamenti:

  • Geni Sira
  • Agrigento Sirah
  • Matera Prana
     Opera astratta

Il vino è riuscito ad abbinarsi con le opere presenti. Vino come motore del Mondo, in questo caso nettare per intenditori d'arte che sono riusciti a capirne il valore.

La conclusione della serata lasciata a Veronica Ferretti. Esperienze che lasciano un ricordo nella memoria di tutti i presenti. Memoria come capacità di regalare emozioni e creare nuove relazioni tra settori diversi. Dimostrazione che possono lavorare insieme sinergicamente creando interazione con altre persone e nuovi legami”.

Connubio tra Arte e Vino. Capeau!!!

Urano Cupisti

             Da Burde

Partecipare alla presentazione di una nuova realtà del mondo del Vino è sempre emozionante, entusiasmante, appassionante. E quando arrivano inviti di questo genere la risposta è sempre: arrivooooo!

È accaduto nell'ultimo giorno del mese di novembre. La location una Trattoria fiorentina che da sempre sa di vino : da Burde.

Gestita dalla famiglia Gori è oggi uno dei ritrovi dove riscoprire i piatti tipici come bistecca e trippa alla fiorentina, pappa al pomodoro, ribollita, antipasti toscani ecc…Ma non solo.

È un luogo straordinario della Firenze popolare e periferica dove dissipare il tempo di fronte ad un calice di buon vino consigliato da Andrea Gori, proprio lui uno dei sommelier più accreditati in Italia.

Un tradizionale luogo di ristoro per comuni avventori e/o clienti giornalieri, abituali in un luogo che definii Osteria culturale , quella del Tempo Perso dove ti dimentichi “che ora è”.

Quale luogo migliore per presentare una nuova realtà?

Nata dal sogno di 4 amici con “l'idea di dare voce alle piccole aziende familiari di eccellenza, portando alla luce tesori nascosti”.

Così la presentazione da parte di uno di loro: Luca Tommasini , fondatore e direttore commerciale di Winescom. Aiutato nella presentazione da   Livio Volteggiani che ricopre il ruolo di responsabile alle vendite.

Il catalogo, in rapida crescita, è già ricco sia di aziende italiane che internazionali”.

E sono state proprio quest'ultime ad essere presentate per la prima volta in questa occasione. Etichette provenienti da una Francia semi-sconosciuta (anche se le regioni sono quelle maggiormente vocate come Champagne ed Alsazia), da una Germania identificata con la

            Champagne

Mosella, da una Slovenia a rappresentare la moda corrente dei vini “macerati” e dal Portogallo con una zona conosciuta da pochi come Batoréu.

Una campionatura di cinque aziende che hanno risposto in pieno alle aspettative dei presenti:

- Champagne Sanchez da Vertus, Côte de Blancs che ha presentato un Tradition e l'Absolut;

         Alcuni vini presentati

- Mickael Moltes da Pfaffenheim, Alsace che ha presentato un Riesling e un Pinot Gris;

         Vino portoghese

- Weingut Werner da Leiwen-Mosella che ha presentato un Riesling 2020 e uno del 2018 da vigneti diversi;

- Vina Jure Š tekar da Kojsko-Slovenia che ha presentato un Tocai e una Rebula macerati;

- Agro-Batoréu da Aveiras de Cima Portugal che ha presentato un Arinto e un Red Blend di vitigni Touriga Francia e National.

Un'esperienza di viaggio enoico in dieci calici, sulla scia di vini vere e proprie chicche enoiche, che è andato oltre alla semplice degustazione in un contesto amichevole dove si sono incrociate storie sempre da raccontare.

Nei sorsi di vino, nei suoi colori, nei profumi intensi sprigionati, ho colto un mondo fatto di tradizione, attento studio, rispetto per la terra, fatica e soddisfazione.

Se aggiungiamo l'intrigante scoperta di valori culturali fondanti così come ricordati da Luca e Livio, il cerchio dell'emozione, entusiasmo e passione si è chiuso. Chapeau!

 

Urano Cupisti

 

 

 

 

 

 

 La vedova Pommery

Un luogo straordinario dove oggi, grazie alle esposizioni di arte contemporanea “Expéerience Pommery”, realizzate dagli artisti direttamente e appositamente nei tratti della cave aperta al pubblico, l'arte di fare perlage si incontra con opere atte a nobiliare il complesso di gallerie e cunicoli lungo ben 18 chilometri ad una profondità di trenta metri.

 Etichetta

Benvenuti da Madame Pommery.

Ogni anno nel mio vinovagare nella terra del perlage abbino alle mie visite sempre differenti, conoscitive dei territori, dei nuovi metodi di allevamento, costruzione dei vins Clair, spumantizzazioni, una visita doverosa alle Grandi Maison che hanno fatto la Storia di questo vino unico ed ineguagliabile . Quest'anno ho scelto la Maison Pommery.

“Qualitè d'abord”, la qualità innanzitutto, fu il motto di Madame Pommery, vedova anch'essa, quando nel 1858, prese le redini della Maison. Creò con grande successo il primo champagne “brut”, secco, dalla leggendaria annata del 1874 sconvolgendo la Londra vittoriana di allora.

Il mercato inglese era quello maggiormente di punta e la nostra vedova riusciva a portare il dosaggio zuccherino a 6/7 grammi litro. Lo champagne si produceva ancora dolce con tenori zuccherini che oggi classificheremmo extradry o addirittura dry.

Altra mossa vincente di Madame Pommery fu l'acquisizione di 120 cave sotterranee di gesso scavate in epoca romana (profonde oltre 60 metri), allora in periferia sud di Reims (oggi in centro città) che furono riempite fino alla profondità di 30 metri e collegate tra loro con cunicoli, passaggi, rese abitabili con diverse prese d'aria.

La visita è iniziata scendendo i 116 gradini che portano il visitatore direttamente alla massima profondità (30 metri con una umidità rilevata del 98%). Da qui è iniziato un percorso guidato che ha portato l'ospite, meglio definirmi turista, alla conoscenza di un mondo operativo “da miniera”, con luci tenue di candele o simili, carrucole con cesti che servivano a

 La bottega storica

trasportare i grappoli da premere con i Torchi e procedere con le tecniche conosciute allora.

Interessante è la storia della cava di Notre Dame, chiamata così per la presenza di una statua della Vergine, “Notre-Dame des Crayères” , posta a vegliare su questo mondo sotterraneo.

Nella profondità della grotta sono presenti tutte le condizioni per raggiungere al vino la maturità necessaria con un perfetto regolatore termico. Temperatura costante di 10°.

E mentre osservavo le opere d'arte poste di sala in sala, meglio dire di cava in cava, il silenzio veniva interrotto dal rumore dei carrelli elevatori trasportanti le bottiglie pronte per il remuage con i potenti gyropalet.

 
 

Interessanti i nomi dati alle singole grotte. Riportano nomi di città a significare i luoghi nel moNdo raggiunti dal marchio Pommery.

Impressionanti i numeri che selezionano da questi cunicoli: 25 milioni di bottiglie giacenti sui lieviti.

Discesa verso la cave nel gesso

La Storia recente ci racconta il “travaglio” di questa Maison. Nel 1990 entra a far parte della scuderia LVMH (acronimo Luis Vuitton, Moët, Hannessy a guida Moët). Successivamente, dopo diverse altre vicissitudini, è passata sotto il controllo del gruppo belga  Vranken presente sul mercato con numerose etichette come Desmoiselle, Charles Lafitte, Monopole Heidsieck e Barancourt.

Come dimenticare la Botte Foudre di É mile Gallé?

Foudre termine nato come unità di misura (indicava 1.000 litri), nel tempo ha assunto un significato più ampio : botte fatta su misura. 

Questa della Maison Pommery contiene ben 75.000 litri, equivalente a 100.000 bottiglie 0,75 .

Costruita nel 1903 per rappresentare la Maison all'Esposizione Universale di Saint-Louis nel Missouri (USA).

Lo scultore É mile Gallé ne realizza la parte frontale con al centro una giovane donna che emerge da un terreno di vigneti ricchi d'uva,

 La grotta a 30 metri sotto

rappresentante la Francia. La giovane donna tende un calice di champagne alla giovane America che cavalca la vecchia America. Altri elementi decorativi la testa di un indiano, una terza figura femminile (genio del commercio), la nave che ha trasportato il grande foudre, la Cattedrale di Reims ed infine la Statua della Libertà.

Oggi, la mastodontica botte dà il benvenuto al visitatore della Maison Pommery.

Dopo questa full-immersion nella Storia di questa Maison, il calice dello champagne Royale, bevuto sotto lo sguardo intimidatorio della vedova Louise, l'ho definito eccezionale. Influenzato? Direi di sì. Capoau!

Urano Cupisti

Visita effettuata il 3 ottobre 2022

Vranken – Pommery

Avenue de Champagne

Reims

 

 

© 2022 FlipNews All Rights Reserved