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Albergo diffuso - Sotto le Stelle - Picinisco foto di Roberto Barile |
C’era una volta, in un borgo della Ciociaria, un manipolo di giovani volenterosi e pieni di sogni che, all’inizio del secolo scorso, partirono per la Scozia in cerca di fortuna.
La storia di Cesidio di Ciacca potrebbe iniziare proprio così. Nato nel 1954 a Cockenzie, villaggio di pescatori fuori Edimburgo, da una famiglia originaria di Picinisco (FR), nella Valle di Comino, terra alla quale è sempre rimasto legato dai ricordi di un’infanzia passata con in nonni tra le dolci campagne natie.
Dopo una brillante carriera come avvocato in Gran Bretagna, Cesidio, con la moglie Selina e i figli Sofia e Giovanni, si è trasferito dove lo ha portato il cuore, a Picinisco, con la voglia di far rinascere questo borgo ricco di valori e di storia. Non sono gli unici ad aver ascoltato il
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Cesidio Di Ciacca - Foto di Roberto Barile |
richiamo di questi territori: la sera in piazza, si sente parlare inglese come se fosse la lingua locale e non è raro trovare chi suona e balla musica scozzese nelle fresche serate estive. Una curiosità, a Picinisco è vissuto David Herbert Lawrence, autore di L’amante di Lady Chatterley; Casa Lawrence è una Dimora Storica del Lazio, trasformata in agriturismo da Loreto Pacitti, abile casaro, che ha adibito parte della villa a ristorante, una zona a museo e un’altra dedicata all’accoglienza.
Piano, piano Cesidio ha ricostruito tutta la storia delle sue origini, ha ritrovato e ristrutturato il borgo della sua famiglia, chiamato I Ciacca, dove vivevano circa 60 persone. Secondo i registri dei battesimi della Chiesa di San Lorenzo, i Ciacca hanno vissuto lì circa dal 1500 per poi abbandonarlo nel secolo scorso.
La passione per la storia di Cesidio lo ha portato a ricostruire anche la storia del Maturano, vitigno locale da sempre presente sulle tavole dei contadini. Gli studi Arsial – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio, che ha condotto ricerche approfondite, hanno stabilito che il Maturano è un vitigno unico a livello genetico, non riconducibile ad alcuno conosciuto.
Il progetto di Cesidio diventa così ancora più ambizioso. Con pazienza e indiscutibile tenacia, acquista da ben 140 proprietari diversi circa 220 piccolissimi appezzamenti di terreno, appartenenti ad oltre 11 famiglie, come i suoi nonni emigrate in tutto il mondo. Il Borgo dei Ciacca torna a prendere vita e nasce l’azienda biologica che attualmente produce vino, miele e olio d’oliva.
I primi reimpianti sono stati eseguiti nel 2013 con barbatelle recuperate da contadini che da sempre le consideravano Maturano autentico. Dai primi reimpianti alla prima vendemmia nel 2017, tutto è stato sperimentazione e constatazione empirica: dal potare, al diradare e raccogliere l'antica varietà non più coltivata nei tempi moderni. Un vitigno storico ma nuovo, come ama chiamarlo Cesidio. Test eseguiti in laboratorio, hanno evidenziato la presenza di due uve morfologicamente differenti seppure con lo stesso DNA e quindi sono state catalogate come maschio e femmina dello stesso vitigno.
Anticamente, il Maturano veniva allevato alla maniera etrusca in viti maritate (la vite è “sposata” all'albero a cui s'avvinghia) alcuni esempi si trovano ancora nel Trebbiano Spoletino in Umbria, nell’Asprinio in Campania e in altre piccole realtà in varie regioni. Non è da escludere che nei prossimi anni, Cesidio riservi una parte dell’azienda ad un frutteto con viti maritate proprio come si facevano i contadini di un tempo, per utilizzare il terreno sottostante per la coltivazione o il pascolo, ottimizzando gli spazi.
Cesidio porta avanti il suo progetto insieme all’enologo Alberto Antonini, conosciuto ad Edimburgo. Attualmente l’azienda produce una linea di vini rossi “Valle Oscura” con le uve conferite da viticoltori locali che hanno appezzamenti nell’omonima valle. In questa linea troviamo il Cabernet d’Atina DOC.
In cantina troviamo delle splendide tulipe di cemento non vetrificato. L’uso del legno è limitato ai rossi e al vitigno Giulia con il quale si stanno portando avanti diverse sperimentazioni. Il Maturano viene declinato in tre versioni: Sotto le Stelle, Nostalgia e l’ultimo arrivato macerato Filosofia. Essenza è il passito con grande piacevolezza e aromaticità senza troppa dolcezza. Dagli assaggi in cantina, il Maturano ha dimostrato grandi doti di longevità ed espressioni molto diverse regalando sempre sorsi interessanti e di struttura. Nelle degustazioni si è distinta l’annata 2017 in tutte le etichette.
Nel Borgo I Ciacca sono in fermento diversi progetti come la scuola di cucina di Nonna Selina, i liquori preparati con la loro frutta, saponi e creme derivati dall’olio e dalle vinacce del vino e molto altro ancora. Tutta l’azienda punta alla sostenibilità e ad essere ecofriendly tanto da prevedere anche delle stazioni di ricarica per auto elettriche. Inoltre, Giovanni Di Ciacca, il media star della famiglia, accoglie tutti virtualmente o di persona. I suoi doni speciali hanno fatto nascere il progetto “Orto”, un polo didattico con il quale si vogliono coinvolgere altri giovani disabili a lavorare e partecipare divertendosi nella realizzazione di un orto comune.
In paese, Cesidio e la sua famiglia hanno realizzato un albergo diffuso, Sotto le Stelle, un boutique hotel, curatissimo in ogni particolare e perfettamente incastonato nel contesto architettonico locale. Ogni suite è dotata di tutti i confort e dalle finestre si può godere di una vista mozzafiato sulla valle, come quadri che donano continua e mutevole bellezza.
Cesidio ha trasmesso la sua energia a molte persone del paese che si sono sentite coinvolte nel voler valorizzare le risorse locali. Ma non solo! Ben Hirst e sua moglie Gaynor Moynihan gestiscono Villa Inglese, un ristorante e un boutique B&B che celebra gli inimitabili prodotti della montagna appenninica. Qui si possono incontrare i produttori e assaporare i prodotti raccolti nella stessa giornata preparati dallo chef che si ispira alla tradizione appenninica con un vezzo britannico. Ben è in
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Villa Inglese - Picinisco - foto di Roberto Barile |
Italia da più di 25 anni e ha lavorato nelle cucine di alcuni dei più grandi chef europei, è un appassionato sostenitore del mangiare “dal muso alla coda” nel massimo rispetto dell’animale. Non ha radici a Picinisco ma qui pensa di aver trovato il posto ideale dove potersi esprimere al meglio.
Nella bella Ciociaria, tra le montagne di Valle di Comino, c’è una favola che sa di buono, ha il sapore delle cose antiche e la luce delle cose nuove. Un sogno che è partito dalla lontana Scozia e che si è concretizzato nel Borgo de I Ciacca, tra i tralci del Maturano.
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La Torre del Castello |
“Venerdì 26 Maggio presso il Castello di Sonnino, via Volterrana Nord a Montespertoli i produttori di Castello di Sonnino e Fattoria La Leccia sono “felici” di invitarla alla scoperta dei Vin Santi di Montespertoli per partecipare ad una bellissima verticale”. Questo l’invito giuntomi qualche giorno prima. Ero già là!
Come farsi scappare un evento simile. Tutto faceva presupporre di trovarsi davanti a Vin Santi vecchia maniera. E così è stato.
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i cinque campioni |
Il Castello di Sonnino, location quanto mai azzeccata. Palazzo storico del XVI secolo costruito intorno ad una torre risalente al XIII secolo, medievale, a sua volta edificata sul vecchio tracciato della via volterrana etrusca. Oggi la proprietà è frutto dell’impegno dei discendenti del barone Alessandro e della baronessa Caterina de Renzis Sonnino, ricoprendo il ruolo di principale produttore del Chianti Montespertoli Docg.
Non sono state le sale sontuose ricche di cimeli ad ospitarci per l’evento atteso. Bensì la grande Vinsantaia posta all’ultimo piano, ben esposta ai venti chiantigiani che perpetuano il rito della produzione del Buon Vin Santo.
Fattoria La Leccia, il luogo dove l’innovazione del pensiero agricolo si realizza attraverso l’artigianalità del lavoro quotidiano. Posta anch’essa nell’aerale del Montespertoli Docg. La famiglia Bagnoli ne è proprietaria dal lontano 1970. Ma è dalla vendemmia 2013 che la consapevolezza di una necessaria rigenerazione ha portato Paola e Lorenzo a prenderne le redini ed impegnarsi con passione, misura ed orgoglio.
Leone (Castello di Sonnino) e Lorenzo (Fattoria La Leccia) in cattedra a spiegare, con aneddoti, ricordi, la Storia mista a leggenda del Vin Santo, le difficoltà a produrlo oggi come allora, la passione necessaria dati i risultati economici assolutamente negativi e le problematicità d’inserimento nel mercato soprattutto quello nazionale.
La fatica a lottare contro ed aggredire lo stereotipo che vuole il Vin Santo solo come vino dolce da fine pasto accompagnando i cantucci di Prato e riuscire invece nell’intento di una educazione verso il consumatore, elevando questa vera chicca enoica al rango che si merita.
i campioni scelti per gli assaggi.
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I colori |
- 1999 Castello di Sonnino. Trebbiano e Malvasia, caratelli di castagno. Dorato acceso con nuance ambra. Fichi disidratati, miele, mondorle, Al palato ricchissimo, sapido nel finale boisé. Quattro anni in caratello. Eccellente, voto 92/100;
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la provocazione |
- 2005 La Leccia. Trebbiano e Malvasia. Tradizionale, 10 anni nei caratelli. Veste ambra scura di intensa luminosità. Naso ricchissimo e complesso: noci, fico secco, torroncino, caramello. Al palato notevoli ritorni olfattivi sostenuti da una vena fresca. Lunga persistenza. Eccellente, voto 93/100;
- 2008 Castello di Sonnino. Trebbiano in caratelli per 6 anni. Miele millefiori, agrumi canditi ed erbe aromatiche. Al palato la dolcezza ben sostenuta dalla vena fresco-sapida. Rientra nell’eccellenza ma con un voto più basso: 90/100;
- 2015 Castello di Sonnino. Molto giovane, un Vin Santo works in progress. Impronta olfattiva classica, elegantemente dolce. Riesce comunque a salire nella scala dell’Eccellenza guadagnandosi ora 90/100;
- 2016 La Leccia. Il nuovo che avanza. Lorenzo lo ha presentato come un Vin Santo che, partendo dalla tradizione, ha iniziato un percorso differente a partire dall’appassimento: quello che vuole i grappoli stramaturi di Trebbiano appesi al soffitto. Poi permanenza in barriques di rovere esauste, usate per il Chianti, Risultato al momento con un punteggio di 90/100. Serve capire l’evoluzione in bottiglia.
Al Castello di Sonnino si è parlato anche di abbinamenti per cacciar via i brutti pensieri ricorrenti dei cantuccini.
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Leone e Lorenzo |
Pasticceria secca, cioccolato, formaggi anche erborinati. Una provocazione da consigliare?
Quella offerta a noi dallo chef del Ristorante Il Cibreo di Firenze: cioccolatini ripieni di patè di fegatini. Una delizia!
A proposito dello chef del Ristorante il Cibreo di Firenze. Siccome tutti i salmi finiscono in gloria, terminata la degustazione vuoi non spostarti in una delle sale del Castello di Sonnino elegantemente preparata a sala da pranzo e degustare piatti preparati dal figlio di Fabio Picchi, Giulio?
Urano Cupisti
Assaggi effettuati il 26 maggio 2023
Al castello di Sonnino – Montespertoli (Fi)
Una storia di famiglia che, partendo da un piccolo chiosco sulla spiaggia, ha creato un piccolo paradiso di servizi e di gusto.
Sperlonga cose da vedere
Sperlonga è un delizioso paesino di pescatori arroccato su un promontorio, premiato come uno dei borghi più belli d’Italia. È caratterizzato da stradine bianche, strette che si aprono all’improvviso su scorci marini. Nei dintorni ci sono spiagge bianchissime e calette incantevoli con mare Bandiera Blu.
Da non perdere sicuramente sono la Villa e la Grotta di Tiberio. Affacciate direttamente sul mare, sono molto facili da raggiungere: basterà seguire le indicazioni sulla strada che collega Sperlonga a Gaeta per circa un chilometro. La Grotta di
Tiberio è una grande cavità naturale rocciosa aperta sul mar Tirreno: vicino alla Grotta c’è anche un piccolo tratto di spiaggia estremamente affascinante.
Oltre agli scavi della Villa, all’interno del sito è possibile visitare il Museo Archeologico locale, che ospita i gruppi statuari che decoravano la città.
Un sistema di quattro torri di avvistamento creava un sistema difensivo per gli attacchi dei saraceni. Ne facevano parte la Torre Maggiore (ne sopravvive solo una porzione nell'attuale centro del paese), la Torre di Capovento a 3 km dal paese, la Torre del Nibbio, inclusa in un castello baronale e la Torre Truglia che fu utilizzata come sede per la Guardia di Finanza, attualmente è la sede del Centro educazione dell'ambiente marino del Parco Naturale Regionale Riviera d'Ulisse.
Per godersi l’aria di mare e il paesaggio, non c’è niente di meglio di una passeggiata nel porto. Non è molto grande, ma fa parte della vita quotidiana degli abitanti.
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Polpette di alici |
Offre una bella vista sulla Torre Truglia, sul paese e sulle montagne circostanti. Può essere piacevole anche una passeggiata serale dal porto lungo la costa verso la residenza di Tiberio.
Come nasce Bazzano Beach
Era il 2003 quando Renato Cardogna, allora poco più che ventenne, decide di prendere in concessione una striscia di spiaggia a Sperlonga e assieme ai suoi genitori e alla sorella Serena dà vita a un chioschetto con vendita di panini, insalate e preparazioni espresse, ad affiancare l'attività di noleggio di lettini e ombrelloni.
La spiaggia di Bazzano si trova tra la grotta e la villa di Tiberio sul Ciannito e il promontorio di Capovento. Il posto è delizioso, incastonato tra i due promontori, una piccola caletta dalla spiaggia bianchissima e impalpabile, acqua pulita con tanti pesciolini, in località Bazzano (da cui prende il nome questa insegna). Si accede arrivando al parcheggio della Valle dei Corsari, e da qui si usufruisce di un servizio navetta gratuito per raggiungere la battigia.
Bazzano Beach non è solo uno stabilimento balneare, infatti il ristorante è attivo sin dai primi di marzo, fino ad autunno inoltrato. La struttura completamente in legno, è molto suggestiva; è una palafitta a ridosso della spiaggia che annovera settanta coperti, con due verande (una frontale e l'altra laterale) in cui dominano le nuances del bianco e dell'azzurro, in perfetta sintonia con i colori e l'ambiente circostante. Da qui alla spiaggia si sviluppa l'offerta di intrattenimento, con aperitivi domenicali, musica dal vivo, e un calendario di dj set che vedrà in console diversi volti locali e nomi noti del clubbing capitolino, come Paolo Pompei e Massimo Marino, tra i protagonisti delle serate al Room 26. Non prima di concedersi una pausa di gusto a pranzo, con le specialità della cucina.
La proposta gastronomica di Bazzano Beach
L'offerta ristorativa di Bazzano Beach è frutto dell'estro di Renato Cardogna che, da sempre, si fa guidare nel processo creativo dai consigli della madre, e da qui prende le mosse un menu realizzato con passione dalla brigata, una squadra di giovani talenti, che lo seguono in tutto il percorso sin dai primi mesi di ogni apertura. Una materia prima freschissima, con rifornimenti quotidiani dall'Azienda Ittica Purificato di Formia, la partecipazione alle aste del pesce, e l'approvvigionamento diretto (come avviene per le alici di Terracina), in un tripudio di pesce azzurro, quale sgombro, alici, ricciola e le altre meraviglie che offre il mare della zona; per la parte vegetale il riferimento è l'Azienda Agricola Toscano, così come il mercato di Fondi, e per le spezie e gli aromi l'Orto La Rocca di Sperlonga.
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Bazzano Beach - Lo Staff |
Si compone così una proposta - che si rinnova ogni mattina, a seconda della disponibilità - che accanto a piatti immancabili come lo spaghetto alle vongole, la frittura di calamari o il soutè di cozze, presenta una carta che si apre con una ricca selezione di crudi, dal battuto di gamberi gobbetti con olio biologico evo alla tartare di ricciola e specialità tipiche come le polpettine di alici alla sperlongana (antica ricetta che risale alla tradizione locale), fiori di zucca in pastella, fino a originali proposte come il taco di mare. Tra i primi spiccano l'amatriciana di tonno fresco e guanciale croccante, il mezzo pacchero con ricciola e crumble di pane agrumato, la linguina aglio olio peperoncino e tartare di tonno con bottarga di muggine; si continua con i secondi - dove è la cottura a bassa temperatura col roner a farla da padrone, per preparare al meglio la materia prima - come tataki di tonno, polpo brasato su crema di patate allo zafferano, e nuvole di seppia su vellutata di finocchi e polvere del suo nero. Il tutto accompagnato da un'ampia proposta di vini, principalmente laziali (in linea con la filosofia territoriale di tutta l'offerta), da Cantine Sant'Andrea a Cincinnato e Ilori, fino a toccare le referenze più importanti di Trentino e Friuli, ed eccellenze come Franciacorta e Alta Langa, e alcune etichette francesi.
Ricerca, attenzione, passione e sapori del territorio, e un'atmosfera paradisiaca sono gli elementi che rendono Bazzano Beach il luogo ideale per vivere appieno un soggiorno di meritato relax al mare.
Bazzano Beach
Via Flacca, Km 17.100, Sperlonga LT
Tel. 333 569 1181
Aperto tutti i giorni fino all'aperitivo
www.bazzanobeach.it
facebook.com/bazzanobeach
instagram.com/bazzanobeach
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Maison Pommery |
Rivoluzione regionale che dobbiamo, geograficamente, conoscere.
In modo particolare noi appassionati di Vino che spesso visitiamo la Francia e dopo, in veste di comunicatori, ne parliamo.
Dove si trova la Champagne? Ci sono due Côte d’Or? E il Bordeaux in quale Regione si trova? E la Languedoc-Roussillon è sempre la stessa? Che fine hanno fatto l’Alsazia, il Jura, la Savoia, la Côte du Rhone?
Dal 1° gennaio 2016 in Francia c’è stata una vera e propria “rivoluzione geograficaregionale”. Oggi è costituita da 18 regioni di cui 13 in Francia metropolitana e 5 in Oltremare.
Ecco quelle della Francia metropolitana:
Le regioni metropolitane sono a loro volta suddivise in almeno 2 dipartimenti arrivando in totale a 96.
Tralascio la descrizione dei territori d’Oltremare soffermandomi in particolare sulle zone vitivinicole.
La Borgogna-Franca Contea (in francese Bourgogne-Franche-Comté)è il risultato dell’accorpamento delle precedenti regioni Borgogna (il cui capoluogo era Digione) e Franca Contea (il cui capoluogo era Besançon), Il suo capoluogo è Digione, mentre Besançon è sede del Consiglio Regionale.
È composta da otto dipartimenti: Côte-d'Or (21), Doubs (25), Giura (39), Nièvre (58), Alta Saona (70), Saona e Loira (71), Yonne (89) e Territorio di Belfort (90). Sono inclusi nella regione 152 cantoni e 3 702.
La Côte d'Or non identifica più l’insieme della Côte de Nuit e la Côte de Beaune ma adesso rappresenta un vasto dipartimento che confina con quelli dell'Aube a nord, dell'Alta Marna a nord-est, dell'Alta Saona a est, del Giura a sud-est, della Saona e Loira a sud, della Nièvre a ovest e della Yonne a nord-ovest. Oggi quando si parla di Côte d’Or vitivinicola ci dobbiamo riferire a quattro aree: Côte de Nuit, Cote de Beaune, Chatillon e Haute-Côtes. È rimasto il dipartimento dello Yonne con lo Chablis e i vigneti dell’Auxerrois.
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Le nuove regioni della Francia |
L'Alvernia-Rodano-Alpi (in francese Auvergne Rhône-Alpes) è il risultato dell’accorpamento di regioni che oggi sono dipartimenti. Ne fanno parte l’Ain con il Bugey, l’Ardèche, l’Alta Loira (dove nasce il fiume), la foresta di Allier e la Côte du Rhone.
Il Centro-Valle della Loira (in francese Centre-Val de Loire) è, in questo caso, uno smembramento della Valle della Loira intesa precedentemente. Occupa la parte Est della “vecchia valle della Loira”. Ne fanno parte Sancerre e Pouilly-sur-Loire, Orléans, Touraine, Chinon.
Paesi della Loira (Pays-de-la-Loire) – Capoluogo: Nantes. La parte Ovest della “vecchia valle della Loira”. Ne fanno parte Samour, Anjou, Savennières (Chenin blanc) Coteaux-du-Layon, Muscadet e Muscadet Sevre-et-Maine.
Grand e Est (Grand-Est) che comprende la Champagne. Capoluogo: Strasburgo (Strasbourg) Dalla sola Regione Champagne si passò a Champagne-Ardenne ed adesso sono state aggiunte l’Alsazzia e la Lorena. Per gli amanti della vinoviticoltura quindi, la nuova Regione mette assieme l’Alsazia e la Champagne. Il capoluogo regionale non è più Reims ma Strasburgo. È composta dai dipartimenti: Ardenne (08), Aube (10), Marna (51), Alta Marna (52), Meurthe e Mosella (54), Mosa (55), Mosella (57), Basso Reno (67), Alto Reno (68) e Vosgi (88).
La Nuova Aquitania (in francese Nouvelle-Aquitaine; Oggi la Regione più estesa francese. Accorpamento di regioni come l’Aquitania (storica che identificava il bacino del Bordeaux), la Charantes, il Limosino e Poitou. Oltre al bacino viticolo del Bordeaux comprende quello della Charantes, del Cognac, dell’Armagnac del Madiran, del Bergerac, Jurançon.
Occitania (Occitanie) – Capoluogo: Tolosa (Toulouse). Questo accorpamento ha sconvolto completamente il mondo vitivinicolo. Comprende tutta la Linguadoca da Nimes a Narbonne, il Rossiglione (Roussillon) fino al confine con la Spagna, l’area di Limoux, Carcassonne, Gaillac e Cahors. Ricordiamo i tredici dipartimenti: Ariège (09), Aude (11), Aveyron (12), Gard (30), Alta Garonna (31), Gers (32), Hérault (34), Lot (46), Lozère (48), Alti Pirenei (65), Pirenei Orientali (66), Tarn (81) e Tarn e Garonna (82). Sono inclusi nella regione 269 cantoni e 4565 comuni.
Bretagna, Normandia, L’ile-de-France, Provence e Corsica sono rimaste Regioni con i confini conosciuti da sempre.
Morale: dimentichiamoci quanto studiato fino ad oggi, memorizziamo i confini delle nuove regioni e cerchiamo, nella comunicazione, di non cadere in romanticismi geograficinon più esistenti.
La vedo molto dura e certi “refusi”, ne sono convinto, continueranno ad essere evocati ancora per molto tempo.
Un’ultima riflessione: mi chiedo, se fosse stato proposto in Italia una cambiamento del genere ?
L'Ambasciata di Romania in Italia, in collaborazione con Wines Of Romania, ha organizzato il 5 giugno un evento di presentazione di vini romeni, alla presenza di personalità della penisola italiana quali Bruno Vespa, noto giornalista e conoscitore di vini prodotti in Romania, Helmuth Köcher Presidente e fondatore del Merano WineFestival, Massimo Giletti giornalista e conduttore televisivo e molti altri.
I numeri della Romania parlano chiaro: quinto produttore in Europa e decimo nel mondo con per poco meno di 200.000 ettari vitati che si estendono soprattutto nella regione di Moldova e in Muntenia.
Ai circa 160 vitigni autoctoni si affiancano altri internazionali. Per i rossi, quelli più noti sono Băbească Neagra e Fetească Neagra, Fetească albă Negru de Dragasani e Novac, e i vini bianchi romeni Feteasca Regala, Crâmpoșie, Busuioaca, Grasa, Galbena, Francusa, Zghihară de Huși; poi il Tamaioasa românească e il Busuioacă de Bohotin per gli aromatici.
Sette cantine romene, Domeniile Averesti, Domeniul Bogdan, Jidvei, SERVE, Gramofon Wine, Viticola Sarica Niculitel & Crama DeMatei, hanno partecipato all'evento con 60 vini premium, parte del programma di Carrefour Romania "Open Romanian Wine" e dei partner Wines of Romania. Gli appassionati di vino e gli imprenditori presenti hanno avuto l'opportunità di conoscere o ritrovare le varietà tradizionali romene.
La degustazione di vini ha riunito importanti rappresentanti del settore Ho.Re.Ca, imprenditori, autorità italiane e personalità pubbliche, esperti di vino, gestori di ristoranti stellati Michelin, giornalisti e influencer nel mondo del vino.
Gabriela Dancău, Ambasciatore di Romania in Italia e organizzatrice dell'evento, ha dichiarato nel suo discorso: “Il vino romeno non è soltanto un prodotto destinato al consumo, ma è un ambasciatore della nostra cultura e della nostra storia. Ogni goccia di vino nel nostro bicchiere porta con sé la memoria di una terra ricca di tradizioni e nobilitata dalla diligenza dei nostri produttori. L'evento ospitato dall'Ambasciata di Romania a Roma è stato un invito a un viaggio sensoriale in Romania, dove i paesaggi pittoreschi e la calda ospitalità si intrecciano armoniosamente con la degustazione di vini squisiti.
La nuova industria vinicola romena, in cui si è investito molto negli ultimi 15 anni, produce vini eccellenti. Quelli di qualità superiore, in particolare, possono essere collocati onorevolmente accanto ai vini italiani, spagnoli o francesi. Questa è la nicchia del mercato italiano in cui penso che i nostri vini abbiano buone possibilità di entrare a farne parte. E questo è stato confermato da sommelier, gestori di ristoranti stellati Michelin e distributori presenti al nostro evento, i quali sono rimasti particolarmente colpiti dai vini provenienti da vitigni autoctoni romeni, finora sconosciuti sul mercato italiano.”
Marinela Ardelean, fondatrice di Wines of Romania, co-organizzatrice di RO-Wine e ambasciatrice del programma "Let's Open Romanian Wine" ha aggiunto: “Abbiamo accolto con gioia l'invito dell'ambasciatore Gabriela Dancău a promuovere i vini romeni in Italia. Gli apprezzamenti rivolti ai vini degustati, il modo in cui ciascun proprietario di cantina ha presentato i propri vini e il gran numero di partecipanti all'evento hanno rafforzato la mia convinzione che il vino romeno troverà posto sugli scaffali dei negozi e nei menu dei ristoranti italiani, diventando quello che tutti vogliamo, un marchio del nostro Paese.”
Bruno Vespa, presenza emblematica nel panorama pubblico italiano, si trova per la prima volta nella veste di ambasciatore del vino romeno nella penisola italiana, in occasione del primo evento dedicato ai professionisti del vino organizzato dall'Ambasciata e da Wines of Romania. “Accolgo con favore questa ammirevole iniziativa di promozione del vino romeno in Italia, un vino eccellente e di qualità, che ho avuto modo di degustare in diverse occasioni e che ha il potenziale per penetrare nel mercato italiano e raggiungere il successo che merita!”
La degustazione è stata accompagnata da uno sontuoso buffet preparato dalla chef Claudia Catana del Ristorante Cucina ai Monti di Bracciano (RM).
Il territorio della Romania si estende circa allo stesso parallelo della Francia e il suo clima è mitigato dal Mar Nero e dal Danubio. Il suolo è ben drenato e ricco di oligoelementi, i vigneti riparati dai Carpazi godono di sole per buona parte dell’anno. Tutto, quindi, fa capire come questa regione sia particolarmente vocata alla produzione di vini e anche a un turismo enogastronomico. I vini rumeni di cui molti sono pregiati, rappresentano una novità che ogni appassionato italiano dovrebbe conoscere.
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La Svizzera dal punto di vista vitivinicolo ha solo 15.000 ettari vitati, tre quarti dei quali si trovano nei Cantoni di lingua e tradizione francese, per una produzione di 1,1 milioni di ettolitri di vino assorbito nella quasi totalità dal mercato interno. Basti pensare che, in aggiunta, ne importano moltissimo per accontentare la crescente richiesta. Agli svizzeri piace il vino!
La maggiore produzione è rivolta ai “bianchi” (distretti del Vaud e Valais in primis); c’è una discreta produzione di “rossi” come Gamay, Pinot Noir e Merlot.
È bene sapere che la vitivinicoltura riveste per gli elvetici un ruolo importante culturale, sociale, geografico ed economico.
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Vigneti del Valais |
Un po’ di Storia
Furono i Romani a diffondere la vite in Svizzera oltre 2.500 anni fa. A seguire i monaci in epoca medievale che contribuirono a modellare le terrazze circondate da mura e muretti ancora presenti nel Lavaux (Vaud, Lago Lemano o Ginevra) e nel Valais (Vallese, la valle del fiume Rodano). Arrivati ai giorni d’oggi fanno parte integrante degli emozionanti paesaggi elvetici.
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Pinot Noir nel Grabunden |
Le zone di produzione.
Premessa: Non è facile caratterizzare con precisione le diverse zone. Terreni molto diversi a causa della formazione geologica delle Alpi e microclimi differenti, vuoi influenzati dagli aspetti mediterranei, vuoi dagli aspetti prettamente continentali. Infine la frammentazione del territorio vitato a causa della presenza dei massicci alpini. A seguire anche l’influenza delle zone linguistiche. Proviamoci:
VALAIS: 5.000 ettari esposti al sole su pendii a volte ripidi come quelli della Mosella, lungo il fiume Rodano. Rappresenta il Cantone maggiormente produttivo di lingua francese;
Vaud: sul lato nord del Lago Lemano. Ricordato da chi conosce i vini svizzeri, per il plateau del Lavaux. Anch’esso di lingua francese;
Vully: detto anche distretto vinicolo dei TRE Laghi (Neuchâtel, Bienne e Morat) di lingua tedesca;
Ticino: che sentiamo nostro essendo di lingua italiana. Dal clima temperato, divenuto nel tempo zona vocata per l’allevamento del Merlot;
Graubünden, distretto dei Grigioni, il più interessante. Rappresenta lo scrigno del Pinot Nero. Di lingua tedesca;
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Vigneti della Svizzera tedesca |
Thurgau e Aargau: nord estremo al confine con la Germania, rappresentato dal corso del fiume Reno.
VITIGNI
Quando si parla, raramente, di vini svizzeri si ricordano lo Chasselas (bacca bianca) e Merlot (bacca nera). Pochi sono a conoscenza che esistono più di 200 vitigni autoctoni, nati, cresciuti, protetti dalle vie poco accessibili delle singole zone montane. Senza dimenticare, proprio per quanto appena detto, che uno stesso vitigno prende nomi diversi a seconda del luogo dove dimora. Riporto i più importanti:
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Vigneti del Lavaux |
Export
Quasi inesistente. Qualche svizzero italiano varca il confine di Chiasso e porta con se qualche bottiglia di Merlot.
Ne consegue che, per conoscerli, è necessario andare nei singoli distretti e capire le diversità delle produzioni. Un suggerimento?
Nel Cantone dei Grigioni e più precisamente nella zona di Rheintal esiste il Regno del Borgogna svizzero: il Blauburgunder (Pinot Nero) , chiamato come in Alto Adige, qui sinonimo di vino tradizionale vinificato come nella Côte de Nuits. Una vera e propria “chicca”. Pensate che bisogna prenotarlo di anno in anno. Risulterà un’esperienza unica! Chapeau!!!
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il colore del Timorasso |
Due.Zero
Perché si dice 2.0? Dicitura largamente diffusa ed utilizzata nella lingua italiana contemporanea ma sappiamo realmente cosa significa e perché si dice in particolare in riferimento a questo evento?
Il 2.0 non è altro che l'interazione tra l'utente e il sito. Ed allora cosa vuol dire Derthona Due.Zero?
Da leggere come aggettivo posposto, serve a caricare Derthona di una qualità, di quella caratteristica che la vede competente e aggiornata. Vogliamo allargarne il significato?
Essere 2.0 significa essere aggiornati, connessi, globali e veloci. Vuol dire essere un passo avanti rispetto agli altri, saper utilizzare le nuove tecnologie senza particolari problemi. Un fenomeno in continua evoluzione che sarà caricato di ulteriori significati.
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le Aziende partecipanti |
Derthona
Derthona, antico nome latino (Derthona Julia) dell'attuale città Tortona in provincia di Alessandria. Dal punto di vista vitivinicolo riferimento per il vitigno a bacca bianca Timorasso dei Colli tortonesi divenuta una Doc nel 1996.
Museo Orsi
intitolato alla memoria di "Roberto Giuseppe Orsi Carbone", pioniere nell'ambito della meccanica agricola. Esempio di archeologia industriale oggi è trasformato in locali pubblici con una estensione espositiva di 1.800 mq. Un'esposizione permanente di vecchi cimeli (trattrici, locomobile, pressaforaggi, trebbiatrici, mietitrebbia) fa da contorno ad eventi addirittura Due punto Zero.
Colli Tortonesi
Il comprensorio viticolo della denominazione Colli Tortonesi DOC è costituito da trenta comuni collocati nella parte sud est del Piemonte con predisposizione geologica e climatica ad ospitare una viticoltura di elevata qualità. Terreni argillo-marnosi che trasferiscono alle uve e di conseguenza al vino alcuni sali tra questi il litio, dandone caratteristiche uniche come la forte che instaurerà all'invecchiamento.
Timorasso
Il Timorasso è un vitigno a bacca bianca presente nei Colli Tortonesi fin dall'antichità. Dimenticato negli anni, è stato recentemente recuperato dai produttori e la sua fama è cresciuta fino a farlo diventare la bandiera dei Colli Tortonesi . Le performance del vino ne determinano i numerosi successi sanciti con premi e primarie posizioni in concorsi enologici.
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Museo Orsi. Macchina antica |
Due.Zero, Derthona, Museo Orsi, Colli Tortonesi, Timorasso , tutti elementi che anche quest'anno ,per due giorni , hanno dato vita ad un grande banco di assaggio, dove è stato possibile degustare in anteprima i vini dell'annata 2021 ed allo stesso tempo anche bottiglie con più anni di invecchiamento mettendo in evidenza il potenziale evolutivo di questo vitigno e dei suoi elementi che lo individuano: freschezza in gioventù; equilibrio, potenza, finezza ed intensità con l'invecchiamento.
Attraverso la degustazione di alcuni vini è stato possibile analizzare le diverse sfumature e interpretazioni che le principali aree della denominazione sono in grado di donare a questo vino contribuendo in modo determinante a creare un carattere.
Un plauso doveroso al Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi vuoi nel titolare l'evento Derthona Due.Zero, proiettandolo nel futuro, vuoi per l'accoglienza e la disposizione semplicemente fruibile delle aziende. Senza dimenticare i produttori (53) che credono in questo Rinascimento del Timorasso . Capoau!
Urano Cupisti
“La denominazione di origine controllata “Roma“ è riservata ai vini ottenuti da uve provenienti da vigneti composti, in ambito aziendale, dalla seguente composizione ampelografia:
- Bianco e “Romanella” spumante : Malvasia del Lazio non meno del 50% Bellone, Bombino, Greco b., Trebbiano giallo, Trebbiano verde da soli o congiuntamente per almeno il 35% Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione per la Regione Lazio sino a un massimo del 15%.
- Rosso, rosato : Montepulciano non meno del 50% Cesanese comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Sirah da soli o congiuntamente per almeno il 35% Possono concorrere altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la Regione Lazio sino a un massimo del 15%.
La denominazione di origine, “Roma”, con la specificazione di uno dei seguenti vitigni:
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Degustazione |
- Malvasia puntinata
-Bellone 2
è riservata ai vini bianchi ottenuti da uve provenienti da vigneti costituiti per almeno l'85% dai corrispondenti vitigni. Possono concorrere altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione per la Regione Lazio fino a un massimo del 15%. “
Quindi c'è una vasta scelta che può accontentare tutti i palati. Per quanto riguarda la zona di produzione delle uve per l'ottenimento dei vini designati con la denominazione “Roma”, comprende l'intero territorio dei comuni ricadenti in provincia di Roma ad esclusione dell'area interna al GRA.
La doc dell'Urbe nasce nel 2011 con appena 35 ettari vitati, ora ha progetti ambiziosi e tanti produttori hanno in uso la fascetta della DOC Roma. Ovviamente il primo mercato è proprio quello del territorio per poi allargarsi verso il resto d'Italia e del mondo.
La cucina romana si divide in tre filoni principali: i piatti della cucina giudaica del Ghetto che sono i più antichi e invariati, quella macellara che comprende i piatti del quintoquarto e quella burina , più recente, dei pietanze dei contadini che venivano a Roma a vendere i loro prodotti dalle campagne limitrofe (er buro - burro da cui burini).
Dovrebbe essere una scelta naturale abbinata a una carbonara, alla trippa oppure a un carciofo alla giudia un buon calice di un vino Roma DOC. Gli sforzi del Consorzio sono proprio per far conoscere e sviluppare il commercio di questi ottimi prodotti cresciuti in qualità e brand.
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Degustazione |
Il Presidente Tullio Galassini dichiara: “Le etichette Roma DOC sono un imprescindibile biglietto da visita per i ristoranti e gli alberghi della città. Un connubio naturale che abbiamo il dovere di sviluppare nel migliore dei modi”.
Sono stati mesi intensi quelli che hanno visto protagonista il Consorzio di Tutela Vini Roma DOC, al centro di numerose attività che hanno portato le etichette del territorio su palcoscenici importanti come ProWein, Vinitaly, Merano e VitignoItalia. Un vero e proprio tour de force che ha avuto come filo conduttore quello dell'attenta promozione dei vini e delle aziende aderenti al Consorzio. Il quale, in queste giornate, presenta il progetto Roma DOC…et che comprende una serie di azioni equamente divise tra cultura, promozione e business. Situazioni che vedranno la Capitale al centro delle operazioni.
Roma DOC…et si muoverà su diversi fronti. Proseguirà infatti nella politica di promozione nei confronti dei consumatori, attraverso la partecipazione alle più importanti manifestazioni di settore come VitignoItalia (Napoli 14 e 15 maggio), Vinòforum (Roma dal 9 al 18 giugno, nelle prime cinque serate) e ancora in calendario: la partecipazione a VinoXRoma (24/27 Maggio), a Hortus Vini 16/18 Giugno ea Ostia durante Mare Divino (8 Luglio).
Ma parlerà anche agli addetti ai lavori, con situazioni cucite su misura per loro. Il 5 giugno, infatti, è in programma un evento riservato al trade romano che avrà luogo nei bellissimi spazi del roof terrace dell'Hotel Flora, in via Veneto. Mentre il 17 luglio le etichette del Consorzio verranno degustate nel corso di uno special event realizzato in collaborazione con la FIS presso il Cavalieri Hilton di via Cadlolo che vedrà anche una masterclass riservata a un numero ristretto di invitati.
Sempre durante i mesi di maggio e giugno il Consorzio ha inoltre organizzato una serie di press tour che consentiranno alla stampa di settore di approfondire la conoscenza sulle diverse aree che caratterizzano il territorio della denominazione.
“Il tutto tenendo vivi i rapporti con situazioni culturali e lavorando proprio sull'educazione a un essere responsabile e consapevole – sottolinea Rossella Macchia, Vicepresidente del Consorzio – Roma DOC…et è un progetto ad ampio respiro che segue percorsi paralleli ma fortemente collegati tra loro . Un discorso che non si esaurirà nei prossimi mesi ma che proseguirà mettendosi al centro dell'attenzione temi come
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promozione, turismo, affari; ma anche formazione, attenzione per la sostenibilità, rapporti con i media. Siamo un Consorzio giovane ma abbiamo tutte le intenzioni e la volontà di portare avanti i nostri progetti con il massimo dell'entusiasmo e della professionalità”.
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L'Occitania |
Pays d'Oc. Con questo termine si intende una vastissima area Sud-Occidentale francese chiamata anche Occitania . Un caso emblematico di “ nazione senza stato e/o di nazione proibita ”, con una propria lingua fondata sulla diffusione dell'occitano antico che risulta appartenente al ramo galloromanico ovvero quel consolidamento partito dalla graduale latinizzazione della Gallia.
Ma oggi, alla luce della Rivoluzione Regionale francese avvenuta con la Legge del 2016 di riordino delle aree amministrative, si può parlare ancora di Pays d'Oc?
L'Occitania oggi è limitata alle aree di Linguadoca-Rossiglione e Midi-Pirenei con capoluogo Tolosa . Il resto della grande Occitania è stato
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Quella di oggi |
accorpato alla Nuova-Acquitania, all'Alvernia-Rodano-Alpi e Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
Comunque per noi “nostalgici del Vino ”, il “cuore occitano” è rimasto nella Languedoc-Rossillon e tarderà a dileguarsi e il “Pays d'Oc igp” comprenderà ancora i quattro dipartimenti di Aude, Gard , Hérault e Pyrénées-Orientales.
Nel Pays d'Oc siamo di fronte a condizioni ideali e soprattutto omogenee. Bagnato dal Mar Mediterraneo, spazzato dai quattro venti che ne determinano un microclima unico (Autan, Marin, Mistral e Tramontane). Troviamo al suo interno tre fasce di territorio: la pianura costiera, quella collinare, quella d'alta quota.
I vigneti coprono circa 120.000 ettari di suolo. Sono ammesse 58 varietà di uve; tra queste le varietà principali che contribuiscono al carattere e alla qualità dei vini. Usati come monovitigni ma in maggioranza in assemblaggio arrivando anche a più di dieci. Massima libertà di decidere da parte dei produttori.
Varietà principale? Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah. Grenache Noir (Garnacha Tinta), Cinsault (Cinsaut) e per i vini bianchi Chardonnay, Sauvignon Blanc e Viognier.
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La Rivoluzione regionale |
Nel territorio ci sono 930 cantine indipendenti e 150 cooperative di viticoltori (Caves Coopératives), che insieme rappresentano 12.930 produttori (2022).
Senza dimenticare le produzioni speciali legate alla tradizione dei “vini dolci” .
Pays d'Oc o Occitane è sinonimo di vini VDN , Vins Doux Naturel dove le fermentazioni vengono interrotte con aggiunta di alcol.
Ed allora attraversando la Vallée du Maury, possiamo osservare botti di rovere esposte al sole e alle intemperie, talvolta
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Vini in damigiana nel Maury |
damigiane svestite con all'interno vini color ambra cupo (bianchi) e/o color mattone (rossi). Senza dimenticare i rari Vin de liquer , misto di alcol e mosto (perché l'alcol viene aggiunto prima della fermentazione).
Citiamo anche i Banuls, Collioure ei Rivesaltes a ovest ei Saint-Jean de Minervois, le Clairette du Languedoc ottenute da Muscat à Petits Grains e Muscat d'Alexandre a est.
Della Blanquette de Limoux , il crémant ottenuto dai vitigni Mauzac, Chenin Blanc e Chardonnay, lo spumante nato circa duecento anni prima dello Champagne ne vogliamo parlare?
Le Pays d'Oc, una terra ricca di arte e natura, incastonata fra il Mediterraneo ei Pirenei, custode di antiche tradizioni e produttrice di tanto vino, non sarà ricordata come semplice refuso ma continuerà ad essere indicata come area vitivinicola di pregio.
Urano Cupisti
Simply Italian Great Wines Americas Tour ha inaugurato il 2023 con due tappe negli States, a Miami e Dallas, rispettivamente il 6 e l'8 febbraio.
L'evento è stato ideato da IEM – International Exhibition Management – che prosegue la sua missione di promuovere l'enologia italiana nel mondo con la sua grande ricchezza e diversità - con il supporto chiave della sua filiale americana IEEM - International Event and Exhibition Management. Il format dell'evento, con workshop commerciali, B2B, degustazioni e seminari guidati, ha offerto alle aziende protagoniste la concreta opportunità di farsi conoscere incontrando direttamente il trade locale.
Due le importanti location che hanno ospitato la manifestazione: Ampersand Studios, nel cuore di Miami e Eataly Dallas, punto di riferimento per l'enogastronomia italiana all'estero.
Per consolidare la presenza italiana sui mercati esteri e per promuovere al meglio il Made in Italy, la tappa di Dallas ha avuto il supporto del Ministero Degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e di ICE-Agenzia.
“Il tour Simply Italian Great Wines è ripartito come sempre dagli USA, a testimonianza di quanto sia importante questo mercato per le nostre aziende. Come nel 2022, il tour si svolgerà in Florida e nel Texas, due stati particolarmente ricettivi alle novità in arrivo, nei quali stiamo registrando un crescente interesse verso il vino italiano. Il supporto fornito dal Ministero Degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e di ICE-Agenzia ci permette di svolgere un'azione sempre più capillare verso gli operatori che intervengono”, ha affermato Marina Nedic, Managing Director di IEM e IEEM USA.
Secondo Antonino Laspina, Direttore Esecutivo dell'Italian Trade Agency per tutti gli USA “La costante e sistematica azione di promozione del vino italiano e' premiata dal mercato statunitense: la crescita dell'export di vino dall'Italia verso gli Usa si conferma anche nel 2022, con valori record che continuano, in particolare, ad affermare la leadership assoluta italiana per i vini rossi e bianchi. Durante gli eventi di comunicazione, promozione e formazione come le masterclass e le degustazioni di Miami e di Dallas, abbiamo avuto la conferma dell'interesse e dell'attenzione dei professionisti americani al vino italiano ed in particolare di nuovi professionisti e nuovi consumatori in quelle aree e territori che le dinamiche economiche degli Usa stanno evidenziando come le piu' promettenti. Nell'ultimo anno, l'
Perché esportare in Usa
L'Italia ha chiuso il 2022 con un nuovo record dell'export, pari a 8 miliardi di euro, con una crescita del 16,2% solo negli Stati Uniti rispetto al 2021. Il risvolto positivo del dollaro forte è una leva importante per sostenere le importazioni sul mercato USA, che nei primi sei mesi del 2022 hanno raggiunto i 3,5 miliardi di dollari di vino - il 7,1% in più rispetto al primo semestre del 2021. La fetta più grande della spesa è destinata ai vini fermi imbottigliati per 2,38 miliardi di dollari (+5,1%), a seguire gli spumanti per 882 milioni (+15,7%) e in ultimi vini sfusi per 218,8 milioni (+0,7% ).
L'influenza condiziona solo leggermente i consumi di alcolici negli USA. I vini nei prezzi standard continuano a crescere anche durante le fasi recessive – c'è più variabilità nel segmento premium che in media tendono a rimanere su crescita a volume più lento seppur positivo.
Analizzando il valore dell'export generale di vino italiano, è evidente un dato
straordinario: il secondo trimestre chiude a 2,1 miliardi di euro. È la prima volta che il secondo trimestre registra valori maggiori rispetto al quarto trimestre dell'anno precedente. Nel 2021 si era chiuso con 1,9 miliardi, invece nel 2020 e 2019 a 1,8 miliardi.
La Florida è uno degli stati più importanti per il consumo di vino soprattutto per la sua dimensione demografica che la colloca in seconda posizione per consumi totali. L'area metropolitana di Miami, con i suoi 6 milioni di persone, è una città poliedrica e vivace, meta turistica molto gettonata e crocevia culturale e geografico tra Sud e Nord America. Nei tanti wine e liquor store, le etichette italiane sono molto ricercate e apprezzate, soprattutto quelle dei vini fermi e delle bollicine. Alla ristorazione e alla gastronomia spetta il primato delle vendite e consumo di vino.
Il Texas è un mercato importante e consolidato, ai primi posti tra gli stati americani per consumo di vino, oltre ad essere uno di quelli a più alto reddito; infatti, ha il più elevato numero di famiglie con un reddito disponibile annuo superiore a 100.000 dollari.
Il programma:
Il programma 2023 vedrà la partecipazione del Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo, il Consorzio per la tutela dell'Asti DOCG e il Consorzio Tutela Vini DOC delle Venezie, oltre a numerose aziende vinicole dello Stivale.
Il Tour si è aperto lunedì 6 Febbraio a Miami, presso gli Ampersand Studios, con una successione di quattro masterclass volte ad illustrare la ricchezza e la bellezza vitivinicola del Bel Paese ai più importanti professionisti del trade americano (stampa, importatori, distributori, opinion leader e opinionista). Ad aprire la giornata il Consorzio per la Tutela dell'Asti DOCG con la Masterclass “Bevi Asti Vibe” condotta da Lyn Farmer. A seguire “Ca' del Bosco & Masi: Territorio e tecnica, due cantine iconiche che mettono in mostra il meglio di entrambi” condotta da Vittorio Marzotto & Jacob Gragg, “Pecorino: il vino bianco del futuro” del Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo condotta da Charlie Arturaola, e “Pinot Grigio delle Venezie DOC: the Seal of Wonderful Experiences” del Consorzio Tutela Vini DOC delle Venezie, condotta da Charlie Arturaola. Dalle 14 il walk around tasting al quale hanno partecipato più di 30 aziende italiane. Per arricchire l'esperienza enogastronomica italiana sono state servite alcune prelibatezze, in accompagnamento alle prestigiose etichette, fornite da due ristoranti molto rinomati della zona: Borti Pasta Bar e Paolo Fontanot Bakery & Cafe.
Mercoledì 8 Febbraio, Simply Italian si è spostato a Dallas, nelle bellissime sale di Eataly. 3 le masterclass: “Bevi Asti Vibe” a cura del Consorzio per la Tutela dell'Asti DOCG, “Pinot Grigio delleVenezie DOC: the Seal of Wonderful Experiences” a cura del Consorzio Tutela Vini DOC delle Venezie e “Montepulciano d'Abruzzo, a grande vino rosso italiano” a cura del Consorzio Tutela Vini d'Abruzzo, presentato dall'esperto Jeremy Parzen. Alle 14 ha preso il via il walk around tasting al quale hanno partecipato più di 30 aziende.
I protagonisti:
Agriment – Piemonte www.agrimentitalia.it
• Filodivino – Marche www.filodivino.it
• Menicucci – Abruzzo www.menicuccivini.it
• Villa Elena – Veneto www.villaelenawines.com
Al.Si – Marche - www.alsisrl.com
• Biagi – Abruzzo www.vinibiagi.com
• Briziarelli – Umbria www.cantinebriziarelli.it
• Cà di Frara – Lombardia www.cadifrara.com
• Petrosino – Sicilia www.cantinepetrosino.it
• Tenuta secolo IX – Abruzzo www.tenutasecoloix.it
• Tenuta Piano di Rustano – Marche www.pianodirustano.it
Boccadigabbia – Marche - www.boccadigabbia.com Ca' del Bosco – Lombardia - www.cadelbosco.com Cantina del Castello – Veneto – www .cantinacastello.it Cantine Bertoldi – Veneto - www.cantinebertoldi.it Casale Vallechiesa – Lazio - www.casalevallechiesa.it Chiorri – Umbria - www.chiorri.it
Giannitessari – Veneto - www.giannitessari.wine.it
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Derthona 2.0 Il colore del Timorasso |
Due.Zero
Perché si dice 2.0? Dicitura largamente diffusa ed utilizzata nella lingua italiana contemporanea ma sappiamo realmente cosa significa e perché si dice in particolare in riferimento a questo evento?
Il 2.0 non è altro che l'interazione tra l'utente e il sito. Ed allora cosa vuol dire Derthona Due.Zero?
Da leggere come aggettivo posposto, serve a caricare Derthona di una qualità, di quella caratteristica che la vede competente e aggiornata. Vogliamo allargarne il significato?
Essere 2.0 significa essere aggiornati, connessi, globali e veloci. Vuol dire essere un passo avanti rispetto agli altri, saper utilizzare le nuove tecnologie senza particolari problemi. Un fenomeno in continua evoluzione che sarà caricato di ulteriori significati.
Derthona
Derthona, antico nome latino (Derthona Julia) dell'attuale città Tortona in provincia di Alessandria. Dal punto di vista vitivinicolo riferimento per il vitigno a bacca bianca Timorasso dei Colli tortonesi divenuta una Doc nel 1996.
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Le aziende presenti |
Museo Orsi
intitolato alla memoria di "Roberto Giuseppe Orsi Carbone", pioniere nell'ambito della meccanica agricola. Esempio di archeologia industriale oggi è trasformato in locali pubblici con una estensione espositiva di 1.800 mq. Un'esposizione permanente di vecchi cimeli (trattrici, locomobile, pressaforaggi, trebbiatrici, mietitrebbia) fa da contorno ad eventi addirittura Due punto Zero.
Colli Tortonesi
Il comprensorio viticolo della denominazione Colli Tortonesi DOC è costituito da trenta comuni collocati nella parte sud est del Piemonte con predisposizione geologica e climatica ad ospitare una viticoltura di elevata qualità. Terreni argillo-marnosi che trasferiscono alle uve e di conseguenza al vino alcuni sali tra questi il litio, dandone caratteristiche uniche come la forte predisposizione all'invecchiamento.
Timorasso
Il Timorasso è un vitigno a bacca bianca presente nei Colli Tortonesi fin dall'antichità. Dimenticato negli anni, è stato recentemente recuperato dai produttori e la sua fama è cresciuta fino a farlo diventare la bandiera dei Colli Tortonesi . Le performance del vino ne determinano i numerosi successi sanciti con premi e primarie posizioni in concorsi enologici.
Il Timorasso diventa protagonista dell'evento. Dal 1987 ad oggi l'investimento in termini di coltivazioni è cresciuto: si è partiti da meno di un ettaro dedicato al Timorasso, per arrivare ad oggi dove se ne conta più di 270 ettari.
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Derthona 2.0 Macchina antica |
Due.Zero, Derthona, Museo Orsi, Colli Tortonesi, Timorasso , tutti elementi che anche quest'anno ,per due giorni , hanno dato vita ad un grande banco di assaggio, dove è stato possibile degustare in anteprima i vini dell'annata 2021 ed allo stesso tempo anche bottiglie con più anni di invecchiamento mettendo in evidenza il potenziale evolutivo di questo vitigno e dei suoi elementi che lo individuano: freschezza in gioventù; equilibrio, potenza, finezza ed intensità con l'invecchiamento.
Attraverso la degustazione di alcuni vini ho analizzato le diverse sfumature e interpretazioni che le principali aree della denominazione sono in grado di donare a questo vino contribuendo in modo determinante a creare un carattere. Seguiranno nei prossimi giorni, su questa testata, le mie specifiche degustazioni con “le mie impressioni” che preannuncio impreviste, sorprendenti, impensate .
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Derthona 2.0 Museo Orsi |
Un plauso anche al Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi vuoi nel titolare l'evento Derthona Due.Zero, proiettandolo nel futuro, vuoi per l'accoglienza e la disposizione semplicemente fruibile delle aziende. Senza dimenticare i produttori (53) che credono in questo Rinascimento del Timorasso . Capeau!
Urano Cupisti
Assaggi effettuati il 13 marzo 2023
Se pensiamo al Piemonte ci vengono in mente tantissimi ottimi prodotti per imbandire una tavola sontuosa. Possiamo scegliere tra tartufo bianco, formaggi eccellenti, riso, nocciole, cioccolato, grissini, gianduiotti, perfino un pesce: la tinca! Poi il Nebbiolo in tutte le sue versioni, dal Barolo, al Barbaresco, alla Barbera…! E il Roero? A chi viene in mente il Roero? Attenzione, non il Roero Arneis, un bianco ottenuto appunto dalla vinificazione del vitigno Arneis. La Docg Roero comprende i vini rossi ottenuti da vitigno Nebbiolo minimo al 95%; la Docg Roero Arneis è riservata al vino bianco ottenuto da vitigno Arneis, minimo al 95%.Il primo è coltivato prevalentemente sui versanti esposti a sud, mentre il secondo si coltiva anche nelle zone più fresche.
La masterclass dal titolo “Le Zone ei Terroirs del Roero” tenuta a “Nebbiolo nel Cuore” IX edizione, evento organizzato da Riserva Grande lo scorso gennaio 2023, è stata fortemente voluta dall'organizzazione per far conoscere questo territorio e di questa DOCG ricca di personalità e molto identitaria.
Il Roero si estende dalla riva sinistra orografica del fiume Tanaro, in provincia di Cuneo, tra Langhe e Monferrato, nel centro del Piemonte. I vini della denominazione vengono prodotti in 19 comuni. La storia geologica di questa zona risale a circa 5 milioni di anni fa, iniziata con l'affioramento di colline coperte dal mare fino a due milioni e mezzo di anni fa, ricche di minerali e fossili marini. Nei suoli troviamo sabbie mescolate ad arenaria, roccia fragile sedimentaria di origine pelagica, calcare ed argilla, che creano terreni più soffici e drenanti, rispetto ai suoli delle Langhe. La presenza delle sabbie è determinante, poiché caratterizza i profumi e la struttura dei vini prodotti.
Questa zona è caratterizzata dalle “Rocche” nate dall'erosione delle parti sabbiose da parte di alluvioni che modificarono anche il corso del Tanaro circa 250.000 anni fa. Appaiono come canyon che aprono il terreno facendo affiorare ghiaie e argille fluviali e sabbia e arenarie di origine marina rendendo molto caratteristici i paesaggi.
Chi ha avuto la fortuna di viaggiare in questi luoghi, si è trovato in un mondo fiabesco attraversato da boschi, vigneti, frutteti, castelli e paesi ricchi di storia.
Dal Medioevo, questi territori sono appartenuti al nobile casato dei Conti di Roero dai quali prendono il nome. Dal 2014 sono iscritti dall'Unesco nella lista del Patrimonio mondiale dell'umanità, insieme a Langhe e Monferrato con la motivazione di essere “eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basato sulla cultura del vino”.
Riserva Grande e il Consorzio di Tutela del Roero hanno organizzato una intera Masterclass dedicata al Roero proprio per far apprezzare ad appassionati, sommelier e giornalisti le diverse sfaccettature di questa DOCG. Dieci produttori hanno raccontato le loro esperienze, le loro storie ei loro vini con passione e professionalità. Pur mantenendo un comune denominatore dato dal medesimo vitigno, sicuramente ogni vino rappresenta un unicum dato dalla varietà straordinaria di microclimi e suoli e dal diverso approccio in cantina dei produttori.
DOCG ROERO RISERVA COLLA 2016 – BATTAGLINO
Comune: Vezza D'Alba. 100% Nebbiolo. Affina 24 mesi in barrique.
Rosso rubino cupo, unghia granato, luminoso, consistente. Al naso espressivo, profondo: violetta mora, prugna tamarindo, agrumi, radice di liquirizia, lieve spezia. Sorso pieno, appagante, sapido, morbido, caldo e potente. Chiude lungo e coerente.
DOCG ROERO RISERVA KARMA 2016 – MONPISSAN
Comune: Canale. 100% Nebbiolo. Affina 30 mesi in tonneau.
Rosso rubino non troppo scuro, granato, leggermente trasparente, consistente. Intensi profumi floreali di viola, amarene sotto spirito, tabacco, un cenno mentolato. Un sorso leggiadro ed elegante, buona sapidità ed equilibrio. Persistente e pulito.
DOCG ROERO FIL 2020 – CARLO CASETTA
Comune: Montà. 100% Nebbiolo. Affina 12 mesi in barrique.
Rosso rubino più trasparente e brillante, consistente. Al naso tanta frutta dall'arancia sanguinella, frutti di bosco e visciole; arrivano anche i fiori di rosa e di viola, poi granatina e tabacco fresco, appena balsamico. Al palato grande pulizia, fine, dal tannino setoso. Sapido, persistente.
DOCG ROERO PANERA ALTA RISERVA 2016 – BRIC CASTELVEJ
Comune: Canale d'Alba. 100% Nebbiolo. Affina in botte grande e tonneau per 30 mesi.
Colore insolito, quasi porpora impenetrabile. Il naso conferma la sua particolarità e vira sul caramello, chiodi di garofano, caramella mou poi arrivano anche i frutti di bosco la ciliegia, tabacco e qualche nota boisè. Un sorso masticabile, materico, potente.
ROERO DOCG 2020 – CASCINA GOREGN
Comune: Castagnito. 100% Nebbiolo.
Rosso rubino trasparente, riflessi granato, abbastanza consistente. Al naso si svela più timidamente, regalando frutti di bosco freschi, tanti fiori rossi e viola, lievi note speziate, d'incenso, chiodo di garofano. Forse il più giovane tra i dieci degustati, che al palato gioca tanto su durezze ancora da smussare, tannini e freschezza su tutto, ma che non pecca per finezza e lunghezza. Dalle ottime potenzialità.
DOCG ROERO RISERVA SORANO 2015 – FILIPPO GALLINO
Comune: Canale. 100% Nebbiolo. Affina 24 mesi tra barriques e botti grandi.
Rosso rubino scuro, unghia granato, trasparente, consistente. Naso ricco di fascino, regala ampi spunti frutto a bacca rossa, fiori purpurei, sottobosco, chiodo di garofano, liquirizia, qualche nota ferrosa ed ematica. Armonioso ed equilibrato avvolge con un tannino fresco e integrato. Piacevolissimo.
DOCG ROERO RISERVA VALMAGGIORE 2017 – GIACOMO BARBERO
Comune: Canale. 100% Nebbiolo. Affina 30 mesi in botte grande.
Rosso granato scuro, abbastanza trasparente, consistente. Profumi allegri e appassionati come il giovane Giacomo Barbero, piuttosto eleganti. Mirto, violetta, spezie e tabacco. Un sorso potente ed equilibrato tra durezze e morbidezze. Memorabile.
DOCG ROERO RISERVA 2017 – CANTINA CAREGLIO
Comune: Baldissero D'Alba. 100% Nebbiolo. Affina 12 mesi in botticelle in legno di 10 hl, con rovere solo parzialmente tostato.
Rosso rubino scuro, unghia granato, consistente. Si apre piano in profumi di bosco, mirtillo, corteccia, ginepro ma anche violetta e mora con qualche erba aromatica. Al palato molto minerale e sapido, giovane, inaspettatamente. Lungo e coerente, lascia una bocca buona e pulita.
ROERO RISERVA MORINALDO DOCG 2017 – CANTINA MARIO COSTA
Comune: Canale. 100% Nebbiolo. Affina 32 mesi, tra legno e bottiglia.
Rosso granato, trasparente e consistente. Timidamente sprigiona profumi di rosa, viola appassita, qualche agrume e spezie. Equilibrato, fresco ed elegante leggermente sapido con note ematiche. Chiude con un'ottima lunghezza.
DOCG ROERO RISERVA CARLINOT 2016 – CASCINA LANZAROTTI
Zona: Monte Roero. 100% Nebbiolo. Affina 30 mesi, di cui 12/14 mesi in legno, 16/18 mesi in bottiglia.
Tra il rubino e il granato scuro, consistente. Profumi austeri, con note di prugna e mora, spiccano note terziarie di tabacco, tostatura e tante spezie non ultime anche le resine di conifera. Al palato viene avvolgente seta, dinamico e lunghezza gradevole.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI:
Consorzio di Tutela del Roero
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QOCOESSENZA - Spaghettone, pane, olio evo, aglio, peperoncino, seppia alla brace |
il contest gastronomico glocal e tanti eventi collaterali
ANDRIA CASTEL DEL MONTE - 24-25-26 marzo 2023
Se pensiamo all'olio d'oliva sicuramente lo associamo alla Puglia. Se pensiamo a Federico II di Svevia, la mente arriva quasi subito al suo amato Castel del Monte, luogo magico e fusione tra elementi culturali venuti dal Nord Europa, dal mondo muscolare e dall'antichità classica. Forse non tutti sanno che oltre ad essere un grande appassionato di caccia, Federico II era anche autore di un trattato gastronomico con ricette dal mondo, amava infatti una cucina “fusion” con sovrapposizioni di culture, influssi, e diverse suggestioni.
Quale luogo più adatto, allora, per QOCO? il Concorso Internazionale per Giovani Cuochi del Euromediterraneo, nato nel 1999 e che dopo 10 anni di stop rinasce quest'anno per forte volontà del Comune di Andria, l'organizzazione dell'Associazione
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Gli chef |
Nazionale Città dell'Olio e la collaborazione di Slow Food Puglia e Strada dell'Olio di Castel del Monte.
Dieci gli chef in concorso, per gran parte "Generazione Y": quasi tutti al di sotto dei 30 anni! Paesi di provenienza: Belgio, Francia, Germania, Italia (Paese con 2 chef in concorso), Paesi Bassi, Slovenia (Paese con 2 chef in concorso), Spagna, Turchia. Tutti i cuochi, selezionati da JRE- Jeunes Restaurateurs d'Europe, saranno affiancati da cuochi tutor del territorio con i quali lavoreranno insieme così da rendere ancora più stretti i legami e lo scambio. Andria si pone così come snodo e crocevia di culture gastronomiche tra Castel del Monte e il mare.
Come si svolge la gara
Il 24 marzo, dopo un briefing mattutino, i 10 chef si suddivideranno in altrettanti ristoranti del territorio della provincia di Andria/Barletta/Trani per improntare un menù ricco di suggestive contaminazioni gastronomiche forti di una visione contemporanea, che avranno come filo conduttore l'olio extravergine pugliese, testimone di una mediterraneità profonda. Una sorta di "gemellaggi" gastronomici che prendono il nome di "QOCO Fusion".
La giuria sarà composta da Alfonso ed Ernesto Iaccarino Chef di Villa Carafa dal tristellato Don Alfonso 1890 di Sant'Agata sui Due Golfi e nella quale tra gli altri siederà anche Nino Di Costanzo, Chef Patron bistellato di Danì Maison di Ischia, Giuseppe Iannotti, Chef Patron bistellato del ristorante
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La Murgia |
Krèsios di Telese e Felice Sgarra Chef Patron stellato di Casa Sgarra di Trani.
I giurati avranno come quartier generale e palcoscenico principale dell'evento Villa Carafa, un'antica masseria rivisitata nel segno dell'ospitalità, nel cuore della Murgia andriese a pochi chilometri proprio da Castel del Monte.
I parametri con cui saranno giudicate le proposte gastronomiche saranno il gusto, l'originalità, la presentazione e l'equilibrio generale. Dirimente sarà la valorizzazione ed esaltazione dell'Olio Evo.
Nella serata di sabato 25 marzo, durante la Cena di Gola (non è un refuso!) aperta al pubblico, i primi tre classificati si presenteranno al pubblico raccontando il loro piatto in un appassionante percorso da nord a sud del Mediterraneo e viceversa. L'atmosfera si rivelerà contemporanea, giovane, frizzante, il mood cosmopolita.
La Murgia sarà vista e vissuta attraverso i lavori di questi giovani chef provenienti da 10 paesi diversi, riprendendo il pensiero della corte di Federico II, lo Stupor Mundi , l'imperatore gourmet che era anche un “salutista” assai attento alla cucina.
Andria sarà in questi giorni un laboratorio del gusto, anello di congiunzione tra passato e futuro, tra culture diverse con un filo d'olio che unisce idealmente tanti popoli.
Il FUORI QOCO - programma
Iniziative organizzate in collaborazione con Strada dell'Olio Castel del Monte
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Castel del Monte |
QOCÒ DI STELLE
giovedì 23 marzo
PRIMA DELLA PRIMA Donato De Leonardis, Chef del Don Alfonso 1890 al San Barbato Resort di Lavello (PZ) è ospite di Felice Sgarra, Chef di Casa Sgarra di Trani, entrambi stellati, per una serata d'apertura nel segno di una mediterraneità profonda, in terre "dove all'ulivo si abbraccia la vite".
venerdì 24 marzo
Lancio di tre nuovi piatti inerenti Qoco che rimarranno in menu fino al 1 maggio:
QOCOINHOUSE - Pane e Olio , presso il ristorante Casa Sgarra , Trani
QOCOESSENZA - Spaghettone, pane, olio evo, aglio, peperoncino, seppia alla brace , presso il ristorante Quintessenza, Trani.
QOCOBEACH - Ostrica, favetta e sivoni presso il ristorante Canneto Beach2 , Margherita di Savoia.
venerdì 24 marzo
QOCO FUSION Cene a 4 mani in 10 ristoranti ad Andria, Barletta, Bisceglie, Margherita di Savoia e Trani . Dieci cene aperte al pubblico con menu realizzati dagli chef locali insieme ai 10 chef ospiti (1 per ogni locale) dando vita ad una vera e propria girandola di stili e sapori mediterranei. Il piatto presentato in ogni ristorante rimarrà in carta fino al 1 maggio.
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Pane e olio - Eleonora Corvasce |
Qoco Fusion Award : gli ospiti a cena voteranno i piatti presentati con assegnazione del Premio consumatori al primo classificato. Sorteggio di coupon omaggio per cene e olio Evo.
sabato 25 marzo
VERDE SPONTANEO Tour sulla Murgia alla scoperta di erbe spontanee e della flora arborea accompagnate da una guida ambientale . Sosta a Castel del Monte .
SPIRITI e SOSPIRI Tradizione e spiritualità si fondono al Museo Diocesano in una degustazione che unisce in abbinamento i dolci tipici delle monache , preparati antichi secondo ricette nei conventi del territorio, a vini da dessert , tra cui in particolare il Moscato di Trani.
sabato 25 marzo e domenica 26
MERCATO DELLA TERRA E DEI PRESÌDI DEL GUSTO , Andria, Chiostro di San Francesco a cura di Slow Food Puglia.
TUTTE LE INIZIATIVE DI QOCO e FUORI di QOCO sono APERTE AL PUBBLICO
Ostrica, Favetta e Sivoni
Include per 4 persone
8 struzzo Kristal
100g di Sivoni
Per la favetta:
500 g di fave secche di carpino sgusciate
200 g di olio extravergine di oliva peranzana
1 patata
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
1 costa di Sedano
1 carota
1 foglia di alloro
1 cucchiaino di miele
Procedimento
Lasciare a mollo le fave per tutta la notte
Lavare bene e cuocerle con abbondante acqua, appena bolle togliere la schiuma e poi aggiungere tutti gli ingredienti a pezzi grandi, anche una foglia di alloro e olio extravergine d'oliva,
Appena la patata è cotta la favetta è cotta, mescolare e controllare il sale e aggiungere 1 cucchiaino di miele
Aprite le ostriche senza far perdere la sua acqua, staccatela dalla valvola e aggiungete un filo d'olio extravergine d'oliva peranzana, pane soffritto e sivoni dei monti dauni.
Chef: Salvatore Riontino
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Il manifesto 2022 |
Per questa edizione 2022 è stata scelta la cittadina di Barga, nella Mediavalle di Lucca, meglio identificarla come Mediavalle del fiume Serchio. Importante è non individuarla come Garfagnana. Da quelle parti ci tengono alla loro identità.
Interessante la scelta del Tema annuale che ha voluto focalizzare i micro-terroir appenninici toscani e il mestiere artigiano di fare vino.
In particolare allevare lo scorbutico Pinot Noir in quelle località di montagna da parte di 16 Aziende tante sono quelle appartenenti all’Associazione dei Vignaioli di Pinot Nero dell’Appennino Toscano, Associazione promotrice dell’Evento.
Evento che ha voluto presentare ufficialmente i nuovi affiliati partecipanti agli obbiettivi prefissati dallo Statuto associativo.
Ne è stata testimonianza l’affermazione di Cipriano Barsanti, vignaiolo (Azienda Macea di Borgo a Mozzano) nel suo ruolo di Presidente dell’Associazione: “Oggi in questa sala ospitiamo nuovi vignaioli che nelle nostre valli hanno piantato o stanno piantando Pinot anche grazie a noi. O giovani enologi, agronomi o semplici appassionati ai quali i nostri esperimenti hanno aperto strade professionali e di reddito che fino a poco tempo fa in questi luoghi non erano prese in considerazione. Per noi è un gran risultato”.
“Un’utile bellezza, dove il lavoro fatto bene del vignaiolo è garante del buon raccolto. Ed è questa dinamica che aiuta a mantenere vivo l’Appennino, visto non solo in funzione turistica ma come un luogo di umanità”. Parole pronunciate dallo scrittore Maurizio Maggiani durante il proprio intervento che ha riportato tutti i presenti alla realtà quotidiana del duro mestiere di chi, artigianalmente, produce vino.
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Alcuni vini assaggiati |
Infine la testimonianza di Paolo Cerrini, vignaiolo nel Mugello, antesignano del Progetto Pinot Nero della montagna toscana, che ha centrato il proprio intervento sulla manualità del lavoro, ricordando parte della propria vita in relazione a scelte che l’hanno portato da modellista orafo fiorentino a vignaiolo in quel di Vicchio di Mugello quando scommise sulle caratteristiche pedoclimatiche di una zona considerata da sempre scarsamente vocata alla viticoltura.
Al di là di tutto sono stati gli assaggi che hanno decretato il successo dell’Evento. Queste le Aziende che hanno presentato Pinot Nero vendemmie 2018-2019-2020 e uno spumante metodo classico nella tipologia Blanc de Noirs (Primum della Fattoria di Cortevecchia):
Aliotti (Val Tiberina)
Bacco del Monte (Mugello)
Borgo Macereto (Mugello)
Cantina Bravi (Garfagnana)
Castel del Piano (Lunigiana)
Fattoria Brena (Val Tiberina)
Fattoria di Cortevecchia (Mugello)
Fattoria Il Lago (Mugello)
Frascole (Mugello)
Macea (Garfagnana)
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grappolo di pinot nero di montagna |
Ornina (Casentino)
Podere della Civettaja (Casentino)
Il Rio (Mugello)
Tenuta Baccanella (Mugello)
Terre di Giotto (Mugello)
Per quanti non abbiano ancora avuto la fortuna di una diretta esperienza e scoperta di assaggi dei Pinot Neri di Montagna dell’Appennino Toscano non resta che attendere il 2023, partecipare al nuovo Evento e recepire i profili delle diverse territorialità e manualità. Chapeau!
Urano Cupisti
Per saperne di più: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.