L'informazione non è un optional, ma è una delle condizioni essenziali dell'esistenza dell'umanità. La lotta per la sopravvivenza, biologica e sociale, è una lotta per ottenere informazioni.

Food & Wine (255)

 
 
 
 
Urano Cupisti
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

Anno nuovo, vita nuova. Lo si dice tutti gli anni. Sarà così per il 2021? Se tutto filerà nel modo giusto sarà un anno di transizione che consentirà di programmare il futuro della comunicazione dell'eno-gastronomia. Le aziende stanno mettendo tutta, innovando i sistemi di vendita, meno sfarzi e più concretezza, eliminando le spese superflue e più dedite alle vere richieste del mercato. Le manifestazioni promozionali nazionali ed estere, tutte programmate in periodi diversi, se pur nell'incertezza dell'attuale fase della pandemia, stanno preparando il tutto per essere pronte per le date prefissate.Unico vero dubbio è dato dalla ristorazione che uscirà molto ridimensionata ea fatica inizierà un nuovo futuro cammino per essere ancora protagonista del made in Italy. Buon Anno a tutti. Il modo migliore per festeggiarlo? Con la notizia della distribuzione in italia di uno champagne tutto al femminile. Nel primo frammento il dettaglio della notizia. Chapeau!

 

Frammento n. 1

 
 Fa 'Bulleuse

Isos, lo champagne des Fa'Bulleuses per festeggiare la rinascita.

Sette Maison a rappresentare sette terroir diversi, sette amiche produttrici di champagne, la loro unione di intenti nel gruppo tutto al femminile Fa 'Bulleuses , determinato nel progetto ISOS (tradotto dal greco: Uguale) importato in Italia da Alberto Massucco Champagne. Dalla fusione di sette differenti luoghi della Champagne, nasce un solo territorio. Un'unica identità che farà viaggiare dentro ad una sola comunità. Sette vini di sette giovani vigneronnes, travolgenti, brillanti e audaci: una magnifica avventura ”. 36% Pinot Noir, 50% Chardonnay, 14% Pinot Meunier. 57% vendemmia 2017 e 43% vendemmia 2016 per un extra-brut da 2 gr / l.

 

 

Frammento n. 2

Berlucchi, 60 ° anniversario.

Quando si parla di Berlucchi si parla della Franciacorta , della sua storia relativa alla attività spumantistica. Con la sua Cuvée Imperiale la maison Berlucchi ha scelto di festeggiare l'evento preferendo un innovativo linguaggio visuale. La nuova campagna di comunicazione, un mix perfetto di tradizioni, innovazioni, lungimiranza, coraggio e passione che si raccontano. Una narrazione coinvolgente basata su: una storia che inizia ogni giorno . L'origine della cantina, la volontà di condividere il piacere del perlage. 2021 la nuova Guido Berlucchi, la nuova visione della Franciacorta post-Covid.

 

 

Frammento n. 3

Aggiornamento sulle nuove date di alcune importanti Manifestazioni.

ViniVeri per la prima volta è programmata a giugno (venerdì 18 e sabato 19) nella “fabbrica” di Cerea (Vr). Dopo l'annullamento dell'evento 2020 i vignaioli artigiani del Consorzio lanciano queste due nuove date pur sapendo delle difficoltà del periodo (i vignaioli di ViniVeri in quel mese sono to occupati in vigna)

Spumantitalia Il festival Spumantitalia slitta a giugno nei giorni 11, 12, 13 per permettere di vivere a pieno il ricco calendario. Punti focali saranno i Talk Show e le Master Class sul variegato panorama degli spumanti Made in Italy.

   Dati Chianina & Syrah Nuove: Cortona dal 21 al 23 maggio. Date scelte in linea con il riposizionamento di tutte le Manifestazioni. Due eccellenze della nostra economia torneranno a sposarsi a Cortona” .  

 

 

Frammento n. 4

Parliamo di Birra: la Gose.

Questa birra tedesca legata al nome di un fiume: il Gose appunto. Una tormentata storia è collegata a questo marchio. Fallimenti, riaperture a Berlino Est, espatrio in Baviera. Oggi la produzione di questa tipologia è assicurata dalla Bayerischer Bahnhof di Lipsia. La sua ricetta? 50-60% di malto di frumento, aggiunta in bollitura di semi di coriandolo macinati e granelli di sale (quest'ultimi per ricordare l'acqua del fiume Glose), un processo di trasformazione del mosto al quale, accanto a convenzionali ceppi di lieviti saccharomyces cerevisiae, concorrono colonie di batteri lattici. Volete provare una Gose? Il consiglio: Original Gose di Ritterguts o la Original Leipziger Gose di Bayerischer Bahnhof.In Italia la produrre? Cercate la Goslar 1826 del Piccolo Birrificio Clandestino o la Margose di Birranova . Per gli abbinamenti con il cibo per niente provocatorio uno spaghetto alle vongole .

 

 

Frammento n. 5

Miglior ristorante italiano: Da Vittorio a Shanghai.

“Da Vittorio” a Shanghai, è risultato il miglior Ristorante dell'anno secondo la guida digitale Top Italian Restaurant (Gambero Rosso). “In questi quattro anni di vita della guida abbiamo stimolato una sana competizione valorizzando un percorso di crescita senza precedenti della ristorazione italiana nel mondo”. Così Paolo Cuccia, presidente del Gambero Rosso. “Quest'anno è emersa tutta la capacità manageriale, tipicamente italiana, di far fronte alle emergenze”. Affacciato sul Bund, uno dei luoghi simbolo della città più grande della Cina, mantiene lo stile, l'eleganza e la cura per il dettaglio che lo hanno reso un punto di riferimento mondiale nella ristorazione e nell'accoglienza.

 

Osservo, scruto, assaggio e… penso. (urano cupisti)

 

Gli struffoli: pasta dolce fritta e condita col miele e frutta candita,
tipico dolce della tradizione 
natalizia meridionale.

Nelle case nelle giornate di festa, i ricordi dei profumi dell’infanzia, ci conducono lontano riportandoci alla gioia della nostra gioventú. Chi non torna bambino pensando ai profumi delle spensierate giornate di vacanze natalizie?


Una manager dell’informatica innamorata dell’innovazione scopre il piacere delle fragranze della tradizione. Sin da bambina è attratta dalla scienza, la matematica la fa palpitare, ma nella sua mente si installano profondi i sentori delle feste a cui non fa caso finché non le vengono tolti e solo allora le tornano alla mente i sapori dei piatti della sua infanzia e così decide di cimentarsi. Come sempre la tecnologia la sostiene e recupera le antiche ricette e insieme alle tracce lasciate dalle sagge nonne: su magnifici manoscritti, ecco riprodotti i dolci dell’infanzia e di tutta una vita. Struggente e’ il ricordo di sua madre che, prima da bambina poi sposa e madre, la circonda di amore anche con dolci e manicaretti. Ora i rituali si ripetono. Ma la nostra manager non è l’unica: il ritorno alla tradizione, in questa epoca di grandi cambiamenti, sembra essere un’ancora di salvezza che porta nuova linfa vitale. E’ come affondare le radici per sentirsi più reali. Assistiamo al ritorno all’agricoltura, molti giovani sono ritornati alla terra attraverso l’innovazione e la cura e il rispetto dell’ambiente. Così, riprendere vecchie ricette, ci riporta ai nostri momenti più belli quando tutto sembrava possibile e avevamo tutta la vita davanti.


Ripetere quei rituali che prima non apprezzavamo fino in fondo, i valori antichi dell’accudimento, ci danno il senso del tempo che si ripete rassicurante tra le generazione.
Nelle famiglie sta accadendo qualcosa di nuovo: non esistono più i ruoli definiti ma la vera conciliazione, senza differenza di genere, si realizza. Insieme madri, padri e figli lavorano per riprodurre quei piatti antichi e così, a quattro mani, fare gli struffoli della tradizione partenopea, diventa un momento aggregante in questo passaggio generazionale. Da monopolio delle signore di altri tempi, la cucina anticipa le mutazioni della società. Senza più stereotipi e barriere culturali. Come sempre i cambiamenti all’interno della famiglia sono specchio delle rivoluzioni sociali.

Che soddisfazione riprodurre un capolavoro della tradizione campana, l’insalata di rinforzo, partendo dalla ricerca delle materie prime fino alla realizzazione finale, all’assaggio a cui ci prepariamo ansiosi. Ecco che, incredibilmente, tornano antichi sapori e gli odori che ci portano a quando eravamo bambini. Pura magia.
Ora non resta, per completare l’incanto, che cercare l’abbinamento perfetto tra cibo e vino coinvolgendo tutti, esperti e meno esperti, nella soluzione di questo annoso dilemma.


Dolce col dolce e salato per contrasto: questo è quello ci hanno insegnato nei corsi da Sommelier ma, alla fine, vince il gusto personale, il ricordo e la memoria.
Diventa difficile convincere i più, che i panettoni sono più buoni quando si abbinano con un moscato oppure un panforte con un passito di Pantelleria. In tutti i nostri ricordi delle feste, con il panettone si brinda con lo spumante secco e la tradizione vince.


Per i salati, si potrebbe seguire il principio dell’abbinamento per colore cioè semplicemente bianco-pesce, rosso-carne, anche questo scandalizza i nostalgici del vino da tavola, sicuramente è troppo complicato fare la scheda del cibo e quella del vino per cercare l’abbinamento perfetto e allora lasciamo agli esperti l’ardua sentenza e facciamoci consigliare dai nostri sommelier, orgoglio italiano nel mondo, che esportando la loro enorme competenza , valorizzano al meglio, i nostri meravigliosi vini.
Anche se viviamo una vita frenetica, sempre connessi, Natale è tutto questo: tradizione abbinata all’innovazione ed alla sperimentazione, ovunque ma soprattutto in cucina ci guidano la curiosità di creare qualcosa di nuovo ma anche la memoria di una conoscenza antica che ci fa da Stella Polare indicandoci la direzione.

L'insalata di rinforzo. Tipica pietanza natalizia napoletana che serve a rinforzare il pasto in caso sia troppo leggero. A base di cavolo bianco ricca di sottaceti capperi alici olive e in alcuni casi addirittura baccalà, ricchissima e molto sapida.


Ricordare significa creare un ponte tra passato e futuro. Andare avanti avendo la consapevolezza di ciò che siamo stati.


Le tradizioni, come quella del Natale, contribuiscono a rafforzare la consapevolezza di un popolo. Triste chi non ha un passato, ricordi ed esperienze alle quali riferirsi. Ed il Natale , più di ogni altra ricorrenza, civile o religiosa, incarna lo spirito di fratellanza che lega insieme tutta l’Umanità, qualunque sia il credo religioso professato. E’ una festa UNIVERSALE, con tradizioni, usi e costumi differenti ma il cui insegnamento alla tolleranza ed all’amore verso gli altri , è rivolto a tutti gli Uomini.
Questo è ciò che rende la festa del Natale semplicemente, magicamente meravigliosa

 

 

Giuseppina De Cicco
Manager dell’Informatica

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

 

 

La Pandemia non molla la presa. I tempi della somministrazione dei vaccini si allungano e l’economia, compresa quella del vino, dalla preoccupazione è passata alla tragedia. Ci arrabattiamo come permesso. Sono notizie recenti quelle che vedono “il rimandare” le manifestazioni a date future (si parla nella tarda primavera) se non addirittura al 2022. In questo disastro c’è qualcuno che “tenta” comunque di tener viva l’attenzione sulle proprie produzioni come il Consorzio del Brunello che ha dato il via all’organizzazione di “Benvenuto Brunello OFF”, quattro weekend di degustazioni a Montalcino per presentare la vendemmia 2016 e la Riserva 2015. Altri si limiteranno a conferenze in formato digitale. E la Cina? Si è appena concluso il ProWine China a Shanghai ed è nella fase organizzativa il ProWein Hong Kong. Anche il Vinitaly ha annunciato che effettuerà la manifestazione a Hong Kong mentre per quella italiana prevista a Verona (attualmente slittata a Maggio), pare non ci siano le condizioni “di sicurezza”. Molti si chiedono: perché in Cina è possibile e da noi no? Mistero!

 

Frammento n. 1

Ultim’ora: è spagnolo il vino migliore al mondo secondo Wine Spectator.

Questa la notizia che gira vorticosamente sui social mondiali riaprendo i soliti e puntuali annuali lagnosi dibattiti. Una cosa è certa: Wine Spectator non sarà la Bibbia del Vino Mondiale ma è sicuramente la rivista più “influente” al Mondo. Riesce a dettare le regole, il marketing, i listini prezzi. Un consiglio? Correte ad acquistare i cimeli prima che i prezzi schizzino alle stelle.

Così è se vi pare. Ci sarà qualcuno, più curioso degli altri, che arriverà a convincere il consigliere della Prefettura, Lamberto Laudisi, a fare l’indagine? (Pirandello docet).

RioJa Castillo Ygay Gran Reserva Especial 2010 della Bodegas Marqués de Murrieta, un blend di tempranillo e mazuelo, su podio. E gli italiani? Terzo il Brunello di Montalcino Le Lucére 2015 cantina San Felice e settimo il barolo 2016 di Massolino.

 

 

 

Frammento n. 2

Maxi sequestro in Sicilia: vino adulterato con acqua e zucchero.

Vini commercializzati con false denominazioni di origine e indicazioni geografiche. Partinico in provincia di Palermo il luogo. 37mila ettolitri di vini commercializzati. Dietro a questo sequestro le indagini hanno potuto accertare anche emissioni e utilizzo di false fatturazioni, truffe, rilievi conducibili ad attività mafiose. Insomma di tutto e di più. Un laboratorio clandestino all’interno di uno stabilimento enologico. Quello che ha dato fastidio non è l’operazione della Guardia di Finanza, ma il politico di turno che ha letto un comunicato “dal sapore antico”: presidiare la legalità per difendere il made in Italy.

 

 

Frammento n. 3

Club Excellence cambia: da semplice club a vera e propria Società.

Ricordo quando nel 2012 i “magnifici sette” importatori e distributori italiani di vino trovarono “l’intento di fare squadra”. Oggi che sono ben diciotto hanno sentito il bisogno di crescere, andare avanti, dare maggiore vitalità al progetto iniziale. Ecco nascere Società Excellence con 1400 agenti su tutto il territorio nazionale e distribuire i prodotti di quasi un migliaio di produttori tra i quali molti francesi dai nomi altisonanti. Cambia anche il logo: si rinnova senza perdere il contatto con il passato. E dell’impatto sul mercato italiano della distribuzione dello champagne? Sarà ancor più efficace anche per superare questo difficile momento che stiamo vivendo. Ora tutti gli amanti del “perlage” attendono la conferma della manifestazione annuale Champagne Experience!

Frammento n. 4

Medaglia d’Oro ad un Vermouth!

Massimo riconoscimento da parte del Concours Mondial de Bruxelles al Vermouth di Torino Superiore al Barolo del Professore nella categoria Spirit Selection 2020. Il Concorso premia i migliori spiriti di tutto il mondo. Giusto riconoscimento ad un prodotto italiano che ha fatto storia nei secoli. Questo nello specifico è l’unico realizzato partendo da una base di Barolo del vigneto Cerretta, un Cru della cantina Ettore Germano di Serralunga d’Alba. Eccellenza nell’eccellenza. Il Vermouth di Torino Superiore al Barolo è un vero e proprio ritorno alle origini, ai tempi in cui un ottimo vermouth non poteva che nascere da un ottimo vino. Il vermouth, quel “vino liquoroso” caratterizzato da una miscela, a volte segreta dove, accanto ad un grande vino invecchiato nel tempo, ritrovi erbe e spezie aromatiche tra cui assenzio, rabarbaro, vaniglia, china, chiodi di garofano. Da provare come aperitivo, digestivo, corroborante, tonico. E l’abbinamento con piccoli pasticcini come gli amaretti di Fossano (tanto per rimanere in Piemonte) come lo vedete? (Notizia dell’ufficio stampa Carlo Dutto)

 

 

Frammento n. 5

I “poliziani” e gli “ilcinesi” portano in Banca il vino prodotto per avere liquidità.

Due, per il momento, gli accordi stipulati tra il Monte dei Paschi di Siena e i Consorzi di Montepulciano (i Poliziani) e Montalcino (gli Ilcinesi). Lo strumento finanziario oggetto degli accordi? Il Pegno Rotativo. Di cosa si tratta? Uno strumento innovativo per far fronte alla grave crisi di liquidità delle singole imprese vinicole (e non solo) dovuta all’emergenza sanitaria in atto. Detto in maniera spicciola e comprensibile, una banca potrà concedere un prestito per un importo pari all’80% del prezzo medio corrente (emanato dalle Camere di Commercio) con le garanzie, in questo caso specifico, da parte dei Consorzi. I produttori incassano subito il credito mantenendo la disponibilità del prodotto che può essere sostituito con altri aventi le medesime caratteristiche. La proprietà del bene non viene ceduta ma rimane in capo al viticoltore. La svolta? Il riconoscimento, da parte di un Istituto bancario, sul “valore” di un vino importante tanto da essere elemento di pegno.

 

 

Frammento n. 6

Festival Nazionale Spumantitalia 2021. Si fara?

Al momento la terza edizione di questo evento è programmata a Desenzano sul Garda per il 21-22-23-24 gennaio 2021. Tutto dipenderà dalla “terza ondata” Covid. Una kermesse che vedrà, accanto alla presenza del sistema spumantistico nazionale anche maison straniere. Giornate di lavoro, dibattiti, confronti con tutti “gli attori” della filiera, ben 20 Master Class. Insomma un festival innovativo. Incrociamo le dita!

 

Frammento n. 7

Il club del Sake

Brillante ed originale idea: il Sake Company Club. Strutturato come un vero e proprio Club, con tanto di iscrizione, esclusivo. Ogni socio riceverà mensilmente una bottiglia di sake appositamente importata esclusivamente per il club e non verrà messa in distribuzione. Un’assoluta chicca per stile e gusto, accompagnata dalle schede informative e i consigli del “sake sommelier”. La partecipazione al Sake Company Club può avere durata di un mese, sei mesi o annuale e può essere interrotta in qualsiasi momento senza alcuna penale. Chi fosse interessato questo l’indirizzo: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. cell: 393 3324312.

 

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

 
 accostamenti tibetani

Chi mi conosce e mi segue sa che da anni studio l’evoluzione della vitivinicoltura in Cina. Più volte ho parlato dei passi da gigante in questo settore, se pur “criticato” da molti.

Non arriveranno MAI ai nostri livelli, non hanno la retrocultura millenaria, non hanno territori adatti all’allevamento dei vitigni, sono sprovveduti in tutto”. Senza riportare le frasi offensive.

Oggi registriamo che la Cina è il quinto produttore mondiale di vino. Da diversi anni ha permesso agli occidentali europei di eseguire “saggi” dei terreni a Nord (Mongolia interna) ad Est (verso la Manciuria),nel Centro (Ningxia) ad Ovest ( verso il Tibet) per identificare i micro climi ideali per l’ allevamento dei vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Syrah, Pinot Nero, Petit Verdot, Merlot, Sauvignon Blanc, Chardonnay, senza dimenticare gli studi sul Sangiovese, Colorino, Canaiolo per la produzione del Chianti, autenticamente cinese 基安蒂.

In seguito hanno iniziato la produzione di vino con l’aiuto di agronomi, enologi, chef de cave francesi, italiani, spagnoli mandando, in contemporanea, i loro giovani a studiare scienze agrarie ed enologia nelle università di Bordeaux, Montpellier, Lione e far pratica anche presso le nostre aziende più blasonate.

 
 Chianti in cinese

Hanno stretto legami economici e joint venture, ovvero accordi fra aziende per realizzare determinati progetti in tempi limitati, sotto l’attenta vigilanza del governo cinese. L’accordo più significativo?

Dare da bere vino al 10% della popolazione. Ma vi rendete conto, in numeri, quanto rappresenti il 10% dei cinesi?

È di oggi la notizia del “vino che fa volare sopra le nuvole": un vino prodotto con la supervisione del Gruppo francese LVMH ai confini con il Tibet e la sua bottiglia misteriosa ed esclusiva commercializzata nella rete distributiva dello stesso colosso francese LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy, tanto per capirci).

A parlarne è Francesca Landolina su Cronache di Gusto.it del 4 dicembre.

A dire il vero ero già a conoscenza di questo investimento in quella parte remota della Cina e dopo la notizia di per sé emblematica, definita allora come allegorica, ne avevo perso traccia e sostanza.

Francesca Landolina la riprende e ne parla a seguito di una degustazione che, da quanto riportato qui sotto, l’ha letteralmente sconvolta. E i pregiudizi si frantumano.

 
 Vigne a 2.600 metri di altezza

“La Cina potrebbe diventare uno dei Paesi più importanti per la produzione di vino nel mondo? Potrebbe sfidare anche la Francia e i suoi Bordeaux?” si chiede Francesca.

“Ci sono ancora tanti interrogativi aperti, ma una cosa è certa: mentre i big già affermati nel mondo del vino sono impegnati alla conquista del mercato cinese, Ao Yun, il vino del Tibet, parte all’assalto dell’Occidente. E lo fa con un grande vantaggio: è il nato tra i prestigiosi vini dell’impero LVMH, il big del lusso di Bernard Arnault. LVMH ha puntato sull’esclusività”.

Ao Yun, un blend di Cabernet Sauvignon 74%, Cabernet Franc 20%, Syrah 4% e Petit Verdot 2%, cresce nella vallata tibetana del fiume Dza-Chu (meglio conosciuto con il nome thailandese Mekong, il fiume che percorre ben sei nazioni: Cina, Thailandia, Laos, Cambogia e Vietnam) ad una altezza compresa tra i 2.200 e i 2.600 metri.

 
 Vino Ao-Yun

Meglio precisare il suo vero aerale, la provincia nord dello Yunnan, al confine con il Tibet.

Il territorio di quattro villaggi che presto saliranno alla cronaca mondiale come villaggi Grand Cru del vino Ao Yun: Adong, Shuori, Sinong e Xidang. E guardate che non è affatto una battuta visto che la bottiglia è in vendita intorno ai € 300,00.

Francesca Landolina sciorina numeri per far capire che non è uno scherzo: 314 parcelle distribuite su 28 ettari di terreno con l’impiego di centoventi famiglie contadine di quella provincia per una produzione da definirsi di “nicchia”: solo 21mila bottiglie.

“Aggiuungo che il risultato è stato sorprendente. Un vino raro e di ottimo livello gustativo, complesso e multi-sfaccettato”.

Analisi sensoriale eseguita da Francesca Landolina:

“Il vino ha un colore scuro e profondo. Al naso rivela freschezza, aromi di fumo, legno di cedro, frutta gialla ed esotica che si mescola ai frutti rossi, ribes nero e mirtilli. Evidenti note balsamiche e cenni di muschio bianco. Al palato è persistente ed elegante, con tannini estremamente morbidi e densi, seguiti dal lungo finale minerale sapido. Di certo un grande rosso che fa “volare sopra le nuvole”, come indica il significato del suo nome, e che fa viaggiare con la fantasia tutti coloro che in un vino cercano territori, storie, persone e avventure”.

L’enologo Maxence Dulou, da parte sua, aggiunge:

“La fermentazione malolattica si è svolta per 3 mesi in botti (32%) e vasi di argilla (68%), che aiutano a compensare la mancanza di ossigeno in altura. È seguito un affinamento per 14 mesi in botti di rovere nuove (32%) e di secondo passaggio (68%), regalando ancor più finezza al vino”.

Amici eno-scettici prendete appunti:

“A partire dal 2016, nello Yunnan, hanno cominciato ad adottare un nuovo sistema di classificazione del territorio basato sull’osservazione del suolo e la misurazione delle piante: il risultato è stata un’ulteriore frammentazione delle 314 parcelle in 900 sottoparcelle che mostravano caratteristiche simili; si è così cominciata a gestire ciascuna di queste sotto-unità in maniera indipendente”.

 
 Vigneti nello Yunnan

Ora tocca a noi imparare.

Maxence Dulou continua: “Questo nuovo sistema è riuscito a migliorare ancora di più la qualità dei grappoli. L’altitudine della Tenuta di Ao Yun, con la cantina ad Adong a 2.600 metri, è tra le più alte del mondo. A questa quota la quantità di ossigeno è inferiore del 25% e ciò influisce sulla percezione del gusto. Dopo tre annate, per la prima volta da quando è stato lanciato Ao Yun, l’assemblaggio finale della vendemmia 2016 è stato deciso a livello del mare, a Hong Kong, dove il grado di umidità dell’aria è più costante. Stiamo studiando le condizioni in cui avviene la degustazione per avere un’idea più precisa su come verrà percepito il gusto del vino in condizioni di altitudine e umidità dell’aria regolari”.

Nel chiudere l’articolo Francesca si chiede:

“solo avventura portata avanti dalla determinazione, passione e impegno di un gruppo di visionari o un attento risultato ottenuto secondo scelte scientifiche ben precise?”

e continua : “Il 100% delle operazioni sui vigneti è svolto a mano, secondi i principi della produzione biologica e della centenaria tradizione locale. Agli inizi del 2008, Estates & Wines, la divisione vini del mondo di Moët Hennessy, ha chiesto al Dottor Tony Jordan, enologo e scienziato australiano, di individuare in Cina un territorio che presentasse le condizioni ideali per la produzione di un grande vino rosso. Dopo quattro anni di ricerche è giunto nel nord dello Yunnan, dove ha trovato un microclima ideale nel villaggio di Adong. Nel 2012, affascinato dalla meraviglia di ciò che si nascondeva in questa remota parte del mondo, Maxence Dulou, enologo di Bordeaux, si è unito all'avventura di Ao Yun. Le spesse nuvole vaganti, caratteristiche della zona, sono un'eco del nome di Ao Yun, che significa proprio “volare sopra le nuvole”. Ed il vino riflette questo ideale”.

Giudicate voi.

Francesca Landolina per Cronache di Gusto.it 4 dicembre 2020

 
 La Foresteria d'estate

Ha conquistato le “Due Forchette” dalla prestigiosa Guida Michelin 2021, anticamera per arrivare alla Stella.

Questo ristorante posizionato all’interno del Resort di Menfi è considerato, da molti critici gastronomici, una vera e propria “Officina del Gusto”.

<< Le erbe aromatiche che crescono nel “giardino degli aromi” de La Foresteria, hanno un ruolo primario, fanno parte della cultura e della tradizione della famiglia. Segreti di un’arte culinaria che le generazioni custodiscono e tramandano con orgoglio e passione >>. Così Francesca Planeta, responsabile dell’ospitalità Azienda Planeta, che ha aggiunto << Il resort è un luogo in cui si respira allo stesso tempo storia e cultura, mare e collina, nell’atmosfera di un’elegante dimora di campagna >>

La pandemia non ci ferma.

La riflessione di Francesca Planeta: << In questo anno non abbiamo mai smesso di credere nel nostro lavoro e abbiamo trovato entusiasmo anche in giornate grigie di fronte alla totale incertezza di cosa fare. Hanno prevalso idee, creatività, competenza, passione, condivisione>>

 
 La Foresteria

La famiglia Planeta, è risaputo, che non perde occasione di cercare modi nuovi per continuare ad essere ambasciatori dell’eccellenza siciliana. Non solo nel modo del vino e dell’olio ma anche nell’ospitalità, nella ristorazione, arte e responsabilità sociale continuando ad investire nei singoli progetti.

La Foresteria ne è un esempio. Genuina essenza e raffinatezza dove il terzo elemento, l’accoglienza, trasmette il grande rispetto, unito alla indiscussa passione dei proprietari per il territorio e le sue tradizioni.

La conquista delle “due forchette”, oltre a quanto detto, si deve anche al pregevole lavoro dello chef Angelo Pumilia.

 
 Coniglio alla stimpirata (foto tripadvisor per Planeta)

Prima di approdare a Melfi , Angelo ha ampliato le proprie conoscenze culinarie in India, Cina, Israele, Texas, Norvegia, Svizzera, Irlanda, Francia e Spagna.

A La Foresteria porta avanti una cucina siciliana contemporanea dalle radici ben salde, giocata tra un racconto attento della tradizione e una spinta ad esplorare e innovare.

Essere di fronte ad uno spazio gastronomico interpretato fra le trame della tradizione familiare Planeta.

Ecco il segreto di questo chef; attingere a questa eredità e alla grande ricchezza del patrimonio enogastronomico siciliano, per proporre una carta e due percorsi di degustazione, con una rigorosa selezione delle migliori materie prime tra i produttori d’eccellenza dell’Isola.

 
 Francesca Planeta Direttore del Resort

 

 

Suggerimenti a pranzo:

I TARTARI IN SICILIA: tartare di manzo modicano , scalogno marinato, matarocco, tuorlo d’uovo, tapenade, dressing alle acciughe;

CRUDO DAL MARE DI SICILIA: carpaccio di pesce con salsa al mandarino e colatura di alici di Sciacca;

 
 Lo chef  Angelo Pumilia

SPAGHETTO AL KAMARINO: salsa tradizionale di pomodorino kamarino, ricotta salata e basilico;

CANNOLO: con la ricotta di pecora del Belice, scorza di arancia candita e pistacchio.

Suggerimenti a cena:

UOVO DEL CAVALIERE: uovo poché con purè di patate all’olio extravergine di oliva Planeta, verdure di stagione, capperi e carciofi;

RAVIOLI DI RICOTTA E MENTA: una ricca sfoglia ripiena di delicata ricotta di pecora di Menfi, menta del giardino, salsa di pomodoro Kamarino;

CONIGLIO ALLA STIMPIRATA: coniglio siciliano in tegame con verdure miste, olive e capperi in agrodolce;

 
 Il giardino degli aromi

CASSATA SICILIANA: un grande classico della pasticceria isolana a base di ricotta di pecora di Menfi e mandorle di Avola.

 

Buon appetito!

 

Urano Cupisti

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

La Riflessione!

Vino e cibo durante la pandemia. Incubo lockdown a Natale, mancate vendite di vini e spumanti per non so quanti miliardi, ristoranti che chiudono a raffica, le industrie dolciarie con i magazzini stracarichi di prodotti invenduti e costrette a bloccare le produzioni. In questo contesto si cerca di “programmare la ripresa” quando questo virus lo permetterà. Al momento “rimandiamo” di mese in mese le manifestazioni, gli eventi, pubblichiamo le classifiche dei migliori vini mondiali, dei migliori ristoranti da visitare appena possibile. Poi registriamo notizie divertenti e interessanti, come il “vino novello inglese” e le preparazioni esclusive che fanno viaggiare con il palato come il “fuà” e il caviale albino.

 

 

Frammento n. 1

Incubo lockdown a Natale

Comunque vada, qualsiasi decisioni vengano prese nei prossimi giorni, ci dobbiamo rassegnare a festeggiamenti “più intimi”. Ne risentiranno notevolmente i consumi. In particolare per la gastronomia ricercata e “i brindisi augurali”. È la parola “prudenza”, tante volte riecheggiata in questi giorni come consiglio, che influirà negativamente sui consumi. Il settore del vino e degli spumanti sarà il più colpito visto che verranno meno i pranzi e cenoni con più persone, la mancanza degli ordini dei ristoranti ed hotel e i veglioni di fine anno. Senza considerare il mancato turismo invernale interno ed estero. Forse registreremo una tenuta del mercato per i vini di fascia medio-bassa (prezzo) a danno di quella medio-alta che ha sempre trovato un mercato privilegiato durante le festività natalizie e di fine anno.

 

 

Frammento n. 2

Le Anteprime slittano tutte!

Arrivano in questi giorni le comunicazioni ufficiali degli “slittamenti” in tarda primavera 2021 delle “Anteprime annuali dei Vini” solitamente programmate dalla fine di gennaio alla fine di febbraio. Anteprima Amarone, Anteprime Toscane (ben 6), Anteprima Sagrantino. C’è chi si consola, come la volpe che, guardando l’uva irraggiungibile, disse: <<tanto sei acerba>>. “Non tutto il male vien per nuocere, i mesi primaverili sono il periodo ideale, non solo per degustare vini più pronti, ma anche per far vivere e visitare gli splendidi territori del vino”. Le nuove date? Si partirà il 14 maggio per terminare il 24 maggio.

 

 

 

Frammento n. 3

Anche gli inglesi adesso producono il “Vino Novello”!

Che gli inglesi producessero vino è risaputo. Fin dai tempi di Roma Imperiale. Sotto il Vallo Adriano le legioni producevano vino. Oggi l’english wine è una realtà che si consolida sempre più in particolare gli sparkling (spumanti) realtà che sta raggiungendo i gradini alti dell’eccellenza. I dati reali 2019 sulla consistenza delle filiera vitivinicola d’oltre manica raccontano che: “gli ettari di vigne sono 3.500 contando ben 770 vignaioli”. Accanto alla produzione di rossi, bianchi, rosé e spumanti non poteva mancare il “Vino Novello”. Per adesso è Simon Day ad averlo prodotto nel suo vigneto a Ledbury, nei pressi del confine con il Galles, da uve Pinot Nero.

Solo una piccola produzione, 2.500 bottiglie, tutta prenotata dalla grande distribuzione Waitrose, che lo ha posto in vendita all’equivalente di circa € 13,00, superiore al prezzo del più famoso Beaujolais Nouveau.

 

 

Frammento n. 4

Arrivano le “classifiche” dei vini

Lockdown o non Lokdown le classifiche annuali dei migliori vini a livello mondiale arrivano puntuali ad informare (per chi ci crede), a pilotare gli acquisti (per chi non ci crede). Continuano così i gossip, le invidie, i malumori. Una cosa è certa: sono attese, anzi attesissime e i vari estensori diventano “eroi internazionali”. È il circo vinomediatico che dobbiamo accettare. Al “grido” di tutto fa spettacolo ecco alcune “chicche”: Secondo James Suckling è Chacra Pinot Noir Patagonia Treinta Y Dos 2018 il miglio vino 2020. L’italiano Livio Sassetti Brunello di Montalcino 2016 al terzo posto! Restiamo in attesa della selezione di Robert Parker. Intanto sappiamo che 12 etichette italiane sono nella lista dei 100 migliori vini “discoveries”. Tre siciliani, tre toscani, tre piemontesi, due campani e uno dell’Alto Adige. La saga continua. 

 

 

Frammento n. 5

Fuà, il foie gras d’autore.

Torchon di fegato d’anatra al naturale (marinato con marsala e una particolare composizione di spezie), Foie Gras con fragoline in mostarda e pepe rosa e Foie Gras con mandarino candito e pepe Timut sono le novità della linea Fiori di Spezie firmata dallo chef Fabio Barbaglini. La complessità aromatica è il filo conduttore dell’intera linea di foie gras e il suo packaging ne rispecchia la cura del dettaglio. Tutto quanto che porta la firma di Fabio Barbaglini fa notizia. Chef tristellato (Guida Michelin), massimi punteggi secondo la Guida dell’Espresso, ambasciatore della cucina italiana nel mondo (naturale concezione del gusto) nel 2017 approda a Firenze dove il progetto Fuà si sta ampliando nella vendita di prodotti di alto livello. Chapeau! (fonte Ufficio Stampa PS Comunicazione).

 

Frammento n. 6

La novità per il Natale 2020: Caviale Albino.

La location di allevamento: Parco lombardo della Valle del Ticino. Dopo una lunga attesa durata otto anni, la Ars Italica del gruppo Calvisius, ha prodotto il caviale 24K, ottenuto dallo storione “sterleto nella varietà albina”. Storione di piccola taglia, originario dell’Europa dell’Est e della Siberia, si adatta benissimo alle acque dei nostri fiumi settentrionali. Estremamente prezioso con un grano leggero e soave. Sapore leggiadro con sfumature salmastre che svaniscono lentamente sostituite da una dolcezza finale originata da nuances fruttate .Nell’antichità lo storione albino veniva riservato solamente agli Zar. Riporto i contatti per chi volesse ordinarlo.

www.arsitalica.it e This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. (fote Paolo Pojano Ufficio Stampa&Comunicazione)

 

 

 

Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

 
 musica e vino (foto bibenda.it)

Faccio parte, orgogliosamente fino ad esserne presuntuoso, di quella corrente di pensiero che partendo dal Verbo “il vino è materia liquida viva”, si arriva alla definizione “ sintesi dei profumi di tutto ciò che ci circonda, perché ha nella sua natura più profonda le tracce della terra, dei fiori, dei frutti, delle spezie, del mare, della montagna, del vento, della luce e di tante altre cose che nobilmente rappresenta” (Luigi Moio da “Il respiro del Vino”, Mondadori editore).

A sua volta la musica, che cos’è? Un linguaggio umano universale.

L’idea che la musica sia un “linguaggio universale” ha radici antiche e attraversa in maniera più o meno esplicita l’intera storia del pensiero occidentale. Dall'alba dei tempi la musica ha fatto parte dell'essere umano. Essa ci serve per emozionarci, stare insieme.

Il vino, che accompagna anch’esso la storia dell’uomo, è presente nella musica. Mozart lo ricorda come celebrazione, momento di gioia, condivisione, adatto a suscitare colpi di scena. Basti ricordare la celebre frase del Don Giovanni, il dramma giocoso composto nel 1787: “Viva le femmine, viva il buon vino, sostegno e gloria d’umanità”. Vino inteso come esaltazione della vita e delle passioni.

Ma il rapporto tra musica e vino va oltre, nella genesi stessa del nettare degli dei.

 
 cantina Renzo Marinai  (foto aziendale)

Le fermentazioni, i momenti della nascita, della crescita, della maturità. È proprio nella maturità del vino che la musica incide sul suo definitivo carattere.

Come la musica interagisce con il vino?

Così come la micro-ossigenazione, la tecnica in cui piccole quantità di ossigeno vengono somministrate al vino in modo lento e continuo attraverso le pareti delle barriques o delle botti innescando al tempo stesso reazioni che portano al miglioramento

 
 Bach sesto concerto brandeburghese

organolettico, anche alcune melodie ben specifiche con le proprie vibrazioni, riescono ad entrare in contatto con la massa viva, attraverso i pori dei contenitori, aiutandola ad esaltare la sua struttura aromatica conducendola ad uno stato fisico-chimico ottimale prima dell’imbottigliamento e la sua successiva evoluzione.

Vera e propria Fede.

I Templi in Italia dove “si professa” questa religione, riti che coinvolgono l'essere umano nell'esperienza di ciò che viene considerato Verbo, si moltiplicano. Ne riporto tre tra i più conosciuti e visitati.

Cantina Alois Lageder a Magrè sulla Strada del Vino in Alto Adige dove un suono melodioso pervade i locali in cui riposano le barriques. È il Sesto Concerto Brandeburghese di Johann Sebastian Bach che inonda di suoni la cantina stessa, con la proiezione sulle pareti delle immagini ingrandite di alcuni lieviti presenti nel processo di fermentazione.

Cantina La Regola a Riparbella (Pi) dove un suono “trascendentale” contribuisce a rendere l’atmosfera unica. «Questa musica non è causale: emana vibrazioni che contribuiscono al riposo armonico del vino nelle botti». (Flavio Nuti, co-proprietario dell’azienda)

Cantina Renzo Marinai a Panzano nel Chianti (Si) dove “in cantina diffondiamo dolcemente musica di Mozart in sottofondo traendo da essa l’ispirazione che diventa tensione creativa in accordi, in note, in armonia ed è Musica”. (Renzo Marinai).

Doveroso riportare la voce degli scettici, di coloro credenti nell'unica realtà che può veramente essere detta: l’esistenza della materia e tutto ciò che deriva dalla sua continua trasformazione.

“Mi fa sorridere pensare che la musica interagisca con il vino e le vibrazioni possano influire sulle fermentazioni e micro-ossigenazioni”.

“Sono solo trovate pubblicitarie, puro marketing”.

 
 Mozart sinfonia n. 4

“Ci piace parlare del vino come emozione, sensazione, evocazione... ma forse qui si esagera un po'”.

“ serve per impressionare maggiormente i turisti americani e giapponesi”.

“Basta con queste buffonate, dobbiamo fare il vino punto e basta”.

Preferisco rimanere un sognatore, ascoltare il “suono” del vino durante la fermentazione alcoolica e la successiva conversione batterica (conosciuta come malolattica), il gorgheggio della carbonica e il ticchettio del metronomo immaginato all’interno delle botti.

E la musica fantastica che esce dalla bottiglia quando dolcemente il nettare di bacco “scivola” nel bevante?

Una cascata di piacere che varia a seconda della densità o del corpo di un vino.

Voce tenorile (pinot nero), baritonale (Syrah) fino ad arrivare a quella di un basso (il cabernet sauvignon). Senza dimenticare il cool jazz (Jazz freddo), quello ritmato dalle spazzole sui tamburi di una batteria, che si percepisce dal perlage di uno champagne. Solo immaginazione?

Il filosofo Schopenauer ebbe a dire:<< “L’Architettura è Musica solida. Noi oggi, per altro verso, riteniamo che il Vino sia Musica Liquida”. Ne ha ragione da vendere il filosofo tedesco!

Due importanti uomini del vino viennesi, Thomas Koeberl e Markus Bachmann, hanno dimostrato che Mozart non fa bene solo all’anima ma anche al vino. A seguito dei loro studi hanno brevettato col nome di “Sonor Wines”, la loro scoperta musical-enologica.

 
 cantina La Regola (foto Giorgio Dracopulos)

La Sinfonia n. 41, per esempio, porterebbe un beneficio eccezionale durante la fermentazione. La loro certezza: <<Il sapore del vino cambia, diventa più buono e raffinato>>. Ed io ci credo.

 cantina Alois Lageder (foto aziendale)

<<Ecco perché con Mozart e Bach il vino migliora>>. Parole di Peppe Vessicchio il conosciutissimo musicista, direttore d’orchestra, che recentemente ha abbandonato i palcoscenici ritirandosi nei suoi vigneti, nelle sue cantine a far ascoltare la musica alle sue viti prima e ai suoi vini dopo.

<<Alcune frequenze sono in grado di intervenire sui composti del vino. Le onde sonore lo influenzano sia sul piano organolettico sia su quello dei suoi legami chimici. Del resto “tutta la materia è frequenza”. Credo che le note di una polifonia siano come elementi chimici con specifiche valenze e quando i legami sono giustamente rispettati ne viene fuori un composto, una medicina che interagisce con le nostre cellule, con gli atomi da cui siamo costituiti, influenzando le loro funzioni».

Ecco la chimica musicale di Peppe Vessicchio: Il suono, le viti, Bach e Mozart. La mia vita in ascolto dell’armonia naturale.

“Vini solisti e vini orchestrali”

In mio aiuto, ancora una volta, Luigi Moio, professore ordinario di Enologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Nel suo ultimo libro “Il respiro del Vino”, parla di Orchestra Olfattiva e immagina musicisti che suonano strumenti musicali odorosi (un fiore, un frutto) in modo da produrre “Suoni Odorosi” mentre un solista guida la melodia olfattiva.

Musica e Vino, indimenticabile piacere.

 

Urano Cupisti

 
 Ingresso alla masseria

“Tutti i salmi finiscono in gloria”. È accaduto di recente durante il tour organizzato in Campania da VinovagandoTour, parte integrante della community Vino una Passione che dirigo ormai da quindici anni.

Era prevista una cena presso l’Antica Masseria Venditti a Castelvenere provincia di Benevento.

Al mattino visita dell’azienda vinicola condotta da Nicola Venditti e la sera “assaggi dalla cucina” di Donna Lorenza Vessillo Venditti, cuoca pittrice.

Serata caldamente auspicata, sostenuta, necessitata da Nicola per dare un quadro il più completo possibile della realtà del Sannio. Cibo, vino, storia e accoglienza.

Devo dire che Nicola, Donna Lorenza, i figli e lo staff sono riusciti nell’intento di trasmetterci questi valori, beni, ricchezze.

Avendone avuto la possibilità sarebbe stato auspicabile una sosta di almeno una settimana in questa

 
 dipinto di Donna Lorenza

“masseria” posta alle porte di Castelvenere, borgo un po’ defilato rispetto ai circuiti più battuti. Una autentica pausa rilassante.

Dormire nell’agriturismo annesso, fare colazione nella struttura all’aperto con vigneti come sfondo a ricordare l’attività vitivinicola, attendere l’ora di pranzo e cena coccolati dalla cucina territoriale di Donna Lorenza.

E nelle ore libere da questi appuntamenti altamente “goduriosi” calpestare le vigne con Nicola, prendere parte alle sue “lezioni” nel vigneto didattico o seguire Donna Lorenza nella sua passione di pittrice.

 
 pasta alla genovese

Crescita intellettuale assicurata. Nicola aspettami, chissà che non possa accadere.

Ma torniamo alla cena. Un ambiente accogliente, rustico quanto basta per creare la calda atmosfera amichevole e familiare. Quest’ultima come valore aggiunto.

Ai fornelli Donna Lorenza coadiuvata dai figli e donne di casa a preparare i piatti gustosi basandosi su ingredienti di provata genuinità.

Cucina ispirata alla tradizione, prodotti del circondario e dal fornitissimo orto di casa. Percorso dei piatti stabiliti in accordo con il marito Nicola. Piatti ben fatti , dai sapori equilibrati che hanno soddisfatto tutti per presentazione e gusto.

E dei vini ne vogliamo parlare. Durante la serata, sono continuati gli assaggi del mattino. Bottiglie particolari, custodite per gli “eventi e amici speciali” (l’accoglienza sannita). Ed a concludere l’immancabile “nocino” fatto da loro.

Piatti e vini in abbinamento:

 
 brasato all'aglianico

- Broccoli selvatici e pane raffermo abbinato a Assenza Falanghina 2017 e Vient e Voria bianco 2017

- Antipasti misti di prodotti locali abbinati a Bacalát bianco

- Panzanella sannita con taralli abbinaa a Vandári bianco

- Pasta alla genovese abbinata a Bacalát

- Brasato all’Aglianico abbinato a Bosco Caldaia 2011

 
 vini in abbinamento

- Contorni di verdure dell’orto

- Formaggi sanniti dove abbiamo apprezzato sia il Bacalát che il Mari bianco

- Tortina con marmellata di uva fragola (dalla pergola della masseria) con Nocino

Donna Lorenza cuoca per arte. Nicola Venditti vinaiolo per amore.

 Frammenti che orbitano qua e là, individuati, carpiti; li commento e condivido con voi.

 

 

La Riflessione!

Ma è lokdown o non lo è? “Chiudere tutto significherebbe dare un colpo duro all’economia. Negozi aperti, bar e ristoranti, se pur in orari limitati, pure. Però non uscite di casa”. C’è qualcosa che non torna o, per alcuni, torna, eccome. E il comparto del vino, cibo, enoturismo torna in sofferenza. I ristoranti reinvestono in pranzi e nel servizio a domicilio, le aziende vinicole propongono sconti su sconti, televendite e vendite a distanza. Gli agriturismo offrono fine settimana a prezzi stracciati mentre tutti stiamo davanti ai televisori ad aspettare cosa fare. In questo marasma comunque le notizie dal nostro mondo non mancano. Le riporto commentandole come se nulla stesse accadendo. Non molliamo.

 

 

Frammento n. 1

Vendemmia 2020 ottima nella qualità

Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini ci confortano. La vendemmia 2020 ha mostrato il meglio di sé. Uve di altissima qualità a scapito della quantità. Personalmente il primato mondiale di produzione mi ha sempre lasciato indifferente ritenuto elemento non qualificante. L’ottima qualità sarà il valore aggiunto. Ora attendiamo “grandi vini”. La natura ci ha dato una grande mano. A noi non tradirla.

 

 

Frammento n. 2

Progetto vino a Pianosa.

 
 Pianosa

È stato battezzato Progetto Pianosa. Direi Ri-progetto Pianosa visti i precedenti tentativi sostanzialmente “naufragati”(termine consono ad un’isola). La motivazione: reinserimento sociale e rieducazione ad antichi mestieri. Coltivare uva e produrre vino è uno di questi. Firmato, in questi giorni, il protocollo d’intesa tra Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria (Dap) e Comune di Campo nell’Elba. Ricordo male o anche i Frescobaldi, dopo il loro progetto Isola della Gorgona, iniziarono nel 2016 un programma simile a Pianosa? Come è finito? Pianosa dopo secoli e secoli forse ri-tornerà ad essere un luogo vitivinicolo. La riflessione: serve formazione in aula e sul campo con la scelta mirata per la selezione dei vitigni consoni ad un terroir marino spazzato da tutti i venti (isola pianeggiante senza alcuna barriera difensiva). Immagino filari molto bassi, potature adeguate e disposizioni delle piante a seconda delle varie “vene” dei terreni disomogenei presenti. Se l’accordo è finalizzato ad ottenere il “vino del contadino”, questa rimane solo una notizia socialmente auspicabile. Se si vuole ottenere il ritorno alla produzione nel ricordo di quanto fatto nell’antica Roma, la notizia diviene doppiamente interessante e rimaniamo tutti fiduciosi di bere tra qualche anno, il vino di Pianosa. Però, visti i precedenti tentativi, mi sia permesso e concesso di essere scettico.

 

Frammento n. 3

È in uscita il Prosecco Rosé.

C'è il via libera dall'Unione europea: sì al Prosecco Rosé. Prime bottiglie a fine dicembre. Lo rende noto la Coldiretti nell'annunciarne l'avvenuta pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea C 362/26. L'obiettivo è il 10% della produzione, ovvero 50 milioni di bottiglie di prosecco rosé da immettere sul mercato. La Doc Prosecco, dunque, potrà esportare l’ultimo nato di famiglia, il Prosecco Doc Rosé. Si tratta di circa 20 milioni di bottiglie di color rosa tenue, in parte già distribuite entro i confini nazionali tra settore Horeca (ristorazione) e Gdo (grande distribuzione organizzata) che ora potranno raggiungere anche i principali mercati esteri, dai quali il Consorzio si attende le maggiori soddisfazioni. E poi c’è Prosekar (termine sloveno ad indicare le produzioni da vitigno glera nei dintorni della cittadina Prosecco alle porte di Trieste, che rivendica la paternità del nome). Ne vedremo delle belle e da parlarne.

 

 

Frammento n. 4

L’evoluzione della specie. Vi.Te. e VinNatur insieme.

Avvicinamento, avvenuto questa estate, tra le due associazioni più importanti nell’aggregazione dei vignaioli “naturali” in Italia: VinNatur e Vi.Te – Vignaioli e Territori.

 
 i vignaioli "naturali"

Angiolino Maule e Gabriele Da Prato, presidenti delle due associazioni, con l'obiettivo di gettare le basi per un percorso condiviso. Quando si può parlare di vini autentici? Quando un vignaiolo può dirsi veramente tale, al di là di mode e progetti commerciali? La volontà di dare un primo segnale concreto e chiaro si è tradotta nell’idea di un evento congiunto (quando sarà possibile, Covid-19 permettendo), fuori dagli abituali e classici incontri vinicoli, che possa anche dare un messaggio di positività e speranza al settore. C'è chi lo definirà "ritorno", chi "evoluzione", e chi ancora "rivoluzione". L'attenzione sarà volutamente rivolta ai vignaioli naturali (!), prima che al vino (affermazione che ha il sapore di sfida). La decisione, da parte delle due associazioni, di percorrere una strada comune, mette in relazione oltre trecento vignaioli e le loro aziende, che con un'unica voce potranno finalmente affermare tutto questo con ancora più chiarezza e determinazione. La sentirete presto (dicono loro). Siamo impazienti per l’evoluzione di questa specie. I vignaioli naturali.

  Frammento n. 5

 
Carlo Cracco (a sin.) e Luca D’Attoma

Carlo Cracco sceglie Luca D’Attoma

Carlo Cracco affida l’Azienda Agricola Vistamare - nuovo progetto dello Chef Carlo Cracco e della moglie Rosa Fanti – all’enologo Luca D’Attoma. L’azienda sorge su una collina a Santarcangelo di Romagna (Rimini). Un piccolo gioiello con 5 ettari di vigneto. “Sono molto felice di aver l’occasione per potermi misurare con una persona di grande talento come Carlo Cracco”, racconta l’enologo Luca D’Attoma che conosce bene l’entroterra romagnolo - collaborando già con altre due realtà come San Valentino e San Patrignano - e sa che si tratta di un territorio ancora poco conosciuto ma con un potenziale enorme dal punto di vista agroalimentare ed enologico. Carlo Cracco afferma:”proprio per il vino, mi sono affidato a Luca D’Attoma, grande professionista e conoscitore di vino, per cui nutro da sempre una profonda stima”. Due vini saranno imbottigliati prima della prossima vendemmia. Un vino rosso che vede Sangiovese di Romagna in preponderanza, con piccole percentuali di Cabernet Sauvignon, Lambrusco e Trebbiano. Un Vino bianco composto invece da quattro vitigni: Rebola, Pagadebit, Albana di Romagna e Trebbiano della fiamma. Ambedue ad esaltare le caratteristiche del terroir, senza aromi fermentativi e con profumi decisi.

 

 

Frammento n. 6 (Il ristorante scelto).

Ristorante Pipero

                                       Pipero, stella di Roma.

Alessandro Pipero stella Michelin a Roma. Si definisce simpatico preferendo il contatto con le persone e le belle donne. Piaccia o non piaccia, sono così. Dopo diverse location è sicuro di aver trovato quella giusta. Sotto le mentite spoglie di un menestrello nasconde quelled’istrione, della buona tavola, con una personalità arguta e lungimirante, conoscendo bene il servizio, l'arte dell'accoglienza e dell'ospitalità. Camerieri si diventa non si nasce, servire è un'arte suprema. La sua forza? La compattezza e coesione con il suo team di sala. Unico obiettivo:lasciare un ricordo indelebile a tutti gli ospiti. Chef Ciro Scamardella “Tra i fornelli mi sento come un compositore. La genovese di polpo in raviolo è la mia portata di punta. Mi piace ricercare l’equilibrio abbinato all’emozione”.

Pipero Roma

corso Vittorio Emanuele II, 250 - Roma

T. 339 7565114 - 06 68139022

www.piperoroma.it

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Osservo, scruto, assaggio e…penso. (urano cupisti)

 
 Un piatto

Quando si parla di cucina nella grande Roma il pensiero corre a quella “decisa, estrema”.

Basti pensare al fegato con i fichi o ai tagli di carne cosiddetti poveri , succulenti e cucinati magistralmente come la coda alla vaccinara o i rigatoni con la pajata, intestino di vitello con contenuto il chimo (latte).

Poi, allontanandoci dalla città, ecco apparire sulle tavole cacio e pepe, penne alla carbonara o i sempre ricordati bucatini all’amatriciana.

Tuttavia Roma offre anche altro, segue le mode, mostra il suo lato internazionale e negli ultimi tempi è divenuta anche il riferimento di una cucina dove ricercare, assaporare caratteristiche dominanti d’alto livello: la cucina dei grandi chef.

“Food is Love, il Cibo è Amore”. Una delle tante espressioni, citazioni dell’executive chef, Filippo Paoloni.

Con alle spalle una storia di emigrazione voluta e non obbligata, quella caratterizzata dal sempre omnipresente “bagaglio dei sogni, miraggi, aspirazioni”.

Viaggi nel mondo della ristorazione a fare esperienza nelle cucine dei grandi e lussuosi Hotel di prestigiose catene o ristoranti di fama internazionale.

<<Volevo viaggiare, scoprire nuovi luoghi, conoscere nuove culture. Ho pensato che studiare in ambito turistico mi avrebbe avvicinato al mio sogno>>. (Filippo Paoloni)

 
 Lo staff

E così lo ritroviamo ad Abu Dhabi, Dubai, New York, Singapore, Malesia, ritorno nella Grande Mela e, nuovamente dopo una parentesi di sei anni a Roma, l’avventura a Mosca.

Partito alla scoperta del mondo ad imparare l’arte del cucinare e prepararsi ad esprimersi in prima persona.

 
 Filippo Paoloni

Con in tasca, tra l’altro, una planimetria della terra con segnate in rosso i luoghi gastronomici più preziosi dove mettere piede ed assimilare, con serietà e passione, la suprema Arte della gastronomia.

Poi nel 2012 il rientro in Italia, a Roma zona Est vicino al raccordo anulare, finalmente nel “suo” locale: il Fil Restaurant.

<<Lontano dai riflettori, in una zona di periferia, ho scelto di ritirarmi qui con la mia dolce metà rendendolo un luogo accogliente e familiare>>. (Filippo Paoloni)

Ti accoglie con la sua aria simpatica, gentile, bonaria e, se sei curioso, ti racconta la sua storia con gli occhi che gli brillano.

In cucina non ci si annoia mai.

Passione e bravura messe a frutto per realizzare piatti in cui sapore e innovazione si sposano a meraviglia restando le caratteristiche dominanti della proposta culinaria, sempre di alto livello.

<<Ho girato il mondo ma le ricette tradizionali italiane sono state le mie compagne di viaggio, il bagaglio più importante, il mio baricentro. Non ho mai modificato una ricetta perché in quel posto piaceva così. Sono uno chef italiano porto l'Italia sulla tavola del mondo>>. (Filippo Paoloni)

 
Il ristorante

La proposta di antipasti è la forza del locale, un viaggio nei sapori di terra e di mare che possono diventare un menù degustazione. Per scelta il menù cambia ogni 3-4 mesi così che i clienti possono assaggiare sempre nuove ricette e in cucina....non ci si annoia mai!

Un'esperienza di gusto e con gusto è quella che si vive al Fil Restaurant dove il pesce è il protagonista. Sempre fresco, preparato con ricette tradizionali o rivisitate, come la sorprendente amatriciana di polpo. Grazie anche allo sfizioso menù degustazione, fatto di una meravigliosa serie di antipasti che esplorano tutti gli angoli della cucina dello Chef Filippo Paoloni, l'esperienza al Fil Restaurant diventa unica.

Ed il locale? Arredato con cura, con sale confortevoli, con un servizio pronto a fronteggiare qualsiasi esigenza contingente. Ma soprattutto calore e sorrisi spontanei e sinceri che fanno sentire chiunque subito a proprio agio

Varcare la soglia del Fil Restaurant è sempre un’esperienza straordinaria vuoi per la grande cucina protagonista principale con idee golose e interessanti che cambiano ogni volta, vuoi per la cura maniacale in ogni dettaglio accompagnata dalla nota di eleganza che lo contraddistingue. Chapeau!

 

Urano Cupisti  

 

Fil Restaurant

Via Raffaele Costi, 11

00155 Roma

Tel. 06 2260877 - 339 2290072

www.filrestaurant.it

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